3. Blocca il suo profilo sui social

Katsuki quel giorno si era alzato con una sola cosa per la mente: chiedere scusa ad Izuku. A quel paese i Revanchisme, a quel paese ciò che aveva da dire o da fare! Aveva davvero bisogno di mostrargli il suo dispiacere.

Perciò dopo la scuola, quando andò di pattuglia con Shouto, lo cercò ovunque con lo sguardo. Ma non riuscì a trovarlo. Non fu possibile. Quel giorno, a causa di un mercatino nelle vicinanze, la strada straripava di persone. Poi qualche borseggiatore sveglio, approfittando della calca e del disordine, si era messo a rubare dalle tasche dei poveri cittadini giapponesi. E questo, quando successe? Quando Katsuki, camminando per strada, aveva appena visto qualcuno di vagamente somigliante ad Izuku sfrecciare in skate e... una donna urlò di qualcuno che le stava rubando il portafogli.

Quindi l'uomo scappò, Izuku anche, e... Katsuki dovette seguire la sua priorità. Il ladro, ovviamente. Lo fece a denti stretti, molto controvoglia, incavolato come non mai. Ma alla fine riuscì a trovarlo, buttato per terra pochi metri più avanti, circondato a persone, che si lamentava di uno stupido "ragazzino bastardo" che gli aveva fatto lo sgambetto.

A quelle parole, preso dal nervoso, gli venne istintivo trattarlo ancor più aspramente di quanto normalmente avrebbe fatto.

Tornò quindi ai dormitori, accompagnato da Shouto. Quel giorno non disse niente. Sembrava perso per pensieri a sua volta. Erano passati due giorni da quella loro chiacchierata amichevole; Katsuki si chiese quindi perché essere così silenzioso solo ora; state tranquilli, cari lettori, che nelle ore precedenti si era rivelato un gran chiacchierone (aveva paura di doverlo tramortire prima che il suo segreto trapelasse).

Katsuki ora pensava. Pensava a quanto avrebbe voluto afferrare Izuku, che gli correva davanti, attirarlo a sé e chiedergli scusa per tutto ciò che aveva fatto, chiedergli scusa della sua misera esistenza. Forse avrebbe voluto anche chiedergli scusa di aver portato la propria, di misera esistenza, ad incasinare come una frana durante un'alluvione il suo mondo innocente e gentile.

Sospirò. Ora non sapeva come parlargli. Si era appena accorto che Izuku non sarebbe mai stato a sentirlo, comunque fosse. Era palese che non volesse più averlo accanto come quando avevano quattro anni. Grazie al cazzo, direbbe pure lui. Erano passati quattordici anni.

Quattordici...

Così pochi, eppure così tanti rispetto alla brevità della vita.

Katsuki sfiorò il proprio petto.

Ma... non voleva avere più il peso di quelle parole mai dette.

Avrebbe trovato il modo di scrivergli.

Così, ebbe un'idea.

Quella sera si chiuse in camera sua. Si mise alla scrivania, e iniziò a digitare le sue credenziali nella pagina login di Instagram. Quando il caricamento venne completato e si ritrovò sulla sua home, a fissare una foto dei suoi amici, Eijiro e Hanta, che alzavano le magliette per mostrare gli addominali e la loro V, ebbe un attimo di esitazione.

E si chiese: — Ma io, che cazzo sto facendo?

Perché sì, non aveva mai cercato di rintracciare tramite i social nessuno. Questo complicava di molto le cose.

Prese il telefono, storcendo il naso davanti ai suoi contatti.

Aveva bisogno di due persone.

Selezionò il primo numero e subito chiamò. L'interlocutore rispose dopo pochi squilli.

    — Sì? Bakugou?

    — Ho un'emergenza. Ci vediamo in camera mia tra dieci minuti. — e riattaccò saggiamente.

Poi, selezionò un altro numero, e telefonò. Ma la persona non rispose.
Corrugò le sopracciglia, e chiamò di nuovo. Stavolta rispose quasi subito.

    — Pronto? Sbagliato numero?

    — No, sto chiamando la persona giusta. Vieni in camera mia entro cinque minuti.

    — Come?! Ma io ho anche altro da fare!

    — È un'emergenza. — e riattaccò.

Gli bastò aspettare cinque minuti, più uno bonus per il secondo interlocutore, per ritrovarsi con tre persone in camera propria.

Ochaco Uraraka, Mei Hatsume, e... Tenya Iida.

Subito lo indicò, con fare dubbioso. — Lui che ci fa qui?

Ochaco alzò gli occhi al cielo. — Ci stavamo guardando un film insieme quando hai chiamato. Ci siamo preoccupati, e siamo venuti insieme.

Annuì, indicando Mei. — Tu. Perché hai fatto un minuto di ritardo?

Mei rimase a braccia incrociate, immusonita. — Ero ancora nel mio studio a lavorare sul mio nuovo bambino...

Katsuki annuì. — Comprendo. Ora, occhi a me. — e si voltò nuovamente verso il suo computer. — Abbiamo del lavoro da fare.

    — Tipo? — domandò Ochaco, avvicinandosi allo schermo. — Uh, bella foto di Kirishima. Gli hai già messo like?

    — Ovvio, è il mio migliore amico. — la rimproverò lui, andando nella schermata di ricerca.

    — Che ci facciamo qui su Instagram? — domandò Tenya. Katsuki poteva sentirlo gesticolare in quel suo modo robotico le mani per esprimersi meglio. Era un suo tic: aveva cercato per molto tempo di correggere la sua brutta abitudine, ma ormai il vizio si era insidiato in lui a causa del suo fare rigido e nessuno, neppure la sua neo-ragazza, sapeva come aiutarlo.

Katsuki strinse le labbra. Be', era una domanda lecita. — Dobbiamo rintracciare una mia vecchia conoscenza.

    — Uhh! Una vecchia fiamma? — domandò Mei ammiccante. E subito Katsuki si pentì di averle chiesto di venire.

    — No. Un delinquente.

    — Che cosa?!

Che serata del cazzo.









Ci volle un po' per spiegare le dinamiche del rapporto appena riacquistato con Izuku, e Katsuki già temeva le ripercussioni di essersi aperto tanto con i compagni di scuola.

Ochaco ci rifletté per un po'. — Be', se vuoi passare subito all'azione e cercare Izuku sui social... possiamo applicarci tutti da subito e farlo.

    — Già! Trovo molto nobile il fatto che proprio tu, nonostante abbia causato le turbolenze all'interno del vostro rapporto, voglia riprendere l'amicizia! Ti aiuterò! — dichiarò Tenya. Lo odiava per avergli ricordavo ancora una volta di essere uno sbaglio nell'esistenza di Izuku, ma apprezzava comunque il tentato discorso motivazionale.

Allora guardarono tutti Mei, che stava in silenzio.

Lei li guardò di rimando. — Che c'è?! Questo Izuku, io, manco lo conosco.

Ochaco inarcò un sopracciglio. — Io nemmeno. Ma voglio aiutare un amico.

Mei sbuffò, tamburellando le dita sul suo ginocchio. — Io non aiuto gli amici... li sfrutto come soggetti su cui testare i miei bimbi...

Katsuki inarcò un sopracciglio, seguito subito da Ochaco.

Mei rimase a fissarli, poi sbuffò platealmente.

    — Va bene! Vi aiuto!

    — Propongo di dividerci per rintracciarlo su ogni social. — incentivò Tenya. — Così da avere più possibilità di trovarlo prima di dover ricercare possibili nicknames irrintracciabili dietro al quale cela la sua identità.

    — E come facciamo? — domandò Ochaco.

Tutti si voltarono verso Mei, che sospirò nuovamente. — Capito. Vado a prendere uno dei miei bimbi per darci una mano. — e si alzò.

Katsuki si poggiò più comodamente allo schienale della sua sedia da ufficio. — Fai in fretta.

E si misero al lavoro. Katsuki doveva controllare Instagram e Twitter, Tenya invece lo cercava su Telegram, Pinterest e Snapchat (è stato "obbligato" dalla classe a farsi un profilo lì), e Ochaco su Tumblr, TikTok e Ask.fm.

A discapito di cosa tutti loro credevano, fu facile trovare il suo profilo: ne aveva uno su Instagram, uno su Telegram, e uno su Tumblr. Erano i primi social che ognuno di loro tre aveva controllato, ma apparentemente aveva profili un po' ovunque.

    — Dov'è? Com'è? — si mise subito in mezzo Ochaco, curiosa di conoscere questo fantomatico Izuku.

Ma rimase in silenzio, come Katsuki, nel vedere che del suo profilo non appariva nulla: né la foto profilo, né la bio, né i posts, né i followers, né i seguiti.

    — È... vuoto? — domandò spaesata la ragazza, mentre Katsuki cercava di aggiornare la pagina.

    — Ti ha bloccato. — attestò Tenya, dopo tre minuti. — Lo so perché per un periodo, tu hai bloccato me.

Le orecchie di Katsuki si tinsero leggermente d'imbarazzo. — No, devi starti sbagliando.

Ochaco aprì il suo Instagram, e dopo trenta secondi di smanettamento agitò il dispositivo. — No, ti ha proprio bloccato! Addirittura segue il mio profilo.

Katsuki le stracciò il telefono dalle mani, guardandolo. Aveva un sacco di posts in cui vestiva in modo punk, grunge, e il biondo poté notare dei look un po' gotici (e quelli erano tutti look femminili addosso a quell'Izuku). Il resto, erano foto insieme ai suoi due amici, che esprimevano vibrazioni da skater degli anni 2000.

Si lasciò sfuggire un sospiro. Quel profilo gli piaceva davvero molto.

Nella bio aveva scritto solo il suo nome, l'età, e poi due tag che portavano, si presumeva, ai suoi due amici del cuore.

Aveva anche un discreto seguito: qualche centinaio di persone che lo seguivano, e lui ne seguiva davvero pochi.

    — Devo scrivergli — disse istintivamente, ma prima che potesse fare altro, Ochaco gli strappò dalle mani il telefono.

    — Col cazzo! Questo è mio. Fallo col tuo.

    — Non può, l'ha bloccato... — mormorò Tenya, per calmare la sua ragazza. Katsuki quasi vomitò le caramelle dell'halloween di cinque anni prima. Detestava quella coppietta. Era felice per loro, ma odiava questi loro momenti dolci insieme (il problema era... che non c'era proprio niente di troppo dolce in ciò che facevano Ochaco e Tenya).

    — Sì, okay, carini, ora come cazzo gli scrivo? — li rimproverò subito.

E fu in quel momento che Mei fece irruzione nella stanza, con un sorrisone sulle labbra.

    — Allora? Trovato? — chiese loro.

Katsuki si appoggiò completamente alla sedia, con fare dispotico. — Ci hai messo un sacco.

    — Lo so, ci ho messo un po' a trovare questo. — si scusò, poggiando un cellulare sulla scrivania di Katsuki. — Be', trovato?

    — Sì — rispose Ochaco. — Solo che... che lo ha bloccato. Ancor prima che noi potessimo scrivergli. E Bakugou non gli ha mai scritto.

    — Non potete creare un profilo falso? — domandò lei, ovvia.

I quattro si guardarono in silenzio.

    — Non è male come idea. — mormorò Ochaco, ottenendo l'approvazione anche di Katsuki.

    — Come si fa? — chiese invece Tenya, sempre preciso e rispettoso delle regole. Ochaco rise.

    — Niente di illegale. Solo che non deve mettere il suo vero nome, altrimenti rischiamo lo blocchi subito.

Katsuki corrugò le sopracciglia, arcigno. — Ah no? Non posso?

    — No che non puoi. — disse ancora lei, pacifica. — Anche perché due utenti su Instagram non possono avere lo stesso nome, quindi... non si può fare.

Effettivamente, è falso per un motivo, si disse da solo.

    — Bakugou, fai il log out dal tuo-

    — NON DARMI ORDINI!









Katsuki brontolò. — Ora che faccio?

Ochaco sospirò. Ci avevano impiegato un po' per convincerlo a fare come aveva suggerito Mei. A momenti Katsuki faceva saltare tutti in aria per il fastidio provato nel venir comandato.

    — Devi inventare un nome e una password plausibili per il tuo nuovo profilo.

Katsuki rimase in silenzio. — Dynamight.

    — No. È già il tuo nickname sul tuo profilo.

    — Katsukimiglioreditutti.

    — No, si riconosce lontano un miglio che sei tu.

    — GodEsplosionMurderer.

    — No.

    — Bitchleccamiilcalzino.

     — Ma che cazzo hai che non va?!

     — Ochaco, le parole!

     — Scusami, Tenya...

     — Smettiladifumarestronzo.

Ochaco venne allontanata per qualche minuto dalla stanza, per evitare che qualche biondino di sua conoscenza finisse su Marte.

Mei venne quindi in soccorso del ragazzo, con un gran sorriso. —- Ho qui quel che fa per te!

Katsuki assunse un'espressione a metà tra il crucciato, il contrariato, il concentrato e il dubbioso. Non si capiva bene. Forse perché provava tutte quelle sensazioni nello stesso momento, e non riusciva a decidersi.

Passarono dieci secondi così, in assoluto silenzio, a guardarsi negli occhi, con Mei che non voleva fare altro che provare la sua invenzione e Katsuki che stava tentando di sudare più in fretta per farsi saltare in aria prima di aderire a quelle scelleratezze.

    — Parla. — si ritrovò infine a mugugnare Katsuki, furioso con se stesso per star permettendo una cosa di questo tipo. Mei sorrise eccitata.

    — Ho qui per te qualcosa che sapevo sarebbe stato utile stasera! Visto che non sempre il problem solving ci viene naturale, ho inventato uno strumento che trova la soluzione per te, o ti dà consigli su come affrontare qualcosa.

Katsuki si guardò attorno dubbioso. Sperava che qualcuno di più rassicurante (anche Kaminari Denki, forse, era più rassicurante di lei), arrivasse a proporgli qualcosa. Ma niente, loro due erano ancora soli nella stanza.

Mei si mise a smanettare con il suo dispositivo. Katsuki prese saggiamente posizione, spostandosi dall'altra parte della stanza. Questa ragazza era troppo fuori di testa, secondo la sua modesta opinione di pazzo fuori di testa. Come si suol dire... il bue che dice cornuto all'asino.

    — Hey, Gordon!

Katsuki la guardò storto. — Cazz'è, Google?

Lei gli intimò con un gesto di stare zitto. Quasi le saltò addosso. — Non è colpa mia. È comodo il comando vocale.

Il dispositivo fece un tenero rumorino. — Signorina Mei, mi ponga il suo quesito! — disse amichevole una vocina robotica maschile, Gordon, ipotizzò Katsuki. Quest'ultimo parlò involontariamente a voce alta.

    — Non è mai troppo tardi per buttarsi di sotto, vero?

Il dispositivo (Gordon) emise un rumore simile al suono di un campanellino. — La soluzione migliore, signor Dynamight, è quella di moderare la propulsione dopo essere arrivati a metà della caduta. Con la giusta propulsione laterale, avrebbe abbastanza tempo per constatare le condizioni circostanti, in modo che non si creino incidenti con civili e non si procuri ferite da caduta. Si consiglia comunque di prendere le scale.

Katsuki si accigliò, guardando Mei. — Be', è una buona soluzione, anche quella di prendere le scale.

Rimasero a guardarsi in silenzio.

    — Senti! Gordon è ancora in fase di elaborazione, e... oh, senti, non importa. Procediamo con il piano! Gordon... consigliaci un nome da usare come nickname su Instagram.

Gordon emise nuovamente quello scampanellio, e si mise a elaborare il problema. Dopo qualche secondo, parlò di nuovo.

    — BlossomButt. Per chi è adorabile... e con un fondoschiena carino.

Katsuki si ritrovò a diventare rosso (per la rabbia si direbbe, visto che le sue mani fumavano), e cercò di avvicinarsi a Mei per strangolarla.

    — CHE VUOI! HA RAGIONE, HAI UN BEL SEDERE!

Katsuki le stracciò Gordon dalle mani, sbuffando vapore dalle narici. — Gordon, un altro nickname.

    — Chibi-chan. Per persone basse e paffute!

Le sue narici si dilatarono. Era isterico. — SONO ALTO UN METRO E OTTANTA, COSA CAZZO VUOL DIRE CHE SONO BASSO E PAFFUTO-

Katsuki ci impiegò altri dieci minuti per calmarsi. Per quel momento, i suoi due amici avevano fatto in tempo a rientrare nella stanza e a tentare dei nuovi nicknames con Gordon. Intanto, l'intelligenza aveva fornito cose come: Chuf-chuf, Blue-Whale, cheekymonkey, babybugaboo, -beanstalk. Katsuki aveva cercato di farla esplodere due volte.

    — Ho capito il problema! — esclamò Ochaco. — Ha usato come filtri per creare i nicknames "divertente" e "scemo".

    — Glielo faccio vedere io chi è scemo. — ringhiò Katsuki, con un diavolo per capello.

    — Hey Gordon, dacci un nickname per Instagram! Per favore. — chiese cortesemente Tenya.

    — EmperorAce. — rispose Gordon.

Katsuki cercò di strangolare di nuovo qualcuno. Venne messo all'angolino a calmarsi per qualche minuto. Era un po' troppo felice.







    — Bene. Katsuki, ti sei segnato la password?

    — Non ne ho bisogno. "Dynamightsei1figo" non ha bisogno di venire ricordata. — ringhiò il biondo, battendo con rabbia furente le credenziali per il nuovo profilo.

E in un attimo fu lì, creato in tutto il suo splendore.

Katsuki arricciò il naso, e iniziò a cercare nella barra di ricerca il profilo di... se stesso.

    — Bakugou, perché ti sei appena messo un follow.

    — Perché sì. Perché così guadagno followers.

Ochaco, capendo quanto fosse inutile discutere con lui, sbuffò e lasciò perdere.

    — Facci un favore e cerca Izuku.

Innervosito, Katsuki lo fece. Odiava venir comandato a bacchetta, ma ora avrebbe sorvolato la cosa. Doveva in qualche modo salvare il suo rapporto con Izuku, anche se sicuramente era troppo tardi. Anche se era troppo tardi, si corresse mentalmente lui.

Comprendeva bene che rischiava di venir bloccato: non si erano lasciati nel migliore dei modi; anzi, dato che non si erano proprio lasciati ufficialmente, dato che si erano solamente distaccati, silenziosamente, dolorosamente, strappando nell'atto fino all'ultimo pelo dell'altro, era sicuro al novantasette percento che tutto quello non sarebbe finito bene. Forse aveva fatto male a decidere di scrivergli. Non gli avrebbe mai dato retta, nemmeno via messaggio, nonostante la differenza sostanziale era che almeno poteva avere un... quanto, effettivamente? Un quindici percento di possibilità in più che almeno sentisse ciò che aveva da dire? Wow, emozionante.

Katsuki si odiava per essere caduto così in basso per lui.

Cercò il suo nickname, izukjmidorj, e subito nella schermata gli apparve lui in tutto il suo splendore: vista in grande, nello schermo del suo computer, in alta definizione, ogni foto da lui postata sembrava un'opera d'arte. Aveva fatto dei passi avanti da quando avevano smesso di frequentarsi... aveva un certo stile. Voleva complimentarsene. Certo, non apprezza il tipo di vita che discorreva, ma era bello. E forse con un esagerato numero di piercings all'orecchio, ma, ripetiamo insieme, era bello.

E allora al diavolo le statistiche, Katsuki voleva solo sapere se Izuku volesse accettare le sue scuse, dopo tutto questo tempo passato distanti a maturare.

Katsuki aveva fatto dei passi da gigante facendosi degli amici in modo salutare, regolando il suo ego, la sua visione di sé, la sua visione degli altri. Tutto era diverso. E non aspettava altro che un messaggio.

Lo seguì. Poi aprì i messaggi privati con lui. E si mise a digitare.


Text (EmperorAce): buonasera.


Inviò il messaggio. Tutti quanti attesero in silenzio. In due minuti scarsi, Izuku era online e stava scrivendo.


Text (izukjmidorj): Buonasera
Text: Con chi parlo?

Text (EmperorAce): sono Bakugou Katsuki. scusa per essermi presentato in questo modo, ma non riuscivo a rintracciarti dal mio profilo.

Text (izukjmidorj): Ohoh! Bakugou, che piacere sentirti


Gli occhi di Katsuki, per un solo attimo, parvero farsi più grandi, le palpebre ben spalancate e in attesa di un qualunque segno. Sembrava piacevolmente sorpreso dell'accoglienza.


Text (EmperorAce): sì, be', era da molto che cercavo di parlarti se non ti|


    — Bakugou, — lo interruppe quietamente Ochaco, indicando lo schermo. O meglio, un punto preciso sullo schermo.

Gli occhi di Katsuki fremettero.

Non poteva più vedere la sua immagine profilo.

Mandò il messaggio. Non arrivava al destinatario.
Controllò il profilo. Non poteva più vedere le sue informazioni personali.

Rimasero tutti in silenzio, forse esitanti, forse delusi da quegli avvenimenti.

Katsuki prese un respiro tremante.

La sua bolla di pace era appena esplosa. Katsuki non aveva fatto in tempo a dire niente, nient'altro. Aveva sprecato il tempo in cose stupide come quelle... quelle chiacchiere futili, e non gli aveva scritto ciò che davvero importava. Ciò che più gli premeva. Si sentì stupido al pensiero di aver lasciato che il tempo scorresse come sabbia tra le dita ancora una volta.

Prese un altro respiro, ancor più fragile del primo. Non riusciva a trovare pace.

    — Tutti fuori.

Ochaco e Tenya lo guardarono con occhi sgranati. — C-come?

    — FUORI! HO DETTO FUORI!
E iniziò a spingerli tutti verso la porta, intanto che loro cercavano di respingere la sua forza, la sua rabbia, la sua frustrazione.
    — FUORI, FUORI, FUORI, FUORI CAZZO! FUORI!

E appena riuscì a mandarli via sbatté la porta sui loro nasi, ignorando le loro suppliche di parlare, di compiere un altro tentativo per raggiungere Izuku, ma lui ignorò le loro voci.

Voleva stare da solo.

Decise di ammettere una cosa. Lo avrebbe fatto solo a se stesso.

Si buttò nel suo letto.

Era stanco. Era stata una giornata del cazzo.

Guardò fisso il soffitto, in silenzio, senza dire niente, un braccio dietro la testa e l'altro che massaggiava il suo cuore.

    — Questo... ha fatto male. — mormorò nella stanza, sfiorando delle cicatrici coperte dalla maglietta.

Poi spense la luce, e si voltò verso il muro. 






3284 parole

Autrolino dell'Angolice

Ho pianto con Katsuki...

Che tristezza, Izuku, sei così cattivo... crudele... nemmeno lo ascolti...

Io troppo in trauma per questa ship soprattutto se ascolto una playlist creata appositamente per dei cattivi del diciannovesimo secolo che cercano vendetta.

Be', domande?

D'altra parte ho riso perché è tutto così idiotico lol

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