6. Tanfo di Morte

Dinanzi a Jill si stagliò un lungo corridoio perlopiù divorato dalle tenebre, con solo qualche lampadina a illuminare quell'ambiente tetro e maleodorante. Più avanti vide un corso d'acqua che trasportava diversi oggetti, come bicchieri di cartone, vestiti molto sporchi, letame e tanto altro. La fanciulla si portò una mano al viso e si chiuse le narici, disgustata da quel fetore, che in seguito peggiorò quando uno strano ammasso di carne riemerse da quei liquami nerastri. Era il secondo stadio del virus D: un mostro grosso, con la testa in parte umana e in parte tramutata in una moltitudine di bubboni pulsanti, il torso indurito da una sorta di scorza fatta di ossa piuttosto resistenti, una corazza che proteggeva anche le braccia, le gambe somigliavano ancora a quelle di un essere umano, ma presentavano delle sacche giallastre contenenti del materiale denso e tossico. La schiena era piena di occhi scarlatti ed emanava un tanfo di morte.

- Ma che diavolo è questo!? - gridò Jill, assolutamente sconvolta da quella visione spiacevole. Eluse giusto in tempo un pugno di quella creatura urlante e scappò via, cercando di muoversi velocemente in quelle fetide acque. Non appena si accorse che quell'essere stava per attaccarla nuovamente, la fanciulla gli sparò in faccia, rallentandolo il tempo sufficiente a raggiungere la sponda più vicina. Ella si trovò davanti a una porta e la spalancò impulsivamente, per poi richiudersela alle spalle. Era entrata in una strana zona, con robuste tubature, piattaforme d'acciaio e alcuni display inseriti nelle pareti. Dipinto su un muro, Jill scorse un simbolo molto familiare: era proprio il logo dell'Obsidian, una sfera nera con un cerchio bianco al centro.

- Non dirmi che controllano anche le reti fognarie della città... - sbuffò lei, stupendosi del monopolio dei suoi avversari.
- La cosa non mi stupisce - asserì una voce alla sua destra. Quando Jill si voltò verso quella direzione, vide che a parlarle era stata nientemeno che Ada Wong, che avanzava verso di lei con la mano sulla gamba indolenzita.
- Ada! - esclamò Jill con sorpresa. - Che cosa ti è successo?
- Il mio incontro con Stella Lord non è andato come avevo pianificato - spiegò la spia. - La stronza è brava a scappare...
- Tu stai bene?
- Più o meno. Quel maledetto Tyrant mi ha gettata dalla finestra... - puntualizzò Ada, facendo capire a Jill come mai il vetro fosse infranto.
- Hai idea del perché ci sia il simbolo dell'Obsidian qui? - chiese la fanciulla.
- Queste fogne non sono altro che l'ingresso ad un'ala segreta dell'organizzazione. Solo gli esponenti più importanti come Stella Lord possono accedervi - raccontò la donna. - Su, andiamo - disse poi, tagliando corto.

Jill seguì Ada mentre costei si dirigeva verso un terminale con sopra una leva, che lei tirò. Una delle piattaforme si spostò, permettendo alle due di raggiungere il lato opposto della zona nella quale si trovavano. L'acciaio sotto i loro piedi era molto solido ed entrambe non ebbero timore di precipitare nei liquami fetenti del canale sotterraneo.

- Ada, ascolta - esordì la ragazza, spezzando il silenzio che si era venuto a creare malgrado il rumore dei loro passi. - Sono sicura che sai parecchie cose su questa faccenda. Cos'è che non mi dici? Qual è il tuo scopo?
- Sono informazioni confidenziali. Non posso rivelarti i dettagli della mia missione - rispose freddamente la donna dall'abitino rosso, continuando a camminare senza neppure voltarsi a guardare la sua interlocutrice.
- Vuoi davvero tagliarmi fuori così? - insistette Jill, con tono più sostenuto. - In caso non te ne fossi accorta, ci siamo dentro fino al collo tutte e due! L'hai detto tu stessa, dobbiamo collaborare! - sbottò poi.
- Stammi bene a sentire --

La spia fu interrotta da un potente boato e ambedue le fanciulle si lasciarono sfuggire dei sussulti. Dall'acqua saltò fuori un altro orrido mostro identico al precedente che, sferrando una manata, scaraventò Jill e Ada contro una parete. Le due si rialzarono e scattarono verso l'unica porta presente da quel lato. Prima di bloccarla, però, Jill lanciò verso la creatura una granata stordente, abbagliandolo per qualche attimo.

- Dobbiamo andarcene da qui.
- Sta' zitta e seguimi! - berciò la donna vestita di rosso, addentrandosi sempre di più nelle cloache. Dopo aver camminato per almeno un'ora ed essere sopravvissute a orrori di ogni genere, le due giunsero in un corridoio che presentava nuovamente il bianco e il nero come colori dominanti, segno del fatto che erano vicine all'area supersegreta dell'Obsidian. In fondo vi era una saracinesca bloccata da una particolare apparecchiatura elettronica e per utilizzarla serviva una tessera elettronica, più avanzata di quella che Ada aveva preso in precedenza.

- Non fate un altro passo! - declamò Stella Lord dietro di loro, armata di fucile a pompa.
- Che spiacevole sorpresa - disse Jill, girandosi.
- Jill Valentine... Anche per me è bello rivederti - ridacchiò, per poi volgere lo sguardo verso la spia. - E ci sei anche tu. Non pensavo saresti sopravvissuta...
- Già. Sono una spina nel fianco - ironizzò Ada, mentre fissava il badge identificativo appeso alla collanina di Stella. Sarebbe bastato impadronirsene per aprire quella saracinesca, pensò. - Perché hai ucciso quei ricercatori? - continuò successivamente, ripensando a quei cadaveri pieni di fori di proiettile.
- Minacciavano di spifferare i nostri piani alla Umbrella... Per loro sfortuna ero armata!

In quel preciso istante, Jill escogitò un piano e lo mise in atto senza neppure rifletterci più a lungo: si inginocchiò e, con un cenno del capo, indicò ad Ada di fare lo stesso. Dopodiché, aspetto che Stella le si avvicinasse e contrattaccò. Afferrò tempestivamente la canna del fucile e la puntò più in alto rispetto alla sua testa, cosicché il colpo esploso per sbaglio dalla nemica andasse a vuoto. Poi colpì la donna in piena faccia con il calcio dell'arma e gliela puntò contro.

- Vediamo se fai ancora la spavalda - la canzonò Jill.
- Puttana... Non la passerai liscia... - biascicò rabbiosamente Stella, mentre i suoi denti grondavano sangue. Senza che se ne accorgesse, Ada era riuscita ad arrivarle furtivamente alle spalle e le fece perdere conoscenza colpendole la testa con una forte gomitata.
- Sono sicura che non avrà nulla da obiettare su un prestito temporaneo - osservò la donna, prendendo il badge per passarlo all'interno di quell'apparecchio, facendo sì che la saracinesca si sollevasse.

Le due entrarono e scesero una scala a chiocciola fino a raggiungere un ampio spazio quadrato con tre porte automatiche. Jill pensò che la cosa migliore fosse separarsi, per esplorare più luoghi nel minor tempo possibile, ma si ricredette quasi subito.

- Restiamo unite - propose.
- Io ho delle faccende da sbrigare e non ti riguardano...
- Ancora con questa storia? Se ci dividiamo, correremo rischi maggiori! - le fece notare Jill.
- Tu ed io abbiamo un nemico comune, ma i nostri obiettivi non coincidono - affermò Ada perentoriamente. - Fatti da parte.
- Basta, adesso smettila! - urlò la fanciulla a pieni polmoni.
- Levati dai piedi o te ne pentirai - disse Ada con tono basso, puntandole contro la pistola.
- Non minacciarmi - ringhiò Jill tirando fuori la glock. Non sapeva se premere o meno il grilletto, ma non poteva neanche restarsene lì impalata. Avrebbe tanto voluto conoscere le intenzioni di Ada in quel momento. Cos'aveva in mente? Era forse una doppiogiochista? O magari stava solo cercando di tenerla fuori da chissà quale guaio? Le avrebbe davvero sparato o era soltanto un modo per intimidirla e costringerla a togliersi di mezzo? Così tante domande complicate con risposte presumibilmente altrettanto complicate. Jill sentì che la sua testa era sul punto di scoppiare.

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