23. Ristrutturazione


23. Ristrutturazione

Ero circondata dal buio e da un rumore assordante. Provai ad alzarmi, ma era come se il mio corpo fosse diventato troppo pesante, ancorato al suolo. Le spalle mi dolevano e non riuscivo a sentire nulla a parte una sirena che stridula martellava i miei poveri timpani.

Allungai una mano e provai tentoni a capire dove mi trovassi. Le mie dita toccarono un tessuto morbido e compresi di essere ancora sul divano... ma al contrario. La mia schiena era ben stesa sul duro pavimento. Come diavolo ero finita lì sotto? Tentai di spingere, ma al mio primo tentativo il peso divenne ancora maggiore.

Raccolsi le energie nonostante il dolore alla testa fosse lancinante e sentissi un lato del mio viso appiccicoso, i capelli stranamente umidi, e nell'attimo in cui spinsi ancora, l'ostacolo che aveva reso vano il mio primo tentativo svanì. L'ostacolo era Anthony, che vidi atterrare malamente dietro al divano dove mi trovavo.

Con una forza che raramente mi ricordavo di possedere spinsi il sofà e riemersi soltanto per rendermi conto che Christopher era lì, la stanza ridotta a un ammasso di oggetti informi, come se fosse esplosa una bomba.

Sentii Anthony rimettersi in piedi. "Scappa June!", mi urlò con tutto il fiato che aveva.

Scappare? Era fuori discussione. Lo guardai brevemente e decisi. Con due falcate mi trovai sui primi gradini della cantina. Mi voltai verso Christopher, che osservava Anthony con malcelato odio. "Ehi, Chris, vieni a prendermi!", non fu un'idea geniale quella di sfidarlo apertamente, ma in fin dei conti che alternative avevo? Sentivo nella mia mente che Jason era nel bel mezzo della battaglia e finché respiravo voleva dire che lo stava facendo anche lui, al momento non avevo altro: non avrei mai abbandonato Anthony. C'erano grosse possibilità che io e Jason non ce l'avremmo fatta, lui invece avrebbe avuto una chance.

"No, June!", sentii gridare Anthony mentre mi fiondavo su per le scale, inseguita da Christopher che, come un bravo cane da caccia, non se lo fece ripetere due volte e partì all'inseguimento. Ero veloce, lo sapevo ormai; Il coach sarebbe stato fiero dei me. Impattai contro la porta e per fortuna i cardini facevano già schifo per i fatti loro, perché non avevo tempo per aprirla - la sfondai - e mi trovai all'aperto, nella luce intensa del primo pomeriggio.

Mi arrestai poco dopo, voltandomi per affrontarlo e fu come un dejavu. Di quelli poco piacevoli.

Sentivo dentro di me come una sfera di energia che cresceva, si ampliava nel mio petto e si propagava in tutto il mio corpo e fu come sentirmi colma di fuoco e ghiaccio, odio e rabbia stavano passando da Jason a me. Ebbi una visione nitida di un gruppo di guardiani che lo circondavano in Inverso, le loro moto in circolo. Era intollerabile. Ma lui la viveva in maniera bizzarra: era come se fossero loro le sue prede e non il contrario. Visto il livello di adrenalina era abbastanza scontato che mi sentissi piuttosto baldanzosa e devo dire che era anche piuttosto immotivato il mio stato d'animo: io non ero Jason.

"Adesso ti uccido!", urlai infischiandomene del fatto che qualcuno avrebbe potuto sentirmi e che in realtà le mie possibilità fossero pari a zero.

Christopher, per niente turbato, fece un sorrisetto raccapricciante e - capita la mia intenzione di tenerlo lontano dalla casa - si voltò e corse nuovamente verso il portico lasciando che la sua muta scura lo coprisse completamente.

Merda. Stava giocando con me, giusto per farmi capire quanto poco mi ritenesse pericolosa.

A questo punto, come in un ridicolo episodio di una sit com scadente ero io a rincorrere lui nel disperato tentativo di bloccarlo e stavo per raggiungerlo ma, come Christopher varcò la porta di casa, andò a impattare contro Anthony che era salito al piano superiore per venire ad aiutarmi, rendendo totalmente inutile il mio tentativo di concedergli una possibilità di fuga.

Christopher lo afferrò per lo scollo della maglietta e lo trascinò a una velocità impressionante giù per le scale, facendo saltare tutti i gradini di legno e facendolo schiantare contro il muro. Vidi Anthony accasciarsi al suolo come un pupazzo rotto, lasciando una scia di sangue sul muro dietro di sé.

Un urlo spaventoso lasciò le mie labbra insieme all'improvvisa visione di un'enorme esplosione che avvolse la mia mente di fiamme arancioni e fumo, un boato assordante, ancora più dell'incessante suono della sirena che non stava portando a nulla, nessun soccorso in vista.

"Jason", balbettai mentalmente. Il Transamerica Pyramid era crollato su sé stesso, in un ammasso di macerie, avvolto da lingue di fuoco. Il fumo che si innalzava denso verso l'alto aveva completamente nascosto ciò che ne restava. Respiravo, respiravo ancora.

Jason aveva fatto saltare in aria il loro fottutissimo quartier generale.

I miei occhi si spalancarono e la vista di Anthony ancora privo di sensi fu il colpo di grazia.

Basta. Mi sentivo come avvolta da un fascio di luce bianca, fredda e accecante e non mi sarei più trattenuta. Lasciai che la disperazione, la rabbia, tutto ciò che avevo passato in quei mesi fluisse da me e senza pensarci oltre mi lanciai giù per la rampa dissestata.

Arrivata sul penultimo gradino della mia folle discesa saltai e... niente. Due mani nere spuntate dal nulla alle mie spalle mi afferrarono alla vita e mi lanciarono letteralmente dietro al martoriato sofà.

Jason in tutta la sua splendente furia era arrivato e la sua esplosione - quella che tutti ci aspettavamo e che era stato tutto sommato bravo a contenere - finalmente era stata libera di manifestarsi. Era una maschera di sangue e pensai vagamente che anche io dovessi apparire così. I suoi occhi... Erano due schegge di furia e gelida rabbia che, dopo aver verificato che fossi atterrata al sicuro, si piantarono in quelli di Christopher. Si immobilizzò in mezzo alla cantina distrutta, come se non ci fosse niente di particolarmente strano.

"Non mi ricordo di te, ma lei sì e tanto mi basta". Il suo tono era tranquillo, colloquiale, ma io sapevo che dietro quella apparente facciata di cortesia stava ribollendo, aspettando il momento giusto.

Christopher scoprì la testa e il sorrisetto strafottente spuntò nuovamente sulle sue labbra. "Avete violato tutti i protocolli, siete finiti".

Stavolta fu Jason a sorridere. "E' un vero peccato che io abbia dovuto anticipare lo spettacolo, mi sarebbe piaciuto vederti esplodere con il Pyramid". Il sorriso scomparve dal suo volto. "Nessuno può minacciarla". Inclinò il capo, attendendo la sua reazione, che non tardò ad arrivare.

Christopher, come previsto, si avventò contro di lui, ma Jason se lo aspettava, per cui facendo leva sul suo slancio lo afferrò e sfruttando la sua stessa velocità lo scaraventò contro il soffitto, il neon si staccò da un lato e iniziò a funzionare in maniera intermittente.

Mentre Jason era occupato con Christopher, io scivolai accanto ad Anthony, mettendomi davanti a lui. Lo osservai terrorizzata: se Eleonor fosse morta nel Transamerica, significava che lo era anche lui. Allungai esitante una mano verso il suo collo e cercai una pulsazione. Debole, molto debole, ma c'era. Sospirai di sollievo, sollievo che durò poco perché la stanza fu improvvisamente invasa - com'era in effetti prevedibile - da altri felici abitanti di Inverso; in fin dei conti ci avevano messo fin troppo e adesso era davvero la fine, erano in troppi.

"Come vedi stavolta sono autorizzato!", ghignò Christopher soddisfatto.

Jason venne attaccato contemporaneamente dai guardiani appena arrivati, mentre Christopher ne approfittava per avvicinarsi a me a passi misurati, già pregustando la vittoria.

"Se lo uccidi morirà anche lei!", gli urlai, facendo scudo a Anthony con il mio corpo.

Rise. "E' te che voglio uccidere, è il peggio che possa infliggerle".

Perché di conseguenza sarebbe morto anche Jason. Davvero pensava che a Eleonor importasse? Era disgustoso. Si avventò su di me, afferrandomi per i capelli e sollevandomi contro il muro, i miei piedi non toccavano terra, la mia testa era un ammasso di dolore e di ipotesi di difesa che non avevo la forza di attuare. Lo guardai in quegli occhi scuri come pozzi senza fondo. Era follia quella luce che vedevo, non sarebbe stato possibile ragionare con lui.

Jason mi trasmise la sua successiva mossa nella mente. A quanto pareva ultimamente si era dato agli esplosivi. "Sto arrivando June e scusami, non sarà piacevole".

Non mi importava. A corto di fiato, guardai Christopher con involontario compiacimento. "Boom!".

Più che un'esplosione ci fu un sibilo e un'onda d'urto spaventosa che fece tremare l'intera casa. I guardiani che avevano attaccato Jason vennero scaraventati a terra, mentre lui fulmineo, nonostante lo stordimento che stava provando – e vi assicuro che lo stava provando perché lo stavo provando io - mi toglieva Christopher di dosso.

Il guardiano era talmente accecato dall'odio e dalla sua sete di vendetta, che aveva tralasciato il dettaglio fondamentale: Jason non era mai distratto e non lasciava nulla al caso.

Approfittò del momentaneo stordimento dei guardiani per afferrare nuovamente Christopher alla gola. Uno dei guardiani si riprese prima degli altri e tentò di aiutare Christopher, attaccando Jason alle spalle. Mi guardai attorno e non avendo altro sollevai la pesante stampante laser da terra e la scagliai con tutte le mie forze, centrandolo in pieno. Barcollai in preda a un terribile capogiro. Jason non si voltò neanche.

"Grazie, adesso fammi un favore e stai giù!".

Guardai Anthony, ancora privo di sensi e poi riportai lo sguardo su Jason. Sarebbe bastato sfiorarlo per portarci automaticamente via di lì, al sicuro. Ma come avrei potuto abbandonare Anthony alla pazzia di Christopher?

"Non abbandonerai nessuno. Guarda".

E io guardai. Con movimenti così veloci che mi fu difficile distinguerli, Jason saltò facendo leva con i piedi contro il muro, trovandosi così alle spalle di Christopher e bloccandogli la testa con la sua presa d'acciaio.

Quando pensavo che gli avrebbe stretto il collo, un'altra figura in nero si palesò nella cantina più affollata della storia. Scoprì la testa, rendendo visibili i suoi bellissimi capelli biondi.

Jason, scoprendosi a sua volta, aumentò la presa su Christopher. "Non mi importa chi sei, se ti avvicini lo uccido".

"Uccidilo comunque", gli suggerii. Detestavo quei film dove il cattivo veniva risparmiato e poi puntualmente faceva altri danni.

Eleonor, spostò lo sguardo da Jason verso di noi. Senza degnare Christopher di un'occhiata, lo superò e si avvicinò. Si chinò, osservando impassibile Anthony abbandonato contro il muro alle mie spalle.

"Non lo toccare!", le intimai con tutta la decisione che avevo.

Sentivo lo sguardo di Jason su di me, la mia stessa preoccupazione e disagio, non capendo cosa la donna volesse fare.

Eleonor mi guardò con curiosità e incredibilmente mi fece l'occhiolino. Restai interdetta e qualcosa nel suo sguardo mi spinse a scostarmi appena, ma se solo avesse fatto una mossa falsa le avrei strappato un orecchio a morsi, visto che il corpo era ancora ricoperto.

Lo osservò brevemente e con concentrazione, poi come se stesse facendo un qualcosa che le costava un qual certo sforzo - ma che andava fatta - scoprì una mano e la poggiò con decisione sul suo collo.

Sobbalzai per la sorpresa e l'urlo di Christopher fu ciò che di più disumano avessi mai sentito.

Portai sbalordita lo sguardo su Jason, che continuava a trattenere Christopher, ormai sempre con maggior fatica. Appariva provato, nonostante stesse tenendo duro.

Il resto dei guardiani erano immobili nella stanza, in evidente attesa di un ordine.

La vidi chiudere gli occhi, il sollievo dovuto dal rimarginarsi delle ferite che inevitabilmente le avevano causato dolore di riflesso. Se si era materializzata voleva probabilmente dire che la vita di Anthony era seriamente a rischio. Si voltò un attimo verso i suoi sottoposti.

"Voi non rispondete a lui, ma a me. Paul171, Scarlet35 aiutate Jason245 a trattenere Christopher114".

Lo so, un tale snocciolamento di nomi e numeri fa sorridere... Ma in quel momento eravamo tutti dannatamente seri.

Obbedirono all'istante, nonostante avessero appena ricevuto un ordine completamente opposto al precedente, intrappolando Christopher in una morsa ancora più stretta.

Nel momento in cui Eleonor si voltò nuovamente verso Anthony, lo trovò con gli occhi aperti e osservarli, per me, fu come una magia. Per la prima volta vidi lo sguardo di Anthony riempirsi di una luce diversa, una vulnerabilità che non gli avevo mai visto, che non si era mai concesso di mostrare. Lei inclinò leggermente la testa, studiandolo. Uno strano cipiglio alterava i suoi bellissimi lineamenti, ma avrei osato dire che appariva un po' meno gelida del solito.

Anthony, si voltò brevemente verso di me e lo vidi sbattere le palpebre e fare una smorfia involontaria. "Ragazza...".

Cosa avevo che non andava?

Ci tirammo faticosamente su in piedi; Anthony si riscosse e premette un interruttore che fece smettere l'inutile allarme. Nel silenzio che seguì ci osservammo tutti guardinghi, in attesa.

"June...".

Sentivo la preoccupazione di Jason, come un manto che che mi copriva e mi avvolgeva, ma perché? Un improvviso rumore di metallo ci fece voltare tutti verso l'armadio del sottoscala. Un'anta si spalancò dall'interno e ne venne fuori Matt, massaggiandosi la testa, come se si fosse appena ripreso da uno svenimento non casuale.

"June".

Non riuscivo a concentrarmi. Osservai malamente Anthony che, dopo aver dipinto sul proprio viso la più innocente delle espressioni, si portò le mani ai fianchi e annuì. "Beh... Era proprio ora di ristrutturare la casa!".

Un risolino isterico sfuggì dalle mie labbra, dopodiché divenne tutto nero. Sentii l'urlo di Jason, nella mia mente ancor prima che nelle mie orecchie.

"June!".

Percepii le sue braccia afferrarmi un attimo prima che rovinassi malamente a terra e andava bene così. Ero a casa.

Quello che accadde dopo fu confuso. Sentivo la parola sangue ripetuta più e più volte. Ma io stavo bene, sentivo le sue braccia attorno a me, la sua guancia poggiata sulla mia fronte. "Andrà tutto bene", mi ripeteva come un mantra.

Certo che andava tutto bene, finché sentivo Anthony e Matt che sbraitavano come sempre voleva dire che era tutto nella norma.

Le urla andarono avanti per un bel po', a volte quelli che sentivo erano suoni incatalogabili, a volte vetri rotti... La parole "Vigili del fuoco" divennero le più quotate; mi sarei dovuta preoccupare?

"No, è tutto a posto, nessuno ti farà più del male".

Sinceramente: davvero mi stavo perdendo la fine di Christopher?

Una risata leggera. "Prometto di raccontarti tutto, riposa".

Mi sentii sollevare in aria e trasportare, al sicuro tra le sue braccia. I miei pensieri erano impastati e leggermente confusi. "Sono un disastro, non riesco a concludere nulla... non so se potrai amarmi di nuovo".

Mi sentii stringere un po' di più. "Non c'è esistenza nella quale io non ti amerei".

E così, cullata dalle sue braccia, per la prima volta dopo tanti mesi dormii davvero.


Bene, è stata una sofferenza ma sembra che ce l'abbiamo fatta! :D

Mi scuso per la lunghezza, addirittura nella mia testa era unito al prossimo, che invece ho pensato di separare per non farvi morire di noia :D

Ringrazio di cuore tutti voi per essere arrivati sin qui.

Ne restano quindi solo 2 (1+epilogo).

B.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top