6. KLAUS

Avevo accettato l'idea che in questa casa sembrassero tutti degli dèi greci, ma trovarmi davanti il figlio perduto di Adone è davvero troppo.

Klaus Hallander è piuttosto alto, anche se non quanto Liam, e ha un fisico asciutto, così snello e flessuoso che conferisce ai suoi movimenti un'innata eleganza e sinuosità.
Le sue movenze mi ricordano quelle dei grandi felini, agili e leggeri, e i corti capelli biondo miele, con una ciocca che gli ricade sulla fronte, sembrano la criniera di un leone.

Nel suo volto, dai tratti morbidi e scolpiti, sono incastonati gli occhi più belli che io abbia mai visto.
Una rara e straordinaria tonalità di grigio simile ad argento, come il riverbero della luce lunare su una superficie d'acqua, con screziature di un blu intenso e brillante simile al fondale di un oceano.
Nonostante lo sguardo dolce e sereno, lo spettro di un sorrisetto sfrontato, quasi impertinente, aleggia sulle sue labbra.
Una sottile cicatrice bianca gli spezza il sopracciglio destro e scende fino alla parte superiore della guancia, anche se è appena visibile sulla sua carnagione pallida, messa in risalto dal fatto che è interamente vestito di nero.

Per quanto sia innegabile che è attraente, in questo momento ha un aspetto piuttosto malconcio.
La maglia di lana è sgualcita e strappata in alcuni punti, i pantaloni sono incrostati di terra e fango così come le sue scarpe sportive, dalle cui suole spuntano alcuni fili d'erba.

Mi domando dove possa essere stato per conciarsi in quella maniera.
Non ho visto pozzanghere camminando per Sunset Hills, quindi non credo che abbia piovuto di recente...

«Sei in ritardo» dice Alizée con ostilità.

Klaus rimane in silenzio, in piedi davanti alla porta che Carol ha richiuso alle sue spalle.
Tiene le mani infilate nelle tasche con disinvoltura, sostenendo pigramente lo sguardo della madre. Intorno al polso, porta un sottile braccialetto di cuoio piuttosto rovinato.

Non sembra essere affatto preoccupato o turbato per il rimprovero imminente.
In questo, devo ammettere che mi ricorda molto... beh, me.

«Ma sono certa che tu abbia detto a qualcuno dove fossi, come farebbe qualsiasi ragazzo con un minimo di educazione». Alizée si rivolge al resto dei suoi figli. «Allora? Voi lo sapete?»

Le risposte arrivano quasi all'unisono in una cacofonia di voci.

«Sotto la doccia?» suggerisce Kal.

«Fuori» replica Eileen.

E anche Simon. «Con Alaric».

Edric si limita a roteare gli occhi, con l'aria di chi ha appena avuto la conferma di essere circondato da idioti.

A questo punto, non posso certo restare in silenzio.
«Guardandolo, probabilmente a seppellire un cadavere».

Tanto per cambiare, devo aver detto la cosa sbagliata. Infatti, tutti si voltano a fissarmi scandalizzati oppure profondono in risolini nervosi. Eccetto Kal che sfodera uno dei suoi sorrisi maliziosi.

«Tranquilli, stavo scherzando. Lo so che i cadaveri è meglio scioglierli nell'acido».

Alizée mi fulmina con un'occhiataccia, per poi tornare a parlare con Klaus.
«A quanto pare, nessuno sapeva dove saresti andato, quando saresti dovuto essere qui, a cena con noi».

«Beh, non è vero» interviene Kal. «Unendo le risposte otteniamo che Klaus era fuori a fare la doccia con Alaric... dopo aver seppellito un cadavere».

L'angolo delle labbra di Klaus si piega in un sorriso divertito e gli si forma una fossetta sulla guancia.

Alizée lo ignora. «Visto che non sei arrivato in orario, stasera non mangerai».

«Non credo sia una buona idea. Insomma, è già abbastanza magro... se lo metti anche a dieta, scompare» commento ironica.

Klaus fa un gesto vago con il capo verso di me, senza neanche guardarmi.
«E questa hippie chi sarebbe?» chiede.

Per un attimo, rimango colpita dal forte accento inglese che rende la sua voce ancora più suadente e... okay, sexy.

Com'è possibile che nessun altro dei suoi fratelli lo abbia?

Poi mi rendo conto di come mi ha definita.
«Ehi, "hippie" lo dici a tua sorella, biondino!» esclamo indispettita.

«Preferibilmente no» precisa Eileen.

«Lo sapresti se fossi arrivato in orario» taglia corto Alizée. «E adesso siediti».

Klaus aggrotta la fronte, interdetto. «Dato che non ceno, non posso andare a farmi una doccia?»

«No. Tu ti siedi e resti a guardare finché non abbiamo finito» ordina lei gelida. «Non è colpa mia se ti sei ridotto in quello stato pietoso rotolandoti nel fango».

«Ah, ecco cosa facevi! Saltavi nelle pozzanghere con Peppa Pig» afferma Kal.

«Giuro che sei fai un'altra battuta ti rinchiudo in camera fino a Natale» lo minaccia la madre.

«Fino a che mi nutri con la pizza e non mi togli i fumetti, accetto qualsiasi limitazione alla mia libertà personale» annuisce lui.

«Se non sbaglio, ti ho detto di sederti, Klaus».

Con un sospiro irritato, Klaus si abbandona sulla sedia a capotavola, tra me e Kal.

«È dall'alba dei tempi che la cena è alle sette e mezza» sussurra Eileen allibita. «E tu riesci a fare tardi. Sul serio?»

«Ero impegnato» sibila Klaus distrattamente. «Non volevo certo infrangere il coprifuoco della grande dittatrice».

Kal sogghigna e gli avvicina il proprio piatto, permettendogli di prendere una manciata di funghi.
Quando Klaus allunga la mano sul tavolo, vedo un grosso anello di metallo intorno al suo dito. Al centro vi è incastonata una pietra d'onice su cui è incisa una testa di leone piuttosto inquietante, insieme ad una lettera: H.
Immagino stia per Hallander.

«Se tocchi la bistecca, ti uccido però» lo avverte Kal.

«Wow! E dov'è finito l'amore fraterno?» ribatte lui, infilandosi in bocca anche un pezzo di zucchina.

«Finisce dove inizia l'amore per la carne» spiega Kal. «Le melanzane sono tutte tue. Mi fanno schifo».

«A me fa schifo che lui mangi con le mani. Ma sei uscito da una serie tv sui vichinghi, per caso?» domando disgustata.

«Mi dai tu una forchetta, dolcezza?» mi rimbecca Klaus, senza distogliere lo sguardo dalle verdure che sta depredando.

«Certo, e la uso anche per infilzarti in un occhio se mi chiami di nuovo così».

«Tranquilla, non lo farò. Di dolce non hai neanche la...»

Klaus si blocca di colpo e spalanca la bocca mentre il suo sguardo penetrante si posa per la prima volta su di me.
Subito, sul suo viso si dipinge una strana espressione, un misto di orrore e paura.
Il suo respiro accelera e posso vedere la vena pulsante sul suo collo che pompa sangue ad una velocità frenetica.

I suoi occhi grigi e blu si incatenano ai miei color ambra, fissandomi con una tale intensità che, per un attimo, mi sento quasi vulnerabile, esposta. Come se stesse esplorando dentro di me qualcosa che neppure io conosco.
Un libro segreto della mia anima che è rimasto celato perfino a me, ma che lui può leggere, sfogliandone le pagine con un battito di ciglia.

«Non è possibile» sussurra con voce incerta, tremante.

È diventato talmente pallido (ancora più di quanto già sia) che non mi stupirebbe se cadesse a terra stecchito in questo esatto momento.

C'è qualcosa nel suo sguardo, qualcosa di così profondo e così... intimo che non riesco a sopportarlo.

«La smetti di guardarmi come se fossi una pizza all'ananas?» sbotto scocciata.

Ma Klaus non mi ascolta, anzi forse non mi sente neanche.
«I tuoi occhi sono... gialli» ansima, sempre più agitato.

«Io preferisco definirli dorati» rispondo, facendo spallucce.

Sento qualcosa strusciarmi il ginocchio, sotto al tavolo, e Klaus sobbalza con una smorfia di dolore.

«Smettila, Klaus» soggiunge Eileen. Non è difficile intuire che gli abbia dato un calcio. «Sembri uno stalker».

«I tuoi capelli sono tinti, vero?» mi domanda lui imperterrito.

Inizia a muoversi irrequieto sulla sedia e la sua mano sinistra stringe convulsamente la tovaglia, le dita unte d'olio che stropicciano il tessuto, macchiandolo.

«Il tuo secondo nome deve essere Sherlock. Oppure conosci qualcuno che sia blu naturale?» replico con sempre meno convinzione.

La situazione comincia ad essere davvero troppo strana perfino per me.

«Di che colore sarebbero?» chiede, facendosi improvvisamente serio.

«Verde broccolo» lo canzono. «Ma che ti importa?»

«Come ti chiami?»

«Ma cosa...» obietto confusa.

«Dimmelo!» insiste con fermezza.

Eileen allunga la gamba oltre di me e gli sferra un altro calcio.

«E tu vuoi smettere di colpirmi?» borbotta Klaus arrabbiato, massaggiandosi il polpaccio.

«Non te la prendere, fratellone. È solo una nuova simpatica abitudine che la nostra sorellina ha sviluppato» commenta Kal.

Per tutta risposta, Eileen rifila un calcio anche a lui. «Sono più grande di te, fratellino».

«Allora?» mi incalza Klaus. «Il tuo nome?»

«Keeley Storm» sospiro esasperata. «Sei contento?»

Ma questo sembra renderlo ancora più confuso.
«Non ti conosco» mormora, più a sé stesso che a me.

«Buonasera, fiorellino. Forse perché sono appena arrivata?»

Questo ragazzo deve avere battuto la testa.
Non c'è altra spiegazione.

«Qualunque cosa tu stia pensando di fare, Klaus... non farla» sibila Eileen in tono ammonitorio.

Klaus la ignora e scatta in piedi, facendo raschiare le gambe della sedia sul pavimento con uno stridio.

«A quale gioco stai giocando, Alizée?» tuona a voce alta, scoccando alla donna uno sguardo furioso.

Nonostante lo stupore, non posso fare a meno di notare che l'ha chiamata per nome, invece che mamma.

Tutti i presenti si voltano a fissarlo. Simon ha l'aria di chi vorrebbe solo evaporare. Eileen sta chiaramente trattenendo i suoi istinti omicidi. A Kal mancano solo i popcorn per godersi meglio la scena.
Ed Edric è vagamente incuriosito, ma continua comunque a mangiare come se quella fosse la cena più normale del mondo.

Liam è il primo ad infrangere il silenzio teso che si è creato.
«Prima di tutto, Klaus, calmati» dice pacato. «Ricorda che stai parlando con nostra madre».

«No, non mi calmo» ribatte furibondo, le mani serrate lungo i fianchi. «Non finché non mi spiega perché lo ha fatto».

«Non so di cosa stai parlando» replica Alizée infastidita.

«PARLO DI LEI» grida Klaus, indicandomi con tale foga da farmi trasalire per lo spavento.
Il leone nero del suo anello manda un bagliore freddo che lo fa sembrare quasi vivo, scintillando minaccioso alla luce del lampadario.

Lei? O meglio, io?
Cosa c'entro io adesso?

Rimango così esterrefatta che la bocca mi si spalanca a formare una O perfetta, restando imbambolata come un'idiota.

Automaticamente, l'attenzione di tutti si sposta su di me e vengo assalita da un senso di imbarazzo.

Non mi dispiace ritrovarmi alle luci della ribalta, ma preferirei non venire accusata di essere la causa di un litigio tra madre e figlio.

Sopratutto quando, per una volta, non ho fatto assolutamente niente.

Il labbro di Alizée si arriccia nel solito modo sgradevole, come succede ogni volta che qualcosa la irrita.
«Prova ad alzare di nuovo il tono con me, ragazzo, e ti rispedisco nel luogo da cui vieni all'istante».

Un tremito improvviso scuote il corpo di Klaus e giurerei di aver visto un lampo di paura balenare fugace nei suoi occhi, affogando per un istante la sua rabbia.

«Sono sicuro che non voleva essere irrispettoso. Vero, fratello?» lo rimprovera Liam accigliato.

Lui gli rivolge un'occhiata velenosa.
«Sai anche tu che ho ragione, fratello. Sai che l'ha portata qui solo per...» cerca la parola giusta e poi la sputa fuori con risentimento. «... per provocarmi».

A quelle parole, rizzo le orecchie come farebbe un segugio che fiuta la sua preda.
Cosa significa che Alizée mi ha adottata per provocare lui?
Non ha alcun senso... neanche ci conosciamo!

«Schiocchezze». Per la prima volta, la voce fredda e sicura di Alizée tradisce una nota di incertezza. «Avevo le mie ragioni per prendere la ragazza con me. E tu non sei una di queste».

Klaus stringe le palpebre e posso percepire ondate di rabbia scaturire dal suo corpo. Sembra reprimere a stento l'impulso di sferrare un pugno sul tavolo.

«E ora vai subito in camera tua» ordina Alizée. «Più tardi parleremo della tua punizione per questa sceneggiata senza senso».

«Non finisce qui, Alizée» ringhia Klaus.
Poi spalanca bruscamente la porta della sala e se ne va, lasciando orme di terra al suo passaggio.

«Non ho capito niente» mormora Kal emozionato. «Ma è stato epico».

Anche se fingono di niente, mi accorgo che ancora mi stanno quasi tutti sbirciando con la coda dell'occhio, come in attesa di una mia reazione.

«Ma...» dico perplessa. «Cosa diavolo è appena successo?»

Nessuno mi risponde, eppure dalle facce confuse che mi circondano deduco che non sono l'unica ad avere questo dubbio.

È solo una mia impressione o in questa casa mi capitano solo cose assurde?
E sono qui da neanche una sera!

«Gli parlerò io» dice Liam alla madre con fare un po' preoccupato. «Non succederà mai più una cosa del genere. Te lo assicuro».

«Ti conviene imparare a tenerlo a bada» sibila lei minacciosa. «Nonostante quello che è successo, gli ho consentito di restare perché tu hai promesso che si sarebbe comportato bene. Ma se farà un altro passo falso, non esiterò a cacciarlo via».

Alizée si alza e, sfiorando di nuovo l'aquila d'argento sul suo petto, lo sguardo perso nel vuoto, aggiunge in un tono stranamente apatico: «Sarà anche vostro fratello, ma non è mio figlio».

Poi lascia la sala, accompagnata dal lugubre ticchettio dei tacchi che riecheggia nell'aria immobile.

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