Capitolo |8|
Mi svegliai con le urla di Rachel.
Stava litigando con Finn?
Loro non litigavano mai se non con me.
Mi preparai e con impazienza attesi la fine del litigio. Non volevo essere la loro valvola di sfogo.
Si stava facendo tardi e avrei sicuramente saltato la prima ora, decisi di mandare un messaggio a Courtney in cui la informavo che sarei venuta a scuola dopo e che quindi non avevo alcun bisogno del passaggio.
Ovviamente si preoccupò e dovetti mandare almeno cinque volte lo stesso messaggio con un "Tranquilla non è successo niente".
Sapevo che non se la fosse bevuta ma in effetti oggi ancora non mi era accaduto nulla, per la prima volta non stavo mentendo.
Sentii la porta chiudersi e precedere un assordante silenzio. Non avevo capito il motivo del litigio... C'entrava qualcosa con il lavoro e la cena di ieri sera ma in fondo neanche mi importava.
Decisi di uscire dalla camera, non volevo perdere anche la seconda ora.
Trovai Rachel rannicchiata sul divano a...piangere? Anche i mostri potevano farlo? Sicuramente dagli occhi non le usciva acqua ma acido...eppure rimaneva una novità.
Non sapevo come comportarmi e cercai di non farmi notare.
<<Sei felice vero?>>, mi disse con una voce piena di rancore e rabbia, <<Ti piace vedermi soffrire, lo so. Sei come tua madre. Sembri buona ma in realtà sei una persona orribile. Quando sei arrivata tu... HAI ROVINATO TUTTO. Lui non mi ama più ed è tutta colpa tua>>.
Ero proprio stanca di quelle parole.
<<Non tornerò a casa fino a domani sera, ho la mostra e dormirò da Courtney>>, dissi di getto scappando da quella casa.
Lei mi urlò qualcosa che non mi presi neanche il disturbo di ascoltare.
Non avevo voglia di andare a scuola, quella mattina avrei continuato la mia ricerca di un lavoro!
Dopo aver avvisato Courtney che avrei marinato le lezioni e che stasera avrei dormito da lei mi diedi da fare, controllando tutti i lavori part-time che avevo segnato sul cellulare.
Due ore più tardi non potevo crederci, avevo trovato finalmente un lavoro!
Si trattava del "Miller's Ale House". Era perfetto perché distava solo pochi chilometri da casa mia, anche se lontano da scuola ma non potevo ottenere tutto. Se avessi iniziato a risparmiare avrei pure potuto comprare una macchina e la distanza non sarebbe più stata un problema. Il mio umore cambiò immediatamente e iniziai a ritrovare quella speranza che da tempo avevo dimenticato.
Avrei coperto tutti i turni serali dell'ultima ragazza che aveva abbandonato il lavoro.
Dovevo lavorare il lunedì, martedì e giovedì dalle 18:00 alle 2:00! Avrei iniziato la sera stessa!
La paga era ottima: $28.00 a serata, senza contare le mance.
Carl, il proprietario, era un uomo di 30anni ed era sposato con Bay, quella che sembrava realmente gestire l'attività.
Sembravano essere brava gente e io non riuscivo a credere alla botta di fortuna che avevo avuto.
Non mi resi conto di dove stavo andando quando all'improvviso urtai qualcosa, o meglio qualcuno. Alzai lo sguardo e rimasi imbambolata.
Avrei voluto fermare il tempo e parlare con Buddha e il suo Karma o con il fato, o con chiunque fosse la causa delle coincidenze perché davvero, tutto ciò era ridicolo.
<<Che cosa ci fai qui?>>, per la prima volta vidi Eric sorpreso.
<<Ciao>>, dissi con troppo entusiasmo e appena me ne resi conto cercai di ricompormi, <<Uhm...niente di che, dovevo sbrigare delle faccende. Tu?>> .
Impossibile negarlo, nonostante sapessi fosse sbagliato ero felice di vederlo. Mi era davvero mancato e sapevo di oltrepassare un limite ma era più forte di me.
Mi fece un cenno con la testa di guardare alla sua sinistra e mi sentii un idiota.
In questi giorni non avevo fatto altro che pensare al suo messaggio, a quando lo avrei rivisto e altre stupidaggini varie mentre lui nel frattempo se la spassava con la biondina di cui non ricordavo neanche il nome.
Era una delle solite oche popolari ma siccome io ero una sorta di emarginata non ricordavo neanche tutti i nomi dei miei compagni di corso, figurati una smorfiosa che si vantava di saltare di qua' e di là in un completo che più divisa sembrava assomigliare ad un baby-doll.
<<Capisco...Beh allora ci vediamo in giro>>, cercai invano di nascondere la mia irritazione.
L'eccitazione se ne era andata a farsi fottere come avrei mandato volentieri lui e lei nello stesso posto.
La biondina mi rivolse uno sguardo freddo e si avvinghiò al suo braccio iniziando a strusciare il seno su di lui.
<<Eric su, andiamo!>>, disse supplicandolo.
Notai il fastidio nei suoi occhi e in modo brusco si scostò da lei.
<<Dove stavi andando?>>, mi chiese ignorando le sue attenzioni.
<<Volevo andare a scuola per aspettare Courtney>>.
Perché gli avevo risposto? Non erano affari suoi, inoltre era in compagnia.
<<Bene, anche io devo andare la'. Ti do un passaggio>>, mi prese per mano ed iniziò a trascinarmi mandando così a quel paese la biondina, <<Daisy ho di meglio da fare, ci vediamo un'altra volta>>.
Daisy Roosvelt ecco chi era.
Mi stupii di aver ricordato il suo nome, forse non ero poi così tanto emarginata...d'altronde avevo Courtney che mi spiattellava tutti i gossip della scuola.
Anche se la maggior parte delle volte facevo finta di ascoltarla...era più forte di me.
Avevo una scarsa capacità di concentrazione... tipo adesso: vengo trascinata da un ragazzo che il giorno prima si comporta come uno sconosciuto e il giorno dopo fa l'amicone e io sto zitta a pensare alle mie solite stupidaggini.
<<Eric lasciami andare, non ti ho detto che avrei accettato il passaggio>>, dissi cercando di porre resistenza ma fu inutile.
Lui mi ignorò spudoratamente e mi fece avvicinare ad una moto.
Non vorrà mica farmi salire su quell'aggeggio?
<<Scordatelo!>>, questa volta riuscii a liberarmi, <<Io non ci salgo su quella>>, dissi in un lamento.
Non ci tenevo a spiaccicarmi su un muro. Scacciai immediatamente il ricordo dell'incidente che mi aveva stravolto la vita, non era il momento adatto. Avevo sopportato mesi e mesi di lavaggio del cervello e sforzi mentali per riottenere la capacità di risalire su un mezzo di trasporto, era stato difficile ma con Courtney c'ero riuscita.
Non avrei mandato tutto a quel paese salendo su un veicolo a due ruote, il mezzo che registrava più incidenti al mondo.
Mi guardò male e subito dopo mi porse il casco, <<Innanzitutto non ti rivolgere a lei con "Quella". È il mio amore e si chiama Tracy. E poi dai, seriamente hai paura di salirci? Ti giuro che non andrò veloce>>.
<<Ho paura>>, confessai senza preoccuparmi della figura da idiota che avevo appena fatto. Tanto ormai...
Si mise a ridere e vedendo che non avevo intenzione di prendere il casco che mi stava porgendo si avvicinò. Nonostante le mie proteste me lo mise sulla testa. Le sue mani sfiorarono i miei capelli e accarezzandomi dolcemente il mento, agganciò la chiusura.
<<Ci sei mai salita?>>, chiese con dolcezza distraendomi dalle sue mani.
<<Che importa?>>, risultai fin troppo isterica e cercai di migliorare la situazione, <<No che non ci sono mai salita, non sono così masochista>>.
Sorrise, <<Se non ci sei mai salita come fai a dire di avere paura? Ti assicuro che ti piacerà e se così non fosse ti prometto che mi fermerò e che andremo a piedi>>.
Non sapevo cosa rispondere.
Ci pensai un po' su e l'idea di aggrapparmi a lui mi imbarazzava ma mi piaceva anche... inoltre aveva appena scaricato Daisy per stare con me. Significava qualcosa, no?
E poi potevo finalmente mettere alla prova il mio stato di riabilitazione.
A chi volevo darla a bere? Volevo solo aggrapparmi a lui.
Sembravo un adolescente alle prime armi con il suo primo amore.
Smisi di respirare, è questo che pensavo di questa situazione?
Credevo davvero che tra me e lui potesse nascere qualcosa?
<<Fidati di me>>, il suo viso, a pochi centimetri dal mio, e i suoi occhi coprirono l'intera visuale.
Ero in grossi guai.
<<Ok...>> risposi sconfitta e affascinata da lui. Lo stavo facendo di nuovo, gli stavo permettendo di fare quello che voleva. Ero senza speranze.
Lui rise e, dopo essere salito su Tracy (Ridicolo...dare un nome alla moto), mi fece cenno di posizionarmi dietro di lui.
Fu difficile alzare la gamba dato che i lividi non erano ancora del tutto guariti e le fitte di tanto in tanto si facevano sentire, ma alla fine, con una maschera in viso, riuscii a salire.
Appoggiai le mie mani sui manici posteriori facendo attenzione a non fare aderire le mie gambe alle sue ma senza darmi neanche il tempo di sistemarmi per bene prese con forza le mie mani e se li mise sul suo addome scolpito.
Mi ritrovai la faccia spiaccicata sulla sua schiena e l'odore che ormai sembrava familiare mi stava avvolgendo.
Sembrava che il mio stomaco venisse accartocciato ripetutamente eppure non era una sensazione sgradevole.
<<Non ho intenzione di tornare indietro a cercarti per tutta la strada quindi cerca di aggrapparti forte>>.
Immaginai di cadere sull'asfalto mentre le macchine sfrecciavano ad alta velocità e mi vennero i brividi, <<Non mi stai per niente incoraggian...>>
Il rumore del motore coprì la fine della mia frase e partimmo.
All'inizio tenni gli occhi chiusi e mi accorsi di essermi avvinghiata a lui. La mia pelle martoriata ogni tanto si scontrava con la sua schiena e il dolore mi distraeva da tutta quella velocità.
Lo sentivo ridere per alcuni urletti imbarazzanti che ogni tanto mi uscivano fuori, ma non mi importava perché ero con lui.
Mi sforzai con me stessa per cercare di focalizzare tutte le sensazioni elettrizzanti che stavo provando in quel momento, a parte la vicinanza con Eric.
Il vento era piacevole e mi concentrai su quello per trarre abbastanza coraggio. Mi sfiorava la pelle e ad ogni tocco sentivo il peso che avevo nel petto alleggerirsi sempre di più.
Aprii gli occhi e rimasi affascinata.
Non avevo mai pensato che viaggiare su una moto ti permettesse di essere più a contatto con ciò che ti circondava.
Vedevo tutto: il cielo sopra di me, i passanti che camminavano, le macchine che andavano dritto per la loro strada mentre noi ci muovevamo sinuosamente tra di loro.
Non mi accorsi neanche che già eravamo arrivati.
Mi aiutò a scendere e notai la sua faccia soddisfatta.
<<Ti è piaciuto>>, disse con tono beffardo.
<<Si, è stato bellissimo. Non pensavo fosse così>>, ridendo mi girai verso la moto, << Grazie Tracy, sei stata un ottima compagna di viaggio>>.
Eric guardandomi divertito mi aiutò a togliere il casco con un semplice movimento dopo i miei tentativi inutili, non riuscivo a premere il gancio.
<< Dovresti ringraziare prima me, sai sono io che l'ho addomesticata>>.
<<Sempre che ti prendi il merito di tutto>> , cercai di distogliere lo sguardo da lui.
Era così intenso che mi imbarazzava.
<<Mi piace quando arrossisci, le tue lentiggini si notano di più>>, mi picchiettò l'indice sul naso.
Rimasi in silenzio, ad ogni suo tocco sentivo anche il più piccolo muscolo contorcersi.
<<Manca meno di un'ora alla fine delle lezioni, sarà meglio che ci andiamo a rifugiare in qualche posto prima che ci becchino>>, sembrò rifletterci davvero.
D'improvviso mi venne in mente un posto.
Ci andavo sempre quando mi serviva un po' di tempo per pensare o per far sbollire la rabbia.
<<So dove potremmo andare, vieni!>>.
Alzò un sopracciglio incuriosito e senza accorgermene gli presi la mano, appena sentì la reazione della mia pelle a contatto con la sua la lasciai, rendendomi conto di ciò che avevo appena fatto.
Cosa diavolo mi era venuto in mente?
Non era da me.
Imbarazzata continuai a camminare, sperando che non facesse uno dei suoi soliti commenti e stranamente rimase in silenzio. Era abituato a quei contatti, chissà quante ragazze si prendevano quella libertà di toccarlo senza magari dargli cosi tanta importanza, ero io quella strana.
Mi intrufolai al di sotto delle gradinate che si trovavano nel cortile in cui di solito Courtney si allenava con la squadra.
<<Come mai conosci questo posto? Non avevo mai pensato di andare qui sotto, inoltre... da qua si possono vedere le ragazze che si allenano>>.
Gli lanciai un'occhiataccia <<Beh sicuramente non vengo qui per le ragazze>>.
<<E allora per cosa ci vieni a fare?>>, lo disse con aria maliziosa, stava per caso alludendo a qualcosa?
<<Certamente non quello che tu faresti con Daisy>>, appena mi uscirono quelle parole me ne pentii subito.
Si dai Tamara, a questo punto puoi anche gridare ad alta voce "Sono gelosa che passi più tempo con quella smorfiosa che con me".
Ero davvero gelosa?
Rise di nuovo, <<Colpito e affondato>>.
<<Scusa, non volevo dirlo...>>
<<Si che volevi dirlo e non hai neanche tutti i torti>> , quella risposta mi diede fastidio.
Sapevo già cosa facesse con Daisy e sicuramente non era giocare a carte... una cosa però era immaginarlo, un'altra sentirmelo dire da lui.
<<E' la tua ragazza?>>, chiesi senza pensarci. Evidentemente quell'idea mi aveva turbata più di quanto pensassi.
<<Chi? Daisy?...>>, mi guardò come se avessi detto la cosa più stupida della mia vita, <<No, con lei non c'è nulla di impegnativo. Per questo ogni tanto ci esco. Non si aspetta nulla da me ed è proprio quello che voglio. Non ho nulla da darle e lei non pretende nulla>>.
Cosa significava? Quelle parole mi avevano lasciato un vuoto.
<<Non hai nulla da dare? Come fai a dirlo?>>, dissi a voce troppo alta da farmi sentire.
<<Lo dico perché so che a stento riesco a comportarmi bene con me stesso, pensa se dovessi dare retta pure ad un'altra persona>>.
Sembrava cosi convinto di ciò che diceva che quasi fui tentata nel credergli ma una parte di me, quella ormai totalmente invaghita della sua presenza, non voleva accettarlo.
<<Non puoi dirlo... Sono cose che avvengono in modo naturale. Un giorno ti senti solo e l'altro ti ritrovi ad essere estremamente legato ad un'altra persona>>.
Pensai a Courtney e al modo in cui si era trovata un posto nella mia vita.
<< Non puoi decidere tu cosa darle perché è lei che se la prende senza chiederti il permesso e tu... Fai la stessa cosa con lei>>, ribattei subito.
Ne ero estremamente convinta perché era ciò che provavo per Courtney. Anche io pensavo di non poterle dare nulla ma con il passare del tempo mi sono ricreduta. La cosa peggiore, e più pericolosa, era che non mi stavo riferendo solo a Courtney. Le mie parole celavano una doppia persona, ed era lui.
Mi guardò troppo serio, << Chissà, forse hai ragione>>, allungò una mano sfiorandomi di nuovo il naso.
Sentimmo la campanella suonare che, prendendoci impreparati, ci fece sobbalzare. Ridemmo per la nostra reazione e ci incamminammo verso l'uscita mentre le nostre mani si sfioravano ogni tanto, ma nessuno dei due le allontanò.
Sapevo di essere l'unica ad accorgersene, sapevo che lui non sentiva ogni nostro tocco allo stesso modo in cui lo percepivo io.
Vidi Courtney insieme a Nathan, Samantha, Robert, Tiffany e... Luke.
Mi sentivo in dovere di parlargli, volevo chiarire la situazione con lui.
Courtney rimase sorpresa di vedermi con Eric ma capii che era sollevata di vedermi insieme a lui. Mi sentii in colpa al pensiero di immaginarmi lei in preda al panico e all'ansia per la paura di quello che mi fosse potuto accadere.
<<Tama! Che ci fai qui?>>, corse ad abbracciarmi,<< Te la sei spassata, eh?>>, mi sussurrò di nascosto.
Arrossii e lei rise per la mia reazione.
<<Eric dobbiamo andare a casa>>, Nathan si rivolse al fratello con fin troppa serietà
<<Ok...>>, i suoi occhi incrociarono i miei,<<Domani abbiamo la mostra, mandami l'indirizzo di casa tua>>, salutò gli altri e se ne andò.
Rimasi, al solito mio, imbambolata da ciò che mi aveva detto.
Voleva andarci insieme a me?
Perché?
Cosa era, un gesto di carità?
Salviamo la povera ragazza triste e sola?
Quel ragazzo non riuscivo a capirlo...
Tiffany e Courtney si scambiarono uno sguardo di intesa e Luke... Luke si era già incamminato insieme a Samantha verso l'uscita senza salutare.
Si, avrei dovuto chiarire le cose con lui il prima possibile.
~•~
Guardavo distrattamente l'immagine sfocata degli alberi dal finestrino, aspettando che Courteny finisse di lamentarsi.
<<Ancora non ci credo che ti sto accompagnando a lavoro. Un lavoro... Non ti è bastata la brutta esperienza che hai già avuto? Se ne approfittano, devi stare attenta. Non ci prendono sul serio perché per loro siamo solo delle ragazzine che giocano a fare i grandi. Ragazzine in cerca di spiccioli per comprare la nuova borsetta o per il viaggio da sballo da fare per l'estate>>.
<<Courtney la vuoi smettere? E poi questo non ha nulla a che vedere con il vecchio posto in cui lavoravo>>.
Per due anni avevo lavorato in un mini-market durante il periodo estivo e... no, non era stata una bella esperienza. Ma questo lavoro sarebbe stato diverso perché si trovava in una bella zona e soprattutto il datore di lavoro non era un 60enne opportunista, pedofilo e arrapato.
Courtney continuava a parlare e a pormi mille raccomandazioni. A volte più che un'amica sembrava una sorella-rompiballe. Le volevo un mondo di bene ma quando faceva così era insopportabile.
Aveva voluto sapere tutto su Eric e quando le raccontai della scena in cui Daisy veniva "scaricata" si mise a farneticare su quanto io e lui fossimo una bella coppia e che il destino aveva voluto farci mettere con due fratelli.
Era una inguaribile ottimista, ma lei non lo avrebbe mai ammesso.
Arrivai a destinazione, Courtney sarebbe ritornata a prendermi verso le 2:00. Ovviamente solo perché dopo avrei dormito da lei. Era l'unica persona a cui importasse la mia incolumità.
Controllai il telefono per controllare l'ora, volevo essere puntuale... né un minuto in anticipo, per non dare l'impressione del "Leccapiedi", né un minuto più tardi, per non essere considerata poco seria.
Accesi il display e il cuore iniziò a battere forte.
Stronzo Imbecille: *Me la dici o no la via?*
* 10916 N Aster Ave* scrissi di getto, con il cuore in gola.
*Loquace, mi piace!*
*Idiota*
*Pure aggressiva!*
Sorrisi a quell'ultimo messaggio e decisi di abbandonare la conversazione per non fare tardi al mio primo giorno di lavoro. Dovevo essere puntuale!
Le 6 ore passarono in fretta.
Per il primo giorno di lavoro potevo essere soddisfatta di me stessa, me la stavo cavando davvero bene. I clienti erano per lo più uomini di 30-40 anni ed il mio compito era quello di servire ai tavoli, non era per niente facile soprattutto visto che il mio "collega" non si era presentato e mi ero ritrovata a dover fare avanti indietro per tutto il tempo. Non poteva essere tutto cosi perfetto, avevo già dovuto lavorare con gente poco seria ed ero sicura che l'altro dipendente sarebbe rientrato in quella categoria. Meglio per me, la mancia sarebbe stata solo mia.
Carl era palesemente soddisfatto di me ma alla chiusura ero distrutta. Bay si avvicinò e porgendomi un bicchiere di acqua mi disse: <<Ragazzina oggi ti sei comportata bene. Mi dispiace che tu abbia dovuto lavorare per due ma l'altro ragazzo che doveva fare il turno con te ha avuto un imprevisto. Stasera ti pagheremo il doppio, te lo meriti>>.
Pensavo fosse un giorno di prova e che quindi non mi avrebbero neanche pagato ma evidentemente erano davvero delle persone leali e non pensavano neanche di approfittarsene.
Non ebbi il tempo di rispondere che Paul, il ragazzo che lavorava in cucina, intervenne.
<<Certo, a lei date il doppio dei soldi mentre io, che sgobbo da almeno un anno dietro le cucine, non ottengo nulla in cambio. Un giorno vi abbandonerò!>>.
Carl si mise a ridere mentre Bay lo fulminò con gli occhi, <<Sei solo una checca isterica. Cerca di pulire tutto quel casino che c'è di la e non ti lamentare>>.
Risi per il dito medio che Paul fece a Bay ma me ne pentii subito. Va bene che erano delle persone alla mano ma non è che avevo poi così tanta confidenza.
<<Come è andata?>>, mi chiede Courtney una volta salita in macchina.
<<Troppo bene, è assurdo! Ti giuro sono delle bravissime persone e mi hanno pagata il doppio solo perché il ragazzo che doveva affiancarmi sta sera nel lavoro non si è presentato. Ti rendi conto?>>.
<<Uhm.. bene, spero che le cose continuino così>>, disse in un sorriso tirato. Non ci credeva molto.
<<Già, lo spero anche io>>, lo speravo davvero perché di solito nella mia vita le cose belle tendevano a svanire nel momento in cui ne avevo più bisogno.
Quella notte Courtney mi fece provare quasi tutto il guardaroba, diceva che dovevo essere presentabile perché domani ci sarebbero state tantissime persone importanti ma doveva essere anche un look sbarazzino in modo tale da poter andare bene pure per la festa.
<<Courtney a chi vuoi chi importi come sono vestita? Pensi davvero che vorranno rivolgere la parola ad una liceale? Ci saranno artisti professionali, figurati se daranno retta a me o a come sono vestita>>.
<<Farò finta di non aver sentito nulla. A volte dici cose così stupide che non me ne capacito>>.
Con lei era impossibile discutere.
In fine optammo per un paio di pantaloni neri a vita alta e un top rosa di satin con le spalline sottili. Fortunatamente il livido era quasi scomparso, odiavo mettere le maniche lunghe in queste situazioni... non sapevo mai come il mio corpo potesse reagire e non volevo ritrovarmi con due aloni bagnati sotto le ascelle.
Mi ribellai perché voleva farmi indossare delle scarpe con il tacco ma non so come la convinsi a farle andare bene i miei amati stivaletti, preferivo la comodità.
Ero stanchissima e non vedevo l'ora di andare a letto.
Courtney, come sempre, occupava gran parte del letto matrimoniale. La sua capacità di addormentarsi era da invidiare qualsiasi bradipo.
Potevo dormire nella stanza degli ospiti ma quando Laurem e Josh non c'erano preferivo non lasciarla sola.
Presi il telefono e il cuore sembrò uscirmi dal petto appena vidi il suo messaggio:
*Domani ti passerò a prendere alle 11:00. Fatti trovare pronta, odio aspettare*
Gli risposi subito: *Mai e poi mai farei aspettare la mia amica Tracy! Buona notte*
*La tua amica Tracy? Mi sento tradito. Sogni d'oro imbranata*
Non mi aspettavo una risposta istantanea perciò il mio cuore fece nuovamente i capricci.
Dovevo darmi una regolata, appoggiai il cellulare il più lontano possibile da me e sforzai a soffocare quel piccolo sentimento che stava lentamente prendendo il sopravvento su tutto.
Ero sulla mia altalena, quella che stava nel giardino dietro casa mia.
Amavo quell'altalena, era il mio posto preferito.
C'era qualcuno che mi spingeva ma non riuscivo a capire chi fosse.
Ogni volta che le sue mani toccavano la mia schiena mi sentivo sempre più al sicuro.
La persona dietro di me iniziò a cantare e capii subito che era mia madre.
Quella canzone me la cantava sempre prima di farmi addormentare:
...Sun lights up the daytime,
moon lights up the night
I light up when you call my name, and you know I'm gonna treat you right
You give me fever
when you kiss me,
when you hold me tight
Fever
in the morning,
fever all through the night....
Quando smise mi girai e finalmente riuscii a vederla.
Era bellissima, proprio come me la ricordavo.
Capelli ramati, occhi profondi e le mie stesse lentiggini.
Mi sorrise e accarezzandomi mi sussurrò:
È tutta colpa tua!
Mi svegliai e rimasi immobile a guardare il soffitto per non so quanto tempo.
"È tutta colpa tua. È tutta colpa tua. È tutta colpa tua. È tutta colpa tua..."
Mi ripetei quelle parole all'infinito fino a quando non mi riaddormentai.
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