9. Condizioni Disperate
Jill schivò abilmente i colpi del colosso di carne straziata, mandando a segno i colpi sparati con una mira infallibile. Poi, servendosi dell'ultima granata di cui disponeva, ella lo fece saltare in aria, distruggendolo definitivamente. Era sudata, sporca, macchiata del proprio sangue e di quello dei suoi avversari e aveva il fiato corto, ma Jill non sembrava disposta ad arrendersi per nessun motivo. Era così concentrata sull'eliminazione del mostro che non si era accorta che il formicolio nella spalla era diminuito. Dopodiché cercò di soccorrere Ada, ma non arrivava alla sua mano e non sapeva come afferrarla per tirarla su.
- Ada... - singhiozzò Jill.
- Ascoltami... Mi dispiace di averti mentito. Non avrei dovuto - mormorò la spia.
- Sta' zitta, non è il momento di scusarsi! - esclamò. Provava ancora un certo rancore nei confronti della donna, ma non avrebbe mai lasciato che morisse. Dopotutto, l'aveva salvata più di una volta.
- Vattene, Jill. Pensa a salvarti...
- Io non ti lascio qui, è chiaro?
D'un tratto si sentì uno strano rumore: dalle pareti uscì un pavimento nero che si unì al lato del ponte opposto rispetto a quello a cui era aggrappata Ada. Una porta segreta si spalancò nel muro e uscì un Tyrant vestito con abiti scuri e armato di lanciagranate. Sulla giacca che indossava c'era scritto qualcosa che fece trasalire Jill: il suo nome.
- Sorpresa! - canticchiò Stella Lord dall'alto della sala comandi. - Abbiamo iniettato nel corpo di questo Tyrant il tuo sangue... Adesso è come un agente speciale S.T.A.R.S. mutato - spiegò, godendo del terrore che stava istillando nella fanciulla.
- Jill, corri!! - berciò Ada a squarciagola, prima di precipitare inesorabilmente nel vuoto.
Jill avrebbe voluto salvarla ma purtroppo non c'era riuscita, e mentre evitava a malapena gli attacchi del suo nuovo sfidante si malediceva per non aver impedito che un'altra persona perdesse la vita. La ragazza varcò quella porta segreta e scappò via disperata. Corse il più veloce possibile: le gambe le facevano male, come se le implorassero di fermarsi, ma non poteva. Non sapeva se stesse raggiungendo la salvezza, ma la cosa certa era che l'alternativa era la morte per mano di quel mostro. Senza neppure accorgersene, Jill sbucò per l'ennesima volta nelle fogne e cercò una scala che la portasse in superficie, mentre quell'energumeno la rincorreva. Le sparò delle bombe addosso ed ella fu scagliata contro delle sbarre a causa dell'esplosione. Rialzandosi dopo la forte botta, ella si lanciò di nuovo a terra per eludere un calcio devastante del Tyrant, per poi riprendere la rocambolesca fuga. Una volta che ebbe finalmente trovato una scala, la salì e tornò sulle strade di Emerald Town, sotto un'incessante pioggia. Il mostro fece volare via il tombino e piombò di fronte a Jill, la afferrò e la scaraventò contro una macchina, stordendola. Fece per avvicinarsi, ma un elicottero arrivò sul posto e sparò un missile all'essere, sbilanciandolo. Dopo qualche tempo, la ragazza riprese i sensi, ma rimase accecata dalla luce del faro del velivolo. Ella prese il coltello e squarciò le caviglie della creatura, che però non fece altro che innervosirsi: sferrò una gomitata ma Jill si abbassò, evitandola, per poi fare una capriola in avanti e sparargli al petto un paio di volte.
All'improvviso, la fanciulla si accorse di essere circondata da zombie e il panico iniziò a prendere il sopravvento.
- Merda, sono a corto di munizioni... - sbraitò, rendendosi conto di aver quasi esaurito le scorte di pallottole. Riuscì a vanificare i tentativi degli infetti di agguantarla, ma non avrebbe potuto resistere a lungo, poiché tutte le strade, perfino i vicoli, erano bloccate dai mostri. La mitraglia dell'elicottero sparò una miriade di proiettili, massacrando gli zombie e tramortendo temporaneamente il Tyrant. Jill guardò il mezzo volante, facendosi scudo con le braccia per proteggere gli occhi dal fascio di luce e poi imboccò una stradina alla propria sinistra, cercando di essere furtiva per non attirare l'attenzione degli altri infetti che infestavano la città.
POV Ada
Qualche tempo prima
Ada si sentiva leggera come l'aria. Il suo corpo era assolutamente senza peso mentre cadeva, venendo inghiottita da quelle tenebre minacciose. Ormai non avrebbe potuto fare più nulla per scampare alla morte quindi chiuse gli occhi, abbandonandosi all'idea che fosse giunta la sua ora. Quella sensazione stranamente rilassante fu interrotta quando la sua schiena si scontrò con dell'acqua, che la avvolse con ben poca delicatezza nel suo denso abbraccio tiepido. Non immaginava che ci fosse dell'acqua là sotto, ma decise di non porsi il problema e di riemergere in superficie. Raggiunse la prima sponda e uscì, ritrovandosi innanzi un uomo vestito con una maglietta grigia, dei jeans neri e degli scarponcini dello stesso colore. Portava un giubbotto antiproiettile e una fondina sulla gamba contenente una pistola; impugnava un fucile d'assalto e abbozzò un sorrisino quando vide Ada. Era Alexander Bishop: egli aveva mandato un proprio clone creato nei laboratori della Umbrella a fornire delle indicazioni a Jill per farla entrare nella sede dell'Obsidian e poi l'aveva ucciso quando non era più utile. All'apparenza sarebbe potuto sembrare inutile, ma la morte improvvisa di una persona apparentemente innocente avrebbe spronato l'eroina ad andare fino in fondo, pensò lui mentre elaborava tale piano.
- Pensavi che ti avrei lasciato morire, dolcezza? - disse lui con tono profondo, come se volesse sedurre la spia.
- Figurati. Ormai sono un'esperta nel fingere la mia morte per fuggire...
- Sì, mi spiegherai tutto più tardi - concluse Alexander frettolosamente. - Le dedicheremo un brindisi in riva al mare. Ho piazzato esplosivo ovunque nella struttura. Dobbiamo solo detonarlo.
I due varcarono una porta lì vicino e si addentrarono in una grossa sala macchine.
- Da qui si va all'uscita di emergenza. C'è un ascensore che porta alla piattaforma d'atterraggio e lì c'è il mio elicottero.
- Lo so. Ho visto anch'io la planimetria di questo circo degli orrori - brontolò Ada. - Vedi di accelerare il passo!
Alexander e Ada raggiunsero il tetto e salirono sull'elicottero e l'uomo accese i motori. Le pale cominciarono a volteggiare lentamente e il duo era pronto a partire, ma vi fu una svolta inaspettata: la malvagia Stella Lord, con in mano una grossa pistola, ordinò ad entrambi di scendere subito dal mezzo. I due obbedirono, ma non sembravano intenzionati a stare al suo gioco. Veloce come il fulmine, Alexander estrasse un coltellino da lancio e lo scagliò contro la donna trafiggendo la mano che impugnava l'arma, e Ada scattò verso la nemica. Dopo aver assestato una ginocchiata sul ventre, un doppio pugno in faccia e un calcio sul petto, la donna dall'abito rosso aveva decisamente vinto la lotta tutt'altro che impegnativa contro Stella.
- Brutta bastarda...! - gracchiò la donna, tumefatta.
- Mi hai sottovalutata. Pensavi sul serio di poter vincere la partita? È vero, avevi la mano vincente... Ma hai giocato male le tue carte e sei stata battuta - la schernì Ada.
- Potrai anche uccidermi... Ma non puoi fermare la Obsidian, noi siamo ovunque!
- Una cosa alla volta - concluse la spia, sparandole in testa e spargendo le sue cervella su tutto il terreno. Nell'uccidere Stella Lord, Ada provò una soddisfazione difficile da spiegare, davvero indescrivibile.
Una volta rientrati nell'elicottero, Alexander fece partire i motori e si alzò in volo.
- Daremo il campione al capo e ci prenderemo una vacanza. Bahamas? Hawaii? Ibiza? Dove vuoi andare? - chiese Alexander.
- Della consegna del virus mi occupo io. E con te non parto...
- Come? Non vuoi prenderti una pausa?
- Non è quello il punto - ribatté Ada.
- Ah, giusto... Tu te la intendi con quell'agente governativo... Come si chiama? Leon?
- Chiudi quella boccaccia, ti prego... - borbottò la donna, prima di scorgere Jill in pericolo. - Aiutala, sbrigati!
- Di chi parli? - domandò l'uomo.
- Muoviti! Spara a quegli infetti, presto!
Alexander crivellò di colpi gli zombie e salvò Jill, che si dileguò.
- Sono lieta che ce l'abbia fatta. Dobbiamo tenere impegnato quel Tyrant.
- Musica per le mie orecchie! - rise Alexander, sparando un altro razzo alla creatura. - Vediamo di seppellire questo stronzo.
Spiccando un salto incredibile, l'essere invincibile raggiunse l'altezza dell'elicottero e ne colpì un lato con una spallata. Alexander perse il controllo e il velivolo precipitò: egli e Ada si lanciarono sul tetto più vicino e il mezzo si schiantò sull'asfalto provocando una forte esplosione. Il Tyrant, con un secondo balzo, approdò dinanzi a loro.
- Cazzo... - gracchiò Ada, estraendo velocemente la pistola. Sparò qualche colpo, ma le ferite provocate furono a dir poco superficiali. - Grandioso... I proiettili non funzionano su questo bestione.
- Non hai più quel lanciarazzi che ti ha dato il capo?
- Ho finito le munizioni! - esclamò la donna, sbattendo un tacco a terra.
Alexander estrasse una granata stordente e la lanciò sotto i piedi del mostro e il fascio di luce che scaturì lo accecò il tempo necessario a permettere ai due di scappare via. Si rifugiarono in un vicolo, nascosti dietro un cassonetto. Ada si sedette a terra e premette sulla spalla perforata e ancora sanguinante, lasciandosi sfuggire un piccolo grido graffiato.
- Questa stramaledetta spalla - mormorò fra i denti, spingendo il palmo sulla ferita.
- Sicura di farcela?
- Scherzi? Sono stata molto peggio. Forza, abbiamo da fare - terminò frettolosamente, rialzandosi e vagando per le strade con circospezione, seguita da Alexander.
- Perlustriamo la zona e assicuriamoci di sterminare le ultime minacce. Dopodiché, filiamocela - ordinò Ada.
Prima di andare, però, l'uomo prese delle bende da una delle tasche della cintura e medicò la spalla della partner. Girovagando per Emerald Town uccisero gli ultimi infetti rimasti e Alexander esultò, preparandosi a rilassarsi su una spiaggia.
- Il lavoro non è ancora terminato - lo rimproverò Ada.
- Cos'altro dobbiamo fare?
- Chiedi al capo di mandare un altro elicottero alla svelta. Voglio dare un regalino a Jill prima di andare - spiegò la donna in maniera piuttosto enigmatica, stampandosi in viso un sorrisetto furbo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top