Capitolo |33|
Ero indecisa se mettermi dei jeans ed una canottiera o il vestitino svolazzante che Courtney mi aveva obbligata a comprare.
Faceva molto caldo, era l'inizio di Maggio e più che primavera sembrava esserci l'estate.
Optai per il vestito blu, era un po' troppo corto per i miei gusti ma mi piaceva molto il colore e lo scollo ampio, non troppo ampio da doverlo ogni tre secondi tirare su per non far vedere troppo.
Legai i capelli in una coda ed uscii dalla stanza.
Oggi a pranzo non aveva spiccicato di nuovo una parola, però nonostante il disagio che provavo ero felice che rimanesse la... accanto a me. Ogni giorno speravo di trovarlo in quel tavolo perché non volevo più avere problemi, desideravo mettere tutti i pezzi al loro posto anche se non sarebbero stati dove li avrei voluti io.
<<Riccioli d'oro sono pronta, ti aspetto sotto>>, avvertii Courtney.
<<Ah si si, dieci minuti>>, la sentii armeggiare con il phono.
Dieci minuti nel linguaggio di Courtney significava il doppio del tempo.
L'appuntamento sarebbe stato tra mezz'ora davanti al cinema, saremmo arrivate in ritardo.
In realtà il solo pensiero di uscire con Eric mi faceva sentire un grosso nodo alla gola.
Ok non é che saremmo stati solo io e lui , anzi forse non sarebbe neanche venuto.
<<Tesoro stai benissimo>>.
Mi voltai verso Lauren facendole un sorriso imbarazzato.
<<Oggi andate al cinema vero? Prima che tu vada dobbiamo parlare di una cosa. Josh ci sta aspettando di sotto>>.
<<Cosa é successo?>>, mi mancò il respiro ed improvvisamente fui fiondata sui problemi che stavo volutamente accantonando.
<<Non preoccuparti, scendiamo>>, il suo sorriso tranquillo sembrava essere sincero e servì a tranquillizzare il mio cuore.
Seguii Lauren ed entrammo nell'ufficio di Josh che stava seduto nella sua poltrona professionale insieme a mille fogli sparsi sulla scrivania.
<<Quindi?>>, ero nervosa e non mi preoccupavo neanche di non darlo a vedere.
Josh incrociò il mio sguardo e posò i fogli che stava esaminando, <<Ieri c'é stato da parte dell'investigatore Sullivan una richiesta per accertarsi dell'attendibilità della fonte. Il giudice l'ha accettata>>, incrociò le mani, <<Vogliono che tu sia seguita da uno psicologo e se sarà necessario richiederanno assistenza pure ad uno psichiatra>>.
<<Cosa?!>>, urlai sconvolta, <<Non se ne parla! Io sto bene e non ho bisogno di queste cose!>>.
Quell'investigatore da strapazzo lo odiavo. Non solo mi aveva resa una bugiarda ma voleva pure farmi umiliare a tal punto da dubitare pure della mia sanità mentale?
Lo odiavo.
Fulminai Josh, sapevo che lui non c'entrava nulla ma con qualcuno dovevo pur prendermela e lui sembrava quasi essere d'accordo con tutto ciò.
<<Tamara non é una scelta ma un obbligo, se non lo farai tutte le tue dichiarazioni potrebbero decadere, compresa la nostra custodia, e non avremmo concluso nulla>>, la sua tranquillità a volte mi indisponeva.
Certo... cosa poteva importargli a lui? Stava solo facendo il suo lavoro.
<<Perché ora? Sono passate due settimane!>>, ringhiai tra i denti.
Come se mi importasse davvero saperne il motivo. Non volevo farlo, a prescindere dalla giustificazione più o meno valida.
<<Non lo so, sto seriamente dubitando di quei due>>, le sue spalle rigide si rilassarono improvvisamente eliminando ogni traccia dell'avvocato Allen e dandomi la possibilità di vedere il tormento e la stanchezza che si impegnava a non far trapelare.
Sospirò rumorosamente, <<Ho già parlato con Frederic e mi ha detto che più di una volta hanno cercato di eludere le sue domande sul caso>>.
Frederic era l'investigatore che Josh aveva assunto per partecipare alle indagini, entrambi avevamo avuto la stessa sensazione riguardo ai procedimenti attuati da Sullivan e dopo l'interrogatorio avevamo ottenuto la possibilità di affiancarci ad un altro professionista.
Aveva detto che non era una scelta ma un obbligo. E quando mai avevo potuto scegliere nella mia vita?
L'idea di dover parlare un'altra volta delle "mie cose" di fronte ad una persona sconosciuta non mi piaceva per niente.
Mi ricordai dell'interrogatorio di alcuni giorni fa, sarebbe stato sicuramente così: opprimente e soffocante.
<<Non voglio farlo>>, dissi.
Si passò una mano sulla fronte lievemente imperlata e dopo aver guardato Lauren si ricompose ritornando ad essere il solito "Uomo in divisa".
<<All'inizio ero contrario anche io ma poi ci ho riflettuto... credo che tu ne abbia passate tante e pensare che una ragazza della tua età ne possa uscire inerme da tutto questo è impossibile>>.
<<Ma sto bene!>>, mi voltai verso Lauren per cercare di trovare qualche sostegno ma non trovai quello che speravo. Era d'accordo con lui e ovviamente prima di dirmelo ne avevano parlato insieme.
<<Tesoro anche io credo che sia meglio confidarsi con qualcuno, non devi per forza raccontare tutto ma solo ciò che ti senti di condividere>>.
Era ridicolo.
<<Cosa potrei voler condividere con una persona che non conosco? Ho già dovuto raccontarlo a quei due deficienti e mi sono dovuta sorbire i loro giudizi...>>
<<É questo il punto, la persona con cui dovrai parlare non esprimerà giudizi...>>
<<Ma li penserà!>>, ritornai a guardare Josh, << Non voglio... io ce la sto facendo, ogni mattina mi sforzo ad andare a scuola e a continuare la mia vita>>, sentii il groppo in gola sciogliersi e gli occhi bruciare per le lacrime accumulate, <<Ho ottimi voti, frequento una marea di corsi, esco con i miei amici cercando di essere normale. Non è abbastanza? Perché deve essere sempre più complicato di quello che già è?>>.
Lauren mi afferrò delicatamente una spalla, <<Ma non capisci? É proprio questo il punto...>>, la sua mano rassicurante continuava a tenermi stretta, <<Non vogliamo che tu ti sforza, vogliamo che tu riesca a svegliarti senza il desiderio di finire la giornata ancora prima che sia iniziata!>>.
"Sembri uno zombie".
Cos'è? Avevano parlato con Courtney?
Mi asciugai le lacrime e voltai lo sguardo verso il muro.
Non era giusto, non potevano obbligarmi a fare una cosa del genere.
<<Il giudice ci ha proposto un bravissimo professionista ma non siamo costretti ad andare da lui. Possiamo fare delle prove e affidarci a chi vogliamo. Sarai tu a decidere chi ma non possiamo evitare che tu non scelga>>, le parole di Josh erano sempre quelle che concludevano un discorso.
Più che parlare sembrava dare delle sentenze.
Quindi non avevo alternative. Dovevo farmi analizzare da uno strizzacervelli.
Strizzacervelli...
Ma certo! Darla!
Era una psicologa e con lei mi sentivo molto a mio agio. Era inutile dirmi che "potevo scegliere io cosa raccontare", se mi stavano imponendo uno psicologo era perché volevano avere un'analisi completa della mia mente... volevano una dimostrazione tecnica della mia capacità di interpretazione della realtà. Sarebbe stato odioso ed estenuante farlo di nuovo ma con Darla ogni volta non riuscivo a frenare i miei pensieri, mi veniva quasi naturale... con lei sarebbe stato più semplice.
Alzai lo sguardo e incrociai quello di Josh, era in attesa della mia prossima mossa.
<<Se devo farlo per forza allora preferisco andare da una persona che conosco!>>, presi il portafoglio dentro la borsa e iniziai a cercare il biglietto da visita per poi darlo a Josh.
<<Darla Johnson, è la donna con cui ti trovavi quella sera. Come l'hai conosciuta?>>, si fece scuro in volto.
Era strano che non me lo avesse mai chiesto ed evidentemente lui, dato la sua espressione insolitamente allarmata, si rese conto di essersene dimenticato... anche Josh Allen può avere delle défaillance.
<<É una cliente del pub in cui lavoro e ... mi fido molto di lei>>.
Stavo un po' esagerando ma volevo a tutti costi lei.
<<Una psicologa che beve, non mi rassicura molto>>, Lauren guardò preoccupata Josh.
Beh, se reagivano così per qualche bicchiere di vino non osai pensare cosa avrebbero fatto se avessero scoperto che fosse una ex-cocainomane.
Omisi quel dettaglio, dovevo convincerli!
<<É una brava persona, non posso dire di conoscerla però non sono in molti a mettermi a mio agio eppure lei ci riesce. Voglio Darla o non se ne fa nulla!>>.
In realtà speravo tanto che cedessero, non avevo altre possibilità quindi se mi avessero detto di no sarei dovuta andare da qualcun altro. Come aveva detto Josh, non avevo scelta.
<<Va bene ma prima vorrei incontrarla. La contatterò oggi stesso e poi ne riparleremo. Adesso vai!>>, Josh osservò il biglietto mentre Lauren prendeva il telefono.
Erano cosi in simbiosi da riuscire a dividersi il lavoro in modo impeccabile senza bisogno di guardarsi.
Mi girai verso la porta sperando che Courtney fosse pronta, volevo andarmene.
<<Tamara aspetta>>, la voce di Josh mi impedì di proseguire.
<<Che c'é?>>, era impossibile celare la frustrazione che provavo.
<<Niente, volevo dirti...>>, strizzò leggermente gli occhi per la stanchezza e poi mi sorrise, <<Divertiti! Mi dispiace che ti abbia dovuto dire di questa faccenda proprio oggi ma mi avevano dato una scadenza ed entro domani dobbiamo trovare qualcuno>>.
Quanto gli costavano quelle parole? Era assurdo come una persona cosi buffa potesse assumere un tono autoritario e severo ogni volta che la situazione lo richiedeva.
Significava questo essere adulti?
<<Lo capisco e sai quanto apprezzi quello che state facendo>>, ricambiai con fatica il sorriso, <<Adesso vado!>>, uscii definitivamente da quella porta.
Divertiti?
Sì certo, perché non ci avevo pensato prima?
Aspetta che spengo l'interruttore delle disgrazie e accendo quelle delle gioie.
Courtney stava appiccicata al muro e appena uscii mi fece un sorriso.
<<Una psicologa, fa così sofisticata>>, disse per nulla imbarazzata del suo atteggiamento ficcanaso.
<<Piantala!>>, strinsi i pugni attorno all'orlo del vestito.
<<Si ok ma secondo me non sarà poi così tanto male>>.
Mi girai con l'intenzione di fulminare anche lei ma non ci riuscii e le tirai un boccolo per dispetto, <<Riccioli d'oro sarà meglio andare o non arriveremo neanche per metà film>>.
Fece una smorfia e finalmente uscimmo da quella casa.
Per tutto il tragitto provai ad immaginarmi con Darla, a parlare della mia vita. L'unica cosa positiva era quella casa, avrei avuto la possibilità di osservare meglio i vari quadri appesi.
Quando intravidi Luke e Sam sentii il panico di prima aumentare. Avevo accantonato, per un breve momento, l'idea di rivedere Eric perché ero stata distratta dalla questione della psicologa. Da un lato desideravo che lui ci fosse ma dall'altro no.
La cosa positiva è che qualsiasi cosa sarebbe successa, una parte di me ne sarebbe stata contenta.
Courtney attraversò incautamente la strada e si avvicinò a Nathan, che non avevo ancora visto.
Io invece avevo un vizio: ero troppo civile a differenza della mia amica. Rimasi inchiodata ad aspettare che il semaforo pedonale diventasse verde mentre il resto della gente attraversava e mi guardava come se fossi io la stramba.
Dov'è la polizia?
Sarebbe bello ricevere una medaglia per questo.
Pensai di nuovo a Darla, le avrei dovuto parlare di me e la cosa non mi andava giù ma magari con lei sarebbe stato un po' più piacevole.
Mi venne da ridere, era il colmo. Poteva essere piacevole raccontare una cosa spiacevole?
Una volta scattato il verde mi avvicinai al gruppetto che sembrava essere più numeroso di prima.
<<Esistono ancora persone che rispettano quei così?>>, disse Robert guardandomi.
<<Si Robert, esiste ancora la gente civile e responsabile>>, risposi cercando di mascherare il mio imbarazzo.
Non me ne vergognavo mica, solo che le mie guance diventavano rosse per chissà quale logica.
<<Uhh! Questa era tosta!>>, intervenne Luke avvicinandosi a me e indicandomi con le mani una ragazza minuta e riccia. Troppo riccia per la sua piccola faccia.
<<Tamara lei è Gaia, l'ho già presentata agli altri mentre stavi... va beh, mi hai capito>>.
<<Ehm...Ciao, Luke mi ha parlato tanto di te>>, anche la sua voce sembrava minuta.
Strinsi la mano che mi aveva allungato e la guardai attentamente.
Era molto piccola, non dico di età perché magari poteva averne di più di me, dico come fisicità.
Dava quella sensazione di essere di fronte ad una bambolina delicata.
<<Ciao, piacere di conoscerti>>, le sorrisi sinceramente.
Non le potevo dire la stessa cosa visto che Luke non me ne aveva mai parlato, avevo capito dai suoi comportamenti che stava frequentando qualcuno ma il discorso non era mai stato preso.
E poi io ricordavo una Zoe, non una Gaia.
<<Non è carina? Siamo pure della stessa altezza!>>, Sam si avvicinò a noi e si attacco al mio braccio.
<<Si ma credo che tu sia un po' più bassa>>, cercai di smorzare un po' la tensione che evidentemente sentivo solo io.
<<Oh... ecco Alex e Tom, non pensavo venissero>>, la voce stupita di Nathan mi riportò nuovamente a ricercarlo.
Distolsi subito lo sguardo da Gaia e Sam e mi girai attorno per individuare Eric, ma non lo vidi.
Sentivo un prurito sulla punta della lingua, avrei voluto chiedere a Nathan dove fosse ma il mio orgoglio frenò quel desiderio. Che diritto avevo?
<<Ciao ragazzi, gli altri non volevano venire ma sono riuscito a convincere Alex>>, Tom fece un occhiolino indicando con soddisfazione lo scorbutico che aveva affianco.
<<Non mi hai convinto ma ricattato>>.
Ecco, infatti. Uno scorbutico.
Come sempre aveva sul viso una espressione di disapprovazione.
Parlava sempre di ricatti, anche al compleanno di Nathan. Non riuscivo ad immaginare come poteva essere corrotto. Sembrava troppo concentrato su sé stesso da dare importanza agli altri.
Un po' come Eric... prima pensavo che non vederlo ogni giorno sarebbe stato meglio dato che avrei potuto evitare di ripensare a "noi" ma ora capivo che la sua assenza mi pesava. Mi sentivo tagliata fuori dalla sua vita, era come se la sua esistenza escludesse la mia e viceversa. O lui o me!
<<È la stessa cosa. Siamo tutti quindi?>>, Tom abbassò lo sguardo su di me per poi guardare ancora più giù e concentrarsi sulla nanerottola che avevo a fianco.
<<Si! Possiamo andare>>, cinguettò Sam che per nulla immune a quello sguardo si staccò da me mettendo in avanti il suo davanzale.
Era come un pavone, quando voleva corteggiare si metteva in mostra.
Io invece sembravo avere in testa solo lui, stava diventando una ossessione. Il cuore non smetteva di sgonfiarsi o pomparsi ogni qual volta si pronunciava il suo nome. Ero dipendente da lui.
Eric però non sarebbe venuto, le mie spalle si rilassarono all'istante nonostante tutto. Odiavo quella parte di me che ne era rimasta delusa, cosa si aspettava che potesse succedere?
La sua presenza mi avrebbe fatto solo del male, stare a pochi metri da lui senza poterlo guardare o toccare... è meglio così... forse. Eppure morivo dalla voglia di sapere dove fosse andato, cosa gli passasse per la testa, a chi stesse pensando, con chi passasse il suo tempo.
Eric era la mia contraddizione.
<<Il blu non ti sta bene>>, qualcuno alle mie spalle interruppe i miei pensieri.
Non avevo alcun bisogni di capire a chi appartenesse quella voce così bassa e vibrante.
<<Il tatto non è il tuo forte, vero?>>, risposi ad Alex.
<<Ho solo espresso una opinione. Credo che staresti meglio con il verde o il rosso...>>
<<Grazie Alex, la prossima volta quando devo fare shopping ti chiamo>>, feci finta di cercare qualcosa dentro la borsa, tattica che usava sempre Tiffany. Non volevo fargli vedere quanto quel commento mi infastidisse.
<<Oh no, non disturbarti>>.
<<Era una battuta...>>, lo guardai in viso ma lui non mi degnò neanche di uno sguardo e raggiunse Tom che stava parlando animatamente con Sam.
Quel ragazzo aveva qualcosa che non andava. Lo osservai bene, sembrava sempre così a disagio ovunque andasse. Anche la sua camminata o la sua posizione sembrava non incastrarsi in quel contesto.
Anche io apparivo così?
<<Tamara ti sbrighi? Il film sta per iniziare...>>, gridò Courtney.
Abbandonai i miei soliti inutili pensieri e feci quello che una ragazza come me avrebbe dovuto fare: divertirsi.
O almeno ci avrei provato.
Il film non era per niente male, non che facesse spaventare così tanto ma in alcuni momenti sapeva coinvolgerti.
Se non fosse stato per le due ragazze che urlavano di fronte a me sarei riuscita a godermelo ma a tre quarti di film decisi di uscire fuori con la scusa del bagno.
Courtney non si accorse di me perché si stava scambiando effusioni con Nathan, ne fui felice ma... perché lo dovevano fare qui? Non lo capivo proprio... beh, magari anche io con Eric non avrei fatto diversamente. Ma era Eric, quale ragazza non poteva resistergli?
Mi sciacquai il viso e slegai i capelli, la coda mi stava dando fastidio e... non lo so, mi sentivo più a mio agio.
Portavo sempre i capelli legati perché avevo paura delle sfuriate di Rachel e in questo modo era più difficile appigliarsi a me.
Adesso però non c'è ne sarebbe stato più bisogno, potevo slegarmi i capelli quando e dove volevo perché non sarebbe successo nulla.
Il pericolo era morto.
Guardai il mio riflesso, una figura debole con due occhi spenti e il viso scavato. Avevo perso di sicuro dei chili di troppo.
"Sembri uno zombie".
Che diavolo stavo facendo?
Uscii dal bagno ma non avevo intenzione di rientrare dentro, cercai un posto a sedere e dopo svariati tentativi mi fiondai sulle scale che davano ad un piano riservato.
Da lì avrei potuto vedere quando il film sarebbe terminato.
Il marmo delle scale era fresco e piacevole al contatto con la mia pelle.
Avevo un enorme tristezza nel cuore che risucchiava qualsiasi positività riuscissi a trovare. Le mie emozioni erano continuamente in contrasto e in cambiamento che avevo deciso di mascherare tutto sotto la facciata da "Sono triste ma starò bene" ma non ci credevo neanche io. Tutti mi trattavano come prima ma a volte era come se riuscissi a vedere attraverso la loro mente, pensavano a me come la ragazza scaricata... il peso da dover risollevare.
Tutto per colpa sua, volevo odiarlo e forse a volte riuscivo pure a farlo poi però pensavo ai suoi baci e ai suoi problemi. Mi era impossibile non giustificarlo nonostante mi sentissi pienamente in diritto di incolparlo per il mio dolore.
Pensai a come sarebbe stato bello se in quel momento ci fosse stato lui. Mi avrebbe abbracciato e con un bacio si sarebbe portavo via ogni traccia di sofferenza.
Mi mancava da morire.
Presi la collana di mia madre che avevo al collo e iniziai a stringerla.
Cosa avrebbe fatto lei al mio posto? Aveva mai sofferto per un ragazzo? Che rapporto aveva con quel padre di cui neanche ricordo l'esistenza?
Pensai a Drew... lui conosceva mio padre? Non avevo mai fatto ai miei genitori domande a riguardo perché non mi sembrava giusto, eppure avrei dovuto approfittarne.
Se dietro a tutto quella tragedia ci fosse stato davvero lui perché allora non si era mai esposto? Perché non mi aveva mai cercata?
Dovevo avere paura di lui? Mi avrebbe fatto del male? Di sicuro non è una persona di cui fidarsi se risolveva i problemi uccidendo.
Un brivido di paura mi percorse la schiena.
Ero davvero figlia di un assassino? Aveva tolto la vita a delle persone solo per me? Per una figlia non voluta? Questo faceva di me una complice?
La sensazione nauseante di orrore, impotenza e rabbia si impossessò del mio corpo che inziò a tremare per le troppe emozioni e i troppi ricordi.
Avrei dovuto cercare quel Marcus a Miami? E dopo? Dubitavo fortemente che sarei riuscita ad ottenere delle risposte valide da parte sua. Magari anche lui si era macchiato le mani e l'anima di crimini imperdonabili per dei capricci.
Appoggiai la testa sulla ringhiera e chiusi gli occhi.
Perché non riesco per un attimo a staccare da tutto? Sembra quasi che lo faccia di proposito.
<<Ti senti bene? Non hai una bella cera>>.
Sussultai per la sorpresa ma evitai di sprecare energia e non aprii neanche gli occhi.
<<Alex e il tatto, parte due!>>.
<<No seriamente, di solito hai macchie rosse sparse sul viso adesso sei pallida come la morte>>.
Lo ignorai nuovamente, compresa la parola che aveva scelto.
Ero irritata ma allo stesso tempo mi faceva ridere la facilità con cui esprimeva un insulto.
Pure Eric lo faceva, forse era questo che mi frenava dal tirargli un pugno in faccia.
Eric, la mia dipendenza e la mia contraddizione, era pure il mio masochismo.
Sentii un rumore al mio lato e capii che si era seduto accanto a me.
<<Che fai?>>, questa volta lo guardai sconvolta.
<<Mi siedo>>, rispose con calma.
Alzai gli occhi in cielo e voltai lo sguardo, di male in peggio.
<<Con il college? Pensi di farcela?>>
Mi rigirai sconvolta.
"Pensi di farcela?"
Ma si rendeva conto del modo spocchioso con cui chiedeva le cose?
Era peggio di Eric, anzi... a confronto lui era un novellino.
<<Ma la vuoi smettere?!>>, urlai, <<Certo che penso di farcela e credo proprio che questo non sia un tuo problema quindi chiudi quella bocca e lasciami stare!>>.
In realtà ne dubitavo fortemente, volevo farcela con la borsa di studio... ma mi stavo impegnano e i risultati erano più alti di quelli che speravo.
Ovviamente però non gliel'avrei mai confessato.
<<Si ma calmati... sto solo tentando di fare conversazione>>.
<<Non ne ho voglia! E comunque non ne sei capace!>>.
<<Che carattere...>>
<<Io?! E tu?! Ogni volta che apri bocca ti escono solo parole sconvenienti ma il peggio è che neanche te ne accorgi!>>, cercai di non gridare ma la mia voce sembrava intonare tonalità isteriche mai raggiunte.
<<Non me ne sono mai accorto>>.
<<Appunto!>>.
<<E allora?>>, disse come se un attimo fa non avessi detto nulla.
Non lo sopportavo, mi alzai di fretta ma evidentemente qualcuno da lassù mi odiava così tanto da farmi inciampare sulla mia borsa e cadere a terra.
Riuscii a frenare l'impatto con le mani ma il piede se ne era andato per i fatti suoi.
<<Ahia!>>, esclamai toccandomi la caviglia.
<<Poteva essere una bella uscita di scena>>, fece una smorfia come per dire "Riconosco le tue potenzialità peccato che...sei tu".
Era inutile, soffriva sicuramente di qualche disturbo.
Provai a muovere il piede, una fitta di dolore mi colpì la caviglia e mi lamentai senza accorgermene.
<<Aspetta, stai ferma...>>, Alex si avvicinò senza preavviso e iniziò a toccare la caviglia e a massaggiarla.
<<Che stai facendo?>>, feci per tirare via il piede ma le sue mani lo trattennero provocandomi un'altra fitta, <<Ma sei scemo?>>
Ok, forse potevo davvero dargli un pugno.
<<Ti ho detto di stare ferma ma tu non mi hai ascoltato>>.
<<Che diav...>>
<<Se faccio così ti fa male?>>, chiese senza badare a ciò che stavo dicendo.
Guardai le sue mani mentre girava il mio piede come se stesse maneggiando un manubrio.
<<Quando lo giri in quel mod...Ahia! Ecco, la!>>.
<<Va bene, è solo una distorsione>>, poggiò delicatamente il piede a terra e mi afferrò sotto le ascelle.
<<Che cosa stai facendo?>>, mi irrigidì per quella vicinanza inaspettata.
Lasciò la presa subito e mi guardò con sssoluta indifferenza, <<Vuoi rimanere a terra?>>.
<<Eh?>>.
<<Sicura di non aver sbattuto pure la testa? Sei più intronata del solito>>.
Ecco, stava rincominciando.
Cercai di farmi forza con le mani per rialzarmi da terra ma senza l'appoggio del piede destro mi veniva difficile. Mi rigirai su me stessa per cercare di poggiarmi sulle ginocchia ma ancora prima di completare il giro sentii di nuovo le sue mani sulla vita e subito dopo mi ritrovai appoggiata a lui.
<<Ti prego non fare altre scenate. Ci stanno guardando tutti ed è imbarazzante>>
<<Se non fosse stato per te...>>
<<Ah, adesso la colpa è mia?>>, disse ridendo.
Era la prima volta che lo vedevo ridere, non era certo bello quanto Eric ma la sa voce mi aveva sempre colpito. Era calda e ipnotica.
<<No, però...>>
<<Non mi va più di discutere con te, andiamo a cercare del ghiaccio così poi ognuno se ne può stare per i fatti suoi>>.
<<Ok>>, bofonchiai.
Volevo controbattere, non so perché... infondo non aveva detto nulla di strano solo che qualsiasi cosa dicesse mi dava fastidio.
Ma mi trattenni.
Riuscimmo subito a trovare aiuto e a farci dare del ghiaccio sintetico che misi sulla caviglia.
Il film stava per finire infatti solo dopo 5 minuti vidi tutti gli altri uscire dalla sala.
Ovviamente Courtney appena mi vide diede prima di matto per aver abbandonato la sala senza preavviso e per essermi fatta male, poi mi prese in giro iniziando a raccontare mille episodi in cui cadevo in mille modi diversi.
Cercai di farle capire la mia disapprovazione ma evidentemente lei era troppo presa dal racconto da non accorgersene.
Dopo inutili battute sul mio squilibrio decidemmo, anzi decisero, di andare a prendere un gelato.
In realtà io volevo solo ritornare a casa e andare a dormire.
Courtney tentò di aiutarmi ma quando stavamo per cadere entrambe, Alex si avvicinò e senza dire nulla diventò la mia stampella vivente.
<<Grazie Alex>>, gli sorrise, <<Credo che sia meglio se ti fai aiutare da lui... quanto cavolo pesi?>>.
<<Meno di quanto tu stia pensando>>, dissi facendole una smorfia e lei cambiò subito espressione irrigidendosi.
Cosa avevo detto?
Mi voltai verso la stampella antipatica, <<Posso farcela anche da sola>>.
<<Tranquilla, sono abituato a sollevare sacchi di farina quindi non è un problema>>.
Mi morsi la lingua perché tanto era inutile parlare con lui, qualsiasi cosa mi avesse detto sarebbe stato un insulto.
Rimasi in silenzio mentre mi facevo trascinare come un "Sacco di farina".
Non sembrava per nulla in imbarazzo, il suo braccio avvolgeva i miei fianchi mentre il mio era ancorato alle sue spalle.
Quel contatto era fin troppo intimo per me, mi faceva pensare ad Eric e la parte più patetica di me ne era quasi felice. Immaginava che vicino a me ci fosse lui e non Alex. Ovviamente però era impossibile immaginare una cosa del genere, non era muscoloso come Eric e non sentivo il profumo che amavo tanto. La solita elettricità era sostituita da un impaccio snervante, quasi fastidioso.
Dopo alcuni metri ci fermammo in un pub, credevo che volessero andare in una gelateria ma ero sicura che qui ci fosse lo zampino di Liam.
Per quanto mi riguarda potevano andare pure in un parco giochi, basta che mi sedevo e mi staccavo da Alex.
Era irritante stare appiccicata a qualcuno come lui. Troppo simile ad Eric ma mai cosi diverso. Era come se mi si presentassero delle immagini del ricordo più bello e malinconico ma in forma totalmente diversa e peggiore.
Entrammo dentro il locale e l'atmosfera anni '80 mi piacque molto, ci sedemmo in uno dei tavoli più grandi e fortunatamente mi misi vicino all'angolo.
Qualsiasi cosa sarebbe accaduta potevo facilmente rifugiarmi in bagno senza far alzare nessuno.
Senza dire nulla, come sempre, Alex si sedette vicino a me.
Gli mollai un'occhiataccia per fargli capire che lo volevo il più lontano possibile ma dopo un poco decisi di smetterla.
Si è vero, aveva un carattere di merda ma mi aveva a modo suo aiutato.
Non lo sopportavo solo per il suo modo di parlare ma anche, anzi soprattutto, per la sua somiglianza con Eric. A differenza di lui però Alex sembrava non avere molto interesse per le ragazze, non pensavo avesse altri gusti, credevo solo che avesse altro per la testa che infilarsi dentro a delle mutande.
<<Tamara come ti senti?>>, chiese Courtney dall'altro lato del tavolo.
Accennai un sorriso e le dissi che stavo bene.
Era solo una storta, sarebbe passata entro tre giorni massimo.
Contraccambiò il sorriso e si dedicò di nuovo a Nathan
Si, erano proprio una bella coppia.
Nathan non era per niente come il fratello, a scuola non se la cavava un granché ed era molto ingenuo ma almeno sapeva come trattare una ragazza.
Almeno sapeva amare.
Anche se forse Courtney era più facile da amare rispetto una come me.
Iniziai a girarmi i pollici e a pensare al fatto che forse Eric aveva ragione, anche lui aveva dei problemi e lui non voleva che io ne diventassi un altro.
Forse lo aveva fatto davvero in buona fede, forse avrei dovuto ascoltarlo con più attenzione e capirlo.
Forse avrei dovuto aspettarlo.
<<Noo! Guardate chi si vede... Che ci fate qui?!>>, la voce di Tom mi fece alzare lo sguardo e non potevo credere ai miei occhi.
Davanti a me c'era Eric insieme a Sarah.
Fu come una doccia fredda, anzi fu come se milioni di spilli affilati e freddi mi infilzassero senza preavviso.
In quei giorni non avevo fatto altro che immaginarlo con un'altra ragazza, con lei.
Era già difficile sopportare quella immagine creata dalle mie fantasie più spaventose ma adesso avrei avuto una concreta visione di quel tormento.
Di presenza era ancora più bella delle foto e si, sembravano una coppia perfetta.
Pensai subito a Victoria e al bambino.
Immaginai un piccolo Eric, quanto doveva far schifo la vita da prendersela con un bambino?
Quanto dolore avrà provato Eric?
Sapevo cosa significava perdere qualcuno che si amava ma io non lo avrei mai e poi mai capito tanto quanto lei. Erano stati testimoni e quasi causa del loro dolore.
Lei era attaccata al suo braccio mentre lui teneva le mani dentro le tasche, era rilassato accanto ad un corpo che non ero io.
Io prima stavo dando di matto per Alex, nonostante mi stesse aiutando, e lui mi dimostrava quanto fossi stata poco irrilevante, quanto per lui non fosse difficile toccare un altro corpo caldo che non fossi io.
Mi amava...
Come poteva dirlo?
Amava solo sé stesso.
Non c'era spazio per me nella sua vita, l'unica cosa che riempiva le sue giornate era il passato e Sarah ne faceva parte in modo magnifico.
Non sopportavo quella loro vicinanza, era come se non ci fosse mai una fine al peggio. Ogni volta pensavo di essere caduta in basso ma poi mi ritrovavo ad un piano inferiore e sempre con meno aria.
Per questo lui non era venuto? Per uscire con lei?
Ancora una volta avevo avuto conferma che preferiva lei a me.
Ma d'altronde tra le due c'era un abisso enorme, come potevo competere?
Ci mise un po' di tempo ma mi notò e dopo che lo fece continuò a guardarmi senza distogliere lo sguardo.
Aveva la barba un po' più lunga del solito e i ricci dei suoi capelli erano più ribelli, gli incorniciavano quel viso così perfetto.
Quanto mi mancava, quella bocca e il suo respiro caldo sulla mia pelle...
<<...Si lavoro in quella gelater...Alex? Che ci fai qui? Non dovevi ritornare all'università?>>, la sua voce era insopportabile.
Così melodiosa e femminile che mi dava sui nervi.
La voce peggiore che avessi mai ascoltato. La odiavo. Più di Rachel.
<<No, posso completare il progetto anche da qui!>>.
Si imbronciò, << Potevi avvertirmi, saremmo usciti...>>, cambio subito espressione portandosi i capelli all'indietro e stringendosi ad Eric, <<Fanny quindi ti stavo dicendo che ancora lavoro in quella specie di pasticceria>>.
Tiffany le fece un sorriso forzato, era a disagio.
In realtà tutti tranne Tom e Robert sembravano esserlo, perfino Alex... ma lui lo era sempre.
Cercai di concentrarmi sulle loro espressioni, la maschera assunta per proteggermi da giudizi indiscreti sembrava sgretolarsi velocemente e le mie emozioni protestavano per uscire.
<<Pensavo che foste andati al cinema...>>, disse Eric ignorando le chiacchiere di quella Pocahontas.
Sentivo ancora il suo sguardo addosso e questo non faceva altro che aumentare la rabbia e il desiderio che nutrivo nei suoi confronti.
<<Si, infatti il film è già finito!>>, rispose Courtney stizzita.
Sentivo il mio cuore esplodere e la testa girare.
Avevo una forte nausea e l'odore di frittura non mi aiutava molto.
Calmati, non cedere.
<<Sedetevi con noi, non stiamo insieme da molto tempo . Sarah sei uno schianto! Non sapevo che eravate ritornati insieme>>.
Strinsi i pugni.
Vidi Tiffany mollargli una gomitata, <<Robert magari vogliono stare soli...>>
<<No assolutamente, mi manca stare tutti insieme!>>, fece lei.
Ricordai l'incontro in pasticceria e il modo in cui aveva snobbato la sua cara cugina Tiffany... adesso sembrava un'altra persona.
<<Credo che sia meglio andare, abbiamo quell'impegno...>>, disse Eric parlando a bassa voce.
Non lo fare!
Non avvicinarti cosi a lei!
Non sussurrarle in quel modo!
Guardami!
<<Oh si, è vero! Ragazzi sarà per una prossima volta. Magari per il compleanno di Eric, sto organizzando una mega festa!>>.
<<Oh peccato... va bene dai. Le feste dei Ramirez sono indimenticabili, facci sapere tutte le informazioni>>, disse infine Tom.
Non era giusto, io dovevo organizzargli la festa, io sarei dovuta stare al suo fianco e non lei.
Avevo immaginato da tempo quel giorno, sarei rimasta con lui la notte prima così gli avrei fatto gli auguri e poi ci saremmo addormentati insieme. Magari la mattina gli avrei portato la colazione a letto e forse avremmo fatto l'amore, magari quella sarebbe stata la volta giusta... e la sera la avremmo passata con gli altri per festeggiare.
E invece no, magari quelle cose le avrebbe fatte con lei e per me non ci sarebbe stato nessun posto.
Abbassai lo sguardo e fissai la piccola spaccatura del tavolo, volevo che se ne andassero da li perché sentivo che stavo per cedere.
<<Sarah andiamo>> .
Vidi di sfuggita Eric prenderla per mano e dopo aver fatto un cenno a tutti la trascinò via.
Non toccarla cosi. Non andartene con lei. Non allontanarti da me.
La nausea si fece incontrollabile, la testa sembrava essersi trasformata in una roccia pesante e il petto faceva cosi male da bruciare.
Capii solo quando la vista iniziò ad annebbiarsi che avevo trattenuto il respiro, buttai rumorosamente l'aria ed iniziai a tremare.
Mi ero così concentrata a non far trapelare i miei sentimenti che avevo perfino impedito ai miei polmoni di muoversi.
Era una reazione esagerata ma era solo il frutto di tutto ciò che avevo dentro.
Il respiro si fece sempre più veloce e appena percepii il pericolo di un attacco di panico iniziai a contare mentalmente.
Nessuno spiccicava una parola e sapevo che stavano guardando tutti me ma non sapevo cosa altro fare e il pensiero di farmi vedere in queste condizioni mi faceva agitare ancora di più.
<<Ragazzi sono proprio stanca e ancora devo fare i compiti di chimica. Tamara purtroppo senza di te non riesco a farli, mi sa che ti devo rapire>>, sentii Courtney ridere.
Senza dire nulla tentai di alzarmi ma non ricordandomi della distorsione poggiai con forza la caviglia destra e ricaddi pesantemente sulla sedia con una smorfia di dolore.
Perché dovevo essere cosi maledettamente sfigata?
Sentii due mani tirarmi su e mi ritrovai all'impiedi.
<<Alex...non...>>, sussurrai affannata.
Volevo dirgli di lasciarmi andare ma non riuscii a completare la frase perchè stavo andando in iperventilazione e mi sentivo stordita.
<<Fatti aiutare>>, disse piano.
Non obiettai e tra vari saluti confusi uscimmo fuori dal locale.
<<La macchina è nel parcheggio, Vado a prenderla. Falla appoggiare da qualche parte>>, sentii la voce impanicata di Courtney in lontananza ma non le diedi molta importanza.
Il solito formicolio nelle gambe e la testa che sembrava stesse girando su sè stessa non me ne diede modo.
Chiusi gli occhi e toccai la collana.
Cercai di non pensare al resto ma solo ai respiri, come facevo sempre... ma era cosi difficile.
Non riuscivo a non ricordare le loro mani intrecciate e il sorriso di lei, come se fosse soddisfatta.
Erano innamorati e io non ero nessuno per mettermi in mezzo.
Ero solo una delle tante ragazze che erano state lasciate da Eric, come Daisy o Rosalie.
Lei invece era l'unica, l'unica che si poteva permettere di stargli accanto.
<<Se non ti calmi la gente continuerà a fissarci>>.
Aprii gli occhi e mi asciugai le lacrime, tentai di nascondermi dietro di lui mentre la gente passava di fianco a noi.
<<Sembra che ti stia facendo piangere io, me ne avranno dette di tutti i colori>>.
Il respiro si stava regolarizzando ma speravo con tutto il cuore che Courtney si sbrigasse, non volevo prendermela con Alex solo che più apriva bocca e più la mia poca pazienza terminava.
<<Non stanno insieme, non so neanche perché te lo sto dicendo visto che non mi interessa ma... Sarah... senti diciamo che per colpa di Eric sta in questa situazione. Credo che lui stia cercando di rimediare a ciò che ha fatto in passato>>.
<<Alex...>>, volevo parlargli e dirgli che si stava sbagliando.
Dirgli di non dire queste cose perché mi avrebbe fatto sperare invano.
<<Lascia stare>>, conclusi rassegnata.
<<Come vuoi>>.
Aspettammo alcuni secondi e Courtney si fiondò di fronte a noi, scese dalla macchina e mi aiutò a salire.
Prima di partire mi girai e mimai un grazie ad Alex.
Lo guardai dallo specchietto laterale, rimase impalato di fronte l'entrata per poi fare dietrofront e svoltare in una traversa. Perchè non era rientrato?
<<Mi dispiace>>.
Poggiai la testa sul finestrino e risposi a Courtney, <<Prima o poi mi passerà>>.
La maschera "Sono triste ma starò bene" ritornò debolmente.
<<Certo che ti passerà ma mi dispiace solo che...>>
<<Mi ha guardata per tutto il tempo ma sembrava essere un'altra persona, io... non lo so, sono così confusa. A volte penso che lui provi il mio stesso sentimento ma poi accadono queste cose e non so più niente. Dice di amarmi ma come può amarmi e stare con lei? Ormai l'ho capito che non è così solo che è difficile accettarlo>>, mi sfogai stupendo sia me stessa che lei.
Non era abituata a questa mia sincerità.
<<Mi dispiace>>, strinse i pugni sul volante, <<Dovevo fare qualcosa ma sono rimasta tutto il tempo attaccata a Nathan e mi sono accorta di Eric troppo tardi. Se solo avessi...>>
<<Se solo avessi cosa? Cosa pensi che avresti potuto fare?>>, risi tristemente di fronte all'ennesimo tentativo della mia amica di assumersi le mie responsabilità e sofferenze.
<<Courtney tu non c'entri nulla e non é una cosa che puoi evitare. Smettila di torturarti, hai già avuto abbastanza problemi con il tuo ragazzo a causa mia e di Eric>>.
<<Te ne sei accorta?>>, sembró imbarazzarsi, << Comunque non è stato proprio per colpa vostra, Nathan è un cretino certe volte>>.
<<Ovvio che me ne sono accorta e credo che cretino o no avesse ragione... comunque va bene così, è già tanto che non sono scoppiata in quel modo davanti a lui. Anche se tutti gli altri...>>
<<Tamara fregatene, di sicuro non lo andranno a dire in giro, tengono a te>>.
Non dissi nulla perché in realtà non sapevo che dire.
Tenevano a me?
Forse Luke, Sam e Courtney si ma gli altri?
Tiffany era la cugina di Sarah e Nathan il fratello di Eric... con il passare del tempo Sam si sarebbe allontanata, era più amica con Tiffany nonostante i battibecchi e ben presto i "miei amici" si sarebbero ritrovati in uscite che comprendessero Eric-Sarah ma non me.
Luke era troppo buono e genuino per non farsi trascinare dalla comitiva e da sua sorella mentre Courtney... era la ragazza di Nathan... anche lei si sarebbe dovuta adeguare a quel cambiamento.
Ero sola.
Eric mi aveva dato una nuova vita per poi strapparmela in modo crudele.
Mi ero illusa, per anni avevo costruito una barriera per non permettere a nessuno di farmi creare delle aspettative a parte Courtney e adesso mi ritrovavo in tutto ciò che avevo sempre temuto.
Prima stavo bene da sola, adesso la solitudine mi faceva paura.
Feci promettere a Courtney di non dire nulla a Lauren e a Josh e solo dopo entrammo in casa.
Appena Lauren vide che zoppicavo andò in crisi ma si rilassò una volta che mi sottoposi alle sue cure.
Era solo una distorsione, evidentemente non erano abituati ad avere una figlia maldestra.
Figlia. Mi ero definita così?
Rimasi a guardare Lauren mentre terminava di fasciarmi.
La delicatezza con cui mi toccava e l'attenzione che mi rivolgeva, solo mia madre mi aveva trattata così.
<<Ci sai fare>>, le dissi con affetto.
Cercai di sembrare ironica ma la mia voce era priva di divertimento.
Lei sembrò non dargli peso, <<Sono abituata con Josh... era più goffo di te>>.
Sorrisi, almeno mentalmente, al pensiero di Josh che cadeva.
<<Dov'è adesso?>>, le chiesi guardando l'orologio.
Erano le 9 di sera passate.
<<É in ufficio a sbrigare le ultime pratiche, riguardo a Darla abbiamo deciso di fare una prova. Domani pomeriggio hai un appuntamento con lei>>.
Dovevo esserne felice?
<<Va bene>>.
Mi diede un bacio sulla fronte e mi accompagnò in camera mia.
Misi il pigiama e mi tuffai sotto le lenzuola.
Volevo urlare ma allo stesso tempo annullarmi.
Le immagini, le frasi e mille emozioni sembravano non volermi dare tregua e senza indugiare presi il telefono andando nella sua chat.
Era online... ci pensai su per alcuni secondi e solo dopo iniziai istintivamente a scrivere tutto ciò che mi passava per la testa.
*Perchè quando ti guardo non riesco ad accettare come sia finita tra di noi? Forse avrei dovuto aspettarti ma per cosa? C'era davvero una speranza? Se prima non ne ero sicura dopo oggi non ho alcun dubbio. No, non c'era. Tu avevi già deciso da tempo, avevi già preso la tua decisione come se in tutta questa situazione ci fossi dentro solo tu. Io volevo solo sentirmi importante per qualcuno, non ho mai voluto questo eppure tu me l'hai fatto desiderare. Se non avessi incontrato Courtney non avrei mai conosciuto l'amicizia ma se non avessi mai incontrato te non avrei mai conosciuto l'amore, il desiderio e la Tamara che si nascondeva dietro ad un muro. E mi fa cosi rabbia perché è impossibile credere che per me tu sia cosi tanto mentre io per te non sono altro che un'avventura passata. Posso davvero crederci? Posso davvero accettare di vederti con lei? Posso capirti fino a questo punto? Fai in modo che io non provi tutto questo e potrai fare tutto ciò che vuoi. Riprenditi questi sentimenti e solo dopo potrò accettarlo ma ora... in questo momento non riesco a vedere altro che noi due. Il modo in cui oggi mi hai guardata mi ha fatto per un attimo ritrovare la speranza... ma non sono un idiota, ho recepito il messaggio. Il problema quindi non sei né tu né lei, sono solo io. Eric però io non so risolvermi, in questo momento penso solo a quanto Ti Amo e a come posso farti ritornare da me*
Rilessi il messaggio più di una volta e ancora prima di premere il tasto invia cancellai il tutto.
Bloccai il telefono e nascosi la testa tra i cuscini, pronta a trasformare quelle parole che avevo appena scritto in lacrime.
In qualche modo dovevo pur buttarle via.
A chi stavo prendendo in giro?
Io ancora lo stavo aspettando, non avevo mai smesso di farlo.
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