Remembering Sunday

Leaning now into the breeze
Remembering Sunday, he falls to his knees
They had breakfast together
But two eggs don't last
Like the feeling of what he needs

Ricordo il modo in cui mi sorridevi quando mi voltavo e mi rendevo conto che mi stavi guardando.
Eri seduta lì, nello stesso punto che adesso è di fronte a me, solo che adesso è vuoto.
È un posto vuoto che hai lasciato in questa casa e dentro di me. Ci hai scavato e poi te ne sei andata portandotelo con te.

Ricordo che succedeva la domenica mattina, scendevi da quelle scale con solo la mia camicia a coprire il tuo corpo, i capelli sciolti sulle spalle e le dita tra le labbra.
Venivi da me, che ero già in questa cucina troppo piccola ad  aspettarti. Erano i nostri tempi migliori, quelli più belli, quelli in cui sentivo di non aver più bisogno di niente perché avevo te. E mi bastavi.

Me ne sono reso conto quando quella notte non riuscivo più neanche a reggermi sulle mie stesse gambe, quando uscii fuori, alle due del mattino, soltanto per venire a cercarti. Perché tu non eri più con me e io non ti trovavo da nessuna parte. Però forse io non sono mai stato bravo a cercare, a tenerti con me prima che tu te ne andassi.

Perché poi tornasti, mi prendesti la mano e in questa cucina c'eri tu, a guardarmi con la consapevolezza che chi sa, sa e basta. E tu sapevi, sapevi ciò che ero e cosa saresti potuta diventare se fossi rimasta con me, ma sapevi anche che ti amavo, anche se nell'amore non ci hai mai creduto.

Volevo chiederti di sposarti, volevo quella promessa che mi avrebbe confermato che saresti rimasta con me.

Dopo la colazione mi sorridevi di nuovo, mi riprendevi la mano e mi trascinavi sopra le scale con te, mi lasciavi morire per poter entrare e avere un accesso dentro di te. Mi stavi facendo impazzire, ma io con te ci stavo bene, e non mi importava. Non volevo altro.

Poi un giorno hai chiuso quella porta senza permettermi di provarci, lasciandomi fuori, in ginocchio, a svegliare i vicini per il modo in cui ti chiamavo, ti chiedevo scusa anche se era soltanto l'ennesima volta. Ti supplicavo anche solo per entrare, stavo morendo nel farlo e ti stavo portando con me.
E io chiedevo scusa anche a loro, chiedevo scusa per il modo in cui mi stavo comportando, ma non riuscivo a farne a meno, loro ti avevano mai vista? Avevano mai visto la ragazza che correva ogni notte per i miei sogni e che mi stava facendo impazzire?

Allora io tornai ancora, dopo averti lasciata andare. Tornai e ti chiamavo ancora, ti chiamavo e ti chiamavo, ma tu continuavi a non rispondermi.

Poi mi dissero che eri andata via. Che mi avevi lasciato e io sapevo che quella volta non saresti più tornata. Me lo dissero e quella domenica prese un'altra forma, mentre la pioggia cadeva sul mio corpo.
E in quel momento non ci pensai, ma tutto aveva un senso, ogni singola cosa. Era come se le nuvole mi seguissero ovunque andassi, ovunque continuassi a cercarti, a cercare qualcuno che potesse sostituirti.
Poi riuscii a vederti. Non so come, non so quando, non so in quale modo, però successe quella stessa domenica e pioveva, pioveva così tanto che le gocce d'acqua sembravano autodistruggersi prima dell'impatto con la terra.

Non stavi tornando. Tu non saresti mai tornata perché non potevi, avevi fatto qualcosa che aveva distrutto definitivamente quell'unica speranza, che noi potessimo sopravvivere.
Dicevi che avevi il terrore di parlare, che io avrei dovuto aspettarmelo da te perché io non ero l'unico a peccare. Dicevi che eri confusa, che eri cambiata e che la pioggia ti stava aiutando a farmi scivolare via dai tuoi capelli e dalla tua mente. Dicevi che mi guardavi con il tuo occhio sul mondo, a centinai di metri da terra, sopra di me e sopra tutto il resto. Torreggiavi su di me e mi dicevi di andare a casa, e io allora sono qua, sono tornato a casa e ti guardo, ti immagino a sorridermi di fronte a me, ancora con la mia camicia a coprirti e una tazza tra le mani, le gambe piegate al petto.

Ti immagino ricordando domenica, non quella in cui te ne sei andata, ma quella in cui eravamo riusciti ad essere felici.

«Sono a casa adesso» sussurro, e tu annuisci e mi sorridi ancora.


A/N

Ogni volta che mi capita di ascoltare la canzone a cui è ispirata questa breve OS, arrivata alla parte subito prima dell'attacco di Cassadee sento qualcosa che a spiegarlo è davvero difficile, ma è come se in quel momento della canzone comprendessi tutto il significato e il dolore che racchiude.

Ho sempre cercato di buttare giù qualcosa perché non potevo non farlo, però non ci riuscivo mai, così mi sono affidata completamente alla canzone, raccontandola con parole diverse.

Spero vi sia piaciuta,
september199six🌹

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