49- 𝙆𝙞𝙩𝙧𝙞 𝙫𝙖𝙧𝙞𝙖𝙩𝙞𝙤𝙣 -𝘈𝘮𝘦𝘭𝘪𝘢
Lasciate una stellina,
voi ch'entrate ⭐
La limousine ci portò in un ristorante troppo elegante per le mie tasche. Di quelli con quadri d'arte astratta alle pareti, tendaggi sontuosi e troppa argenteria al posto per una sola persona. I camerieri incravattati sfilavano silenziosamente tra i tavoli, con bottiglie di vino prestigioso e piatti dalle dimensioni spropositate per l'assaggio di cibo che contenevano.
Jordan aveva fatto riservare un tavolo appartato a ridosso della finestra che affacciava direttamente sul mare, non troppo lontano dal nostro molo, e il cameriere che ci accompagnò mi spostò addirittura la sedia per farmi accomodare. Mi guardai intorno e il vestito raffinato che Jordan mi aveva regalato non stonava troppo in mezzo all'opulenza di tutti i clienti che sfoggiavano collier diamantati in un brusio attenuato dalla musica rilassante del pianista all'angolo della sala.
«Come mai un posto così?» domandai non appena un cameriere ci servì il calice di benvenuto e un altro se ne andò con le nostre ordinazioni.
«Ho fatto l'egoista: sapevo che non ti saresti potuta presentare alla prima del balletto in jeans e ne ho approfittato per una cena diversa dal solito.» Accantonò il cellulare sul bordo del tavolo, forse perché era troppo ingombrante per il panneggio dei suoi pantaloni eleganti. «E preparati, perché penso proprio che lo rifarò ancora.»
«Solo se all'uscita successiva andiamo a mangiare in un posto più informale.» Ribattei.
«Questo è un ricatto.»
«Si chiama compromesso, Davis.» Mi sporsi sul tavolo sollevando il calice, in attesa di un suo responso.
«Andata.» il tintinnio dei bicchieri che si incontrarono siglarono quell'accordo che Jordan strinse con un'espressione di rimprovero, smentita dal sorriso divertito che strinse tra le labbra.
Il cibo in quel ristorante era ben diverso da quello surgelato che io ed Ellison scaldavamo la sera nell'ultimo periodo, troppo stanche e impegnate durante il giorno per cucinare.
Capii che le ridotte quantità di cibo nei piatti avevano lo scopo di presentare le pietanze in modo artistico, perché tutto era abbellito da disegni astratti di glasse particolari o da composizioni realizzate con pezzetti di verdura fresca.
Sembravano fatti più per una foto da postare su Instagram che per sfamare realmente, ma le porzioni scarse furono compensate da numerose portate dagli accostamenti più bizzarri di sapori: la dolcezza delle capesante con la decisione del tartufo, la pienezza del salmone con il gusto balsamico della liquirizia, la delicatezza del branzino con la floreale salsa di vaniglia colorata dallo zafferano.
Su carta probabilmente non li avrei mai scelti; i miei gusti erano più adatti al menù bimbi che alla cucina stellata ma, spinta dal non deludere Jordan per il suo impegno nell'organizzare una serata del genere in un periodo in cui non avevamo nemmeno il tempo per respirare, quella cena si rivelò una piacevole scoperta di nuovi gusti.
Avevamo davvero bisogno di una serata per noi, per far finta di essere una coppia come tutte le altre quando a mandarci avanti erano solo l'adrenalina e l'agitazione per l'imminente campionato nazionale. Passavamo l'unico giorno libero della settimana tra ore di sonno, passeggiate defaticanti sul lungomare e bagni freddi per dare sollievo ai muscoli infiammati.
Non parlammo nemmeno di pattinaggio, forse per non rovinare l'atmosfera con il pensiero che di lì a quattro giorni, a quell'ora, o avremmo stretto una medaglia d'oro o il sogno del campionato del mondo sarebbe sfumato.
L'ennesima volta, per me.
«Ti ho portato qui anche per un altro motivo.» Si schiarì appena la voce, come se sulla lingua trattenesse un bisogno impellente che aspettava solo il giusto momento per essere soddisfatto.
«Lo so che quando torneremo dai nazionali il dormitorio sarà chiuso per l'estate e che Ellison si è già assicurata che restiate insieme a casa dei miei ma...» si raddrizzò sulla sedia e aprì il primo bottone dello smoking per afferrare una scatolina nera che spinse sicuro sulla tovaglia nella mia direzione. «Non ho la capacità di persuasione di Ellison.» Si giustificò mentre aprii la confezione, trovando all'interno un bigliettino con un una serie di cifre e, sotto, una chiave agganciata a un pattino a rotelle argenteo.
Capii subito cosa fossero, e il mio cuore prese a fare le capriole.
«Sono le chiavi dell'Arhena e il codice dell'ascensore. Vorrei che ti sentissi libera di venire a casa mia ogni volta che vuoi.»
Era troppo per essere vero. Ma apprezzai il suo tatto: non era una richiesta di convivenza, troppo impegnativa per i miei diciotto anni, era solo un invito a passare più tempo insieme per quel che restava dell'estate.
«Verrò spesso: ogni volta che Ellison andrà da Steven, sono mesi che controlla le promozioni delle compagnie aeree. Posso portare anche Hope?»
Incrociò le braccia al petto, e i muscoli guizzarono sotto la giacca mentre si appoggiava allo schienale della sedia. «O me o il cane, scegli.»
«È un ricatto!»
Allungò il busto sul tavolo, sollevando il calice e prendendomi in giro con lo sguardo: «Si chiama compromesso, Reed.»
Lasciammo il ristorante rigenerati per quelle ore trascorse nella serenità più pura. La limousine che Jordan aveva noleggiato ci aspettava all'uscita, e una volta che l'autista richiuse lo sportello ci portò subito all'Eckerd Hall, un teatro dalle moderne linee architettoniche. Con le sue curve candide cementate che conducevano al grande atrio d'ingresso, una volta dentro mi persi a guardare la volta di sfere luminose che pendevano dal soffitto: alcune piene, altre punteggiate, ma tutte di diverse dimensioni.
«Ditemi che sono in tempo!» Lisa piombò alle nostre spalle con la voce affannata per la fretta; ma quando mi voltai, notai come il raso rosso del vestito non avesse una grinza e come i suoi capelli biondi fossero perfettamente intrecciati. Profumava ancora di lacca quando la strinsi in un abbraccio, come se non arrivasse direttamente dall'aeroporto.
«Ci siamo persi solo la presentazione del balletto, abbiamo i minuti contati prima di dover entrare a prendere posto», rispose Jordan mentre con lo sguardo finì di perlustrare ogni anfratto della sala per poi fissare concentrato l'ingresso.
«Cerchi Steven?» Gli domandò Lisa, «ti ha scritto?»
«L'ho sentito solo due volte da quando è partito», sollevò le spalle con innocenza, «ma mi ha parlato solo di hockey.»
«Elly ci starà malissimo» riflettei ad alta voce con il sentore che non si sarebbe presentato. «Siamo anche seduti in prima fila, vedrà subito il posto vuoto.»
«Conoscendola, sarà talmente agitata da non accorgersene nemmeno.» Diedi ragione a Jordan, ripensando al campo di lavanda che Ellison avrebbe voluto fumarsi qualche ora prima.
Ci incamminammo all'interno del teatro, lungo il corridoio centrale che divideva la platea. Mi sedetti tra Jordan e Lisa, salutando Martina e William che si erano già accomodati ai loro posti accanto a noi. Era chiarissimo, tra i due, chi fosse quello non abituato all'ansia che solo i grandi eventi sanno dare: stretti nel decoro dei loro vestiti da sera, William teneva tra le mani un mazzo di fiori per la persona che nonostante i diciotto anni continuava a essere la sua bambina.
Rigirava quei boccioli variopinti con mestizia, alla ricerca di un difetto che non appena adocchiava indicava alla moglie. Martina quasi sbuffava ogni volta che lui le faceva sistemare i petali delle rose già bellissime in modo che apparissero ancora più rigogliose.
Jordan mi coprì la visuale avvicinandosi a me, parlando con un tono di voce che potesse essere sentito solo da me e Lisa: «Ho assoluto bisogno che tu mi spieghi di cosa parla il Don Chisciotte. Questo giuro che provo a seguirlo.»
Spalancai gli occhi e mi portai il palmo aperto sul petto, calcando lo stupore a bocca aperta: «Io che spiego qualcosa a Jordan Davis? Ho sentito bene?»
«Non te la menare, Amelia.» Mi diede una piccola gomitata Lisa, accanto a me. «Sono quasi sicura che tu non sappia di avere indosso un abito della nuova collezione di Balmain.»
«Chi è?»
«Appunto», disse inorgoglita dalla ragione «inizia a spiegare. Navigo nell'ignoranza in campo teatrale.»
E sorrisi prima di prendere parola, perché alla fine, nel nostro trio di amiche, dove non arrivava una arrivava l'altra, unendoci in un equilibrio perfetto. «Vi risparmio la parte storica, ma sappiate che è un balletto tratto da un romanzo.»
«Un romance?» mi interruppe subito Lisa, e corrucciai le sopracciglia pensando in quale genere rientrasse quel libro che parlava sì d'amore, ma non nel modo cui eravamo abituate.
«È più una parodia sulle storie di cavalleria ambientate nella Spagna rurale del Seicento. Ellison sarà Kitri, la protagonista, la figlia dell'oste Lorenzo. Lei ha una storia con Basilio, il barbiere della città. Ma il padre è contrario alla loro relazione, perché Basilio è povero. Vuole che la figlia sposi Gamache, solo perché è più ricco.»
«Amo il family drama abbinato al social gap.» Lisa puntò il gomito sul ginocchio per appoggiare il capo sulla mano, con gli occhi brillanti di improvvisa curiosità.
«Alla festa del villaggio, arrivano Don Chisciotte e Sancho Panza. Uno ha letto troppi libri sulla cavalleria finché è diventato un cavaliere errante, l'altro invece è un bracciante che gli fa da scudiero.» Provai a essere il più semplice e meno dettagliata possibile.
«Due illusi, praticamente.» Commentò Jordan.
«Smettila!» Gli diedi una piccola pacca sul braccio, e lui ne approfittò per afferrarmi la mano e intrecciare le dita alle mie. «Don Chisciotte vaga in sella al suo cavallo per la Spagna ispirato dalla sua musa, Dulcinea. Infatti quando vede danzare Kitri, va a ballare con lei perché le ricorda la sua amata e se ne invaghisce.»
«Qui è dove il triangolo amoroso diventa un quadrato?» Lisa mi interruppe di nuovo, ma anziché prendermela iniziai a divertirmi per il modo in cui associava i tropes moderni ai romanzi d'epoca.
«Gamache, quello ricco, quando li vede insieme si arrabbia. Così Kitri e Basilio ne approfittano per scappare in un mulino a vento, ma il padre di lei se ne accorge e li insegue con Gamache. Solo che vengono assaliti dagli zingari e Don Chisciotte corre in loro aiuto con Sancho.»
«E fu così che la festa di paese si spostò al mulino.» Ignorai il sarcasmo di Jordan, che per farsi perdonare l'interruzione posò un bacio sulla mano ancora avvinghiata alla sua.
«Kitri e Basilio scappano ancora e si rifugiano in una locanda, ma quando gli altri quattro sconfiggono gli zingari, li trovano di nuovo. Basilio ne ha le scatole piene, così fa finta di essere in punto di morte.»
«Questo sì che è un plot twist.» Lisa assunse una finta espressione sconvolta.
«Don Chisciotte convince Lorenzo a lasciare che Kitri e Basilio si sposino, tanto sono tutti convinti che lei diventi vedova in pochi minuti. Solo che una volta ottenuta l'approvazione, Basilio svela l'inganno, rialzandosi in piedi. Gamache, che si sente preso in giro, lo sfida a duello.»
«Una cosa tipo Touch her and you'll die?» Secondo il galateo era buona prassi rimanere in silenzio a teatro, ma non riuscii a contenere le risate dopo l'ennesima associazione di Lisa.
«Silenzio!» Si allungò Martina per riprenderci con un sussurro severo mentre il sipario si aprì rivelando la scenografia di una piazza. Il pubblico si zittì, in attesa della nota d'inizio.
Aspettai solo che cominciasse la musica per concludere brevemente: «Alla fine Gamache viene sconfitto a duello, Kitri e Basilio festeggiano le nozze e Don Chisciotte e Sancho partono per altre avventure.»
Feci giusto in tempo a finire di parlare, perché quando i ballerini che avevano aperto lo spettacolo con alcune danze popolari finirono, Ellison fece il suo ingresso al centro del palcoscenico.
Armata di ventaglio rosso, con l'ampia gonna abbinata e il corpetto intarsiato con pizzi e merletti neri, prese a danzare coinvolgendo sia i ballerini sul palco che il pubblico. Guardava tutti con l'aria vivace e sbarazzina che incarnava alla perfezione lo spirito ispanico.
Si fece desiderare dall'interprete di Basilio con passi precisi, lo lasciava avvicinare per poi dividere i loro volti dal ventaglio; così facendo, mostrava solo al pubblico l'espressione divertita di una protagonista che sa di essere voluta ma che vuole farsi attendere, beandosi del corteggiamento con movimenti di grazia innata.
Non appena lui si scostava, lei andava a richiamarlo, per riprendere insieme la loro danza. Giocavano insieme sul palco a ritmi scanditi da nacchere, violini e percussioni, divertivano il pubblico mascherando la fatica dietro un sorriso mentre le singole coreografie di ognuno si riunivano in brillanti passi a due di breve durata.
Quando Ellison abbandonò il ventaglio e rientrò percorrendo la diagonale del palco agitando le nacchere che teneva tra le mani, sapevo che era arrivato il suo momento: la variazione di Kitri, l'assolo che più la preoccupava nell'intero spettacolo.
Una parte che richiedeva tanta energia quanta precisione e leggiadria. Carezzava il legno del palco con le sue scarpette per poi puntarle decisa e darsi la spinta per eseguire dei salti coreografici di cui non sapevo il nome. Nonostante avessi delle basi della danza classica, non avrei mai potuto raggiungere quel livello.
I ballerini che la attorniavano, la aiutavano nell'accentuare le sfumature della musica andando a tempo con le mani, e lei...lei sorrideva. Si divertiva nel volteggiare grintosa da una parte all'altra del palco, direzionando con la mano un bacio beffardo al suo Basilio, che se ne stava nell'angolo ammaliato in una posa studiata.
Ma la vera gioia per gli occhi arrivò al finale di quell'assolo: raccontava sempre che con una musica così ritmata arrivava alla fine con i muscoli che bruciavano. Ma anche lei, come noi pattinatori, aveva imparato a essere abile nel nascondere qualsiasi fatica. Sapendo la sua preoccupazione, strinsi le ginocchia a Jordan e Lisa e mi irrigidii sulla poltrona, in ansia per lei.
Fu impossibile per il pubblico non farsi coinvolgere dal suo modo di ballare: tutti presero il ritmo dei ballerini, battendo le mani, mentre una fila di toreri delineò la diagonale che Ellison percorse sfiorandoli ad ogni piroetta.
Diciassette piroette da un singolo giro che contai sussurrando con il fiato sospeso, più l'ultima da due giri, con il sorriso sul volto in un crescendo musicale che culminò con la battuta finale.
Lo scroscio di applausi fu inevitabile.
Gli altri due atti del balletto furono ipnotici anche per Jordan e l'idea che il tempo fosse passato così velocemente mi lasciò quasi l'amaro in bocca. Ellison, nella sua Kitri, fu una costanza di precisione e delicatezza, ma nulla fu paragonabile alla variazione eseguita nel primo atto. Ai nostri occhi rasentava la perfezione, complice anche la consapevolezza che un anno prima, a quell'ora, era in ospedale con un sondino naso-gastrico.
Quando arrivò il momento della chiamata alla ribalta tutti i ballerini si radunarono sul palco a raccogliere gli applausi, inchinandosi in segno di ringraziamento e senza lasciare quell'aura di eleganza che avevano mantenuto durante tutto lo spettacolo.
Dimostrammo il nostro entusiasmo alzandoci in piedi e acclamando Ellison a gran voce.
Era esattamente dove meritava di stare: in mezzo al palco, illuminata da un solo occhio di bue. Bianco e puro come lei.
Aveva ragione Jordan, quando mi diceva che se le sue malattie non le avessero portato via così tanto, sarebbe stata una degna prima ballerina in una grande compagnia.
Sorrideva, Ellison, contenta della sua performance e infinitamente grata a tutte le persone nella platea che cercò di ringraziare volgendo uno sguardo sfolgorante a quante più persone possibili.
Si tenne il saluto finale per noi. Si spostò davanti ai nostri posti, fregandosene delle regole che volevano i protagonisti al centro del palco fino alla fine. Si inchinò al cospetto dei suoi genitori portandosi una mano sul cuore, restando in ginocchio per qualche secondo in più rispetto a tutti gli altri.
Poi, tornò la Ellison che tutti conoscevano: volse una linguaccia sfrontata a Jordan, e batté la mano sul petto alternando lo sguardo tra me e Lisa.
Ma si accorse del posto rimasto vuoto per tutto lo spettacolo, quello riservato a Steven.
Il suo sorriso sparì per una frazione di secondo, e guardò le sue scarpette mentre un velo cupo adombrò lo sfolgorio che aveva animato i suoi occhi.
Pochi se ne accorsero.
Mi si strinse il cuore quando poi le sue labbra si curvarono in un sorriso tirato, di circostanza.
La conoscevo bene, dopo nove mesi passati a vivere insieme tra il Fairwinds e il college. E mentre tutti erano convinti che la commozione comparsa nel luccichio delle sue iridi fosse per la gioia di uno spettacolo ben riuscito, noi lo sapevamo che stava trattenendo le lacrime.
Pensai che non ci fosse nulla di più difficile del dover sembrare felici davanti a un pubblico caloroso mentre il cuore si spezza in una miriade di schegge taglienti.
Scappò dal palco e vidi William e Martina puntare Jordan in uno sguardo colmo di parole di dispiacere.
Quella notte, dopo aver riaccompagnato Lisa in aeroporto, rientrammo al dormitorio. Ellison non volle parlare del male che aveva dentro e, per quanto avessi provato a farla sfogare, sembrò aver confinato il dolore oltre un muro invalicabile.
In questo, eravamo uguali.
Ma mi resi conto che dall'altra parte del suo muro non c'era nessun Jordan pronto a combattere per lei. Steven non si era più fatto sentire, né con una telefonata di scuse, né con un messaggio d'incoraggiamento.
Feci il possibile: le asciugai i capelli a tarda notte, scaldai una tazza di latte ciascuno e proposi una serie TV da guardare insieme, ma fu lei stessa a volersi distrarre con tutt'altro.
Svuotò la mia valigia per Fresno per rifarla in un ordine che non le apparteneva, controllando ogni singola cosa: dal necessario per i pattini alle forcine per capelli.
Mancavano poche ore alla partenza del mio aereo e lei volle aiuto solo per preparare la sua valigia. Ci avrebbe raggiunto in California per l'inizio delle gare, scegliendo di non assistere alle ore di prova pista notturne per riposarsi dopo lo spettacolo. Voleva raccogliere più energia possibile per fare il tifo dagli spalti, il giorno della finale.
Quella notte mi venne spontaneo unire i nostri letti, ricordando il modo in cui lei mi era stata vicina quando, appena arrivata al Fairwinds, mi scoppiava la testa tra gli incubi notturni e l'articolo scritto da quella stronza di Chloe.
E quando non si è pronti a parlare perché si soffrirebbe troppo, c'è solo un modo per alleviare il dolore di una persona a te cara: la potenza di un abbraccio che diventa la forza dell'amicizia.
Dimostrare di esserci sempre, anche quando le aspettative vengono disattese lasciandoti annegare nello sconforto.
Buon lunedì 💜
Avete già insultato Steven?...vi assicuro che lo ritroverete nei prossimi capitoli!
Spero che questo piccolo excursus nel mondo del balletto classico vi sia piaciuto! Non me ne intendo di danza come di pattinaggio, quindi, se qualcuno di voi è esperto, non fatevi problemi a dirmi come sono andata!
Per scriverne ho visto più versioni della variazione di Kitri nel Don Chisciotte, cercando la ballerina che più somigliasse a Ellison per carisma, grinta e coinvolgimento. Inutile dire che non appena ho visto Marianela Nunez ho capito che fosse lei quella giusta da descrivere!
Vi lascio il video, ricordandovi che stasera vi aspetto su instagram (amelieqbooks) per le nostre chiacchierate!
A presto con il prossimo capitolo...siete pronti per i campionati americani?
Jordan e Amelia tornano in pista!
https://youtu.be/jQ73d68HQCs
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