27. Eclissi Totale Del Cuore
Nonostante fossero passati due giorni dal bombardamento, la città in rovina emanava ancora sbuffi di fumo grigio che si addensavano nell'aria.
Approfittarono proprio di quel fumo per addentrarsi meglio e attraversarla tutta affinché potessero sempre essere nascosti fra le macerie e le nuvole di fumo.
Era un giorno nuvoloso, il sole non era diretto su di loro ma il caldo regnava comunque incontrastato e opprimente proprio, come Skye ricordava fosse nel deserto.
Nonostante ciò, niente era paragonabile all'attraversata che lei e il Villaggio avevano affrontato per trovare e raggiungere la base segreta.
I cumuli dei resti franati formavano spesso montagne vertiginose che tutta la squadra era costretta a scavalcare con l'ansia di ciò che avrebbero potuto trovare una volta giunti sulla cima.
Dopo la terza scalata, le unghie rovinate e spezzate bruciavano nella maggior parte dei punti. Esalò un bel respiro di pazienza e riprese forza per l'ennesima discesa, evitando di mettere uno stivaletto sulla pietra sbagliata e ritrovarsi con la faccia a terra.
Sulla quarta montagna di resti, non si era resa conto che Icaro era al suo fianco finché non sentì la sua voce.
«Così è questo...quello che ammiravi dalla Torre» studiò attentamente la zona, entrambi si girarono all'indietro in cerca dell'edificio imponente che aveva appena nominato.
Lo stomaco si accartocciò su se stesso facendole venire i crampi.
Allarmata, cercò involontariamente Saleem con lo sguardo e, come immaginava, anche lui aveva gli occhi sul punto vuoto dove prima invece si ereggeva la Torre.
La Torre che ora non c'era più, era crollata.
Nonostante era sopravvissuta a molti bombardamenti precedenti, quegli ultimi erano stati cosi assidui e distruttivi da radere al suolo ogni singola cosa. Perfino quell'edificio antico.
Realizzò che Adil non sarebbe mai più ritornato a pregare lì fra quelle vetrate.
E lei non avrebbe mai più rivisto nessun alba sorgere da lì insieme al suo superiore.
Quindi...era quello che aveva provato Icaro quando il Palazzo era stato fatto in mille pezzi?
E quante città distrutte e scenari simili erano stati obbligati a vedere Saleem e la sua squadra per colpa di quella stessa guerra?
«Muoviamoci, Gerald non si fermerà solo a questo se nessuno proverà a fermarlo» spronò Yuri, tagliando quel silenzio tombale che si era adagiato su di loro come una seconda pelle.
Tutti quelli che si erano soffermati a guardare la disfatta della Torre, annuirono e procedettero a muso basso.
Prima di incamminarsi però, si scambiò una veloce occhiata dispiaciuta con Joseph e Wave.
Anche se la Torre non c'era più, non voleva dire che tutto il Villaggio fosse finito. Le restava ancora la sua squadra e tutto il regno da difendere. Sperò solo che Cal, Ginevra e gli altri fossero al sicuro.
«Quando riconquisteremo il potere, ne farai fare una ancora più bella e grande vedrai!» tentò Ronald, speranzoso di risollevarle il morale.
Ma ormai Skye era assente, divorata dal pensiero che forse aveva sottovalutato troppo la vera potenza di Gerald.
E se nessuno di loro aveva realmente delle speranze contro uno come lui?
Forse nonostante tutti i loro sforzi, avrebbero solo continuato a perdere negli innumerevoli tentativi finché non sarebbe rimasto più nulla da poter perdere.
«Dubito che una come Skye sappia davvero come regnare» commentò Maicol.
«Ma mi spieghi perché parli sempre quando nessuno ti interpella?!? E poi...resta alla larga da lei!» rimbeccò il rosso appena constatò che quest'ultimo le era fin troppo vicino per i suoi gusti.
Gli diede una leggera spinta con il gomito affinché Maicol potesse incamminarsi per primo, sotto allo sguardo attento e vigile di ognuno.
Durante il tragitto non fiatò nessuno. Immersi nei propri pensieri, camminavano meccanicamente, esausti attraversando una città che prima era stata casa loro.
Durante il tragitto, non le mancò di afferrare gli sguardi fugaci con cui Saleem sembrava squadrarla. Differentemente dall'inizio, l'espressione che aveva dipinto sul volto non era protettiva come suo solito. Era come se la stesse guardando con la lente d'ingrandimento e lei non fosse altro che uno stupido insetto.
Un po' come ritrovarsi un faro puntato addosso, davanti ad una corte marziale ad attendere la propria sentenza.
Aveva occhi così neri che a stento era possibile individuarne le pupille, in passato aveva frenato più volte l'istinto di soffermarsi ad ammirarli finché non avrebbe intravisto quei piccoli cerchi neri in mezzo a tutta quell'oscurità.
I suoi occhi azzurri invece, erano l'esatto opposto.
Cosi azzurri che talvolta assomigliavano ad il cielo di Dover appena dopo che il vento avesse spazzato via le nubi con il temporale. Le sue pupille non potevano far altro che essere ben in mostra, visibili a chiunque, come una macchia scura nel bel mezzo del cielo.
Sospettava che Saleem avesse domande a cui non era stata in grado di rispondere. Nonostante comprendeva il fatto che non avrebbe potuto sfuggirgli per sempre, continuava vergognosamente a farlo.
Non stava solo cercando di guadagnare tempo, stava semplicemente cercando di tenere una sorta di equilibrio in quella squadra improvvisata. Per giunta la mancanza di comunicazione che c'era sempre stata tra i due non l'aiutava.
Avrebbe dovuto mettere a nudo le proprie emozioni, il proprio essere, davanti a Saleem rivelandogli cose che non aveva mai rivelato a nessuno, se non a Wave che praticamente l'aveva intuito da solo. O meglio dire, che l'aveva scoperto la mattina della battaglia.
«Dov'è che dovremmo andare con precisione?» domandò Joseph e la sua voce sembrò l'unico rumore presente intorno a loro.
«Alla base» rispose Saleem mentre all'unisono Yuri confermava. «Nel bosco»
Prima che potesse esserci un altro battibecco tra i due, intervenne l'americano che suggerì saggiamente.
«Se i membri del Villaggio sono scappati dalle grinfie di Gerald forse si trovano ancora nei paraggi della base. Alcuni di loro non potevano andare molto lontano» sentì la gola improvvisamente secca.
«Sono d'accordo. Ma ci vogliono giorni per arrivare alla base. E la nostra proprietà sono le provviste. Inoltre il luogo più sicuro per un accampamento è fra gli alberi non nel mezzo del niente» spiegò Icaro con una calma disarmante. Perfino lei non sarebbe riuscita a rimanere sempre razionale in situazioni del genere.
«In realtà entrambi i luoghi possono essere vantaggiosi» rifletté Maicol, ma nessuno gli prestò particolare attenzione intenti com'erano a battibeccare.
«Insomma, dov'è che dobbiamo andare?» sbottò esasperato Joseph, continuando a non capirci niente.
«Dobbiamo cercare alleati, quindi tutti i membri del Villaggio rimasti in vita» sottolineò inasprito il superiore.
«Sono d'accordo. Ma dobbiamo anche sfamarci. Inoltre la tenuta non è molto distante dal bosco» replicò Icaro.
Il cuore di Skye affondò al pensiero di poter rimettere piede nella tenuta.
Greg e gli altri forse...Inspiegabilmente fece la sua scelta. Nonostante avesse voluto rivedere Indie, Muna e gli altri, qualcosa dentro di lei la spingeva ad optare per il bosco.
«Da qui in effetti dovrebbe essere molto più vicino il bosco» Wave anticipò le sue parole, fissando l'orizzonte come se potesse già vedere le cime degli alberi.
«Per muovere le gambe c'è bisogno anche di carburante. Potremmo resistere a malapena due giorni senza trovare scorte» constatò l'omone tastando il suo zaino mezzo vuoto.
«Non ci sono scelte giuste. Tirate una moneta o invocate interventi divini se più vi aggradata ma diamoci una mossa!» apostrofò Ronald, battendo spazientito su e giù la punta della scarpa.
«In realtà ci sarebbe una scelta più giusta rispetto all'altra» tutti quanti si voltarono verso la fonte di quelle parole, Maicol.
«Parla» grugnì il superiore mantenendo però un'espressione neutra come il ghiaccio. Solo che il ghiaccio al suo confronto sarebbe dovuto essere trasparente, invece lui aveva strati e strati densi che rendevano impossibile indagare oltre.
L'uomo si grattò la barba incolta prima di alzare lo sguardo verso le loro facce nervose.
«Potreste prendere due piccioni con una fava. Potrete trovare sia cibo che munizioni. Entrambi sono sicuramente nella tenuta» elencò facendo una pausa per racimolare le scelte più logiche.
«Tu non decidi un bel niente» Maicol alzò una mano per fermare sul nascere l'impeto tumultuoso di Ronald.
«Inoltre lì potrebbe esserci qualcuno, ergo alleati. Gerald e mia madre non sono mai venuti a sapere l'ubicazione esatta della tenuta. Almeno che qualche soldato non ti abbia tradito, ed è un'opzione più che plausibile, Gerald non sa dove trovarla» due giorni prima, quando Skye l'aveva liberato tracciando con il coltello la corda spessa che aveva tenuto legati i suoi polsi, aveva avuto il sentore di pentirsene. Anche se in quel momento dovette ricredersi.
Forse l'essere nato nel pieno di continui conflitti e strategie manipolatorie poteva finalmente servire a qualcosa.
Anche se Maicol aveva un piede in due scarpe, era l'unico ad aver conosciuto sia il regno di Gerald che quello di Yuri.
«Io voto la tenuta» votò Ronald, alzando una mano come quando a scuola si poneva una domanda alla professoressa.
«A questo punto anch'io» si aggregò l'americano.
Lei alzò la mano, giungendo alla conclusione che ormai erano più della maggioranza ad aver deciso.
I dadi dunque erano stati tratti, la loro nuova meta sarebbe stata la tenuta di famiglia dove in passato Icaro trovava una via di fuga dalla spietatezza della corte del Palazzo e dove aveva accolto anche lei.
«Allora da questa parte» indicò il Re, cambiando percorso e puntando verso il tramonto che andava a spegnersi inesorabilmente verso l'orizzonte.
«Ti avverto se questa è una trappola sei un uomo spacciato» minacciò Saleem appena Maicol fece qualche passo per passargli avanti.
«Uomo di poca fede» commentò facendo l'occhiolino, come se non avesse appena ricevuto una minaccia di morte.
«Non posso crederci che ci stiamo davvero fidando, per la seconda volta, di uno come lui» imprecò Joseph alzando gli occhi al cielo quando Maicol riprese a fischiettare per gran parte del tragitto.
Un vento lieve giunse dal deserto infondo, portando con sé caldo e sabbia.
Con i capelli che sferzavano al vento, dovette schernirsi più volte gli occhi per evitare che i granelli entrassero in essi.
Non passò molto però affinché la sua tuta e i suoi stivaletti si riempissero di nuovo di rena che continuava a scivolarle ruvidamente contro la pelle.
I raggi del sole inondarono il cielo tingendo le nuvole di un oro intenso e oltre ai loro passi pesanti e strascicati, si sentì il rumore di un vento antico che si infiltrava fra le macerie e ruggiva pretendendo di essere sentito.
Camminare cosi tanto non era più nelle sue corde a causa della sua convalescenza.
Anche per gli altri non era un gioco, dopotutto erano stati anche loro prigionieri nella Fortezza, ma nelle ultime tre settimane al Villaggio avevano avuto modo perlomeno di recuperare, allenandosi.
Maicol invece, che era stato tenuto legato per tutta la sua permanenza dentro al camper," e sembrava arrancare proprio quanto lei.
«Dovremmo essere ancora più prudenti» avvisò Wave appena videro spuntare in lontananza le chiome degli alberi che frusciavano rumorosamente sbattute dal vento.
«Fra quegli alberi potranno esserci i gendarmi di Gerald oppure animali pericolosi» elencò l'americano, alzando la voce affinché tutti riuscissero ad ascoltarlo sopra al gufare dell'aria.
Quando giunsero ai piedi dei primi alberi, il primo a parlare fu Ronald rimasto fedele al suo fianco.
«Voi notate qualcosa di strano?» sussurrò a fil di voce, guardandosi intorno con circospezione.
Nonostante tutti affinassero l'udito per captare qualsiasi rumore che potesse essere sospetto, non sentirono altro che la corrente.
«Dividiamoci per fare un giro di ricognizione» propose il superiore, più che propose forse sarebbe stato opportuno dire che ordinò.
Era nato e cresciuto come soldato e non riusciva a smettere di esserne uno.
Skye stava per inciampare su una radice fuoriuscita dal terreno e prima che potesse capitolare, Saleem l'afferrò a volo.
«Attenta» l'intimò, non staccando però le dita dal braccio finché non si rimise diritta e riacquistò equilibrio.
«Io, Skye e Joseph andremo verso destra e voi altri a sinistra. Ci rincontreremo qui appena avremo finito il giro» illustrò.
«Te lo sogni che la Regina viene con voi! Lei verrà con noi» obiettò velocemente Ronald, già sul piede di guerra.
Maicol scoppiò in una risata sguaiata. Quel uomo, per i suoi gusti, rideva troppo.
«Sei pazzo? Abbassa quella dannata voce» imprecò Joseph contro alla sua risata rumorosa.
«Sarà un viaggio molto interessante questo!» annuì convinto delle sue stesse parole, si asciugò con il pollice le lacrime di divertimento e provò inutilmente a darsi un contegno.
Non era certa di voler scoprire cosa lo divertisse così tanto, quindi lo ignorò.
«Maicol» lo ammonì severamente Yuri.
«Insomma ma vi vedete?! Questo qui...» iniziò indicando Saleem.
Per un attimo temette che lui potesse urlare al mondo tutto ciò che c'era tra lei e Icaro e prima che potesse anche solo avere l'opportunità di farlo, Skye sputò frettolosa «D'accordo! Okay!Vengo con te ma ora per favore andiamocene!» si rivolse a Saleem e poi camminò spedita verso il lato destro del bosco, senza attendere di essere seguita.
Saleem lanciò uno sguardo interdetto a Maicol e poi verso gli altri ma non fece obiezioni, come immaginava la seguì insieme a Joseph.
Non si fermò per un bel pezzo e quando lo fece toccò ai suoi polmoni bruciare. Ascoltò l'affanno di Saleem e Joseph placarsi alle sue spalle.
Aveva corso e non se n'era neanche resa conto?
L'espressione del suo superiore per sua fortuna era come sempre neutra mentre Joseph guardava curioso entrambi. «Ed ora che facciamo?» domandò riacquistando il respiro regolare.
«Costatiamo se abbiamo compagnia» spiegò Saleem, continuando a camminare.
«E se non troviamo nessuno?» continuò l'omone.
«Allora suppongo che ci accamperemo qui per la notte»
Nonostante fosse abituata a situazioni di pericolo di ogni genere, non riuscì ad evitare di sussultare davanti ad ogni singolo minuscolo rumore. Rami spezzati, piccoli versi di animali e talvolta perfino il rumore dei suoi passi che continuavano a trascinarsi dalla stanchezza.
Solo quando passarono delle ore riuscì a calmarsi abbastanza da rilassare leggermente le spalle che sentiva tese come corde di violino. E anche in quel caso, rimase in allerta costante.
Non riuscì a godersi quella piccola quiete per molto tempo poiché il suo cuore fece un capitombolo appena intravide delle sagome avvicinarsi.
Sfoderò agilmente la sua magnum e la fece roteare più volte tra le dita.
Non si interrogò sul fatto che era stata l'unica ad avere estratto la sua arma ed era pronta a difendersi fino ai denti.
Solo quando riconobbe i capelli chiari e scompigliati di Wave capì che dall'altra parte c'erano solo i suoi compagni di squadra.
«Trovato qualcosa?» domandò subito il superiore andandogli velocemente incontro.
«Niente e voi?» i tre scossero lentamente la testa.
«Quindi siamo stati attaccati solo via aerea. Ammesso che intuisse la nostra posizione perché...» rifletté ad alta voce il generale prima che Joseph finisse al suo posto. «Perché ce la probabilità che Gerald abbia semplicemente bombardato di nuovo tutto» intese ben altro che specificò Wave.
«Per precauzione dici? Sì, è probabile»
«Bene. Abbiamo appurato che al momento sembriamo i soli ad essere in questo bosco. a meno che la Tenuta non sia a pochi chilometri da qui, conviene accamparci per la notte» suggerì l'omone pensieroso.
Icaro lanciò uno sguardo veloce intorno a sé, come se avesse potuto riconoscere i tronchi di quegli alberi, dopo un breve attimo sospirò.
«La tenuta dista ancora una giornata da qui. Almeno che non vogliate camminare nel buio, suggerisco anch'io di fermarci» Alzò la testa verso il cielo scuro.
«Bene. Deciso allora» Joseph lasciò cadere pigramente lo zaino a terra e poi tutta la sua interminabile figura si mise seduta.
«Il primo turno di guardia lo farò io» si offrì allungandosi per afferrare il colletto di Maicol e condurlo a sé. «E tu mi farei compagnia» sottolineò costringendo l'uomo a sedersi accanto a lui.
«Io cerco della legna da ardere» si mise all'opera Wave, lasciando anche lui lo zaino a terra e ricaricando invece l'arma che aveva nel tascone.
«Ma non è pericoloso accendere un fuoco nel bosco? I nemici potrebbero vederci» ragionò scettica.
«Fra tutte le cose che stanno bruciando intorno a noi per via dei bombardamenti, i soldati non faranno caso a noi» spiegò il suo amico.
«Che vengano pure questi bastardi! Troveranno solo pane per i loro denti» minacciò Joseph, sputando a terra come se quelle parole bruciassero nella sua bocca.
Poche ore dopo, quando la maggior parte del gruppo era radunata intorno ad un falò, Skye si accomodò tra Ronald e Wave fermi a chiacchierare sugli scacchi, una passione che avevano trovato in comune. Si abbracciò le ginocchia al petto e fu cauta a non lanciare nemmeno un'occhiata né a Saleem né ad Icaro seduti l'uno di fronte l'altro con il fuoco che scricchiolava tra loro.
Sebbene non guardarli richiedesse molta forza di volontà, riuscì comunque nel suo intento.
Non passò molto tempo prima che Skye sentisse il leggero ronfare di Wave mezzo sdraiato a terra seguito da quello di Ronald e Yuri che, seduti spalla contro spalla, avevano le teste penzolanti di lato e la bocca leggermente dischiusa.
Furtiva come una ladra, si concesse di ammirare i loro lineamenti ed invidiare un po' la loro sincera amicizia.
Ronald non solo era un ottima guardia reale, ma era chiaro a chiunque il bene e la stima che nutriva per il Re e ricordava c'erano state volte in cui l'aveva guardata nello stesso identico modo in cui guardava lui.
«Skye» a distrarla dalle sue riflessioni fu Saleem che le sussurro direttamente su una guancia. «Possiamo parlare?» non si era neanche resa conto che si era avvicinato e non capiva se continuava a distrarsi per via della presenza di Icaro oppure semplicemente era esausta.
Rendersi vulnerabili con il rischio di esser circondata presto dai nemici non era granché.
Nonostante sapeva che parlare con Saleem poteva essere pericoloso, non poteva redimersi, annuì e si alzò affinché entrambi potessero allontanarsi da tutti gli altri.
Di qualsiasi cosa volesse parlare, era meglio ricavarsi un po' di spazio e privacy.
Lo seguì in mezzo al bosco e, in sua presenza, si sentì cosi al sicuro da evitare di perlustrare il sentiero. Osò addirittura alzare la punta del naso verso il cielo completamente privo di stelle.
Passò molto tempo prima che Saleem decidesse di fermarsi e accomodarsi ai piedi di un tronco secolare. Appoggiò la sua schiena contro di esso ed ammirò sommesso l'enorme facciata che aveva davanti, una distesa arida che si estendeva per lunghe miglia.
Skye pensò che se avessero visto quel posto con il tramonto, non vi avrebbe trovato distinzione fra il confine con il cielo dorato e la sabbia.
Si sedette al suo fianco, con gli occhi puntati sul suo profilo.
«Una Regina eh» proruppe subito dopo un sospiro. Saleem sgranò gli occhi verso la valle, come se stesse per affrontare una lunga corsa che già sapeva l'avrebbe portato allo stremo.
Non ci girò intorno, quel discorso non iniziava nel miglior dei modi, rabbrividì al solo pensiero di ciò che stavano per affrontare e si portò le ginocchia al petto, come se abbracciandosi, Skye avrebbe potuto esser più forte e preparata.
«Sapevo che le cose fossero cambiate...ma non pensavo cosi tanto» ammise onestamente e lo capì, a volte perfino lei faticava a capire quanto fosse diversa dall'ultima volta in cui si erano separati alla base.
«Saresti davvero disposta a regnare?» nella sua voce non c'era pregiudizio, solo curiosità.
Inevitabilmente venne attirata dai suoi occhi magnetici.
Occhi a cui aveva mentito molte volte.
L'aveva fatto per proteggerlo o perché era stata troppo debole per affrontarlo e rivelargli ciò che invece provava.
Ma ogni singola cosa era cambiata e pensò fosse arrivato il momento di redimersi dalla sua viltà.
«Sarei pronta a farlo» confermò con voce greve, Saleem fece un piccolo sorriso tirato che non coinvolse minimamente gli occhi.
«Posso chiederti il motivo?» nello stesso momento in cui gli porse quella domanda, ebbe la conferma che ormai anche lui aveva capito ogni cosa.
Era riuscito a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle. Tutte le cose che aveva ostinatamente ignorato fino a quel momento.
Eppure di indizi ce n'erano stati tanti sparsi in quelle ultime settimane.
Dal principio in cui durante la battaglia l'aveva vista con indosso la divisa del Palazzo e aveva protetto Yuri con il suo stesso corpo da Saleem, Skye non aveva più potuto impedire che il destino fluisse.
Lui sapeva.
Sapeva che Skye nella Fortezza stava provando a confessargli i suoi sentimenti per Yuri.
Sapeva perché Icaro era andata a trovarla nel cuore della notte nel tendone.
Sapeva perché dopo lo scontro tra lui e il Re lei non fosse più andata a trovarlo.
Sapeva.
E lei era diventata cosi forte da scegliere l'opzione di non mentire più quindi preseguì.
«Se Yuri mi chiedesse di regnare io...lo farei» in realtà non ci sarebbe stata cosa che non avrebbe fatto per lui. Il suo cuore alleggerirsi lievemente, come se fosse stata una mongolfiera in volo che pian piano rilasciava andare via tutti i carichi pesanti che la trattenevano ancorata alla terra.
«E se mi chiedesse di essere la sua guardia personale e uccidere tutti quelli che gli si oppongono...» ripensò ad Edwin. A Constance e alla battaglia.
«Lo farei» asserì e l'intensità delle sue stesse parole le fu disarmante.
Lui si limitò ad ascoltarla attentamente ma sul suo viso non trovò traccia né di stupore né di disapprovazione.
«So bene che non ti fidi più di tuo cugino e che non capiresti, ma è cosi. Sono disposta a tutto
purché lui risalga al trono» e non lo diceva soltanto per il patto che li vincolava.
Skye credeva pienamente in lui e aveva la certezza che avrebbe potuto realmente metter fine ad ogni guerra.
Lui abbassò il viso verso la punta dei suoi scarponi con le sopracciglia sollevate.
«E tutto questo per lui?» era la prima volta che non sentiva ostilità nella sua voce quando si parlava di suo cugino, un chiaro segno che si stava sforzando per affrontare quella conversazione.
Nei suoi occhi lesse confusione e anche un po' di smarrimento, due sentimenti che aveva affrontato lei stessa durante la sua permanenza alla tenuta.
Annuì più volte e si concentrò anche lei sulle sue scarpe, era meglio studiare la suola già consumata dei suoi stivaletti piuttosto che accogliere la spiacevole sensazione che le si stava insinuando dentro.
Era come star seduti su una spiaggia ad ammirare un temporale che si avvicinava pericolosamente. Il mare si agitava e nell'aria c'era tutta l'elettricità dei fulmini ma loro restavano lì, incapaci di scappare via da quell'imminente tempesta.
Rischiavano che un fulmine crollasse sulle loro teste, che un'onda anomala li travolgesse via fino a perdersi per sempre ed ad essere avvolti e trascinati in due direzioni opposte.
Eppure se ne restavano lì, ancora insieme.
Quindi com'era possibile chiudere quando nessuno dei due lo voleva?!
«Desidero lo stesso sapere cosa provi per me» gli confidò sorpreso lui stesso dalle sue parole, lo intuì dal profondo cipiglio che si insinuò tra le sue sopracciglia.
Quando si separarono alla base, Skye non aveva fatto altro che sognare il momento in cui l'avrebbe rivisto, in cui gli avrebbe rivelato tutto ciò che sentiva per lui. L'aveva immaginato più volte e mai in nessuna aveva pensato sarebbe andata in quel modo.
Quelle parole erano lame a doppio taglio, scucivano e ricucivano le loro carni, i loro cuori. Dopotutto svelare i suoi sentimenti verso di lui non avrebbe cambiato niente, ma acconsentì a quella sua richiesta.
«Ti amavo» riconobbe con voce flebile, mordendosi subito dopo un labbro per evitare che tremasse.
Ma questo non basta, non è più sufficiente. Erano invece le parole che rimasero incastrate dentro la sua gola.
Sentì Saleem risucchiare un respiro, ma Skye non trovò il coraggio di voltarsi a guardarlo mentre le lacrime iniziarono ad appannarle la vista.
«E forse un po' ti amo ancora» constatò sentendo quelle parole graffiarla dentro fino al midollo.
«Ma amo di più lui» ammise desolata.
Saleem rimasto accanto a lei non si mosse, era come se fosse stato appena trafitto e trasformato in pietra.
Lei rimase in attesa, con i denti conficcati nel labbro inferiore. Rispettò quel silenzio preparandosi ad affrontare la sua ira o perfino il suo odio e qualsiasi cosa decidesse di riversarle contro.
Invece, dopo un altro lungo sospiro, irruppe
«Ti seguirò fino alla fine di questa guerra»
Skye scattò verso il suo profilo, credendo di non aver sentito bene.
«E combatterò» sottolineò, come se non gli restasse altro da fare e tutta la sua intera esistenza si riduceva a quello. Ad essere un guerriero senza gloria.
«Saleem» non riuscì più a trattenere un singhiozzo, si portò subito una mano sulla bocca.
Era pronta a tutto ma non a quello. Non al fatto che nonostante tutto continuasse a lottare insieme a lei.
«Non fare cosi» la implorò con rammarico.
«Non piangere, non ora. Non è da te» le passò un braccio intorno alla spalla e l'attirò a sé affinché lei potesse nascondere il viso nell'incavo del suo collo.
«Perché?» fu il suo turno di chiedere.
Per un attimo sembrò stringerla impercettibilmente più forte, poi allentò di botto la presa e con voce roca rispose.
«Perché mi fido di te»
Non capiva come potesse ancora fidarsi di lei dopo un tradimento simile finché non arrivò alla cruda verità che le si spiattellò davanti.
Perché se era vero che Skye avrebbe fatto qualsiasi cosa per Icaro, era altrettanto vero che Saleem avrebbe invece fatto di tutto per lei.
Nei mesi scorsi si era avvalsa della facoltà di decidere che Saleem non l'avesse mai amata abbastanza solo perché le aveva privato di combattere rinchiudendola nella stanza della base. Perfino quando le aveva detto addio davanti alla volante, non aveva avuto il coraggio di dirle le parole che tanto in passato aveva desiderato di sentire.
Ma in quel momento, mentre singhiozzava tra le sue braccia, per la fine della loro relazione, Skye seppe che stupidamente, ed anche egoisticamente, si era sbagliata.
Il fatto che lui non potesse darle l'amore di cui aveva bisogno, non significava che non l'avesse mai amata.
Perfino dopo tutto quel tempo, Saleem glielo stava dimostrando anche se al suo modo.
Glielo continuava a dimostrare restando in silenzio, tenendola stretta e facendo attenzione a non calpestare il suo cuore, la consolò nonostante fosse stata proprio lei ad averlo tradito, offeso e ferito...
Nonostante fosse stata capace di innamorarsi di suo cugino.
Il suo peggior nemico ma non di lui.
Dicono che una storia d'amore finisce solo dopo aver risposto a tutti i "perché" e aver smesso di combattere.
Dubitava sul fatto che Skye e Saleem avrebbero mai smesso di proteggersi e combattere l'uno al fianco dell'altro ma non poté far a meno di chiedersi, se dal domani in poi, Saleem non avrebbe fatto meglio a difendersi da lei.
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