19.

Sono stanca. Non riesco a tenere gli occhi aperti.

Voglio dormire ma è come se ci fosse una strana presenza che mi tiene sveglia.

Provo ad aprire gli occhi di nuovo ma non vedo nulla, solamente un vortice nero avanti a me.

Dove sono?

Cerco di chiamare mio marito ma è come se la bocca mi si fosse cucita. Non riesco a far uscire un suono, nulla.

Mi alzo dal divano e invano, cerco di accendere una luce. Ma non riesco.

I piedi sono come bloccati. Mi dimeno, muovo le gambe ed il busto ma nulla. Resto in piedi in quell'assordante silenzio.

«Pagherai», sento sussurrare qualcuno al mio orecchio.

Dio, salvami ti prego.

«Pagherai», di nuovo. Quel qualcuno che era dietro di me, riesco a percepirlo avanti al viso.

Il suo respiro caldo mi accarezza bruscamente il viso spaventato, sento una sua mano salire lungo il mio braccio fino ad arrivare al mio volto bagnato dalle lacrime.

«Sei così bella eppure... Dio, sei così sporca dentro», sussurra ancora quella voce avvicinandosi di più al mio viso.

Cerco di indietreggiare ma a causa delle gambe bloccate, non riesco.

Cosa vuole da me?

La sua mano ruvida mi stringe il polso minacciosamente facendo in modo che il mio corpo si adagi al suo.

Deglutisco spaventata.

«Stai per morire. Ma voglio che guardi la mia faccia per l'ultima volta!», sussurra e all'improvviso il buio scompare e vedo il suo volto.

Jacob.

Gli occhi rossi, mi spaventano così tanto che a vederli sussulto.

«Adieu», dice infine infilandomi nello stomaco un coltello.

«No!», urlo svegliandomi. Mi tremano le mani e delle goccioline di sudore mi scendono lungo la fronte.

Sono così sconvolta che non mi accorgo di star singhiozzando fra le braccia di mio marito.

«È stato solo un incubo, amore, shh», sussurra togliendomi i capelli dal volto attaccadoli in una coda di cavallo.

Dopo aver fatto, mi asciuga il viso portandosi il pollice sulle labbra ed assaggia la mia lacrima.

«Mmh, è salata!», dice sorridendo come solo lui sa fare e lo faccio anche io. Un sorriso forzato ma pieno d'amore verso quest'uomo che mi sta sempre accanto.

Si sposta più accanto a me prendendomi fra le sue braccia dove mi faccio piccola piccola.

Inspiro il suo dolce profumo e mi calmo.

È stato solo un sogno, un sogno quasi reale ma pur sempre una cosa generata dal mio cervello.

Le braccia del mio uomo sono la mia casa.

La mia salvezza.

Perché nonostante i miei casini, lui è sempre qui. È sempre innamorato di me come il primo giorno. Quando ci siamo incontrati in aeroporto.

Mi ama ed io amo lui.

«Stai meglio?», domanda lasciandomi dolci baci sul collo.

Annuisco godendomi le sue labbra sul mio collo chiudendo gli occhi ma li riapro subito perché mi sembra di vedere il volto di Jacob.

Sussulto.

Quegli occhi. Rossi e roventi come l'Inferno. Dio.

«Che succede?», domanda Owen preoccupato facendomi sedere di nuovo sul divano.

«Ho.. Ho sognato Jacob, i suoi occhi erano così.. Così spaventosi e Dio, Owen mi sembra di vederli anche ora guardando i tuoi», dico singhiozzando di nuovo e Owen scuote il capo prendendomi delicatamente la mano.

Quel contatto riesce sempre a calmarmi.

«Ascolta..», dice accarezzandomi il palmo della mano, «E guardami».

Mi alza il viso facendomi guardare quei suoi bellissimi occhi azzurri.

«Io sono Owen, tuo marito, colui che ti amerà per il resto della sua vita nonostante tutto. Non sono un mostro, quel mostro», specifica ed io annuisco.

No, lui non è un mostro. Lui è mio marito.

Il mio EROE.

«Ti amo, Owen», sussurro abbracciandolo di nuovo e sorride.

«Anche io pasticcino», dice ed io ridacchio per quell'orribile soprannome.

Mi alzo dal divano per controllare l'orario.

Mezzogiorno.

Cavolo, i bambini!

Salgo le scale velocemente ma vengo interrotta dalla voce rauca di mio marito.

«Li ho portati da tuo papà, dobbiamo andare lì», dice e annuisco.

L'avevo dimenticato.

Non vorrei andarci ma qualcosa in me, mi dice che devo farlo. Devo andare lì e ridere sopra quella tomba.

Mi voleva morta... Eppure ora è morto lui.

Vado in bagno e mi faccio una doccia velocemente.

Sciacquo bene il viso stanco ed esco dal bagno e vado in camera dove trovo mio marito impegnato al cellulare.

È così bello con gli occhiali.

«Che stai facendo?», domando buttandomi accanto a lui poco delicatamente.

«Vacca!», dice ridacchiando e lo faccio anche io per quel soprannome.

Noi Davis abbiamo l'abitudine di chiamarci così.

«Comunque non sono problemi tuoi», dice alzando il sopracciglio e arriccia le labbra in una strana smorfia.

Spalanco la bocca dandogli un pugno sulla spalla.

«Ah davvero? Allora... Vuol dire che chiamerò Rrrrroberto», dico cercando di mantenere un tono serio.

Owen alza lo sguardo dal cellulare guardandomi con una strana faccia. È rosso in viso e non per l'imbarazzo.

Roberto è un ragazzo che ci provava con me spudoratamente ogni volta che andavo in ufficio da mio marito. Una volta, quando Owen ritardò un po', mi chiese di dargli il numero e mio marito lo sentì. Quindi ogni volta che si parla di lui, Owen sente il bisogno di spaccargli la faccia.

«Roberto eh?», dice posando il cellulare sul letto e si avvicina a me minacciosamente.

«Quindi vuoi Roberto?», continua iniziando a farmi il solletico.

Rido fino a far uscire le lacrime. Grido dei si e lui continua a farlo.

«Okay, ti prego amore basta», dico ridendo e Owen non mi ascolta.

«Voglio te, sempre e solo te», continuo e finalmente la smette buttandosi su di me.

Mi guarda sorridendo ed io faccio lo stesso.
Restiamo un po' così e alla fine Owen mi bacia.

Un bacio come solo un marito sa dare.

Ci alziamo e dopo aver chiuso la porta, ci avviamo al funerale di quel mostro.

Quando arriviamo, rimango in macchina un po' per pensare.

Sono pronta a vedere quella gente? E se ci fosse qualcuno di Londra che mi conosce oppure qualcuno che conosco ma non ricordo?

Dio.

Sono in ansia. Il panico sta prendendo possesso di me.

«Ehi..», sussurra Owen prendendomi la mano, «Ci sono io con te», continua ed io annuisco sorridendogli.

Scendo dall'auto ed aspetto Owen che scende e andiamo verso la chiesa.

Non appena entro, un mormorio si espande per tutta la chiesa.

Non piangere Hannah.

Devo essere forte. Io sto bene e devo farlo capire anche a questa gente.

Io ed Owen prendiamo posto nelle ultime file e osservo un po' la chiesa.

Guardo le persone che ci sono e fortunatamente, la maggior parte non mi conosce.

Un ragazzo attira la mia attenzione, ha la fisionomia di Jacob... Dio. Devo smetterla di pensare a quell'essere.

Scuoto il capo e guardo mio marito che giocherella con la mia fede.

Sorrido pensando a quanto è buffo e bello.

Poco dopo, vedo Hugh salutarci. Abbasso lo sguardo mentre mio marito alza una mano e gli fa il dito medio.

Soffoco una risata e ci alziamo quando entra il prete.

«Oggi siamo qui per celebrare il funerale del nostro carissimo Jonathan Marie Ross», comincia il prete e sento Owen ridere per il secondo nome di Jon.

Si, ha un nome da femmina.

Lo guardo sorridendo ed ascolto le cavolate che dice il prete.

'Era una brava persona e bla bla bla', sbuffo fino a quando non sento pronunciare il mio nome.

Trisha si volta verso di me e mi invita ad andare verso la tomba. Respiro profondamente e spinta da non so da quale coraggio, vado.

«Mrs Smith, grazie», dico specificando il mio nome da sposata.

«Non so per quale assurdo motivo mi abbiano chiamato qui ma sono felice. Felice che quest'uomo sia morto. E smettiamola con la stronzata del buon uomo perché non lo era. Mi ha maltrattata. Insultata. Obbligata a farmi delle cose oscene. Mi ha persino lasciato una cicatrice, sapete? E la cosa che più mi fa ridere è che volete per forza giustificarlo. Anche io lo facevo, ma alla fine ho capito che lui... È un uomo di merda. E l'altra cosa che davvero mi diverte è che mi voleva morta.. Ed invece..Ops, ora è lui in quella tomba! Mi dispiace per la perdita ma non molto. Il mondo va a rotoli per gente come lui e per i suoi seguaci che vogliono togliermi la vita.. Ma sapete cosa? Più mi volete morta, più vivo. Buona giornata!», finisco il mio discorso beccandomi un applauso da mio marito che prendo ed esco da quella chiesa.

Dio.

Sono stata cattiva? Forse. Ma dovevo sfogarmi.

«Mio Dio, quanto ti amo!», urla Owen abbracciandomi.

«Ora, il tuo amorevole marito ti porto da Starbucks come quando ti ho portata tre anni fa», dice facendomi ricordare il nostro primo appuntamento, mi prende sulle spalle portandomi in macchina.

E passiamo così la nostra giornata.

Insieme come una coppia normale senza problemi. Perché so che prima o poi ci riusciremo. Riusciremo ad essere così.






Amatemi perché volevo finire in un altro modo ma sono stata buona, questi due meritano un po' di pace.
Cosa ne pensate?
Che casino eh. Hannah che caccia le palle finalmente! **
Leggete il capitolo con questa canzone perché mi ispira troppo. **
- Smjle

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