44. Il Colore della Guerra

Erano stati tutti radunati da George nel corridoio centrale della Trincea. L'atmosfera era pesante, carica di tensione, come l'aria quasi elettrica prima di un temporale.

Abbassò lo sguardo su Koraline, che le stava accanto. Il viso della ragazza era tirato, e i suoi occhi restavano fissi sulle sue scarpe, come se temesse di incontrare lo sguardo di qualcuno, in particolare di Cal. Lui era a pochi metri di distanza, e continuava a guardarla furtivo. Anche Ginevra, dall'altra parte del corridoio, aveva lo sguardo su di lei, chiaramente preoccupata. Le sue labbra si mossero in un sussurro muto, mimando un "Che ha?" verso Skye, che si limitò a scrollare le spalle, impotente.

Le due file che avevano formato quella mattina si fronteggiavano, separate solo da un piccolo passaggio dove Joseph continuava a camminare.
«Undici» dichiarò infine l'omone, alzando la voce per farsi sentire anche da George, ovunque fosse.
Lo guardò accigliata, e notò che anche gli altri lanciavano occhiate curiose. Immaginò che nessuno ancora sapeva il motivo esatto per cui erano stati tutti radunati.
«Ci dai delle spiegazioni, o cosa?» sbottò Lama, già spazientita. Giun, al suo fianco, arricciò le labbra e iniziò a studiarsi le unghie, come se in quel posto ci fosse qualche speranza di mantenerle in ordine.
Finalmente George apparve, reggendo tra le mani un grosso scatolone consumato.
«Eccoci qui», sospirò, posando il carico a terra con un tonfo sordo, proprio al centro delle due file.
Gli sguardi di tutti si allungarono verso la scatola, cercando di carpire qualche indizio sul contenuto, ma George fu rapido a dissipare la curiosità generale. «Questo qui...» iniziò, affondando le mani nella scatola per estrarne una piccola pistola arancione. Sembrava innocua, come un giocattolo, uno di quelli che Cal e Skye avevano usato da bambini per simulare battaglie senza fine. Ben diverse dalla loro nuova quotidianità.
«È un lancia razzi» terminò, rigirandoselo tra le mani.
Ronald borbottò un: «E lo spariamo nel culo di Gerald?» scatenando una piccola risata generale.
«Magari» rispose l'omone, sorridendo complice e prendendo seriamente quell'ipotesi, come se l'idea non fosse poi così malvagia.
Joseph, senza dire una parola, strappò l'aggeggio dalle mani dell'amico e lo passò agli altri, affinché potessero osservarlo meglio. «Distribuiremo un lancia razzi per ogni coppia» spiegò, estraendo altre piccole pistole dalla scatola. «Ogni squadra avrà un colore diverso. Così, se qualcuno è in difficoltà, potrà sparare il razzo per chiamare soccorso» Wave annuì, visibilmente compiaciuto. «È un'ottima idea» disse, ma poi aggiunse, con un sorriso sarcastico: «Fatico a credere che l'abbia elaborata uno di voi» in contemporanea gli occhi di George e Joseph si incupirono ma Dan intervenne rapidamente.
«È un errore infatti! Perché è stata proprio una mia idea» si pavoneggiò, sgusciando tra di loro e scegliendo un lancia razzi. «Io scelgo...il verde» dichiarò, sventolando l'oggetto in aria come un trofeo. Si rimise in riga con un sorriso soddisfatto.
«Prima di scegliere i colori, dovremmo innanzitutto formare le squadre. Visti quanti ne siamo direi di fare dei gruppi da quattro, più o meno» suggerì il superiore, cercando di riportare un po' di disciplina.
«Un'altra ottima idea» mormorò Wave, senza più sarcasmo. L'americano incrociò lo sguardo di Skye, dall'altra parte della fila, ammiccò e si aprì in un sorriso largo.
Evidentemente le parole appena riferite da Saleem avevano irritarono in qualche modo Icaro, che al suo fianco grugnì severo, i muscoli della mascella si fletterono come delle corde pronte a spezzarsi. Tra lui e Saleem c'era sempre stata tensione, e ogni volta che si trattava di organizzare qualche piano, oppure le squadre, la rivalità tra i due esplodeva in conflitti latenti.
Cal, rompendo il silenzio calato, fece un passo in avanti. «Io starò con Koraline e George» dichiarò, gettando uno sguardo risoluto sui due. Koraline trasalì appena quando sentì pronunciare il proprio nome.
«Sono la prima scelta a quanto pare» scherzò George, ma quando il suo sguardo si posò sulla dama, il sorriso svanì con la stessa velocità con cui era apparso. Ricordava bene che era stato proprio lui a trovare Koraline dopo l'incendio di Nuova Capitale. L'aveva portata in salvo dopo che i suoi fratelli si erano sacrificati per lei. Da allora, non aveva mai smesso di sospettare che George nutrisse per la dama un affetto speciale, qualcosa che andava oltre la semplice preoccupazione. Sembrava quasi che sentisse la responsabilità di proteggerla, di prendersi cura della ragazza per onorare ciò che i due fratelli avevano fatto.

«Fuori discussione» ribatté aspramente il superiore, con una voce che non ammetteva nessuna replica. «Siete entrambi troppo inesperti. Non potete contare solo su George perché cosi facendo vi metterete tutti in seria difficoltà» Cal non si lasciò intimidire. «Mi sono allenato duramente in queste settimane» si difese, ma lo sguardo truce di Saleem gli gelò la replica in gola.
«Non è abbastanza» sottolineò perentorio. Koraline, però, sembrava sull'orlo dell'esasperazione. «A nessuno interessa la mia opinione, a quanto pare» borbottò, incrociando le braccia e fissando di nuovo il terreno, come se le sue scarpe fossero l'unico punto interessante della scena.
Saleem fece un passo avanti, osservando attentamente i due. «Verrò anch'io con voi» sentenziò tra i denti. «Vi servirà tutto l'aiuto possibile» fissò infine proprio Skye, con occhi neri e penetranti, simili a carboni ardenti. «Conviene che tu ora faccia la tua scelta» le sue parole furono come una frustata in pieno viso. Da un lato c'era Icaro, che non l'avrebbe mai lasciata andare senza prima combattere; dall'altro, Saleem, il suo superiore, che non avrebbe accettato un semplice rifiuto. Era intrappolata tra la loro stupida rivalità.
«Non c'è nulla da decidere. Lei verrà con me e Maicol» intervenne Yuri, lasciando scivolare un braccio intorno al suo busto e tirandola contro di sé in un gesto che voleva sembrare protettivo, ma che a lei parve eccessivo. Nonostante il suo tentativo di mantenere il controllo, il calore le salì immediatamente alle guance, arrossendo involontariamente. Lo fissò con occhi truci, chiedendosi se fosse davvero necessario tutto quel teatrino.
Appena alzò lo sguardo verso di lui, vide un mezzo sorriso calcolatore stampatogli in faccia, quasi lo sfidasse sfidasse.
Come sempre, ogni movimento del Re sembrava attentamente pianificato, come se stesse giocando una partita a scacchi e avesse appena fatto la sua mossa.
Saleem, che aveva osservato tutta la scena con crescente irritazione, digrignò i denti, era pronto a controbattere, quando Ronald s'intromise. Con un gesto deciso, le passò un braccio intorno alle spalle e la tirò via dalla presa di Yuri, come se avesse deciso di risolvere lui la questione una volta per tutte.
«Tra i due litiganti, il terzo gode. Lei verrà con me» annunciò, guardando Yuri e Saleem con una sfacciata superiorità. «Non abbiamo tempo per i vostri drammi sentimentali. Sarà meglio per tutti se lei starà lontana da te» disse, puntando un dito accusatore verso Saleem, e poi, senza esitazione, lo fece scivolare verso l'amico. «E da te» finì, senza lasciare spazio ad ulteriori dibattiti.
Saleem fece per avanzare, il volto macabro, ma prima che potesse dire una singola parola, Wave si fece avanti al centro del corridoio, la sua figura alta attirò l'attenzione di tutti.
«E prima che tu possa dire di non fidarti di lui» lo anticipò, riferendosi all'astio che Saleem nutriva verso il rossiccio al suo fianco «Andrò anch'io con loro» Lama si aggregò subito dopo con un sorrisetto affilato sulle labbra «Ed io».
Il superiore contrasse la mascella, e un lungo, esasperato sospiro gli sfuggì dalle labbra. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che avrebbe voluto controbattere, imporre la sua autorità, ma infine anche lui dovette ammettere che forse, per questa volta, era meglio lasciarla andare.
Se non altro, quei tre si sarebbero potuti concentrare sulla battaglia senza le distrazioni dovute alla loro situazione sentimentale.

Icaro, invece, non riuscì a reprimersi. Si voltò rude verso Ronald, che ancora stringeva Skye, e il suo sguardo sembrò celare una miriade di frecce appuntite, tutte pronte a trafiggerlo sul posto.
«Che c'è?» chiodò il soldato. «Sei stato tu, dopotutto, a dirmi che dovevo proteggere la mia Regina, ancor prima di te» si giustificò, mimando con le mani un gesto di virgolette, come a ricordargli un vecchio discorso che avevano affrontato innumerevoli volte.
La replica di Icaro fu un ringhio contenuto. «Magari avresti potuto farlo anche quando il Villaggio l'ha rapita» la voce era carica di un tipo di rancore che si sedimenta con il tempo e non svanisce facilmente. Era chiaro che non aveva mai perdonato Ronald per la decisione di quel giorno, quando aveva scelto di portare in salvo lui, anziché lei, lasciando che la catturassero. Tuttavia Skye era ancora grata al soldato per quella scelta fatta.

«Ormai è deciso, andrò con loro» proruppe lei, chiudendo categoricamente quel discorso. «Tu faresti meglio a concentrarsi su Maicol» lo liquidò Ronald, il suo sguardo si spostò proprio su di lui, che stava pregustando quella scena con quel solito sorrisetto sghembo. La sua mano si contrasse istintivamente, trattenuta solo dal sottile filo del controllo, che fin troppo volte rischiava di perdere quando si trattava di quell'uomo.
«Bene» concluse Maicol, con un sorriso ancora più ampio. «Direi quindi che mi sono ritrovato nella squadra con Yuri e Giun, proprio come ai vecchi tempi» Giun si avvicinò a lui, prendendolo sottobraccio. I suoi occhi brillarono di malizia mentre scoccava un sorriso seducente verso Yuri e subito dopo uno provocatorio a Skye.
«Non è proprio corretto perché preferisco venire anche io con voi» vociò Joseph, avvicinandosi a Maicol e rivolgendogli un sorriso amichevole, che celava anche tutta la sua diffida nei suoi confronti.
Miracolosamente si sentì più serena grazie alla presenza di Joseph con loro.
«Ce l'hai voluta tu» la sfidò Yuri, eppure, lo sguardo che le rivolse lo tradì. Nei suoi occhi c'era una supplica nascosta. Era evidente che Yuri faticava ad accettare l'idea che si separassero ancora.
Ma erano in guerra. E non c'era più spazio per i drammi personali, per stupide gelosie oppure rimpianti. Nonostante avesse il perenne desiderio di stargli accanto, doveva anche pensare alla missione. Dovevano concentrarsi su Gerald.
«Divertiti» esordì lei, voltandosi bruscamente. Si diresse verso Wave, seguita a ruota da Ronald, cercando di ignorare il tumulto di emozioni che la stava consumando. Yuri la fissò per un attimo di troppo, come se volesse fermarla, ma alla fine non fece nulla, anche se una piccola parte di lei ci sperò fino all'ultimo.
Anche il Re, con una nuova compostezza calcolata, si unì a Maicol e Giun, mentre Cal e Koraline, quest'ultima palesemente intenta ad ignorarlo, raggiunsero George e Saleem.
«Dunque direi che noi...» Pierre lanciò un'occhiata vagante, valutando le opzioni rimaste, ma le alternative ormai erano esaurite.
«Dopotutto, non è una novità stare in squadra insieme» ammiccò Dan, avvicinandosi con un'aria divertita. Quando i suoi occhi si posarono su Ginevra, quest'ultima sembrò rimpicciolirsi sotto il suo sguardo inquisitore. «C'è solo una novità a quanto vedo» aggiunse sorridente, studiando la ragazza con attenzione, come se fosse un'anomalia da esaminare.

Nel frattempo, Tariq, Zaid e Greg si unirono al trio, e Skye provò un moto di dispiacere per la sua amica, circondata da presenze alquanto...esuberanti.

George, impaziente, sbuffò. «Ed ora che le squadre sono fatte, scegliete il vostro dannato colore» estrasse un'altra piccola pistola dalla scatola. «Quello della mia squadra» si interruppe per guardare Saleem, Koraline e Cal, già radunati intorno a lui «Sarà il rosso» con una rapida occhiata, consegnò loro l'arma e si fece da parte per permettere agli altri di fare lo stesso.

Ronald e Wave si avvicinarono ad essa, frugando tra i colori. Dopo qualche istante, Ronald annunciò: «Il nostro sarà viola» fu poi il turno di Joseph e Yuri, quest'ultimo si prese qualche secondo in più, studiando la scatola consumata e le ultime due scelte prima di fare la sua. «Il nostro dunque sarà il giallo» afferrò la pistola e scambiò uno sguardo complice con l'omone al suo fianco.
Lasciando dunque l'ultimo colore, il blu, nel cartone.
Skye prese rapidamente nota delle assegnazioni:

Dan, Pierre, Ginevra, Zaid, Greg, e Tariq avevano il verde (che era stato scelto già in precedenza da Dan).
Saleem, George, Koraline e Cal invece il rosso.
Yuri, Joseph, Maicol e Giun il giallo.
Mentre lei, Wave, Ronald e Lama il viola.

Le squadre erano ormai pronte, ma nessuno sapeva ancora per cosa.
«Era soltanto per precauzione, o questi lancia razzi serviranno presto a qualcosa?» domandò Lama, dando voce al pensiero che sembrava serpeggiare tra chiunque. A quelle parole, il chiasso si spense all'improvviso. Perfino i tre vecchi garzoni della stalla, che di solito se ne stavano per conto loro a fare chiasso, smisero di parlare e si voltarono con sguardi curiosi verso Joseph e George, i due che avevano deciso di radunarli quella mattina.

Il silenzio calò come un velo. Skye poteva sentire chiaramente il rumore del respiro spezzato di George e l'inghiottire nervoso di Joseph. Passarono la pistola rossa a Saleem, che la ripose in uno dei tasconi posteriori con gesto rapido e meccanico.
«In effetti... ci sono delle novità» iniziò George, con un tono più cupo del solito. «All'alba, dalla torretta, abbiamo avvistato dei movimenti lungo l'orizzonte» aggiunse Joseph, la cui stanchezza era evidente nei capelli scompigliati e nelle occhiaie scure sotto gli occhi. Skye intuì subito che era stato proprio lui a fare la scoperta durante il turno di guardia.

«Che tipo di movimenti?» indagò Pierre, con una nota di tensione nella voce. Si poteva quasi percepire il rapido lavorare della sua mente mentre cercava di capire la gravità della situazione.
«Nemici» specificò, con uno sguardo che non lasciava spazio a dubbi. «Non possiamo permettere che scoprano la Trincea» continuò George. «Per questo dobbiamo deviare il loro cammino e, per farlo...»

«Ci sarà bisogno di uno scontro» concluse Lama bruscamente, anticipando ciò che tutti ormai avevano ben capito.

Yuri, con un'espressione pensierosa, prese la parola. «Ma se decidessimo di attaccarli qui, Gerald manderà subito altre truppe in questa zona, sospettando della nostra presenza»
«Sì, ma guadagneremo tempo per prepararci» intervenne Saleem, la voce ferma, come se avesse già calcolato tutti i rischi e i benefici in cosi poco tempo.
«Prepararci a cosa?» domandò timidamente Ginevra, quasi in un sussurro lieve. Pierre si avvicinò a lei, prendendole delicatamente la mano in un gesto di conforto, ma il suo volto era teso.
La risposta arrivò, spietata e senza mezzi termini, dalle voci unite di Saleem e Maicol. «Alla guerra»

Tutti sapevano che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi, ma nonostante gli allenamenti e la Trincea, nessuno era davvero pronto per ciò che stava per accadere.

Skye si permise di rivolgere lo sguardo verso il suo Re, che, ora fronte a lei, seguiva con attenzione la conversazione tra gli altri, riflettendo sulle mosse e contromosse da adottare. Si prese tempo per osservare i suoi capelli corvini, leggermente più lunghi del solito, incorniciare un volto dai tratti marcati e perfetti. La sua mascella squadrata e le linee del viso sembravano scolpite, mentre le lunghe ciglia incorniciavano il colore quasi illegale dei suoi occhi: un verde sconfinato che avrebbero fatto invidia a tutti i bellissimi prati di Dover.

Come se percepisse il suo sguardo, i suoi occhi si volsero a lei e, mettendo fine al battibecco di poco prima, le rivolse un sorriso malizioso. Per un attimo, l'ansia per lo scontro imminente svanì in secondo piano. Il ricordo vivido della notte precedente, di come lui l'avesse legata e sedotta si fece strada nei suoi pensieri, colorandole le goti.

Proprio come se intuisse il flusso dei suoi pensieri, Yuri accentuò il suo sorriso, facendo spuntare una fossetta deliziosa e incredibilmente attraente.
"Va tutto bene, mia Regina" le mimò con una dolcezza che le riscaldò il cuore. Lei annuì, convinta e incredibilmente pronta a qualsiasi scontro.

«Dunque, se li avete visti questa mattina...non ci vorrà molto tempo affinché passino di qui» ragionò Ronald, spezzando il contatto visivo tra i due. Yuri si voltò per riconcentrarsi sulla discussione, le sue espressioni ormai serrate.

«Dovremmo partire a breve» dichiarò.
«Prenderemo i cavalli» aggiunse qualcuno.
«Dobbiamo indirizzarli da qualche altra parte prima» osservò un altro, contribuendo al crescendo di voci e strategie.

Mentre tutto gli altri si organizzavano, Skye lasciò a loro le manovre strategiche; in quello non era mai stata molto brava. Diciamo che era più un tipo...fisico. Così, raggiunse Koraline, rimasta in disparte, la cui presenza era stranamente silenziosa.

«Ehi» la richiamò, appoggiando la schiena alla parete di terra e sabbia dietro di sé, imitandola.
«Ehi» ripeté quest'ultima, monocorde e un po' distante.
La scrutò, notando il suo viso pallido e gli occhi cerchiati dalla stanchezza. «Ti va di parlarne?» Non le chiese come si sentiva; già sospettava che non fosse in ottima forma. La dama lanciò uno sguardo al resto della squadra, intenta a dialogare, e la invitò più in disparte, verso una zona più tranquilla dove quella pianificazione non poteva raggiungerle.

«Tu e Cal... avete avuto modo di confrontarvi?» chiese, senza troppi giri di parole. Koraline la guardò con i suoi bellissimi occhi blu, perfettamente abbinati alla tuta che portava, quella scelta nella cantina della sorella di George.

«Non ne ho avuto il coraggio» riconobbe dopo un attimo di riflessione, il tono della sua voce carico di esitazione. «Tu come hai fatto? Come riesci a parlare con chi ti ha ferito?» cercò in lei dei consigli, anche se sapeva di non essere la persona più adatta a fornire quelle risposte.
«Io...» si spense, il pensiero confuso. «Ci provo, se ne vale la pena. E credo proprio che Cal ne valga» quella non era una situazione comoda, tutt'altro. Ma nonostante l'amico l'avesse tradita collaborando con Maicol, non riusciva ad avercela con lui, soprattutto ora che la guerra era dietro alle porte.
«Come puoi accettare ciò che ci ha fatto?» le sentì ancora dire, sul viso della dama non lesse solo afflizione, ma anche una lotta interiore. Voleva perdonarlo, ma non sapeva ancora come fare. «Non riesco nemmeno a parlargli senza scoppiare a piangere» ammise. «E lei non è da meno» il suo sguardo si diresse verso Ginevra.

«Forse riesco a perdonarli perché anche io, a mia volta, ho tradito. Pur non volendolo fare» ragionò, ripensando a quanto avesse cercato di soffocare i sentimenti che provava per Yuri, piuttosto che ammettere di essersi innamorata del cugino di Saleem, nonché del suo peggior nemico.
«E credimi, ho sofferto io stesso per questo. Spesso si crede che chi tradisce sia quello che soffra di meno in una relazione...ma non sempre è così. Chi tradisce, a volte, è tenuto a fare i conti con se stesso...so che Cal ti ha ferito. Ma concediti del tempo, soprattutto se vuoi perdonarlo. Sta a lui aspettarti o meno» la dama annuì flebilmente, il suo sguardo si abbassò, come se le parole di Skye le avessero dato una piccola spinta verso un'ulteriore riflessione. «E se lui non volesse aspettarmi? Se decidesse di andare avanti senza di me?»
«Allora sarà un suo errore» rispose, cercando di infonderle un po' di coraggio.
Koraline alzò gli occhi, incontrando lo sguardo sincero dell'amica. «Grazie, non so cosa farei senza di te in questo momento» l'attirò in un abbraccio fugace e quando la sua amica si distaccò, notò il modo in cui nascondeva lo sguardo emozionato, cercando di evitare che le lacrime sfuggissero via.
«So che non dovrei chiedertelo ma...» si morse un labbro, alzando di nuovo lo sguardo verso Ginevra che continuava a guardarle da lontano, con una tristezza evidente. «Con lei? Le parlerai mai?» chiese.
«Non lo so...credo che dovrei, prima o poi. Ma non sarà facile» rispose evasiva.
«Mi duole dirti questo...Ma forse, non avremmo altro tempo a disposizione» affermò, prima di fare lei il primo passo in avanti e dirigersi verso l'altra dama. Ginevra in un primo momento sembrò sorpresa di notare che si stesse dirigendo proprio verso di lei, ma poi cercò di rilassarsi, anche se rimase tesa come chi si stava per tuffare in un mare ghiacciato.
«Ciao» proruppe Ginevra con una voce debole, che tradiva quanto fosse delicata la sua anima. Anche se nelle ultime settimane aveva affrontato una miriade di sfide che l'avevano temprata, il suo cuore rimaneva uguale a prima, irrimediabilmente tenero.

Era proprio per questo aspetto della sua amica che Skye faticava a credere che le avesse mentito per mesi riguardo a Maicol e alle sue abitudini che aveva definito violente. L'uomo non l'aveva mai toccata, neppure con lo sguardo. E sebbene sapesse non fosse un santo anzi, l'esatto opposto, era difficile per lei credere che fosse mai stato così infimo come Ginevra invece aveva voluto far credere in passato.

Tuttavia comprendeva il motivo per cui l'aveva fatto. All'epoca temeva che Skye non avrebbe mai accettato di collaborare con Icaro, e che l'avrebbe sempre continuato a vedere come un nemico, ignorando quanto in realtà tutti gli altri fossero pericolosi, a partire dallo stesso Maicol e Constance.
Aveva intuito che l'amica avesse agito in quel modo unicamente per il bene di tutti. Dunque non voleva sprecare altro tempo portando rancore o evitando di parlarle. Così, senza pronunciare una parola, l'attirò a sé.

Non era mai stata brava con le parole; perfino con Yuri ci aveva messo un bel po' a rivelare i propri sentimenti. Ma con quell'abbraccio, voleva trasmettere tutto il calore possibile. Era come se desiderasse che Ginevra ascoltasse i battiti frenetici del suo cuore e capisse quanto le volesse bene, quanto non esistesse torto che l'amica potesse commettere da rendere tutto imperdonabile. Finché si sarebbero tenute strette in quel modo, era certa che non si sarebbero mai potute separare.

D'un tratto, però, le dita fragili dell'amica, che nel frattempo si erano adagiate attorno alla sua vita, si allentarono. La vide fare un passo indietro, con un'espressione confusa dipinta sul viso. Si allarmò, e quando si voltò per capire cosa stesse succedendo, vide Koraline.

L'aveva seguita. La dama dagli occhi blu si avvicinò e, appena aprì bocca, scoppiò in un fiume di lacrime irrefrenabile. «Non farlo mai più» singhiozzò. La fragilità della sua voce risuonò in cuor suo come un grido disperato, e fu subito avvolta dalle braccia esili di Ginevra, che accorse subito da lei. «Scusami» ripeté, le parole soffocate.
Skye rimase immobile, osservando la scena che si svolgeva davanti con una strana sensazione di sollievo. «Non farlo mai più» ripeté ancora Koraline, in un pianto scosso da violenti singhiozzi che spezzavano ogni sua parola, mentre si aggrappava disperatamente a l'altra. «Scusami, non volevo ferirti. Non volevo ferire nessuna di voi in realtà» ammise Ginevra, mentre il dolore della sua amica si riversava su di lei.

In quel momento, nel bel mezzo della preparazione alla guerra, circondate dalla polvere e dai suoni lontani degli altri che si preparavano per lo scontro, le tre donne si trovavano unite come mai prima d'ora. Le parole risultavano superflue; nei loro cuori sapevano che, qualunque cosa fosse successa, l'una avrebbe sempre avuto l'altra.

E quella era una forza che nessun nemico avrebbe mai potuto privarle.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top