7. Battersi per amore
«Perché ci stiamo fermando di nuovo?» domandò esausta Koraline, anche lei era impaziente di ritornare a casa. Era ancora strano per lei vedere la sua dama con vestiti meno eleganti, in quel momento per esempio era rintanata nel cappuccio della sua felpa, faceva ancora freddo, segno che non si erano avvicinati ancora alla loro destinazione. Skye alzò lo sguardo verso il parabrezza, effettivamente stavano abbandonando l'autostrada. Alla guida c'era George che, guardando tutti dallo specchietto, rise sonoramente. «Pensavate davvero tutti che saremo entrati oltre i confini in questo modo? cosi?» Skye e Koraline si scambiarono uno sguardo interrogativo mentre Cal si stava appena svegliando brontolando qualcosa sui suoi muscoli irrigiditi dal troppo allenamento. «Okay, pensavate davvero di entrare cosi» farfugliò George incredulo, girò quasi tutto il volante affinché il camper svoltasse creando un semicerchio.
«Non capisco. Perché stiamo andando in...Serbia» Koraline lesse i segnali stradali. «Dobbiamo trovare delle armi e, possibilmente, dei vestiti adeguati» rispose semplicemente il soldato, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo. «E tutto questo lo troveremo in Serbia?» bofonchiò la dama. Lui rise ancora. «Se la memoria non mi inganna ed una mia vecchia amica ha ancora aperta la bottega...sì» confermò prima di fare un grosso sbadiglio. La dama insistette «E come pensi che ripagheremo tutta questa roba?» Skye riprese il suo borsone e sversò il contenuto sul ripiano del piccolo cucinino del camper. Alla vista dei soldi, Koraline fece spallucce. «Questo è tutto ciò che abbiamo a disposizione» le monete e i contanti che vedeva sul ripiano non erano neanche lontanamente sufficienti a pagare diverse armi. Ammesso che il loro prezzo fosse molto alti. «Rimpiango le ricchezze del Palazzo» concluse la sua dama. Cal si avvicinò «Anch'io dovrei avere qualcosa» bofonchiò cercando il suo zaino. Quando sentì di nuovo la risatina di George si voltò di scatto verso di lui digrignando i denti dal nervoso. «Che cosa trovi ancora cosi divertente?» chiese brusca azzittendolo di colpo.
«Non preoccupatevi, la mia amica mi doveva un grosso favore, se è come ricordo dovremmo stare tranquilli»
Tranquilli. Skye non conosceva più il significato di quella parola. Non avevano molte scelte, quindi non restò altro da fare che aspettare che George li guidasse nel luogo che ricordava.
Non sperò. Da quando si era risvegliata nel letto dell'ospedale a Dover, aveva smesso di sperare. Aveva capito che la vita ti dava qualcosa soltanto quando ti rimboccavi le maniche per ottenerla, e mai niente sarebbe arrivato dal nulla. O da un semplice sentimento come la speranza.
Quando il camper parcheggiò sul ciglio di una stradina parzialmente sterrata e davanti a pochi edifici semi illuminati, tutti guardarono il soldato alla guida circospetti. Si trovavano quasi in mezzo ad una campagna, lontani dal centro abitato. Intorno al veicolo parcheggiato vi erano soltanto poche case e non avevano tutte la parvenza di essere abitate. Poco lontano, la puzza di un porcile li accoglieva assieme ai versi degli animali. Una nebbia fitta accompagnata da una spessa umidità alleggiava sopra alle lande che si estendevano per chilometri e chilometri, rendendo lo scenario ancora più spettrale insieme ai rami degli alberi spogli che si stagliavano contro il cielo scuro. Quando scesero dal camper, la sua scarpa scricchiolò sotto allo strato di ghiaccio sottile che ricopriva l'erba, rendendola di un verde spento, come se intorno ad ogni stelo vi fosse una platina di gelo che sottraesse loro ogni linfa vitale.
«Ci siamo» anche George saltellò giù dal veicolo, come prima cosa fece sgranchire le gambe poi aspettò che tutti lo seguissero.
Skye afferrò un misero coltello da cucina che trovò dentro ad un piccolo cassetto delle posate e lo nascose all'interno dei suoi jeans. Non è che non si fidava di George era che...Troppe volte era stata presa alla sprovvista e indifesa o si era fidata delle persone sbagliate. Come quella volta che si era ritrovata nel bosco con Constance che le puntava una pistola contro. O come Karim e Gabriel. Non sarebbe più successo.
Si fermarono di fronte ad un edificio fatiscente e trasandato. La casa che avevano davanti era palesemente datata e mostrava chiaramente segni di tutti gli anni che aveva trascorso. George suonò un campanello fisso ai lati di una porticina in legno che una volta doveva essere stata lucida. Come credeva, nessuno rispose. Stava per dire a tutti di ritornarsene indietro quando poco dopo udirono dei piccoli passi svelti che risuonavano in piccoli tonfi su un pavimento lastricato. Koraline si avvicinò a lei di soppiatto, afferrandole un gomito e stritolandoglielo dalla paura quando la porticina si aprì con un rumore stridulo. Con sorpresa apparve un giovane ragazzino avvolto in una giacca a vento pesante e scura come la notte.
«Avanti» disse a tutti loro, mentre li conduceva uno ad uno all'interno di quello che scoprirono un cortile, Mentre voltava le spalle alla maggior parte di loro, Skye ne approfittò per studiarne i lineamenti che scoprì essere alquanto comuni. Dall'idea che si era fatta di lui aveva poco più di tredici anni, era grassottello e aveva uno sguardo sfrontato e poco intelligente. Li fermò davanti ad un'altra porta, questa volta metà in ferro e metà in vetro. Dalla luce della lampadina che filtrava attraverso il vetro, videro una sagoma scura avvicinarsi dall'altra parte per poi sentire un piccolo chiavistello sbloccarsi, sembrava cosi arrugginito che Skye si chiese se non lo aprissero da anni.
«Jake! chi mi hai portato?» la donna dai capelli arruffati uscì dalla porta appena aperta, aveva una sigaretta che pendeva da un angolo delle labbra sottili. Appena notò i quattro, li studiò con attenzione finché il suo sguardo non si soffermò su George.
Fu allora che tutto in quella donna sembrò cambiare. Il suo viso sembrò riacquistare colore e addirittura vitalità.
«Vecchio pezzo di merda» biascicò, facendo cadere la sigaretta e spegnendola frettolosamente con un piede. Infine si avvicinò furiosamente a George e stranamente quest'ultimo non indietreggiò d'istinto. Anzi addirittura non sembrava spaventato dalla donna.
Il ragazzino annoiato dalla scena entrò dentro alla porta in ferro e si posizionò davanti a quel che le parve essere lo schermo di una piccola TV.
«Ciao Cami» rispose smagliante il soldato. Con sua sorpresa anche lo sguardo omicida della donna mutò e quando ormai le fu di fronte, invece di dargli un sonoro ceffone come tutti loro immaginavano, portò un palmo sui lineamenti del soldato.
«Allora è vero. Sei proprio tu» disse con voce rotta. Poi tirò su con il naso sonoramente e fiondò le braccia intorno al collo di George per abbracciarlo.
«Vecchio mio!» singhiozzò finché il soldato non decise di arretrare chiaramente a disagio. Appena fece un passo indietro, la donna gli diede un pugno sulla spalla.
«Cazzone» inveì cambiando di nuovo repentinamente umore. Solo che sul suo viso c'era ancora sia stupore che affetto.
«Tutto molto commovente» si intromise Koraline «Ma possiamo andare oltre?» la donna sembrò notarli per la prima volta, studiò velocemente i loro volti, soffermandosi sui lividi della dama, prima di rivolgersi di nuovo all'uomo e ignorandola completamente. «Chi sono questi? mi hai portato rogne per caso?» domandò con zero tatto. George entrò nella porta in ferro assieme alla donna, scomparendo poco dopo dentro a quella sorta di stanzino.
«Che facciamo?» chiese Cal, osservandosi intorno e sfregando le mani fra di loro per combattere il freddo della notte.
Stava per prendere parola quando videro la grossa testa di George sbucare fuori dalla porta. «Allora? vi muovete o no?»
Seduti sui cuscini logori del pavimento a sorseggiare del caffè scadente che Cal aveva avuto la premura di elogiare solo per educazione, i tre avevano scoperto che la donna misteriosa non era solo un'amica, ma bensì la sorella minore di George. E il ragazzetto grassoccio che li guardava svogliato mentre faceva saettare gli occhi da loro alla TV era invece il nipote.
Del padre però non c'era neanche l'ombra.
Prima di andare diritti al punto, ovvero al motivo del perché si trovavano lì, George aveva dovuto raccontare per filo e per segno tutto ciò che era successo negli ultimi anni in cui non si erano visti. Citando più volte anche una seconda sorella. Ascoltandoli parlare, Skye aveva appreso gran parte della storia di Goerge solo in quel momento.
Aveva ignorato la provenienza del soldato, sapeva soltanto che era stato compagno di squadra di Joseph, che sua zia era Camille del Villaggio e che desiderava viaggiare intorno al Messico una volta che tutta quella guerra fosse giunta al termine.
Mentre spiegava alla sorella, come stava fino a qualche mese fa Camille, continuava a sfoggiare la ferita al braccio che gli avevano guarito tempi addietro Muna e Indie. Sembrava passata una vita dal giorno in cui l'aveva conosciuto nel tendone dell'infermeria sdraiato su una brandina troppo bassa e stretta per la sua stazza.
«Cami, ora ho bisogno davvero del tuo aiuto. Hai qualcosa per me?» asserì dopo più di un'ora di conversazione. Le loro chiacchiere avevano ridotto a Koraline con un dolore lancinante alla testa e Jack si era addormentato sulla sedia con la testa a penzoloni.
Cami lanciò uno sguardo al figlio addormentato e indicò con un cenno del capo il piccolo corridoio al buio. «Ho finito tutta la merce buona, però si...è rimasto qualcosa» si alzò e tutti la seguirono immediatamente, anche se Skye, come tutti, pensò non fosse proprio una buona idea seguire una sconosciuta in un seminterrato.
Appena l'interruttore venne azionato facendo luce, i tre accompagnati da George strabuzzarono gli occhi dalla sorpresa alla vista di quello che le parve una quarantina di armi disposte lungo la parete.
«Contrabbando armi provenienti da molti paesi, e le rivendo» delucidò Cami di fronte al loro stupore, con una semplice alzata di spalle. Come se quella risposta avesse potuto chiarire completamente ogni dubbio che avevano. Invece si ritrovarono con ancora più domande di prima. «Esatto, lei è una malvivente mentre io sono solo un buon soldato» scherzò il fratello, ridacchiando e guardando la sorella con...scommetteva che quello che Skye vedeva nei suoi occhi fosse una punta d'orgoglio.
Certo che erano una famiglia strana, pensò.
Cal scrollò le spalle e attraversò la stanza osservando per la prima volta cosi tante armi radunate insieme in un unica stanza. Forse, in quel momento, stava realizzando in che guaio si era cacciato. Nonostante la distanza da Dover, Skye si augurò vivamente che lui potesse ancora pentirsene e ritornarsene indietro.
Cami passò davanti a lei e, osservandola, trovò curioso il lavoro insolito che faceva quella donna, la casa era fatiscente e datata eppure guardando tutte quelle armi capì fosse impossibile non aver racimolato un bel gruzzoletto.
Studiando la sua scorta tuttavia non vide fucili o mitragliette. Erano rimaste tutte armi di piccola taglia e portata. Aveva avuto ragione quando aveva detto al fratello poco prima che tutta la merce buona era già stata presa. Evitò di pensare da chi. Improvvisamente una cosa attirò completamente l'attenzione di Skye prima che potesse finire di fare il giro di tutta la parete e delle armi in esposizione.
Mentre Cami spiegava a Cal e George la funzionalità di alcune magnum storiche, Skye fece qualche passo verso l'oggetto che riconosceva bene.
L'acciaio lucido scintillò sotto alla luce, guardò attentamente la spia spenta nel piccolo disco.
«Brutti ricordi vero?» sussurrò Koraline che nel frattempo l'aveva raggiunta. Non aveva notanto la sua presenza, guardò velocemente la sua dama, che aveva gli occhi fissi sugli esplosivi di fronte.
«Già» mormorò. All'epoca quando li aveva usati, non la conosceva ancora cosi bene. Non sapeva sarebbe diventata sua amica. Evitò di ricordare la tenuta arsa dalle fiamme, i lamenti di tutti i feriti, Dan e Geremia. Sospirò carica di tensione e si rivoltò verso Cal, George e Cami.
«Prendi tutto ciò che vuoi, mi ripagherai a tempo debito» gli stava dicendo la sorella, George sghignazzò di fronte a quell'offerta allertante. «Scommetto che ti basterà che ti porti qui sana e salva la tua zietta preferita e vedrai come sarò sollevato da ogni nostro debito» scherzò, riferendosi molto probabilmente a Camille. La sorella le fece una linguaccia e gli mostrò un'altra magnum ma George portò lo sguardo verso le due spettatrici, senza troppi giri di parole andò verso di loro e afferrò le mine che stavano osservando poco prima. Fece un ghigno mentre le infilò disinvolto nelle tasche dei pantaloni e ritornò con non curanza verso la sorella che stava blaterando qualcosa sull''impugnatura piccola di una magnum.
«Ho trovato qualcosa per te» la distrasse da quella scena la sua dama. Il seminterrato assomigliava ad una sorta di vecchia grotta, seguì Koraline lungo una piccola nicchia scavata nelle mura. «Ecco» le indicò la piccola parete rimasta in penombra, Skye dovette avvicinarsi parecchio per capire di cosa si trattasse.
Lì, appoggiate sopra ad una mensola stretta, c'erano due coltelli. Abbastanza lunghi e appuntiti da essere letali ma più corti della lama di una spada e della maggior parte delle sciabole che aveva mai visto.
«Che ne sapevi...» biascicò afferrando le piccole due else.
«Dimentichi che ogni volta che io e Ginevra ti aiutavamo a vestirti avevi sempre quella dannata sciabola attaccata alla giarrettiera?!» sbruffò come se proprio in quel momento la vedesse davanti agli occhi infine il viso dell'amica cambiò celere, batté le palpebre più volte e si rattristò. Skye ne conosceva bene il motivo, perché aveva appena nominato il nome di Ginevra. Sentì anche il suo umore calare a picco, come se si fosse appena lanciata da delle vette altissime. D'altronde negli ultimi tempi accadeva spesso di avere sbalzi simili.
Ginevra.
Chissà se...
«Ehi, voi due. Non abbiamo tutta la notte a disposizione» le richiamò George, indicandole le scale che li aveva appena condotti in quel seminterrato. «Meno mostri, meno la gente pensano che tu abbia» cantilenò la sorella mentre usciva da quella specie di grotta.
Attese che tutti uscissero e chiuse con un lucchetto la porta, quando notò lo sguardo inquisitorio di Skye le spiegò «Chiudo per Jack sai...è ancora un bambino» immaginò comunque che quel ragazzino conoscesse molto bene l'attività clandestina della madre. «Nessuno ha mai sospettato di questo posto! che bel paese per farsi ognuno gli affari propri, non trovi?!» cinguettò e qualcosa nel suo tono le fece pensare fosse una domanda retorica. Skye non rispose, anche perché non sapeva bene cosa dire al riguardo. Si limitò a seguirla mentre la sorella di George le accompagnò dentro un'altra enorme stanza.
Appena entrarono, distolse gli occhi dai capelli gonfi della donna e li concentrò subito verso i grossi armati che circondavano tutte e quattro le mura. Essi erano aperti e centinaia di grucce accatastate tra loro reggevano vestiti di ogni genere.
«Piano B» spiegò Cami aprendo meglio tutte le ante per mostrare il contenuto. «Nel caso non riuscissi a vendere le armi mi rimane pur sempre questo. E viceversa» le indicò un paio di tute appese su uno dei ganci accanto alla finestra. «Scegliete pure quella che più vi aggrada» borbottò infine, accedendosi un'altra sigaretta e fumando dentro alla sua stessa dimora.
Tuttavia nessuno si mosse, almeno fin quando George non li spronò dicendo «L'avete sentita no?! scegliete i vostri vestiti!» Cal fu il primo ad annuire e iniziare a frugare in uno degli armadi adiacenti. Koraline invece si imbronciò. «Vestiti per cosa scusa?» incrociò le braccia al petto arricciando il naso di fronte a quei tessuti.
«Per combattere, cos'altro se no?» brontolò George alzando gli occhi al cielo e abbassandoli svariati secondi dopo, come se stesse cercando di radunare tutta la pazienza del mondo. Poi anche lui lasciò stare il discorso e si dedicò alla ricerca di abiti nuovi da indossare.
Ironia della sorte Skye aveva combattuto molte volte. Era un soldato. Eppure non aveva mai scelto lei stessa dei vestiti da indossare durante le sue battaglie.
In quell'occasione invece ne aveva l'opportunità.
Ci mise più tempo di quanto era disposta ad ammettere a scegliere ciò che avrebbe indossato dall'indomani in poi.
Cal insieme a George erano davanti ad uno specchio, avevano provato diverse tute e facevano gesti teatrali davanti al proprio riflesso per costatare l'agibilità dei propri movimenti.
Koraline invece li guardava annoiata e criticava ogni tessuto, facendo scivolare distratta l'indice sulle grucce alla sua destra, scostando cosi un centinaio di vestiti, senza sceglierne mai uno.
Dopo quasi un'ora, nonostante avesse arricciato le labbra almeno un'infinità di volte, riuscì comunque a scegliere una tuta aderente blu notte. Un colore molto simile ai suoi occhi.
Lei invece provò a nascondere l'insolita felicità di poter scegliere almeno una volta la sua divisa. Contro le proteste di Koraline, decise di prendere una maglia a maniche corte che possedeva due tasche laterali lungo le costole. Pensò di metterci i pugnali. Era di colore nero ma le tasche invece erano di un colore più chiaro, più tendente al grigio.
Da accostare sotto afferrò un paio di pantaloni cargo scuri con i tasconi, simili a quelli che aveva indossato al Villaggio.
Guardò infine le scarpe ed evitò accuratamente di scegliere degli scarponi.
Le ricordavano troppo quelli che lei stessa aveva gettato qualche mese prima nelle fiamme del falò.
Optò per degli stivaletti alti fini al ginocchio dalle suole basse. Tenevano ben ferme le sue caviglie, questo la convinse a sceglierli. Inoltre la suola bassa priva di tacco avrebbe camuffato la sua presenza ed evidenziato meno il rumore dei suoi passi.
Anche Koraline scelse un paio di scarpe simili, e con sua sorpresa, sentì l'amica affermare che almeno quelle erano carine. Nonostante non fossero del colore che aveva sperato.
Poco dopo, tutti si stavano cambiando sparsi in diverse stanze. Eccetto la sua dama perché appena aveva provato a chiudere la porta della prima camera vuota che aveva trovato lungo il corridoio, lei ci aveva conficcato in mezzo un piede, impedendole di chiudere l'anta. Poi sotto al suo sguardo emblematico era sgattaiolata dentro. Koraline non le diede spiegazioni, optò per cercare di fare finta di niente ed iniziò a spogliarsi dalla felpa che lei stessa le aveva dato. Osservando la sua schiena nuda, Skye pensò che forse anche lei sentiva la sua stessa necessità di starle costantemente vicino, come se solo in quel modo avrebbero potuto non perdersi di vista ancora.
Guardò la sua dama affondare la testa nel colletto della tuta, e capì che Koraline in quel momento non aveva più niente.
Se non lei.
Alcune cose però non andando dette. Sebbene dimostrate. Non c'era bisogno di dirle quanto le voleva bene e quanto le era grata di essere andata con uno sconosciuto fino a Dover soltanto per rivederla e accertarsi che stesse bene.
Skye voleva dimostrare tutto ciò che provava con lei, e l'avrebbe fatto proteggendola. E anche se i suoi fratelli erano morti nel tentativo di farlo, lei li avrebbe onorati continuando a farlo al loro posto.
Sospirò affranta e si velocizzò a cambiarsi quando sentì le voci ritornare nel corridoio. Poco dopo, lei, la sua amica e Cal erano di nuovo fuori da quel portone inconsueto, proprio sul ciglio della strada ed erano immersi nella nebbia delle campagne vicine.
Probabilmente se un auto avesse sfrecciato lungo quella stradina semi sterrata, dubitava li riuscisse a scorgere.
I tre stavano guardando George salutare il nipote che intanto si era svegliato e la sorella. Li salutava con estremo vigore, parlottavano come se niente fosse, forse per nascondere il fatto che il fratello stesse ripartendo per una missione suicida. Probabilmente quello era il loro modo di fare, di affrontare le cose.
Davano per scontato di potersi rivedere presto.
Eppure entrambi sapevano non fosse cosi semplice.
Forse Cami lo salutava in quel modo per il figlio, oppure non le piaceva mostrare i propri sentimenti. George d'altro canto voleva indubbiamente evitare di arrecare ulteriori preoccupazioni ai due.
Quando infine si scambiarono un abbraccio veloce, George li raggiunse sfoggiando quel suo solito ottimismo.
La sorella invece, afferrò Jack per le spalle e lo trascinò dentro al cortile, non lanciando più nessuno sguardo nella loro direzione. Come se stesse provando a cancellarsi dalla mente quella scena. Quella di ritrovare suo fratello soltanto per perderlo di nuovo.
Evidentemente però lo conosceva abbastanza da non averlo pregato di rimanere.
Forse per orgoglio o forse no.
Nel guardarli separarsi di nuovo, Skye ebbe conferma di una cosa: semmai avrebbe ritrovato Yuri, avrebbe desiderato non separarsi mai più da lui.
Ma purtroppo la vita non era sempre cosi facile.
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