15. L'inizio

Il giorno dopo Skye tornò alla Torre nella vana speranza di poter veder arrivare Saleem e dirle che aveva cambiato idea sulla sua partecipazione alla missione.

Ma non fu cosi.
Quando tornò verso i Campi notò tutti i membri del Villaggio accalcati infondo alla grotta.
Non li aveva quasi mai visti tutti al di fuori del Villaggio, cosi seguì la folla fino ad arrivare alla bocca della grotta dove settimane prima aveva conosciuto per la prima volta Joseph e Finn.
Non l'avrebbe mai detto che sarebbe diventata un membro della loro squadra eppure ora era lì, in punta di piedi, a guardarli da lontano.

Quella mattina tutti avevano smesso di lavorare, i soliti ronzii dei fabbricanti di armi non c'erano poiché erano tutti lì per salutare la squadra.

Dei capelli biondo chiaro entrarono nel suo campo visivo, lui non la notò ma lei riuscì a raggiungerlo

«Wave» lo richiamò, prendendolo per il polso. Fu grata di aver attirato la sua attenzione, vide l'americano voltarsi verso di lei.

«My lady» rispose mentre le sue labbra si allargarono in un largo sorriso. Non le sembrò nervoso all'idea della partenza imminente.

«Cosi me lo stacchi» mormorò guardandosi il polso, per istinto glielo lasciò subito andare, e lo vide afferrarsi il polso dolente con un ghigno.

«Come sei delicato» scherzò, vedendolo sghignazzare ancora di più.

«Scherzi a parte...Siete pronti? avete bisogno di una mano?» chiese, guardandolo negli occhi verdi.

«Tutto apposto My lady» gli lasciò scivolare entrambi i palmi sulle spalle, strofinandole appena.

«E gli altri? Joseph e Lama saranno in grado di non litigare?» chiese, ricordando i vari battibecchi fra i due.

«Uhm, questo non so dirti, ma staremo bene e torneremo presto, vedrai» promise.

«Diamine» imprecò lei, a corto di parole. Uno strano nodo le si era formato alla gola, d'un tratto le era diventato incredibilmente difficile dover lasciarli andar via.

«Saleem?» mormorò, non trovandolo fra la folla accalcata. Guardando in basso, intravide in lontananza il furgone bianco che li avrebbe portati in missione.

«Starà già dentro con Finn per gli ultimi controlli» rispose, guardando anche lui il veicolo in lontananza.

Il Vecchio richiamò i membri della squadra a salire a bordo, i membri del Villaggio, in risposta, indietreggiarono tutti per liberare il passaggio, fra loro intravide anche Indie, sorridere dolcemente a qualcuno.

I suoi occhi seguirono la sua traiettora, ma non riuscì a vedere molto fra le teste e le spalle degli uomini del Villaggio.

«Bene, allora ci siamo» il nodo le si strinse leggermente. Aveva una strana sensazione dentro, che si dissolse appena quando Wave la circondò fra le braccia.

Il calore e l'odore già familiare di Wave, furono una dolce ninna nanna per lei, si calmò, e anche se presa alla sprovvista, ricambiò subito l'abbraccio.

Lui era stato l'unico ad accettarla subito, a non averla mai giudicata.

E nonostante solo poche settimane prima aveva il terrore di qualsiasi persona armata che girovaga nel Villaggio, era addirittura arrivata a preoccuparsi per tutti loro.

«My Lady, saremo tornati in men che non si dica» ripromise allontanandosi quando sentì il rombo del motore accendersi.

Anche Skye fece un passo indietro, annuì appena e lui ricambiò con un sorriso promettente, poi si voltò e si avviò verso il furgone.

Dal finestrino del passeggero, intravide Finn che urlava scherzosamente a Wave di darsi una mossa, poi il suo sguardo ricadde su Skye, rimasta impalata lì ad osservarli andar via. Le fece un'occhiolino e le sorrise, salutandola con la mano.

Anche lei alzò la mano. 

Oltre lui, non riuscì a vedere nessun altro poiché vi erano solo due finestrini.

Quando il furgone partì, il suo cuore si fermò. Iniziò il suo tragitto verso l'entrata della grotta.

Tutti pregarono, li incoraggiavano, speravano, seguivano le parole confortanti del Vecchio che smistava fiducia e buone parole a chiunque ne aveva bisogno.

Skye si mosse, seguì a passo svelto fin quando poteva le ruote alzare nuvole di terriccio.

Avanzò rapida, avrebbe voluto salutarli ancora tutti o essere lì dentro con loro.

Era questo che pensava quando allungò il passo, fino a correre accanto al furgone.

Riuscì quasi ad affiancarlo, e solo quando venne invasa da una luce accecante, si rese conto di essersi allontanata dal Villaggio.

Si fermò di colpo, si guardò alle spalle.

Tutti loro erano soltanto dei puntini sparsi in lontananza nel buio della Grotta...

La Grotta...Era quella l'entrata? 

Incastonata fra degli enormi massi rossi, la Grotta apriva le sue fauci come una belva, in grado di risucchiarti nel buio.

Era un'entrata bassa, accanto ad una parete rocciosa, non dava l'aria di essere cosi tanto profonda. Dava più l'aria di essere una tana di lupo o un grande covo.

E invece, anni fa centinaia di persone si erano rifuggiate al suo interno in cerco di riparo dalla guerra.

Nessuno la notò, era convinta che stessero tutti ancora pregando ma le loro voci non la raggiunsero.

Cosi si rivoltò verso il furgone che prendeva velocità, e fra la nuvola di fumo e polvere che innalzava, gli corse dietro.

Cercò di attuare tutto ciò che aveva imparato dagli allenamenti e dalla danza, correndo senza meta.

Poi, quando gli fu vicino, Saltò.

Nel contempo, il furgone prese uno scossone quando il corpo di Skye entrò a contatto con le fredde lamiere con cui era fatto.

Quasi sentì le ossa spezzarsi, ma riuscì a tenere la presa verso la protuberanza del tettuccio.

Si aggrappò con tutto ciò che aveva, le sue unghie sfregarono contro il metallo staccando strisce di vernice.

Serrò gli occhi dinanzi al sole arido che splendeva in cielo e realizzò che ce l'aveva appena fatta. Era a bordo.

Da quel che le sembravano una bella manciata di ore, era come se esistesse soltanto il rumore lasciato dalle ruote sulla terra secca.
Non sentì uccelli, né altro.
Sembrava una città fantasma. O quel che ne restava perché da quando avevano lasciato la Grotta e la città sottostante diroccata, aveva visto soltanto le dune del deserto.

Perciò era rimasta appiccicata all'anta posteriore del veicolo per tutto il viaggio, temendo che la sabbia le si potesse insinuare ovunque e che avrebbe potuto bruciarle gli occhi.

Solo quando parte del deserto finì e lo lasciarono alla loro destra, ritornarono sull'asfalto bruciato e dissestato dell'ennesima città distrutta.

Le uniche forme di vita erano loro a infrangere il suono del silenzio di quella città.

All'orizzonte, si susseguivano soltanto macerie di case e palazzi rasi al suolo.

L'aria già calda le sferzava ai lati, e solo quando si sentì stabile, fuoriuscì con il capo di lato, guardando lo specchietto del guidatore.

In quel momento, intravide Joseph, che la guardava di rimando dallo specchietto.

Con occhi sbalorditi, socchiuse la bocca dalla sorpresa.

Tenendosi forte con una mano, si portò un'indice alle labbra. Lui la fissò.

Poi annuì molto lentamente, accigliandosi prima di riportare lo sguardo sulla strada.

Non si fermò.

E sicuramente l'avrebbe fatta penare prima o poi e avrebbe dovuto ricambiare il grosso favore che le stava facendo.

Quando sarebbero arrivati, non sarebbe stato di certo lui a dover affrontare la furia del suo superiore.

Ma sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro, e tutti avrebbero compreso che poteva essere una buona risorsa per trovare provviste.

Quando si rivoltò verso la piccola cavità della Grotta che diventava sempre più minuscola, si rassicurò che in fin dei conti, quella era la scelta più giusta.

Non sarebbe mai stata al Villaggio con i membri limitandosi in una preghiera di speranza.
Fra il dire e il fare avrebbe sempre scelto "il fare"

Lei era destinata a combattere.

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