Capitolo |38|
La leggera luce del mattino rischiarò il luogo più perfetto in cui fossi mai stata, il corpo caldo di Eric mi avvolgeva e il suo splendido viso fu la prima cosa che vidi. I capelli, che non tagliava da molto tempo, creavano delle leggere onde che incorniciavano un paio di occhi cosi chiari da illuminare qualsiasi cosa che in me fosse ancora ignota. Solo lui riusciva a farmi sentire cosi nuda e non parlavo dei nostri corpi, benché lo fossero. Era l'unico in grado di leggermi cosi bene, l'unico a cui avrei sempre permesso di farlo perché non sarei mai stata abbastanza forte da chiudermi al suo sguardo.
Significava questo amare ed ero stata una stupida a pensare che solo io provassi un sentimento del genere. Aveva commesso degli errori, mi aveva ferita come non aveva mai fatto nessuno perché io non ero stata in grado di salvaguardarmi a tal punto da frenare un mio coinvolgimento. Ma non me ne sarei mai pentita. Poteva farmi provare tutto il dolore di questo mondo ma lo avrei sempre perdonato perché sapevo che non sarebbe mai stata sua intenzione farlo.
<<Tu mi ami>>, feci un sorriso debole e continuai a guardare quei due diamanti limpidi e magnetici.
Le sue mani, che non avevano smesso neanche un secondo di accarezzare la mia pelle scoperta, si interruppero.
Chissà da quando tempo era sveglio. Chissà da quanto le sue dita mi sfioravano aspettando un mio risveglio.
Chiuse leggermente le palpebre e si concesse alcuni secondi per capire a cosa mi stessi riferendo.
Appoggiai le mie labbra sul suo petto sodo, percepii il sottile movimento della pelle che accompagnava il battito accelerato del suo cuore.
<<Ma non è abbastanza, vero?>>, la sua voce calma mi fece un po' paura. Non perché temessi che mi potesse fare qualcosa ma perché era data da una disperata rassegnazione.
Ovvio che era abbastanza, lui era tutto per me. Il problema era anche questo, non avevo limiti quando si trattava di Eric.
<<Direi che è eccessivo, non è un male ma non lo sappiamo gestire>>, lo avvolsi tra le braccia e ingarbugliai le mie gambe alle sue. Volevo stargli il più vicino possibile e quel mio desiderio accese subito il suo appetito. L'erezione iniziava a premere sulla mia coscia ed era pericolosamente allettante. Con le labbra percorsi tutto lo strato di pelle che avevo davanti, i miei movimenti erano lenti, volevo che questo momento durasse per tutta la vita. Lui non mi bastava mai.
I suoi gemiti li consideravo la sinfonia più bella che un essere umano avrebbe mai potuto comporre e quando percepii le sue mani saldarsi in modo possessivo sui miei fianchi, il mio cuore si arrestò brevemente per poi riprendere il solito ritmo accelerato. A causa sua prima o poi avrebbe ceduto.
Senza alcuno sforzo mi pose a cavalcioni sopra di lui ma non volevo che entrasse subito dentro di me, avrebbe portato alla fine di quel momento.
Scivolai con calma continuando a baciare il suo corpo ed ignorando le mani che provavano a trattenermi.
Capì subito le mie intenzioni e tremò leggermente mentre il mio seno, pesante e sensibile, sfiorava il suo pene, turgido e caldo.
La lingua accompagnava le mie labbra e, quando arrivarono a destinazione, lo circondai lentamente.
<<Tam... ti prego...>>.
Mi stava supplicando?
Voleva raggiungere il piacere? Avrebbe voluto altri momenti cosi? Voleva che non ci separassimo? Desiderava convincermi che eravamo abbastanza forti?
Ignorai quei miei stessi dubbi e mi abbandonai in quel flusso di piacere. Iniziai a compiere dei movimenti sempre più veloci ed ogni volta che le mie labbra giungevano alla cima mi concedevo un giro sulla punta per poi andare sempre più in profondità.
Sentivo il mio sesso fremere e invocare sollievo. La tensione stava diventando insopportabile e la mente annebbiata dal piacere non mi assicurava alcun tipo di lucidità.
Un leggero sapore salato colpì il mio palato prima di ritrovarmi a pancia in su e la sua erezione che mi allargava e riempiva con prepotenza. Sentivo la sua carne calda pulsare dentro di me.
Chiusi gli occhi e non fui capace di controllare i lamenti di soddisfazione, quando li riaprii fui totalmente invasa dal suo sguardo.
Era rabbia, sofferenza ed oserei dire quasi rancore.
Spinse sempre più affondo e mi aggrappai violentemente alla sua schiena, le mie unghie conficcate sulla sua carne e i nostri visi cosi vicini da coprire l'intera visuale.
Lo baciai con ardore, anche io ero arrabbiata e stavo soffrendo per la vita che mi stava aspettando senza di lui ma tra di noi c'erano troppi problemi che arrugginivano e macchiavano il nostro legame.
Ci stavamo distruggendo.
Cercai però di trasmettergli comprensione e conforto, non volevo che mi guardasse in quel modo, non volevo che questo momento ritornasse tra i miei ricordi con l'immagine dei suoi occhi infuocati.
La presa delle mie mani si fece meno aggressiva e iniziai ad accarezzargli i capelli con passione e dolcezza.
<<Ci sarò sempre per te>>, sussurrai trattenendo con difficoltà i gemiti.
Lo guardai di nuovo e i suoi occhi ritornarono ad essere cristallini.
L'ultima spinta mi riportò nella dimensione di quasi non ritorno, mi annullai mentre il mio corpo si lasciava andare a quelle convulsioni interminabili. La forte tensione che fremeva e torturava in modo appagante il mio corpo si sciolse assieme ai miei muscoli.
Un liquido caldo mi bagnò il ventre sudato per poi vedere Eric abbandonarsi al mio stesso piacere.
Vedere i suoi umori sul mio corpo mi fece sentire perversamente eccitata. Come se da quel momento avrei sempre portato, sottopelle, il suo marchio.
Aspettai alcuni secondi per riprendere controllo delle mie facoltà mentali e mi accoccolai su di lui.
<<Hai capito?>>, gracchiai con una voce flebile, ancora frastornata dall'orgasmo.
Volevo che lui lo sapesse, qualsiasi cosa sarebbe accaduta e in qualsiasi posto si sarebbe trovato... avrebbe sempre potuto contare su di me.
Forse la soluzione migliore sarebbe stata un taglio netto, lo avevo sempre detto... non mi piacevano le mezze misure o le situazioni a metà.
Eppure, in modo egoistico, volevo controllare una parte del suo cuore.
Le sue mani si strinsero sulle mie braccia ma rimase in silenzio.
Stava combattendo con i suoi pensieri, non mi aveva mai detto chiaro e tondo cosa ne pensava di tutta quella situazione e non mi aveva mai accennato ad una possibile soluzione oltre a quella drastica che stavamo prendendo. Si era limitato a starmi vicino, in silenzio, assecondando ogni mia conclusione.
Non capivo se fosse d'accordo o se semplicemente non voleva rendere le cose più difficili.
Feci forza con i gomiti e mi issai leggermente per guardarlo in faccia.
<<Eric...>>.
Mi accarezzò una guancia.
<<Promettimi una cosa>>, ignorò la mia domanda e non insistetti.
Ricacciai indietro l'aggroviglio di sensazioni che mi bloccavano la gola, <<Tutto quello che vuoi>>.
Con il pollice sfiorò le mie labbra, <<Sii felice. E' l'unica cosa che mi trattiene da fare questa pazzia e lasciarti andare>>.
Felice?
Senza di lui?
Ce l'avrei fatta?
E lui ci sarebbe riuscito?
Mi mancò il respiro, anche io volevo che lui lo fosse... ma con me.
Il problema era proprio questo, se avessimo continuato a stare insieme non ci saremmo mai riusciti.
Gli occhi iniziarono a pizzicare e i sentimenti dilanianti, che avevo trattenuto e nascosto nel punto più remoto del mio cuore, non esitarono a trasformarsi in lacrime e singhiozzi.
Appoggiai la testa sull'incavo del suo collo e cercai di calmare quello sfogo, <<Prima o poi lo saremo>>.
Doveva essere cosi, sennò a cosa sarebbe servito soffrire in questo modo?
Troppo distanti per completarci ma troppo vicini per vivere separati, eppure avevo fiducia.
Ce l'avremmo fatta.
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