Capitolo 6: Lasagne e The
Arrivai di fronte alla porta di casa che erano le undici passate, stanco e affamato.
Il servizio fotografico era durato più di quanto previsto e, una volta finito, ero talmente esausto che non avevo nemmeno pensato a cambiarmi, ritrovandomi a camminare per strada come Conchita e ad essere fermato più e più volte dai paparazzi e dalle persone che volevano un autografo, una foto, farmi i complimenti o raccontarmi la storia della loro vita facendomi mettere letteralmente due ore per ritornare a casa.
E menomale che speravi di tornare a casa presto, mi disse la mia coscienza.
Già, risposi tirando fuori le chiavi di casa dalla borsa e mettendole nella serratura.
Stai attento, mi disse spaventata, non sai chi sia lei realmente.
Sospirai.
Aveva ragione, non sapevo niente di Lyn.
Girai le chiavi ed entrai in casa. C'era un odorino delizioso proveniente dal bancone della cucina, la luce della Kappa accesa ma di lei nessuna traccia.
È una trappola, sarà nascosta da qualche parte pronta a darti una botta in testa... Ma cos'è questo buon odore?
Mi guardai intorno e vidi Lyn che dormiva sul divano e la coperta sul pavimento.
Mi avvicinai a lei.
Indossava i miei vestiti, uno solo dei suoi guanti e aveva anche delle fasce sul braccio.
Chissà cos'ha, forse si è fatta male, pensai.
Raccolsi la coperta e gliela sistemai addosso in modo da tenerla al caldo, poi mi avvicinai al bancone.
Il buon odore apparteneva a mezza teglia di lasagne al ragù.
Il mio stomaco iniziò a brontolare, così presi un piatto, le lasagne ed andai a sedermi a tavola.
Ne assaggiai un boccone, e fu come raggiungere il paradiso, erano le lasagne più buone che avessi mai mangiato.
In venti minuti avevo finito la teglia.
Ero in completa estasi e, per la prima volta da una settimana, la mia coscienza era in silenzio, completamente appagata.
Appena mi fui ripreso, mi alzai e notai una valigetta e un foglio dall'altra parte del tavolo.
Quelle cose non erano mie, così, preso dalla curiosità, andai a guardare e vidi un bellissimo disegno, fatto talmente bene che gli uccellini sembravano reali. Poi guardai la valigetta: era larga, all'interno aveva un sacco di scomparti contenenti matite di grafite, matite a colori di ogni sfumatura, gomme, pennarelli, gessetti, pennelli, acquarelli, tempere, colori a olio, carboncini, china e tutto l'armamentario di un artista.
Wow, pensai e richiusi gli scomparti, quella era di certo roba di Lyn e non avrei mai voluto che le si rompesse qualcosa.
Sparecchiai e andando in giro per casa mi accorsi che era tutta pulita e in ordine.
Pensi ancora che sia cattiva?, chiesi alla mia coscienza.
Mhhh.... sì, saper cucinare e rimettere a nuova la casa non fa di lei una brava persona.
Sospirai, con lei era una causa persa in partenza.
Mi cambiai e ritornai da Lyn. Continuava a dormire. Mi accucciai e le sussurai un grazie, poi mi alzai e mi avviai verso la mia stanza.
<<Prego>> sentii dire ad un tratto. <<Piaciute le lasagne?>>
Mi girai verso di lei, teneva gli occhi chiusi, probabilmente parlava nel sonno.
<<Sì, grazie>> risposi <<Buonanotte Lyn>>
<<Buonanotte Tomi>>
Tomi.
Mi piaceva, nessuno mi aveva mai chiamato così.
Ritornai in camera sorridendo come un ebete e felice. Si stava preoccupando per me. Decisi che anche io mi dovevo preoccupare per lei.
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Mi svegliai che erano le otto, in casa non c'era nessun rumore, probabilmente Thomas era già uscito.
Mi stiracchiai ed andai verso la cucina per prepararmi il the, ma quel che vidi mi lasciò senza parole.
Sul bancone, accanto alla teiera, c'era una tazza già pronta e ancora calda e, vicino, una quantità enorme di garze con un biglietto: "Sperando che tu guarisca presto".
Mi ritrovai a sorridere felice mentre sorseggiavo il the.
Grazie, pensai ed andai a cambiarmi le fasce.
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