7. Risveglio
Risveglio
Mi rigirai nel letto sbadigliando; mi ci volle solo un attimo per mettere a fuoco la situazione e a quel punto la realtà mi colpì come una sfera da demolizione e in una frazione di secondo mi ritrovai in piedi, a frugare nella mia tasca.
Tirai fuori con dita tremanti il minuscolo cilindro di carta. Lo aprii con delicatezza, come si maneggerebbe una reliquia, ansiosa di conoscerne il contenuto.
Ciao June, Jason era preoccupato che tu non avessi un posto sicuro dove stare quando tornerai qui da noi. Vicino al porto ci sono dei locali di sgombero tinti di bianco. Sono tutti uguali e non vengono più utilizzati da tempo. Il secondo da sinistra guardando il mare l'ho predisposto per te. Lì sarai al sicuro. Jason non ne sa nulla. Ho pensato che fosse meglio non metterlo al corrente. Sii prudente.
Ethan
Fissai il foglio cercando di scacciare il magone che tentava di strangolarmi. Ethan continuava a essere un mistero per me, anche Jason non sapeva granché su di lui. In realtà in Inverso, nessuno sapeva niente di nessuno.
Provai a concentrarmi per capire se riuscissi a sentire Jason. Tentai con circospezione, la mia razionalità e il mio cuore non erano d'accordo su quale fosse il risultato sperato.
Niente. Se io non sentivo lui, molto difficilmente lui avrebbe sentito me. Doveva essere una buona notizia. Era tutto come da programma. Sì, era proprio fantastico. Mi guardai attorno e notai tutte le tracce che si era lasciato dietro: il grande letto disfatto era estremamente vuoto e il ricordo della notte precedente mi fece avvampare. Sorrisi e afferrai la maglietta che aveva lasciato sulla sedia; la portai automaticamente al naso e il suo odore mi invase come se fosse ossigeno puro. La infilai nella mia borsa e andai in bagno a cambiarmi.
Mi guardai attentamente allo specchio, il livido sulla mia guancia era un altro segno tangibile di ciò che era successo. Perché Christopher era implicato? La madre di Jason se possibile mi aveva sconvolta anche di più. Nonostante sapessi che anche lei a suo tempo fosse stata resettata, mi faceva rabbrividire la sua freddezza, il modo in cui aveva parlato di Jason, come di un acquisto da fare per la loro congrega di pazzi furiosi, come se noi fossimo un problema di scarsa rilevanza verso il quale erano stati sin troppo indulgenti.
Le mie paranoie furono interrotte dallo squillo del telefono. Tornai in camera e risposi, non conoscevo il numero.
"Pronto?".
"Ah, sei sveglia".
Anthony. "Lo sai vero che se non lo fossi stata lo sarei diventata?". Ero indispettita, lui queste cose doveva di certo saperle.
" Sì, bè... E' stato Jason a dirmi di chiamarti a quest'ora".
Non riuscii a rispondere, cosa avrei potuto dire? Il silenzio proseguì anche dall'altra parte finché con un sospiro lo sentii proseguire. "Cos'è successo?".
Era ovvio che volesse sapere. Chiusi gli occhi, massaggiandomi la radice del naso. Come potevo dirgli che l'amore della sua vita si era trasformato in un'algida bastarda? E che per di più aveva piani malvagi nei confronti del figlio appena ritrovato?
"Posso passare da te, stasera?".
Esitò. "Direi di sì". E chiuse il telefono senza attendere una mia risposta.
Guardai il telefono, ormai spento tra le mie mani; questa sarebbe stata la mia nuova realtà. Avevo promesso di fare la mia parte per cui mi sbrigai per non arrivare tardi alle inutili lezioni del mattino.
Era strano essere di nuovo solo me stessa: era come se tutto fosse tornato a essere in due dimensioni, quando prima qualsiasi sensazione o percezione era amplificata fino a formare un reticolo multisensoriale: le mie sensazioni, le sue, le mie reazioni alle sue. Il suo reagire a un suono, a una battuta provocavano cambiamenti anche in me, in un turbine emozionale continuo, che detto così potrebbe sembrare pura confusione, ma in realtà era...Completezza.
Non avevo mai provato una sensazione di vuoto come questa, o meglio doveva essere stato così prima di Jason, ma sembrava un tempo lontanissimo, che faticavo a ricordare. Ora mi sentivo come un guscio vuoto; tuttavia fu incredibilmente semplice passare da una lezione all'altra, prendere appunti, sorridere all'addetta della caffetteria durante il pranzo. Nel mio cervello c'era talmente tanto spazio libero che eseguire quei semplici compiti fu dolorosamente facile e automatico.
Quando la sera giunsi davanti casa di Anthony era quasi buio. Era pieno autunno ormai e i colori stavano cambiando. Automaticamente pensai a quanto Jason sarebbe rimasto incuriosito da Halloween e una morsa strinse il mio cuore. No! Mi ripetei, non dovevo pensarci, non dovevo far indugiare il mio pensiero su di lui. Dovevo essere fredda, un semplice automa. Bussai.
La porta si aprì fulminea, quasi sobbalzai. Rimasi di stucco. Anthony si era dato una ripulita. L'ombra della barba era sparita, la maglietta che indossava pareva priva di macchie. Rientrò in casa senza dirmi una parola e lo seguii in cucina. Notai, lanciando uno sguardo, che le bottiglie erano sparite dal piccolo salotto.
"Hai buttato tutto! Bene!", ceraci di suonare entusiasta.
Mi guardò con un sopracciglio sollevato. "Ho riposto tutto negli armadietti", rispose con un sorrisetto di sufficienza indicando i mobili della cucina.
Mi schiarii la voce e mi sedetti al tavolo.
"Vuoi bere qualcosa?". Lo chiese con tono burbero, quasi mi stesse sfidando a chiedergli qualcosa di esotico o di incredibilmente impossibile, come un succo di frutta per esempio.
Non volevo essere scortese. "Un bicchiere d'acqua?", proposi incerta.
Annuì soddisfatto e mi riempì il bicchiere nel lavandino, posandolo di fronte a me e attendendo a braccia incrociate. Quanto meno il bicchiere era pulito.
"Parla, ragazza".
Sollevai lo sguardo, disturbata. Il suo aspetto, così incredibilmente simile a quello di Jason, strideva con il suo modo di rivolgersi a me: ruvido, autoritario.
Mi morsi una guancia, trattenendomi dallo sputare una rispostaccia. "Non lo sento più".
Annuì. "Lo so".
Naturalmente lo sapeva, sapeva esattamente come mi sentivo e lui andava avanti così da diciotto anni. Avrei avuto anche io quello sguardo duro? Sarei diventata arida e disillusa dalla vita?
"Ti è mai capitato in questi anni di percepirla?". Non volevo realmente sapere, ma il mio masochismo mi portò a fare la domanda.
Scosse la testa e il suo sguardo si perse lontano, lievemente addolcito. "Capita ogni tanto di sentirla più vicina, ma è come se il legame ancor prima di riconsolidarsi si spezzasse del tutto. Ho smesso di badarci".
Non ci credevo. "Quindi esiste la possibilità che lui mi riconosca".
Sollevò le spalle. "E' irrilevante".
Non capii. "In che senso irrilevante?".
Si piegò fino a poggiare le mani sul tavolo, sporgendosi verso di me. "Perché che lui ti ricordi o meno, che il vostro legame ci sia o sia andato perso per sempre lo porteremo via di lì, costi quel che costi".
Lo osservai in silenzio. Ecco cos'era Jason per lui: non solo un figlio appena ritrovato e già perso, ma una possibilità di redenzione, Anthony aveva di nuovo un motivo per vivere. Mi spaventò la luce che vidi nei suoi occhi: c'era una punta di follia, ma d'altronde chi ero io per giudicarlo? Potevo solo appoggiarlo e sperare che la sua determinazione mi, ci riportasse Jason.
Improvvisamente allungò la mano e con poca delicatezza mi prese per il mento, ruotando il mio viso. Automaticamente scacciai la sua mano. Nessuno poteva toccarmi.
"Chi te l'ha fatto?".
Deglutii. "Un guardiano, era presente durante la mia convocazione".
Si raddrizzò, socchiudendo gli occhi. "Conosci il suo nome?".
Come dimenticarlo. "Christopher".
Gelò per un attimo, dopodiché con uno scatto repentino afferrò il mio bicchiere e lo scagliò con violenza contro il muro.
"Maledetto bastardo!", urlò fuori di sé.
Mi alzai con un movimento molto poco umano, facendo cadere la sedia a terra, pronta a difendermi. Ma Anthony non badava a me, si era coperto il viso con le mani, salvo poi tirare un pugno violento contro l'armadietto, facendo cadere una quantità di bottiglie sul pavimento che andarono in mille pezzi spargendo per l'intera cucina vetro e alcol. L'odore pungente mi riempì le narici. Se non fosse stato tutto così maledettamente spaventoso, avrei potuto apprezzarne l'ironia.
Guardai inorridita le sue mani: sanguinavano. "Le tue mani!".
Abbassò lo sguardo e sbiancò, correndo a metterle sotto l'acqua. Dunque provava ancora qualcosa per lei. Non sopportava neanche l'ipotesi che si ferisse, non voleva che sanguinasse senza sapere il perché, non voleva che provasse dolore.
Mi avvicinai cautamente, come si avvicinerebbe un cane ferito, pericoloso, ma bisognoso di cure. Gli avvolsi attorno alle mani uno strofinaccio pulito, senza guardarlo negli occhi.
"Mi sa che lo conosci", mormorai osservandolo di sottecchi.
Rise in un modo amaro, dopodiché mi guardò. "E' il compagno di Eleonor".
Finalmente tutto si ricompose nella mia mente. Come avevo fatto a non pensarci! L'odio di Christopher verso Jason, verso di me, verso la nostra realtà. Non solo la sua compagna amava un altro uomo di un'altra dimensione. Ci aveva fatto anche un figlio. Il disgusto che i superiori dimostravano verso la nostra realtà doveva essere altamente condiviso. Christopher aveva chiamato Jason "Ibrido schifoso", aveva detto che la madre avrebbe dovuto ucciderlo alla nascita. Cosa aveva dovuto fare Eleonor per salvargli la vita? Mi figurai una ragazza molto giovane, che dava alla luce un bambino in quel mondo orribile, spaventata, terrorizzata dal futuro che sarebbe potuto spettare al piccolo, a lei stessa... E improvvisamente l'odio che avevo provato per lei in quella stanza del Transamerica Pyramid si tramutò in un enorme rispetto. Aveva salvato Jason, mettendo la sua vita da parte, cancellando la sua intera esistenza, l'amore per Anthony... Aveva accettato che Christopher diventasse il suo compagno. Provai orrore e pena. Ora avevo ben chiara la determinazione di Jason da dove arrivasse, un mix incredibile che solo l'unione di due dimensioni aveva saputo creare.
Anthony aveva ragione: dovevamo portarlo via da lì, dovevamo salvarli tutti.
Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato. A dire il vero anche nei prossimi esploreremo la vita di June senza Jason... Considerando che lei deve vivere circa un mese senza tornare in Inverso, mi è parso corretto far vedere un po' come se la passa. Naturalmente ditemi pure cosa ne pensate.
Scusate se troverete parole attaccate... Non so perché wattpad continui ad appiccicarle tutte, come sempre qualcuna sarà sfuggita! :D A martedì!
B.
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