Il caso
Il sole stava risvegliando Los Angeles, compresa anche una ragazza che era già pronta per uscire e salutare il mondo.
Hope si era svegliata davvero presto quella mattina e stava andando sul suo skateboard per le strade di Venice.
Quel giorno, il cielo era davvero nuvoloso e il sole si intravedeva dalle nuvole.
Mentre sfrecciava a tutta velocità, vide un bambino ai lati della strada che piangeva, indicando un pallone da calcio incastrato tra i rami di un albero abbastanza alto.
Per quanto fosse timida, Hope era stata una bimba coraggiosa e amante del pericolo in passato, e quel coraggio non l'aveva mai lasciata. Si avvicinò al bimbo che doveva avere 4/5 anni e gli disse di non preoccuparsi, prendeva lei il pallone.
Fece dei passi indietro per prendere la rincorsa, chiuse gli occhi, pregando che anni di ginnastica artistica l'avrebbero aiutata e iniziò a correre verso il tronco.
Appoggiò il piede sul fusto e si diede una spinta, raggiungendo il primo ramo.
Si accorse che quel ramo si stava per spezzare e saltò verso uno più robusto, tenendosi con le mani per poi sedersi a cavalcioni sopra di esso.
Guardò in alto, il pallone era alla sua destra ma era su un ramo posto abbastanza in alto.
Se si dava la giusta spinta sarebbe riuscita a fare un salto, aggrapparsi con le mani, prendere il pallone e tornare giù.
Decise di seguire il suo istinto.
Saltò verso il ramo, rimanendo attaccata per le mani.
La superficie ruvida del ramo le stava scorticando le mani, ma era abituata a quello.
Fece leva con le braccia e si appoggiò con i gomiti sul legno ruvido.
Allungò un braccio e fece cadere di sotto il pallone, vedendo il bambino recuperarlo tutto felice.
Il problema era scendere.
Non sentiva il terreno sotto i piedi e le braccia stavano per cedere.
Si lasciò cadere su di un ramo sottostante, sentendo la schiena protestare per quella botta.
Afferrò un ramo più basso e non appena lo prese fece un salto per ritrovarsi a terra, era atterrata in piedi per fortuna.
Si stiracchiò, tenendosi la schiena che faceva male.
Erano passati anni dalla sua ultima impresa coraggiosa, iniziava a perdere colpi.
Sentì qualcosa tirare la sua felpa e abbassò lo sguardo, vedendo il bambino che voleva un abbraccio.
Si sedette sui talloni e aprì le braccia, sentendo le braccia piccoline del bimbo stringere le sue spalle.
Dopo aver ricambiato, lo staccò delicatamente da lei e si alzò, prendendo sottobraccio il suo skate.
Fece per andarsene, quando si accorse che il bimbo si guardava intorno, cercando qualcuno.
"Dove sono i tuoi genitori?"
"Papà mi ha portato qua, io mi sono allontanato e ora non lo trovo."
"Vuoi che ti aiuti a cercarlo?"
Il bimbo sorrise innocente e si lasciò prendere per mano da Hope, che non stava credendo di essere riuscita a superare la timidezza.
Mentre camminavano, ognuno con lo sguardo altrove, il bimbo parlò.
"Mi chiamo Exton."
Hope spalancò gli occhi, il figlio del suo attore preferito si chiamava così, per un attimo pensò che il padre che stavano cercando fosse lui. Potevano esserci un sacco di persone che si chiamano Exton nel mondo no? Era impossibile che fosse il figlio di lui, lasciato solo, o meglio, Exton era fuggito quindi anche il padre lo stava cercando.
"Io sono Hope."
"Ti posso chiamare la ragazza degli alberi?"
Con quanta innocenza il bimbo stava parlando? Era davvero adorabile.
"Sì che puoi."
"Evviva! Adesso la ragazza degli alberi è mia amica!"
Hope rise, quel bimbo era davvero divertente. È vero che lei non sa molto sui bambini, ma Exton aveva una simpatia simile a quella di lui. Continuò a dirsi che non poteva essere che la persona che stavano cercando fosse lui.
"Eccolo là il mio papà!"
Seguì con lo sguardo il punto che il dito paffuto di Exton stava indicando, rimanendo di sasso.
A quanto pare, lui era il figlio di Robert Downey Jr. La sorpresa e la felicità non la facevano muovere, solo quando Exton si mise a tirarla per la felpa, si incamminò con lui verso l'attore.
Robert si stava guardando intorno, dandogli la schiena.
Hope cercava di tenere a bada le sue emozioni, cercando di essere il più formale possibile.
Doveva darle del lei o del tu? È comunque una persona che non conosci (almeno, fisicamente).
Decise di fare come credeva fosse giusto rivolgersi ad un uomo qualunque.
"Sta cercando qualcuno?"
Hope fece la voce più fredda e controllata che conosceva.
I battiti del suo cuore aumentarono, quando l'uomo si girò verso di lei.
Gli occhi marroni di Robert guardarono quelli della ragazza per poi posarsi su Exton.
Vide una luce attraversare le iridi scure del suo attore e un sorriso da far svenire.
"Eccolo qua il mio campione!"
Il bimbo corse verso suo padre e lo abbracciò, lasciando cadere la palla che teneva stretta fra le manine.
"Papà lei è la ragazza degli alberi, si è arrampicata su un albero come se fosse Tarzan! Dovevi vederla, ha preso il mio pallone ed è saltata giù, atterrando in piedi!"
Hope si ripeteva nella mente: "non essere timida, non essere timida, non essere timida."
Robert si avvicinò a lei, sorridendole in modo gentile.
Hope ricambiò e sentì due braccine che le stringevano le gambe in una sorta di abbraccio.
"Grazie mille."
Sussurrò Exton, che si staccò dalle sue gambe per poi guardare prima Robert e poi Hope.
"Grazie per avermi riportato questa piccola peste e grazie soprattutto per averlo sopportato!"
Hope rispose un "è stato divertente accompagnarlo" per poi notare che il bimbo stava per parlare.
"Allora, dai un abbraccio a Hope o no?"
Robert si imbarazzò leggermente e ubbidì a suo figlio.
"Hai ragione, tu le hai dato un mini-abbraccio e adesso io le do un mega-abbraccio!"
Hope sentì due braccia muscolose avvolgere la sua schiena e stringerla in un abbraccio.
Non capì più nulla quando sentì il profumo di Robert avvolgerla.
Circondò la sua schiena e non poté non notare il fatto che, non appena Downey aveva sentito le sue braccia toccarlo, strinse ancora di più la ragazza.
Era sera, Hope stava parlando via Skype con Alessio della giornata.
"Allora, qua sta succedendo qualcosa di strano: ho incontrato un bimbo che aveva la palla incastrata su un albero, ho preso la palla e l'ho aiutato a trovare suo padre. Mentre camminavamo mi ha detto che si chiamava Exton, e già lì, qualche sospetto è nato. Mi ferma e mi indica una persona, Robert Downey Jr per essere precisi.
Consegno il figlio al padre e lui mi ringrazia, abbracciandomi e offrendomi un caffè. Mi ha autografato la Polaroid e mi ha obbligata a farci un selfie con quella perché non ne vedeva una da anni. Ho appeso l'istantanea in camera e ho scritto sotto "giornata più bella della mia vita". Ti rendi conto di quello che sta accadendo?"
Alessio stava saltando dalla gioia praticamente.
"Hope! Ma questa sì che è fortuna! Hai un autografo del tuo idolo e una foto con lui, in più hai la possibilità di cantare davanti ad un pubblico dove sicuramente ci sarà anche lui, questa è la vita che ti sta offrendo un sacco di possibilità!"
Come sempre, il ragazzo vedeva solo la faccia di una medaglia di quello che accadeva.
"Ale, ho paura che questa fortuna finisca presto, lo sai che odio rimpiangere le cose quando faccio una scelta."
"Ma è questo che non capisci! Rifiuta la possibilità e te ne pentirai! Lasciati andare per una volta!"
Doveva davvero provarci?
"Sai che ti dico, adesso chiamo Gwyneth e le dico che accetto! Ne ho basta di sentirmi dire che non sfrutto le possibilità."
Doveva tornare ad essere la bambina socievole, intrepida, coraggiosa e con la voglia di inseguire i suoi sogni.
"Hope Stevens, stai tornando quella di una volta. Lascia il passato alle spalle!"
Chiuse la chiamata e informò Gwyneth della sua decisione, sentendosi dire che doveva vestirsi comoda e tra due giorni doveva essere fuori casa sua ad aspettare che un ragazzo venisse a prenderla per portarla a destinazione.
Doveva solo pensare a divertirsi, sorridere, ma alla fine, fare lo stesso quello che voleva fare.
*allora, io non conosco l'America e quindi il ristorante sarà uno a caso, okay?! Non vivo in California mie piccole marmotte indemoniate. Vi chiamerò così, ho deciso. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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