Confessioni
Hope non sapeva se era giusto andare da quella persona, seguiva il suo istinto.
Camminò piano per non farsi sentire, spostò un ramo e vide un uomo, seduto sulla riva di uno specchio d'acqua illuminato dalla luna, piangere con la testa fra le mani.
Hope si avvicinò, sfiorando la sua schiena per farsi notare.
La reazione dell'uomo le ricordò un fatto spiacevole della sua infanzia: il tizio si alzò di scatto, girandosi come una furia verso di lei e avvicinandosi pericolosamente, sovrastandola con la sua figura.
Hope guardò due occhi marroni, pieni di rabbia e di odio, fissarla come un leone fissa la sua preda prossima a morire.
La ragazza indietreggiò, spaventata dall'odio che i due occhi esprimevano.
"Scusami Hope, non volevo spaventarti."
La voce spezzata di Robert la riscosse dai ricordi che quel suo gesto brusco aveva risvegliato in lei.
Realizzò che il suo attore fosse lì, davanti a lei e con le lacrime che lucidavano il suo viso.
Robert si accorse che l'aveva spaventata, chissà cosa stesse pensando quando lui si avvicinava a lei.
"Vieni qui, non voglio farti male."
Hope si avvicinò all'uomo che, lentamente, avvolse la sua vita con le braccia, stringendola a se.
La ragazza si irrigidì ma non si scansò, non ci sarebbe riuscita in nessun modo a scappare.
Quei ricordi avevano preso lei e la sua mente come mille mani scheletriche che la trascinavano nell'ombra, senza farla uscire mai più.
Appoggiò le mani sul petto scolpito di lui, sentendo il calore della pelle farla rabbrividire.
"H-ho visto Susan in camera da letto...c-con un altro uomo."
Sentì il cuore di Robert fermarsi un secondo durante quella frase, ripartendo in modo lento e stanco.
Hope si chiese come aveva osato sua moglie a fare un gesto del genere, li aveva sempre ammirati, per lei erano la coppia più bella del mondo. Non osava immaginare quanto dolore dovesse provare lui, dopo aver ballato come due piccioncini qualche ora fa.
Chiuse i ricordi che le impedivano di parlare in una porticina della sua mente, chiudendo a chiave tutto, sapendo che sarebbero tornati.
"Robert, vieni a stenderti sull'erba e parliamone."
Prese le redini del suo coraggio che in quel momento stava scappando, e afferrò la mano di lui, trascinandolo verso la collinetta.
Si stesero su quel tappeto verde e continuarono a vedere le stelle cucite nel cielo.
"Io l'amavo, da qualche tempo non andavamo molto d'accordo ma io non l'avevo mai tradita, lei usciva spesso e io pensavo fosse per lavoro."
Era chiaro che Susan si era innamorata di un altro, il problema era che, secondo il parere di Hope, le star viziate di Hollywood non erano capaci di lavarsi da soli talmente vivevano nel lusso, lasciando che altri facessero le loro cose.
Per questo Hope, non amava molto quegli attori, tutti tranne Robert, lui si era fatto un bagno di umiltà, rimanendo se stesso senza rinnegare il passato.
"Mi chiederà il divorzio, questione di giorni."
"Robert, io sono la persona meno adatta a darti consigli, ma ascoltami: non devi lasciare che questo fatto ti cambi negativamente, devi comprendere i tuoi errori lungo il vostro cammino e anche i suoi, senza reagire in modo violento, se cerchi vendetta, e anche se mi dici di no so che in fondo in fondo vorresti fargliela pagare, devi solamente rimanere te stesso, prenderti del tempo per capire cosa vuoi fare senza escluderti dal mondo. La miglior vendetta è un sorriso, fidati."
Downey ascoltò con molta attenzione le sue parole, doveva dimostrarsi felice, ma come può essere felice se non lo è? Dovrebbe recitare, di nuovo? Oramai non sapeva più chi fosse Robert Downey Jr e chi fosse la persona che interpretava vari personaggi, era un miscuglio di personalità.
"Grazie ragazza degli alberi."
Hope sorrise a quel nomignolo, le ricordava il sorriso spensierato di Exton.
Quando vide Robert avvicinarsi per darle un bacio sulla guancia, i ricordi rinchiusi nella porticina sfondarono la serratura e si avventarono su di lei senza pietà.
Si scansò per evitare il contatto con lui, sedendosi e respirando a fatica, tremando quando sentì il fiato dell'attore sul collo.
"Quando avevo tredici anni, i miei genitori morirono in un incidente stradale, finendo in mare con l'auto...la morte peggiore del mondo. Io riuscì a salvarmi, saltando via, appena in tempo per sentire le loro urla bucarmi i timpani.
Aspettai un giorno intero, con il freddo che gelava le mie ossa. In attesa di vedere i loro visi infrangere l'acqua, aspettavo di vederli vivi. I soccorsi tirarono fuori la macchina e i loro corpi privi di vita. Mia madre aveva ancora la frase "sii coraggiosa" impressa sulle labbra. Mio padre aveva gli occhi chiusi, come se aspettasse di morire pazientemente.
Mi portarono dai miei zii che odiavo per un preciso motivo: i valori sbagliati che insegnavano.
Mi hanno insegnato che ogni persona vuole far del male all'altro, a suon di cinghiate hanno distrutto il coraggio e la forza di fare ciò che è giusto che in quel momento, vivevano nella mia anima.
Hanno aumentato il dolore piuttosto che alleviarlo.
Quando ho ripreso in mano la mia vita, ero uno straccio, letteralmente.
Iniziai a lavorare, rinnegando il passato piuttosto che affrontarlo.
Cercai in tutti i modi di non avere paura di essere toccata dalle persone, ci sono riuscita e ci riesco ancora, solo che a volte quegli insegnamenti ritornano così, senza preavviso.
Ho imparato a prevedere quando una persona si sta per arrabbiare, salvandomi prima o preparando il mio corpo a quello a cui andavo incontro.
Sono come un cazzo di gatto che ha paura dei movimenti bruschi...oggi stavo rinascendo dopo anni di dolore, la mia unica speranza distrutta di nuovo dai miei zii, mi hanno condannato a vita."
Era riuscita a dire tutto quello che provava, tutto.
Aveva trattenuto i pezzetti di coraggio che i suoi zii avevano lasciato per poi lasciarseli scappare, ricominciando a tremare quando una mano di Robert si posò sulla sua.
Almeno non si scansava dal suo tocco, stava riprendendo la marcia lentamente come ogni volta che quei ricordi la rapivano.
"Ci sarò io Hope, per qualunque cosa. Da ora in poi ci vedremo ogni giorno a Venice, ti aiuterò io. Sei speciale."
Quel sussurro fece sorridere la Stevens, facendola tornare in pista, di nuovo con i pezzetti di coraggio tra le mani per sfruttarli al meglio.
Robert le baciò la fronte, vedendo le guance di lei tingersi di rosso.
I loro occhi si incastrarono, ghiaccio e terra.
Delle mani invisibili spinsero Hope verso Robert, i loro respiri si confondevano.
Furono entrambi a spezzare quel momento, alzandosi e tornando dentro.
"Ci vediamo domani alle 6.30 del pomeriggio a Venice, mi troverai al chiosco del caffè."
Disse lui, sorridendo.
"Non ti aspettare che io beva quel caffè Downey."
"Perché?"
"Bevo solo caffè italiano. Senza offesa, ma in America non sono molto bravi a farlo."
Robert si finse offeso, puntando un dito contro di lei.
"Stai forse sfidando il nostro caffè? Va bene, allora mi farai assaggiare il caffè italiano, ragazza degli alberi."
Alzò la testa con fare altezzoso e camminò tutto serio verso le scale, diretto dalla sua ex moglie per chiarire.
Hope rise e raggiunse Ryan che la riportò a casa.
Ty e gli altri le avevano regalato la chitarra con cui aveva suonato, guadagnandosi un bacio sulla guancia da lei.
Adesso la vita aveva mandato un aiuto per la ragazza, Robert l'avrebbe cambiata e Hope avrebbe cambiato lui.
*sarò sincera, all'inizio avevo pensato di far morire Susan ma...non ho avuto il coraggio di ucciderla e lasciare così solo il nostro Downey. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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