15.

Mi osserva con quei suoi occhi azzurri così intensamente che non riesco a reggere il suo sguardo.

Perché è qui? Lui è l'amico fedele di Jon e si presenta qui a casa mia per quale motivo?

Mi guarda divertito. Dio, si sta beffando di me? Mi piacerebbe tanto spedirlo dove Jon è ora, magari darli entrambi in pasto agli squali.

«Hannah», sussurra venendo verso di me e stringendomi fra le sue enormi braccia.

Non ricambio l'abbraccio anzi lo scosto e lui si rabbuia.

Ma cosa vuole da me?

Mi ricordo a Miami, la domanda stronza che mi aveva fatto.
Mi chiese se Jon stesse bene pur sapendo come fosse finita tra noi e come lui ed il suo 'migliore' amico abbiano rovinato la mia vita.

Papà invece resta seduto facendo finta di niente continuando a giocare con i miei bambini quindi ne approfitto e porto Hugh fuori.

«Bei bambini», dice sedendosi sul prato ed io faccio lo stesso.

Mormoro un grazie e guardo la casa dei vicini senza proferire una parola. Se è venuto qui deve esserci un motivo, quindi sarà lui a parlare per primo.

«Ascolta, Hannah ero venuto qui per parlarti di Jon», comincia ed io mi volto subito a guardarlo.

Vuole parlarmi di quel mostro.

«Anzi, volevo scusarmi per come mi sono comportato con te quando Jon mi ha detto cosa era successo», continua ed io lo ascolto mentre strappo qualche erbetta del prato.

«Certo, scusarti», mormoro strappando arrabbiata l'erba.

Scusarsi? Tsk.. Non accetto le sue scuse. Mi ha rovinato l'anno più importante del liceo, per colpa sua non ho avuto più amici e sicuramente sapeva del mio bambino.

Sapeva di quanto Lily mi avesse presa per il culo per tutti quegli anni.

E lui ora vuole scusarsi?

«Vuoi scusarti?», sbotto alzandomi arrabbiata. «Davvero? Dopo avermi fatto passare le pene dell'inferno? Tu e quel mostro siete amici! Sei un mostro come lui», continuo.

Respiro profondamente per non piangere, non voglio farlo soprattutto non davanti a lui.

«Tu sai cosa mi ha fatto mentre ero in riabilitazione, lo sai?», domando nervosa puntandogli un dito contro.

Mi avvicino a lui e ci incontriamo faccia a faccia.

Scuote il capo. Ridacchio, mica il suo amico gli ha detto quelle cose. No. Ha fatto passare me per la poco di buono mentre lui per il povero ragazzo dall'anima distrutta.

«Veniva ogni dannato giorno ad insultarmi. Maltrattarmi, mi dava della puttana ogni dannato giorno e quando non volevo fare sesso con lui... Solo Dio sa quante volte mi ha picchiata», inizio a dire e non riesco a decifrare la sua espressione.

Sembra disgustato ma allo stesso tempo arrabbiato.

Ma poi cosa gliene può fregare?

«Quante volte ho dovuto subire le stupide sedute dal psicologo perché pensava che io fossi un'autolesionista, quando poi quei tagli e quei lividi erano stati provocati da quel mostro a cui tutti facevano affidamento», continuo il mio discorso girandogli intorno.

È così strano parlarne con qualcuno. Nemmeno mio marito lo sa, ogni volta che cerca di aprire quest'argomento io lo interrompo, parlando d'altro.

Perché fa male.
Fa male ricordare il dolore che quell'orco mi ha afflitto.
Fa male ricordare le sue grosse mani sul mio piccolo viso che diventava rosso e poi quasi sul viola quando mi dava gli schiaffi.
Fa male ricordare gli insulti.
Fa male pensare a come l'ha fatta franca tutte le volte che l'ho denunciato.

Come si può? Io lo denunciai per maltrattamento e la polizia mi disse che non avevo prove quando poi, il mio corpo era pieno di lividi e tagli.

«Ogni volta che mi guardavo allo specchio, mi chiedevo:'Ma faccio davvero così schifo?', solo perché il tuo amico me lo ripeteva ogni santissimo giorno», continuo a sputargli in faccia questa cruda realtà mentre lui continua ad osservarmi tristemente.

«Sai questa come me la sono fatta?», dico mostrando la cicatrice dietro al collo.

Lui scuote il capo di nuovo tristemente.

«Un coltello. Si arrabbiò così tanto che voleva ferirmi, come io stavo ferendo lui. Quindi prese un coltello e mi prese violentemente, boom. Il coltello era nella mia carne, gridavo aiuto ma nessuno mi sentiva o almeno così voglio credere», dico cercando di non piangere ma non ci riesco.

Questo ricordo fa troppo male. Dio.
Riesco ancora a sentire la punta nel mio collo e le grida che davo mentre mi dimenavo dalla sua stretta.

Riesco ancora a sentire il sangue caldo che continuava a colare dopo due giorni e la preoccupazione di Greg sulle mie condizioni fisiche.

«Davvero ti ha fatto questo?», sussurra ed io annuisco tristemente.

Ed altre cose peggiori.

Mi ha distrutta ed io gliel'ho lasciato fare quindi ora, non ho bisogno di quest'uomo qui. Potrebbe farlo anche lui.

«Perciò tu e le tue scuse del cazzo potete andarvene! Oppure va dal tuo migliore amico, perché da come ricordo ti piaceva rendermi la vita un inferno!», grido sussultando quando Hugh mi afferra il polso e mi stringe di nuovo a se.

Rimango sempre ferma in quell'abbraccio.

«Non sapevo queste cose, cazzo. Hannah... credimi, io... Quando Jon mi ha parlato di te e quando ci siamo conosciuti, ho sempre pensato che fossi una ragazza bellissima e che nei tuoi occhi aleggiava troppa tristezza», dice ed io rimango in silenzio ad ascoltarlo.

«Quando Jon mi disse che tu l'avevi lasciato, era così incazzato che mi ha trascinato in quella stronzata. Non ho mai voluto farlo, ma lo sai Jon sa essere così dannatamente minaccioso», continua ed io rifletto sulle sue parole.

Ha ragione. Jon è un idiota, troppo bravo però. È un manipolatore esperto.

«Quando Greg mi ha chiamato, mentre ero a Miami... mi ha detto che vi siete visti», dico asciugandomi le lacrime e mi siedo a terra.

Annuisce.
«Mi aveva chiesto di venire da te e sfidarti, domandarti di lui nonostante voi aveste chiuso. Quando poi ti ho vista.. Dio, Hannah avevi finalmente acquistato un po' di colore. Quando ti vidi dopo che avevamo detto a tutta la scuola della tua relazione con Jon, eri pallida ed invece con quel tipo.. credo adesso tuo marito avevi di nuovo quel colorito sulle guance e Dio, eri bellissima», dice nascondendo un po' di imbarazzo.

Rimango stupita dalle sue parole. Hugh ed io non abbiamo mai avuto un rapporto definito, all'epoca era il grande amico del mio.. Se si può definire fidanzato.

Andavamo molto d'accordo, anzi quando Jon aveva i turni pomeridiani a scuola, li passavo con lui a giocare a scacchi ed è anche per questo che ci rimasi male quando scoprii cosa avevano fatto.

«Ti giuro su mia madre che sono davvero dispiaciuto su tutto ciò che quello ti ha fatto. Sai che quando giuro su di lei, sono serio», dice ed io annuisco.

Non fidarti, Hannah mi raccomanda la mia vocina ed io le do ragione.

È stato pur sempre a contatto con Jon.

«Okay», mormoro alzandomi. Passo una mano sui pantaloni per togliere l'erba e osservo Hugh.

Sembra meno divertito di prima e ciò mi fa pensare che sta pensando alle mie parole e fa bene. Deve riflettere.

Sto per entrare quando la sua voce mi blocca.

«Hannah?», sussurra con voce tremante, mi volto confusa a guardarlo.

«Mmh?»
«Posso abbracciarti?», dice con voce supplichevole e non so perché ma annuisco.

Mi avvio verso di lui e mi getto fra le sue braccia che sono già pronte a stringermi.

Mi stringe a se come se volesse dirmi qualcosa ma scuoto il capo. Sembra stia piangendo anzi lo sta facendo perché sento il mio collo bagnato.

Perché piange? Forse sono state le mie parole?

Mi lascia e dopo avergli fatto un cenno, vado dentro.

«Chi era?», mi domanda Ethan venendomi in contro con la sua carrozzina.

Passo una mano nel suo ciuffo biondo e gli sorrido.

«Un amico», replico e lui ridacchia.

Lo guardo confusa.
«E perché litigavi col tuo amico?», domanda andando in cucina dove ci sono papà e la mia piccola a disegnare.

«Spione», dico ridacchiando e lo fa anche lui, poco dopo inizia a ridere anche la piccola.

Loro due sono la mia gioia.
-
Sono le undici passate ed Owen ancora deve tornare.

E se gli fosse successo qualcosa?

Ho chiamato Daniel ed ha detto che lui sapeva che era già tornato ed invece no.

Non è qua.

Lo sto chiamando da quando Hugh è andato via ma ha il telefono spento.

Ethan sembra capire la mia preoccupazione, infatti non riesce a dormire.

Vado prima da Heather a dargli il bacio della buonanotte e vado da Ethan che è irrequieto.

«Amore», sussurro sdraiandomi accanto a lui.

Appoggia il capo sulla mia spalla ed io gli accarezzo i morbidi capelli, questo gesto riesce sempre ad addormentarlo.

«Mamma, dov'è papà Owen?», mi domanda il mio bambino trattenendo le lacrime.

Mi volto verso di lui e lo stringo a me.
Adoro sentire il suo profumo, sentire il suo respiro e adoro quando mi accarezza il viso.

Mi viene in mente quando mia mamma mi diceva che quando ero appena nata, lo facevo sempre.

E ciò mi fa ricordare che io non ho avuto la possibilità di averlo fra le mie braccia quando era ancora un batuffolo.

«A lavoro», cerco di essere convincente ma lui scuote il capo.

Lo sa, lo capisce che sto mentendo e ciò mi fa capire quanto sia intelligente.

Continuo ad accarezzargli il capo fino a quando non ci addormentiamo entrambi.
                        ***
Vengo svegliata da un rumore di vetro proveniente dal piano di sotto.

Spaventata, mi alzo dal letto e scendo giù e vedo mio marito imprecare perché ha rotto lo specchio.

«Owen», sussurro per non svegliare i bambini e non appena si gira, noto che è ridotto malissimo.

I capelli sono disordinati e ha gli occhi arrossati dal pianto.

«Perché tutti ti vogliono?», grida ed io faccio segno di abbassare la voce.

Ma cosa sta dicendo?

«No, io urlo! Perché tutti ti vogliono? Cazzo!», grida ancora e solo ora mi accorgo quanto sia ubriaco.

«Owen quanto hai bevuto?», domando avvicinandomi a lui cercando di dargli una mano ma si scansa.

Sbuffa e si sfrega nervosamente i capelli.

Non ho mai visto mio marito così arrabbiato e ubriaco.

«Dio, tu sei mia moglie ed invece tutto il mondo ti vuole! Jon, quel Jacob, quel tipo che oggi stavi abbracciando! Io sono tuo marito», continua con voce tremante ed io riprovo a prendergli la mano.

Questa volta non si ritrae anzi inizia ad accarezzarla.

«Mi odio», sussurra ed io lo guardo confusa.

«No, non ti odi», replico e lui scuote il capo ma poi annuisce di nuovo.

«Si, mi odio. Mi odio perché ti amo, ecco. Mi odio perché tutta questa sofferenza che stai provando è per colpa mia, stai soffrendo per colpa mia! Io avrei dovuto portarti lontana da qui, lontana dall'America ed invece, per colpa mia stai soffrendo», continua ed io scuoto il capo.

Io non sto soffrendo. Io non soffrirò mai se lui è con me.

«Odio tutti quegli uomini che ti stanno intorno ed odio anche te», dice avvicinandosi verso di me.

Siamo ormai faccia a faccia.

«Ti odio perché sei così dannatamente bella che tutti ti vogliono, ma non capiscono che solo io posso farlo!», continua.

È così brutto vederlo triste.

All'improvviso si tocca il capo e geme sdraiandosi a terra, faccio lo stesso e gli prendo la mano.

Restiamo così tutta la nottata.

Ti amo, Mr Smith e amerò sempre e solo te.





YASSS I'm back! Piccolo Owen çç
Cosa ne pensate di Hugh? Che tadaaaaaa è lui;

Domani scuolaaa ahhhhh *piange*
Besitosssss
Smjle

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top