33. Nella Nebbia del Pericolo
Erano passate all'incirca sei ore di cammino quando sentirono il caratteristico ronzio che precede l'intercettazione di una conversazione. Joseph impallidì e, allarmato, estrasse subito una delle radiotrasmittenti sottratte agli uomini di Gerald. Nell'urgenza, la piccola radio rischiò più volte di cadere, sobbalzando pericolosamente tra le sue mani colossali.
«Faccio io» intervenne Saleem, già spazientito dalla scenetta. Afferrò l'arnese a volo e cliccò più volte il pulsante della frequenza finché non trovò quella giusta che aveva meno disturbi.
«Mi sentite?» disse una voce dall'altra parte della radio.
«Arriveremo in vostro soccorso! C'è qualche problema con le vostre radio? Che fine avete fatto?!» imprecò lo sconosciuto.
Skye non riusciva a capire a chi potesse appartenere quella voce: era vissuta, non sembrava di un uomo anziano, ma neppure di uno giovane. Tutti i membri della squadra si riunirono in cerchio intorno a Saleem per cercare di ascoltare meglio.
«Questa notte ci accamperemo ai piedi del Jebel. Entro domani saremo da voi, d'accordo?» avvisò qualcun altro, con voce più stridente. Probabilmente l'uomo pensava di parlare a qualche compagno di squadra, capace di sentirlo ma non di rispondergli. In entrambi i casi, non avevano ancora idea che diffondere informazioni simili poteva essere molto rischioso per gli avversari.
«Il Jebel» ripeté Saleem. «Questo nome non mi è del tutto nuovo...» Le lunghe sopracciglia scure si incurvarono pensierose.
«So dov'è» esclamò Yuri, il suo viso si illuminò. «È un bene sapere che stavamo proprio andando in quella direzione. Se non fosse stato per questa, saremmo andati dritti in bocca ai lupi» informò, indicando la radiolina e girandosi a osservare quella che probabilmente era la direzione che li avrebbe portati dagli accampati.
Il sentiero per loro fortuna era ancora un po' alberato, vivendo lì da parecchi mesi, Skye aveva imparato a distinguere l'inverno dall'estate, quando ai tempi di Parigi o Dover non immaginava nemmeno che ci fosse una distinzione tra le due stagioni. Insomma, per lei il deserto era un luogo dove regnava un caldo perenne. Anche se non era stata molto lontana dalla verità, aveva vissuto sulla sua pelle quelle piccole differenze.
«Dunque, che avete intenzione di fare?» chiese Maicol in tono melodrammatico, mentre i suoi occhi passavano nervosamente da un bivio all'altro.
Davanti a loro si estendevano due piccoli sentieri, come due parallele tracciate nel terreno. Da una parte, il percorso conduceva verso il luogo dove sapevano si trovassero i nemici, una scelta che sembrava pura follia. Dall'altra, una via di fuga, l'opzione che il buon senso avrebbe suggerito, soprattutto a Wave, che già si vedeva lontano da quell'inferno.
Avrebbe senza dubbio scelto la seconda opzione, se non fosse stato per Yuri, che con un'espressione ferma e gli occhi duri come la pietra, interruppe il flusso dei suoi pensieri.
«Non c'è tempo per scappare», disse deciso. «Se non agiamo ora, ci ritroveranno ovunque andremo e saremo presto in trappola. L'unica via d'uscita è affrontarli, qui e adesso.»
Lei deglutì sapendo che Yuri aveva ragione. Non c'erano scelte facili in quel momento, solo il coraggio o no. E mentre l'ombra dei nemici sembrava avvicinarsi, capirono che non avrebbero potuto evitare allungo lo scontro.
«Puntiamo all'accampamento, sperando finalmente di trovare qualche mezzo utile» dichiarò Yuri con risolutezza. Ma le sue parole non ebbero l'effetto sperato.
Wave, che sembrava trattenere a stento la frustrazione, sbottò: «E se poi non avessimo abbastanza armi per contrastarli?»
L'aria si fece ancora più tesa. Saleem, silenzioso fino a quel momento, strinse la mitragliatrice tra le mani, il metallo freddo gli trasmetteva un senso di sicurezza assoluta.
«Sono d'accordo...con lui», disse infine, facendo un cenno verso Icaro. Quelle poche parole bastarono per catturare l'attenzione di tutti. Perfino Wave, che fino a un attimo prima sembrava un vulcano in procinto di esplodere, si calmò, consapevole che Saleem non parlava a cuor leggero, tantomeno se si parlava di Yuri.
«Non possiamo scappare per sempre», intervenne Joseph, annuendo con determinazione. C'era una forza nuova nelle sue parole, una rassegnazione che si stava trasformando in coraggio.
«Così sia allora!» decretò l'omone, senza alcuna esitazione. Si avviò lungo il sentiero che li avrebbe condotti all'accampamento, seguito dagli altri. Ad ogni passo che facevano verso di esso, estraevano lentamente le loro armi, pistole, lame e mitragliatrici vennero impugnate e puntate verso il cielo.
«Al calar del sole approfitteremo del fattore sorpresa per attaccarli, l'oscurità sarà nostra alleata», spiegò Yuri, avanzando per primo con passo sicuro.
«E se qualcosa dovesse andare storto?» chiese Wave, controllando più volte la sua scorta di munizioni.
«Ho tutte le ragioni per credere che nulla andrà storto, con soldati come voi al mio fianco» rispose l'altro, e quelle parole furono sufficienti a dissipare ogni dubbio.
Skye si prese un attimo per riflettere attentamente su quelle parole: "Soldati come voi". Lei stessa aveva attraversato un intero deserto due volte, una sfida che avrebbe spezzato la volontà di molti, eppure non solo aveva resistito, ma era riuscita a raggiungere e salvare Yuri dalla Fortezza, un'impresa quasi impossibile. Wave, dal canto suo, l'aveva accompagnata in una missione suicida alla ricerca del principe Edwin. Erano partiti con poche speranze e, nonostante le ferite e gli ostacoli, erano ritornati insieme al Palazzo, dimostrando che la loro forza risiedeva anche nel loro legame.
Joseph era motivato da una determinazione feroce, nata dal desiderio di vendicare la morte di Finn. Aveva dimostrato più volte di essere un alleato fidato, con una lealtà incrollabile. Le sue abilità nel combattimento corpo a corpo erano invidiabili, tanto da diventare un maestro per le sue dame, insegnando loro nel minor tempo possibile tutto ciò che sapeva di autodifesa e sopravvivenza.
Ronald era un osservatore vigile, con una scaltrezza affinata da anni di esperienza. Non si faceva mai cogliere impreparato e, anche nelle situazioni più critiche, sapeva mantenere il sangue freddo. Quanto a Saleem, la sua fama lo precedeva per una ragione: incarnava la forza allo stato puro. Non aveva più nemici in vita che potessero smentire la sua reputazione, tranne forse uno...Icaro.
Il Re, al contrario, era il cervello del gruppo. La sua forza non risiedeva solo nei muscoli, ma soprattutto nella sua mente acuta. Era strategico, capace di ideare piani ingegnosi e di trovare soluzioni in situazioni in cui altri avrebbero gettato la spugna. Anche se aveva dimostrato di possedere una notevole forza fisica, la sua vera arma vincente era la sua astuzia e la capacità di prevedere le mosse del nemico.
Non c'era nessun anello debole nel loro gruppo, e Skye lo sapeva bene. Tuttavia, l'incertezza che provava verso Maicol non svaniva. Nonostante avesse partecipato a diverse missioni, era l'unico punto interrogativo in una squadra altrimenti impeccabile. Ma alla fine, sapeva che avrebbero dovuto contare su tutti, inclusi i più incerti, per avere una possibilità di successo. Il sole tramontò oltre il sentiero, Il caldo, tuttavia non scomparve con esso, continuando a imperlare di sudore la pelle di tutti loro. Le gambe stanche, i piedi pieni di vesciche e il fiato corto per l'incessante camminare li accompagnarono ancora fino ai piedi del Jebel.
Il Jebel era un'imponente montagna dalle rocce sedimentarie di un rosso acceso, con sfumature vivaci e corrosioni che creavano dune e avvallamenti affascinanti. Skye immaginava che, sotto alla luce del sole, quel paesaggio sarebbe stato spettacolare. Tuttavia, per il resto, non si distingueva molto dagli altri monti che aveva incontrato in precedenza.
I rumori dei soldati accampati non molto lontano li guidavano verso la loro posizione. Risate e piccoli schiamazzi si mescolavano con il crepitio del fuoco, rendendo più facile individuarli e circondarli senza essere scoperti. Ronald, con uno sguardo attento, contò i nemici uno ad uno—erano cinque. Accanto a loro, i quattro cavalli parcheggiati poco distanti rappresentavano una possibile salvezza.
Skye si concentrò sui cavalli, il cuore che batteva forte nel petto. Ogni suono sembrava amplificato, ogni movimento sembrava poter rivelare la loro presenza. Ma i soldati erano ignari, rilassati nella loro apparente sicurezza.
Quando Saleem uscì allo scoperto, diede il segnale agli altri di seguirlo. Forse a causa della loro superiorità numerica o per la sorpresa di quell'attacco fulmineo, riuscirono a mettere fuori gioco i soldati in un lasso di tempo sorprendentemente breve. Il suono delle lame e dei colpi esplose nell'aria e svanì altrettanto velocemente, lasciando solo il silenzio pesante della morte.
Con il sangue ancora fresco che imbrattava il terreno e i cadaveri stesi a terra come bambole spezzate, Skye sentì un'ondata di nausea travolgerla. Trattenne a fatica l'impulso di vomitare, mentre il peso di ciò che avevano appena fatto si abbatteva su di lei. Ma intorno invece, gli altri sembravano quasi indifferenti. Joseph, con una calma inquietante, tolse dal fuoco un pezzo di carne che i nemici stavano cuocendo, come se nulla fosse accaduto. Wave gli passò accanto, rubandone un generoso morso, il sangue ancora fresco sulle sue mani. Poco dopo, anche Ronald si avvicinò, masticando in silenzio.
Skye evitò di chiedersi da quando uccidere fosse diventato così normale per loro. Come potevano, lei compresa, scivolare una lama sulla gola di qualcuno e poi mangiare come se fosse solo un altro giorno di battaglia? Ma la verità era che la guerra li aveva trasformati tutti. La sopravvivenza richiedeva il loro lato più oscuro, quello che si abituava al sangue, al dolore, e che trovava un macabro conforto nella vittoria che ne seguiva.
«Quattro cavalli, ma noi siamo in sette» constatò Wave, strappando a morsi un pezzo di carne dall'osso.
«Andremo in due per ogni cavallo,» rifletté Ronald mentre liberava gli animali dalle funi che li trattenevano. «Anche se dovremo farli riposare più spesso, viaggeremo comunque più velocemente rispetto al normale passo d'uomo»
«Bene, ma non ho intenzione di stare dietro», si lamentò Maicol, saltando con agilità in groppa a uno dei cavalli. Nonostante l'ombra della paura e dell'incertezza, nei suoi occhi c'era un lampo di sfida, come se, per una volta, volesse dimostrare di essere all'altezza del gruppo.
Ronald, sebbene riluttante, lo seguì a malincuore. Anche lui montò a cavallo, ma lo fece con un'espressione che tradiva la sua reticenza. Non si fidava completamente di Maicol, ma in quel momento, non c'era spazio per discussioni o esitazioni.
Joseph, osservando l'accampamento che avevano appena conquistato, non poté fare a meno di notare quanto fosse invitante. Le tende erano già montate, il fuoco acceso, a parte i cadaveri, il posto sembrava perfetto per passare la notte. «Non dovremmo approfittarne e accamparci qui per la notte, magari usando le loro tende?» propose, lanciando uno sguardo ai suoi compagni, sperando in un consenso.
Ma Saleem scosse la testa con fermezza, già montato a cavallo. «Hai sentito quello che hanno detto alla radiotrasmittente? Probabilmente ora tutti i plotoni di Gerald sanno dove si trova questo accampamento. Meglio trovarne un altro. Basta allontanarci ancora di poco e potremo fermarci in un luogo più sicuro» le parole di Saleem non lasciavano spazio a dubbi. La sicurezza era la priorità, e restare in un luogo che i nemici conoscevano sarebbe stato un rischio troppo grande. Anche se le loro energie erano ormai al limite, sapevano di dover andare avanti ancora un po'.
«Si vede chi tiene alla propria pelle e chi no» rise Maicol. Skye non riuscì a capire se la risata fosse per il pallore di Ronald che era seduto dietro di lui o per la battuta stessa.
Scelse uno dei due cavalli rimasti e salì in sella. Poco dopo, sentì un peso dietro di sé. Non c'era bisogno di voltarsi per riconoscere Yuri; il suo corpo lo identificava istantaneamente, con un'intensità quasi imbarazzante. Ogni fibra del suo essere era vergognosamente attratta da lui, desiderando qualsiasi contatto, anche solo per un breve istante.
Le mani del Re si allungarono per afferrare le redini, e l'anello che gli aveva restituito brillò per un istante. Icaro, sempre imperscrutabile, non disse nulla, ma il suo sguardo sembrava fissare un punto lontano, come se stesse calcolando ogni possibile mossa e contromossa.
«Eccoci di nuovo», borbottò Joseph con un tono di amarezza mentre si sistemava dietro all'americano. Non riusciva a nascondere il fastidio che provava di fronte alla beffa del destino che lo riportava esattamente allo stesso punto di qualche mese prima. La stessa situazione, lo stesso ruolo. Era come se il tempo avesse fatto un giro completo solo per riportarlo in quella stessa posizione.
Pochi minuti dopo, nel cuore della notte, il solo rumore degli zoccoli affondati nella sabbia del deserto riempiva l'aria. Skye fu costretta a socchiudere gli occhi ripetutamente, cercando di proteggersi dai granelli sollevati dal cavallo di fronte a lei.
«Stai bene?» le domandò Yuri, avvicinandosi così tanto che il suo respiro le sfiorava un orecchio e le solleticò la pelle nuda del collo. Lei si raddrizzò meglio sulla sella e strinse le gambe intorno al dorso dell'animale. Annuì con un movimento rapido della testa e, in risposta, sentì una leggera risata melodiosa.
«Cosa c'è da ridere?» ribatté, senza voltarsi intuì dalla sua voce un'espressione furba.
«Niente» si difese, stringendo le braccia intorno al suo busto per aiutarla a mantenere l'equilibrio. Dopo un momento, aggiunse: «È bello essere di nuovo su un cavallo insieme a te»
«Anche in queste circostanze?» chiese con un po' di scetticismo. L'ultima volta che avevano condiviso un cavallo era stato quando lui le aveva presentato sua nonna.
«Anche in queste circostanze» confermò. «Forse tu non sei abituata a tutto questo disordine. Ma per me, ciò che stiamo vivendo non è nuovo. Le uniche cose nuove sono te e Saleem» alzò lo sguardo verso il soldato che cavalcava di fronte a loro, la cui chioma scura sembrava quasi argentata sotto il riflesso della grande luna.
«Beh, almeno questa volta non ti ha sparato» constatò provando ad alleggerire la situazione.
Lui rise, provocandole un brivido su tutta la spina dorsale. «Dubito che non ci abbia pensato più di una volta. D'altronde, prima mi sembra che anche tu mi abbia accolto con una pistola puntata contro nella mia camera» l'accusò e Skye si lasciò sfuggire una breve risatina ripensando a quella stessa mattina, quando era appena uscita dalla doccia.
«Te l'ho detto! Pensavo che fosse entrato qualche scagnozzo di Gerald!» si giustificò.
«Giuro che se accogli davvero i tuoi nemici in quel modo, io...» si interruppe bruscamente, suscitando la curiosità di Skye.
«Tu cosa?» lo spronò, irrimediabilmente incuriosita.
Icaro sospirò vicino al suo orecchio, il calore del suo respiro provocò altri brividi lungo il suo collo. Si domandò se lui sapesse l'effetto che aveva su di lei.
«Sono indeciso se diventare anch'io un tuo nemico, oppure sterminare tutti gli altri per averti solo per me» sussurrò con una tonalità ricca di un'intensità che sfumava in desiderio.
Skye si voltò quanto poteva verso di lui, cercando di decifrare il tono giocoso e provocatorio delle sue parole. «Ammettiamo per un secondo che tu riesca davvero a sconfiggere ogni nemico. Una volta tua, quale sarebbe il tuo piano?» chiese con un sorriso appena accennato, cercando di nascondere il suo desiderio crescente.
Icaro la guardò con uno sguardo più serio. «È sicuramente più interessante di quanto tu possa mai immaginare» promise peccaminoso come il morso che Eva diede alla prima mela. Mantenne con una mano le redini e l'altra la spostò sul suo ginocchio, risalendo lentamente verso la sua coscia.
Skye rimase in silenzio per un lungo istante, il suo sguardo si fissò sulla schiena di Saleem, senza mai vederlo realmente. Sentiva la tensione crescere sempre di più e diventare quasi palpabile. Finalmente, Icaro aggiunse: «Se proprio ci tieni a saperlo, allora...Per prima cosa, ti toglierei questa fottuta tuta» Skye trattenne il risucchio di un respiro, solo pensare a quelle parole...
«Quanto manca?» chiese Ronald, la sua voce emerse sopra il rumore incessante degli zoccoli.
«Ci siamo quasi!» rispose Saleem, accelerando il passo del suo destriero e interrompendo il loro momento. Infatti, cavalcarono ancora per poco e quando si fermarono nel bel mezzo di un bosco, tutti furono felici di scendere dai loro cavalli.
«Giuro, un altro passo e muoio» si lamentò Wave mentre la sua schiena toccava il terreno.
«Ci vorrebbe solo una birra ora» commentò Joseph, strappando a tutti un sorriso fugace.
Ronald, invece, strattonò Maicol giù dal cavallo, facendolo brontolare qualcosa sulle sue buone maniere.
«Se non stai zitto, prenderò questa corda e ti legherò a quel tronco» lo minacciò, sedendosi anche lui insieme agli altri.
«Andate a dormire» ordinò Ronald, allontanandosi dal gruppo e posizionandosi in guardia lungo il sentiero da cui erano appena arrivati. «Sorveglierò io la zona, ma fra tre ore dovrete darmi il cambio, altrimenti non vi garantisco protezione» aggiunse con un tono scherzoso.
Tutti si sdraiarono esausti contro il terreno; la sabbia, sorprendentemente fresca rispetto al calore diurno, offriva un certo sollievo. Non passò molto tempo prima che Skye udisse i primi russare e notasse che il gruppo stava crollando in un sonno profondo. Lei, invece, rimase sveglia, persa a contare i punti di luce nel cielo notturno. Luminosi sembravano scintillare con una vividezza che non aveva mai visto a Dover.
«Non riesci a dormire?» le chiese Icaro, avvicinandosi di più silenziosamente. La sua voce, bassa e intima, tagliò il silenzio della notte.
Skye si voltò verso di lui. «Non è facile» rispose, cercando di non rivelare troppo delle sue preoccupazioni. «I pensieri continuano a girare nella mia mente.» Il suo sguardo penetrante rifletteva lei seduta. «Non è raro in situazioni come queste» disse con tono comprensivo. «La notte amplifica le preoccupazioni, soprattutto in circostanze come questa»
Scosse il capo, rassegnata. Nonostante fosse stanchissima, in quelle brevi pause non riusciva mai a chiudere occhio. «È da tanto che non faccio una bella dormita» rivelò.
«Conosco diversi modi per dormire bene,» rispose Icaro, con un sorrisetto che non lasciava spazio a fraintendimenti.
«Oh davvero?» chiese, alzando un sopracciglio. «E quali sarebbero questi metodi infallibili?»
Icaro inclinò la testa, il suo sorriso divenne più ampio. «Beh, alcuni richiedono una certa...riservatezza» disse, il tono della voce carico di sottintesi. «Ma, a quanto pare, non è il momento giusto per questo» riportò lo sguardo sui membri della loro squadra poco distanti.
«Ma se hai davvero bisogno di aiuto per dormire, posso sempre suggerirti una storia rilassante» propose.
«Una storia, eh?» Skye rifletté per un momento. «Non suona male. Meglio che continuare a pensare a tutte le cose che non riesco a controllare» Yuri l'abbracciò premendo il suo torace sulla sua schiena.
«Allora, che tipo di storia preferisci? Un racconto avventuroso, o qualcosa di più...tranquillo?»
Skye sochiuse gli occhi per un attimo, immaginando le opzioni. «Qualcosa di tranquillo» disse infine. «Qualcosa che mi aiuti a dimenticare, anche solo per un attimo ciò che sta succedendo» lui annuì e cominciò a raccontare.
«C'era una volta un Re e una Regina. Sebbene fossero nati in angoli opposti del mondo, le loro vite erano intrecciate dal destino stesso. Diversamente da noi però, il loro primo incontro non fu segnato dalla rivalità. Nel loro regno, infatti, non c'erano guerre a oscurare il loro cuore; la pace regnava sovrana, e così anche i sentimenti potevano sbocciare liberi.
Il Re la vide per la prima volta durante un ballo di corte. Lei danzava leggera come un soffio di vento, e lui, pur avendola notata tra la folla, rimase in disparte, intimidito dalla sua bellezza. Ma la paura di non essere all'altezza lo trattenne dal parlarle, e così il momento passò.
Il fato, però, non aveva ancora detto l'ultima parola. Un giorno, il Re la incontrò di nuovo, questa volta in un luogo ben diverso: la stalla della sua famiglia. Inaspettatamente la Regina era lì, accanto a un cavallo malato, con le mani delicate ma determinate, impegnata a curare l'animale. Non sapeva quanto quel cavallo significasse per il lui, quanto il suo benessere fosse legato ai ricordi più preziosi della sua infanzia. Ma il suo gesto altruista e il successo nella cura toccarono profondamente il cuore del Re.
Per esprimere la sua gratitudine, il Re la invitò a fare una passeggiata nei giardini del palazzo...»
Con il passare dei minuti, la voce di Icaro divenne un sottofondo rassicurante, e, finalmente, Skye si trovò a cedere al sonno, avvolta fra le sue braccia.
«Fumogeno!» urlò Ronald all'improvviso. Skye non fece in tempo a reagire e a riaprire gli occhi che una coltre di fumo denso si riversò nel suo campo visivo, avvolgendo tutto in un muro bianco soffocante.
Il Re la strinse con forza, quasi a volerla proteggere da quell'improvviso pericolo, ma un attimo dopo, sentì qualcuno strattonarlo via, separandoli con violenza. «Icaro!» tuonò nel vuoto, il suo grido risuonò disperato nell'aria e si disperse. Udì i cavalli nitrire e il frenetico battere degli zoccoli tutt'intorno, ma non riusciva a scorgere nemmeno uno di loro.
A pochi passi di distanza, Skye udì la voce familiare di Saleem «Skye!» la chiamava con tono allarmato. «Dobbiamo andarcene da qui!» La stava cercando ma la visibilità era praticamente inesistente.
Skye tossì, cercando di liberare i polmoni da quel fumo asfissiante. «Yuri! Saleem!» richiamò alla rinfusa con voce strozzata, mentre arrancava nella foschia, cercando disperatamente i suoi compagni. Allungò una mano, sperando di trovarli, e finalmente le sue dita sfiorarono un braccio.
«Yuri?» chiese, la voce tremante e piena di speranza, ma subito si rese conto che l'altezza non corrispondeva. Prima che potesse stabilire un piano o riflettere su come reagire, quel braccio l'afferrò con forza, tirandola verso di sé con una presa implacabile.
«Lasciami!» riuscì a gracchiare, la voce strozzata dall'istinto di resistenza. Ma il fumo denso che le invadeva i polmoni la costrinse a un nuovo, violento attacco di tosse. Ogni respiro era un tormento, e il fumo le bruciava la gola e gli occhi, rendendo difficile anche solo vedere chi la stava afferrando.
«Yuri, eh?» disse una voce intrisa di disprezzo.
Sentì la lama fredda di un coltello premerle sotto al mento. Qualcuno la stava minacciando.
«Traditrice» sibilò la voce con un odio che le gelò il sangue.
Quella voce non le era estranea. Qualcosa in lei la riconobbe, risvegliando un antico ricordo.
«Chi sei? Aspetta un attimo...» provò d'istinto a voltarsi, ma la lama scivolò lungo il suo braccio, lasciandole un taglio superficiale ma intimidatorio.
«Ho detto ferma!» gridò istericamente l'aggressore. «Ho Skye!» avvisò, rivolto a qualcuno in lontananza.
Passi rapidi si avvicinarono nella nebbia, e Skye rimase immobile, con il braccio sanguinante, aspettando che il fumo denso si diradasse per rivelare le loro facce.
Quando finalmente riuscì a distinguere i contorni della figura, sentì il cuore perdere un colpo. Il suo sguardo scivolò dalla ragazza a chi invece li aveva appena raggiunte, alla sua lunga barba grigia che si mescolava perfettamente ai capelli arruffati e alle sopracciglia folte del Vecchio.
«Adil» annaspò, la mente confusa.
Muna le puntò di nuovo la lama contro, gli occhi fissi su di lei con una determinazione glaciale.
«Resta ferma» si accertò, e dallo sguardo era chiaro che non stava affatto scherzando.
«Adesso verrai con noi» aggiunse, la voce ferma e senza appello. Non era una proposta, ma un ordine ineluttabile.
Il Vecchio, con il suo timbro solenne, iniziò a parlare «Ammetto che, per un attimo...» fece una pausa, quasi scegliendo bene le parole. «Ho creduto davvero che tu fossi dalla nostra parte»
«Ma io sono dalla vostra parte!» obiettò velocemente Skye, facendo un passo avanti, nonostante il dolore al braccio. Sentiva il sangue scivolare tra le dita, una sensazione che suo malgrado stava imparando a sopportare. Di nuovo, la lama si posizionò davanti a lei, tagliando l'aria con un riflesso metallico.
Skye fece per protestare, aprendo la bocca per controbattere, ma un odore pungente le invase improvvisamente le narici. In un attimo, la vista le si offuscò, trascinandola ai margini di un oblio. Mentre il mondo svaniva troppo rapidamente attorno a lei, l'ultima cosa che sentì fu il suono della voce di Adil, distante e confusa, mentre sprofondava in un abisso sconosciuto, ignara di dove l'avrebbe portata.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top