10. LA NONNA CON IL FUCILE

Il nuovo arrivato deve avere intorno ai diciassette anni, anche se il suo fisico muscoloso e massiccio lo fa apparire più grande.
La carnagione olivastra, gli occhi leggermente a mandorla e i tratti somatici del viso rivelano la sua natura almeno in parte asiatica.
I capelli color pece, pettinati all'indietro, sono rasati ai lati e cosparsi di una quantità indecente di gel.

«Ciao Ric!» lo accoglie Kal, agitando una mano con entusiasmo.

Con nonchalance, il ragazzo trascina una poltroncina vicino al buffet e ci si affloscia sopra.

«Spiacente, ma non saluto chi insulta il pistacchio». Poi i suoi occhi esplorano il corpo di Kal, soffermandosi sugli addominali scolpiti. «Ti perdono solo perché mi piace molto quello che vedo».

«Vorrei essere gay solo per amarti» sospira Kal orgoglioso.

Simon si muove inquieto sulla sedia, fissando il ragazzo con sguardo incerto.
Ma è Eileen a dare voce alle sue preoccupazioni. «Se nostra madre scopre che sei qui, ti scuoierà vivo».

All'inizio non capisco, ma poi mi ricordo di quando a cena avevano parlato di un certo amico di Klaus che Alizée non sopportava.

Se non sbaglio, mi pare si chiamasse Alaric.
Ric... non è difficile collegare i pezzi.

Alaric si getta un pasticcino al pistacchio in bocca, scrollando le spalle con noncuranza.
«Sono certo di piacerle, in realtà. L'odio nasconde spesso un profondo affetto».

«Allora segretamente Alizée deve amarmi moltissimo».

Per ragioni ignote, quella voce così odiosamente suadente e vellutata mi provoca un fremito lungo la spina dorsale.
Scommetto che è tutta colpa del suo maledetto accento inglese!

Senza neanche guardarmi, Klaus mi supera e raggiunge il buffet.
È di nuovo vestito di scuro. Infatti, porta una camicia blu notte che gli ricade sul fisico snello e dei pantaloni neri. La cicatrice sull'occhio risplende come una lama bianca alla luce del sole.

Mio malgrado, non rimango del tutto indifferente alla vista del suo petto, bianco e liscio, che sporge dal colletto aperto.

Eileen gli rivolge subito un sorriso, a cui lui risponde con un occhiolino.

«Eccoti, mio amico adorato!» grida Alaric, balzando in piedi con le braccia allargate.

Klaus si ritrae all'istante, sfuggendo alla sua presa, e gli scocca un'occhiata di rimprovero.

«Prima o poi, ti farai abbracciare da me» annuisce convinto.

«Impossibile. Io sono l'unica a cui lo permette» si vanta Eileen.

Klaus divora una manciata di meringhe e poi prende una fetta di crostata alla Nutella.
«Solo perché sei la mia sorellina» ammicca in tono affettuoso.

«A tal proposito». Alaric aggrotta la fronte, indicandomi. «Sono abbastanza sicuro che fino a ieri tu avessi solo una sorella».

«Sono frutto di un'immacolata concezione» affermo.

«Lei non è mia sorella, grazie al cielo» obietta Klaus, evitando con insistenza il mio sguardo.

Gonfio il petto, punta sul vivo. Detesto quando si parla di me come se non ci fossi.
«La tua non-sorella ti sente» faccio notare indispettita.

Ma sembra che Klaus non mi abbia neanche sentita.
Un atteggiamento che, per qualche motivo, mi infastidisce più di quanto mi aspettassi.

«Io sono Alaric Hunter». Si esibisce in un inchino teatrale che fa roteare gli occhi a Klaus. «Piacere di conoscerti, ragazza affascinante con la felpa al contrario».

Ancora una volta, vengo travolta dalla sensazione che ci sia qualcosa di strano in lui, ma più mi sforzo di afferrare quel pensiero e più mi sfugge.
È come cercare di incastrare due tessere di un puzzle nel posto sbagliato o di catturare il fumo con le mani. 

«Cambierai presto idea» replico, fissandolo con diffidenza. «Tu hai qualcosa che non va, ragazzo gelloso...»

«Pensiamo tutti la stessa cosa di te» bofonchia Klaus.

È il mio turno di ignorarlo.

«Davvero?» replica Alaric perplesso. «In senso positivo o...»

«Devo ancora capirlo. Per caso, scippi la borsa alle vecchiette?»

«No, ma una volta stavo per rubare un cane dalla borsa di una vecchietta. Perché?»

«Lascia stare. È strana» taglia corto Klaus.
La sua voce sprezzante, quasi acida, mi lascia interdetta.

Ma cosa diavolo gli prende?
È arrabbiato con me perché ho violato la sua privacy, entrando nella sua camera e sbirciando il suo diario?
No, forse è per il cuscino che gli ho tirato in faccia...

Non che mi importi di lui, ovviamente, ma nessuno può ignorarmi e pensare di sopravvivere.

«E tu violenti le galline» lo rimbecco.

«Cosa?» chiedono Alaric, Kal ed Eileen in coro.

Simon, invece, si limita a guardarsi le scarpe con l'aria di chi si chiede cosa abbia fatto di male per meritarsi questo.

«Ric, ti ricordi di quando abbiamo parlato del fatto che non puoi venire a casa mia?» domanda Klaus.

Sbaglio, o ha di nuovo finto che io non abbia parlato?
Ora sì che avrei una gran voglia di prenderlo a calci.

«Certo, amico».

«E quale parte non ti è chiara?»

Alaric fa un mezzo sorriso. «Sono qui, perciò probabilmente il "non"».

«Beh, stai attento a non farti vedere. Klaus è già abbastanza nei guai, anche senza che la mamma ti becchi qui» sottolinea Eileen.

«Perché? Cosa ha combinato?» ridacchia Alaric.

«Dovresti saperlo... eravate insieme ieri sera, no?» ribatte Eileen sospettosa.

«Intende quando siamo andati ad allenarci al parco» spiega Klaus in tono ambiguo. «Abbiamo fatto tardi e non sono tornato in tempo per la cena. Ricordi

Lui e Alaric si scambiano un brevissimo sguardo, poi quest'ultimo esclama: «Ma certo! Come dimenticarlo!»

«Secondo me, vieni solo per scroccarci la colazione» suggerisce Simon, guardandolo divorare una ciambella.

«Per questo. E per vedere la mia anima gemella» precisa Alaric. «Allora, dov'è il vostro fratello più attraente?»

«Qui hai l'imbarazzo della scelta» commento.

«Ehi, brutto traditore» grida Kal offeso.

«Scusa, anche tu sei carino. Ma non hai i suoi occhioni azzurri» replica Alaric sognante.

A questo punto, capisco che sta parlando di...

«Edric!» Il volto di Alaric si illumina, gli occhi perlacei che scintillano, e le sue labbra si tirano in un enorme sorriso smagliante. «Buongiorno, amore mio».

Edric sbuca dal corridoio e, appena vede Alaric, la sua espressione cupa viene sostituita da una smorfia di pura agonia.

«Oh no. Ma questo è un incubo» geme inorridito.

Alaric gli porge un piatto con una brioche, fissandolo speranzoso. «Alla nocciola. La tua preferita».

«Mi hai fatto passare la fame» sibila sprezzante, senza prenderlo.

Anche se sta ancora sorridendo, Alaric sembra un po' deluso.

«È l'effetto dell'amore» lo canzona Kal.

Edric, che si sta versando il latte caldo in una tazza, gli scocca un'occhiataccia.
«Chiudi la bocca». Poi si accorge che Klaus sta sogghignando, e aggiunge: «Anche tu».

«Infatti. Lasciate in pace il mio cucciolo» interviene Alaric premuroso.

Edric si volta furioso verso di lui. «Non serve che tu mi...» Si blocca e corruga la fronte. «Aspetta, come mi hai chiamato?»

«Cucciolo».

Sia Klaus che Kal esplodono in una risata incontrollabile, a cui non posso che unirmi. Eileen, invece, si limita ad assistere con uno sguardo enigmatico... quasi triste.

«Non sono un cane» ringhia Edric, arrossendo leggermente.

«In verità, voleva essere una cosa dolce».

Lui scuote la testa, spazientito. «Basta, faccio colazione in camera».

Con uno scatto, Alaric si posiziona davanti alla porta, tagliandogli la strada così velocemente che per poco non gli finisce addosso.

«So che ti piaccio in fondo, Edric» gli dice in tono provocante.

«Già, in fondo come il centro della terra».

Alaric porta il viso a pochi centimetri dal suo e sussurra: «Fai il duro ma scommetto che, sotto sotto, sei un gran tenerone».

Questa volta, Edric esita a rispondere e inizia a dardeggiare gli occhi in tutte le direzioni, come se cercasse disperatamente una via di fuga.

«Spostati» ordina freddamente, ma ogni traccia della fermezza di prima è sparita. «Se non vuoi sentire quanto sia tenero un pugno in faccia».

«Spostami tu».

Edric non tenta nemmeno, anzi resta immobile come paralizzato.
Comunque, non ci riuscirebbe neanche volendo, dato che Alaric è grosso quasi il doppio di lui.

«Spostati» ripete. Ora la sua voce è più insicura. «Per favore».

Il ragazzo emette un sospiro rassegnato e si scansa. «Ti aspetterò per tutto il tempo che ti servirà, Edric Hallander».

A quelle parole, lui quasi rovescia la tazza di latte che ha in mano. Poi si allontana in tutta fretta, borbottando un sommesso: «Stammi alla larga».

«È palesemente cotto di me» sentenzia Alaric, dopo che Edric è sparito dietro l'angolo.

«Don Giovanni, ti rendi conto che non sei proprio il suo tipo?» osserva Klaus divertito.

«So che è etero, ma lasciami sognare».

«La mamma ha detto che devi smettere di tormentarlo» commenta Simon, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

«Io non lo tormento» si difende Alaric. «Ci sto solo provando spudoratamente con lui».

«Lo vuoi conquistare prendendolo per sfinimento? Ottima strategia» replico soddisfatta.

Lui dà un morso alla brioche alla nocciola. «Tu mi stai simpatica, ragazza».

«Mi chiamo Keeley, e comunque è ovvio. Io sto simpatica a tutti».

Klaus fa un verso roco con la gola. «Se ne sei convinta» borbotta sottovoce, tenendo gli occhi fissi sulla sua crostata.

«La prossima volta ti lancio un vaso, non un cuscino» lo minaccio irritata.

«Non sapevo che avessimo ospiti».

Il suono di una voce profonda ci fa girare di scatto e vediamo Liam sulla soglia. È vestito di tutto punto con un elegante completo nero, senza neanche una piega, la cravatta dritta e i capelli pettinati in maniera impeccabile.

«Io non sono un ospite, caro William. Sono il tuo futuro cognato» lo corregge Alaric amabilmente.

«Ti consiglio di usare questa scusa anche con Alizée» suggerisco.

Per poco, Kal non si strozza con il succo di frutta a causa delle risate.

«Aspetterò con ansia l'invito per il matrimonio. Ma, fino a quel momento, sei pregato di non venire qui senza preavviso» lo ammonisce Liam, abbozzando un sorriso cortese. «Nostra madre non gradisce la presenza di coloro che non sono della famiglia o del personale».

«E, soprattutto, ha paura che io porti uno dei suoi figli sulla strada della perdizione, grazie al mio fascino» aggiunge Alaric con appena una punta di ostilità.

«Smettila di rompere, Liam. Tanto Ric se ne stava andando» taglia corto Klaus.

Alaric arcua un sopracciglio. «Davvero?»

«».

Klaus gli strappa il piatto con la brioche morsicata, lo afferra per un lembo del giubbotti e inizia a sospingerlo verso l'uscita che dà sul giardino.
Data la notevole differenza di stazza, non credo che sarebbe riuscito a smuoverlo con la forza, se Alaric non glielo avesse permesso.

«Ti ricordo che sono l'unico amico che ti rimane, Klaus. Dovresti trattarmi meglio» brontola lui imbronciato, lasciandosi trascinare fuori.

«Quanto sono fortunato».

Prima di varcare la porta, Alaric si volta e ci saluta, chinando il capo e mimando il gesto di togliersi un cappello invisibile.
«Ci vediamo, piccoli Hallander» dice allegro. «Date un bacio al mio cucciolo da parte mia».

«Ma smettila, idiota» lo riprende Klaus, mollandolo.

Si allontanano di qualche metro, arrivando fino ai piedi della quercia, e cominciano a discutere.
Klaus, con addosso solo una camicia, trema sotto le sferzate del vento che gli scompiglia i capelli (quelli di Alaric sembrano incollati per il troppo gel) e che ruba loro le voci, costringendoli quasi ad urlare.

Li osservo dalla grande parete di vetro, cercando di capire qualcosa, ma sono troppo lontani.
Mi accerto che gli altri non mi stiano guardando, ma sono tutti distratti. Liam sta rimproverando Kal per non essersi ancora vestito mentre Eileen è impegnata a raccontare di una sua avventura al centro commerciale a Simon, che la ascolta annoiato.

Dunque mi alzo e mi accosto il più possibile alla porta, ancora spalancata.
Scossa da brividi di freddo, rizzo le orecchie e riesco a cogliere alcuni frammenti del loro dialogo.

«... come scusa» sta dicendo Alaric, stranamente serio.
Aggiunge anche altro, ma le sue parole si perdono tra gli ululati del vento.

Perché mi sembra che ci sia qualcosa di... di sbagliato in questo ragazzo?
Cosa diamine non riesco a collegare come dovrei nella mia mente?

«Non sono affari tuoi» ribatte Klaus scontroso.

«Oh sì, invece! Sono stanco di coprirti con i tuoi fratelli!»

Klaus lo fulmina con uno sguardo gelido che mi ricorda terribilmente quello di Alizée.
«Cosa c'è, hai paura di finire nei guai?»

«No, ho paura che tu ci finisca ancora di più se continui a...»

Non sento il resto che qualcuno mormora al mio orecchio: «Origliare è peccato, Keeley».

Sobbalzo, rilassandomi quando scopro che è solo Liam, che si è avvicinato furtivo a me.
Sebbene io non sia bassa, anzi la mia altezza è nella media, in confronto ai suoi due metri mi sento una formica.

«Anche provocare un infarto è peccato» replico stizzita. «È la seconda volta oggi che un Hallander lo fa».

«Chiedo venia, mademoiselle».

Mademoiselle?

«E comunque cos'è, l'hai letto nella Bibbia?»

«No. È solo una cosa che dice spesso nostra nonna» spiega Liam pacato.

«È una suora?»

«Proprio no» ridacchia Simon. «Ma è molto credente... a modo suo, almeno».

«Già, non credo che Dio approverebbe molte delle sue scelte di vita» obietta Eileen divertita.

«Immagina la tipica nonnina che ti offre la cioccolata calda» mi dice Kal. «E sostituisci la cioccolata con dell'ottimo whisky. Ecco, questa è lei».

«E non dimenticare quando apre la porta con il fucile in mano» aggiunge Eileen.

«Fucile e whisky? State parlando della nonna?» chiede Klaus beffardo, tornando dentro la sala con i capelli arruffati. «Non è così pericolosa... fino a che nessuno le dà una mazza da baseball».

Quando mi passa accanto senza nemmeno notarmi, devo trattenermi dal fargli lo sgambetto.

«Non ricordarmelo! Di notte, ho ancora gli incubi. Mi ha quasi azzoppato con quella maledetta mazza!» esclama Kal tetro.

«Kaleb, ti ho già detto che devi andare a cambiarti» lo ammonisce Liam.

«Va bene, Grillo Parlante, ho capito» sbuffa lui. «Eileen, posso mettere il tuo ombretto azzurro?»

«No. Usa i tuoi trucchi, non i miei».

«Non posso. La mamma me li ha sequestrati quasi tutti». Kal le rivolge uno sguardo implorante con tanto di labbruccio sporgente. «Per favore, sorellona. Non essere cattiva».

«E va bene, piccolo rompiscatole» cede Eileen.

«Vi ricordo che sono le sette e tre quarti» ci avverte Liam. «Alle otto dobbiamo essere in biblioteca per l'inizio della sessione».

«Biblioteca? Sessione?» intervengo preoccupata. «Di che parlate?»

«Nostra madre è convinta che la domenica, non essendoci la scuola, dobbiamo "coltivare la nostra conoscenza" in un altro modo» risponde Eileen con un tono lugubre che non mi rassicura affatto.

Non ho capito niente, ma nella mia esperienza una frase che contiene le parole "scuola" e "domenica" insieme non può portare nulla di buono.

«Coltivare la nostra conoscenza?» ripeto confusa. «Ci diamo alla botanica?»

«No, ficcanaso» dice Klaus, guardandomi finalmente negli occhi con fare di sfida. «È una sessione di studio, non di botanica. Ti consiglio di metterti comoda perché passeremo il resto della mattina a studiare».

Okay, se prima credevo di essere all'inferno... ora ne ho l'assoluta certezza.

Angolo Jedi

Ciao, padawan!
So che questo capitolo sembra di passaggio, ma sono state dette alcune cose che saranno utili per la trama.

Inoltre, vi anticipo già che nel prossimo capitolo ci saranno delle piccole informazioni sul passato di Klaus, finalmente.

Cosa ne pensate di Alaric? Secondo voi, perché fa questo strano effetto a Keeley?
E cosa credete stia combinando Klaus?

Sono curiosa di conoscere le vostre teorie :-)

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