33 Christopher.
Era ormai quasi passata una settimana da quando erano a New York e tra Christopher e Rebecca le cose non andavano bene, di più. Ogni tanto a lui tornava qualche ripensamento, poi gli bastava osservare Rebecca sorridere a causa sua e ogni suo pensiero negativo scompariva.
Era la mattina del 31 dicembre e lui e Rebecca si erano svegliati piuttosto presto nonostante i ritmi pesanti che stavano avendo in quei giorni. Ogni giorno andavano da una parte, che fosse vicina o lontana, e stavano via tutto il giorno, tornando la sera sul tardi, quando erano ormai stanchi morti. A Chris non piacevano i programmi che faceva sua madre, erano sempre così fitti che quasi faticava a starci al passo, ma almeno quando andavano in vacanza finivano sempre per portarsi a casa un po' di cultura in più e qualche souvenir che potesse evocare i ricordi di risate o di momenti importanti passati insieme.
Un po' come la felpa blu e bianca che la Juilliard aveva regalato a Rebecca per la sua ammissione e che ora giaceva a terra perché Christopher gliel'aveva tolta la sera prima, prima di fare l'amore per l'ennesima volta. Quando la sua ragazza si era presentata alla presidenza era un fascio di nervi, era talmente tesa che Christopher aveva temuto che non riuscisse ad esprimere i suoi veri sentimenti, la sua naturale dote di ballerina di danza classica. Una delle insegnanti le aveva chiesto di presentarsi e Rebecca era stata in silenzio per qualche secondo, poi Christopher le aveva accarezzato la schiena e lei era partita a razzo con le informazioni. Rebecca aveva assunto una perfetta posizione eretta sulla sedia, vestita com'era sembrava ancora più donna rispetto all'età che aveva. Dopodiché, un'altra insegnante le aveva chiesto di ballare "La Morte del Cigno" come aveva fatto al saggio scolastico. Lì Chris aveva capito che quell'insegnante era la signora che aveva distratto Rebecca dopo che lei lo aveva abbracciato e lui non aveva ricambiato così lei si era allontanata ed era stata chiamata da qualcuno e Chris ne aveva approfittato della sua distrazione per andarsene. Stava di fatto che, quando Rebecca si era cambiata e aveva cominciato a ballare, Christopher era rimasto ancora una volta a bocca aperta per la bravura della sua ragazza.
-Ma non le faranno male le dita dei piedi?- aveva chiesto in un sussurro come se stesse parlando con sé stesso osservando Rebecca e il suo stare sulle punte per un paio di minuti buoni.
Damian Woetzel, il direttore della scuola, aveva sorriso alla domanda di Chris ma non aveva risposto. Aveva continuato ad osservare la ragazza danzare in modo per Chris praticamente perfetto. Non appena la musica era terminata, Rebecca si era alzata da terra e aveva fatto un elegante inchino. -Ha del talento, signorina Lewis, nonostante ci siano cose da perfezionare. Ho voluto questo incontro perché le mie docenti sono rimaste impressionate dal suo modo di ballare e devo ammettere che in lei vedo tutti i presupposti per un futuro nel mondo della danza.- le aveva detto.
Rebecca si era portata le mani sulla bocca e Chris temette che potesse piangere da un momento all'altro. Invece aveva ringraziato il direttore e le insegnanti, si era rivestita e aveva preso con piacere la felpa che il signor Woetzel le stava porgendo come dono. Dopo essere usciti dalla scuola, però, Rebecca era praticamente scoppiata in un urlo liberatorio che probabilmente avevano sentito anche tutti coloro che erano ancora all'interno della scuola. Poi era saltata in braccio a Christopher e lo aveva baciavo stringendolo forte.
A distanza di giorni, Christopher se ci pensava tornava a sorridere divertito. Era un po' quello che aveva preso a fare in quel momento, mentre accarezzava la schiena nuda di Rebecca sentendone il calore, mentre lei gli parlava di quanto bello sarebbe stato vivere lì a New York e avere Christopher distante solo un'ora piuttosto che dall'altra parte degli States.
-Pensi che ci riusciremo?- gli chiese Rebecca girandosi.
-Che cosa? Io a resisterti mentre sei stesa nuda davanti ai miei occhi?- disse Christopher accarezzando il ventre piatto di Rebecca.
-No, scemo.- rispose lei dandogli un piccolo buffetto sul braccio. -A restare insieme nonostante la distanza.-
-Ah, quello.- Chris mosse la mano con nonchalance. -Sarà un gioco da ragazzi, bambolina.-
-Perché ne sei così sicuro? Non ci vedremo tutti i giorni per cinque anni interi, lì a Princeton ci saranno tantissime ragazze bellissime e intelligenti e forse tu potresti sentirti solo a volte e-»
-Hei, ora basta.- Christopher interruppe lo sproloquio di Rebecca sul nascere mettendole un dito sulle labbra. In quei giorni aveva capito che, quando Rebecca cominciava a parlare in quel modo, stava pensando a qualcosa di dannoso per lei e la sua salute. Era stato difficile accettare che Rebecca stesse ancora così male nonostante le cose tra di loro si fossero sistemate. Ogni tanto, la notte, lei cominciava a piangere di punto in bianco a singhiozzi; oppure, durante il giorno, capitava che Rebecca si allontanava da tutti all'improvviso e Chris la seguiva per accertarsi che stesse bene; altre volte ancora, invece, gli era capitato di assistere anche a qualche attacco di panico: il petto della sua ragazza si alzava e si abbassava a ritmo impressionante, il suo respiro diventava affannoso, gli occhi si riempivano di lacrime e Rebecca si stringeva su sé stessa tremando. Era terribile assistere a tutte quelle cose, ma Chris si era ripromesso che ci sarebbe stato. Avrebbe aiutato Rebecca a superare qualsiasi cosa. La amava, l'aveva perdonata, e voleva davvero avere un futuro con lei.
Così le disse: -Tu non provare nemmeno a pensare a una cosa del genere, okay? Ti ho desiderata per anni e l'unica ragazza che sia riuscita a farmi provare qualcosa oltre a te eri tu versione Beth. Sono sicuro che non ci sarà niente che mi distrarrà da te, bambolina. Ora che ho provato cosa vuol dire averti in tutto e per tutto non posso più fare a meno di te.- Rebecca accarezzò il viso di Christopher prima di dargli un bacio per ringraziarlo. Che poi ne portò a un altro e un altro ancora, finché non si ritrovarono di nuovo l'uno sopra l'altra. -Io voglio una famiglia con te, Becky.- Christopher guardò negli occhi la sua ragazza, per farle capire quanto vere fossero le sue parole. -Ti voglio sposare e voglio avere dei bambini con te. So che prima di ciò dovremo aspettare anni, ma io sono sicuro di te. Ora più che mai.-
Ed era vero, Christopher non era mai stato così tanto sicuro di qualcosa quanto lo fosse di Rebecca in quel momento. Era sicuro di lei, dei suoi sentimenti nei suoi confronti, della vita che avrebbero vissuto insieme. Sapeva anche che ci sarebbero stati alti e bassi, tantissime complicazioni e difficoltà dovute a lontananza, mancanza o chissà cos'altro; ma era anche sicuro che avrebbero affrontato tutto, insieme, come una vera coppia che si ama e che vuole riuscire ad assicurarsi un futuro perché non è senza lottare che si hanno dei risultati.
Rebecca sorrise contenta e abbracciò il suo ragazzo rischiando quasi di soffocarlo. Dopodiché, passarono le prime ore del mattino tra coccole e lenzuola, almeno finché Savannah non li minacciò di non fargli prendere più in braccio Jason se non si fossero mossi per la colazione. Una volta essersi rivestiti ed essere scesi in sala da pranzo, Christopher prese subito in braccio il piccolo Jason osservandolo mentre era preso a masticare un giochino rumoroso per la dentizione. Rebecca invece diede da mangiare al suo Eros, che sembrava ogni giorno che passava sempre più affezionato a lei, e che riceveva decisamente troppe attenzioni dalla sua padrona, così tante da far ingelosire Christopher ogni volta.
Per fortuna quella mattina non avevano in programma niente se non riposarsi perché quella sera sarebbero stati al Times Square per assistere al famoso Capodanno a New York. Stanchi com'erano, se non si fossero presi una mattinata libera, sicuramente avrebbero rischiato di addormentarsi in piedi, o di non godersi appieno il momento. I giorni passati erano stati decisamente particolari e pieni di impegni. Il giorno precedente, ad esempio, erano usciti presto per fare colazione fuori e poi visitare alcuni musei tra cui il Metropolitan Museum of Art, il MoMA e l'American Museum of Natural History. Insomma, avevano avuto una giornata pesante, e quelle prima erano state ancora peggio. Per non parlare delle notti passate in bianco a fare l'amore con Rebecca; solo che quelle non erano altro che piacevoli.
Per tutti questi motivi, Christopher si sentiva più stanco che mai e fece colazione interagendo con la sua famiglia il minimo indispensabile, tutte le sue forze erano dirette nel muovere il cucchiaio dalla tazza di latte alla bocca e nel tenere in braccio suo nipote.
Chris finì di bere il suo latte quando Savannah ricevette una chiamata. La ragazza rimase a fissare lo schermo del suo cellulare per un minuto buono prima di prendere il telefono e, quando lo fece, questo smise di suonare. L'attimo dopo il cellulare tornò a suonare e Savannah si alzò di scatto e rispose velocemente, allontanandosi subito dopo sotto lo sguardo stranito di tutti.
-Chi era?- chiese Vincent a Christopher, che era seduto accanto a sua sorella.
-Un certo Leo.- rispose Chris alzandosi con Jason sempre tra le braccia. -Vado a vedere cos'è successo.-
Rebecca si alzò a sua volta e fermò le intenzioni di Chris sul nascere. -Lascia che vada io.- gli disse, poi corse dove sua sorella era sparita.
Rebecca ne sapeva sicuramente più di quanto desse a vedere. Dato che avevano deciso di essere sinceri, lei gli aveva raccontato tutto ciò che sapeva su Savannah, anche se alcuni particolari aveva deciso di tenerli segreti. «Penso che sia giusto che sia lei a dirvelo» rispondeva Rebecca ogni qual volta ne usciva fuori il discorso. A Christopher non faceva tanto piacere che lei gli nascondesse qualcosa di così importante che riguardava sua sorella, ma capiva le motivazioni della sua ragazza. Anche lui e Daniel avevano dei segreti che non era necessario spifferare al mondo, neanche alle proprie fidanzate, per cui capiva le motivazioni di Rebecca. Comunque lei gli aveva spiegato un po' la storia, ovvero che Savannah si era innamorata di questo uomo più grande e che era rimasta incinta dopo una delle tante notti passate insieme. Lui l'aveva lasciata perché finché era una cosa che rimaneva tra di loro poteva andare anche bene, ma dal momento in cui la situazione si era complicata bisognava mettere un punto a tutta la loro storia. Christopher non lo capiva: come poteva un uomo lasciare la propria donna quando lei rimane incinta? Probabilmente era sposato, oppure c'era qualche altra impossibilità, ma stava di fatto che si era comportato da egoista nel lasciare Savannah proprio quando lei aveva più bisogno di lui.
Probabilmente, quel "Leo" doveva essere l'uomo di cui lui e Rebecca avevano parlato. Questo perché, una decina di minuti dopo, Savannah corse verso la porta di casa e la aprì. Entrò un uomo, con i capelli nero corvino e vestito con un lungo giaccone in stile londinese beige. Non appena vide sua sorella, l'uomo l'abbracciò e lei sembrò quasi rifugiarsi tra le sue braccia. Rebecca nel frattempo si era avvicinata a Christopher e aveva preso il bambino dalle sue braccia senza che lui se ne rendesse conto, poi gli aveva dato un bacio sulla guancia. -Becky, che succede?- le chiese confuso, osservando sua sorella stritolare quell'uomo tra le sue braccia. Come se non sapesse fare altro, come se quello fosse il suo posto.
Dopodiché, l'uomo prese il volto di Savannah tra le mani e la baciò. -Non lo vedi, Chris? È l'uomo di cui tua sorella è innamorata, il papà di Jason. È venuto qui dall'Inghilterra solo per lei.- Chris strinse i pugni e serrò la mascella, riconoscendo che quell'uomo era colui che aveva lasciato sua sorella quando lei ne aveva più bisogno. Vincent sembrò pensarla allo stesso modo, perché scattò in avanti diretto verso l'entrata. -Vincent, aspetta! Lascia a Savannah i suoi spazi, è da quando è qui che desidera vivere questo momento.- disse ancora Rebecca, diretta a suo padre.
Vincent si interruppe e sospirò. -Savannah ti ha raccontato tutto, vero, Rebecca?- Rebecca annuì e Vincent si avvicinò. -E quell'uomo non è il suo professore di archeologia, vero? Quello che sei anni fa le ha fatto il primo colloquio, che l'ha bocciata il primo anno, il suo docente di indirizzo..-Rebecca si morse le labbra e annuì di nuovo.
Christopher invece strabuzzò gli occhi. -Mia sorella si è fatta mettere incinta dal suo docente di storia?-
-Di archeologia.- lo corresse Daniel.
-Storia o archeologia, se si venisse a scoprire questa cosa lei potrebbe non prendere la laurea quest'anno e lui sta rischiando il posto.- disse Christopher osservando di nuovo sua sorella abbracciare quell'uomo. Aveva il volto bagnato di lacrime, ma sembrava più serena, forse anche un po' più felice. È così che vedevano me e Rebecca? si chiese Chris. È così che ci vedono gli altri? Bisognosi l'uno dell'altra? Con questo sorriso sul volto quando ci abbracciamo?
Rebecca osservò Jason, sorridendo. -L'amore non si può comandare, Chris. Probabilmente loro due sono fatti l'uno per l'altra e per anni hanno tenuto da parte i propri sentimenti, ma qualche anno fa sono sfociati in qualcosa di meraviglioso. È vero, rischiano entrambi, ma è molto meglio una vita di rischi che una vita prima d'amore-
Christopher non seppe cosa dire a Rebecca, che era il suo rischio e il suo amore. Sta di fatto che si ammorbidì a quelle parole, e aspettò che Savannah fosse pronta a presentare loro il padre del bambino piuttosto di andare lì e rovinare quel loro momento di ritrovamento.
Qualche minuto dopo, Savannah entrò in sala da pranzo e dietro di lei Leo, che come prima cosa si inchinò davanti a tutti. Stava per avvicinarsi a Vincent quando vide il bambino e Rebecca, velocemente, glielo portò. Christopher osservò lo sguardo di Leo, i suoi occhi riempirsi di lacrime. Prese il bambino con estrema lentezza, gli accarezzò il viso con dolcezza e lo avvicinò al suo volto, piangendo. Jason probabilmente si accorse che c'era qualcosa che non andava, perché emise un vagito che fece sorridere suo zio e piangere ancora di più suo padre.
Nessuno seppe cosa dire a quella scena, per dieci minuti interi nessuno parlò osservando in modo quasi indiscreto quel momento di ritrovamento fin troppo personale perché ci fossero testimoni.
Poi Savannah fece le dovute presentazioni, cercando di smorzare la tensione della situazione. Cosa che non riuscì a fare del tutto, perché anche lei era decisamente provata. Cercò in qualsiasi modo di minimizzare gli interventi di suo padre nel denigrare Leonardo che, mesi prima, aveva lasciato sua figlia da sola a crescere un bambino, senza però molto successo. «Perdonami, Leonardo, ma io non concepisco come tu sia potuto tornare proprio adesso, non so con quale faccia tosta tu ti sia presentato qui. Hai lasciato mia figlia a crescere tuo figlio da sola. Ti rendi conto della gravità della situazione? E hai anche trovato il coraggio di presentarti in questa casa! Se fosse per me, ti getterei fuori di qui a calci!»
Myranda mise una mano sulla spalla di suo marito, cercando di calmarlo. Philip invece gli prese il braccio e lo trascinò indietro dato che, nel parlare e a causa della rabbia, si era ritrovato a una spanna dal naso del docente di archeologia di sua figlia, rischiando di perdere le staffe e fare del male anche a Jason.
Leonardo abbassò per un momento lo sguardo, poi sospirò e lasciò il bambino tra le braccia di sua madre. -Signor Cooper, mi creda, sua figlia mi fatto pagare la decisione che ho preso mesi fa, in ogni modo. È partita dal rigarmi la macchina all'imbrattare la mia ventiquattrore con l'inchiostro rosso - litri di inchiostro. So di aver sbagliato a lasciarla da sola, soprattutto in un momento delicato come la gravidanza, ma ora sono qui. Ho avuto modo di riflettere durante questi giorni senza di lei. Non vederla tra i banchi insieme a mio- mio figlio, è stato temendo. Per quanto all'università fosse difficile vederla e non poterle parlare apertamente, un po' per orgoglio e un po' perché non volevo che gli altri sapessero di noi, almeno mi consolava accertarmi che stessero bene, che loro fossero sempre lì. Una settimana senza Savannah e i suoi scherzi è stata più estenuante di quanto io abbia mai potuto immaginare. Non pensavo potesse mancarmi così tanto, eppure è stato così. E ora voglio mettere le cose apposto, perché amo sua figlia, la amo davvero, e voglio avere una vita con lei e nostro figlio-
Christopher provò un certo grado di soddisfazione nel notare che sua sorella aveva, sì, subìto, ma aveva anche fatto subire i suoi scherzi al suo docente per la decisione che aveva preso. Savannah era sempre stata una tosta, difficilmente le si potevano mettere i piedi in testa.
Vincent rimase in silenzio, pensieroso, come tutti d'altronde. Christopher osservava più che Leonardo, Savannah, che, nonostante tutto, aveva gli occhi incollati sul suo professore e lo guardava con le lacrime agli occhi. Si vedeva che era felice che il suo Leo fosse di nuovo lì con lei e, probabilmente, anche Myranda e Jocelyn si resero conto di questo, perché entrambe sorrisero a Savannah con fare amorevole. Philip, invece, era concentrato su Vincent che si era allontanato di qualche passo. Faceva sempre così quando si sentiva sottopressione e in casi del genere solo il suo migliore amico riusciva a farlo rinsavire.
Ci pensò Daniel a smorzare la tensione. «Allora tu sei il padre di Jason, eh? E anche il docente di archeologia di Sav. Dimmi una cosa, te l'ha mai detto che io sono stato il suo primo amore?»
Rebecca si girò verso Daniel e gli diede un pugno sul braccio. «Stupido, ma ti sembra il modo e soprattutto il momento?»
Leo però sorrise a Daniel. «Tranquilla, Rebecca, so della relazione tra tuo fratello e Savannah, e so anche che avevano sì e no sette anni, quindi non penso di dovermene preoccupare»
«Piuttosto, tu quanti anni hai, scusa?» gli chiese Christopher, accigliato.
«Ne ho trentatré»
«E non sei sposato, vero?» chiese ancora Myranda.
Leo scosse la testa. «Certo che no, sono sempre stato un po' restio nei confronti delle relazioni, se devo essere sincero. Però, con Sav, è tutto diverso. Lei è un tornado, una bomba di euforia, non ti fa mai annoiare ed è sempre una scoperta passare del tempo con lei»
Savannah si strinse un po' in più a Leo. «Dai, dillo che mi ami e non puoi fare a meno di me e del mio spiccato senso di tutto»
«Lo ammetto, Sav» Leo si girò verso Savannah per guardarla in viso. «Ti amo e voglio scoprire cosa vuol dire vivere davvero con te»
Chris trattenne la gelosia, ma non poté fare a meno di guardare Rebecca. Aveva le lacrime agli occhi e le mani unite a pugno sotto al mento; probabilmente quella era la prima volta dopo giorni che Rebecca piangeva di commozione e non di tristezza. Chris diede poi uno sguardo alle due donne accanto a sé, una della quale era sua madre che guardava la scena con sguardo severo, mentre Jocelyn sorrideva apertamente. «Penso che dovreste lasciare a Savannah la responsabilità di prendere le proprie scelte, Myranda. È abbastanza grande da poterlo fare»
Myranda sospirò, poi chiamò suo marito per comunicargli ciò che lei aveva deciso. Non appena Vincent tornò insieme a Philip, non ebbe neanche il tempo di parlare perché Savannah gli chiese: «Papà, Leo può restare con noi, per favore? Sarebbe stupendo passare con lui queste giornate prima di tornare alla normalità a Oxford. Per favore» il tutto accompagnato da occhi dolci e mani sotto al mento a simulare una preghiera.
Philip acconsentì, ma Vincent parve riluttante. Ciononostante, sua figlia era grande abbastanza da prendere le proprie scelte. «Va bene, ma, Sav, non credere che avrete la mia benedizione. Sarete pure innamorati e quello che volete voi, ma tu, Leonardo, hai lasciato mia figlia da sola per mesi. Io questo non lo dimentico e non lo perdono con quattro parole. Ora scusatemi» disse Vincent, sorpassando sua figlia e salendo al piano di sopra, probabilmente per farsi una doccia e sbollire la rabbia com'era solito fare.
Da un lato Christopher ne fu sollevato, così come anche sua sorella, ma dall'altro ricordò che ora sua sorella doveva dividere la stanza con uomo, che l'aveva già vista nuda, che avrebbe dormito con lei. Savannah si rifugiò tra le braccia di Leonardo mentre sua madre disse loro «Concordo con Vincent, Savannah. Mi dispiace, Leo, ma non posso far finta che non sia successo nulla. Ora come ora dovrai accettare solo di rimanere qui, poi sarà il tempo a decidere come dovrà evolversi la situazione, sia nel bene vostro che di vostro figlio»
Savannah sorrise. «È già un grande passo avanti, io pensavo che papà avrebbe dato di matto e ci avrebbe cacciati entrambi a calci»
«Poco ci è mancato» Philip si avvicinò alla coppia e mise una mano sulla spalla di Leonardo. «Sei stato graziato, Vincent voleva davvero cacciarti di casa. Ringrazia Jason, è solo grazie a vostro figlio se non lo ha fatto. Godetevi questi momenti, per adesso. A Vincent passerà»
Sav annuì. «Grazie, Philip. Sei una persona fantastica, sono davvero felice di averti nella mia famiglia»
Philip sorrise e baciò Savannah sulla fronte, poi diede la mano a Leonardo. «Mi piacerebbe conoscerti meglio, sono convinto che Vincent cambierà idea su di te se gli parlo bene di te. Dopo vorrei che mi accompagnassi a fare una passeggiata»
«E quando mio padre dice "vorrei" intende "devi", è meglio che tu lo sappia» suggerì Daniel.
Chris rise alla faccia impaurita di Leonardo. «È di prassi quando si tratta di frequentare una delle due donne della famiglia» continuò Chris, ricordando la prima volta che aveva parlato a Philip di Rebecca, chiedendogli la sua benedizione. Avevano anche parlato qualche giorno prima, quando ormai era diventato evidente che i due si erano davvero legati in qualcosa di profondo, che li avrebbe impegnati seriamente.
Rebecca si avvicinò a suo padre. «Lascia che si godano il momento, papà, poi parlerete. Ora date a me il piccolo e andate a farvi i fatti vostri» Rebecca prese Jason dalle braccia di Savannah, dopodiché con la testa indicò il piano di sopra e poi la porta. «Decidete voi se uscire o andare di sopra»
«Io vi consiglio di uscire» disse Chris dondolando sui talloni. Daniel rise alla scena.
«Ora sai cosa si prova» gli disse dandogli una spallata.
Savannah sorrise apertamente. Prese Leo per la mano e fece in modo che lui le circondasse le spalle con l'intero braccio, gesto che provocò la risata di tutti. «Noi andiamo di sopra, allora» disse sua sorella.
Chris mugugnò infastidito e guardò sua madre nella speranza che facesse qualcosa. Myranda però alzò le spalle e poi, insieme a Jocelyn, andò a sedersi sul divano.
Daniel rise di nuovo. «Bello avere sorelle femmine, vero Chris?- gli disse per punzecchiarlo.
Chris sospirò infastidito e Rebecca lo abbracciò, tenendo Jason poggiato suo seno. -Dai, andiamo a fare una passeggiata.- suggerì lei per smorzare la tensione.
E Christopher accettò sentendosi davvero troppo frustrato dalla situazione. Dopo essersi lavati e vestiti, Christopher, Rebecca, Daniel, Jason ed Eros uscirono di casa per una passeggiata. A Christopher fece bene prendere un po' di aria fresca, soprattutto gli piaceva vedere Rebecca camminare spingendo la carrozzina mentre lui teneva Eros per il guinzaglio.
Si teletrasportò con il pensiero a dieci anni da quel giorno; a quando, dopo aver finito la scuola, lui e Rebecca si sarebbero sposati e avrebbero messo su famiglia. Fino a qualche settimana prima sembrava un sogno fin troppo irrealizzabile, invece ora sembrava semplicemente una realtà un po' lontana ma sicura. Chris sapeva che prima di arrivare a quel traguardo, che poi alla fine era solo un altro punto di partenza, avrebbero dovuto affrontare tantissime difficoltà. L'università, i sentimenti contrastanti di Rebecca, le incomprensioni che ci sarebbero state, la lontananza. Sicuramente sarebbe stato difficile, ma in tutte quelle variabili di cui la loro vita era colma c'era una costante, che non sarebbe mai cambiata: l'amore. L'amore vero, che supera il male, quello capace di spostare i monti, di volare. L'amore, quello vero, non si blocca davanti al primo ostacolo; Christopher lo sapeva.
L'amore lo avrebbe aiutato ad andare avanti negli anni avvenire, senza mai smettere di sognare, senza mai smettere si sperare, senza lasciare che dubbi o ansie mettessero k.o. quella che era diventata la sua storia d'amore perfetta con Rebecca. Un giorno si sarebbero sposati, avrebbero messo su casa e loro, Daniel e Savannah sarebbero stati inseparabili, proprio come lo erano stati i loro genitori prima di loro. Avrebbero affrontato mari agitati, tempeste che squarciano il cielo, vette altissime senza imbracatura, il tutto per amore.
Guardando Rebecca sorridere nel vedere Jason fare facce strane, Chris riuscì a trovare la conferma che niente avrebbe interrotto il suo piano. Loro due sarebbero stati felici, un giorno, davvero felici, perché si amavano e lo avrebbero fatto per sempre.
La passeggiata proseguì tranquilla e, dopo una gara tra lui, Daniel ed Eros su chi corresse più veloce (che avevano perso, ovviamente) e una lotta con le palle di neve, i ragazzi fecero ritorno a casa. Entrarono ancora ridendo, perché Daniel era appena finito per terra per fare la foto ad un albero che a detta sua avrebbe ispirato la sua prossima collezione. Molto probabilmente, per quanta ispirazione aveva avuto negli ultimi mesi, Daniel aveva si e no finito le collezioni per le prossime dieci stagioni.
Entrati in casa, Christopher rimase sorpreso nel notare suo padre e Philip parlare con Leonardo. Sembravano sereni, stavano parlando con tranquillità. Vincent non dava più segni di arrabbiatura, né pareva volesse cacciarlo via. Forse lo avrà accettato, si disse. Se papà lo ha fatto allora dovrei farlo anche io, pensò ancora. Infondo, l'amore è vero che è fatto di rischi ed io sto rischiando con Rebecca, quindi perché mai mia sorella non dovrebbe farlo?
Le due famiglie pranzarono, per sorpresa di tutti, con tranquillità. Leonardo si dimostrò molto dolce nei confronti della sua ragazza, che aveva un'aria decisamente più serena e sembrava anche più allegra. A Christopher parve di vedere la Savannah bambina che si imbarazzava davanti alle telecamere, perché ogni volta che Leo le faceva un complimento o le baciava i capelli lei finiva per arrossire e sorridere imbarazzata.
All'ennesima volta, Rebecca si avvicinò a Christopher. «Sembriamo quasi io e te, però io mi imbarazzo quando dici cose sconce» sussurrò Rebecca all'orecchio di Chris approfittandone del fatto che tutti fossero concentrati sulla nuova coppia.
Chris si girò verso la sua ragazza e la baciò sulle labbra. «Come ad esempio quando ti dico davanti agli altri che non vedo l'ora di fare l'amore con te?» sussurrò a sua volta, osservando il viso di Rebecca mutare e diventare rosso. «Sei davvero adorabile, bambolina mia. Però quando siamo sotto le coperte non ti imbarazzi per niente»
Rebecca arrossì ancora e gli diede uno schiaffo giocoso sul braccio. Si guardò intorno per accettarsi che nessuno avesse sentito, poi si alzò. «Perdonatemi, devo andare in attimo al bagno» disse, tenendo la mano sulla spalla di Chris. Dopo aver ricevuto il consenso, si abbassò all'orecchio del suo ragazzo. L'aria sul collo dovuta al respiro di Rebecca fecero drizzare i peli delle braccia di Christopher, che si morse le labbra. Deglutì, poi, quando lei gli diede un sonoro bacio sulla guancia e gli disse: «Non pensare di essere l'unico bravo con le parole. So toccare dei punti molto interessanti anch'io, sai?»
Rebecca si allontanò di getto e si avvicinò alla porta. Uscì e fece per richiuderla quando Chris la vide sussurrare «Ti aspetto stasera» accompagnando il tutto con un occhiolino.
Decisamente quella ragazza ci sapeva fare.
Dopo pranzo, le famiglie quasi al completo si prepararono per passare la serata al Times Square, come avevano deciso. Gli unici a rimanere a casa furono Savannah e Leonardo perché non volevano che il bambino potesse spaventarsi troppo in mezzo a troppe persone, o che rischiate di farsi male. Sciocchezze, aveva pensato Christopher osservando il volto di sua sorella mentre parlava. Vuole restare a casa solo per stare con il suo Leo e fare chissà cosa quando Jason si addormenta.
Arrivarono al Times Square abbastanza presto e fortunatamente riuscirono a trovare posto non troppo distante dal palco dove si sarebbero tenuti i vari spettacoli. Le guardie stavano già cominciando a transennare la zona nonostante fossero solo le due e mezza del pomeriggio, ma almeno in questo modo ci sarebbe stato più ordine.
Rebecca era euforica. A lei non piaceva festeggiare queste feste mondane, ma la elettrizzava essere lì a New York, conosciuta in tutto il mondo per il suo fantastico modo di festeggiare il Capodanno. Gli schermi della Toshiba erano sensazionali, la Drop Ball era fissata in alto e Chris già sentiva l'aria di anno nuovo. L'ultimo era stato decisamente travagliato, ma stava finendo nel migliore dei modi. Lui era il quarterback della sua squadra di football e il prossimo anno scolastico lo avrebbe frequentato a Princeton grazie alla borsa di studio che aveva ricevuto; Daniel era un amico fantastico e un fratello su cui poteva contare in ogni momento della sua vita, mentre Archie e Tim si erano dimostrati degli amici fidati che ci sarebbero sempre stati nel momento del bisogno; i suoi genitori lo amavano, soprattutto suo padre aveva acconsentito a fargli scegliere la scuola che più desiderava perché aveva accettato che suo figlio provasse a realizzare i suoi sogni; e poi c'era Rebecca, che era il coronamento di uno dei suoi sogni: era finalmente la sua ragazza e la amava incondizionatamente.
Parlando di Rebecca, si appiccicò al braccio di Chris saltellando. «Sono così emozionata! Quando siamo venuti a New York mamma e papà non ci hanno fatto venire a festeggiare qui il Capodanno, vi ricordate?-
-Avevate dodici quando siamo venuti a New York. Come avremmo potuto portarvi qui?- chiese Jocelyn ridendo, scattando foto a più non posso e in ogni dove.
-Avevate paura del temporale, figuriamoci dei fuochi d'artificio che spareranno a mezzanotte.- rincarò la dose Myranda, facendo alzare gli occhi al cielo a suo figlio.
-Però ora siete qui, insieme, belli felici e contenti. Non basta questo?- li incoraggiò Philip mettendo una mano sulla spalla di entrambi.
Christopher osservò Rebecca, Rebecca fece lo stesso. -Dopo dieci anni e senza Terrence e Virginia, ma ci siamo.- disse Christopher facendo sorridere i suoi genitori, un po' per malinconia e nostalgia, ma sicuramente contenti per quello che avevano.
Rebecca invece lo abbracciò, probabilmente pensando a ciò che stava pensando lui: ovvero che, nonostante si conoscessero da tutta la vita, solo nell'ultimo periodo si erano trovati. È strano il modo in cui va la vita, ma tutto è dovuto al modo in cui percorri una strada. Sono le scelte che fai che determinano chi sei, le strade che scegli di percorrere che ti portano ad una meta. E la strada di Christopher e Rebecca probabilmente era ancora lunga, avevano solo diciassette anni a testa, ma nonostante ciò camminavano parallele, così tanto che permetteva loro di tenersi mano nella mano nella via che sarebbe poi diventata la loro vita.
Con questo in mente, aspettarono insieme la mezzanotte. Gli spettacoli si susseguirono velocemente, il tempo sembrò quasi volare. Tant'è che, quando cominciò il conto alla rovescia, i ragazzi furono ipnotizzati dallo scendere della Ball sulla quale si vedevano i secondi che mancavano prima del nuovo anno e, quando questa arrivò a zero, si sentì un boato e i fuori d'artificio. Rebecca e Christopher si guardarono negli occhi e si baciarono, per la prima volta in quel nuovo anno. Chris pensò a quanto bello sarebbe stato, finalmente insieme alla donna che amava.
Rebecca alzò lo sguardo al cielo osservando i fuochi d'artificio implodere e illuminare il cielo. -A questo nuovo 2020 insieme?- disse, guardando poi Christopher che non aveva smesso un secondo di guardare lei e pensare a quanto bella fosse.
-No, bambolina.- le disse Chris attirandola dolcemente a sé e guardandola negli occhi, così da poter essere soli in mezzo a un mare di persone. Con serietà, poi, le disse -A questa nuova vita insieme, che durerà per sempre.-
Sigillarono infine il tutto con un bacio, a certificare che quella notte era solo una delle tante; tutto doveva ancora venire - il meglio doveva ancora venire.
Resta ancora un po', bambolina. E se ti va, fallo per sempre.
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