17. Incontri inaspettati
A Dover, da piccola Skye si ritrovava spesso avvolta dalla natura, grazie alla stalla dei suoi nonni, andava spesso a cavallo nei boschi sottostanti, ma mai avrebbe immaginato che tutti i programmi di sopravvivenza che guardava in TV durante le sere in cui era seduta comodamente sulla poltrona nel salotto dei suoi, fossero così difficili nella vita reale.
Per lei non si trattava solo di raccogliere un fiore selvatico, aiutare il nonno a mungere una mucca, pulire gli zoccoli dei cavalli o a sfamarli col fieno, non si trattava neanche di andare alla ricerca dei funghi con sua nonna e la sua vecchia amica pettegola Susan.
In quel momento, non riusciva a non perdere il senso dell'orientamento, era sicura che vedesse sempre gli stessi alberi di fronte a sé in un loop infinito.
Di tanto in tanto continuava a gridare i nomi della squadra, nella speranza di una risposta ma perse solo fiato.
Inoltre non aveva idea di dove potersi rifocillare e non aveva acqua con sé.
Semplicemente non sarebbe resistita un giorno in più, pensò.
Non aveva pensato minimamente all'ipotesi di poter correre dei rischi simili quando è saltata sul furgone. Il sole rovente veniva spesso coperto da rami e foglie, Skye ringraziò di essere nel bosco e non nel deserto poiché la sua pelle diafana le avrebbe presto creato seccature.
Mentre era in cerca di un riparo per la notte, intravide un luccichio inconfondibile per lei.
Alla sua destra vide un lago baciato dal sole, melmoso e pieno di piante palustri, e anche molto piccolo ma pur sempre un lago, e questo per lei voleva dire solo una cosa: acqua.
Si precipitò verso di esso come se da un momento all'altro quell'oasi invitante potesse scomparirle da sotto agli occhi;
Con ancora tutti i vestiti addosso, si tuffò, beandosi momentaneamente della poca freschezza di essa e togliendosi di dosso tutto il sudore e la stanchezza.
Subito una sensazione di sollievo invase la sua pelle secca e fu lieta di sentirsi leggermente meglio in una situazione simile.
La pelle formicolò al contatto con l'acqua tiepida, i vestiti dapprima stretti, si gonfiarono d'acqua e sembrarono più pesanti.
Chiuse gli occhi appena i suoi scarponi non trovarono più nessun fondale su cui appoggiarsi ma solo altra acqua.
Era come se si sentisse l'ultimo umano sul pianeta.
Rimase a lungo nell'acqua, si concesse il privilegio di oziare. Andò sott'acqua e risalì a galla solo quando non aveva più aria nei polmoni.
Aveva tutti i capelli bagnati appiccicati sul viso ma quando Skye scese con il capo giù fino a nuotare sott'acqua, essi le si aprirono di lato, aprì gli occhi e vide solo acqua scura, fondali verdognoli e melma.
Solo quando i suoi polmoni le bruciarono ancora, risalì a galla, boccheggiando subito in cerca d'aria.
Quando riaprì gli occhi, il sole quasi l'accecò. Si sentì affannata e andò in cerca di un qualsiasi appoggio.
«Fossi in te starei più attento a dove fare il bagno» Con un balzò, Skye si voltò verso la voce alle sue spalle.
Ma con ancora il suo cuore in tumulto si rese conto che non proveniva da nessuno dei suoi compagni di squadra.
A guardarla invece, era un ragazzo con l'incarnato dorato dal troppo sole.
«All'interno di quelle acque, potrebbero celarsi strane bestie» continuò lo sconosciuto, rimanendo a guardarla per nulla intimorito, sulle sue labbra, un sorriso divertito e stranito allo stesso tempo.
Skye rimase a guardarlo, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro del suo corpo. Forse era un forestiero tanto quanto lei o un disperso, ma poteva essere anche un soldato nemico.
Anche se non indossava nessuna mimetica, ma una semplice maglia di nera e un pantalone scuro. Sembrava non molto trasandato, almeno non quanto lei. Semplicemente era... perfetto.
Uno dei ragazzi più belli mai visti, pensò.
«Non hai la lingua?» intimò sarcastico. Lui d'altro canto, non aveva mai visto qualcuno sguazzare in quelle acque scure. Almeno non negli ultimi tempi.
«Ci sono davvero delle bestie?» Chiese infine Skye, allargando il passo verso le sponde del lago.
Gli andò incontro, e si calmò leggermente quando vide un mezzo sorriso divertito affiorare sul ragazzo.
«Non lo so, ma non lo escluderei. Questa terra è forte, resiste a tutto.» ammise, porgendole una mano per aiutarla a uscire fuori dalle acque, le pietre avvolte dal muschio non le permettevano di uscirne agilmente.
Skye accettò la sua mano e con uno slancio uscì da esso.
Si ritrovò vicino al suo petto, e un profumo di bosco e cuoio le entrò nelle narici.
Ora che le era incredibilmente vicino, non poté non notare che avrà avuto pressappoco la sua stessa età. Anche lui d'altro canto, sembrò studiarla.
«Bene bene, che ci fa una come te da queste parti?» Chiese non staccandole gli occhi di dosso.
E il modo in cui la guardava... sembrò suscitare qualcosa di strano in lei.
«Chi sei e che ci fai tu qui?» Rispose invece Skye, allargando le braccia per sottintendere il bosco in cui si trovavano entrambi.
Gli avevano raccontato di terre aride e desolate, non si aspettava di certo di trovare un ragazzo in quel bosco che sembrava totalmente incurante della situazione.
Pensò che forse anche lui era un abitante del Villaggio che non aveva mai visto, magari avevano mobilitato una squadra per cercarla.
O forse era un superstite?
O un nemico? Probabilmente con l'ultima ipotesi sarebbe di certo già morta.
«Nessuno di importante, piuttosto non si risponde ad una domanda con un'altra domanda» rispose semplicemente, di nuovo un sorriso storto gli si formò sulle labbra piene.
«Piuttosto da dove provieni?» le sorrise a trentadue denti e aspettò che la ragazza gli rispondesse. Le sue dita fredde erano ancora nella sua mano.
«Dover, Inghilterra» sussurrò lasciando andare via le dita dalla sua mano. Un'enorme morsa le immobilizzò il cuore. Era affranta dal nominare ad alta voce un posto che le mancava cosi tanto e che forse non avrebbe neanche più rivisto.
Quella era casa sua.
«Non ci sono mai stato, dev'essere un bel posto» il ragazzo alzò il capo verso il sole e lo stesso fece Skye, i raggi molto più deboli rispetto a qualche ora prima, illuminarono il loro visi.
«Lo è. Invece tu?» lo fissò fare qualche passo in dietro, si accomodò disinvolto sotto all'ombra di un albero.
«Io sono nato qui. Sembra difficile da credere ma questo posto è casa mia. E non mi spiego come mai sei arrivata fin qui?» Gli occhi verdi di lui si persero e mischiarono con il muschio e le acque di fronte a sé.
Si avvicinò a lui, appoggiandosi al tronco dello stesso albero con le braccia conserte.
«Credimi, non sarei mai venuta qui di mia spontanea volontà» ammise, valutandolo ancora.
Ma a quella domanda non avrebbe mai saputo rispondergli in realtà, persino lei non conosceva il reale motivo per cui Saleem, quella sera, l'aveva salvata.
Ed anche quell'ultima parola, a volte, le sembrava un eufemismo.
Ma ormai era passata sopra quella fase, sapeva che non avrebbe ottenuto risposte al riguardo, tantomeno dall'interessato. Forse era stato tutto un semplice caso o forse era stato semplicemente magnanimo.
Ma questo di certo non l'avrebbe mai fermata dal lottare per ritornare nella sua terra e da tutta la sua famiglia.
Lui annuì emblematico ma non disse nulla. Lasciò scivolare per un attimo gli occhi in quelli di lei e le sorrise ancora.
Skye non poteva conoscerlo, eppure, le aveva già sorriso troppe volte. Sembrava incurante del fatto che da un momento all'altro degli aerei avrebbero potuto sganciare delle bombe proprio sopra ai loro capi.
O che ci potessero essere delle mine inesplose proprio lì accanto a loro.
«Sei un superstite? Non è...rischioso essere qui?» quindi chiese, riprendendo in mano la situazione. Non era certo di potersi fidare di lui, ma di certo non si fidava ad essere lasciata sola in quel posto.
«Perché pensi sia rischioso?» rispose.
«Sono al corrente della vostra situazione. Non dovremmo mantenere l'allerta? nel caso ci fosse Icaro e i suoi soldati nei paraggi...» disse, riluttante anche solo a pronunciare quel nome.
Il ragazzo scosse leggermente la testa.
«Credimi, nel mondo nessun posto è più sicuro, ma so badare a me stesso. Piuttosto tu ti sei persa vero?» continuava a deviare le sue domande.
Avrebbe potuto aiutare anche lui se mai fossero giunti sani e salvi al Villaggio.
«In realtà sì, non trovo i miei compagni e non so dove possano essere. Eravamo in un furgone e... e un attimo dopo mi sono persa» l'ascoltò prima di indicarle un punto lontano oltre l'orizzonte, Skye ne seguì la traiettoria con gli occhi.
«C'è una collina bella alta qui vicino, conosco bene il suo percorso. Magari dall'alto potresti trovare il furgone che cerchi» spiegò, e una piccola breccia di speranza si fece largo in lei.
Non aspettò che le rispose, si alzò e iniziò a camminare e non dovette girarsi per rassicurarsi che Skye lo seguiva. Stava giusto per farlo quando lo vide voltarsi di scatto, facendola quasi inciampare sui suoi stessi passi.
Lo vide allungare la mano «Che maleducato. Sono Yuri» Skye gli strinse la mano e si presentò a sua volta prima di badare bene a seguirlo e non perdere anche lui nella fitta vegetazione che mai si sarebbe aspettata in quel luogo.
Durante il cammino, Yuri le si aprì di più, parlarono di dove vivesse, il ragazzo le confessò che non viveva molto lontano da lì e che molti altri membri della sua famiglia e della sua città erano ancora in vita sebbene avesse ormai perso i suoi genitori. Come se esistesse altra vita al di fuori del Villaggio.
Sì sorprese dell'esistenza del Villaggio stesso e assicurò a Skye che avrebbe presto ricongiunto i due posti.
«Anche la tua di famiglia inglese è in questo fantomatico Villaggio?» lo sentì chiedere.
«No» tagliò corto.
«Ti mancano» sussurrò, e non fu una vera e propria domanda. Yuri in quel momento si voltò a guardarla in viso, la scrutò ma non disse nulla.
Non gli rispose, ma lo sentì presto riprendere parola.
«Io con la mia famiglia...diciamo che ho dei rapporti complicati con ognuno di loro, in realtà.» proseguì, confidandosi con Skye.
«Tipo?» chiese lei, spinta dalla sua irrefrenabile curiosità.
«Il mio fratellastro è cocciuto e viziato...Mia zia non mi sopporta e mio cugino praticamente mi odia.» ammise immerso in ricordi lontani.
«Perché?» Yuri rallentò il passo, e dalle spalle basse Skye poté sentire il suo dolore essere più tangibile.
«Non mi capisce» socchiuse gli occhi.
«Se non ti ha mai capito, forse, ha bisogno che tu lo illumini» provò a rincuorarlo. Tutto il dolore che lei poté scrutare sul suo viso lo abbandonò. Quando riaprì gli occhi, sembravano diversi.
Di punto in bianco, la veloce vulnerabilità che gli aveva visto passare in viso, sembrò lasciar posto a delle emozioni indecifrabili. Ma lui non fece altro che riiniziare a camminare, e Skye stette al suo passo perdendosi nei pensieri di un altro Villaggio, quanti ce ne erano ancora? Adil ne era a conoscenza? Magari si sarebbero potuti rincontrare per creare un esercito più grande.
A rincuorarla della retta via era la pendenza che ormai stavano percorrendo da una decina di minuti, gli alberi divennero più sporadici e il camminò rivelò presto una fetta di cielo.
Era la collina.
«Siamo quasi arrivati» annunciò Yuri.
Quando il sentiero si aprì su una piccola radura, innalzata rispetto al resto della vegetazione in cui era no immersi poco fa, seppe che erano giunti.
Vagò con lo sguardo verso l'orizzonte, percorrendolo tutto. Ma oltre ad alberi, non vide niente che le diede una speranza. Si voltò dal lato opposto, socchiudendo gli occhi per poter vedere il più lontano possibile.
Nessuna luce, niente furgone.
Si voltò ancora nel lato opposto, immergendosi nel paesaggio con la speranza di vedere qualsiasi cosa muoversi.
Ma se Saleem e gli altri conoscevano quel posto, era certa che sarebbero giunti anche loro alla collina che era il punto più alto.
Solo un piccolo movimento. Sperò.
«Vedi i tuoi amici?» quasi sobbalzò quando sentì la voce di Yuri cosi vicina alla sua spalla. Anche lui sembrava intento a cercare qualche movimento che li avertesse.
«No» ammise.
«Non preoccuparti, sono certo che ti staranno cercando» la rassicurò, donandole di nuovo quel sorriso storto che gli prese tutto il viso. Allora lei si girò verso di lui, cosi da fronteggiarlo. Gli era grata, l'aveva portata alla collina e non l'aveva lasciata sola, ma più di tutto, le aveva dato una speranza: quella di formare una squadra più grande.
E questo voleva dire senza dubbio che vi erano altre armi e altri dottori.
«Yuri, verrai al Villaggio con me? Oppure potrai guidarci al tuo?» chiese.
«Non posso lasciar sola la mia gente per ora. Ma ti prometto che verrò a cercarti» Skye si sentì quasi preoccupata di perfetto già.
«È una promessa?» sarebbero sicuramente stati tutti più al sicuro con loro e Adil.
«È una promessa» immerse gli occhi verdi in quelli di lei, e quella futile promessa per un breve attimo la rincuorò.
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