Rimedio
Hope Stevens era stesa sul letto enorme del suo uomo, un dolore lancinante alla testa le impediva di parlare.
Robert era seduto di fianco a lei e stringeva la sua mano che se da essa dipendesse la sua stessa vita.
La donna, che aveva un particolare talento per scoprire che le persone che ha davanti stanno nascondendo qualcosa, provava sospetto proprio verso di lui.
Le voci dentro la sua testa si accavallavano e non riusciva a trarne un discorso di senso compiuto.
Il suo sguardo si fermò sul sorriso di Robert.
"Perché sorridi?"
Una fitta la trafisse facendola gemere di dolore dopo aver sussurrato quelle parole.
La luce allarmata e sospettosa non la smetteva di scrutare il viso dell'attore. Quel sorriso era glaciale e questo Hope non riusciva a capirlo...perché sorridere in quel modo?
"Chi sei tu?"
Altro dolore alla testa.
"Io non sono mai esistito."
Le voci iniziavano a farsi più prepotenti, strinse la mano di Robert. Invece di sentire la pelle calda e morbida sotto le sue dita sentì il vuoto, lui era sparito, la camera era sparita e si trovava in uno spazio buio.
Stava delirando.
"Cosa significa tutto questo?"
Gridò.
Voci, passi, qualcuno le toccò una spalla ma non c'era nessuno con lei.
Si guardava intorno spaventata, gli occhi che non si fermavano mai.
Paura e tristezza.
Si accasciò a terra, era come se una mina fosse esplosa nella sua mente.
Le voci cessarono, sentì qualcosa di morbido sotto il suo corpo e l'aria fresca che la circondava.
Attraverso le palpebre chiuse scorse un cambiamento di luce.
Non appena aprì gli occhi si ritrovò nella sua solita stanza dell'ospedale dove mille cose erano successe.
Si sentiva vuota dentro.
Dov'era Robert? Che cosa stava succedendo?
Scese dal letto col corpo che andava in fiamme.
Sentiva il terreno sfuggire sotto i suoi piedi, cadendo nel vuoto di una sensazione mai provata.
Un dottore entrò in camera e la costrinse a sedersi sul letto.
Era un fascio di confusione la ragazza.
"Sei stata vittima di un incidente aereo Hope."
Un vuoto aprì il suo cuore. Tutto quello che era successo, Robert, tutte le pazzie, i baci e le carezze, tutto finto.
La voglia di tornare a quei momenti la faceva piangere come mai in vita sua.
Era tutto così bello, così troppo bello.
"Sei stata in coma per mesi."
Non parlava, non riusciva. Tutte quelle emozioni, rinascere dalle proprie ceneri grazie al suo idolo, tutto irreale.
Niente di tutto ciò è mai esistito.
Si stese sul letto con gli occhi spalancati. Tutti i momenti si presentavano alla sua mente così irreali, non come prima.
Vuol dire che è rimasta la Hope timida e schiva.
Vuol dire che non ha mai incontrato Robert.
Vuol dire che la sua Polaroid è andata distrutta nell'incidente aereo per andare a Los Angeles.
Vuol dire che ora si trovava nello stesso paese del suo idolo, senza che lui sappia della sua esistenza.
Lui non saprà mai i momenti trascorsi con lei: i baci, le carezze, i sospiri e gli sguardi.
Si trovava appesa alla parete della realtà, tutte le sue forze impiegate per non cadere nel burrone della finzione.
La sua mente aveva creato tutto quello.
Era andata a Los Angeles non solo per lavoro, anche per sperare di incontrare Robert.
Quel pensiero l'aveva accompagnata fino allo schianto dell'aereo, la mente aveva costruito tutto quello basandosi sul suo ultimo pensiero.
Cosa poteva fare? Amava ancora di più Robert, lui non sapeva neanche che lei era quasi morta.
Le mani coprirono automaticamente il suo viso, come se il cervello la volesse consolare e scusarsi per averle giocato quel brutto e sadico scherzo.
Susan era viva allora, lui stava con lei.
Tutto quello perso, non riusciva a respirare talmente il dolore corrodeva il suo cuore la stava facendo disperare.
L'anima era dannata, stracciata.
Se esiste il diavolo, allora è la sua mente.
Trovò conforto nel cuscino che stava abbracciando per calmare i singhiozzi che strappavano il suo petto dal movimento lento e calmo che normalmente bisogna avere.
L'autografo, la foto con lui, tutto quello che aveva fatto con lui era stato distrutto dal suo risveglio.
Almeno poteva tentare di riprendere quel sogno.
"Adesso sta venendo un VIP a fare visita ai bambini malati che stanno qua."
Spiegò cauto il dottore che l'aveva lasciata sola contro la sua incertezza.
"Chi è?"
"Robert Downey Jr."
La sua felicità venne uccisa dalla consapevolezza che non poteva baciare le sue labbra divine, poteva solo sorridergli reprimendo tutti i ricordi con lui.
"Dobbiamo trovare un rimedio per farti riprendere."
Lo sguardo malinconico della ragazza si fermò su un uomo con due occhi enormi, scuri e magnetici che, fuori dalla sua porta aperta, stava giocando con dei bambini.
Sospirò.
"Lui è il mio rimedio."
*eh già, siamo arrivati al capolinea signori. È stato un piacere scrivere questa storia strana.
Ringrazio tutti quelli che hanno votato e anche quelli che hanno solo dato un'occhiata ai capitoli.
Con rammarico, sono costretta a dirlo per l'ultima volta: Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Alla prossima storia.
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