5. Addio - Parte seconda
Addio - Parte seconda
Non avevamo tempo per esplorare questa nuova stramberia. Provammo a comunicarci mentalmente qualcosa, ma era necessario una grande concentrazione e ci era rimasto davvero poco prima che Jason si svegliasse.
Sbuffai spazientita mentre mi infilavo i nuovissimi abiti neri e anonimi con cui Jason aveva stipato l'armadio della camera da letto. Un'accortezza necessaria affinché tutte le volte che fossi dovuta tornare in Inverso avrei dato meno nell'occhio o almeno era ciò che sperava Jason.
"Dove diavolo è finito il mio elastico?", sbottai guardandomi attorno.
Un'immagine nitidissima esplose nella mia mente: Jason in piedi su di un rialzo che manovrava con i pannelli del soffitto del suo bianco alloggio.
Lo guardai perplessa. "A cosa pensavi?".
Sobbalzò leggermente, confondendomi ancora di più, ma fu solo un attimo. Mi abbracciò stretta, portando il viso nell'incavo del mio collo. Ricambiai il suo abbraccio mugugnando contro il suo petto. "Ho come l'impressione che faremo un casino; perché non posso semplicemente raccontarti tutto la prima volta che mi capiterà di incontrarti quando non c'è nessuno nei paraggi?". Sollevai il viso verso di lui. "Sei intelligente, sono sicura che capirai e sarà più facile attendere il momento giusto per andartene via di lì".
Rise leggermente, ma tornò subito serio. "Non possiamo correre il benché minimo rischio, soprattutto perché i tuoi movimenti potrebbero essere monitorati, sicuramente lo saranno i miei". Fece una pausa, cercando di trovare le parole giuste, poi proseguì a volume più basso. "Dovrai davvero starmi il più lontano possibile e non solo per la tua stessa sicurezza, ma proprio per non dare adito al minimo dubbio. Devono credere che temi a tal punto per la tua vita che seguirai le regole. Io sarò... Un altro".
Stavo per controbattere, ma lui mi posò un dito sulle labbra. "Ricordi la prima volta che ti ho vista? Ho cercato di ucciderti".
"Anche la seconda se è per questo".
Sorrise, indulgente, osservandomi e accarezzandomi i capelli.
"Se penserò esattamente come l'altra volta che tu sia una minaccia", scosse la testa in conflitto.
Stavolta fui io a interromperlo e cercai di imprimere sicurezza e disinvoltura alle mie parole. "Jason, ci siamo preparati, abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto, ti starò lontana e andrà bene". Ci pensai su. "Siamo nelle mani del tuo padre alcolista e della tua sadica collega, insomma: in una botte di ferro!".
Jason rise di gusto, il suo senso dell'umorismo era nettamente migliorato in questi mesi.
"Jason, a parte gli scherzi, continuo a pensare che sarebbe stato meglio affidare anche a me i tuoi ricordi, non che non mi fidi di Kore...". No che non mi fidavo. "Però avrei potuto davvero metterli in posto sicuro...".
Scosse la testa con urgenza. "Non deve esserci niente che possa comprometterti qui nella tua dimensione. Sono capaci di fare il passaggio interdimensionale se vogliono, benché da quel che abbiamo visto non sembrino farlo spesso; in più non abbiamo ancora idea di cosa volesse Christopher e perché".
Annuii. C'erano tante di quelle obiezioni e allo stesso tempo nessuna. La verità è che avremmo fatto un salto nel buio, nessuno dei due sapeva ciò che sarebbe successo, potevamo solo sperare che le cose andassero il più velocemente possibile nel modo da noi previsto, senza considerare la miriade di variabili che sarebbero potute andare storte.
Jason interruppe le mie riflessioni. "June, a dispetto di ciò che io diventerò, a dispetto di come io potrò darti l'impressione di essere tu non mollare, non desistere..." Abbassò la voce, riducendola a un sussurro. "A meno che non sia ciò che vuoi per te stessa".
Non compresi del tutto ciò che intendeva, soprattutto la prima parte della frase. Mi balenò l'immagine di suo padre, il disfacimento che si era abbattuto su di lui in questi anni senza la donna che per breve tempo era stata il motivo stesso della sua esistenza. Jason mi stava esortando a lasciarlo andare, se per me fosse diventato troppo doloroso attenderlo. Dunque anche lui aveva dei dubbi sulla riuscita della nostra scalcagnata missione.
Raddrizzai le spalle e spinsi forte il mio pensiero verso di lui. "Non ci spererei".
Sorrise e mi baciò, fu un bacio lungo e lento, fu il nostro bacio d'addio.
Eccomi con questo brevissimo capitolo che segna la conclusione della prima parte introduttiva del racconto. June e Jason si sono detti addio e da adesso le cose si faranno difficili per entrambi.
Grazie per essere ancora qui! A martedì prossimo.
B.
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