43. Il Piacere Del Controllo

Angolo Autrice:
Salve a tutti! Sono qui per avvisarvi che questo sarà un capitolo molto spicy 🌶️🌶️ ci saranno scene esplicite e forti, per i più sensibili conviene evitare e saltare questo capitolo.
Tuttavia, ve lo consiglio, perché penso sia un capitolo molto bello in realtà. Poi vi spiegherò, ammesso che non ci arriviate prima voi 😉😉




Il sole era calato da un po' e i rumori provenienti dal corridoio centrale, dove tutti erano radunati per la cena, formavano un sottofondo costante, quasi rassicurante nella monotonia della vita in trincea. La luce fioca delle batterie quasi scariche tremolava contro le pareti compatte, creando ombre irregolari.

Skye, sempre più stremata dal peso di una giornata interminabile, camminava lungo il corridoio con passi lenti e pesanti. Ogni movimento sembrava trascinarle via l'energia residua, mentre il pensiero di dover affrontare nuovamente il metodo di Ronald e Pierre il giorno dopo la spazientiva. Dentro di sé, si ritrovava a desiderare con disperazione che quella dannata guerra fosse già finita e che tutto fosse solo un brutto ricordo.
Con un sospiro frustrato, arrivò alla sua stanza. Aprì bruscamente la porta ma solo il vuoto l'accolse, non c'era nessuno.

«Chi cerchi?» Una voce calda e profonda le solleticò la nuca. Si voltò di scatto, trovandosi di fronte a Yuri. Non si era accorta del suo arrivo.

«Proprio te» abbozzò un sorriso che lui non ricambiò. I suoi occhi verdi, solitamente brillanti, sembravano oscurati come una tempesta in procinto di scatenarsi. Il suo sguardo scivolò su di lei, prendendo nota di ogni dettaglio, fino a fermarsi sui suoi polsi.
Il suo viso si fece rigido, la mascella contratta, e poté quasi sentire l'ondata di disappunto che lo attraversava. Senza dire una parola, Yuri le posò le mani sui fianchi con una delicatezza che contrastava con la tensione del suo viso, guidandola all'interno della stanza. La porta si chiuse con un lieve clic alle loro spalle, isolandoli dal resto del mondo.

«Ronald e Pierre mi hanno raccontato di questi due giorni» la sua mano si allungò verso i suoi polsi, prendendoli delicatamente tra le mani come se temesse di farle ancora più male. Studiò i lividi che avevano già iniziato a colorarsi in sfumature violacee, il suo sguardo si addolcì appena, ma dietro alla calma apparente, Skye poteva percepire la sua rabbia crescente.
«Non ti eserciterai più con loro» dichiarò infine con una fermezza che non lasciava spazio a discussioni.
Lo guardò sorpresa, accigliandosi. «Ma ancora non sono riuscita a liberarmi» protestò con un tono quasi soffocato dal senso di sconfitta. Non voleva sembrare debole, ma l'incapacità di superare quella prova la faceva sentire tale.
Le sollevò i polsi per un momento, i suoi occhi indugiavano sui lividi ancora una volta. «Questa non è la soluzione» disse. «Non devono metterti alla prova in questo modo. C'è un limite a tutto» la sua presa si allentò.
Abbassò lo sguardo, sentendo una sorta di sconforto crescere dentro di lei. Voleva superare quelle paure, voleva essere forte, ma non era sicura di come riuscire a farlo.
«Ma soprattutto non mi piace questo metodo» rimarcò. Lo fissò perplessa, sentendo il bisogno di capire. «Perché?» la guardò per un lungo momento, come se valutasse se confidarsi o meno. «È molto simile alle punizioni che mio padre mi infliggeva» di fronte a quella dichiarazione il suo cuore perse un battito. Improvvisamente ebbe la voglia di stanare il cadavere del padre e farlo in mille pezzi.
La tensione svanì appena le regalò uno di quei suoi sorrisi che sapeva essere tanto seducenti quanto pericolosi. Era lo stesso sorriso manipolatorio che aveva imparato a riconoscere durante i primi giorni nella tenuta. Era un'espressione che prometteva giochi audaci e segreti inconfessabili, e sapeva che dietro di esso c'era sempre qualcosa di più profondo, qualcosa che stava per accadere.

«Ho un altro metodo da provare» lo guardò in attesa.
Fu solo quando estrasse dalla tasca posteriore una fune attorcigliata che la sua mente cominciò a collegare gli indizi. Il suo sguardo era ritornato a brillare di una luce intrigante.
«E se ti dicessi che queste corde» mormorò, avvicinandosi a lei con una lentezza studiata, fino a quando il suo respiro caldo le sfiorò l'orecchio, facendole scorrere un'ondata di calore dalle spalle fino ai piedi. «Potrebbero essere usate in modi ben diversi?» un'allusione peccaminosa. Quando si distaccò leggermente, si ritrovò a guardare le corde che lui teneva in mano e per la prima volta si rese conto che l'idea di tornare legata poteva suscitare un misto di sentimenti contrastanti ma anche una curiosità che la travolgeva, quasi contro la sua volontà. Era come se, in quell'istante, stesse decidendo se seguire o meno l'angelo più bello nella discesa verso gli inferi.
Serrò le labbra, combattuta tra tentazione e paura, tra desiderio e controllo, un confine che si assottigliava sempre di più.
Non era convinta che permettere a Yuri di legarla fosse la soluzione giusta per superare la sua paura. «Non lo so...» iniziò, esitante.
Ma lui le mise un dito sulle labbra, fermandola. «Non devi avere paura, Skye. Non con me» le ricordò. «Il punto non è la fune. È imparare a fidarti, a lasciarti andare» quel suo modo di parlare la spiazzava sempre. Sapeva esattamente come usare le parole per scavare dentro di lei, come toccare le corde giuste, per quanto delicate fossero.
«Mostramelo» decise infine, porgendogli le mani che non legò. Invece, si chinò, leccando con delicatezza la pelle sensibile dei suoi lividi. La sua lingua scivolò su di essa, e Skye provò scariche di piacere inaspettate, mentre lo sguardo di Yuri rimaneva fisso nei suoi occhi, scrutando ogni sua reazione.

Come poteva provare piacere per una cosa simile?!

Era confusa eppure non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo tentatore. La corda cadde ai suoi piedi mentre lo vide compiere l'ultimo passo che li divideva. La baciò, facendola sentire come un fuoco d'artificio.
Afferrò la sua tuta, aiutandola a spogliarsi, mentre lei faceva lo stesso con lui, rivelando presto il tatuaggio a forma di aquila che marchiava con inchiostro nero il suo petto.
«Chiedimi di smettere ogni volta che vorrai» si premurò di dirle, il tono serio celava anche un pizzico di divertimento. La guardò negli occhi, cercando di garantirle che avrebbe rispettato ogni suo limite. Annuì, anche se un misto di paura e trepidazione le attanagliava lo stomaco.

Con un gesto deciso, riprese la corda e cominciò a legarla attorno a lei, chiudendo l'ultimo nodo sulle sue caviglie con precisione. «Hai paura di non avere più il controllo?» si morse un labbro, incerta. Il battito del suo cuore risuonava fin dentro le orecchie. «Al momento no» rispose, e quel semplice riconoscimento lo fece sorridere, come se avesse già vinto la prima battaglia in un gioco che entrambi stavano cominciando a giocare.

Totalmente legata e alla sua mercé, non poté far altro che osservarlo mentre si posizionava su di lei, avrebbe voluto sbirciare il suo corpo nudo ma lui... «Chiudi gli occhi» ordinò e, nell'istante in cui obbedì, fece scivolare l'indice sul suo ventre. Scivolò su, passando fra i suoi seni, e un fremito di piacere le attraversò il corpo quando il suo dito sfiorò le labbra carnose.
«Lecca» socchiuse le labbra e gli permise di far passare il suo dito all'interno della bocca. Fece girare più volte la lingua su di esso, assaporando non solo il suo tocco, ma anche la sua pelle.

Quando ritrasse il dito, riprese a sfiorarle la sua pelle bollente. Si soffermò all'altezza della sua intimità, un momento che sembrò durare un'eternità, prima di scivolare anche su di essa con un ritmo incredibilmente lento. Sussultò quando si rese conto che le sue dita erano state sostituite dalla punta della sua lingua, i suoi capelli disordinati le solleticavano le gambe che aveva aperto ai lati della sua testa nonostante le caviglie legate.

Ogni contatto con la sua lingua era come un fulmine che le attraversava il sangue, mandandola sempre più a fuoco. Ma ogni volta che quella dolce agonia arrivava sull'orlo del culmine, lui si fermava, attendeva qualche minuto e poi faceva entrare dentro di lei indice e medio, pompandoli intensamente. La sensazione era straziante, ma inebriante. Tolto le dita, riprendeva a muovere la bocca su di lei, tra le sue cosce, leccandola con parsimonia.

Quando si scostò per l'ennesima volta privandole di raggiungere di nuovo l'orgasmo, Skye non riuscì a frenare l'istinto di strattonare con forza le corde che la legavano, desiderosa di liberarsi una volta per tutte. Avrebbe voluto afferrargli i capelli e riportare la sua bocca su di lei, ma quei dannati nodi sembravano negarle ogni possibilità di azione.
Dopo l'inutile tentativo di liberarsi, Icaro alzò gli occhi verdi catturando il suo sguardo con un sorriso malizioso, rendendo quel momento non solo un'esperienza di profonda intimità, ma anche una prova di resistenza.
In quel turbinio di sensazioni, si rese conto che stava scoprendo una parte di sé che non aveva mai osato esplorare. Era un lato che la spingeva verso un richiamo irresistibile che la faceva sentire viva come mai prima. Vagava inebriata da ogni senso mentre lui aveva le redini della situazione in mano e la cosa...era eccitante da morire.

L'afferrò per un fianco, girandola e facendola ritrovare con la pancia e la guancia premuta contro il terreno. Senza alcun preavviso la penetrò, dandole finalmente un senso di completezza. Le portò i polsi legati dietro alla schiena e si resse ad essi per muoversi velocemente dentro e fuori di lei.
«Di più» implorò ansimante, e il gemito che lo attraversò rischiò di portarla definitivamente all'apice.
«È questo quindi quello che si prova» ringhiò, facendole vibrare tutto il corpo in risposta. Si piegò anche lui per passargli la lingua sulla pelle nuda tra le scapole, senza mai abbandonare il ritmo martellante delle sue spinte. «Ad avere il potere su di te» concluse ansante, prima di uscire definitivamente e rigirarla ancora. Rimase per qualche secondo fermo a fissarla, scrutando con avidità tutti i dettagli del suo corpo.

Incapace di liberarsi, si trovò costretta a parlare, ben consapevole che la sua voce tremava e si faceva rauca per l'intensità delle sue emozioni. «Yuri» soffiò, socchiudendo le palpebre mentre lui ritornava ad inginocchiarsi e leccare l'interno delle sue cosce. «Mhm» rispose vagamente.
Le sue caviglie cozzarono e la corda sembrò allentarsi appena.
«Non ce la faccio più, voglio...» si morse il labbro con disperazione. «Cosa vuoi?» la incitò, fingendo disinteresse, ma il suo sguardo tradiva un'eccitazione perversa. «E che...» balbettò in imbarazzo.
Yuri si allontanò dalla sua intimità, leccandosi le labbra in modo provocatorio, e già solo la visione di lui, inginocchiato fra le sue gambe, era sufficiente a far prevalere in lei un desiderio primitivo. Con insuccesso provò di nuovo a rompere quelle dannate corde.
«Ringrazia che non ti ho fatto arrivare tutte le volte che invece mi sono fermato. Ora dimmi cosa diavolo vuoi» disse impaziente, sapendo di avere il pieno controllo della situazione.
«Te» ammise, seppur timidamente.
«Oh, ma per avermi dovrai prendermi» la canzonò, alzandosi e restando immobile, malgrado la protuberanza del suo membro turgido che prometteva molto di più. Un invito seducente, insieme ad una sfida.
«E come faccio?» domandò, mostrandogli i polsi e le caviglie. Lui fece spallucce, come se la situazione fosse irrilevante. «Liberati» rispose semplicemente dando inizio ad un nuovo livello, dove il potere e il desiderio si mescolavano in un gioco sempre più pericoloso.

Provò ad avvicinarsi ma lui si ritirò. «Liberati» ripeté con le pupille completamente dilatate. Con un gesto audace si inginocchiò costringendolo a rimanere incastrato tra lei e la porta. Riuscì a stento a leccargli la punta perché lui indietreggiò quanto possibile. Avrebbe voluto smuovere su e giù la sua lunghezza, ma a causa delle corde che la tenevano legata era impossibile. Per questo si protese in avanti e lo prese completamente dentro alla bocca, riempiendola fin dove poteva essendo che era troppo grande per riuscirci.
In un gesto quasi involontario, le sue caviglie scivolarono l'una contro l'altra, sorprendendola quando sentì le corde allentarsi.
La testa di Yuri cascò all'indietro, scontrandosi con la porta in un suono che si mescolò al suo gemito soffocato. Sentì la sua mano dietro alla nuca e tirò leggermente i capelli per farla retrocedere.
«Giochi sporco» grugnì quando si distaccò, e giurò che in quel momento i suoi occhi fossero completamente neri, privi di iridi, un riflesso della brama che ardeva dentro di lui.
«Parli proprio tu?!» lo schernì, il suo palmo si spostò dai suoi capelli al suo mento per sollevarlo. Esercitò una piccola pressione e si ritrovò a seguire il suo gesto per rialzarsi. Stava per concentrarsi sulle corde ormai allentate della caviglia quando venne piegata in due affinché lui potesse di nuovo penetrarla.
Mentre era piacevolmente intrappolata tra il suo corpo e il terreno sottostante, si dibatté con impazienza contro il restante delle funi. Smaniosa di poterlo toccare ed appagare finalmente ogni sua voglia.
Scoprì un nodo che rivelava una piccola debolezza e i suoi polsi scivolarono leggermente facendo attrito tra loro per sollevare la corda.
Con dei movimenti pacati e precisi, riuscì a sciogliere un nodo e poi l'altro finché le corde non si aprirono, dandole subito una sensazione di sollievo. Yuri si fermò, permettendole di allontanarsi di qualche passo per voltarsi nella sua direzione.
«Sei libera» constatò, ammaliato. Entrambi ebbero bisogno di qualche attimo per realizzarlo del tutto.
«Ora vieni a prendere il tuo premio» la stuzzicò con una voce impaziente di anticipazione.
Si mosse rapidamente, spingendolo indietro finché non si ritrovò con la schiena contro la parete. Il suo corpo si attivò all'istante, facendo scorrere le mani prima sul suo tatuaggio e poi sulla sua schiena, assorbendone ogni cicatrice.
Con una forza inaspettata, lo spinse dentro, mentre sentiva il potere fluirle nelle vene. Yuri si lasciò andare, un grugnito di sorpresa sfuggì dalle sue labbra.
«Skye...» la chiamò con urgenza, vacillando sul confine della realtà mentre lei lo spingeva sempre più in profondità, portandolo verso un'ignota, ma irresistibile, caduta libera verso l'inferno.
«Yuri» mugugnò, seguendolo subito dopo.

Poco dopo era distesa a terra, appagata e crogiolata in un piacere che si era appena frantumato, lasciando al suo posto quasi una sensazione di vuoto. Aprì un occhio e come prima cosa vide la corda da cui si era sbrogliata in un angolo. Ripensando velocemente a tutto, ebbe l'istinto irrefrenabile di scoppiare a ridere.
«Dove l'hai imparato?» domandò come se si fosse appena svegliata da un lungo sogno.
Yuri, completamente nudo e seduto ancora contro la porta, fece un mezzo sorriso lascivo. «Dovrai essere più precisa di cosi» lei fece un cenno verso le corde accantonate.
«Sai cosa intendo. Chi ti ha insegnato a fare...l'amore in questo modo?» faceva difficoltà a frenare la sua immensa curiosità ma non solo. Sapeva che ormai era un'adulta ed era consapevole che lei non fosse la sua prima volta, tantomeno lui la sua. Eppure il pensiero irrazionale che qualcun'altra l'aveva toccato in quel modo, le fece contorcere lo stomaco, questa volta per motivi diversi da quelli precedenti.
«Nessuno» chiarì, distendendosi a terra di fronte a lei. Stava per controbattere ma si arrestò appena vide i suoi occhi. Le pupille completamente dilatate rendevano gli iridi verdi soltanto due cerchi sottili, del tutto inesistenti.
«È stata la prima volta anche per me» ammise facendole subito dopo un occhiolino pigro.
«Ma tu...sapevi perfettamente come muoverti e cosa fare» dubitava che al suo posto lei avrebbe saputo esattamente cosa fare.
«Oh Skye, cosi mi sottovaluti. Quando si tratta di te so sempre cosa voglio fare» alluse. Lei si limitò a bofonchiare qualcosa senza alcun senso prima di voltarsi dall'altra parte, verso la parete.

«Sei riuscita a liberarti» le ricordò, sentì un pizzico di fierezza nella sua voce.
«Beh, preferisco decisamente il tuo metodo piuttosto che quello di Ronald e Pierre» lo sentì ridere e Skye chiuse gli occhi a quel suono.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top