Thirteen

Il pronto soccorso era, come di norma, affollato e caotico, ma i medici riuscivano comunque a mantenere un perfetto equilibrio l'uno con l'altro.
Steve era seduto su un lettino del reparto, con le gambe a penzoloni ed una tenda che lo separava dal resto degli altri al di fuori della sua piccola stanzetta attrezzata di qualsiasi macchinario d'emergenza.
Una ragazza di colore dai capelli neri con le punte tinte di colore fucsia stava medicando il suo viso ferito. Sulla targhetta appuntata nel suo camice c'era scritto quello che probabilmente doveva essere il suo nome.
«Gamora...?» lesse Rogers, non rendendosi conto di aver parlato ad alta voce.
La ragazza lo fece gemere mentre disinfettava una ferita vicino all'occhio: «Già, la mia famiglia adottiva non l'ha mai gradito molto.» si tolse i guanti in lattice e raccolse alcuni documenti, dirigendosi verso la tendina;
«Diciamo che con loro non ho mai avuto un rapporto rosa e fiori.» mise piede in corridoio ed un ragazzo dai capelli chiari e una barba incolta la scontrò, facendole cadere ciò che aveva fra le mani, ma continuando imperterrito a muoversi a ritmo di musica con gli auricolari alle orecchie.
«Quante dannate volte ti ho detto di non ascoltare il tuo iPod nell'orario di lavoro?! Peter! Idiota!»
Steve avrebbe voluto sorridere, ma la ferita alla guancia era ancora aperta, e bruciava per colpa del disinfettante.
Scansando intimorito Gamora, un ragazzo la sostituì andando incontro a Steve. Il biondo ribollii improvvisamente di ira, e i suoi pugni si strinsero al lettino.
«Mi hanno mandato ad applicarti i punti.» disse T'Challa. Sembró essere totalmente estraneo alla situazione che correva riguardante Bucky, soprattutto, a ciò che aveva spifferato senza curarsene.
«Adesso sei anche raccomandato per fare pratica al pronto soccorso?» chiese in cagnesco Steve.
«No, tutti premiano le mie capacità, semplice.»
«Va a farti fottere.» Rogers strinse i denti quando le mani del compagno iniziarono a far penetrare nella sua pelle l'ago.
«Credevo ci tenessi al linguaggio, capitano.» con tono serio e freddo, continuò ad applicare i punti sul viso dello specializzando, facendo più in fretta di quanto quest'ultimo immaginasse.
Steve rimase stupito dalla sua velocità e dalla sua bravura, osservandolo, indispettito, da dietro. T'Challa ritornò da lui coprendo la ferita con un cerotto, e Steve ne approfittò per cercare di chiarire le cose:
«Perché lo hai fatto?»
«Scusa?»
«Perché hai detto tutto a Stark? Te la sei presa per qualcosa che ho fatto? Non ricordo nemmeno di averti rivolto la parola.»
Il ragazzo scosse la testa e gettò nella pattumiera i suoi guanti in lattice sporchi di alcune chiazze di sangue roseo di Steve.
«Perché sai che era una cosa sbagliata, e che non avresti dovuto farlo.» rispose?
Steve si mise in piedi barcollando, con il pieno controllo dei suoi vorticosi giramenti di testa:
«Cosa importa a te di quello che faccio del mio paziente?»
«Fartelo sul lavoro solamente perché è una tua vecchia fiamma non ti giustifica.»
Steve arricciò il naso indignato da quella risposta, allargando le braccia infuriato:
«Cosa?! Perché tutti pensate che scopi con Bucky solo perché è un povero malato rimasto con la memoria di quando aveva diciassette anni?! Non posso stare con lui solamente perché lo amo?!»
T'Challa abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio, e Steve si sentì in un'enorme imbarazzo per aver confessato ad un altro estraneo ciò che lui e Bucky erano davvero.
«Mi piacerebbe solamente ricevere delle scuse da parte tua e sapere che non farai più il doppio gioco, se sono qui in queste condizioni è anche per colpa tua.» il tono serio di Steve fece innervosire il ragazzo.
«Non è di certo colpa mia se al tuo ragazzo piace picchiarti.»
«Sai benissimo che non intendo questo, sei abbastanza colto ed intelligente da capire che in questa storia c'entra Rumlow, ed io farò di tutto per fare in modo che non si avvicini più a Bucky.»
«Ed io cosa potrei fare? Sono tutto orecchi.»
Steve scosse la testa e si avvicinò di più a lui, osservandolo con superiorità e fermezza; «Non andare più a fare la spia da bravo scolaretto, intesi?»
«Altrimenti?» lo sfidò ringhiando, alzando un sopracciglio.
«Altrimenti ti riporto dal tuo paparino con il reparto di cardiochirurgia tutto in culo.»
T'Challa scosse il capo, irritato: «D'accordo, sta tranquillo, e vedi di mantenere un certo linguaggio quando ti rivolgi a me.»
Steve lo guardò andarsene, in silenzio e teso dalla rabbia.
«Comunque non sono io quello avrà qualcosa nel retto.»
Rogers sbuffò, ritenendo opportuno non sporcarsi le mani con lui, in fondo doveva soltanto sopportarlo e assicurarsi che non facesse più giochetti simili.
Sistemò il suo camice e con andatura barcollante ed ancora stordito dai colpi, risalì al primo piano e arrivò con decisione al reparto in cui era ricoverato Bucky. Un rumore veloce di passi provenne dalle sue spalle, ed una stretta sicura al braccio lo costrinse a voltarsi.
La mano avvolta al suo polso gli provocò un scossa di dolore, e guardò con fastidio la donna difronte a se.
«Non ci torni da James.» disse severamente Natasha.
«Lei non può fermarmi, è mio paziente, ci penso io.»
«Non devi farti ammazzare, Barnes verrà seguito da un terapeuta e portato in...» Steve la interruppe immediatamente, allontanandosi da lei: «No, assolutamente.»
La donna dai capelli rossi incrociò le braccia, con fare superiore, dicendo: «E se non ti riconoscesse?»
«Lo farà, senza ombra di dubbio. Con permesso.» Steve se ne andò, continuando a camminare sicuro verso la sua meta, con lo sbuffare irritato di Natasha nelle orecchie.
Aprì timidamente la porta della stanza di Bucky, vedendoselo venire incontro con entusiasmo e felicità; lo avvolse in un delicato abbraccio e affondò il viso fra le clavicole del minore, che rimase pietrificato da quella reazione.
James gli restò addosso per pochi istanti, stringendo la sua larga schiena con le dita prima di staccarsi di pochi centimetri, mantenendo sempre un certo contatto visivo.
Lo squadrò dalla testa ai piedi, come se fosse la cosa più preziosa che avesse davanti;
«Chi ti ha ridotto in questo stato? È stata di nuovo la gang del vicolo qua accanto? Gli spacco la faccia a quel pezzo di...»
Steve scrollò la testa, fingendo un sorriso sereno, mentre dentro veniva trafitto da mille coltelli per la risposta di Bucky, rendendosi improvvisamente conto del grave stato della sua malattia.
«Sta tranquillo Buck, non è nulla di grave.» si staccò da lui e andò verso l'armadio.
«Non raccontarmi balle, so' che ti sei azzuffato ancora. Quante volte devo ripeterti di lasciare stare quei deficenti? Se ti infastidiscono tanto, lascia fare a me.»
Steve infilò alcuni vestiti in una sacca nascosta in fondo all'armadio, non impiegandoci molto tempo, in fondo il vestiario di Bucky non era molto vario.
«Grazie Buck, ma posso cavarmela anche da solo.»
James gli si avvicinò alle spalle, poggiando il petto contro la sua schiena, con una delicatezza innata che Steve non credeva potesse essere possibile. Cinse le braccia intorno al suo bacino e intrecciò le mani, respirandogli sul collo.
«Il fatto è, che non devi. Io sarò con te fino alla fine.»
Era incredibile come, in qualsiasi cosa che Bucky facesse o dicesse, i sentimenti seri e controllati del capitano Rogers vacillassero incontrollabilmente come se fosse il moro ad avere il pieno dominio. Quella frase l'aveva detta Bucky quando un gruppo di ragazzi lo avevano pestato fino a farlo zoppicare esausto fino a casa, e Barnes era lì ad aspettarlo, il primo a prestargli soccorso e sopratutto, parole di conforto.
Steve deglutì, prendendolo per mano e mettendo la sacca su di una spalla.
Uscirono in corridoio e percorsero la strada per andare al piano terra.
«Cosa stiamo facendo?» domandò confuso Bucky, rimanendo indietro.
«Ho tutto il giorno libero, ti porto via con me.»
Ed uscirono da quella prigione, per la prima volta, dopo anni, Bucky Barnes riassaporò la libertà.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top