10. fuori gioco

Dopo un'altra notte quasi insonne, dove la paura che Icaro riprendesse a bombardare le terre sovrastanti o che le sue truppe avessero sconfinato a Dover, avevano reso impossibile la conciliazione del sonno di Skye, imperterrita si materializzò fuori alla sua camera e appena messo piede fuori, costatò che come per magia, si era ritrovata un cambio di abiti. A prima vista le parvero comunque più comodi rispetto al vestito di danza che aveva ancora addosso dal giorno dello spettacolo. Il tessuto rosso con la gonna in tulle era lercio e scolorito. Ma Skye non aveva avuto modo di badare molto al suo abito in quei giorni.
Aveva quasi imparato a gestire le ore sotto terra, e a capire quando era notte e quando più o meno giungeva il giorno... eppure non aveva sentito nessuno fuori alla porta durante quelle ore.
Confusa aveva afferrato i capi adagiati ai suoi piedi, era rientrata e si era lavata il viso con l'acqua tiepida di un secchio posto poco lontano dalla porta.

Aveva poi indossato ciò che le avevano dato, che consisteva in un pantalone mimetico coi tasconi, era di una taglia più grande ma lo sistemò con un corda legata in vita. Prese poi una canottiera nera e degli anfibi del medesimo colore molto simili a quelli che aveva visto a Saleem, ma che le andavano leggermente stretti, si sarebbe abituata prima o poi.
Quelle taglie erano comunque femminili per quanto larghe o strette, quindi dedusse di non essere l'unica ragazza arruolata.
Ebbe comunque conferma quando arrivò ai campi poco dopo, dove già in molti si allenavano assiduamente. Immaginò che doveva essere lì il suo posto d'ora in poi.
Nessuno badò ancora a lei. Quindi si avvicinò ai tavoli dove in lontananza poteva ancora vedere gli altri nei quattro campi che si susseguivano, alcuni tavoli erano colmi di armi e ferri, se ne allontanò appena di un passo prima di essere catturata da un luccichio in particolare.

Spostò la sua folta chioma di lato e fissò la lama ad un paio di tavoli da lei. Valutò per un secondo o due il da farsi, prima di allungarsi verso essa.
Da una spalla osservò i suoi capelli già inariditi e pieni di nodi, sospirò.
Poi fece passare la lama sui suoi capelli, sentì il resto della chioma spezzarsi controvoglia al tocco.
Dopo un paio di colpi secchi e imprecisi, i capelli caddero al suolo. Li guardò e una sensazione di leggerezza la invase.
Fece un passo indietro, ammirando i suoi vecchi capelli che aveva sempre amato chiudere in uno
chignon durante le lunghe ore di danza, ma non si sentì in colpa per loro.
Era stato un taglio drastico per questo ringraziò l'assenza di specchi in quel luogo. Chissà cosa avrebbe pensato nel guardarsi riflessa. Con quei capelli, la pelle pallida e il viso insonne forse non si sarebbe neanche riconosciuta.
Non aveva neanche mai portato un taglio cosi corto. Cosa avrebbe pensato Cal e sua madre nel rivederla?
Una voragine incolmabile le si aprì nel petto al solo pensiero di quando avrebbe ripotuto rincontrarli ancora.
Spostò lo sguardo dal mucchio di capelli ai suoi piedi e si concentrò sulle armi accanto a lei. Quante speranze aveva di sopravvivere se non ne aveva neanche mai retto una? Ne sfiorò una, e la sua pelle incontrò l'acciaio freddo.

Senza batter ciglio si voltò e si avvicinò alla squadra, vide Wave in lontananza.
Entrò nel primo campo, guardandosi intorno, notò gli occhi di molti su di lei.
La prima a girarsi fu proprio una ragazza, vestita come lei, era diversa in tutto.
I muscoli tonici e le gambe snelle con le forme al posto giusto la rendevano senza dubbio sensuale.
Portava i capelli corvini legati in una coda rigida e gli occhi scuri erano intimidatori.
A vederla dava tutta l'aria di una persona pronta a staccarti la testa da un momento all'altro.
La ragazza la fisso, alzando un sopracciglio in silenzio, aspettando che i suoi compagni le spiegassero come mai fosse in quel posto.
L'americano raggiunse Skye sorridendo a trentadue denti.
«Che bello rivederti My Lady! Sono contento che tu non ti sia fatta intimidire ieri sera. Oh ma hai qualcosa di diverso... oh sì! I tuoi capelli che fine hanno fatto?» Continuò con lo sproloquio, il tono di voce era sempre alto e entusiasta, non sembrava affatto un soldato alle prese con una guerra.
Si votarono altri cinque soldati sentendolo, tra cui tre molto familiari. Joseph, Finn e infine Saleem restarono a guardarla per un attimo intederdetti.
Sopratutto quest'ultimo.

«A cosa devo questo onore?» parlò Finn, ridacchiando divertito dagli sguardi infuocati che Saleem riservava alla ragazza.
Skye giunse subito al dunque.
«Ieri sera ho parlato con Adil che ha approvato il mio arruolamento in questa squadra.» comunicò. Skye si aspettò quasi che il superiore l'avrebbe caricata di nuovo sulle spalle e rinchiusa nella camera.

Tutti si ammutolirono, Wave posò i suoi occhi verdi sulla ragazza inglese e Finn, Joseph e gli altri lo imitarono.
L'aria divenne carica, prima di sentire una risata fragorosa che squarciò l'aria.
Era l'altra ragazza.
«Non so se l'hai capito, ma qua non stiamo giocando bambolina.» disse fra una risata e l'altra, quando si ricompose, fece scivolare i suoi occhi sul corpo di Skye divertita.
«Non sto scherzando infatti. Da dove devo iniziare?»non badò alla sua arroganza succinta o al modo in cui l'aveva appena derisa anche solo guardandola.

«Non resisteresti ad un solo allenamento credimi. E comunque non siamo qui per farti da balia, potresti metterci i bastoni fra le ruote al primo attacco per quanto sei...fragile.» continuò soffermandosi sull'ultima parola. Skye non si era mai sentita... fragile. Tutt'altro. Non aveva mai avuto crolli mentali, né fisici. Faceva danza ed equitazione da quando era bambina, questo le aveva permesso senz'altro di avere una certa preparazione atletica. Non che le sarebbe servito a molto durante quella guerra, eppure... eppure le diede enormemente fastidio.

D'altro canto, la ragazza di fronte a lei odiava le perdite di tempo. Pensava che Skye era un pericolo, persino Saleem aveva rischiato nel portarla al Villaggio. Questo significava che non era opportuno perdere altro tempo con lei.
Era certo che in un campo di battaglia Skye non avrebbe saputo badare a sé stessa e questo avrebbe rallentato tutti, anche lei.
Lama non distolse per un attimo lo sguardo da quella strana ragazzina, la trovava già incredibilmente irritante.

Ma non poteva opporsi ad Adil, lei stessa credeva ciecamente in lui.

«A me non sta bene che tu sia qui, ma se proprio è quello che vuoi, se proprio è un tuo capriccio, fa pure.» allargò le braccia in modo teatrale indicandole i campi a sua completa disposizione.
Si allontanò di qualche passo e riniziò i suoi allenamenti quotidiani non degnandole più di uno sguardo.

Non le diede il tempo di controbattere, e ricordò a se stessa di non essere lì per dimostrare qualcosa a qualcuno. Cosi si limitò a ripetere la domanda
«Da dove devo iniziare?» i ragazzi intorno si riconcentrarono su di lei. Ma solo Wave le rispose
«Oh certo... non far caso a Lama, è fatta cosi. Allora! noi solitamente facciamo iniziare le reclute con una delle modalità di corsa del campo Avventura, sembrerà banale ma fidati, non lo è» iniziò a spiegarle affiancandola...Dove, come, quando e in cosa consistevano i loro pasti, ogni quanto si allenavano e in più gli fece vedere i vari angoli dei campi. Quando le spiegò tutto e la lasciò sola, Skye si cimentò quindi nel suo primo allenamento.
Doveva far riscaldamento con una corsa, guardò il terriccio e gli ostacoli di fronte a lei.
Sarebbe stata una corsa, movimentata... pensò.
Seguì correndo il percorso che Wave aveva chiamato Avventura, a disposizione vi erano funi, rami, lastre, rocce e gommoni che la rallentavano. Dovette superarli tutti.

Skye aveva già compreso che Lama non l'avrebbe appoggiata mentre Saleem, beh lui le era andato contro molto prima.

Ripeté Avventura tre volte, gocce di sudore le imperlavano la fronte, l'aria opprimente di quel posto sembrò mancarle nei polmoni eppure resistì.
Correva, al groviglio di rami, saltava affondando la mano sulla prima fune lanciandosi a prenderne subito dopo un'altra, ricadeva al suolo, correva di nuovo fino ai gommoni che, proprio come una corsa ad ostacoli, le impedivano di giungere alla fine del percorso.
I muscoli già le dolevano e sarebbe stato difficile rimettersi in pari con gli altri, per questo continuava.

Era troppo concentrata a raggiungere la fine del percorso quando scivoló su una lastra di ferro.
Il rumore assordante attirò l'attenzione di tutti che per un attimo sospesero la loro attività da bersaglieri nell'altro campo.
«Ecco» sentì precisare Lama voltandosi verso Wave alla sua destra che le teneva i talloni mentre si chianava a fare degli esercizi di addominali, contenta di aver avuto ragione.

Skye serrò per un attimo gli occhi, vide la luce sfocata dei lampioni sopra al soffitto e poi, una volta accertatasi di avere ancora tutti gli arti al proprio posto, si alzò in piedi.
Tutti i presenti la fissavano ancora, e non si sorprese di questo. Wave le fece un sorriso rassicurante.

Guardò da lontano lo sguardo compiaciuto di Lama. Voleva riprendere a correre ma sentì un liquido scendere lentamente dalla spalla, quando si voltò verso di esso notò una scheggia di legno incastrata nella spalla. Fece una piccola smorfia di disappunto.

Stava per tirarla fuori con l'altro braccio quando una mano si avvolse intorno al suo braccio e la strattonò con uno scossone.

«Qui non funziona cosi, andiamo» disse perentorio. La voce di Saleem arrivò chiara al suo corpo tanto da farla sussultare e sentire un brivido lungo tutta la schiena.

Non c'era gentilezza nella sua voce né nei suoi modi.
Non obbiettò questa volta, svincolò felina il suo braccio dalla sua morsa stretta e lo seguì in silenzio.

Non molto distante dai campi, in un punto abbastanza strategico all'angolo, entrarono in un enorme tendone verde, come quello che aveva spesso visto in giro da quando era lì.
Appena entrata sentì l'odore pungente e acre del disinfettante poco dopo notò che l'ambiente in cui erano entrati assomigliava ad una sorta di infermeria con sdraio e brandine sparse in giro.
Alcune di esse infatti accoglievano anziani e feriti, distanziati tra loro da una semplice tendina rattoppata alla meglio e sorretta da fili di metallo che partivano da una parete all'altra.
Non ebbe tempo di soffermarsi sui lamenti che provenivano da alcuni punti, le sembrava privare l'intimità dei pazienti cosi fissò la sua attenzione sulla schiena muscolosa di Saleem.
Non voleva indugiare troppo su quei lamenti o non li avrebbe mai più dimenticati.

Se era troppo emotiva da farsi sconvolgere tanto come avrebbe fatto sul campo di battaglia?

Già Lama e molto probabilmente Saleem la ritenevano una perfetta incapace. Come avrebbe potuto dimostrare il contrario d'altronde? Era anche caduta al suo primo allenamento.

Il ragazzo di fronte a lei chiuse con uno scatto una tendina alle loro spalle, ritrovandosi cosi soli in un angolo angusto, solo due sedie e un tavolino in ferro, dotato di forbici chirurgiche, bisturi e svariati kit di pronto soccorso arredavano l'ambiente.
Le dava ancora le spalle, si girò verso il ripiano e lo sentì muovere qualcosa.
Dopo un tempo che le parve infinito lo sentì parlare
«Cosa pensavi di dimostrare?» le chiese, si voltò verso di lei che neanche capì cosa avesse fra le mani perché venne catturata dal suo sguardo ipnotico. Sembrò che ad ogni passo che Saleem faceva per avvicinarsi, l'aria diventava più opprimente e Skye si impose di non badarci.

«Niente» tentò, allontanandosi di un passo e distogliendo lo sguardo. Si sentiva sempre troppo esposta quando Saleem la fissava, non ne conosceva il motivo ma gli metteva decisamente soggezione.
Un risolino nervoso sfuggì dalle labbra del ragazzo mentre scrollò le spalle spazientito.
Lasciò cadere l'argomento, sapeva che non l'avrebbe ascoltato quindi prese ciò che stava cercando una volta aperto un paio di cassetti, afferrò il betadine e l'ovatta e si avvicinò ancora una volta, puntando di suoi occhi sulla ferita alla spalla.
Non era grossa, niente di serio, ma era giusto disinfettarla poiché in posti come quello, in cui le condizioni igieniche e le pulizie erano scarse, anche qualcosa di piccolo e insignificante come un graffio poteva evolversi in qualcosa di peggio e lì non erano preparati a grossi interventi medici o chirurgici.

Alzò l'ovatta imbevuta verso di lei che indietreggiò subito come punta da un ago.

«Ci riesco benissimo da sola» mormorò brusca, evitando in tutti i modi un contatto con lui.
Saleem non si mosse di un centimetro e, divertito dalla situazione, non poté evitare un sorriso sghembo sul viso.

«Non ne avevo intenzione. Te la stavo solo passando, infatti.» lasciò cadere l'ovatta e la boccettina sul tavolo di ferro svogliatamente e si avviò verso la tendina, ma prima di andarsene sembrò pensarci su, poi alzò il viso oltre la spalla verso di lei.

«Era mio compito da superiore farti vedere dov'era l'infermiera» precisò, dileguandosi subito dopo e lasciandola lì, leggermente ferita.

Ma da cosa dopotutto?

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