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"Anakin, devi calmarti." La voce di Obi-Wan si inserì nel caos dei suoi pensieri terrificanti e Anakin mise a fuoco gli occhi preoccupati del suo vecchio maestro.
"Hanno un chip nella testa e Palpatine li controlla. Ora sono al Senato, dobbiamo andare lì! Immediatamente!"
Obi-Wan gli mise le mani sulle spalle e lo spinse delicatamente, ma con fermezza, su una sedia. "La situazione al Senato è sotto controllo, non preoccuparti."
"Non preoccuparmi?" Esclamò Anakin, con voce isterica. "Era un kriff di Signore dei Sith!" A quanto pareva, sarebbe stato il deprimente ritornello per parecchi giorni a seguire.
"Anakin, respira." Ordinò Obi-Wan con fermezza, e Anakin realizzò solo in quel momento di stare ansimando. Cercando di concentrarsi sull'energia famigliare della Forza intorno a lui, Anakin fissò il viso stanco, ma sempre rassicurante, di Obi-Wan e riuscì in qualche modo a regolare il respiro. La vista gli si annebbiò momentaneamente e la sala di controllo intorno a lui si costellò di lucine.
"Non mi sento molto bene." Sussurrò.
Obi-Wan si accigliò. "Sei ancora molto debole a causa della denutrizione e disidratazione. Non puoi stancarti troppo."
Anakin sbuffò e provò ad alzarsi, ma la stanza in cui si trovavano vorticò intorno a lui e si lasciò ricadere di colpo sulla sedia. Obi-Wan gli lanciò un'occhiata significativa. "Seduto." Ordinò.
Urgh. Sembrava una buona idea, quella di Obi-Wan. Anakin odiava quando succedeva. In ogni caso, fece come gli era stato detto.
"Hai fatto un buon lavoro, Anakin. Ma ora è meglio per la tua salute se vai a ricaricare le batterie in un posto tranquillo. Mangia qualcosa e riposati." Disse Obi-Wan con un accenno di sorriso orgoglioso. Anakin aprì la bocca per dire qualcosa, quando di fianco alla testa di Obi-Wan, che, ora lo realizzava, stava chino su di lui arpionandogli le spalle, comparve il viso corrucciato del Maestro Windu. Sembrava preoccupato, anche se questo non significava molto dal momento che la sua faccia aveva perennemente l'espressione di uno che, appena uscito da un terrificante appuntamento dal dentista, scopre che gli hanno rigato lo speeder nuovo di zecca.
"Skywalker." Intonò.
Anakin si limitò a fissarlo con uno sguardo interrogativo.
"Ho già allertato Kamino. Nonostante siano stati evasivi riguardo certe mie domande, mi hanno assicurato che è improbabile che i cloni siano compromessi. In ogni caso, manderemo immediatamente un Maestro Jedi a indagare a fondo sulla questione"
Anakin arricciò il naso con una smorfia al modo impersonale in cui il Jedi aveva parlato dei cloni, come se fossero un prodotto a rischio di andare a male e non delle persone. I suoi uomini della 501 legione erano dei fidati compagni d'armi, pronti a dare la vita per lui e per ogni singolo cittadino della Repubblica, ognuno con le sue particolari personalità e inclinazioni, e l'idea che venissero considerati semplici macchine da guerra, tutti ugualmente sacrificabili e intercambiabili, faceva ribollire Anakin di rabbia. Iniziare una discussione in quel preciso istante con il Maestro Windu sembrava decisamente controproducente, dal momento che il Jedi considerava ogni parola che usciva dalla bocca di Anakin come un insulto personale alla sua persona, ma Anakin giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto perché i cloni avessero dei diritti ora che quell'interminabile guerra stava finendo. Prese mentalmente nota di chiedere aiuto a Padmè per elaborare insieme un piano d'azione in quel senso.
"Immagino avremmo dovuto farlo tempo fa." Sospirò Obi-Wan raddrizzandosi.
Una nube di senso di colpa, forte abbastanza da essere percepibile nella Forza, si abbatté sui tre Jedi, che si scambiarono sguardi consapevoli, per una volta tutti e tre sulla stessa lunghezza d'onda. Un kriff di Signore dei Sith aveva governato la Repubblica per gli ultimi quindici anni e l'Ordine dei Jedi non l'aveva mai neanche minimamente sospettato, permettendogli di fare il bello e il cattivo tempo, manipolando le loro vite e quelle di miliardi di persone a suo piacimento. La più rovinosa nella storia delle sconfitte rovinose, secondo il modesto parere di Anakin.
Obi-Wan e Windu continuarono a discorrere della missione su Kamino, quando Anakin fu distratto da una serie di bip famigliari. R2-D2 scivolò allegramente verso di lui, manifestando il suo entusiasmo nel rivederlo.
"Ehi, amico!" Lo salutò Anakin, con un sorriso.
R2 emise una serie di bip preoccupati che Anakin interpretò come una manifestazione di preoccupazione per la sua salute. Il droide estrasse un braccio meccanico e gli allungò una barretta energica del suo gusto preferito. Anakin fu invaso da un'improvvisa ondata di affetto per il suo adorato astrodroide, che era stato al suo fianco fin da quando aveva lasciato Tatooine e che fino a qualche giorno prima non era sicuro che avrebbe mai più rivisto. Ne avevano passate tante insieme, loro due, coprendosi sempre le spalle a vicenda.
"Grazie, R2." Riuscì ad articolare Anakin, appoggiando una mano sulla testa a cupola di R2. Aprì velocemente la barretta e inizio a mangiarla prima che potesse fare qualcosa di imbarazzante come mettersi a piangere davanti a Obi-Wan e Windu. Non avrebbe di certo aiutato a combattere la convinzione del Maestro Windu che Anakin fosse emotivamente troppo instabile per essere un Jedi.
"... sono sicuro che alcuni Senatori potranno aiutarci. Il Senatore Organa, la Senatrice Mothma, la Senatrice Amidala, per esempio."
Anakin drizzò le antenne al sentire nominare sua moglie e riconcentrò la sua attenzione sulla conversazione.
"Resta da capire quali Senatori erano al corrente della vera identità di Palpatine e quali sono stati suoi alleati nella sua scalata al potere." Stava elaborando Obi-Wan.
Windu, se possibile, si accigliò ancora di più. "Non mi fido dei politici. Potenzialmente ognuno di loro è un traditore della Repubblica. Credo che i Jedi debbano assumere temporaneamente il controllo del Senato e assicurare tutti i complottisti alla giustizia."
Padmè ne sarà estasiata, pensò Anakin cupamente, e gli si presentò chiara nella mente l'immagine della faccia imbufalita di sua moglie, infiammata da un ardente desiderio di giustizia. Malgrado la situazione surreale e disperata, Anakin si ritrovò a sorridere beatamente tra sé. Nonostante tutto era un uomo fortunato e molto, molto innamorato. Obi-Wan gli lanciò un'occhiata interrogativa e Anakin costrinse i suoi muscoli facciali ad assumere un'espressione neutra. Sorridere al nulla era probabilmente un altro buon modo per far dubitare tutti della sua stabilità mentale.
"Con il dovuto rispetto, Maestro Windu," disse Obi-Wan. "Non credo sia una grande idea. Negli ultimi tempi il sentimento anti-Jedi si è parecchio intensificato e molte voci autorevoli ci hanno accusato di essere incapaci, o non intenzionati, a porre fine alla guerra. Prendere il potere ora non farà che confermare questa versione."
Windu sembrò contemplare le parole di Obi-Wan. "Dobbiamo discuterne con il Maestro Yoda e il resto del Consiglio." Decretò alla fine e poi si lanciò in una lunga disamina di quali Senatori contattare e quale indagare per primi. Il mal di testa che aveva preso residenza nel cranio di Anakin fin da quella mattina si intensificò. Non aveva energie sufficienti per una conversazione sulla politica intergalattica in quel momento. Si ritrovò a desiderare di essere con Padmè, poterle raccontare tutte le terribili rivelazioni di quella giornata, quanto districare filo per filo il malvagio piano lo terrorizzasse e lo riempisse di orrore al pensiero di quanto fossero stati vicini a far precipitare la Galassia in un buco nero di violenza. Lei avrebbe capito e condiviso come si sentiva. Senza contare che lei ora era in Senato, bloccata tra chissà quali traditori e leccapiedi di Palpatine. Era sicuro che, se fosse stata in pericolo, l'avrebbe percepito nella Forza, ma comunque avrebbe voluto assicurarsi che stesse bene di persona...
Anakin raddrizzò la schiena di colpo, colto da un'illuminazione.
Oh, al diavolo. L'Ordine stava comunque per espellerlo.
Anakin scattò in piedi. Obi-Wan e Windu, immersi nella loro noiosa conversazione sulla politica, non si accorsero subito che si era mosso. Con un cenno, indicò a R2 di seguirlo e con il droide al seguito si avviò verso la porta. L'aveva quasi raggiunta quando la voce allarmata di Obi-Wan lo raggiunse.
"Anakin? Dove vai?"
Anakin fece un respirò profondo. "In Senato." Annunciò, serafico.
"Perché?" Chiese Obi-Wan.
"Mi hai detto di andare a ricaricare le batterie in un posto tranquillo." Disse Anakin dalla soglia, senza voltarsi indietro per non vedere l'espressione negli occhi di Obi-Wan. "è quello che ho intenzione di fare." E lasciò che la porta scorresse chiusa alle sue spalle.
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Il Senato, nonostante le sue speranze, si rivelò un posto tutt'altro che tranquillo. L'edificio era ancora controllato dalle truppe del GAR e Anakin era riuscito ad ottenere per miracolo il permesso di atterrare con il suo speeder su Piazza della Repubblica grazie al suo codice di identificazione personale in quanto Generale dell'esercito. Entrare nella ronda, al contrario, si stava rivelando più difficile.
"E' una questione urgente, Comandante. Devo davvero entrare. E poi hai visto, ho il codice di autorizzazione. Sono un Generale anch'io." Anakin stava cercando di convincere il Comandante della 327ª legione a farlo passare, con scarsi risultati.
"Mi dispiace, Generale. Mi è stato ordinato di non far passare nessuno."
Anakin si trattenne dallo sbuffare. "Dai, Bly." Lo pregò, sperando di fare breccia nel clone appellandosi al cameratismo creatosi durante alcune delle missioni in cui avevano combattuto insieme.
L'espressione del comandante non si cambiò di una virgola. D'altronde i cloni erano stati creati per obbedire sempre agli ordini dei loro superiori e, se un Jedi gli aveva dato indicazione di non fare entrare nessuno in Senato, Bly non avrebbe fatto entrare nessuno in Senato, indipendentemente da quanto gli stesse simpatico. Anakin a volta si dimenticava che l'indipendenza di pensiero e l'intraprendenza dei soldati della 501ª erano una rarità nel GAR.
Bly aprì la bocca, sicuramente per rifilargli un altro perentorio rifiuto, e Anakin si stava già mentalmente preparando a dover intrufolarsi nell'edificio di nascosto, quando una voce alle spalle del clone di intromise.
"Bly! Fallo passare. Il Generale Skywalker è con me."
Aayla Secura stava avanzando attraverso l'atrio imponente del Senato e li raggiunse. La Jedi e il suo Comandante si scambiarono un lungo sguardo, poi Bly annuì e si fece da parte per far passare Anakin.
Anakin sospirò di sollievo e si affrettò a seguire Aayla. Attraversarono in silenzio i saloni tappezzati di velluto rosso, al momento pattugliati dai soldati della 327ª, finché non si infilarono in un turboascensore che li avrebbe portati nei livelli superiori, dove si trovavano gli uffici dei senatori.
Anakin si appoggiò stancamente alla parete. "Ti confesso che non sono mai stato più felice di vederti." Scherzò, gettando un'occhiata di sbieco alla Jedi Twi'lek.
Ayla si voltò lentamente verso di lui. Dopo averlo fissato per qualche secondo, la sua machera di serietà si incrinò lievemente e incurvò un angolo della bocca in un sorriso accennato. "Sono abituata a gestire qualche infrazione alle regole." Disse, l'espressione vagamente esasperata, e gli lanciò uno sguardo d'intesa.
Anakin si concesse di sorridere ricordando gli anni della loro adolescenza. Aayla era stata la padawan di Quinlan Vos, un eccentrico Jedi con una reputazione leggendaria all'interno dell'Ordine. Quinlan era famoso per considerare le rigide regole dei Jedi e della Repubblica come nulla di più che blandi suggerimenti, prendendosi spesso enormi libertà durante le sue missioni. Il Jedi poteva seriamente dare del filo da torcere ad Anakin nel guadagnarsi il titolo di peggiore mal di testa ambulante per il Consiglio.
Anni prima Quinlan era stato amico di Obi-Wan, prima che un misterioso alterco li aveva fatti allontanare, e spesso si erano allenati insieme, facendo sì che i loro due così diversi padawan finissero per passare molto tempo insieme. Che l'eccentrico Quinlan avesse una padawan così seria e ligia nel rispetto delle regole era un'ironia della sorte che Anakin trovava estremamente divertente. Forse la Forza si divertiva ad accoppiare le anime più disparate per temprarle nello spirito. Ahsoka era sicuramente l'eccezione che confermava la regola, visto che la sua padawan era più simile a lui di quanto fosse disposto ad ammettere ad alta voce. Ex padawan, si corresse Anakin, cercando di ignorare il familiare senso di colpa che lo pervadeva ogni che gli ritornava in mente il suo fallimento come insegnante. Con un certo sforzo, mise da parte i pensieri su Ahsoka e si riconcentrò su Aayla e sul riferimento al loro apprendistato che gli aveva lanciato. Di certo Anakin si era spesso divertito a scandalizzare la giovane Aayla con alcune delle sue trovate più avventate.
"Mi ricordo."
Il sorriso di Aayla diventò triste e Anakin si rese conto di quanto la sua faccia sembrasse tirata e preoccupata.
"Allora, come sta andando qui in Senato?" Chiese.
Aayla sospirò e si passò una mano sugli occhi. "Un piacevole delirio. I Senatori sono insorti dopo il blocco degli ingressi. Litigano tra di loro, litigano con noi Jedi e litigano con Mas Amedda."
Anakin arricciò il naso con partecipazione. Gestire i Senatori della Repubblica era spesso estremamente simile a mettere in riga un branco di seienni esagitati con troppo zucchero in corpo, come diceva sempre Padmè: frustrante, inutile e in grado di causarti delle emicranie di proporzioni galattiche. "Quindi tutto nella norma."
Aayla emise una risata strozzata prima che la espressione si annebbiasse di nuovo.
"Il Maestro Fisto sta perquisendo l'ufficio di Palpatine."
Anakin drizzò le orecchie. "E?"
"Non lo so. Continua a borbottare tra sé e sé parole inintelligibili con l'occasionale grugnito di sorpresa." Aayla sospirò. "Immagino che quando farà rapporto al Consiglio ne sapremo di più."
Le porte dell'ascensore si aprirono silenziosamente sul famigliare corridoio del Senato prima che Anakin potesse fare altre domande. Di fronte ad ogni ufficio c'erano due cloni, immobili, con i blaster imbracciati. Di solito quelle stanze erano piene di vita, con senatori, consiglieri e membri dello staff che discutevano leggi e alleanze e muovevano le pedine che avrebbero deciso il futuro di migliaia di pianeti della Repubblica. Ora il silenzio pervadeva l'aria di inquietudine e Anakin sentì un brivido scorrergli lungo la schiena. Aveva percorso spesso negli anni quegli stessi luoghi, diretto verso due delle persone più importanti della sua vita, due persone di cui si era fidato ciecamente. Solo una delle due aveva dimostrato di meritarsi quella fiducia. Era proprio lì, nella vera e propria culla della democrazia, che Palpatine aveva piantato i semi oscuri della corruzione, così scaltro e sottile che nessuno se n'era accorto. Solo allora lo colpì la consapevolezza di quanto fossero arrivati vicini a condannare la galassia ad un futuro di distruzione e oscurità.
"La senti anche tu, vero?" La voce bassa di Aayla fece breccia nei suoi pensieri funesti. "E' come se ci fosse stata una nuvola scura su tutti noi, che rendeva tutto confuso e incerto."
"E solo ora che è sparita ce ne rendiamo conto." Continuò Anakin. Quando aveva messo piede su Coruscant il giorno prima, era troppo stremato e disidratato per riuscire a stabilire un contatto profondo con la Forza e la pazzia degli eventi a cui aveva preso parte e che stavano attualmente accadendo si era dimostrata una notevole distrazione, ma comunque già se n'era accorto. La Forza sembrava in qualche modo più pulita e aveva l'impressione di vedere tutto con più chiarezza, anche ora che erano solo all'inizio del processo di sbrogliare la matassa di intrighi e sotterfugi di Palpatine.
Mentre passavano oltre la serie di porte tutte uguali, percepì gli occhi della Jedi su di lui, carichi di curiosità e apprensione.
Aayla lo fissò intensamente e Anakin si preparò ad accogliere qualunque domanda avesse avuto riguardo a Palpatine e agli eventi accaduti su quella nave. Quando aveva piantato la sua spada laser nel petto senza cuore del Signore dei Sith, aveva, ora se ne rendeva pienamente conto, adempiuto al suo destino di Prescelto. Doveva aspettarsi che i suoi colleghi Jedi iniziassero a guardarlo in modo diverso.
"Ventress è al Tempio?"
Mh. Quella non era la domanda che si aspettava. "Sì?" Fu l'intelligente risposta di Anakin, che suonò non intenzionalmente come una domanda. "Perché?"
Aayla evitò velocemente il suo sguardo e indicò la porta dell'ufficio di Padmè, di fronte al quale erano arrivati. Cody stava montando la guardia insieme ad un altro clone e scattò sull'attenti quando i due generali si fermarono davanti a loro. "Sei arrivato." Disse Aayla.
Anakin decise di ignorare il fatto che Aayla sapeva esattamente perché fosse venuto in Senato, così come il modo imbarazzante in cui si sentì arrossire, e socchiuse gli occhi. "Stai cercando di cambiare argomento."
"Ti conviene entrare. Non vorrei che la tua presenza qui sembrasse sospetta."
"E anche malamente." Anakin la contemplò con curiosità. Aayla si stava stringendo le braccia intorno al corpo e sembrava profondamente a disagio, ma cercava di mascherarlo lanciandogli un'occhiataccia severa.
"Sparisci dalla mia vista prima che io cambi idea sul lasciarti entrare qua dentro, Anakin."
Oh, be', non era nella posizione di far la predica a nessuno riguardo ad eventuali segreti. Anakin sogghignò e decise di lasciar perdere. "Grazie, Aayla." Mormorò con fare cospiratorio, prima di bussare alla porta dell'ufficio di Padmè.
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