Twentyfive
La degenza post operatoria di Bucky era lunga e travagliata, e le dimissioni non erano assolutamente prese in considerazione a parte che per lo spostamento dal suo vecchio reparto. Su quello Steve ci avrebbe lavorato, ma per il momento era meglio mantenere la testa bassa e restare in silenzio. Il suo piano era riuscire ad avere la custodia legale di Bucky, così da poterlo portare a casa con se. Non sarebbe di certo stato il suo badante a tempo pieno, piuttosto, una figura umanitaria sempre presente per lui. Ma richiedere certe cose al professor Stark o a Natasha era fuori discussione, anzi, doveva ringraziare T'Challa per non averlo fatto licenziare e soprattutto, per non avergli fatto levare il caso di Barners.
E così i giorni passavano, fuori il tempo mite si stava trasformando, e la pioggia iniziava già a cadere nel primo pomeriggio. Bucky era ancora a letto, i drenaggi della ferita erano più piccoli, e gli permettevano di stare seduto diritto e guardare dalla finestra.
La routine non era delle migliori, ma il tempo di Bucky veniva ben impegnato. Steve bussava alla sua porta ogni mattina non appena le infermiere iniziavano ad animare l'ospedale di buon ora. Trovava Bucky già sveglio, spesso reduce di una notte insonne, certi giorni sereno e altri agitato, ma tutte le volte, con difficoltà e audacia, il moro riconosceva il tirocinante, e ciò dava speranza ad entrambi.
Rogers apriva la porta con un sorriso dolce ed entusiasta, alcuni giorni, quando era particolarmente di buon umore, portava al compagno un mazzo di fiori o un dolce al cioccolato, si sedeva accanto al suo letto e, oltre che eseguire il suo lavoro da medico, si occupava di Bucky come qualsiasi altra persona che ha un caro malato. Lo amava, in ogni sua sfaccettatura. Bucky ripeteva spesso, ahimè, per la sua scarsa memoria, che il capitano Rogers era un super eroe, benché Sam gli aveva raccontato delle sue eroiche avventure sul campo di battaglia. Steve scrollava la testa con imbarazzo, sorridendo come un ragazzino innamorato:
«La diversità è un super potere Buck, tu sei molto più coraggioso di me.»
Peter si era trasferito a casa di Steve, anche se, costretto a rispettare il patto di sua zia, doveva tutti i giorni svegliarsi presto, prendere la metro, e frequentare la scuola a Brooklyn. Era un'enorme ed asfissiante sacrificio, ma che Parker affrontava con tenacia pur di avere la possibilità di vedere tutti i giorni Bucky. Ormai si sentiva come un membro di quella stramba famiglia, se così poteva definirsi. In Steve e Bucky vedeva due figure genitoriali essenziali che non aveva avuto da troppo tempo. Rogers era severo ma educato, sempre pronto ad aiutare il ragazzo in qualsiasi tipo di situazioni, dai problemi di matematica alla preparazione discretamente ordinata del ripostiglio. Con Bucky invece si trovata meglio, in lui c'era qualcosa di speciale, qualcosa che poche persone hanno il privilegio di possedere, quel dono particolare di saper ascoltare, e di mettere da parte i propri problemi, molto più gravi, ed aiutare così il ragazzo.
Peter andava a scuola, tornava a casa nel pomeriggio, faceva i compiti, e alla fine, prima che l'orario delle visite terminasse, correva entusiasta ad andare a trovare Bucky, ritornando poi a casa assieme a Steve.
Ogni sera, andarsene era difficile come se Steve dovessero dire addio a James per sempre. Forse erano troppo meno drammatici, Bucky sorrideva ogni volta che vedeva il robusto soldato Rogers e il ragazzo ragno vacillare prima di tornare a casa. Già, anche Peter Parker si era affibbiato un soprannome fra le mura dell'ospedale. Scott, l'appassionato di insetti, aveva appena trovato nello sgabuzzino dei camici una particolare specie di ragno che il suo manuale degli aracnidiformi aveva definito come "rara", infilandolo con cura in un campione per le urine sterilizzato e portandolo con se.
Nessuno avrebbe mai immaginato che il ragazzino di Steve avrebbe usato quel contenitore. La ragione, sotto sua attenta giustificazione? Voleva farla in un bicchiere per far esaminare quanti cromosomi avesse.
Steve si mise le mani fra i capelli e iniziò a sanguinare dalle orecchie.
Il finale di quel bizzarro racconto arrivò quando Peter, accorgendosi sul vistoso ragno nel suo, bè ecco...iniziò ad urlare come una ragazzina per il corridoio dell'ospedale accusando il nuovo animaletto di Scott di avergli morso, con le sue testuali parole, l'uccello e di aver contratto il colera.
Quello fu un giorno felice per Bucky, ridere a crepapelle per un episodio divertente che quasi mai avveniva in quel luogo di silenzio e dolore. Gli sarebbe piaciuto tanto poterlo ricordare.
Quel pomeriggio il tempo fuori era particolarmente uggioso, come se il sole non fosse mai spuntato. Le gocce di pioggia rendevano scintillante il vetro della finestra, e Bucky era parecchio malinconico. Con la schiena contro i cuscini e la testa rivolta in direzione del temporale stava in silenzio da quando era arrivato Steve. All'inizio il biondo lo assecondó, decidendo poi di tirarlo su' di morale.
«Ehy Buck, che ne dici se con la sedia a rotelle ti portassi a fare un giro in corridoio? Qui dentro è un vero mortorio.» gli domandò con dolcezza. Entrambi guardarono la TV difronte a letto che iniziava a vedersi male a causa del mal tempo.
Bucky fece silenzio, e poi annuì con un sorriso stanco ma allo stesso tempo entusiasta.
Con la sedia a rotelle spinta da Steve, e il contenitore in plastica collegato alle flebo del braccio di Bucky per raccogliere il drenaggio, i due si avventurarono. Il professor Banner aveva detto che una passeggiata fuori dal letto poteva più che andare bene, a patto che Bucky non oltrepassasse la porta del reparto.
Annoiati e in procinto di ritornare in stanza, i due furono distratti da una voce femminile proveniente dalle loro spalle.
«Cristo Santo, smettila di canticchiare quella cazzo di canzoncina!» disse stavolta un uomo con un timbro più profondo e scontroso. La ragazza continuò a canticchiare una melodia priva di senso, facendo il suo ingresso sotto gli occhi confusi di Steve e Bucky.
Una montagna di ricci castani le ricadevano fino alla spalle, due occhi chiari le illuminavano il viso e una carnagione pallida la faceva mimetizzare con le pareti bianche. Il corpo magro ed esile, minuta e con un paio di calzini rossi di Natale ai piedi che le arriviano fin sopra le caviglie.
Quando la strana ragazza in carrozzina vide i due nuovi pazienti difronte a se sorrise emozionata.
«Perché ti sei fermato Lo? Andiamo a salutarli!»
L'uomo molto più grande di lei, con dei basettoni scuri ed i capelli acconciati in una maniera tale da creare come due orecchie nella sua testa, sbuffò e riprese a spingerla: «Ti ho detto un migliaio di volte di non chiamarmi in quel modo.»
Difronte ai due, e alla stessa altezza di Bucky, la giovane ragazza, non molto più grande di Peter, gli porse la mano e sorrise:
«Molto piacere! Sono Rachel Anderson.»
I due ragazzi sorrisero, e a prendere parola fu Steve, che gli disse cono tono gentile: «Il piacere è nostro, io sono Steve, e lui è Bucky.»
Rachel lanciò una manata da dietro all'uomo alla guida della sua sedia, e lui fu costretto a parlare:
«Sono Logan.» disse seccatamente.
«Perdonatelo, è stato costretto a venire qui, è per il sociale, e con sua grande fortuna ha trovato me a cui badare.» la riccia lo sussurrò ed infine si mise ditta spiritosamete muovendo le sopracciglia.
Bucky non riuscì a far a meno di notare le due vistose medicazioni alle ginocchia di Rachel, rimanendo in silenzio per la timidezza. Lei se ne accorse e, con gentilezza e spiritosaggine disse:
«Protesi ad entrambe le rotule, con in più lussazione del femore sinistro. Non è una bella avventura finire sotto una monovolume, assolutamente no. Tu invece, vedo che ti manca un pezzo.»
James scollò la testa sorridendo imabarazzato, e parlando con insicurezza;
«Soffro di azheimer, da quello che posso riuscire a ricordare, ed ho...» ci pensò brevemente «Ho avuto un incidente in metropolitana, per questo non ho più il braccio.»
«Che figata assurda, con una protesi potresti avere un braccio bionico, tipo i film di fantascienza.» era una ragazza strana, ma quella stranezza era divertente e piacevole, soprattutto in un momento simile.
«Ci penserò ad una cosa simile, sarai la prima a cui lo mostrerò.»
Rachel si emozionò come una bambina, iniziando a battere le mani: «Oh! Potrei progettare il disegno, colorarla sarebbe una cosa che farebbe invidia a chiunque!»
Bucky rise ed annuì ancora, abbassando gli occhi.
«Vi prego di perdonarla, è una ragazzina strana, dovrebbe essere trasferita in psichiatria.» Logan intervenne, ma il suo tono non era affatto divertito.
«Dillo che mi adori Lo, dai, dillo, dillo che mi adori.» lo punzecchiò lei. L'uomo sbuffò infastidito alzando gli occhi al cielo; «Hai ragione tu, okay, è vero, sottospecie di parassita fastidioso.»
Steve e Bucky fecero silenzio limitandosi a guardare i due che sembravano usciti da una commedia.
«Scusatemi la curiosità, giuro che non voglio essere maleducata o impicciona! Ma posso farvi una domanda?»
Logan sospirò avvilito: «Oh Signore.»
Steve annuì: «Certamente.»
Rachel li indicò entrambi con l'indice, con una faccia strana simile a quella di un serial killer, sorridendo:
«Voi due, state insieme?»
Entrambi arrossirono, e Bucky iniziò a ridere, annuendo: «Si, esatto, si nota così tanto?»
«Porca merda Rachel, sei sempre la solita.» il commento di Logan non la smosse per nulla.
«Lo immaginavo! Steve ti guarda con gli occhi a cuoricino! Siete già la seconda coppia di questo reparto super aw, nella stata accanto alla mia ci sono due ragazzi che stanno insieme, ed hanno avuto il piacere di fare la mia conoscenza. Ragazzi, vi shippo un casino.»
Quella strana ragazza li fece sorridere ancora, fino a quando furono interrotte dall'infermiera Raven:
«Cos'è, una confraternita? Ritornate nelle vostre stanze prima che qualche medico vi veda.»
«Ci facciamo chiamare la confraternita degli storpi, Raven.» puntualizzò Rachel.
Tutti tornarono nelle loro stanze, e da lontano, sottovoce e con estrema goffaggine la ragazza disse a Bucky:
«Domani allo stesso orario, ti presento il resto del gruppo!»
Mi prendo questo piccolo spazio autrice per soffermarmi sul personaggio di Rachel; come avrete ben notato non si tratta di nessun personaggio del MU, dato che sto man mano aggiungendo sempre più eroi, o perlomeno mi diverto a nominarli. Ci tenevo ad inserire un carattere come lei perché mi piace l'idea di far trovare a Bucky una nuova compagnia in questa sua situazione difficile, e dei personaggi di casa Marvel non vedevo nessun altro oltre Loki...dunque, Rachel è la fan girl di turno, pronta ad animare le cose. Aspettatevi nuove comparse, soprattutto da parte di Peter e dei due pazienti accanto alla stanza della tipa strana, aggiungere un tocco di divertimento mi sembra doveroso prima di affrontare il tragico finale.
Mi divertirò un casino a scriverlo.
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