cap 52 A chi dare la colpa?
Mi sento un po' meglio.
Sono uscita dall'ospedale ormai da due giorni, venerdì sarà l'ultimo giorno di scuola, e sono nell'ansia più totale.
Durante questi due giorni, sono tornata a casa mia, ho spento il telefono e ho passato i giorni più belli della mia vita, senza preoccuparmi di dover aspettarmi un messaggio, una risposta a qualcosa, una qualche chiamata, nulla di tutto questo ha disturbato il mio riposo.
Ieri è venuto Adrian e poco dopo Molly a casa mia, mi hanno aiutato a recuperare tutto quello che mi ero persa in quei giorni.
Così ora sono davanti scuola, pronta per entrare e finire questo lungo e interminabile anno scolastico.
Ne sono successe di tutti i colori, delle belle e delle brutte.
Dentro ci sono già degli alunni che iniziano a sistemare gli addobbi per la festa di fine anno della scuola.
Altri aspettano invece come me fuori, la campanella per entrare a lezione.
In lontananza vedo Ezra che mi saluta non appena parcheggia con la moto, non appena lo vedo ricambio con un saluto e mi ricompongo, non devo sembrare troppo euforica di vederlo , anche se lo sono, e molto anche.
Sono sempre passata inosservata , perlomeno dopo i primi giorni per via del mio trasferimento, quindi il timore che sia successo quello che penso mi fa gelare il sangue.
Escono dei ragazzi e delle ragazze, che mi guardano e alcuni ridono, altri bisbigliano , altri mi squadrano male .
Tutto è abbastanza strano e confuso, ma diventa tutto molto, ma molto più chiaro quando sento urlare una frase ad un ragazzo che , non conosco e che nemmeno ho mai visto in vita mia, e mi si ferma il battito del cuore.
"Occhio che ti butta dalle scale!" IO mi immobilizzo a fissare il vuoto e non proferisco parola, non riesco, sono pietrificata, non ci voglio credere cazzo, non ci voglio credere.
"Oh ! Grazie bro le sto alla larga, tanto la scala non si può togliere, questa volta almeno!" Tutti iniziano a ridere e accerchiarmi, come per deridermi in gruppo, sempre più persone entrano e subito dopo escono, e quando lo fanno ripetono i loro stessi atteggiamenti.
Non può essere un caso, qualcosa non va. Il mio sguardo passa e trova quello di Ezra, sono in panico, e lui credo stia pensando quello che penso io.
LO guardo di nuovo negli occhi e decido di entrare, mi giro in fretta e furia ed entro dal portone di ingresso, ma subito mi fermo.
Voglio sprofondare nell'abisso più cupo e profondo che esista.
Ho capito il perché tutti ridevano prima.
Ci sono mille volantini sparsi in giro. Sui muri sulle macchinette , sugli armadietti.
Mi chino sulle ginocchia per prendere un foglio caduto per terra e lo leggo.
<RAGAZZA FA CADERE DALL'IMPALCATURA UNA SUA COETANEA e COMPAGNA DI SCUOLA, DURANTE I PREPARATIVI PER LA FESTA DI NATALE, INCIDENTE O PIANIFICAZIONE E PREMEDITAZIONE??>
<LA RAGAZZA RIMANE PARALIZZATA , NON SI SA SE SI RIPRENDERA' o NO, CHI ACCUSARE?>
<A CHI DARE LA COLPA, SE NON A QUELLA CHE HA TOLTO LA SCALA QUANDO LA RAGAZZA ERA ANCORA SU?>
Compariva il mio nome e la mia foto naturalmente, ora tutti sanno tutto di me .
Chiudo gli occhi un secondo e li riapro dopo che mi arriva un messaggio.
Lo leggo subito e c'è scritto:
<Ho perso la possibilità di giocare per colpa tua e delle tue amiche del cazzo, dovevi lasciarlo o queste sarebbero state le conseguenze, non dire poi che non ti avevo avvertito stronzetta. Con amore ma anche no Klaus>
Continuo a guardare scioccata e impaurita il telefono, sento anche da lontano il suo sguardo, infatti Ezra mi sta guardando dall'altra parte del corridoio, distolgo per un secondo lo sguardo ,e incontro quel grandissimo stronzo di Klaus, che se la ride sotto i baffi.
Ezra si accorge che qualcosa non va e cammina verso di me, lo stesso fa Adrian una volta arrivato , ma io sono più veloce di loro e esco di lì.
Corro verso il parco, ignorando le loro urla e i loro richiami.
"Fhayt, fermati, o ti sentirai male!" Mi chiama Ezra.
"Fhayt, ti prego fermati!!" Urla Adrian.
Io riesco a seminarli e entro nel boschetto del parco.
Mi nascondo dietro una piccola pineta e mi accascio per terra.
Mi tengo la testa con le mani , non riesco a respirare, e mi sento le tempie esplodere.
Mi viene in mente quel sogno che una volta avevo fatto.
In cui una persona sotto la pioggia mi dava la sua giacca e mi portava con se al sicuro.
Ho mille flash in questo momento.
................................................
<Oggi cosa ha fatto?>
<Il solito, è tornato ubriaco marcio, non si reggeva in piedi, è subito collassato sul divano>
<Non vi ha urlato contro vero?>
<No ,te l'ho detto si è addormentato subito>
...............................................
<Tranquilla, ti porterò via da qui >
<Me lo prometti?!>
<Sulla mia stessa vita, ti porterò via con me!>
........................................
<Così le nostre iniziali saranno per sempre incise su queste pietre!>
<Non si cancelleranno>
<No, non lo faranno mai sappilo>
...............
Mi alzo di scatto e vado verso la strada, chiamo il primo taxi che vedo e alzo il braccio per chiamarlo, per fortuna si ferma e entro subito.
"Dove la porto signorina!?"
"Non ricordo il nome della strada, ma lei vada sempre dritto, so la strada ma non il nome!"
"Ok, mi dia lei le indicazioni allora!"
"OK, perfetto!"
..................................
Camminiamo per una buona mezz'ora , fino a quando non gli dico:
"Giri a sinistra e siamo arrivati!"
"Ma c'è il cimitero , è sicura signorina?!"
"Si , sicurissima!"
..................................
Cammino per un po' fino a quando non arrivo fino a dove volevo arrivare.
E non appena lo vedo nulla ha più importanza, tutto perde significato e tutto si riduce a questo momento.
Sposto un po' di terra e leggo il suo nome.
Elisabeth Collins.
Nessuna dedica , nemmeno una parola, nulla.
Così apro il mio zaino, e tiro fuori una chiave.
Ci metto un po' ma ne vale veramente la pena.
Elisabeth collins . Madre amata da sempre e per sempre .
Non ha nemmeno una sua foto attaccata alla lapide.
............................
Mi rimetto in piedi e mi guardo in torno .
Senza pensare troppo inizio a camminare, cammino non so per quanto, fino a quando non arrivo in un parco sudicio , mal andato e per mia fortuna deserto.
Butto l'occhio qua e la, fino a quando non trovo una vecchia altalena, con i pali arrugginiti, che non ispira per niente fiducia, ma decido di sedermi lo stesso.
Sento così tanto una sensazione di.....come dire, familiarità?
Mi dondolo per un po' , fino a quando una cosa non attira la mia attenzione.
Una piccola zona in mattoni per terra, con fili di erba verde e muschio che spunta nelle fessure , mi avvicino di più e il mio cuore scoppia per la milionesima volta oggi.
Aaaaaaaaaaaaa
E mi torna in mente il ricordo che mi è apparso prima al parco.
""<Così le nostre iniziali saranno per sempre incise su queste pietre!>
<Non si cancelleranno>
<No, non lo faranno mai sappilo>""
................................
Non ci posso credere, ora ricordo tutto, quella persona che mi ha dato la sua giacca, quella persona che mi ha fatto tutte quelle promesse e detto quelle belle parole, era Ezra, è Ezra , e lui per tutto questo tempo ha taciuto, per l'ennesima volta mi ha mentito.
Ci siamo sempre conosciuti, tutto mi è chiaro, i suoi comportamenti all'inizio, di quando era diffidente, distaccato e mi trattava male, o di quella volta al bar che mi ha detto "RICORDA" , e poi ha fatto finta di nulla, lui...noi ci conoscevamo già.
Ci eravamo promessi di scappare insieme, anche se eravamo troppo piccoli, anche se lui in realtà è più grande di me di due anni.
Furia, rabbia, e soprattutto schifo.
Non sento più nulla, non riesco più a pensare.
Nelle ultime 2 ore il telefono ha continuato a squillare, non so quante volte, così ho deciso di spegnerlo.
Non provo più nulla, mi sento svuotata, tipo che non me ne importa più niente, di niente, della scuola, di me, dei miei compagni, di nessuno e di niente.
Ho bisogno di fermarmi, vorrei che tutto quanto si fermasse.
Le persone, la vita, sanno essere crudeli.
Mi sentivo a terra, e questa sensazione assomiglia al nulla, un profondo , infinito e deserto nulla.
Mi alzo e cammino non sapendo per quanto, ne dove stavo andando.
Fino a quando non mi trovo davanti ad una struttura abbandonata.
Rimango immobile a fissarla e dopo un po' decido di riaccendere il telefono.
Subito mi arriva una chiamata di Jaden.ù
Senza pensare rispondo, e senza che io dica nulla lui dopo un po' parla.
"Dove sei?!"
"A casa mia!" Rispondo con il tono più freddo triste e distaccato che io abbia mai usato o anche solo sentito.
"NO, non è vero non ci sei , dove ti trovi vengo a prenderti!"
"A casa , sono a casa mia.... adesso sono finalmente a casa!" Ripeto più volte e attacco.
Non resisto più e decido di entrare dentro.
Non appena entro dopo 10 anni in quel posto riesco solo a dire una parola, una singola e inaspettata parola.
"Mamma!"
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