Capitolo |6|
<<Non azzardarti a togliere quel top, ti sta benissimo>>.
Mi guardai allo specchio e iniziai a sentire il nervosismo, non ero abituata a vestirmi in questo modo.
<<Courtney ti prego!>>.
<<No, ti prego tu. Hai 17 anni cacchio, non puoi continuare a vestirti da nonnetta in crisi di età>>.
Mi aveva obbligata a mettere un top rosso senza maniche che mi lasciava le spalle e la pancia di fuori... Ma la cosa che mi infastidiva di più era la profonda scollatura.
Non capivo perché non potessi mettere la semplice camicetta a fiori che tanto mi piaceva.
<<Tama ascoltami bene perché lo sai che vincerò io e ti farò uscire così... tanto vale che ti convinci di stare una meraviglia. Guardati, lo vorrei avere io quel seno. Stronza ingrata!>>.
È vero, non stavo male e il rosso mi stava bene perché risaltava la mia pelle chiara ma...mi sentivo in imbarazzo.
Odiavo il mio corpo non perché non mi piacesse ma perché mi sentivo esposta e mostrarmi in quel modo avrebbe solo amplificato le cose. Fortunatamente non avevo alcuna traccia dell'ira di Rachel o di Finn, da alcuni giorni avevano preso le distanze e speravo con tutta me stessa che la situazione durasse così fino al diploma.
<<Almeno fammi indossare questi jeans a vita alta, scordati di farmi mettere quegli slip>>, indicai dei presunti short di jeans che aveva in mano.
Mi guardò attentamente e con un atteggiamento soddisfatto concluse, <<Si va bene, ti fanno un bel culo!>>.
La guardai esasperata e dopo aver rifiutato di truccarmi per la milionesima volta mi concentrai su ciò che aveva scelto di indossare stasera.
Aveva optato per una gonna verde smeraldo a tubino, che le aderiva perfettamente al corpo, con uno spacco più ampio di quello che i limiti del pudore permetteva ma che addosso a lei faceva la sua figura.
Aveva delle gambe da far provare invidia a qualsiasi modella esistente. Sopra aveva deciso di indossare un top bianco aderente che...beh le stava benissimo.
Notò che la stavo osservando.
<<Allora, cosa ne pensi?>>.
<<Stai benissimo.... Se Nathan non dovesse apprezzarti per come fa l'intera scuola allora forse mi farei un punto di domanda sulla sua possibile omosessualità>>.
Per un attimo pensò a questa alternativa ma poi la vidi ridere.
<<Nathan gay? Impossibile, spruzza virilità da tutti i pori. E se così non fosse preferisco vederlo con un uomo che con una delle ochette che gli girano attorno>>.
Non so perché ma la mia mente andò subito ad Eric e a quella bionda spilungona che a mensa le si era appiccicata addosso...
Ci sarebbe stato pure lui? Mi avrebbe notata?
E anche se fosse? Cosa me ne importava? Era solo un ragazzo di passaggio che mi aveva rivolto la parola un paio di volte ma si sarebbe scordato di me presto, come tutti.
All'orario prestabilito i ragazzi che ci dovevano venire a prendere arrivarono. Michael e Lu...Luke.
Dovevo concentrarmi e non dimenticarmi il suo nome, non capivo perché lo chiamassi Lucas. Non conoscevo nessun Lucas.
Courtney aprì la porta e fui grata di non ritrovarmi un caso perso.
Erano entrambi alti e il ragazzo moro non toglieva lo sguardo da Courtney quindi pensai che il biondino fosse Lu..Luke.
Tamara concentrati!
LukeLukeLukeLukeLukeLuke...
<<Ciao ragazzi, come va?>>, disse Courtney mentre chiudeva la porta di casa.
I suoi genitori non c'erano quasi mai quindi si poteva dire che non aveva una vita dettata da molte regole.
Era pure probabile che se non fosse rientrata a casa di notte nessuno se ne sarebbe accorto a parte Mariana, la loro donna delle pulizie... eppure avevano un bel rapporto.
Lauren, la madre di Courtney, era molto dolce e ogni volta che mi vedeva correva ad abbracciarmi e a chiedermi se avessi bisogno di qualcosa.
Josh, suo padre, lo vedevo raramente perché era molto occupato con il lavoro ma avevo avuto il privilegio di conoscere la sua simpatia.
Avrebbe potuto fare il comico se non avesse già avuto una carriera stabile e sicura.
In qualche modo mi consideravano parte della famiglia e io sapevo di trovarmi più a casa con loro che con qualsiasi mio altro parente.
<<Ciao, piacere Luke>>,?il ragazzo di fronte a me interruppe i miei pensieri e mi porse la mano.
Sarò sembrata la solita stupida asociale con lo sguardo perso a riflettere.
Mi affrettai a rispondere per non peggiorare la mia immagine da ragazza sfigata e sfoderai il mio più bello e falso sorriso stringendo la sua mano.
Dai Tamara puoi farcela, é solo un ragazzo... un ragazzo che pensa di interessarti.
<<Ciao Luke, io sono Tamara>>.
<<Lo so, abbiamo letteratura inglese in comune>>, mi guardò così intensamente che mi fece arrossire.
Allarme sfigata!
<<Ah già, è vero>>, dissi timidamente.
Avevo risposto nuovamente con un "già". Dovevo smetterla. Se mi avesse sentito Eric... Ma che problemi avevo? Stavo di nuovo pensando a lui.
Feci un respiro profondo, speravo solo che quella serata si concludesse il prima possibile.
Non ero abituata ad uscire con i ragazzi, avevo avuto qualche esperienza ma tutte da dimenticare e dopo Andrew la situazione era peggiorata. Courtney si era presa il ruolo di Cupido ma ancora non aveva capito che la freccia con me non avrebbe fatto effetto.
Michael stava parlando con Courtney che nonostante la tenuta sportiva riusciva ad essere sempre... perfetta. Ovviamente appena mi notò dovette, con sofferenza, distogliere lo sguardo dalla mia amica per presentarsi.
<<Ciao Tamara sono Michael, Courtney mi ha parlato molto di te>>, gli strinsi la mano rispondendo con un "ciao" e sorridendogli.
Era un ragazzo molto pacato e il suo interesse per Courtney si notava, non credo volesse solo una storiella... non sembrava il tipo.
Mi sentì improvvisamente in colpa per ciò che stavo permettendo di fare alla mia amica, lui non se lo meritava di certo.
Ricordai la promessa fatta e me ne pentii subito, sarebbe stata l'ultima volta che acconsentivo a queste stupidaggini.
Dopo l'imbarazzante momento salimmo in macchina e ben presto riuscii con mia sorpresa a sentirmi più a mio agio. Erano divertenti, soprattutto Luke.
Si, credo di aver memorizzato il suo nome!
Courtney non era per niente agitata per la partita, diceva che sarebbe stata una passeggiata perché la squadra avversaria non era molto forte; infatti vinsero 3-0 e i 2 goal li fece Courtney.
Il primo lo dedicò a me, iniziò a mandarmi dei baci dal campo facendo ridere la maggior parte delle persone vicine a me. Ad un tratto sentii perfino un ragazzo chiedersi con eccitazione se fossero rivolti a lui ma poi capí con delusione che non era così, mi iniziò a guardare con diffidenza.
Sapevo già che io e Courtney eravamo una coppia strana, ma non mi importava... nessuno sapeva cosa provassimo per l'altra. Nonostante avesse dei genitori magnifici era impossibile non risentire della loro assenza, soprattutto in piena adolescenza e in una casa esageratamente grande e vuota.
Inizialmente vedevo solo la facciata: la ricca ragazza, baciata dalla fortuna e benvoluta da tutti.
Poi, con il passare del tempo, compresi che dentro di sé covava delle insicurezze dettate dalla solitudine. Mi aveva sempre detto che avrebbe voluto una sorella e che io sarei stata perfetta per quel ruolo.
Ancora non avevamo deciso chi dovesse essere la maggiore, io ero più grande di pochi mesi ma quando stavo con lei... mi sentivo immune da qualsiasi pericolo.
Durante la partita avevo scambiato qualche chiacchiera con Luke, era un ragazzo...piacevole. Ogni tanto lo trovavo a fissarmi ma non mi diede particolarmente fastidio e neanche mi imbarazzò, non era invadente come quello degli altri ragazzi ma più discreto.
Conobbi alcune ragazze che facevano parte delle amicizie di Luke e Michael.
Una di loro si chiamava Tiffany, non amava molto parlare, un po'come me, e scoprii che frequentavamo pure lo stesso corso di Storia e letteratura. Non mi ero mai resa conto di quanto fossi fuori dal mondo, tutti sembravano avermi vista almeno una volta. Sapevo che questo era dovuto alla vicinanza con Courtney ma in qualche modo fui amareggiata di capire il mio livello di asocialità.
Aspettammo Courtney fuori dagli spogliatoi mentre Samantha, un'altra ragazza del gruppo, cominciò a raccontare la brutta figura che aveva fatto quel giorno a lavoro.
Le era scivolato dalle mani la tazza con il caffè versandolo su un cliente, un uomo di circa 40anni, e involontariamente aveva provato ad asciugare la macchia che gli si era formata sul cavallo dei pantaloni.
Alla fine di tutto l'uomo era rimasto così colpito dall'efficienza del "servizio" che le lasciò il suo numero di telefono.
Ridemmo tutti immaginando le possibili risposte che le avrebbe potuto dare Samantha.
Mi sorpresi di riuscirmi a trovare così bene con altre persone, con Clare e Grace non mi trovavo molto a mio agio.
Forse il problema non ero io. Avevo sempre pensato che Courteny fosse una eccezione perché... beh perché è lei e chiunque le stesse accanto non poteva non volerle bene.
Forse dovevo solo trovarmi delle persone più affini al mio carattere.
Dopo 20 minuti la fine della partita, Courtney uscì in tutta la sua bellezza e lo sguardo di Michael mi confermò che teneva davvero a lei.
Avrei dovuto farle un discorsetto, magari non era Nathan quello giusto ma Michael.
Ci dirigemmo in macchina e stavolta Luke salì dietro con me per continuare a parlare di un gruppo che aveva scoperto di recente. Mi piaceva, non in quel senso forse ma parlare con lui era piacevole.
Era un ragazzo molto solare e mi affascinava la fossetta che si formava ogni qualvolta sorrideva.
<<E' strano sai? Non voglio essere antipatico ma non pensavo fossi cosi>>, disse intimidito e evidentemente vedendo la mia faccia perplessa cercò di rimediare.
<<Non mi fraintendere, ti ho sempre trovata interessante perché te ne stai sempre sulle tue e sembra che non ti importi di ciò che pensano gli altri su di te>>.
<<Cosa pensano gli altri di me?>>, chiesi incuriosita dal fatto che la gente si fosse accorta così tanto di me. Per me era strano essere notata.
Però era vero, non mi importava del giudizio degli altri. Sapevo già di essere una sfigata ma credevo anche che la gente non si fermasse più di tanto a giudicarmi. Ero una luna perennemente eclissata da Courtney, una sorta di "Si va nella mia scuola ma non la conosco".
<<Niente di ché... i soliti pettegolezzi senza una verità di fondo>>.
Decisi che forse era meglio non indagare, evidentemente le cose che mi riguardavano non erano per niente carine.
Il viaggio proseguii tra chiacchere poco impegnative e canzoni mezze canticchiate, ovviamente non da me.
Quando arrivammo alla festa rimasi sconvolta dalla situazione, c'erano moltissimi ragazzi, dei quali alcuni fin troppo piccoli e altri fin troppo grandi, sparsi attorno agli enormi falò che illuminavano la sabbia bianca.
<< Ringraziami pure dolcezza, guarda che bello!>>, sussurrò Courtney.
Era così entusiasta e dovevo ammettere che anche io ne ero rimasta affascinata. Le stelle, il mare, la musica e gli amici... Tutto ciò che un adolescente poteva desiderare.
Forse per una sera potevo fingere anche io di essere una normale diciassettenne.
<<Forza ragazze, sbrighiamoci a sbronzarci e a fare baldoria!>>, Samantha iniziò a correre precipitandosi sul primo fusto di birra disponibile.
Vidi Tiffany sbuffare e raggiungerla.
Luke si mise a ridere per poi guardarmi, <<Sam può sembrare "esuberante" ma fidati, mia sorella è una brava ragazza ed ha la testa sulle spalle! Non gli permetterei mai di bere se non fossi sicuro che riuscirebbe a gestirsi>>.
Mi prese alla sprovvista e arrossii, non sapevo che fosse sua sorella ma soprattutto non volevo che pensasse che l'avessi in qualche modo giudicata.
<<Non avevo capito che foste fratelli ma comunque ti assicuro che non la stavo criticando anzi la ammiro...>>.
Ed era vero, anche io avrei voluto essere cosi... libera e spensierata.
<<Wow sei la prima ragazza anzi la prima persona che dice di ammirare mia sorella, mi sento quasi orgoglioso>>.
Ridemmo e insieme ci incamminammo verso Courtney e Michael che stavano discutendo sul fallo che l'arbitro non aveva voluto riconoscere.
Mi accorsi di cercarlo con gli occhi solo quando lo trovai, era vicino ad uno dei tanti falò insieme a Nathan e agli altri ragazzi della squadra.
Stava fumando una sigaretta ed era...bellissimo.
Indossava un paio di jeans ed una camicia bianca che risaltava la sua muscolatura, dalle maniche arrotolate si intravedevano diversi tatuaggi sull'avambraccio.
I suoi capelli erano più disordinati del solito e il fuoco creava dei meravigliosi giochi di luce che sembravano avvolgerlo.
Si accorse che lo stavo guardando e mi sorrise in modo malizioso. Distolsi subito lo sguardo e non c'era bisogno di guardarmi allo specchio per sapere che ero diventata rossa quasi quanto quello stupido top che indossavo.
Li notarono pure Luke e Michael e fui costretta a ridurre la nostra distanza.
Maledissi la fortuna ma poi ci pensai su: eravamo usciti con loro due proprio perché conoscevano Nathan, era ovvio che ciò implicasse pure Eric e in cuor mio avevo sperato di trovarlo lì.
Cercai di mantenere lo sguardo basso ma poi pensai che non dovevo permettergli di farmi questo effetto.
Non era nessuno.
L'Eric che conoscevo era ormai sparito, sciolto nel nulla. Di fronte a lui mi sentivo cosi vulnerabile solo perché credevo di rivedere il ragazzo di due anni fa.
<<Hey ragazzi vi stavamo cercando!>>, Luke si sbracciò per farsi vedere e insieme a Michael si protese in avanti per scambiare il solito saluto da macho: stretta di mano e sbattimento di spalla.
Ma non potevano limitarsi ad un semplice ciao? E poi dicevano che tra i due la donna era il sesso complicato.
Michael si rivolse a noi ragazze e ci presentò, << Ragazzi, loro sono Courtney e Tamara>>, spostò lo sguardo verso di noi, <<Ragazze, loro sono Nathan, Eric, Gregory, Robert e Liam>>.
Salutai con un cenno e non potei non notare il sorriso imperterrito di Eric.
Sapevo che mi stava prendendo in giro ma non capivo il perché.
Forse pensava che fossi troppo stramba per stare con loro o peggio che fossi ridicola con quel maledetto top, di certo non ero come la biondina che per tutta la settimana gli era stato appiccicato.
Mi guardai velocemente attorno come se mi aspettassi di vederla arrivare.
<<Io e Tamara già abbiamo avuto modo di conoscerci>>.
Tutti quanti si voltarono e iniziarono a darmi più conto di quanto me ne avessero mai dato. Mi sentii in dovere di giustificarmi, non so perché ma non volevo fare il suo gioco...qualunque fosse.
<<Ah si, frequentiamo la stessa classe di Arte>>.
<<In realtà ci conoscevamo già da prima>>.
Mi girai sconvolta e riflettei su quelle parole. Non potevo credere che lui si ricordasse di me. Perché adesso? Perché comportarsi come se non mi avesse mai visto e ammettere il contrario proprio adesso, davanti a tutti?
<<Davvero?>>,?chiese Luke leggermente infastidito e provocando il divertimento di quello stronzo.
Non bastava Eric, ora ci si metteva pure lui? Neanche lo conoscevo e già si offendeva per qualche stupida pretesa?
Guardai Eric e non so dove ma trovai la forza di mostrarmi indifferente.
<<Mmh... penso si stia confondendo>>, sorrisi a Luke che sembrò immediatamente rilassarsi.
Eric invece cambiò espressione ed iniziò ad osservarmi con così intensità da sentirmi estremamente in imbarazzo.
Courtney percepii il mio disagio e cercò di cambiare argomento rivolgendosi aLola sua preda, <<Nathan giusto? Mi ricordo di te, frequentavamo le medie insieme>>.
Più tardi mi avrebbe fatto delle domande a riguardo e io le avrei dovuto mentire inventandomi qualcosa di abbastanza credibile da non ferire la sua fiducia.
Tutta colpa di Eric e del suo stupido divertimento.
Nathan le rivolse uno sguardo e notai con soddisfazione che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, <<Davvero? Non ricord...>>, ridusse le distanze bruscamente, <<Non posso crederci! Sei Cory? La ragazzina con l'apparecchio e le treccine?>>, urlò sconvolto.
Vidi Courtney cedere un po', mi aveva sempre raccontato che alle medie era la sfigatella della situazione e che aveva passato dei brutti momenti.
<<Si, sono io>>, rispose timidamente.
Solo Nathan riusciva ad intimidire Courtney, quel ragazzo non mi stava per niente a genio. Cercai di intervenire per smorzare un po' la situazione.
<<Oggi c'è stata la partita di calcio contro la SAE e Courtney ha segnato due goal su 3! Le hanno stracciate! Nathan...Tu giochi pure a calcio, vero?>>, dissi congratulandomi per il mio coraggio e beccandomi un'altra occhiata divertita di Eric.
No seriamente, non lo sopportavo più.
Vidi Courtney rilassarsi e riprendere il controllo delle redini, non passò molto tempo prima che riuscisse a trovare un'intesa con Nathan.
Mi dispiaceva un po' per Michael... stava lì e interveniva di tanto in tanto cercando il supporto degli altri ragazzi ma gli occhi di Courtney erano solo per Nathan e fui felice di notare che la stessa cosa valeva per lui, era totalmente preso dalla discussione... non capivo come ancora non avessero avuto modo di chiacchierare.
Si trattava di gente popolare e si sa che fanno comunella.
Ci pensai su... Courtney in realtà non frequentava molto quell'ambiente, non perché non si trovasse bene o per altro ma perché ogni week-end lo passava con me e Netflix.
Mi si strinse il cuore, pensai a tutte quelle volte in cui egoisticamente rifiutavo i suoi inviti.
Rimasi li ferma ad ascoltare i vari argomenti, non osavo intromettermi in nessun dialogo e iniziavo a sentire la mancanza di Tiffany e Samantha... non le conoscevo ma ero certa che con loro sarebbe stato diverso. Eric si era allontanato senza salutare, stava sicuramente andando a cercare la biondina o chissà quale altra ragazza.
E quindi? Non era affar mio e non dovevo neanche preoccuparmene. Inoltre più lontano sarebbe stato da me e meno mi avrebbe esposta.
Luke mi mise una mano sulla schiena, quel gesto mi fece irrigidire un po' perché mi colse alla sprovvista, se ne accorse sicuramente visto che cambio immediatamente posizione.
<<Vuoi qualcosa da bere? Una birra?>>.
Non mi piaceva molto bere, anzi non mi piaceva per niente... da cinque anni avevo conosciuto tutte le conseguenze dell'alcol tramite i miei tutori e questo mi aveva sempre bloccata, ma stasera volevo divertirmi. Volevo fare le solite cose che si fanno ad una festa e se questo significava bere allora avrei iniziato da lì.
<<Una birra andrà bene, grazie>>, gli sorrisi do nuovo. Con lui mi veniva naturale.
Mi fece cenno di rimanere li, lo vidi allontanarsi e sparire tra la gente semi-nuda. Il costume, come giusto che fosse, era stato molto gettonato.
Guardai il gruppetto di fronte a me e dato che Courtney stava eseguendo il suo piano meravigliosamente capii che la mia presenza sarebbe stata indifferente cosi decisi di avvicinarmi al fuoco per allontanare quella sensazione di disagio. Da sola stavo bene.
Solo una volta nella mia vita avevo visto un Faló, Drew mi aveva portato al Summer festival che si teneva ogni estate dopo il campeggio estivo. Mi ricordo che mi avvicinai così tanto al fuoco che la brace mi scottò le mani. Piansi per tutta la sera e mio padre per farmi smettere mi portò sulle spalle e iniziò a correre per tutta la spiaggia. Mi fidavo di lui, era mio padre nonostante ciò che dicevano gli altri. Solo io e lui conoscevamo il legame che ci univa.
<<Se lo tocchi ti brucerai>>.
Mi accorsi di essere vicinissima al fuoco e di aver teso involontariamente la mano, come se volessi attraversare le fiamme. Il dolore sarebbe stato peggio di quello che già stavo provando?
Mi allontanai velocemente per poi incrociare lo sguardo argenteo di Eric.
<<Tu ti ricordi di me!>>, dissi a mo' di accusa senza pensarci e pentendomene subito.
Cosa mi saltava in mente?
<<Scuola? Arte? Futura Mostra? So che sei distratta ma questo non toglie che gli altri siano più svegli>>.
Un pugno, ecco cosa gli avrei tirato.
<<Io non so a che gioco stai giocando ma evita di farlo con me! Prima mi hai messo in una situazione scomoda e stasera dovrò mentirle>>, indicai Courtney che stava a due falò da me, era profondamente coinvolta da Nathan.
<<Ti avverto, se lo dovessi fare ancora io...>>
<<Tu cosa? Cosa mi potresti mai fare?>>, la sua espressione era una maschera di divertimento ma i suoi occhi riuscivano benissimo a trasmettermi altre sensazioni. Non riuscivo a definirle ma ero certa che quel sorriso non rifletteva la sua anima.
<<Non lo so...>>, ammisi sconfitta, <<Ma troverei qualcosa. Non sono il burattino di nessuno e se vuoi giocare contro di me allora stai sicuro che non mi tirerò indietro>>.
Lo guardai fisso negli occhi, lo stavo sfidando. Le mie gambe sembravano essere sul punto di cedere ma dovevo apparire sicura. Non aveva ancora ammesso totalmente di ricordarsi di me ma ero certa che lo stesse facendo di proposito.
All'improvviso la ragazza di stamattina gli si piombò addosso, era in costume, appena uscita dal mare dato le piccole gocce che le scendevano dal corpo abbronzato... era palese che stava morendo dal freddo.
La troiaggine è una brutta malattia.
<<Tesoro dove eri finito, mi avevi detto che mi avresti raggiunta>>, aveva una voce insopportabile, che fastidio!
Eric continuava a guardarmi aspettandosi una mia reazione. Stava analizzando la mia espressione come se fosse certo di vedermi più infastidita per quell'intromissione che per il semplice fatto di avermi presa in giro.
La ragazza si accorse di me, <<Perché stai parlando con lei?>>.
Quel "lei" lo disse in una maniera così disgustata da farmi dubitare perfino del mio odore.
Ero arrabbiata e innervosita a causa di Eric ma non avrei mai più abbassato la testa di fronte a lui.
<<Non stavamo parlando, anzi se ne stava andando>>.
<<Ma chi sarebbe?>>, la biondina ignorò la mia risposta.
Eric, dopo avermi squadrato un'ultima volta, si voltò mettendole un braccio sulle spalle, <<Nessuno di cui tu debba preoccuparti. Andiamo su, mi sto annoiando>>, si girò insieme alla biondina senza cervello che mi fece la linguaccia.
Nessuno? Prima diceva a tutti che mi conosceva ancor prima di quelle stupide lezioni e ora di fronte alla sua ragazza mi liquidava cosi.
Inoltre mi aveva fatto la linguaccia.
La linguaccia!
La sua età cerebrale non superava neanche i 7 anni.
Io non capivo dove volesse arrivare a parare. Era palese che per lui fosse tutto un gioco ma non capivo perché continuasse a torturarmi con sguardi insistenti e battute sprezzanti.
Odiavo lui, odiavo il fatto di esserne ossessionata, odiavo quella maledetta notte in cui lo avevo incontrato e pure Luke... Dove cavolo era finito?
Volevo la mia birra!
Aspettai diversi minuti e l'attesa mi stava snervando, se non fosse stato per Eric magari la mia pazienza avrebbe resistito di più ma invece no... ero cosi stupida da sprecare tutte le mie energie per un deficiente che andava dietro a qualsiasi cosa respirasse.
Preso una lunga boccata d'aria, ero stata per troppo tempo vicina al fuoco e mi sentivo leggermente accaldata.
Decisi di allontanarmi, prendermi da bere e ritrovare qualche faccia amica.
Magari avrei incontrato Luke. Ma dove si era cacciato? Forse aveva incontrato qualche altra ragazza, non era sicuro che dalle feste sloggiavi con le stesse persone con cui ci andavi.
Un ragazzo mi urtò e girandosi immobilizzò la sua vista sul mio seno.
E ti pareva che non incontravo un imbecille?!?
<<Hey scusa dolcez... Aspetta ma tu sei T... cazzo come ti chiamavi? Sono Liam, l'amico di Luke>>.
<<Tamara, il mio nome è Tamara>>.
Ok, io facevo schifo con i nomi ma era passata si e no un'ora da quando ci avevano presentati.
Puzzava di alcol e continuava a sbavare sulle mie tette.
<<Giusto Tamara, proprio un bel nome... Vieni ti do da bere! Se sei in una festa del genere non puoi non avere un bicchiere di alcol!>>, prese la mia mano e mi tirò.
Cercai di protestare ma per via della musica e della birra o chissà quale altra cosa avesse in circolo non mi sentiva. Aveva la mano sudaticcia e beh, mi faceva proprio schifo!
<<Ecco, tieni>>, fece porgendomi un bicchiere!
Guardai il posto da cui lo aveva preso e solo dopo aver accurato che non ci fosse dentro qualche strana droga decisi di mandare le mie paranoie al diavolo bevendo il contenuto tutto d'un sorso. Non era la birra ma qualcosa di abbastanza forte da farmi bruciare la gola, il sapore non era male. Mi faceva pensare alla pesca e limone.
<<Hey bambola, vacci piano! Ne vuoi un altro?>>.
Ignorai quel soprannome, evidentemente non si ricordava di nuovo come mi chiamassi. Acconsentì e senza pensarci ne bevvi altri due, dovevo distrarmi dato che mi sentivo fin troppo scombussolata per via di Eric.
Stavo esagerando? Non me ne importava un bel niente, non volevo essere in quella festa ma ormai mi ci trovavo dentro quindi preferivo per una sera staccare da tutto.
Non ero abituata a bere quindi, dopo aver ascoltato senza interesse le parole di Liam riguardo al fatto che mi aveva notata e che era bello vedere delle facce nuove e altre cose cosi, iniziai a sentirmi meno tesa. Riuscii perfino a sorridere alle battute di Liam nonostante facesse cadere lo sguardo fin troppo in basso per i miei gusti. A breve la situazione sembrò migliorare a dismisura... la luce calda dei falò illuminava tutto ciò che gli stava attorno creando delle magnifiche ombre, la musica e l'odore del mare erano un connubio perfetto.
<<Voglio andare a ballare>>, dissi a voce troppo alta da farmi sentire anche da Liam che mi guardò incuriosito, fortunatamente aveva incontrato altre due tette.
Evidentemente cercava una proprietaria che riuscisse a spiccicare parola.
Non volevo ballare con lui perciò decisi di svignarmela e addentrarmi tra la folla.
Ero senza freni, potevo fare ciò che volevo senza pensare al resto. Inizia a muovermi, non ero abituata a ballare perciò cercai di seguire solo la musica e lasciarmi andare.
Sentivo gli sguardi su di me di alcuni ragazzi ma me ne infischiavo, avevo il controllo di tutto.
<<Tamara!! Ti sto cercando da almeno mezz'ora. Mi ero spaventato>>, vidi Lucas avvicinars...No Lucas, Luke!
Oh ma perché non si chiamava Lucas? Mi avrebbe semplificato molte cose.
<<Luuke! Ti posso chiamare Lucas? Dai vieni e balla>>.
Si dai con lui non sarebbe stato male, in realtà era proprio un bel ragazzo e mi stupii di come non lo avessi mai notato... ma d'altronde non avevo notato mai nessuno se non Eric.
Scacciai subito la vocina che mi sussurrava di cercarlo e mi concentrai sul bicchiere che aveva Luke in mano, che c'era dentro?...birra?
Tentai di prenderlo ma lui rovesciò il contenuto e buttò via il bicchiere. Non sopportavo la gente che sporcava a terra, esistevano le pattumiere per un motivo e non era certo per abbellimento.
Lo guardai cercando di fare un'espressione corrucciata e arrabbiata ma vedendo la sua reazione forse gli ero sembrata buffa.
<<Sei ubriaca? Quanto hai bevuto?>>, chiese ridendo ma riuscivo a percepire una nota di preoccupazione. Forse pensava che gli avrei vomitato addosso.
<<Cosa importa? Non lo so... Un tre bicchieri, dai vieni!!>>.
Aveva lo sguardo incerto ma cambiò subito espressione quando iniziai a ballare.
Non sapevo cosa stessi facendo, mi limitavo ad imitare gli altri dimenando i fianchi e saltando. Ero sempre buffa, lo sapevo... ma me ne fregavo.
Ballammo insieme per non so quanto, a volte poggiava le mani sui miei fianchi e per la prima volta non sentii la necessità di scansarle. Stavo bene! Non pensavo a nulla!
Lo vidi avvicinarsi sempre più, voleva baciarmi. Mi guardò negli occhi quasi a chiedermi il permesso. Non so cosa lo convinse ma si avvicinò e mi baciò.
Non lo respinsi anzi, lo baciai pure io.
Sentivo la sua lingua farmi pressione sul labbro inferiore per permettergli di entrare e glielo concessi.
Era...bello.
Non sentivo nulla, non era come quei baci che si danno nei film in cui la ragazza sentiva le farfalle nello stomaco.
Io non le avevo mai sentite...
Ma era bello perché mi sembrava di essere normale.
Percepii la sua mano salire dai miei fianchi e percorrendo la mia schiena arrivare fino ai capelli.
E fu lì, fu proprio quando iniziò a prendere in mano i miei capelli e tirarli che mi venne in mente quella notte.
Lo spinsi via ed ero sicura di avere un espressione di assoluta paura perché si allontanò subito con uno sguardo confuso.
<<Sc..scusami>>, balbettai e iniziai a correre.
Volevo scappare e allontanarmi da quella gente, da quella musica e da tutto ciò che mi aveva fatto ricordare quel momento.
Come se potessi scappare dal ricordo di quella notte.
Le sue mani che tiravano i miei capelli obbligandomi a stare ferma mentre lui poteva fare tutto ciò che voleva con il mio corpo. La sua risata e l'odore di colonia... la sua lingua e i suoi occhi.
Non ricordavo altro di quella maledetta sera, solo alcuni frammenti.
Lui ubriaco che mi trascinava nella sua stanza.
Lui che chiudeva la porta a chiave.
Lui che mi sussurrava parole squallide:
"Su Tamara, sei proprio come tua madre no? - Lo so che ti piace - Sei una troietta".
Ricordo che chiusi gli occhi perché la mamma mi aveva detto che quando avevo paura di qualcosa bastava che li chiudessi così da pensare solo alle cose belle ed il momento sarebbe passato subito.
Avevo paura degli aghi e ogni volta con il dottore funzionava ma quella sera fu inutile. Avrei preferito mille aghi che sentire le sue mani su di me.
Ricordo che quando smise non riuscii a muovermi subito e scappai solo dopo quando lo vidi sprofondare in un sonno profondo.
Le gambe cedettero e mi ritrovai seduta sulla sabbia fredda e umida.
Stavo tremando.
Passai le dita sulla collana di mia madre, <<Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci>>.
Dieci respiri per cercare di prendere possesso del mio corpo.
Dieci respiri che mi concedevo per raccogliere tutto il dolore e accantonarlo in un angolo.
Avrei reagito sempre cosi? Bastava che qualcuno mi toccasse e io mi sarei messa a scappare? Detestavo Andrew, detestavo il fatto che mi avesse marchiato cosi tanto in profondità da non riuscire più ad avere il controllo di me stessa. A volte pensavo di meritarmelo per ciò che era successo ai miei genitori ma la parte più razionale di me mi diceva che di tutta quella merda io non c'entravo nulla. Li amavo, non volevo che morissero e tantomeno volevo questa vita.
Mi portai le ginocchia al petto cercando di isolarmi da tutto e concentrandomi solo sul mio respiro.
Non era giusto.
Sussultai quando sentii la sua voce, <<E io che pensavo te la stessi passando meglio di me>>.
Mi girai per guardarlo.
Vidi di nuovo gli occhi che quella notte mi avevano rapita. Somigliavano a quelli di mia madre, erano solo più freddi ma ugualmente intensi.
Lei aveva l'oceano, lui una tormenta glaciale.
Si avvicinò, mi scansai ma lui continuando a camminare posò delicatamente una giacca sulle mie spalle per poi sedersi accanto a me.
Anche l'ultima volta aveva avuto lo stesso atteggiamento apprensivo.
<<Avevi ragione, so chi sei. Quella notte non l'ho dimenticata, tantomeno di te>>.
Non riuscivo a spiccicare parola, ero esausta e l'alcol stava iniziando a regalarmi i sintomi negativi. Mi girava la testa e avevo una leggera nausea.
<<Come potevo farlo? Quella notte... è stata... strana>>, disse sorridendo, <<Ho visto un'agonia che solo io pensavo di provare>>.
Mi strinsi ancora più su me stessa mentre un forte odore di menta prendeva il posto di quell'orribile puzza di colonia dei miei ricordi.
<<Eppure... più guardavo la tua sofferenza più mi stupivo di quanto tu fossi... viva>>.
Spalancai gli occhi.
Viva? Parlava di me? Come poteva considerarmi così quando io mi sentivo completamente morta.
Continuai a stringere la collana e chiusi gli occhi per tranquillizzarmi. Lui rimase in silenzio, sapevo che stava aspettando che io parlassi ma era come se non gli importasse quando lo avrei fatto.
Dopo un tempo indefinito ruppi quella calma apparente e gli feci la prima domanda che in quei giorni aveva occupato la mia mente.
<<Perché hai fatto finta di non conoscermi?>>, dissi così piano che feci fatica anche io a sentirmi ma lui mi capì.
<<Non lo so... Diciamo che quella notte mi porta a ricordare momenti che ho cercato e che ancora oggi cerco di superare, ma principalmente l'ho fatto perché mi piaceva stuzzicarti>>, fece un'altra risata.
Nonostante mi stesse dicendo palesemente che si era preso gioco di me, la rabbia provata prima non fece alcun cenno di uscire.
<< La prima volta che ti ho rivisto ci ho messo un po' a riconoscerti solo che non avevo voglia di rivangare il passato e in un primo momento mi ha dato pure fastidio, ho faticato per tentare di voltare pagina e poi basta una ragazzina a stravolgere tutto il lavoro di due anni. Solo che le tue risposte confusionarie mi incuriosivano, volevo capirci di più. Inoltre non avevo mai visto una persona che riuscisse a diventare cosi rossa in poco tempo... sei buffa>>, continuò ridendo, << Ti sei congratulata con me perché ho un genitore che mi ha raccomandato>>.
Trattenni un sorriso a quel ricordo, <<No... perché tuo padre ha finanziato la mostra...mi sono congratulata per questo>>.
Rise ancora più forte...quella risata percosse il mio corpo raggiungendo e riempiendo ogni angolo. Come riusciva a farlo?
Continuai a guardarlo mentre si sdraiava sulla sabbia. Il suo naso dritto creava una sottile ombra che si adagiava su quelle labbra cosi perfette e simmetriche.
<<Sai...da bambino ero in fissa con il "piccolo principe". Mia madre si sacrificava quasi ogni sera per leggermelo. Credevo che prima o poi anche io sarei riuscito a viaggiare tra i pianeti e incontrare i personaggi più strani dell'universo. Una volta costruii pure una navicella spaziale, non chiedermi con quale logica ma doveva riuscire a realizzare il mio progetto di viaggio spaziale. Non so neanche perché te lo sto raccontando>>.
Immaginai un piccolo Eric imbronciato mentre cercava di capire il perché la sua navicella non funzionasse. Sorrisi per la tenerezza di quella scena.
Mi guardò facendo una smorfia e decisi di sdraiarmi insieme a lui per guardare il cielo notturno.
Sentivo la sabbia fresca e morbida accarezzarmi la testa mentre il profumo di menta si mischiava a quello del mare.
<<Mia madre invece voleva quasi sempre guardare le stelle con me. Diceva che prima di diventare così luminose devono percorrere un lungo viaggio spesso difficile... ed è proprio quando iniziano a risplendere che capiscono di essere arrivate quasi alla fine del loro tragitto. "Tamara, ricordati sempre che ogni difficoltà che superi ti permetterà di risplendere e di illuminare gli altri". Sosteneva che una vita senza difficoltà non ti permetteva di diventare ciò che sei destinato a diventare. Un pensiero per indorare la pillola>>.
Mi girai per guardarlo.
<<E se fossimo destinati a diventare qualcosa che non vorremo essere?>>, mi chiese serio.
Mi persi in quella domanda e provai a trovare la soluzione nei miei ricordi.
<<Mia madre avrebbe risposto che siamo noi a decidere quanto le difficoltà possano influenzarci. Non è facile guidare qualcosa di cui non si ha il pieno controllo ma almeno hai la certezza che al volante ci sei tu e nessun altro>>.
Volante? Seriamente Tamara?
Scacciai le immagini dolorose, non avevo abbastanza forza per riaffrontare anche quelle.
<<E tu a che punto sei?>>, chiese sfuggendo al mio sguardo. Come se non volesse farmi vedere più di quello che avevo già intravisto nei suoi occhi.
<<A volte perdo il controllo ma fino ad oggi sono riuscita a ritrovarlo>>, ed era vero.
Da quella notte avevo scoperto il significato di un vero attacco di panico, niente a che vedere con quelli legati all'incidente... ma ormai sapevo come spegnere quelle fiamme divoratrici.
<<Hai ancora quella paura di annullarti?>>, chiese continuando ad osservare in alto anche se non credo lo stesse facendo per davvero.
Sembrava più perso tra i suoi pensieri che tra le stelle.
Fui rincuorata che si ricordasse ancora della nostra discussione, era stupido e assurdo ammetterlo ma in quei giorni mi sentivo rifiutata.
<<Si ma... non è più la mia paura più grande>>, risposi tranquilla rendendomi conto che il mio corpo si era ormai rilassato tra la sabbia.
<<Cambi in fretta... adesso qual è?>>.
In quegli anni ci avevo pensato parecchio, mi ponevo domande su domande perché solo cosi, solo sforzandomi a trovare delle risposte non mi sarei dimenticata di ciò che ero.
<<Ho paura che le mie paure mi cambino in peggio. Tu? E' la stessa?>>.
<<Si e no... ho paura di rovinare tutto e non poter rimediare ma allo stesso tempo ho paure di non avere più niente da poter proteggere e da non distruggere>>.
<<Questa doveva essere una festa...>>, dissi per cambiare discorso.
Non volevo parlarne più perché non sapevo cosa avrebbe portato questa discussione, inoltre non ero proprio abituata a confidarmi di questo, anzi a confidarmi con la gente se non con Courtney... Lui però era diverso.
<<Lo è, ma non per noi>>, disse e ci mettemmo a ridere.
Continuai a guardarlo e lui fece lo stesso per non so quanto tempo, non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi intensi. sarei potuta rimanere in quella posizione in eterno.
Allungò una mano e spostò una ciocca dei miei capelli dietro il mio orecchio, come la prima volta sotto la pioggia.
Quel gesto cosi intimo mi provocò un brivido che non avevo mai provato, e come se non ne avessi mai abbastanza.
Non sapevo cosa stesse accadendo, ero molto confusa dalla situazione.
<<Tua madre aveva ragione, risplendi di luce propria>>, le sue mani poggiavano ancora sulla mia guancia irradiando un calore che non avevo mai provato.
Mi si mozzò il respiro, non potevo credere a cosa stava succedendo.
Un attimo prima stavo ballando con Luke e il momento successivo stavo dando di matto per un bacio.
Un attimo prima non volevo più vedere Eric e adesso ero insaziabile della sua presenza.
La suoneria del telefono mi fece sobbalzare e ruppe quel magnetico contatto, una parte di me ne fu grata dato che mi ci stavo letteralmente perdendo dentro.
Presi subito il cellulare ricordandomi di essere venuta con Courtney e...Luke...oddio cosa avrà pensato di me?
Risposi alla chiamata dopo aver letto il nome della mia migliore e unica amica sul display.
-Pronto?-
-Pronto?!? Te ne esci con un semplice "Pronto"? Dove diavolo sei finita? Lo sai che stavo morendo dalla paura? Mi rispondeva la segreteria telefonica e ho pensato al peggio...-
-Courtney mi dispiace, sono in riva al mare e forse per questo non ho ricevuto nessuna chiamata...non prendeva.-
Vidi Eric cercare di trattenere una risata. Dovevo fargli un discorsetto sui momenti giusti in cui ridere o no.
Sentii un sospiro dall'altra parte del telefono.
-Ok mi calmo, il peggio è passato. Stai bene? Ce la fai a raggiungermi? Sono con i ragazzi nel punto in cui siamo arrivati e stavamo pensando di andarcene da qui-
-Si, tranquilla. cinque minuti e arrivo-
Provai ad alzarmi e con soddisfazione potei constatare che avevo riacquistato buonissima parte del mio equilibrio.
-Allora ti stiamo aspettando, sbrigati-
Lanciai un'occhiata a Eric che si era appena alzato e cercando di non farmi sentire le chiesi
-Courtney...c'è anche Luke?-
-Ma che domanda è? Ovvio che c'è! Chi credi mi abbia avvisato della tua scomparsa?-
-Ok... sto arrivando- conclusi subito chiudendo la chiamata.
Ovviamente Eric era riuscito a sentirmi e da bravo maleducato che era non si fece scrupoli a intervenire, <<Problemi in Paradiso?>>.
<<Paradiso? Dopo tutto quello che hai visto pensi che Paradiso sia la parola più giusta da usare?>>, dissi ridendo.
<< Te l'ha mai detto nessuno che sei una pesantezza dell'anima?>>.
Ecco che ritornava l'Eric spavaldo.
<<Te l'hanno mai detto che sei la persona più lunatica del mondo?>>.
Fece finta di pensarci e rispose, <<No, ma c'è sempre una prima volta>>.
Ci sorridemmo a vicenda.
<<Sarà meglio andare, Nathan mi starà sicuramente cercando>>, si incamminò verso il falò centrale e senza proferire parola lo seguii.
Vidi Courtney ondeggiare un braccio e riconobbi subito la felpa che indossava Nathan, non che ci avessi fatto troppo caso ma pensavo fosse la sua dato che era il triplo della taglia di Cortney e che portava il logo della nostra scuola. Forse il suo piano malefico era riuscito.
Pensai subito alla giacca che Eric mi aveva prestato, non volevo che Luke si facesse strane idee o ci rimanesse male.
Feci per toglierla ma Eric mi precedette, <<Smettila, hai freddo. Non preoccuparti per il tuo ragazzo, la tua sopravvivenza gli dovrebbe stare più a cuore>>, il suo tono risultò serio e oserei dire quasi infastidito.
<<Luke non è il mio ragazzo>>, risposi così in fretta da pensare che forse non mi aveva capita.
<<Meglio così allora, no? Se non è il tuo ragazzo allora a maggior ragione non dovresti preoccuparti>>.
Non gli risposi perché in fondo aveva ragione... E oltretutto non mi andava di toglierla perché mi piaceva, profumava di pini e menta, profumava di lui.
Notai subito gli sguardi di tutti su di noi, si stavano sicuramente chiedendo cosa ci facevamo insieme.
Vidi Luke cercare di avvicinarsi ma se ne pentì subito appena notò anche Eric e decise di salire in macchina.
<<Oggi Tamara, grazie a te, ho scoperto di essere la persona più ansiosa del mondo! Che cavolo ci facevi così lontana? Cosa ti è saltato in mente?>>.
Mi voltai verso la mia amica sperando di non averle rovinato la serata.
Ero estremamente imbarazzata e sapevo che quando Courtney inizia non la finisce più.
Eric dovette capire il mio disagio e stupendo tutti, pure la sottoscritta, iniziò a parlare:<<Courtney... giusto? Ascoltami la tua amica era con me e mi dispiace di averla fatta allontanare così tanto, sono stato io a proporle di fare un giro in riva al mare>>.
Courtney spalancò gli occhi per la sorpresa e solo in quel momento notò la giacca che mi copriva le spalle.
<<Ah ok, capisco... Fa nulla! E' meglio andare, sono veramente stanca>>, iniziò a sorridere come una scema.
Non ci posso credere...un attimo fa mi stava facendo la ramanzina e adesso solo perché aveva scoperto che stavo con un ragazzo le era passato tutto?
Era pazza!
Mi girai esasperata verso Eric e gli diedi la giacca nonostante il suo sguardo corrucciato.
Il contatto con l'aria fresca mi fece rabbrividire ma era piacevole.
<<Grazie per stasera, sei stato...un buon ascoltatore. Spero che domani non ritornerai ad essere il solito sbruffone, stronzo, snob...>>
<<Hey vacci piano... Comunque anche tu non sei niente male a parte la goffaggine e tutto il resto. Ci vediamo imbranata>>, ridendo si rivolse a suo fratello, <<Nathan sbrigati, voglio andare a casa!>>, voltò le spalle e si allontanò da me.
Più aumentava la distanza da lui e più si avvicinava la sensazione di vuoto.
Cercai di distogliere lo sguardo per non sembrare una completa idiota e notai Nathan salutare con un bacio sulla guancia Courtney. Ancora indossava la sua felpa.
Entrammo dentro l'auto. Non credo di aver mai passato momento più imbarazzante.
Era palese che Luke e Michael ce l'avessero con noi. Non so cosa abbia fatto Courtney ma non metto in dubbio che Luke avrà pensato di essere stato scaricato per Eric.
Forse alla fine di tutta questa storia tra me e Courtney ero risultata io la più stronza.
Nel momento del saluto Luke disse solo un "ciao" senza girarsi.
Io contraccambiai e sperai con tutto il cuore di non ritrovarmi mai più in una situazione del genere.
Appena varcata la porta d'ingresso, iniziò il finimondo.
<<Tu ed Eric? Da quando mi tieni nascosta questa cosa? Io non ci posso credere!>>, urlò per poi prendere fiato, << Non hai fatto altro che dirmi in questi giorni che sono troppo ossessionata da Nathan, dal mio piano per conquistarlo e altre cose varie e tu con chi te la fai nel frattempo? Con suo fratello!>> .
Feci per rispondere ma venni interrotta.
<< No! Non mi dire che non c'è niente perché mi sono accorta come ti guardava! E io che mi sentivo in colpa perché non volevo che ti sentissi sola una volta che...che ne so...una volta che sarei riuscita a conquistare Nathan>>, continuava a sbraitare mentre cercava di salire cautamente le lunghe scale per arrivare in camera sua.
Desideravo solo dormire.
Lo sapevo che sarebbe finita così! È da quando mi conosce che sogna di vedermi con un ragazzo. Come se fosse il suo secondo scopo nella vita. Il primo ovviamente era conquistare Nathan e se la giocava con La pace nel mondo.
Avevo paura che mi facesse le domande sbagliate del tipo: "Perché sei scappata da Luke? Come, dove o quando hai conosciuto Eric?...".
Tutte le risposte portavano a quell'episodio e non volevo che lei venisse a conoscenza di tutto.
Le avevo raccontato solo dell'incidente stradale e di come mi sentissi a disagio con la mia famiglia adottiva. Non le avevo mai raccontato degli incubi nonostante lei ne fosse a conoscenza, era difficile non farli notare quando dormivamo insieme. Non le avevo raccontato di Andrew o dell'odio di Rachel nei miei confronti. Sapeva che quella casa era invivibile ma non sapeva in che modo lo fosse.
<<Mi stai ascoltando? Eh no certo... Seriamente Tamara perché sei mia amica se non mi racconti niente? Io non faccio altro che parlare tipo come adesso...oh mamma dovrebbero esportarmi le corde vocali ma sicuramente troverei qualche altro modo per parlare e sarebbe inut... Ok ok ora la smetto>>, chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Ero seduta sul suo letto mentre lei, camminando avanti e indietro per tutta la stanza, recitava ogni pensiero che le veniva in mente.
Decisi di parlare perché proprio non ce la facevo più.
<<Hai finito? No perché vorrei sapere cosa è successo tra te e Nathan e dopo ti racconterò ogni cosa che vorrai sapere su di me ma sbrighiamoci sono...>>, controllai l'orario e mi stupii di quanto fosse tardi, << Sono quasi le quattro del mattino e adesso capisco perché sono così stanca>>.
Mi guardò, fece una smorfia e si arrese raccontandomi ciò che era successo.
Mi raccontò di come quella sera Nathan non faceva altro che parlare con lei, chiedendole tantissime cose sia sullo sport e sia sul periodo passato insieme alle medie.
Le brillarono gli occhi quando mi disse che le aveva chiesto il numero di telefono e che gli avrebbe fatto molto piacere se Lunedì avesse voluto passare con lui la pausa pranzo per continuare a parlare.
<<È così bello e intelligente, non è come gli altri! È il ragazzo più interessante che abbia mai conosciuto>>.
Ero felice per lei e speravo davvero tanto che Nathan non si sarebbe rivelato una delusione.
<<Beh, adesso sappiamo che non è sicuramente gay>>.
Courtney si mise a ridere per poi diventare seria, <<Adesso raccontami cosa è successo. Luke mi ha detto che stavate ballando ma che ad un tratto sei scappata via... Ha fatto qualcosa che non doveva fare?>>.
<N..No assolutamente. Luke si è comportato benissimo solo che...>>
Decisi di raccontarle una mezza verità... Ero troppo stanca per impegnarmi in una discussione piena di ricordi dolorosi.
Le dissi del bacio e la sua reazione mi fece ridere perché sputò l'acqua che stava bevendo bagnandosi tutta la gonna.
Per quanto il motivo della mia ritirata da Luke le dissi che mi ero imbarazzata e da perfetta imbecille, non sapendo che fare, ero scappata... D'altronde rispecchiava perfettamente con la mia persona e infatti Courtney non esitò a credermi.
Le raccontai di Eric dal primo momento fino all'ultimo, escludendo solo il nostro primo incontro e di cosa avevamo parlato. Semplicemente mi limitai a dire ciò che provavo quando stavo con lui.
<<Ti piace!>>, alla fine del racconto se ne uscì così. Lo disse come se avesse scoperto un tesoro nascosto.
<<Ti piace! E tu piaci a lui! Non mi contraddire perché l'ho capito da prima che tu mi raccontassi tutta la storia quindi immagina adesso!>>.
<<Courtney non è così, e non mi va di cercare di spendere le poche energie che mi sono rimaste per convincerti di una cosa così ovvia. Quindi ti prego smettila>>, non avevo dubbi che lui mi piacesse, non so fino a che punto ma sicuramente mi piaceva più di qualsiasi altro ragazzo che avessi mai conosciuto. Semplicemente non credevo di poter essere ugualmente importante per lui... era impossibile.
<<Tama io riesco a capirle queste cose, a differenza tua... Ma ok. Me ne starò zitta. Cosa pensi di fare con Luke?>>.
Non lo sapevo ma non mi andava di parlarne adesso.
Ok sarà rimasto un po' perplesso e deluso dalla situazione ma non gli avrò sicuramente spezzato il cuore. Più che altro mi spaventava se avesse fatto sapere in giro del mio comportamento da pazza.
<<E tu ? Cosa pensi di fare con Michael? Credo che ci sia rimasto davvero male...>>
<<Ok , me lo meritavo... Anche se io non l'ho illuso baciand..>>
Le lanciai un cuscino in faccia interrompendo ciò che stava per dire.
<<Sei insopportabile!>> m, dissi mentre le lanciavo il secondo cuscino che avevo a portata di mano.
<<Questa è guerra! Signorina si prepari al peggio>>, e facendo così iniziammo una lotta di cuscini/pupazzi.
Le solite scene che si vedono nei film irreali solo che invece di far uscire le piume dai cuscini... urlavamo dal dolore.
Ci addormentammo poco dopo aver dichiarato una tregua.
Le nostre mani rimasero intrecciate per tutta la notte.
Lei era l'unica mia certezza.
L'unica persona che continuava a regalarmi ricordi felici.
Il mio porto sicuro dopo un mare in tempesta.
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