33. Dusk Till Dawn
Avevano camminato ininterrottamente per più di mezza giornata, il sole alle loro spalle era pronto per calare definitivamente, il crepuscolo era sui loro capi.
Dinanzi a tutti loro, una città morta e apparentemente deserta si distendeva per centinaia di chilometri, la maggior parte degli edifici era stata rasa a suolo eccetto per qualcuno ancora rimasto in piedi, due di essi erano posti all'entrata della città dove si trovavano ora, Skye si chiedeva comunque se erano agibili.
Si avvicinarono tutti vicino ad un grosso portone strappato dai cardini, dietro di lei alcuni stavano già tirando dell'acqua dagli zaini, altri scavavano fra le macerie in cerca di qualcosa, altri semplicemente si sederono al suolo, quella era la loro prima pausa da quando erano usciti dal Villaggio.
Adil guardò l'edificio. «Riuscite a camminare ancora per tutta la notte?» chiese rivolgendosi a tutti, ma una serie di piccoli lamenti si sollevò dietro alle sue spalle. I malati arrancavano ma non solo, molti membri del Villaggio erano anziani e lo stesso Adil era messo a dura prova dal percorso appena intrapreso.
«Accamparci qui può essere pericoloso, è troppo vicino all'ingresso della città, dobbiamo addentrarci anche se di poco» indicò un punto poco distante.
Skye si voltò, passò a rassegna il viso di ognuno insieme al Vecchio, e ne convenne che erano davvero molto stanchi. Non erano più abituati a camminare cosi tanto perlopiù sotto ad un sole arido, e anche il semplice fatto che solo dopo una mezza giornata avessero raggiunto una nuova città, era un bel risultato.
«Faremo dei turni di guardia» proferì con un grosso sospiro, arrendendosi anche lui all'idea di non proseguire.
«L'edificio è comunque troppo instabile per ospitarci tutti» studiò meglio quelle mura.
«Potrei utilizzare l'edificio per i miei pazienti, se regge» propose Indie facendo un passo avanti, alzò il viso verso il lato franato.
«Bene. Noi altri ci accamperemo qui fuori, per questa notte dovremmo decidere chi della squadra sarà di guardia» osservò il Vecchio, andando a sedersi su quello che una volta era un gradino.
«Mi propongo io» disse veloce Skye, prima di essere superata da una chioma corta corvina.
«Serve qualcuno con più esperienza, ci sono io» Lama si piazzò davanti ad Adil a braccia incrociate, attendendo direttive.
«Ci sono anche io, non lascerei mai da sole due Lady» l'americano sopraggiunse sorridente, i capelli biondi scintillarono sotto alle ultime luci del tramonto, ma i segni del sole sul suo volto accentuavano le sue rughe d'espressione, la stanchezza che esprimeva poteva notarla chiunque.
«Lo farete tutti e tre» decise, con un tono esausto.
«Su, vieni» Indie indicò a Karim e ad altri pazienti di salire le scale, avrebbero quindi dormito veramente sul primo piano di quel palazzo.
«Chiamateci per farvi aiutare con la cena se serve» informò Indie prima di scomparire.
«Bene, io chiudo gli occhi prima di iniziare la notte» Wave si incamminò cercandosi un angolino in disparte, gettò lo zaino a terra che fece sollevare un leggero cumulo di polvere e terriccio, e si mise supino, dormendo subito poco dopo, era incredibile come riuscisse a dormire in qualsiasi situazione pensava Skye, anche Lama si era dileguata velocemente. Lei invece decise di salire il primo piano per dare una mano ad Indie.
Non sembrava particolarmente instabile, dopotutto quell'edificio era pur sempre sopravvissuto ad un bombardamento. Era rimasto solo cemento spoglio e detriti.
Quando Skye raggiunse l'amica, la vide impegnata a disinfettare accuratamente la ferita che Karim portava alla gamba. Aveva notato il suo zoppicare, ma lo squarcio che prendeva quasi tutto il quadricipite, le fece storcere il naso, era sicuramente dolorosa.
Indie continuava a spalmare un unguento sulla cute esposta, i tessuti e le lesioni davano modo di pensare ad una grave ustione. L'amica era inginocchiata di fronte all'uomo e aveva il viso all'altezza della gamba leggermente divaricata, era impegnata a non saltare nessun millimetro di pelle e studiava attentamente la situazione.
Quando i due notarono la sua presenza, lei si sentì osservata e pensò di aver interrotto un momento intimo.
«Skye» salutò Karim, sorridendole a trentadue denti. Non nascose la ferita sotto alle braghe, sembrava perfettamente a suo agio.
«Che bello vederti, stai cercando un posto dove riposarti?» chiese l'amica sorridendole, la guardò appena impegnata com'era.
«No, ero venuta a chiedere se avevi bisogno di aiuto» si offrì, prima che George e Muna fecero capolinea nell'edificio e le loro chiacchiere riempirono subito la stanza.
«Mhm, ci sarà molto da fare qui» annuì, continuando a studiare la ferita di Karem, premendo in alcuni punti su delle piccole croste nere. Quest'ultimo non riuscì a nascondere una smorfia di dolore.
«Ma non oggi, non da te. Pensa a riposarti, il viaggio è stato molto stancate e questa notte non riposerai» precisò lei, alzandosi in piedi e frugando in uno zaino lasciato a terra.
«Fammi scommettere, non riusciresti lo stesso a dormire» ansimò sotto all'unguento, doveva bruciare?
«Ecco cosa potresti fare! compagnia a Karim nel frattempo che controllo gli altri pazienti, assicurati che la crema venga assorbita totalmente, non ci metterà molto, abbi cura anche che non si gratti o tocchi» Indie afferrò lo zaino e uscì dalla stanza, raggiungendo Muna e George e smistandoli subito dopo verso altri pazienti.
Era strano vedere George dall'altra parte, quando fino a poco prima era fra loro.
«Beh» mormorò lei avvicinandosi all'uomo seduto su asse di legno, lui continuava a sorriderle.
«Vieni, non mangio e non ho bisogno della badante» picchiettò la mano sul posto vuoto al suo fianco, lei lo raggiunse.
«Sono bravo, Indie vedrai che farà tante storie, ma sono sicuro che non può lamentarsi di me. La peggiore è Rachel e Omar» ridacchiò indicando due individui nell'altra stanza e Skye si sciolse un po'.
«Cos'è successo?» chiese a bruciapelo, guardandogli la ferita. Non sapeva esattamente perché ma Karim la metteva a suo agio.
«Mina» rispose solo, con una serenità che la disarmò. Molto probabilmente lei non sarebbe mai arrivata ad essere cosi serena dopo un incidente simile.
«Invece non ti domanderò come sei arrivata fin qui, le voci girano in fretta anche fino all'ospedale» mormorò dandole una spallata scherzosa che la fece sorridere.
«Direi che ci siamo ora» disse pochi minuti dopo, fasciandosi la ferita con una garza.
«Cena» disse entrando Muna sorridendogli maliziosamente, poi prese ad avvisare tutti gli altri.
«Finalmente» si alzò Karim, offrendole un braccio scherzosamente, sorrise ancora prima di afferrarlo per aiutarsi a scendere.
Quando scesero l'ultimo gradino videro la piccola fila dove ognuno attendeva il proprio turno per il suo pasto, poco lontano vi erano alcuni membri che servivano un piatto fumante e dei fornellini a gas messi a terra che continuavano a far andare fuoco.
«Ora esci con uno storpio?» Patrick le passò accanto assieme ad un gruppetto di ragazzi, squadrarono dalla testa ai piedi lei e Karim e ridacchiavano, con un sorriso beffardo stampato li superarono nella coda.
«Tu con i mocciosi?» sputò fuori, non poteva credere di aver sentito quelle parole, ma il sorrisetto sul loro viso le dava ancora conferma. Patrick la fronteggiò continuando a ridacchiare.
«Meglio dei mocciosi che uno storpio» fissò dietro alle sue spalle, dove era sicura ci fosse ancora Karim.
«Andiamo, volete davvero litigare?» sentì dire da quest'ultimo con un respiro di frustrazione. Lei invece sentì quella famosa rabbia repressa montarle dentro dalle viscere.
«Che paura ragazzi! avete sentito lo storpio e la sua paladina?» Chiese Patrick sarcastico e i tre dietro di lui ridacchiarono ancora di più.
Avrebbe davvero voluto spegnere quel sorriso dai loro volti, e stava davvero per farlo quando Wave si mise di mezzo.
«Alla larga» tuonò, prima che i quattro raddrizzassero la schiena e fissarono interrogativi l'americano.
«Non è finita qui» ringhiò Patrick a loro due, prima di dileguarsi più avanti assieme al gruppetto.
«Idioti» si limitò a grugnire Wave, fissandoli mentre si allontanarono e saltavano ancora parte della coda, poi riportò lo sguardo su Skye e Karim. «Tutto bene My Lady?» chiese rivolto solo a lei, ed il sorriso familiare di lui prese posto sul suo viso, facendo sbollire appena la rabbia che Skye stava provando.
Era bastata solo la figura di Wave per farli scappare letteralmente via, pensava fosse per le voci che giravano sulla sua squadra. Nessuno era stato scelto per caso, ognuno di loro poteva essere letale. E mentre gli altri si rendevano utili in faccende diverse, la squadra si allenava fino allo stremo, questo li rendeva forti e spaventosi per molti, ne dedusse.
«Sì, grazie ma non c'era bisogno» rispose invece Karim, affiancando Skye e guardandola.
«Sì» confermò anche lei, provando a decifrare quell'impeto irruento che sentiva star svanendo di poco...Credeva che un'enorme parte di lei avrebbe davvero voluto avere un conflitto con Patrick e gli altri, solo per sfogarsi e placare la sete della sua furia. Sapeva che non era giusto, e che il motivo della sua rabbia non erano loro, eppure...avrebbe davvero voluto strappargli quel dannato sorriso dalla faccia di Patrick.
«Non si può neanche dormire in pace qui» si lamentò Wave con uno sbadiglio, aveva ancora i capelli arruffati e il segno dello zaino sulla guancia.
«Pronta per questa sera?» chiese ancora con la voce impastata dal sonno, lei annuì e gli sorrise. Era spesso venuto in suo soccorso anche altre volte, Wave d'altronde era stato il suo primo amico lì.
«Sì» Brontolò lei, portando lo sguardo su Karim questa volta «Scusali, non avrebbero dovuto...» ma lui alzò una mano per fermarla. «Tranquilla! non devi scusarti per loro, sono degli idioti giusto?» alzò lo sguardo verso Wave che annuì, e lentamente anche lei mosse il capo.
Mangiarono tutti abbastanza in silenzio, si era seduta con Karim e Wave su alcune macerie e avevano consumato il pasto parlando del più e del meno. Skye però, guardandosi intorno, non poteva non notare il silenzio e la tensione che c'era intorno.
Quando finirono di raccogliere i piatti e riporli nel furgone, sentì Adil e Saleem dare ordini ad Adham, uno dei ragazzi che aveva visto poco prima assieme a Patrick, doveva alzarsi all'alba per proseguire con almeno uno dei furgoni e perlustrare la zona in anteprima, stava ancora origliando quando gli stivaletti aderenti di Lama sbucarono nella sua visuale.
«È ora» proruppe mentre vide tutti gli altri iniziare ad accamparsi. Wave e Skye si alzarono, lei fece un cenno a Karim che si stava avviando verso l'edificio, alzando lo sguardo, Skye poteva vedere Indie e gli altri pazienti fra le mura in parte crollate.
«Io salgo, darò una mano a Indie con i pazienti e osserverò dall'alto il deserto. Voi due rimarrete qui» informò Lama, seguendo a ruota Karim su per le scale.
Skye si limitò a seguire Wave, che si sedette su un muretto lungo il perimetro della strada, a qualche metro di distanza dietro, i membri del Villaggio stavano usando tende, zaini e sacchi a pelo per dormire.
Lei si mise dall'altro lato, aveva fra le mani lo stesso fucile che aveva tenuto qualche settimana prima con Joseph mentre erano entrambi di guardia al Villaggio.
Nessun fuoco era stato acceso per la notte, evidentemente per non dare nell'occhio e per loro fortuna delle truppe di Icaro non vi era nessuna traccia, gli orizzonti erano tutti calmi, immobili se non fosse solo per un lieve vento secco che di tanto in tanto smuoveva la sabbia in piccoli vortici.
Per tutti loro faceva un po' freddo, abituati al calore asfissiante del sottoterra, quel luogo era paragonabile all'inverno, anche se Skye sapeva che non lo era affatto.
Se quelle temperature fossero state a Parigi, avrebbe sudato anche solo nel respirare.
La notte era lunga, e si focalizzò sui pochi rumori intorno, come il respiro del suo amico, i leggeri rumori metallici degli attrezzi che Muna, Indie e Lama muovevano ad intermittenza sopra di loro e il ronfare di qualcuno poco distante.
Non vi erano luci, solo un buio che veniva illuminato dalla luna piena e dalle poche stelle visibili di quella sera.
«Consumerai presto la suola di quegli scarponi se continui a camminare cosi» fece notare Wave, sistemandosi meglio nella sua posizione. Smise quindi di camminare, e posò il fucile dietro alle sue spalle.
«E che... non so cosa fare» mormorò per non svegliare nessuno. Ogni tanto poteva vedere la sagoma di Lama affacciarsi al bordo del primo piano e guardarsi intorno per poi rientrare poco dopo.
«La guardia è spesso cosi, siamo fortunati evidentemente a non dover fare niente» proferì, alzandosi la canottiera fino al naso.
«Freddo?» chiese, avvicinandosi all'amico e appoggiandosi anche lei al suo muretto.
«Dobbiamo solo abituarci» confermò.
«Da quanto tempo sei al Villaggio?» gli chiese, sperando che una conversazione potesse far volare le ore inesorabili di quella notte.
«Dall'inizio, vivevo qui molto prima My Lady, ero a corte con Saleem» le rispose, e Skye non riuscì proprio ad immaginarsi una corte dove Saleem era il presunto sovrano. Si sforzò invano.
Poi guardò il buio che divorava la gente del Villaggio, e nonostante socchiudesse gli occhi per vederli meglio, non riuscì a trovare lì rannicchiato il loro superiore.
«Com'era questa corte?» quindi chiese, sedendosi al suo fianco. Lui abbassò gli occhi verso l'arma fra le sue mani, ci mise un po' per rispondere.
«Bella, rigogliosa. Insegnavo le lingue a Saleem, mio padre anche aveva lavorato per la stessa corte e per suo padre» quindi Wave non era stato solo fin dall'inizio, in quella guerra, molto probabilmente, aveva perso suo padre. Le si strinse il cuore nel sentirlo sospirare in quel modo.
«Era un edificio bellissimo, molto distante però da qui. Dopo i bombardamenti ci siamo ritornati sai...Io e Saleem. Era tutto crollato, quelle mura candide erano state spazzate via, e non c'era nessuno all'interno. Abbiamo trovato solo ossa dove prima c'era la nostra dimora» ammise, continuando ad osservare l'acciaio nero dell'arma brillare sotto al riflesso della luna.
E anche questo non riuscì ad immaginarlo. Era come se finito tutto questo, lei stessa non avesse più nessuna casa a Dover e per di più tutta la sua famiglia...
La stessa rabbia che provava dentro, non poteva essere paragonata o misurata rispetto alla loro sete di vendetta. Loro avevano perso tutto.
Una casa, una famiglia, degli amici, degli amori. Non avevano più niente per cui lottare, se non evitare che il cancro che aveva conquistato e infestato quelle terre si propagasse anche altrove.
«Mi dispiace» riuscì solo a dire, poi Wave la guardò, i suoi occhi verdi scintillarono sotto alla luna.
«Lo so, Skye. A volte pensò che sia bello» sussurrò, mettendole una ciocca sfuggita dalla treccia disfatta dietro all'orecchio.
«Che almeno tu non perda la tua anima e rimanga cosi» l'alito caldo le sollecitò appena la pelle.
«Pura e innocente» concluse sorridendole amaro. E quel sorriso stonava completamente con il Wave a cui si era abituata.
«Non sono pura» rispose di rimando, guardandolo in quegli occhi che le ricordarono le foglie di pino che conducevano al vialetto di casa sua.
«Mhm» e questa volta il suo sorriso si ritrasformò in quello rassicurante e malizioso di sempre. Ritornò poi a guardare le dune.
«Com'era Saleem da nobile?» cambiò discorso. Lui sorrise ancora.
«Una frana. La corte non sembrava essere fatta per lui! litigava sempre con padre e alla fine era riuscito ad ottenere quello a cui aveva sempre ambito, allenare le sue truppe, in quegli anni non si era mai immaginato a fare nient'altro» anche Skye rise, tipico del loro superiore.
«Ma con il cugino» proruppe quando finì di ridere. E lei ricordò bene il grado di parentela che scorreva fra i due.
«Inizialmente non avevano un cattivo rapporto. Saleem contava molto su Icaro e viceversa. Non so bene quando le cose siano cambiate» confidò. Quindi anche Wave conosceva molto bene il loro nemico.
«Avete finito di parlare voi due?!» interruppe Lama, guardandoli dall'alto con un sopracciglio alzato.
«C'è gente che dorme e domani sarà una lunga giornata per tutti noi» avvisò, prima di dileguarsi di nuovo oltre le stanze.
«Ha ragione» ammisero entrambi all'unisono. Skye fece un salto oltre il muretto, e riprese a camminare come prima.
Notò che nonostante Wave si sforzasse a mostrarsi disinvolto, per tutta la notte non aveva mai riposto il fucile.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top