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The dark is generous and it is patient and it always wins – but in the heart of its strength lies its weakness: one lone candle is enough to hold it back.
Love is more than a candle.
Love can ignite the stars."
― Matthew Stover
***
Anakin Skywalker stava per avere un attacco di panico. Asajj Ventress aveva una spada laser puntata alla gola del Cancelliere Palpatine e se avesse deciso di colpire, non sarebbe mai riuscito ad evitarne la decapitazione. Con un ringhio, strattonò le manette che aveva ai polsi senza ottenere nessun risultato.
Le manette gli impedivano di utilizzare la Forza e, non solo erano nulle le sue percezioni di potenziali pericoli, ma anche la sua possibilità di evitarli. Non poteva muovere oggetti, recuperare la sua spada laser, che al momento ondeggiava appesa alla cintura di Ventress, né fermarla prima che tagliasse definitivamente la testa al Cancelliere della Repubblica.
Anakin era terrorizzato. Palpatine non era solo un'importante figura politica, era anche una specie di amico, qualcuno che l'aveva sempre incoraggiato e aveva creduto in lui fin dall'inizio. E molto probabilmente sarebbe morto davanti ai suoi occhi. Nel petto di Anakin il drago che vi risiedeva si era svegliato e gli stava lentamente artigliando il cuore. Quel drago che giaceva dormiente la maggior parte del tempo, ora gli ricordava di come sua madre fosse morta tra le sue braccia, torturata dai predoni del deserto. Il drago gli sussurrava che prima o poi avrebbe perso Padmè, che avrebbe perso Obi-Wan e Ahsoka. Ogni cosa muore, Anakin Skywalker. Prima o poi anche le stelle si spengono.
Ancora non si capacitava di come si fosse ritrovato in quella situazione. Lui e Obi-Wan erano stati richiamati d'urgenza dall'Orlo Esterno per correre al salvataggio del Cancelliere che era stato rapito da Grievous. Che i Separatisti avessero colpito Coruscant, il cuore della Repubblica, era destabilizzante. Quando erano usciti dall'iperspazio, si erano trovati davanti una guerriglia agguerrita tra le forze della Repubblica e quelle Separatiste. Anakin e Obi-Wan avevano individuato la nave del Generale robot ed erano riusciti ad atterrare in un hangar. Solo per vedere Asajj Ventress che spingeva il Conte Dooku e il Cancelliere Palpatine su una navetta, entrambi ammanettati. Lo stupore aveva momentaneamente pietrificato Obi-Wan, mentre Anakin si era lanciato all'inseguimento ed era riuscito ad infilarsi sulla rampa appena prima che si chiudesse. Solo per finire ammanettato un attimo dopo, stordito lievemente con un colpo paralizzante di balster e sbattuto senza troppi complimenti sul pavimento insieme agli altri due ostaggi. Ventress era scomparsa nella cabina di pilotaggio e dopo pochi minuti Anakin aveva avvertito la nave accelerare a velocità-luce. Il viaggio nell'iperspazio era durato solo mezz'ora standard e ora fluttuavano senza meta nello spazio vuoto. Anakin calcolò brevemente che dovessero trovarsi ancora molto vicini a Coruscant, ma abbastanza lontani da non essere disturbati dalla battaglia in corso.
"La Repubblica non tollererà questo oltraggioso attacco, Ventress." Disse all'improvviso il Cancelliere, raddrizzando la schiena nella maniera più dignitosa possibile data la sua situazione.
Ventress si accucciò di fronte a lui e gli fece scivolare la spada laser spenta lungo la guancia, osservandolo con curiosità quasi scientifica. "Finiscila con questa sceneggiata." Disse, mentre un sogghignò le balenava sul viso.
Anakin sentì un brivido lungo schiena. Aveva la sensazione di aver appena fatto una scoperta importante, ma per quanto si sforzasse non riusciva ad afferrarne il senso.
Ventress intanto si era posizionata in mezzo a tutti loro e li osservava con un sorriso soddisfatto. "Bene, bene. Questo è davvero il mio giorno fortunato. Vi ho tutti qui, quelli che mi hanno rovinato la vita. I Jedi, il mio Maestro," disse indicando rispettivamente prima Anakin, poi Dooku. "E tu. La feccia della galassia." Aggiunse, rivolta al Cancelliere.
Anakin aggrottò le sopracciglia. Ventress non aveva mai avuto simpatia per la Repubblica, ma lui pensava che il suo odio fosse rivolto principalmente ai Jedi, non al governo in generale, e che il desiderio di vendetta fosse stato ciò che l'aveva spinta ad unirsi a Dooku e ai Sith. Di sicuro il veleno che sentiva nella sua voce quando si rivolgeva a Palpatine non era pienamente giustificato.
"Vediamo... Come posso uccidervi?" Ventress si stava fingendo sovrappensiero.
Anakin si guardò febbrilmente intorno, cercando di pensare ad un modo per uscire da quella prigione. La sua mente restava però tristemente bianca. Non aveva idee, niente.
"E' ridicolo!" Sbottò di nuovo il Cancelliere. "Presto arriveranno dei soccorsi a cercarci. E tu pagherai per il tuo tradimento."
Ventress si mosse così velocemente che Anakin quasi non la vide nemmeno e sferrò un pugno sulla faccia di Palpatine. L'uomo voltò la testa di lato, leggermente stordito, mentre del sangue gli colava dal naso. Ventress gli afferrò il mento e lo costrinse ad incrociare il suo sguardo. "Guardami, cane bastardo." Ringhiò e Anakin fu di nuovo colpito dall'odio che percepiva nella sua voce. "E ascolta bene quello che ho da dirti. Tu. Non. Mi. Controlli." Disse, scandendo ogni parola. "Io sono la padrona di me stessa. E non sarò mai più una pedina nei tuoi sporchi giochetti."
Ad Anakin girava la testa. Niente di quello che Ventress stava dicendo aveva senso. Palpatine continuava a fissarla con un'espressione impassibile e Anakin si voltò verso Dooku, cercando delle risposte. Il Conte non dava segni di stupore, anzi sembrava stranamente rassegnato. "Quando l'hai capito?" Chiese con una calma glaciale, ignorando gli sguardi inquisitori di Anakin.
Ventress si voltò lentamente verso di lui. "L'ho sempre sospettato. Non ero così stupida come credevi, Dooku."
"La tua arroganza e la tua incapacità di controllo e preparazione saranno la tua fine." Profetizzò Dooku.
Ventress strinse gli occhi. "E la mia spada laser piantata nel petto sarà la tua."
Il Cancelliere emise un verso denigratorio. "Sei soltanto una bambina presuntuosa accecata dalla sua stessa brama di vendetta. Non potrai mai competere con un Signore dei Sith."
Anakin aggrottò le sopracciglia e cercò di incrociare lo sguardo del Cancelliere. Non credeva che provocare in quel modo Ventress mentre era già così arrabbiata e loro erano ancora ammanettati fosse una grande idea. Ma Palpatine lo ignorò totalmente e qualcosa nella sua voce diede ad Anakin i brividi. Forse era stata la freddezza nei suoi occhi o il tono di quasi ammirazione con cui aveva pronunciato le ultime parole. Palpatine sembrava quasi un'altra persona.
"Vuoi un altro pugno, Palpatine?" Sibilò Ventress, voltando appena il viso verso di lui.
Palpatine sogghignò. "Se è il meglio che sai fare..."
Ventress strinse le dita e sembrava pronta a sferrare un altro colpo, ma qualcosa nello sguardo con cui Palpatine la sfidava sembrò bloccarla. "Bene." Mormorò. "Come vuoi." Disse, si raddrizzò e si piegò su Dooku, afferrandogli le manette e prendendo la chiave dalla cintura.
Anakin impallidì. "Ventress, che kriff vuoi fare?! Se gliele togli, potrà usare la Forza e saremo tutti in sua balia!"
"Stai zitto Skywalker. Non ti riguarda." Sbraitò Ventress, guardandolo negli occhi per la prima volta da quando l'aveva catturato.
"Stai minacciando di ucciderci tutti. Certo che mi riguarda!"
"No invece! Tu sei solo uno dei tanti idioti che si sono fatti imbrogliare da questi due scarti della galassia, non irritarmi e potrei anche lasciarti andare."
Ad Anakin girava la testa. "Ventress, piantala di dire scemenze. Capisco il tuo rancore verso Dooku, ma il Cancelliere non ha nessuna colpa."
Ventress lo fissò in silenzio per alcuni secondi con gli occhi leggermente spalancati, poi scoppiò a ridere. Una risata di quelle fragorose, con la testa gettata all'indietro. Anakin si chiese brevemente se non fosse stato drogato in qualche missione e quella fosse solo una stramba allucinazione. Ventress scosse la testa e lo inchiodò con lo sguardo. "Sei così ingenuo, Skywalker. Fai quasi tenerezza."
Poi si gli diede le spalle e tornò a dedicarsi a Dooku. Una volta libero Dooku si alzò lentamente in piedi e Ventress lo valutò con lo sguardo. "Ora io e te combatteremo, Maestro mio. Così vi dimostrerò che sono davvero più potente di voi." Disse e gli lanciò la spada laser che il Conte preso al volo.
"Non sei mai stata in grado di battermi, Ventress. Smettila con questo tuo delirio ed unisciti a me. Se lo farai, ti risparmierò la vita." Disse piano Dooku.
Ventress ringhiò e si lanciò in avanti, estraendo le sue doppie spade laser e lanciandosi contro il suo ex Maestro.
La mente di Anakin ribolliva, mentre osservava il duello che si stava svolgendo di fronte a lui. Aveva la netta ed orribile sensazione di essersi perso qualche pezzo, di cui gli altri tre erano a conoscenza. E la sensazione non gli piaceva per niente. Mentre Ventress e il Conte Dooku si affrontavano, Anakin si avvicinò lentamente al Cancelliere, che stava osservando il combattimento con un'espressione moderatamente interessata.
"Cancelliere..." Mormorò, portandosi al suo fianco. "State bene?"
"Oh, Anakin." Disse Palpatine, come se si fosse accorto solo in quel momento che c'era anche lui.
Anakin aprì la bocca per dire qualcosa riguardo alla necessità impellente di elaborare un piano per fuggire da lì, ma la richiuse quando vide che l'attenzione del Cancelliere era tutta per il duello tra Dooku e Ventress e la sua espressione non era nemmeno spaventata, anzi sembrava moderatamente interessato.
"Affascinante, non trovi?"
Anakin spostò lo sguardo sulla violenza che si stava svolgendo davanti ai loro occhi. Dooku aveva bloccato le lame di Vetress e la stava spingendo lentamente contro la parete d'acciaio. Ventress era forte, ma l'abilità del Conte con la spada laser era molto superiore alla sua. Inoltre, Dooku era calmo e concentrato, mentre Ventress era arrabbiata e frustrata e i suoi movimenti mancavano di lucidità.
Considerata nell'insieme, la scena gli provocava un vago senso di nausea. Non c'era neanche una briciola dell'eleganza tipica dei duelli dei Jedi, solo una lotta all'ultimo sangue, un individuo più forte che annientava una più debole e si divertiva facendolo. Ventress sembrava un animale feroce in trappola e gli ricordava la rabbia frustrata di una schiava, schiacciata dal peso del suo padrone. Gli ricordava, realizzò, le donne incatenate a Jabba The Hutt durante le gare di sgusci su Tatooine. A quel tempo era stato troppo piccolo per capire le reali implicazioni della loro situazione, ma ora ogni volta che ci ripensava si sentiva attorcigliare lo stomaco e per quanto si sforzasse non riuscire a scacciare il paragone con Ventress. Era potente e arrabbiata, ma comunque ancora prigioniera del suo desiderio di vendetta verso il suo antico padrone e la realizzazione gli scaldò il petto con la famigliare fiamma della compassione verso chiunque fosse incatenato dalla schiavitù. Insieme alla rabbia, ma, qualunque cosa dicessero i Jedi e Obi-Wan, era sicuro che fosse giustificata.
"L'eterna lotta. Il più forte che sopraffà il più debole. È così che ruota la Galassia, i più forti sono destinati a governare, i più deboli a soccombere. Come è giusto che sia."
No, non lo è. Pensò Anakin e girò la testa di scattò verso il Cancelliere. Per la prima volta in molti anni, si sentì invadere di tristezza al pensiero che persino uno degli amici più cari che aveva non capisse le condizioni reali della galassia. Solo un politico del Nucleo Interno che aveva vissuto per tutta la vita in un palazzo dorato poteva parlare in quel modo. Per la prima volta, osservando il Cancelliere vide una persona che non gli piaceva per niente.
Ma non ebbe tempo di soffermarsi su quella considerazione perché la nave d'improvviso tremò violentemente e Anakin fu sbalzato contro il muro. Con le mani legate era incapace di bloccare la caduta e di conseguenza finì di faccia contro l'acciaio. Il suo naso protestò acutamente e Anakin imprecò a mezza bocca. La giornata non poteva andare peggio di così. A giudicare dall'impatto, erano stati colpiti da un asteroide, potevano essere vicini ad un campo e non c'era nessuno ai comandi. Perfetto.
Doveva liberarsi di quelle manette immediatamente, decise. Una forte scarica di elettricità illuminò l'interno della navicella all'improvviso. Anakin si voltò di scatto e vide Ventress appiattita contro il muro, la spada laser del Conte puntata alla gola. "Arrenditi." Le intimò.
"Sei proprio patetico, sai." Ringhiò Ventress, ignorando il tono glaciale di Dooku e la minaccia implicita alla sua vita. "Da Conte a schiavo. Niente di più di un cagnolino al guinzaglio. Deve essere umiliante."
Anakin percepì la furia cieca negli occhi del Signore dei Sith prima che colpisse. Lo vide come al rallentatore alzare la spada e prepararsi a sferrare il colpo finale. Senza pensare, Anakin si lanciò in avanti, lasciandosi guidare dall'istinto. Spiccò un salto ed atterrò al fianco di Ventress, intercettando la lama scarlatta con le sue mani. Invece di perforare il petto di Ventress, la lama tagliò di netto le manette che portava ai polsi con incredibile precisione. La Forza tornò nella sua mente tutta insieme e Anakin fu momentaneamente bombardato da milioni di sensazioni diverse contemporaneamente. Sforzandosi di ignorarle, Anakin afferrò Ventress per un braccio e la trascinò lontano da Dooku di parecchi metri, poi allungò la mano e in un attimo la sua spada laser gli brillava in pugno. Adesso si iniziava a ragionare.
Ventress fu in piedi in un secondo, una delle sue due lame in mano. Per qualche secondo Anakin, Ventress e Dooku rimasero fermi a fissarsi, indecisi su chi avrebbe attaccato chi. Poi Dooku aggrottò le sopracciglia. "Hai sbagliato parte, Skywalker. Ora perderai."
"Il nemico del mio nemico è mio amico." Disse Anakin, alzando le spalle e proiettando molta più sicurezza di quanta ne provasse realmente.
"Peggio per te." Sbottò Dooku e una potente scarica elettrica si abbattè su di loro. Anakin bloccò le saette che si sprigionavano dalle mani del Sith con la spada, arretrando di un passo per l'impatto.
"Non avresti dovuto intrometterti!" Sbraitò Ventress, sopra il rumore, impegnata a difendersi nello stesso modo.
Anakin voltò la testa incredulo. "Va bene. La prossima volta ti lascerò morire!"
"Sarebbe stato meglio!"
"Tu sei completamente pazza!"
"Non più di te!"
"Basta!" Intonò una voce profonda. Anakin vide il Cancelliere in piedi alle spalle di Darth Tyranus, che inspiegabilmente ubbidì al suo ordine e fermò l'attacco. Un brivido più gelido del ghiaccio di Hoth gli attraverso tutto il corpo. L'oscurità sembrò circondarlo da ogni parte e Anakin si aggrappò alla piccola fonte di luce dentro di lui.
"Lord Tyranus." Tuonò Palpatine.
Dooku si voltò e abbassò il capo in un gesto di sottomissione. "Sì, Maestro."
Palpatine alzò lievemente i polsi ammanettati e Dooku allungò una mano, liberandoglieli con la Forza. Palpatine si massaggiò lentamente i polsi, poi chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Aprì d'improvviso il braccio destro e Ventress venne inchiodata con violenza alla parete, la sua spada laser che cadde sferragliando a terra. "Tienila ferma." Ordinò Palpatine a Dooku, mentre Ventress si divincolava contro un avversario invisibile. Il Conte le si avvicinò, le bloccò i polsi con un mano e con l'altra le mise la spada laser a pochi millimetri dalla gola.
"Bene, bene." Disse Palpatine, con voce leggera, spostando gli occhi su Anakin.
Fece un passo verso di lui, ma Anakin alzò la spada. "Non avvicinarti." Esclamò, e odiò il tremito spaventato della sua voce.
Palpatine alzò le braccia in segno di resa, come se dovesse calmare un animale inferocito. "Non c'è bisogno di essere aggressivi. Siamo dalla stessa parte, Anakin."
Anakin non abbassò l'arma. La blanda delusione che aveva provato in precedenza nei confronti del Cancelliere si stava velocemente trasformando in muto terrore.
"Lei è... il Signore dei Sith che stavano cercando."
Ventress sbuffò. "Congratulazioni, Skywalker. Sei ufficialmente l'ultimo su questa navicella ad averlo capito."
Anakin strinse la mano sinistra a pugno quando realizzò che stava tremando. "Mi sono fidato di lei. Le ho confidato cose che non avevo mai detto a nessuno. E lei mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha mentito."
Palpatine assunse un'espressione triste. "Era necessario, ragazzo mio. Non eri pronto ad accettare la verità."
"Quale verità? Che lei è un Signore dei Sith?!"
"I Sith e i Jedi sono due facce della stessa medaglia. L'unica differenza è che i Sith non hanno paura del Lato Oscuro. Solo attraverso una conoscenza completa si può raggiungere il pieno potere."
Palpatine fece un passo avanti. "Per esempio, non vorresti avere il potere di salvare le persone che ami dalla morte?"
La negazione automatica morì sulle labbra di Anakin. Le parole di Palpatine toccavano un tasto dolente nel suo cuore, quella parte di lui che urlava impotente quando l'incubo di sua madre morente tra le sue braccia, o di Obi-Wan colpito da un dardo avvelenato, si ripresentava nei momenti di debolezza. La paura con la quale conviveva dall'inizio della guerra, quella paura della perdita da cui il Maestro Yoda metteva spesso in guardia, si risvegliò come un drago nel suo cuore.
"I Jedi ti tengono bloccato. Hanno paura del tuo potere. Liberati dalle loro catene e sii finalmente te stesso. Possiamo mettere fine a questa guerra. Insieme. Unisciti a me."
Palpatine allungò una mano verso di lui. "Li perderei, Anakin. La tua padawan, il tuo maestro. La tua adorata moglie."
"Cosa avete detto?" Mormorò Anakin.
"Tu la perderai e nulla potrà mai evitarlo. Ti prego unisciti a me e insieme possiamo trovare un modo per salvarla."
"Skywalker, ti prego. Dimostra che avevo torto e che non sei il totale idiota che io penso tu sia. Uccidilo!" Urlò all'improvviso Ventress, prima che Dooku la zittisse spingendole la spada laser più vicina alla gola e sul viso di Palpatine balenò per un momento un furia inimmaginabile, che colpì la mente di Anakin nella Forza.
Anakin guardò negli occhi dell'uomo che era stato il suo mentore negli ultimi quindici anni e non vide altro che oscurità. Per un attimo fu tentato di prendere la mano e accettare la sua promessa di sicurezza, ma durò solo per un secondo. Poi i suoi occhi caddero su Ventress, inchiodata al muro da Dooku, e ricordò il viso di sua madre e la promessa di un bambino di Tatooine che non avrebbe mai accettato di inchinarsi davanti ad un altro padrone.
E Anakin per la prima volta abbandonò tutte le restrizioni imposte dai Jedi. Lasciò che la Forza traesse il suo potere dalla luce del suo amore per Padmè. Dell'amore per Obi-Wan e per Ahsoka. Anche dal dolceamaro antico affetto per sua madre e per la vita insieme che avevano perso. Ricordò le parole che tanto tempo prima aveva pronunciato con tanta fierezza di fronte a Padme. Sono una persona e mi chiamo Anakin. Il ricordo che più di tutti di tutti lo spinse ad agire fu forse quello sepolto più in profondità. Sua madre Shmi e le ultime parole che gli aveva donato prima che partisse, l'unico regalo che avesse potuto fargli. Che cosa ti dice il tuo cuore? Aveva sussurrato. Ora sei libero, il tuo cuore è l'unico padrone a cui dovrai mai obbedire.
E il suo cuore gli diceva che l'individuo che aveva davanti incarnava tutta la sofferenza della sua vita.
Anakin fece un respiro profondo e, andando contro quasi quindici anni di addestramento Jedi, si permise di provare tutte le emozioni che sentiva nel cuore. Provò tutta la paura che portava con sé, la bruciante fame di giustizia per un'infanzia rubata, i sentimenti di impotenza e di frustrazione e li accettò tutti quanti, insieme con l'improvvisa realizzazione che l'unica persona su cui avesse reale potere fosse sé stesso.
Il suo più grande potere, il grande regalo che sua madre gli aveva donato tanti anni prima, era proprio quello. La possibilità di scegliere chi era.
Sono una persona e mi chiamo Anakin.
Pesanti nubi si sollevarono dal suo cuore: le nubi di Umbara, di Teth e di Ryloth, anche quelle del campo dei Predoni del deserto. Per la prima volta in troppi anni si sentì giovane: giovane quanto lo era davvero. Giovane e libero e pieno di luce.
Anakin spense la spada laser e l'appoggiò a terra, poi si avvicinò lentamente al Signore dei Sith.
"Ha ragione." Disse piano, allungando la mano destra. "Non posso vivere senza di loro."
Palpatine sorrise, un largo sorriso maligno, da bestia feroce che ha ottenuto la sua preda. "Stai facendo la scelta giusta, Anakin."
Anakin incrociò lo sguardo di Ventress per un secondo prima di chiudere la sua mano meccanica su quella del Cancelliere. Le dita metalliche si chiusero in un morsa d'acciaio intorno a quelle di Palpatine e per un attimo nei suoi occhi brillò una scintilla di paura.
"Ma posso vivere senza di lei, Cancelliere." Dichiarò Anakin, prima di chiamare a sé la spada laser con la mano sinistra e piantarla con forza nel cuore di Palpatine.
Poi accaddero molte cose tutte insieme. Successivamente, Anakin avrebbe ricordato l'onda di energia che si era sprigionata dal corpo del Sith quando era esploso, avrebbe ricordato come Dooku avesse urlato e Ventress si fosse divincolata, approfittando della distrazione del Conte per tagliarli di netto la testa con la spada laser. Avrebbe ricordato come la coltre oscura, della cui esistenza non si era mai nemmeno reso conto, si fosse sollevata dalla sua mente, lasciandola molto più leggera. Avrebbe ricordato, avrebbe raccontato e avrebbe analizzato ogni particolare.
Ma in quel momento, Anakin si limitò a crollare sulle ginocchia e lasciare che la Galassia continuasse a girare intorno a lui, troppo stanco per fare altro che respirare e accettare, secondo dopo secondo, di essere sopravvissuto.
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