05 Beth.

Era dal precedente sabato che Beth si sentiva scombussolata, esattamente da quando aveva passato quell'ora in spiaggia a parlare con Christopher un po' di tutto e un po' di niente. Era rimasta sorpresa dalla sensibilità di quel ragazzo, dal suo modo di parlare, dai ragionamenti. Si era più volte ritrovata a pensare durante quel poco tempo che quella era, forse, la loro prima e vera conversazione seria da quando si conoscevano. D'altronde, Chris era il migliore amico di suo fratello, non il suo.

Più di tutto, Beth era rimasta sorpresa dal sapere che Christopher fosse innamorato di una ragazza. Christopher Cooper, quarterback della squadra di football della scuola, uno dei liceali più ambiti dalle studentesse della Urban, era innamorato di una ragazza e aveva troppa paura di un rifiuto per confessarle i suoi sentimenti. Pazzesco, si era ritrovata a pensare Beth anche a distanza di giorni. Chris era uno dei ragazzi più desiderati dalle ragazze della scuola se non addirittura delle mamme delle ragazze per via del suo curriculum, come poteva pensare di ricevere un rifiuto? Ma più di tutto, chi era la ragazza che gli piaceva?

Quel pensiero la stava ossessionando. Si chiese se la conoscesse, se fossero state amiche un tempo, se frequentasse la loro scuola o avessero un corso insieme. Aveva anche provato ad estorcere l'informazione a suo fratello, ma Daniel era rimasto una tomba. Anzi, si era addirittura arrabbiato perché, a distanza di anni, Rebecca non aveva ancora confessato a Christopher di essere Beth. Che poi, perché avrebbe dovuto dirglielo? Fino a qualche sera prima non aveva mai nemmeno parlato seriamente con Chris, perché confessargli di essere due persone contemporaneamente?

Anni prima, aveva creato l'identità di Beth per poter avere una nuova vita. Gli unici a conoscere la verità erano solo i suoi professori e suo fratello, il quale era stato più un incidente di percorso. Beth era il modo di Rebecca di fare ciò che lei stessa non avrebbe mai potuto fare. Rebecca non avrebbe potuto tingersi i capelli, Beth sì. Rebecca non avrebbe potuto farsi tatuaggi, Beth sì. Rebecca non avrebbe potuto indossare vestiti alla moda che fossero almeno un po' attillati o attraenti, Beth sì. Rebecca non avrebbe potuto fare niente se non vivere una vita che non voleva vivere e alla quale non voleva appartenere, mentre Beth era il suo modo di scappare da quella infida realtà e attenuare il male che già provava dentro di sé. Beth era un segreto, un rifugio. Sicuramente non avrebbe mai confessato il suo segreto ad un ragazzo che non conosceva neanche così bene di punto in bianco solo perché lo voleva suo fratello. Quella era la sua vita, Daniel averebbe dovuto accertarlo.

Riconosceva, però, che le cose sarebbero sicuramente cambiate dal momento in cui Christopher aveva deciso di conoscere meglio Beth chiedendole di pranzare insieme. Non sapeva come fosse stato possibile che, sentendola parlare la sera alla festa, non si fosse reso conto che il tono di voce di Beth fosse uguale al tono di voce di Rebecca, la sorella del suo migliore amico. Anche se portava la parrucca e le lenti a contatto e non copriva i tatuaggi che aveva fatto, Beth era pur sempre Rebecca Lewis e Chris lo avrebbe scoperto. Avrebbe capito perché Beth non aveva un cognome, avrebbe capito che la storia sul perché non riuscissero mai a vedersi nonostante andassero nella stessa scuola che Rebecca aveva sempre raccontato sul fatto di essere in due ale completamente diverse era una bufala, avrebbe capito ogni cosa. E poi cosa sarebbe successo? Se la sarebbe presa? Avrebbe raccontato a tutti la verità? Avrebbe litigato con Daniel a causa sua? Fino a quel momento era riuscita a nascondere la verità. Ma era così indecisa sul da farsi, adesso.

Continuare a fingere e vedere fin dove quella favola chiamata bugia l'avrebbe portata?
Essere sincera sin da subito, e dover rinunciare a una parte importante della sua vita?

Beth non lo sapeva, né lo sapeva Rebecca. Beth avrebbe continuato a mentire, ad andare fino alla fine e vedere cosa sarebbe successo. Rebecca, invece, avrebbe sicuramente voluto dire la verità. Beth la considerava così masochista, a volte. Era brava solo a farsi male, mentre Beth era decisamente più brava a difendere sé stessa e il cuore già fasciato. Decise quindi di lasciar perdere a dire la verità. A meno che non fosse stato strettamente necessario non lo avrebbe fatto. Sapeva che non sarebbe servito a nulla essere sincera sin da subito, alla fine si trattava solo di Christopher. Era un bravo ragazzo e Beth era sicura che una piccola bugia non gli avrebbe fatto del male. Rebecca un po' meno, riconosceva nel migliore amico di suo fratello un animo sensibile a cui non voleva fare del male e sperava che, mantenendo il segreto, non gliene avrebbe fatto lo stesso.

Beth affrontò le prime ore di lezione con la testa tra le nuvole. Fortunatamente in quei tre giorni era riuscita a evitare il più possibile Chris, troppo scombussolata per poter affrontare una loro possibile conversazione. Ancora non riusciva a credere di averlo abbracciato, quando mai lo aveva fatto negli ultimi cinque anni? Le uniche persone che abbracciava erano i componenti della sua famiglia e basta. Non capiva cosa le fosse preso, anche se in un certo senso quel contatto le era piaciuto. Era stata bene, per quel poco che era stata a contatto con il petto del ragazzo, ma non voleva che quel gesto compiuto troppo affrettatamente potesse in qualche modo creare imbarazzo tra di loro. O almeno, sperava che Christopher non fosse in imbarazzo perché lei lo era di certo.

Il punto era che Beth non aveva mai avuto un ragazzo ed era da qualche anno che non aveva nessun amico maschio, quindi non sapeva come comportarsi nei confronti di Chris. Quando infatti suonò la campanella dell'ultima ora di lezione, sobbalzò sul posto e si portò una mano sul viso nella speranza che non succedesse nulla capace di scombussolarle la routine che si era creata anni prima e nella quale stava bene. Raccolte tutte le sue cose, si diresse al suo armadietto posando al suo interno i libri delle materie che aveva avuto quella mattina. Preso l'occorrente per il corso di dibattito, si fece coraggio e si diresse all'entrata della mensa.

Con indosso un paio di skinny jeans bianchi strappati alle ginocchia e una maglietta rossa che metteva in risalto la sua pelle abbronzata, c'era Christopher che l'aspettava. Beth si prese qualche secondo per osservarlo prima di andargli incontro e passare il resto della giornata scolastica con lui e si sorprese nel pensare a quanto fosse carino mentre si pettinava i capelli con le dita e a quanto profondi fossero i suoi occhi. Beth non aveva mai guardato Christopher sotto una luce diversa dal "migliore amico di Daniel", ma in quel momento vide qualcosa in lui che non aveva mai visto. Forse era la speranza di trovare un amico, o l'emozione di aver trovato qualcuno - che aveva sempre avuto davanti agli occhi, tra l'altro,  ma sul quale non aveva mai puntato perché sottovalutava che a Chris potesse piacerle. Beth negli ultimi anni era sempre stata molto restia nel far entrare qualcuno nella sua vita, forse Chris poteva essere la sua svolta.

Con questo in mente strinse di più la tracolla della sua borsa e si avvicinò a passo svelto dal migliore amico di suo fratello che, quando la vide, sorrise raggiante. «Hey, sei venuta. Non ci speravo quasi più!» le disse lui non appena Beth gli si piazzò di fronte.

«Il professore si è dilungato più del solito» mentì la ragazza portando una ciocca di capelli blu dietro l'orecchio. «Allora, entriamo? Sto morendo di fame»

«Sei sicura di voler mangiare la roba che danno qui in mensa?» Christopher la affiancò durante la sua corsa verso il bancone con il cibo. «I miei spendono una retta da cinquantamila dollari per mangiare schifo a mezzogiorno» disse il moro osservando la poltiglia giallognola che aveva nel piatto al posto dei maccheroni al formaggio.

Beth scoppiò a ridere prendendo dell'acqua e un'insalata. «Ti consiglio di prendere il preconfezionato, almeno sull'etichetta leggi che c'è scritto»

«Non sempre, sai?» Chris prese posto in un tavolo vicino alla finestra, abbastanza distante da tutti.

«Sentiamo, cos'è successo?»

Christopher bevve un sorso di Coca-Cola dalla bottiglia in plastica prima di cominciare a raccontare di quando: «Ero con il mio migliore amico, si chiama Daniel, sarebbe quello della festa di sabato. Dovevamo andare in campeggio con la sua famiglia e partire il loro stesso giorno, ma Daniel aveva deciso di anticipare la nostra partenza di un giorno. Allora ci siamo fermati a prendere delle provviste, io avevo visto uno splendido panino con burro d'arachidi e marmellata, aveva un'aspetto squisito. L'ho comprato, l'ho aperto, l'ho anche morso, poi mi sono reso conto che era croccante e né il burro d'arachidi né la marmellata hanno elementi croccanti all'interno»

Beth schiuse le labbra e mormorò un «No..!» finto stupito. Daniel le aveva raccontato cos'era successo a ripetizione durante il fine settimana che erano stati al campeggio. «Cosa c'era dentro?»

«Hai presente gli insetti de Il Re Leone? Quelli piccanti e croccanti di cui va matto Pumbaa?»

«Oh mio Dio, sì» Beth mangiò giù un boccone di insalata a fatica. «Che schifo, come ci sarà finito lì dentro?»

«Forse quando lo hanno confezionato? Non ne ho idea. So solo che da allora ci penso due volte prima di mangiare un panino confezionato» Beth scoppiò a ridere alla faccia schifata di Chris, al che il ragazzo sorrise a sua volta prima di tornare quasi serio. «Sai, è stato bello parlare con te l'altra sera. Sono anni che ci conosciamo, ma non abbiamo mai davvero parlato»

«Diciamo che non mi piace molto parlare con le persone, sono sempre stata molto riservata, e chiusa, da quando.. Be', da qualche anno a questa parte» Beth finse un sorriso, poi tornò a mangiare la sua insalata mentre un enorme voragine le si formava nello stomaco.

«Cosa ti è successo?» Beth si bloccò con la forchetta a mezz'aria e corrugò le sopracciglia osservando il suo compagno di corso. «Scusa, non volevo essere indiscreto, solo che ho notato dal tuo sguardo che c'è qualcosa che ti fa male ed è vero che non ci conosciamo, ma se posso fare qualcosa, una qualsiasi cosa per te, basta che me lo farai presente ed io ti aiuterò»

Christopher osservò Beth negli occhi, a Beth sembrò quasi che le stesse leggendo il cuore e i suoi sentimenti, l'immenso dolore che portava nel petto da anni. Se solo sapesse chi sono saprebbe cosa c'è che non va, si disse Beth. E di nuovo tornò a chiedersi se non fosse arrivato il momento di raccontare a Chris la verità su di lei, ma decise di desistere e abbassare lo sguardo almeno per il momento. «Non penso sia il momento per parlarne» mormorò poco convinta. Poi tornò ad alzare lo sguardo sul moro e gli chiese «Allora sei nella squadra di football e nel club di dibattito. Pensavo che ai tipi atletici e sportivi come te non piacessero le materie da secchioni»

«Potrebbe davvero sorprenderti sapere quante cose ci sono in questa zucca» Chris si batté due dita sulla fronte sorridendo in modo scherzoso. Aveva capito che per Beth non era il momento di parlare. Beth sospirò di sollievo. «E poi non è vero che ai tipi atletici e sportivi non piacciono le materie da secchioni»

Beth rivolse lo sguardo al tavolo della squadra di football della scuola. Jack Lisbon aveva tre cannucce in bocca e stava bevendo contemporaneamente da tre lattine diverse, una di Coca-Cola, una di aranciata e una di gassosa, mentre alcuni compagni lo invogliavano a bere tutto il più velocemente possibile. «Già, loro sanno davvero cosa vuol dire la parola intelligente»

Chris scoppiò a ridere e si portò una mano sul viso. «Okay, forse sono un po' imbarazzanti, ma anche loro hanno la loro perspicacia. Posso garantirtelo»

«Se lo dici tu» Beth bevve un ultimo sorso d'acqua prima di tornare con lo sguardo su Chris. «Ti va di fare una passeggiata?»

Christopher non se lo fece ripetere due volte. Si alzò portando lo zaino in spalla, poi prese sia il vassoio suo che quello di Beth e, con un gesto della testa, le intimò di seguirlo. Beth raccolse la sua borsa da terra e raggiunse il moro che aveva appena lasciato i vassoi accanto alla spazzatura. Insieme e in silenzio si avviarono in cortile e Beth ne approfittò per dare uno sguardo alla bellezza della scuola. Per quanto quel luogo per lei fosse un po' come una prigione, trovava che fosse una prigione davvero bella. Il cortile era composto da una distesa di verde, con qualche panchina in legno posta sotto alcuni alberi da frutto, cedri e frassini. Al centro del cortile c'era una grande fontana in marmo rotonda dalla quale spuntavano getti d'acqua che cambiavano colore ricreando i colori della scuola.

Lì i due cominciarono a raccontarsi la propria giornata scolastica e restarono sul tema scuola e materie scolastiche fino alla fine della pausa. Beth era riuscita ad aprirsi un po' di più con Chris come aveva fatto il sabato prima mentre erano sulla spiaggia e trovò piacevole chiacchierare con lui nel cortile della scuola, seduti sull'erba sotto un albero che faceva loro ombra. Quando la pausa lunga finì, percorsero insieme i vari corridoi arrivando in aula di dibattito prima del resto degli studenti.

«Questo sì che è da secchioni»

«Cosa? Arrivare prima di tutti?» chiese Beth mettendosi in primo banco.

«Anche questo è decisamente da secchioni» Chris prese posto accanto a lei.

«Oh signor Cooper, che onore che è essere la sua compagna di banco per il resto dell'ora!» Beth si toccò il cuore fingendosi commossa. «È commovente sapere che ha sacrificato il suo record di ritardi per potersi sedere accanto a me, misera donna!»

«Milady, l'onore è solo mio! Poter passare altro tempo con lei, oh, rende il mio povero cuore spezzato finalmente gioioso!»

Beth rise a quella frase e fece per ribattere quando: «Signor Cooper, vedo che è diventato molto bravo nell'arte della recitazione. Ha pensato di iscriversi al club di teatro, quest'anno?»

Sia Beth che Chris si girarono verso la porta, dove il professor Malcom Henrys li stava osservando con un sorriso divertito sul viso. Di trentacinque anni e single, il professor Henrys era decisamente l'oggetto di conversazione più discusso dalle ragazze del liceo, e Beth si ritrovava sulla stessa linea di pensiero delle sue compagne. Dalla carnagione abbronzata, gli occhi verdi, i capelli scuri tirati all'indietro e il fisico snello e asciutto, forse il professor Henrys era il professore più sexy e giovane che avesse mai conosciuto.

«Quest'anno avevo già intenzione di dedicarlo completamente al football, ma siccome sapevo che avreste avuto bisogno di me come relatore ho deciso di sacrificarmi per riuscire a portare la squadra alle nazionali»

«Oh, ma smettila» Beth diede una lieve gomitata a Chris allo stomaco, che lo fece ridere.

«A dire il vero, Beth, il signor Cooper non ha tutti i torti. Oh, prego, entrate pure»

Leona Sanders e Julia Michels entrarono in aula a braccetto sorridendo civettuole al professore che si spostò di lato per farle entrare. «Buongirono professor Henrys» mormorarono in coro prima di ridacchiare torturandosi una ciocca di capelli tra le dita.

Patetiche, pensò Beth con un sorrisino divertito dipinto sul viso. Entrati il resto degli studenti che avrebbero partecipato al corso, otto in totale, il professor Henrys chiuse la porta e si poggiò al davanti della cattedra per poter guardare ogni suo studente. «Bene, già che ci siamo tutti volevo subito darvi delle splendide notizie. Le regionali, quest'anno, inizieranno sabato due novembre. Già sappiamo con quale scuola dovremmo batterci e già sappiamo anche il tema che dovremo affrontare, di cui ve ne parlerò dopo» il prof. Henrys smorzò sul nascere l'alzata di mano di Kessie Jensen con un'occhiata. Dopodiché continuò a parlare. «In questo mese e mezzo che ci resta prima dell'inizio della competizione, vorrei che lavorassimo come gruppo per far integrare Kessie e Riley all'interno della squadra. Ogni mercoledì ci eserciteremo simulando dei veri e propri dibattiti, così potremmo essere tutti pronti ad affrontare quella che sarà la competizione. Beth sarà la capogruppo dei ricercatori, Christopher il capogruppo dei relatori. Leona, Jason, voi aiuterete Beth nel ricercare e analizzare i vari argomenti pro e contro al tema che dovremo trattare, mentre Julia e Kimball voi sarete relatori insieme a Chris. Kessie, Riley, voi nel frattempo osserverete e vi eserciterete in classe. Qualora dovesse esserci bisogno di qualche sostituzione, voi sarete pronti. Nel frattempo, osservate i relatori e i ricercatori e cercate di capire qual è il vostro posto, io farò lo stesso e se avrete bisogno di aiuti o consigli non esitate a chiedere»

«Okay» mormorò Riley poco convinto. Kessie si limitò ad annuire.

«Allora, quale sarà il tema che tratteremo durante la prima gara?» chiese Jason Cho incrociando le braccia al petto e stendendo le gambe sotto al banco.

Il professor Henrys fece un sospiro. «Be', è un argomento piuttosto delicato, per cui desidero da voi la massima serietà» il prof. guardò ogni alunno prima di continuare. «Il tema è "Dovrebbe essere permessa la pena di morte?" e noi saremo coloro che testimonieranno a suo favore»

«Che cosa?» un brusio di sottofondo costrinse il docente a dover richiamare l'attenzione degli studenti sbattendo le mani.

Perfetto, pensò Beth sconsolata. Dovrò perdere il mio tempo a ricercare quanto utile sia la pena di morte in America quando sono completamente contraria a questa pratica.

Ma alla fine, sapeva che il dibattito era così. Si doveva discutere, esprimere delle idee che potevano anche non essere le proprie, per riuscire a far vincere la propria squadra, ad attirare l'attenzione dei giudici su di sé. Le sarebbe servito essere brava a difendere qualcosa in cui non credeva quando sarebbe diventata un avvocato come suo padre aveva deciso per lei, per cui non si scompose più di tanto sentito che avrebbe dovuto difendere una pratica a parer suo deplorevole.

Ciò che però il professore disse dopo la sconvolse completamente. «Beth, Chris, vorrei che per questo mese voi due lavorasse a stretto contatto. Abbiamo un inizio difficile, il tema che ci è stato assegnato non è un tema facile, per cui vorrei che unisse le vostre forze per riuscire a potare avanti una tesi convincente e schiacciante. Siete gli unici dell'ultimo anno, la vostra esperienza sarà sicuramente utile alla squadra»

Beth riuscì appena a soffermarsi su ciò che questo avrebbe comportato, ovvero ciò che non avrebbe voluto accadesse, prima che Chris le sorridesse raggiante. «Ciò vuol dire che passeremo più tempo insieme, bambolina» le disse accompagnando il tutto da un'occhiolino.

Ciò avrebbe significato stravolgere la sua routine. Mentire fuori dall'orario scolastico. Essere Beth per più ore a settimana. Vedere Chris anche al di fuori dalla scuola e non perché suo fratello lo aveva invitato a casa, ma solo perché avrebbero dovuto studiare insieme. Beth avrebbe voluto davvero un cambiamento del genere?

«Domani pomeriggio potresti venire da me per cominciare a parlare di strategie. Che ne dici?»

Beth guardò Chris negli occhi, in quei suoi occhioni blu che aveva imparato ad apprezzare durante quell'ultima ora e mezza che erano stati insieme. Come se ne fosse stata ipnotizzata, annuì in modo molto distratto. Infondo, avrebbero solo studiato. Cosa sarebbe mai potuto succedere durante un pomeriggio di studio a casa Cooper?

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