20 Beth.

«Mi raccomando, ragazzi. Domani mattina siate tutti quanti puntuali qui al parcheggio della scuola alle sette e mezza. Ci metteremo due ore e venti per arrivare a Los Angeles, non sarà un viaggio molto lungo ma sarete quaranta alunni e abbiamo bisogno della collaborazione di ognuno di voi. Detto questo, vi ricordo di studiare le schede che vi abbiamo dato circa i luoghi di interesse che visiteremo, e vi auguro un buon pomeriggio» 

Era così che la professoressa Smilers aveva congedato i suoi alunni il giorno prima, alla fine delle lezioni. Mesi prima la scuola aveva organizzato una gita a Los Angeles di cinque giorni per i Seniors, affinché potessero visitare vari luoghi di interesse come il Griffith Observatoy, l'Hollywood Sign, la Walk of fame, gli Universal Studios, il Los Angeles County Museum of Arts, l'Arts District e la zona della città conosciuta come El Pueblo. Avevano solo cinque giorni e si prospettavano cinque giorni infernali. Beth odiava avere programmi ferrei e seguirli, le piaceva l'ordine ma le piaceva anche fare le cose con calma. Se doveva visitare gli Universal Studios voleva poter avere tutta la giornata a sua disposizione, osservare dei posti più di altri, insomma voleva avere i suoi spazi. 

E in più le gite scolastiche erano la cosa più odiosa che Beth avesse mai fatto. Odiava dormire con persone che non conosceva nemmeno, essere costretta ad avere una conversazione con qualcuno che non le stesse a genio. Odiava le persone in quella scuola, indossavano quasi tutti una maschera. La cosa divertente era che anche lei indossava una parrucca per non rivelare la sua identità. 

Rebecca scese in salotto e salutò i suoi genitori con un abbraccio. «Ci mancherai, piccola. Mi raccomando, fa attenzione lì da sola» 

«Mamma, l'anno scorso siamo stati una settimana nel New Mexico, ora stiamo solo andando a Los Angeles che è a due ore da qui» 

Philip le baciò la fronte. «Chiamaci se dovessi avere bisogno di qualcosa. Ho fatto un bonifico sul tuo conto in ogni caso» 

«Grazie papà» Rebecca diede un bacio a suo padre, poi a sua madre. «Vi voglio bene»

Dopo i saluti, Rebecca uscì di casa e fu aiutata da Jackson a mettere in macchina la valigia. Mentre si incamminavano per arrivare a scuola, Rebecca fece il suo consueto cambio d'abito diventando Beth, la ragazza dai capelli arcobaleno e i vestiti provocanti, o almeno così l'aveva definita Christopher. «E soprattutto la mia bambolina» aveva sottolineato quel giorno, lasciando Beth senza parole. 

Il sabato precedente avevano avuto la loro prima gara stagionale di dibattito e, sorprendentemente dalle aspettative, erano riusciti a passare al turno successivo. La prossima gara sarebbe stata tra un mese, l'oggetto erano i matrimoni gay e questa volta dovevano argomentare i contro. Beth si trovava avvantaggiata da un lato, perché lei era una ragazza vecchia scuola che non riusciva ad immaginare una famiglia composta da due mamme o due papà piuttosto che da un papà e una mamma. Gli esseri umani erano stati creati per un obiettivo preciso: procreare e popolare la terra. E per poterlo fare, c'era bisogno di un uomo e una donna. Beth pensava che fosse questo il vero ideale di famiglia, ma nonostante ciò non denigrava chi decideva di stare con una persona dello stesso sesso. Alla fine, lei non era nessuno per giudicare, ogni persona era libera di fare quello che voleva sempre nei limiti della decenza. Eterosessuali, bisessuali, omosessuali o transessuali avevano tutto il diritto di fare quello che volevano, ma davanti alla comunità avevano il dovere di comportarsi da persone civili e rispettose. 

Spesso, mentre camminava sulla spiaggia di sera, Beth si era imbattuta in coppie che avevano atteggiamenti troppo intimi per essere in un luogo pubblico. Che diamine c'era di bello del fare sesso sulla spiaggia, quando si può stare insieme ad una persona in un luogo privato, senza sguardi indiscreti? Se fosse passato un bambino in quel momento piuttosto che lei, cosa avrebbe pensato? Che quella era la normalità, che non c'era niente di male nel mostrarsi nudi in un luogo pubblico e in atteggiamenti spinti, che potevano benissimo farlo anche loro. E cosa ne sarebbe stato della moralità della generazione che sarebbe venuta dopo di lei? Sarebbe stata calpestata se la gente non fosse cambiata, sarebbe caduta nel degrado morale più assoluto. Beth non voleva nemmeno pensarci a tutte quelle cose. 

Quando arrivò al parcheggio della scuola, Beth ringraziò e salutò Jackson con un affettuoso abbraccio. Prese la sua valigia dal bagagliaio, lo zaino nero che avrebbe usato a mo' di borsa e si avviò verso il pullman che era già quasi pieno per metà. Infondo erano solo le sette, mancava mezz'ora alla partenza ma a Beth non piaceva arrivare né in orario né tanto meno in ritardo, ma solo in anticipo. Negli ultimi due mesi con Chris aveva acconsentito ad avere fasce d'orario più larghe, ma restava il fatto che, quando arrivava in orario, si sentiva terribilmente in ansia. Preferiva piuttosto fare dei sacrifici e arrivare in anticipo anche solo di qualche minuto piuttosto di farsi pervadere da quel senso si ansia spettrale che le attanagliava la mente e le spezzava il respiro. 

Poggiata la valigia sotto al portabagagli, Beth si guardò intorno alla ricerca di Christopher. Il giorno prima avevano studiato fino a tardi per portarsi avanti con le ricerche di dibattito, poi si erano ritrovati a parlare stesi sul divano mentre fingevano di guardare un film su Netflix. Il loro rapporto era sempre più stretto, a scuola erano diventati coppia fissa e tutti sapevano che fossero inseparabili. Lauren e Bridget alla fine avevano accettato volentieri Christopher come migliore amico della loro amica, a pranzo erano sempre circondate da giocatori di football e chi non si fa affascinare da un bel faccino e un corpo muscoloso? Addirittura Beth si era fatta affascinare, Chris per lei era perfetto in ogni senso. E aveva voglia di baciarlo ogni giorno che passava. 

Da quella prima e ultima volta negli spogliatoi, Beth e Chris non si erano più baciati. Rebecca sì, lo aveva baciato il giorno dopo, poi avevano continuato a darsi baci sporadici ma niente di più. Beth sapeva che, la causa di tutto, era la ragazza di cui Chris era innamorato. Era colpa sua se era così incerto, era colpa sua sua se faceva fatica ad esprimere i suoi sentimenti. E a risentirne chi era? Ovviamente Beth. Che stava desiderando quelle labbra e quei baci come se fossero stati la sua unica àncora di salvezza e forse un po' lo erano. 

Parlando di baci, all'improvviso Beth si sentì stringere il corpo in un abbraccio da dietro ed essere baciata sotto il lobo dell'orecchio, sul collo. «Hey!» protestò girandosi verso il suo migliore amico. «Sei tremendo, mi hai fatto spaventare» mentì Beth dando un pugno scherzoso sul petto di Chris che lo fece sorridere. 

«Buongiorno anche a te, bambolina. Sì, io ho dormito bene e sono super eccitato per questa partenza! Dormire ad Hollywood, in un hotel a quattro stelle, sono sicuro che sarà fantastico. Sì, avevo anch'io pensato di fare la sauna, magari domani ci andiamo insieme?» 

«Eddai, scemo!» mormorò Beth ridendo. «Non ho chiesto nessuna di tutte queste cose» 

«Ma sono sicuro che la sauna con me vorresti farla» 

«Forse? Non mi va di sudare come un maiale in uno spazio due per due»

«Non dirmi che non hai mai fatto una sauna!» 

«Non la metterei proprio così, piuttosto ho sempre preferito il sudore naturale piuttosto che quello artificiale» 

Chris scoppiò a ridere e mise un braccio sulle spalle della sua amica. Entrambi salirono sull'autobus e trovarono un posto abbastanza avanti dato che Beth soffriva di mal d'auto quando si trovava nei pullman. «Allora facciamo così: domani pomeriggio proverai con me la sauna in hotel. Sarà divertente, è un'esperienza che almeno una volta nella vita dovrai fare. E soprattutto ti farà bene, il tuo sudore sarà più che naturale» 

«Okay, signor dottore» batté le ciglia Beth. «Se lei sa così bene cos'è meglio me, allora non mi tocca che accettare la sua offerta e venire con lei in sauna»

Chris avvicinò la sua bocca all'orecchio di Beth. «La ringrazio, signorina. Vedrà, non la deluderò»

Beth si morse il labbro per non ridere all'idea di Christopher versione dottore. Quando lui si staccò dal suo orecchio, lei mise le gambe sulle sue e la testa sulla sua spalla. Chris prese ad accarezzarle la coscia, Beth invece sbadigliò. «Parlami altrimenti mi addormento»

«Mi piace quando mi dai ordini, sai?» ridacchiò Chris. «Quando ieri sei andata via mi sono messo su YouTube a guardare alcuni video dei Princeton Tigers e..» 

Chris cominciò a parlare e Beth ascoltò ogni parola con attenzione. Le piaceva il modo in cui Chris si esprimeva, come la includeva in qualsiasi cosa che faceva. Beth capiva che Chris ci teneva davvero a lei proprio per gli argomenti di cui parlavano: spesso erano seri, talvolta avevano anche pianto, e altrettante volte erano stupidi. Chris le diceva qualsiasi cosa, riuscivano a parlare di con lei di qualsiasi argomento, anche del prosciutto o dei parchi acquatici. Chris le diceva ogni cosa ed era bello sapere di essere qualcosa per qualcuno, così importante da avere il privilegio di conoscere ogni pensiero, ogni preoccupazione o circostanza.

Beth ingoiò un groppo nel pensare che era sincera su tutto con lui, ma che gli stava nascondendo la cosa più importante. Chris continuò a spiegarle il modo in cui si fa un touchdown, e ben presto arrivarono all'Hollywood Roosevelt Hotel. Quell'hotel era uno dei più costosi di Hollywood, ma infondo cosa ci si poteva aspettare di meno da una scuola che aveva una retta annua di circa cinquantamila dollari? 

Nonostante ciò, i ragazzi rimasero estasiati dalla struttura: l'hotel avrà avuto circa quindici piani se non di più, aveva uno stile elegante con tanto di colonne e pareti color crema. La hall aveva colori più scuri, sul beige, con divani in pelle marrone sparsi qua e là, lampadari di cristallo e lampioni ad illuminare l'area. Le professoresse andarono subito alla reception prendendo circa quindici chiavi per le stanze. Gli alunni erano in totale trentanove, quindi ventiquattro alunni avrebbero condiviso una stanza tripla, in quattordici una stanza doppia e Beth una stanza singola. 

«Siamo riusciti ad esaudire la tua richiesta, Beth» le aveva detto la professoressa Smilers con un sorriso mentre le porgeva la carta metallica che avrebbe aperto la porta. 

Beth la trovò patetica ma non glielo diede a vedere. Suo padre e Vincent erano, insieme ad altri tre genitori di alunni di quarta, le principali fonti di denaro per la scuola. A causa di ciò, Beth aveva una certa influenza sul corpo dei docenti. Li aveva convinti a non dire niente sulla sua identità e chiamarla solo "Beth", per cui era stato facile anche chiedere loro di avere una stanza singola da dividere solo con sé stessa ma con un letto matrimoniale. 

«Grazie, professoressa» Beth ringraziò la docente che poi si avvicinò ai suoi colleghi.

«Bene ragazzi, dopo un viaggio così lungo direi che è giusto che vi riposiate. Avrete la mattinata libera, ci vediamo a pranzo e poi andremo a visitare l'Hollywood Sign e la Walk of fame. Ricordate che le regole che la nostra scuola ha sono rigide: niente alcool, niente sesso, non voglio neanche parlare delle droghe. Mi sono spiegata?» 

Dagli alunni si alzò un coro di: «Sì» piuttosto scocciato. 

«Ci vediamo a pranzo» 

La professoressa si allontanò e Chris poggiò un braccio sulle spalle di Beth. Nel frattempo, Archie li aveva raggiunti. «Allora principessina, qual è il tuo numero di stanza?» 

Beth alzò gli occhi al cielo a quel nomignolo, ma doveva ammettere che Archie le stava ogni giorno più simpatico. Da quando qualche settimana prima si era offerto per ballare con lei e si era letteralmente messo in ridicolo solo per farla ridere, Beth aveva cominciato a vedere il biondo con occhi diversi. Ora si potevano definire quasi amici, a parte per qualche punto debole. «La numero 1233. Penso sia al dodicesimo piano. La tua, principino?» 

«1232. Io e principino siamo insieme» Beth sorrise e, insieme ai suoi amici, prese l'ascensore per arrivare al dodicesimo piano. 

«Non vedo l'ora di dormire per tipo cinque ore» mormorò Beth sbagliando, una volta che si era aperta la porta dell'ascensore. Con lo sguardo cercò il numero della sua stanza sulla targhetta appesa alla porta. 

«E perderti il bello di Hollywood? Non se ne parla nemmeno» sbottò Christopher aumentando la forza con cui stava stringendo le spalle di Beth. «Ora ti vai a cambiare e ti riposi, ma per le dieci voglio trovarti fuori la porta che andiamo a farci un giro tutti e tre» Beth aprì le labbra per parlare a Chris la interruppe con un dito. «E non voglio un no come risposta» 

Beth alzò gli occhi al cielo e borbottò un: «Va bene». Trovata camera sua si girò verso i suoi amici. «A dopo Archie» baciò sulla guancia Archie. «A dopo Chris» Beth fece per baciare anche lui quando alla fine si ritrovò ad abbracciarlo perché Chris l'aveva tratta a sé con un braccio. 

«Ciao bambolina» disse prima di lasciarla andare. 

Con sguardo sognante, Beth entrò in camera e rimaste estasiata dalla bellezza della stanza. Sulla parete destra c'era il letto matrimoniale con i comodini a sinistra e a destra e luci sulle testiera. Di fronte al letto era presente una parete completamente fatta di specchi, al centro della quale c'era la tv e sotto due divanetti. Sulla sua destra c'era un armadio e il bagno avente la vasca idromassaggio e, di fronte a lei, una porta finestra coperta da una tenda. La prima cosa che Beth fece fu aprire la porta finestra, osservando con attenzione il paesaggio che le veniva posto dinanzi. Da quell'altezza, Hollywwood era spettacolare. Ed era spettacolare anche la piscina dell'hotel, le palme e il bar.

Chiusa la porta finestra, Beth si apprestò a sistemare le sue cose e a mettersi comoda. Dormì per un'oretta scarsa, aveva faticato a prendere sonno la notte scorsa e di conseguenza era stanca morta. Nonostante ciò, si preparò a passare con Christopher e Archie una mattinata fantastica. Alle dieci Beth uscì puntuale, Chris e Archie uscirono subito dopo di lei e, insieme, furono pronti ad esplorare la città e desiderosi di incontrare una qualsiasi celebrità. Infondo, Hollywood è conosciuta proprio per le star del cinema, no?

A orario di pranzo tornarono in hotel. Mangiarono dell'ottimo cibo al ristorante dell'hotel, dopodiché tornarono in città per andare a vedere l'Hollywood Sign. Beth non aveva mai visto dal vivo l'enorme scritta "HOLLYWOOD" tra le colline, dovette ammettere che fosse stupenda. Fece un paio di foto insieme ai suoi amici mentre ascoltava la professoressa spiegarne la storia, dopodiché, a piedi, andarono tutti a visitare la Walk of fame. 

Mentre camminava sulla Hollywood Bolevard e la Vine Street, Beth si sentiva una vera celebrità. Riconobbe nomi come quelli di Christina Aguilera, Justin Bieber, Micheal Jackson, c'era addirittura una stella dedicata a Topolino. Mentre la professoressa ne spiegava le origini risalenti al 1958, Chris prese a scattare alla sua amica un sacco di foto per immortalare quei momenti. Erano magici, sarebbero stati unici. 

La giornata passò in fretta e passò in fretta anche il giorno dopo. La mattina del secondo giorno erano stati a vedere il Los Angeles County Museum of Arts e l'Arts District, avevano camminato a piedi praticamente tutto il giorno e tutti erano esausti, nessuno escluso. I professori avevano detto loro che la mattinata successiva l'avrebbero avuta libera mentre il pomeriggio sarebbero andati al Griffith Observatory, così Beth aveva organizzato con Chris una serata perfetta: sarebbero andati a cena in hotel, avrebbero fatto una passeggiata attorno all'hotel per rilassarsi un po' e poi si sarebbero incontrati in sauna.

Lì, l'area wellness era aperta praticamente ventiquattrore su ventiquattro. Tornati dalla passeggiata, Beth andò a cambiarsi indossando un costume e avvolgendo il corpo in un asciugamano, dopodiché prese le ciabatte e raggiunse l'ultimo piano dell'hotel dedicato all'area benessere e alla spa. 

Beth riconobbe subito le note di una musica rilassante e l'odore di sali da bagno. Chiuse gli occhi, sentendo i suoi sensi rilassarsi. Dopo aver dato un'occhiata ai vari tipi di sauna, ne scelse una che non le sembrava così male, ovvero il bagno alle erbe. Lesse che, con l'aggiunta di erbe essenziali inalate attraverso il vapore, il bagno alle erbe aveva un effetto benefico sull'apparato respiratorio, migliorava il metabolismo, combatteva l'insonnia, lo stress, le tensioni muscolari e, grazie alla sudorazione spontanea, la pelle ne risultava più purificata e luminosa. Decise di entrare in quella stanza e venne subito assalita da un ondata di vapore e un odore di essenze che le pizzicarono il naso. Non c'era nessuno oltre a lei e non se ne sorprese, probabilmente neanche lei avrebbe resistito a lungo in quella stanza. Dopo aver lavato con la doccia la sua postazione, si sedette e incrociò le gambe. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente. In effetti, non era troppo pesante respirare, provava piacere ogni volta che inalava quelle essenze e quando le cacciava fuori. Sentì la fronte impregnarsi di sudore, che prese a scenderle a gocce praticamente ovunque. 

Qualche minuto dopo qualcuno aprì la porta della sauna. E chi poteva essere, se non Chris? 

Il suo amico la squadrò con un sorriso sul viso. «Vedo che sei qui già da un po'»

«Potrei essere anche qui da un attimo e sarei comunque sudata come quando c'è un compito a sorpresa in classe» 

Chris rise e lavò con la doccia la postazione accanto alla sua. Beth si soffermò a guardarlo, aveva addosso un costume che gli arrivava a metà coscia ed era rosso, metteva in risalto la sua pelle scura e abbronzata. Beth salì con gli occhi, sorpassando il petto tonico e le braccia muscolose. I capelli mori e ricci di Chris si stavano già bagnando, ma erano sempre e comunque stupendi. 

Quando Chris si sedette sotto lo sguardo attento di Beth, lei non si trattenne dal passare le dita attraverso i suoi capelli ricci. «Archie?» 

«Sta assaporando la vita notturna che offre questo hotel» mormorò Chris buttando la testa all'indietro, lo faceva sempre quando Beth gli accarezzava i capelli: era un modo per farle capire che gli piaceva. 

«E tu non vorresti andare con lui?»

«Io sto assaporando piaceri veri qui su con te» Chris si girò e incrociò le sue iridi blu a quelle verdi della sua amica. «Sto benissimo qui, anche se sto sudando come un mulo» 

Beth rise e prese un grande respiro. «In ogni sauna si suda così tanto?» 

«Be', dipende dal tipo di sauna che scegli. Ad esempio esiste il polarium che ha quindici gradi, mentre invece la sauna finlandese ne ha cento e un'umidità del 70%. Quella fa molto bene se fatta con uno specialista di sauna, che sa che essenze usare o quando metterle sui ferri roventi. Poi c'è il bagno ipersalino, quello è fantastico perché la temperatura è di ventisette gradi e una parete è fatta completamente di sale dell'Himalaya. Dovremo fare quella dopo, penso che ti piacerà» Chris prese la mano di Beth, sotto lo sguardo attento della ragazza. «Cosa c'è?» le chiese con un sorriso timido sul viso, sentendosi gli occhi penetranti di lei addosso. 

«No, è che..» Beth sospirò prima di parlare. «È che tu sai un sacco di cose. Mi piace ascoltarti. Gli uomini che sanno tante cose sono attraenti e tu lo sei» 

Le guance di Beth si tinsero di rosso a quella frase e abbassò lo sguardo sul suo ventre. Lo aveva detto davvero, ancora non ci credeva, ma ormai il danno era fatto. Spesso scherzavano su queste cose, su chi fosse più sexy e attraente, si facevano scherzi e si punzecchiavano continuamente ma quella sera, seduti mano nella mano, in sauna con solo un costume addosso, Beth sentiva la situazione in modo più reale. Christopher era lì accanto a lei, era bellissimo e attraente e non era uno scherzo o un modo per punzecchiare l'altro, era la pura e semplice verità. 

Beth sospirò quando Chris le poggiò un bacio sulla spalla. Poi risalì verso il collo, la mandibola, la guancia, l'orecchio. Aveva sfiorato le sue labbra in modo così sensuale fino all'orecchio di Beth facendole quasi perdere il controllo, poi le aveva sussurrato all'orecchio. «Anche tu lo sei, bambolina»

Gli occhi di Beth saettarono su quelli di Chris. C'erano solo lui e lei in quel momento. Dagli occhi, lo sguardo di Beth cadde sulle labbra del suo amico, che si aprirono in un sorriso. 

Ci sarebbe stato da divertirsi.

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