23. Conoscersi Da Sempre Eppure Cosi Poco
Irraggiungibile.
Quella era la parola che ormai rappresentava Yuri, e le venne in mente proprio mentre lo stava osservando passare dall'altro lato della sua botola.
Probabilmente aveva appena finito uno dei suoi turni di guardia da Maicol e si stava dirigendo a riposare da qualche parte, in effetti ancora non sapeva dove si coricavano tutti gli altri o con chi.
Ma sapeva che al posto del Re, nel camper, ci fosse Ronald, Pierre o addirittura Cal a sorvegliare il suo fratellastro.
Il suo amico le aveva confidato più volte che durante la sua convalescenza, aveva iniziato a dare una mano nel Villaggio in svariati modi. Questo consisteva nel fare turni di guardia da Maicol o fabbricare nuove munizioni per le armi. Sebbene a Cal non piaceva neanche lontanamente la compagnia di Maicol, si era comunque messo a disposizione. E il fatto che lui fosse costantemente tenuto legato lo metteva sicuramente più al suo agio.
Seduta al di fuori della botola, costatava con sollievo che le sue costole, dopo quasi tre settimane di riposo, avevano iniziato a guarire e a farle sempre meno male. Concedendole di riprendere lentamente la sua vita e rimettersi seduta senza troppi affaticamenti.
Ci era riuscita soltanto grazie al suo impegno nel riposare forzatamente finché non si fosse totalmente rimessa in sesto.
D'altronde prima ci sarebbe riuscita e prima sarebbero tutti ritornati in battaglia.
E la guerra la chiamava, come un sussurro leggero nel deserto, una melodia millenaria che invitava tutti a morire per la patria.
Durante quelle settimane di riposo però, non era mai stata sola, c'erano stati i suoi amici a starle vicino.
Icaro era ritornato più volte a trovarla, ma per sua sfortuna soltanto im compagnia di Ronald o Pierre. Temeva che non fosse una casualità e che non voleva rimanere da solo con lei e questo la turbava parecchio.
D'altro canto, nonostante la volontà di Icaro, restare da soli sarebbe stata una vera impresa a causa di Saleem che passava la maggior parte del suo tempo libero sempre al suo capezzale.
Sorvegliava vigile chiunque entrasse a contatto con lei, come se davvero qualcuno dei suoi amici potesse tentare di nuocerle proprio quando era indebolita.
Certo...una parte di lei apprezzava l'impegno che il suo superiore ci metteva nel proteggerla. Ma a volte invece...poteva sembrare addirittura asfissiante l'idea che aveva ancora di lei.
Debole e indifesa.
Icaro non l'avrebbe mai definita in quel modo. Aveva visto in lei una sua pari, un'alleata ed una Regina quando neanche lei lo immaginava.
Proprio come se sentisse il suo sguardo pungerle addosso, Yuri si voltò verso la sua direzione, inclinò la testa di lato ricambiando la sua occhiata. Stava per perdersi nella radura verde che aveva al posto delle iridi quando i suoi occhi sorvolarono la sua figura e finirono in un punto impreciso poco sopra di lei. Serrò le labbra in un fremito e si rivoltò, continuando il suo precedente percorso.
«Ti va se oggi ci alleniamo insieme?» la voce di Saleem proveniva da un punto impreciso dietro di lei, la prese completamente di soprassalto. Accanto a lui, c'era anche Lama, i capelli tenuti sempre impeccabilmente corti nonostante le circostanze, erano diritti e neri come le piume di un corvo. Aveva le braccia incrociate e la guardava dall'alto verso il basso, con il suo inseparabile sguardo di acciaio.
«Allora?» domandò inasprita quando la vide ancora seduta. E se per chiunque altro quel tono poteva sembrare rude o maleducato, per Skye aveva l'effetto opposto, forse perché la conosceva abbastanza bene da credere che fosse semplicemente fatta in quel modo.
In quelle due lunghe settimane, i suoi compagni di squadra si erano allenati assiduamente nei Campi. Wave, George, Joseph e perfino Ronald e Pierre si erano adoperati per aiutare Koraline, Cal e Ginevra ad apprendere tutte le nozioni indispensabili per la battaglia.
Sebbene le sue dame avessero già ricevuto qualche insegnamento in passato, soprattutto durante gli ultimi giorni al Palazzo, era necessario che proseguissero ad allenarsi e si rimettessero in pari con tutti gli altri.
Annuì flebilmente e si rialzò, ignorando l'ormai lieve fitta alle costole a cui si stava abituando.
Era elettrizzata all'idea di poter scendere di nuovo in campo. Quel giorno anche lei avrebbe finalmente fatto parte degli allenamenti che le sue dame le raccontavano ogni giorno.
Ai Campi tutti erano intenti ad eseguire diversi esercizi. Pierre, Wave, Ronald e Koraline sfrecciavano fra i sacchi di iuta prendendo diverse mire. I primi due non sbagliarono un solo colpo.
Ginevra era poco distante, stremata era seduta a terra accanto a Joseph, quei due stavano parlottando animatamente di qualcosa che sembrava interessare molto ad entrambi. Si soffermò su quanto la sua dama sembrava perfettamente a suo agio in sua compagnia.
Infondo quelle settimane erano servite anche ad ambientare un po' tutti, il che di certo non avrebbe guastato.
Sebbene fosse seduta ben lontano da lei, abbandonò la conversazione con Joseph, giusto il tempo di allungare il collo fin dove possibile per assistere a ciò che stava per succedere.
«Uno scontro ci aiuterà a stabilire a che punto sei rimasta con l'attacco e la difesa» apostrofò il suo superiore appena Skye entrò nell'area delimitata che separava i Campi da tutto il resto del Villaggio.
Skye annuì distrattamente mentre guardava ancora gli altri.
«Allora, chi si offre volontario?» chiese Saleem scrutandosi velocemente intorno. Ginevra, Joseph e Lama non mossero un solo dito.
Quando nessuno risposte, Saleem fece un risolino che coprì con un pugno. «D'accordo allora, a noi due Skye» dichiarò, mettendosi in posizione di difesa.
«Finalmente le cose si fanno interessanti qui» fischiò Lama prima di raggiungere Joseph e Ginevra a terra pronti per godersi lo spettacolo.
Per un breve secondo, gli occhi azzurri di Skye indugiarono su Joseph ed ebbe una stretta allo stomaco.
Negli ultimi tempi, ogni volta che lo guardava, ricordava Finn.
Strinse i pugni e si costrinse a guardare altrove, tipo Saleem di fronte a lei.
«Te la senti?» le domandò abbassando notevolmente il tono. Lei annuì di nuovo in risposta, intenta a tutti i costi di dimenticare il camper che intravedeva in lontananza come una macchia bianca sullo sfondo.
Avrebbe volentieri cancellato la morte di Finn oppure ogni singola parola che Maicol le aveva rivelato riguardo alle torture di Yuri.
Saleem la fronteggiò, dicendole «Tranquilla, ci andrò piano con te» se quello era un tentativo di rincuorarla e dirle che aveva pietà di lei per le settimane trascorse in convalescenza, non aveva avuto molto successo.
«Fossi in te starei attento» lo rimbeccò regalandogli un sorriso che trasudava già vittoria. Poi senza alcun preavviso, e in men che non si dica, attaccò.
Era indubbiamente fuori allenamento, ma ci mise tutta sé stessa in quell'assalto. Voleva essere agile, scaltra e precisa in ogni singolo movimento.
Sapeva che un tempo era stata forte, spietata e spavalda. Doveva assolutamente riconquistare tutte quelle abilità affinché potesse sconfiggere Gerald e Maicol.
Conosceva Saleem, l'aveva spiato mentre si allenava un'infinità di volte durante la sua vecchia permanenza alla base. Quindi lasciò che riuscisse a prevedere molte delle sue mosse, e quando la stanchezza fisica minacciò di far capolinea, si adoperò per trovare una nuova fonte d'energia come carburante.
Non ci mise subito a trovarla, le bastò dare uno sguardo sfuggente a Joseph e rivedere ancora Finn affinché tutta la sua rabbia risalisse a galla come un'onda anomala. Quella era la giusta spinta per colpire ancora e ancora.
SALEEM POV'S:
Prima di invitarla a battersi, quale lato di Skye si aspettava di rivedere?
Perché quella che aveva di fronte, era a malapena riconoscibile dalla ragazza che aveva portato via dal palco durante la notte dello spettacolo.
Quando l'aveva vista in piedi davanti a lui con lo sguardo spaesato, per un attimo nella sua mente erano guizzati ricordi lontani di lei nella sua botola che si rifiutava di mangiare e anche solo di dialogare con lui.
Eppure la Skye che aveva iniziato a sferrare calci e pugni a raffica e con estremo impeto, era ben lontana dal gracile agnellino che aveva portato con sé.
Il modo in cui lo colpiva era come se ad un tratto lui fosse diventato la persona che più odiava sulla faccia della terra, il suo peggior nemico.
La sete di sangue e vendetta che sicuramente stava scorrendo anche in lei, la riconosceva bene. Aveva corroso lui per molti anni.
Il suo rancore però l'aveva riservato esclusivamente ad Icaro, persona che ormai sospettava non suscitasse più solo disprezzo da parte di Skye.
I capelli cresciuti fin sopra ai seni, si muovevano in aria ad ogni salto che compiva prima di attaccarlo, appoggiando un piede a terra e subito dopo roteando a mezz'aria l'altro in un calcio ben equilibrato.
La sua mira, doveva ammettere, era migliorata parecchio dall'ultima volta che l'aveva vista nei Campi.
Mentre parava quasi tutti i pugni che gli sferrava, percepì un punto impreciso nel suo petto essere avvolto da una punta di gelosia.
Chi le aveva insegnato cosi bene a mirare e a colpire in quel modo?
Nessuno in quella pseudo squadra era cosi bravo. Eccetto Wave.
Sì concentrò di nuovo sulla ragazza che aveva di fronte e ammirò come utilizzasse ogni parte del suo corpo come un'arma ben affilata, capace di arrecare danni permanenti se non addirittura mortali.
Mentre schivava accuratamente altri ganci, capì più nel profondo il sentimento che stava provando.
Non era solo gelosia o paura, era più che altro...preoccupazione.
Non credeva che i mesi che li avevano obbligati a stare separati, l'avessero recisa cosi drasticamente.
Ai tempi, quando Icaro gliel'aveva sottratta, stava ancora cercando di comprendere l'intensità dei sentimenti che nutriva per lui, arrivati a quel punto però, le era dannatamente difficile capirli, ancor di più accettare che in qualche modo Skye fosse cambiata.
Ci furono dei minuti in cui quasi arrancò a starle al passo, si concentrò più del voluto per schivare ogni sua mossa, ad essere più veloce di lei nel ridicolo tentativo di anticiparla. Ma com'era possibile? Aveva visto con i suoi stessi occhi che era stata a riposo per oltre due settimane. Per non parlare del tempo che aveva passato a Dover o nella cella nel sottoterra insieme a lui.
Quindi da dove stava prendendo tutta quella forza?
Ansimò col fiato corto e si difese da ogni suo attacco...parava, schivava e si difendeva alla meglio.
Dall'esterno, quella sorta di attacco e subito dopo difesa, poteva sembrare una danza tutta loro ma la verità era che quello che c'era tra loro era pura sintonia di corpi che sapevano come muoversi.
Per il resto era tutto un arretra e avanza...e poi di nuovo tutto da capo.
Costola inclinata o meno, guarita o no, Skye era diventata molto più forte di un soldato. Molto più di una semplice guerriera. Era qualcosa che non aveva mai visto e che non voleva che lei diventasse mai.
Furia.
Lama batté le mani tra loro in approvazione mentre studiava ogni movimento come se potessero essere presto oggetto di studio. Era a conoscenza che ormai avevano un pubblico che guardasse il loro scontro. Per questo non si sorprese di sentire il vocione di Joseph, che lo raggiunse, nonostante i metri di distanza, stava ridendo forse perché l'aveva visto in difficoltà.
Rideva...si focalizzò su quello essendo che era una cosa che non faceva da un bel po'.
Non osava intimarla a smettere, vedeva quanta frustrazione aveva bisogno di sfogare. E chissà se si sarebbe realmente fermata se gliel'avesse chiesto. Dubitava l'avesse realmente fatto in quel momento.
In realtà non aveva idea di dove iniziare a placare la sua ira. L'aveva lasciato interdetto.
In passato aveva creduto di poter dire che era lui il suo maestro, che era stato lui ad insegnarle tutto, sia come attaccare che difendersi, ma ormai era troppo palese che non era più cosi da un pezzo.
Al Villaggio, e anche fuori da esso, si era fatta una vita che lui non conosceva minimamente.
Erano successe cose che lui non sapeva.
Aveva vissuto esperienze che forse neanche immaginava.
Tutte quelle cose, era proprio ciò che lui non avrebbe mai augurato a loro due.
Dannazione, in realtà voleva solo tenerla al sicuro, uscire vivi da quella guerra e avere il tempo finalmente di conoscersi meglio.
Viversi e baciarsi senza fretta.
Voleva solo quello e allora...quand'è che aveva iniziato a perderla?
Come una botta in pieno viso, Wave lei si avvicinò e, nonostante fosse intenta nel suo assalto, le appoggiò delicatamente le dita lungo i fianchi.
A quel contatto, Skye si irrigidì fermandosi immediatamente con i pugni ancora a mezz'aria. Guardò con sguardo assente Saleem, prima di voltarsi di scatto verso il suo amico.
Non lo colpì, né lo intimò di allontanarsi. Un attimo dopo aver riconosciuto l'americano, i suoi muscoli si rilassarono e le spalle si abbassarono come se fossero state strattonate all'ingiù.
Wave le sorrise come per scusarsi e Skye non ci mise molto a ricambiare lo stesso sorriso.
Abbassò definitivamente i pugni «E ora di riposare» suggerì l'amico e contro ogni sua aspettativa, Skye annuì docilmente, riportando lo sguardo su Saleem rimasto lì fermo.
Entrambi avevano il fiatone e lasciò che Skye perlustrasse il suo corpo in cerca di danni, poi mormorò un vago «Io non volevo...» la interruppe. «Tranquilla. Sono qui quando vuoi» ed era vero. Ci sarebbe sempre stato per lei. Soprattutto se voleva dar sfogo a tutta quella rabbia incanalata.
Lei annuì poco convinta e si rivoltò di nuovo verso Wave.
Arreso, si limitò a guardare le loro schiene finché non scomparvero dai Campi.
Aveva moltissime domande, una delle quali era da quanto tempo il rapporto fra i due si era intensificato cosi tanto.
Perché Wave sembrava tutto d'un tratto capirla meglio di lui?
Era certo che si fosse perso un pezzo importante delle loro vite e la cosa che più lo turbava è che sembrava che solo lui fosse rimasto fermo in una dimensione diversa dalla loro. Come se parlassero lingue diverse.
Oppure avesse preso in ritardo il treno su cui erano saliti.
Abbassò lo sguardo verso il terriccio e si asciugò i palmi sudati sul pantalone.
«Quella lì non è la nostra Skye!» fischiò Lama, riferendosi al fatto che l'aveva messo a dura prova.
La squadrò con un sopracciglio alzato e rispose seccato «Anche il tuo americano sembra non essere più quello di una volta» Lama incrociò le braccia al petto e fece una smorfia contrita, seppur cercò subito di camuffarla con un'espressione di sfida che vacillò.
«Punto primo, non è il mio americano» replicò già totalmente incazzata nera. «Punto secondo...a me non mi interessa di queste faccende...amorose» il modo in cui disse le ultime parole sembrò nausearla. «Punto terzo...» alzò un altro dito e pensò attentamente a cosa rinfacciargli. Poi si arrese e fece spallucce dicendo semplicemente «Beh, non c'è un punto terzo» borbottò, voltandosi per un secondo indietro verso gli altri, che nel frattempo avevano riniziato a riprendere le attività che avevano lasciato in sospeso.
Ronald lottava contro Pierre. Ginevra aveva ripreso il discorso con Joseph.
Koraline invece...aveva gli occhi blu incollati su di lui e al suo fianco, spalla contro spalla, c'era Icaro.
Qualcosa nel volto del cugino gli fece capire che aveva assistito a tutto ciò che era appena accaduto. Strinse i pugni e rimuginò sulla volta in cui era stato costretto ad assistere a Skye che indossava la divisa del Palazzo e a come aveva cercato di proteggere quello stupido individuo quando lui era finalmente riuscito a stanarlo e puntargli una pistola contro.
Si era frapposta tra i due senza esitazioni, e aveva fatto del suo corpo uno scudo.
D'altro canto, aveva visto Icaro perdere il senno fuori dai giardini reali, quando la volante aveva portato via Skye.
Infondo aveva ragione, non si sarebbe mai abituato alla presenza di suo cugino lì, tantomeno di Maicol. Non lo vedeva da anni, da quando entrambi erano solo due ragazzini che si aggiravano per la corte.
Avevano passato insieme soltanto due estati, poi Saleem aveva avuto l'onore e il compito di allenarsi insieme ai soldati del regno, e da lì aveva scalato tutte le vette per diventare un generale ed addestrare tutte le truppe formate dai nuovi cadetti.
In quel periodo a corte, lui e Maicol non avevano avuto modo di conoscersi particolarmente. Erano soltanto compagni sporadici di scherma e corsi di lingue. Per il resto, stavano insieme soltanto se c'era anche Icaro con loro, come se quest'ultimo fosse un collante fra i due.
Ricordò però che quel ragazzino era sfrontato, abbastanza facile da comprendere. Non come Icaro, qualsiasi fossero i sentimenti di suo cugino nei confronti di Skye, sapeva mascherarli bene.
Deviò lo sguardo da lui e lo puntò su Skye che si allontanava ad ogni passo.
Voleva davvero sapere cos'era successo fra loro?
Sì...voleva saperlo.
«Comunque questo non cambia il fatto che stai perdendo colpi. Ti ha quasi sconfitto lo sai?» aggiunse spavalda la donna, ricalcando la dose con un sorriso beffardo. Era troppo positiva se lo pensava davvero.
«Ma non l'ha fatto. Ed io sono ancora qui. A chi altro va di continuare a lottare contro di me?»
Non era stata una domanda a caso, sapeva perfettamente chi tra tutti avrebbe accettato quella sfida.
Infatti non attese molto affinché Icaro si facesse in avanti.
«Se mi assicuri che Skye non ha realmente interferito con la tua energia, allora io» disse facendo un altro passo avanti.
Non aspettava altro.
Ginevra saltò in piedi e squittì «Non credo che sia una buona idea» aveva uno sguardo allarmato che suscitò l'attenzione degli altri.
«Io invece lascerei che affrontassero e chiarissero una volta per tutte i loro dilemmi!» brontolò inacidita Koraline, come se ne avesse avuto davvero abbastanza dei loro continui battibecchi.
Perfino quel Ronald e Pierre si fermarono di nuovo, lanciando sguardi interrogativi e contrariati a suo cugino.
«Già, amico, neanche io credo sia una buona idea» si intromise Joseph. E anche solo per il semplice fatto che Saleem non sapesse più se si stesse riferendo a lui o ad Icaro lo imbestialì, attaccò l'uomo che aveva di fronte senza preannunci né cerimonie, lanciò verso di lui il suo pugno che si scontrò solo contro il vuoto dell'aria. Era riuscito ad evitarlo nonostante il poco preavviso.
Si chiese se realmente quel giorno avesse qualcosa che non andava, com'era possibile che tutti improvvisamente sembrassero più veloci?
«Ti limiti ad attaccare alle spalle ora?» il cugino sfoggiò un ghigno perverso.
Digrignò i denti in un ringhio. «Fino a prova contraria mi eri difronte e non di spalle. E poi cosa ti aspettavi? Che suonasse un dog per iniziare?» Icaro rise, ma non si mosse né fece il prossimo passo.
Corse verso di lui con la speranza di placcarlo e rimuovergli definitivamente quel sorriso dalla bocca ma proprio mentre stava per dargli una spallata, riuscì a scansarlo e l'aria sferzò di nuovo intorno a lui, facendolo barcollare di qualche passo.
Saldò i piedi a terra e ruotò velocemente su se stesso.
«Tutto qui?» lo schernì, infilandosi i palmi delle mani in tasca, come se non avesse la minima preoccupazione di quello scontro.
Ritornò alla carica come un toro, correndo verso la sua figura e riuscendo finalmente a prevenire la mossa che avrebbe commesso per sfuggirgli.
Lo afferrò per una spalla e lo gettò con tutta la forza che aveva sul pavimento.
Al tonfo del suo corpo contro la terra, piccoli sbuffi di polvere si sollevarono, annebbiandogli per un secondo la vista.
Non vide la ginocchiata che lo prese al centro dello stomaco, né la gomitata al mento che lo fece indietreggiare per l'urto.
Icaro era già in piedi, pronto per sferzargli un calcio che però non fece mai in tempo ad arrivare.
Fermò il suo piede a mezz'aria e glielo contorse affinché fosse costretto a seguire la direzione che lui stesso voleva dargli, lo lanciò in avanti con la speranza che cadesse.
Ciò non avvenne, prese subito equilibrio e si risistemò, tornando a rivolgersi a lui e sul viso appariva ancora quel maledetto ghigno.
Era un sadico.
«Spero che questo sia solo il riscaldamento»
accecato dalla rabbia, Saleem continuò ad sferrare colpi, riuscendolo a prenderlo in pieno più volte.
Anche suo cugino riuscì a scalfirlo più volte.
Sentì il sapore del sangue tra i denti quando un suo gancio lo prese diritto sulla mascella, afferrò il polso che si stava ritirando e lo strattonò finché non si ritrovò la schiena premuta contro Saleem.
Poi alzò l'angolo del braccio e lo premette sul suo collo, sorreggendogli il cranio con la mano.
«Anche ora pensi che sia un riscaldamento?» ringhiò, continuando a stritolargli la testa e il collo.
Lo strinse finché la sua risata non scosse più le sue membra.
Con tutta la forza che aveva stringerlo, come se avesse potuto decapitarlo in quel preciso momento.
«Fermati!» tuonò qualcuno, Joseph o uno dei suoi soldati, non ci badò ulteriormente.
«Fammi fuori se hai il coraggio» annaspò invece suo cugino.
L'adrenalina pompò nel suo sangue e in tutto il suo corpo. Se l'avesse ucciso...si sarebbe risolto un gran bel numero di problemi per lui.
Non poteva fingere di non volergli vedere esalare l'ultimo respiro.
«Fallo per tutte le volte in cui hai tentato di uccidermi in passato e non ci sei mai riuscito» a che gioco stava giocando? Voleva davvero morire?
Nonostante tutto quello fosse molto strano, non ebbe la forza lucida di mollare la presa su Icaro.
Qualcuno tentò di separarli, sentì delle dita sulle sue braccia che lo spingevano inutilmente lontano. Ma non si mosse, rimase rigido nella sua presa ferrea, il suo obiettivo era incredibilmente vicino.
«Saleem smettila!» riconobbe la voce di Joseph.
Ma nobel riusciva a far altro che pensare che finalmente ce l'aveva in pugno, dopo tanti anni, tanto odio, lui era lì fra le sue mani e poteva ucciderlo per davvero.
Come avrebbe mai potuto fermarsi quando la vittoria non era mai stata cosi vicina?
«Sei sempre stato una delusione» gli sussurrò ad un orecchio, desiderava che prima di vedere suo cugino morire, fossero proprio quelle le ultime parole che meritava di sentire.
«Anche tu» biascicò a fatica.
Quelle parole ebbero l'effetto di trecento colpi di pistola.
«Fermo!» una voce catturò la sua attenzione anche nel bel mezzo del caos.
«Fermo! fermo, fermo!» ripeté con urgenza, allungando le dita sottili fino ad insinuarsi fra la stretta che esercitava ancora su Icaro.
«Skye» ringhiò, incitandola a spostarsi affinché lui potesse completare la sua opera.
«Non farlo!» il suo stomaco si richiuse, non aveva mai sentito quel timbro di voce provenire da lei ma nonostante una piccola parte di lui si incrinò, l'altra voleva ancora vendicarsi.
«Saleem, mi uccidi cosi» quella frase non gliel'aveva detta suo cugino, bensì Skye.
Perché...sarebbe morta lei se avesse ucciso lui?
Non aveva senso...era confuso e non capiva.
Portò lo sguardo interrogativo su di lei e vide il suo pallore oltre che una paura immensa nelle sue pupille spalancate.
Aveva paura di lui?
Com'era possibile che stesse ferendo lei anche se non la stava toccando?
Era sicuro che il corpo che stava stringendo tra le mani fosse quello di Icaro.
«Ti prego, lascialo» implorò e lasciò la presa come se avesse appena lasciato andare un carico di macigni troppo pesante.
Suo cugino ricadde sulle gambe privo di
forze e di tutta la spavalderia che sfrontava solo fino a poco prima.
Skye lo resse per le spalle. Poco dopo anche Pierre e Koraline l'aiutarono.
Si guardò intorno con l'intento di guardare i membri della sua squadra ma qualcosa andò storto.
La sua testa scattò all'indietro quando ricevette un pugno sulla punta del naso. «Pezzo di merda!» latrò il rosso.
Cadde a terra e alzò lo sguardo verso il suo assalitore.
Ronald lo guardava con occhi ardenti e il respiro ansimante di chi aveva appena corso.
«Io non so cosa Skye ci abbia davvero visto in te, ma prova a combattere di nuovo con lei o con Yuri, e giuro sulla mia pelle che sarà l'ultima cosa che farai» sputò a terra come una maledizione poi si voltò per raggiungere Skye.
Skye che aveva occhi solo per suo cugino.
Non per lui finito a terra.
Né per nessun altro.
Fu allora che sperimentò un altro tipo di morte. Non fisica, ma interna. Qualcosa si lacerò, più corrosivo di qualsiasi acido.
«Perché l'hai fatto?!» berciò lei con rammarico, saettando lo sguardo da lui a suo cugino.
In quel momento, anche lui si chiese la stessa identica cosa:
Già, cos'hai fatto Skye?!
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