Capitolo |32|

<<Tamara sei sicura di voler ritornare a lavorare? Puoi prenderti ancora un altro po' di tempo>>.

<<Bay è tutto a posto, ti avevo detto solo una settimana e ne sono passate quasi due... Domani sarò da te!>>.

<<Non voglio risultare insensibile ma una dipendente in crisi non è il meglio, abbiamo già i clienti per quello>>.

Mi misi a ridere per il suo inesistente tatto ma in fondo aveva ragione, doveva pensare al locale.

<<Bay sto bene... ti prego... ne sento la necessità>>.

<<Va bene signorina, allora domani al solito orario>>.

Chiusi la chiamata e poggiai la testa sul cuscino.
Guardai le mani ricoperte da chiazze colorate.
Da quanto tempo non dipingevo?
Quando ero più piccola lo facevo ogni giorno, mi portavo sempre un quaderno dietro e appena sentivo qualcosa mi rifugiavo tra quelle pagine.
Quanto tempo fa avevo smesso di farlo?

Tre ore prima avevo visto, negli scatoloni che ancora non avevo disfatto, alcuni colori ad olio e una infrenabile voglia di dipingere si era impossessata delle mie mani.

Ogni volta che dipingevo non sapevo bene cosa rappresentare. Iniziavo a stendere la prima linea e poi, non so come, il disegno prendeva forma da solo.
Questa volta avevo dipinto un immenso tramonto rosso e un mare in tempesta.
Era così strano vederli insieme, il tramonto così calmo e sereno con il mare agitato e turbolento.

Posai il foglio sulla scrivania e mi andai a fare un lungo bagno bollente nonostante la primavera fosse vicina e le giornate afose iniziavano già a presentarsi.

Era passata una settimana dal dialogo avuto con Eric, da quel giorno ebbi l'impressione che qualcosa in me si fosse spezzato.
Parlavo, ridevo, scherzavo e continuavo a vivere la mia vita ma ero davvero io? Ogni cosa che facevo mi sembrava di guardarla da lontano, come se la vera me fosse la spettatrice di chi mi stava interpretando.
Non pranzavo più insieme al gruppo, non ce la facevo proprio a stare vicino a lui.
Per questo ormai, io e Courtney, ci eravamo create un posticino al parco di fronte la scuola.
Più di una volta avevo cercato di convincerla ad andare con Nathan ma lei non cambiava idea e la parte egoista di me ne era felice.
Eric non mi rivolgeva più la parola e neanche un misero sguardo a dirla tutta.
Mi faceva stare male ma non potevo fare altro che sopportare.
Tiffany e Sam continuavano a comportarsi come sempre e Luke, ogni tanto, sbucava da dietro e mi faceva qualche battuta.
Ma sapevo che a tutti pesava questa situazione tra me ed Eric e che temevano di dover decidere con chi stare... non volevo questo.
Ero io quella di troppo e non lui.
A me bastava solo Courtney, ma sapevo che questa situazione non sarebbe potuta andare così per sempre e ben presto avrei dovuto trovare una soluzione.

Tre giorni dopo l'interrogatorio mi informarono che il caso era stato riaperto, Josh riuscì pure a coinvolgere un altro investigatore che era palesemente dalle nostre parti. Solo così eravamo sicuri che le indagini sarebbero state svolte in modo obiettivo.
Avevo paura ma ero anche impaziente di farla finita.
Avevo chiesto a Josh di volerne rimanere fuori. Non volevo più saperne nulla, volevo solo concentrarmi sulla mia vita.

Riguardo a quel "terapista" Josh non riuscii a ricontattarlo e un dubbio stava già iniziando a invadere i miei incubi: e se fosse stato lui ad ucciderli?

No, era stato sicuramente un imbroglione che per soldi avrebbe venduto perfino l'anima. Anche Josh mi aveva detto di non preoccuparmene.

Uscii dal bagno e mi misi il pigiama, aprii il "vecchio" portatile di Courtney, che lei stessa mi aveva regalato dopo essersene comprato uno nuovo, e iniziai a girare sui social.
Prima non mi importava granché ma adesso era uno dei tanti modi che usavo per tenere la mente occupata.

Non so come mi imbattei nel profilo di Tom. Mi si serrò la gola.
Di fronte a me c'era una foto di lei, così odiosamente perfetta, insieme ad Eric e ai ragazzi del loro vecchio gruppo.
Mancavano all'appello solo Alex e Tiffany.
I due si abbracciavano come se fosse una cosa così naturale, mi faceva venire il voltastomaco.
Chiusi tutto e mi misi a letto.

Avevo convinto Lauren, sotto indicazione del medico, di farmi utilizzare dei rilassanti per dormire visto che senza non ero in grado di riposare.
Presi le due compresse e dopo svariati tentativi riuscii a inghiottirle con l'acqua.
Mi stesi e aspettai che facessero effetto.
Per non pensare a nulla iniziai a canticchiare qualche canzone, quando facevo fatica a ricordare le parole capivo che mi stavo per addormentare ed ero felice.

Ero felice perché anche quella giornata era passata.


Rosso.
Vedevo solo il rosso.
Tutto era avvolto da questo colore,
Perfino la mia pelle.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai di fronte allo stesso tramonto che avevo disegnato.
Il sole era una grossa sfera luminosa che stava per svanire dietro le enormi onde che continuavano a danzare, senza fermarsi.
Allungai il braccio verso quel tramonto,
Volevo toccarlo,
Volevo sentire quel rosso con le mie mani.
Neanche mi accorsi del precipizio che avevo di fronte, caddi senza distogliere lo sguardo da quel tramonto.
Sentii l'acqua gelata entrarmi dentro ma non mi importava,
c'era solo il tramonto.
Non riuscivo a respirare, gli occhi iniziavano a bruciare e solo quando mi accorsi di sprofondare, protesi nuovamente il braccio verso quel rosso.
Ma era troppo tardi.


Il rumore assordante della sveglia mi fece aprire gli occhi, mi rigirai nel letto per altre tre volte e poi decisi di alzarmi.
Guardai fuori dalla finestra e appoggiai il viso sul vetro. Era piacevolmente fresco ed eliminò le tracce di quel sogno.

Un altro giorno Tamara, puoi farcela.

Mi staccai da quella superficie liscia e iniziai a fare la mia solita routine mattiniera.
Dopo 10 minuti ero già pronta per affrontare qualsiasi cosa mi sarebbe accaduto quel giorno.
Ero come in una battaglia, non so con chi o perché ma dovevo essere sempre pronta.

Durante il tragitto mi accorsi che Courtney non aveva spiccicato neanche una parola.
Lei e il silenzio non facevano per niente una bella coppia.
<<Che hai?>>.

<<Niente, perché? Ecco lo sapevo!>>, indicò con un gesto nervoso le macchine in coda, <<C'è una fila assurda! Ci sarà sicuramente qualche Deficiente!>>.

La guardai sconvolta, <<Courtney, cosa è successo?!>>.

<<Tamara non so di cosa stai parlan... Idiota!!! Usala la freccia!>>, suono il clacson insistentemente richiamando l'attenzione di molti passanti.

<<Courtney! Ma che ti prende?!>>, affarai la sua spalla che sotto il mio tocco si irrigidì.

<<Che mi prende?>>, urlò, <<Che hanno la patente ma non sanno neanche cosa sia una strada!>>.

<<Non intendevo questo, non hai detto neanche una parola da stamattina e non hai fatto nessun commento negativo su come ho abbinato i vestiti per non parlare del fatto che sei particolarmente nervosa>>, cercai di capire cosa non mi stesse dicendo ma fu inutile.

La vidi sospirare e dopo alcuni secondi entrò nel parcheggio della scuola e spense la macchina.
<<Sto bene, oggi mi sono svegliata così ma passerà>>.

<<Tu non ti svegli mai "così" >>, la guardai seria, <<Senza un vero motivo dietro>>.

<<Beh evidentemente non è come dici tu, adesso scendiamo che siamo in ritardo! Oggi devo consegnare quella maledettissima relazione...>>

Afferrai di nuovo la mia amica e voltai il suo viso verso di me per guardarla dritta negli occhi.

<<Tamara sto bene davvero, credo che sia dovuto al ciclo o al fatto di aver preso 4kg chissà come. Ti rendi conto? L'estate é alle porte ed io ingrasso!>>.

Mi feci scappare una risata ma la trattenni subito, era davvero per questo o c'era qualcosa che mi stava nascondendo?
<<Courtney lo sai che...>>

<<Si lo so che per te sto sempre bene ma se non mi do una frenata con i dolci allora posso dire ciao anche a quel vestito dell'altro giorno>>.

<<Non stavo dicendo questo, quello che...>>

<<Tamara ne parliamo dopo! La campanella sta per suonare e devo andare urgentemente in segreteria prima delle lezioni>>, scese dalla macchina e aspettò nervosamente che facessi la stessa cosa.

C'era sicuramente qualcosa che non andava ma gliene avrei parlato dopo.

Alla prima ora avevo arte e come ogni lezione in cui sapevo che ci sarebbe stato Eric, preferivo essere una delle prime ad entrare in aula. In questo modo sarebbe stato più facile ignorarlo visto che mi giravo verso la finestra e contemplavo qualsiasi cosa mi trovassi davanti.

Entrai in aula e mi sedetti al mio solito posto, voltando lo sguardo verso la vetrata che avevo di fianco.
Il lunedì mattina, da quella finestra, vedevo sempre un vecchio signore seduto al bar a leggere il giornale.
Ogni volta che lo vedevo fantasticavo sui suoi pensieri o sulla sua vita... chissà che problemi aveva.
Magari la sua vita era stata più turbolente della mia, era possibile?

La voce del professore mi riportò alla realtà e, come avevo fatto nei giorni precedenti, mi sforzai per tutta la lezione di non pensare a lui e a quanto ormai fosse così lontano nonostante i pochi metri che ci dividevano.

A pranzo tentai nuovamente di capire cosa non andasse in Courtney ma in qualche modo riusciva sempre a sviare il discorso facendo qualche battuta o svelandomi il pettegolezzo del giorno.
Così, quando finì l'intervallo, mi accorsi di non essere riuscita di nuovo a capire cosa le era successo.
Maledicendomi rimandai l'indagine visto che oggi avrei lavorato e quindi sarei andata al pub direttamente con Luke.

Le altre lezioni passarono in fretta, condividendo quasi sempre il banco con Tiffany.
Da quando evitavo Eric non avevo avuto modo di stare con loro e in qualche modo più il tempo passava più percepivo il loro disagio nel parlarmi.
Non avevo mai affrontato l'argomento con Tiffany riguardo a Sarah, avevo mille domande sulla punta della lingua ma non potevo farle uscire.

D'altronde lei non prese mai il discorso, anzi cercava di parlare di tutt'altro evitando argomenti come: ragazzi, Eric, amore etc.
Non parlava neanche più di Liam, che era il suo ragazzo da più di un mese.
Lo faceva per me ma mi chiedo se questa si poteva definire un'amicizia.

<<Amica, dammi il tempo di prendere una bottiglia di coca-cola e andiamo>>, mi disse Luke mentre usciva dall'aula di fronte alla mia.

Andai verso la sua macchina e lo aspettai li.

Ebbi un déjà-vu nel momento in cui vidi Eric insieme a Rosalie.

Lei gli stava attaccata al braccio ma lui continuava ad ignorarla. Distolsi subito lo sguardo ma era troppo tardi, iniziai a sentire una fitta al cuore e i respiri si fecero sempre più veloci.

Calmati Tamara, ti prego. Ti prego. Ti prego!
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi.
Iniziai a contare, arrivata al numero "sei" sentii i miei muscoli rilassarsi e l'aria mi sembrava già più leggera.

Aspettai alcuni secondi e poi riaprii gli occhi, fortunatamente non c'era più.

Ogni qual volta lo vedevo senza aspettarmelo, reagivo cosí e lui era ignaro di tutto.

Non era giusto.
Perché tra i due dovevo soffrire solo io?
Chissà cosa aveva fatto in quelle settimane, la foto con Sarah tormentava ogni secondo della mia esistenza. Era come se l'avessi impressa nella mente: i colori, le espressioni, le posizioni continuavano ad essere nitide nonostante i giorni passati.
Chissà quante volte si erano visti.
Chissà quante volte lui l'avrà abbracciata.
Avranno già fatto sesso?
Sicuro, adesso era libero di fare ciò che voleva.

<<Tamara, mi aiuti?>>.
Mi staccai dalla macchina e andai incontro a Luke.
<<Ma non dovevi prendere solo una coca-cola?>>, dissi provando a ridere e porgendogli tutte e due le mani.

Aveva con sè due buste dalle quali si intravedevano delle chiazze di olio, e due bibite.

<<Avevo fame e non mi sembrava giusto mangiare senza di te perciò ti ho preso un panino e anche da bere. Ti soffochi facilmente e...>>

<<Mi soffoco facilmente?>>, stavolta risi di gusto e aprii la busta.
Un odore invitante di frittura mi invase le narici, <<Credo di avere fame >>, dissi con la bava alla bocca.

<<Vedi? Che faresti senza di me?>>.

Ridemmo entrambi e divorammo il cibo dentro la sua macchina.
Ogni tanto Luke si distraeva e rispondeva a qualche messaggio.
Era sicuramente Zoe, la sua presunta ragazza. Anche se in realtà non erano ancora una coppia ufficiale.

Dopo qualche litigio sulla canzone da ascoltare arrivammo al pub. Era strano ritornare al lavoro e rimettermi quella divisa ma non mi dispiaceva affatto.
Fui contenta di rivedere Bay, Carl e Paul che sfoggiava con fierezza i suoi nuovi capelli biondo platino.

Mi dedicai alla solita clientela rivedendo così Darla, ricordai imbarazzata il modo in cui l'avevo lasciata quella notte.

<<Ciao!>>, mi disse ancora prima di sedersi.
Era stupita ma sembrava sollevata di rivedermi la.
<<Ciao! Darla scusami per l'altra notte...>>

<<Oh ma stai zitta! Non lo dire neanche per scherzo! Sono venuta a conoscenza di ciò che ti é accaduto...La polizia mi ha contattata per confermare dove fossi quella notte... come te la passi?>>, si adagiò sullo sgabello e mi scrutò con una espressione seria.
Sembrava un po' allarmata, come se avesse paura di pormi quella domanda. Mi chiesi se fosse la stessa che utilizzava con i suoi pazienti.

<<Mi dispiace averti coinvolta... comunque potrebbe sicuramente andare meglio di così>>, troncai il discorso e le feci un sorriso rassicurante, <<Tu invece?>>.

<<Figurati, mi hanno trattenuta per poco tempo e grazie a te ho avuto una buona dose di pubblicità...pare che essere il tuo alibi mi abbia dato un aspetto più interessante...sto già iniziando a farmi un bel gruppetto di clienti>>.

<<Oh! Meglio cosi!>>, dissi porgendole il solito bicchiere di vino rosso.

<<L'invito per te è ancora valido. Se avessi bisogno di qualche mio aiuto ti farei uno sconticino>>.

<<Sconticino? Dovresti propormelo gratuitamente>>.

<<Si dovrei, ma poi le bollette chi le paga?>>.
Risi ricordando casa sua e gli innumerevoli dipinti appesi al muro.

<<Senti adesso devo andare...aspetta un attimo...>>, dalla borsa fece uscire $20 e un piccolo cartoncino lucido, << Questo é il mio numero, chiamami per qualsiasi cosa. Sono una brava ascoltatrice e potrei chiudere un occhio sulla questione del farti pagare... Ah! Il resto tienitelo pure. Ci vediamo!>>.

La vidi uscire dalla porta mentre mi rigiravo quel bigliettino tra le mani. Era il secondo che ricevevo in meno di un mese e l'ultimo mi aveva lasciata con un dubbio inquietante nonostante Josh avesse fatto di tutto per tranquillizzarmi.

Darla era una donna strana, mi trasmetteva sicurezza ma qualcosa in lei mi turbava... sapevo di essere solo paranoica. Ero cosi esausta e provata da ciò che avevo vissuto da sentirmi sempre in dovere di analizzare le persone che mi circondavano.
Presi i soldi e mi conservai i 12$ di resto.

Al ritorno avrei dovuto fare benzina. Lauren e Josh si erano decisi che non potevano impedirmi di utilizzare la macchina dato che avevo un lavoro ma l'avremmo sostituita a breve. Non approvavano che io usassi quella macchina quando potevo benissimo disporre dei loro soldi per comprarne un'altra. Io però non volevo che usassero il loro denaro! Insomma... non ero molto incline al concetto di "Tutto ciò che è nostro è tuo"!
Inoltre non erano neanche così d'accordo che io lavorassi, motivo di un'altra lunga ed estenuante discussione.
Era strano litigare in quel modo con loro. Come se fossimo una famiglia.
Tutto sommato però la convivenza andava bene.

Ancora non avevo toccato l'argomento dell'affidamento perché non ne avevo il coraggio.
Se gli avessi detto che avrei preferito essere informata sarebbe apparso come se non ne fossi contenta, in realtà lo ero. Non volevo sembrare ingrata però avrei preferito che mi lasciassero più spazio per decidere. Era la mia vita e loro non avevano alcun legame parentale per rivendicare qualche diritto su di me.

Appena finito di lavorare mandai un messaggio a Lauren dicendole che stavo per tornare a casa. Era una delle clausole che dovevo rispettare, non volevo farli preoccupare perciò accettai senza fare capricci.

Casa.
Potevo davvero chiamarla così?

Appena rientrai trovai Lauren in cucina mentre lavava gli ultimi piatti.

Di solito se ne occupava la signora delle pulizie ma da quando avevo iniziato a vivere in quella casa, Lauren si era presa una pausa e quindi si occupava lei delle faccende domestiche.

Altro punto che mi faceva sentire a disagio.

<<Sei tornata? Come é andata oggi?>>, disse asciugandosi le mani per poi mettere un piatto di insalata e frittelle nel mio solito posto.

<<Benissimo, mi piace lavorare lì>>, mi accomodai per mangiare.
Non avevo molta fame ma non potevo ignorare quella sua premura e gentilezza. Lauren mi aveva già avvertito che dopo il lavoro mi avrebbe fatto trovare la cena pronta.
Significava questo avere una vera famiglia?

Mia madre avrebbe sicuramente preferito ordinare una pizza e mangiare insieme. In cucina era un disastro.

Finii di mangiare e aiutai Lauren a pulire.
Erano quasi le 3, cosa ci faceva ancora sveglia? Magari mi stava aspettando.
Posò l'ultimo piatto nella lavastoviglie e le sorrisi, <<Grazie!>>.
<<Tesoro non dirlo più, anche noi ti ringraziamo per essere quella che sei>>, mi accarezzò il viso.

Trattenni le mille lacrime che mi supplicavano di uscire e dopo averle sorriso le augurai buonanotte.

Salii pesantemente le scale, feci una doccia e mi misi a letto.
Guardai le medicine e dopo averci riflettuto cedetti e le presi. Potevo farne a meno ma volevo avere la certezza di dormire.

Appoggiai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi.

Dai Tamara, è già passato un altro giorno.

~•~

Il mattino seguente ripetei gli stessi meccanici movimenti: mi alzai dal letto, andai a prepararmi, sorrisi ai miei nuovi coinquilini/famiglia e cercai di sembrare una persona normale. La mia mente era svuotata da ogni pensiero, in realtà sembrava quasi che non pensassi proprio. Ero semplicemente un corpo che respirava.

L'unica cosa che non sarebbe cambiata era l'avversione per quella materia. Odiavo L'algebra. L'avevo sempre odiata, e ora avevo un altro motivo in più per detestarla:
Eric.

<<Quelle ore erano interminabili!>>.

<<Courtney... dobbiamo fare qualcosa. Ho passato l'ultimo test e credevo bastasse per farmi promuovere ma se le lezioni continueranno ad essere come oggi credo proprio che potremo dimenticarci il diploma>>.

<<Vedi che io sono messa peggio di te...Credi che mio padre potrebbe riuscire a corrompere il professore?>>.

Aspettai che si mettesse a ridere ma non accadde, <<Dici sul serio?>>.

<<Pensi che possa scherzare in un momento del genere? Il mio cervello é troppo fritto per farne dell'ironia>>.

<<Neanche ti rispondo!>>, presi i libri dell'ultima lezione di quel giorno.
Avrei avuto letteratura insieme a Luke e Tiffany, finalmente mi sarei potuta rilassare.

<<Perché? Secondo me accetterebbe, e neanche poi così tanti soldi. Mi sa che ha problemi di debiti e ho appena saputo che ha divorziato, magari é per questo...>>

<<Ti lascio parlare solo perché so che devi sfogare la tua frustrazione! Spero che dopo riuscirai a renderti conto delle cretinate che stai dicendo!>>.

Aspettai che mi rispondesse con qualche strana accusa ma non sentii nessuna replica.
Mi girai verso di lei per capire il motivo del suo silenzio.

<<Courtney?>>, seguii il suo sguardo che fulminava con insistenza qualcosa dietro di me.

<<Niente, ci vediamo dopo!>>, mi superò in fretta e si perse nel corridoio.

Mi guardai attorno per capire cosa l'aveva sconvolta e vidi Nathan.
Era insieme a Robert e sembrava che i due stessero discutendo.

Di colpo mi ricordai quanto Courtney ieri fosse strana.
Cosa stava succedendo?

Mi incamminai verso l'aula cercando di ricordare qualsiasi piccolo dettaglio per capirci qualcosa.

Entrai in classe sedendomi nel mio solito posto ma continuai ancora a cercare quel piccolo dettaglio.

Courtney e Nathan erano sempre stati una coppia affiatata, difficilmente litigavano ma quanto accadeva non si comportavano mai così.

<<Hey!>>, Tiffany con disinvoltura si sedette vicino a me, forse lei aveva notato qualcosa. Ultimamente non ero molto presente, tendevo a spegnermi da un momento all'altro per poi risvegliarmi senza capire cosa avessi fatto nel frattempo.
Nulla di nuovo, mi era sempre capitato solo che non era il flusso di pensieri a trascinarmi via dalla realtà... era un vuoto che mi risucchiava improvvisamente.

<<Ciao...>>, restai con la bocca semi aperta incapace di continuare.
Dovevo chiederle se sapesse qualcosa ma non era facile trovare le parole giuste per convincere Tiffany a parlare.

Feci un respiro profondo, <<Ultimante Courtney e Nathan mi sembrano un po' strani. Per caso é successo qualcosa?>>.

La vidi in difficoltà e distogliendo lo sguardo dal mio rispose distrattamente, <<Mhm... Non dovresti parlarne con lei?>>.

Tipico di Tiffany, starne fuori sempre e comunque con chiunque e ovunque.

<<Beh si, ci ho provato ma sai quanto é testarda e... Tiffany ti prego! Se c'é qualcosa che dovrei sapere...>>

<<Senti non lo so che é successo, ultimamente sono strani e quando stanno insieme battibeccano sempre... ma credo sia normale. Insomma, guarda me e Liam... Passiamo più tempo ad insultarci che a fare altro>>, abbozzò un sorriso.

<<É tutto?>>, quel suo straparlare era insolito ed era un chiaro segno di disagio.

<<Non lo so! Parlane con lei>>, fece finta di concentrarsi a ricercare qualcosa dentro la borsa.
Voleva in qualche modo farmi capire che la discussione sarebbe finita cosi.
Potevo comprendere il suo senso di riservatezza ma stavamo parlando di Courtney, l'unica persona che conoscevo meglio di chiunque altro.

<<C'é qualcosa che non mi vuoi dire ma non insisterò>>.
Era inutile stare lì a chiedere, mi sarei solo innervosita...

<<Non é così...io... >>, abbandonò pesantemente la borsa sul pavimento e si voltò verso di me.
Sembrava dispiaciuta, come se non avesse mai voluto affrontare quella discussione con me, <<Allora...non sono affari miei ma penso che sia per te ed Eric... a Nathan non va giù il fatto che per colpa vostra lei passi meno tempo con noi...con lui in realtà!>>.

Quando sentii il nome di Eric il mio cuore si paralizzò per un istante. Ingoiai il dolore misto a tutti i bei ricordi che lo riguardavano e mi concentrai su quelle parole.
Era palese che quel "Colpa vostra" in realtà significasse "Colpa tua".
Pensavano davvero che fosse solo per colpa mia?
Solo perché non riuscivo a voltare pagina come lui?
Solo perché tra i due ero io quella che ci era rimasta secca?
Come potevo far finta di nulla?

Era vero che ultimamente Courtney mi dedicava molte attenzioni ma ce ne potevano fare davvero una colpa?
Ridicolo.

<<E tu cosa ne pensi?>>, volevo testare il terreno.
Sicuramente ciò che mi stava dicendo era un pensiero condiviso.

<<Non lo so, mi dispiace che tra te ed Eric sia andata così ma mi dispiace ancora di più per la situazione che si é andata a creare. Prima era bello stare tutti insieme>>.

<<Già...>>, percepii la solita fitta al cuore per il ricordo di me ed Eric mentre ridevamo con i nostri amici.

<<Tamara scusa, non voglio dire qualcosa che ti potrebbe turbare>>.

Istintivamente sorrisi. Turbare?
Crede davvero che possa essere turbata?
Ho già superato quella fase da molto tempo, qui si tratta di sopravvivere o meno.

<<Stai tranquilla, anzi grazie per avermelo detto>>, risposi mettendo così fine alla discussione e alla "Tortura di Tiffany".

Se faceva cosi fatica a parlarmi di Courtney come avrebbe mai potuto parlarmi di Sarah o di Victoria?

Feci finta di concentrarmi a prendere appunti sul nuovo testo che il professore aveva intenzione di farci leggere.

Consideravo quella situazione assurda ma non potevo ignorare tutto, dovevo trovare una soluzione.... anzi, dovevo affrontare l'unica soluzione: ritornare a comportarmi come prima.
Questo significava vederlo ogni giorno e accettare il fatto che lui non aveva più niente a che fare con me.

La mia mente elaborò tutte le possibili ipotesi:
un Eric innamorato di un'altra, un Eric che non provava più nulla per me, un Eric che mi trattava solo come una semplice conoscente o un Eric che parlava di altre ragazze.
Un altro Eric.

Ma dovevo superarla, in questo modo non facevo altro che nascondermi e invece dovevo solo affrontarlo.

Era finita, anche se il mio cuore sembrava prendere vita ogni qualvolta lo incrociavo, anche se i miei sentimenti diventavano sempre più grandi e sembravano soffocarmi.

Mi sarei sforzata a tal punto da abituarmi e a farmi accettare quella situazione.
Avrebbe fatto male ma avrei trovato il modo di concentrarmi per non pensare al dolore. Dovevo accettare quel colpo di grazia e ripartire da zero.

Era comprensibile che Courtney non me ne avesse parlato. Continuavo a lamentarmi o a farla preoccupare cosi tanto che aveva messo in secondo piano la sua vita, come faceva sempre.
La mia poteva fare pure schifo ma non avrei permesso che questo rovinasse pure la sua.

Alla fine della lezione tornai a casa con Courtney ma non le dissi nulla, avrei aspettato l'indomani.
Non le chiesi neanche se ci fosse qualcosa che non andasse perché non volevo metterla in difficoltà, feci solo quello che lei faceva sempre con me, passai del tempo con lei.

Non lo so se funzionò perchè molte volte la vedevo assorta tra i suoi pensieri però ero là.
Negli ultimi tempi non c'ero stata per lei ma le cose sarebbero cambiate.

Il giorno seguente all'ora di pranzo, mentre Courtney stava per uscire verso il Parco, le proposi qualcosa che credevo di non avere più intenzione di fare.

<<Ti va di andare dentro? C'é troppo caldo per stare fuori e l'aria condizionata della mensa é troppo invitante! Poi ci sono un miliardo di zanzare, guarda quanti morsi>>, le indicai il braccio pieno di bollicine.

<<Tamara preferisco stare fuori, non sarebbe molto carino da parte nostra... mangiare dentro e non sederci al solito tavolo...>>, si rabbuiò, palesemente irritata e in difficoltà di fronte alla mia richiesta.

<<Ma ovvio che ci sediamo là! Per chi mi prendi? Non sono mica scema>>.

Spalancò i suoi occhioni, <<Cosa diavolo stai dicendo?! Ed Eric?>>.

<<Eric cosa?>>, pronunciare il suo nome fu difficile, strinsi i pugni per scaricare il dolore e la rabbia che provavo.

<<Tamara smettila! Non voglio vederti seduta in un angolino mentre Eric fa il "Figo della situazione". Potrei perfino non controllarmi e tirargli qualche sedia in faccia!>>.

Immaginai la scena e non mi sarebbe dispiaciuto mica. Magari solo così il suo cervello avrebbe dato segni di vita.

Sospirai e scacciai quel pensiero invitante, <<Courtney tra me ed Eric é finita ed é inutile continuare a fare così. Non voglio isolarmi per una storia del genere ma soprattutto non voglio che tu faccia lo stesso>>.

<<Ecco!>>, si mise le mani sui fianchi, <<Se lo fai per me smettila! Io sto bene!>>.

<<Pure io!>>.

<<Non é vero! Credi che non ti conosca? So Cosa stai facendo e la cosa mi fa impazzire. Fingi con me, con mamma, con papà e con il resto del mondo! Sembri uno zombie che cammina a differenza che almeno questi mangiano, tu non fai neanche quello!>>, mi disse decisa con gli occhi spalancati e pieni di preoccupazione.

Frenai le lacrime, non potevo piangere. Stavamo parlando di lei e non di me!
<<Anche io potrei dirti la stessa cosa! So che non stai bene!>>, le urlai.

<<Si invece! É solo un momento ma preferisco stare con te!>>, i suoi occhi verdi si inumidirono ma anche lei evitó di piangere.

Sorrisi a quelle parole, stavamo litigando solo perché volevamo far stare bene l'altra.

Le presi la mano e cercai di calmare i toni, <<Anche io preferisco stare con te per questo non mi importa di dove siamo. Se ci sei tu io starò bene>>.

<<Tamara...>>

<<Dai su, il cibo della mensa ci aspetta. Oggi ci sono frittelle!!>>.

<<Non sono sicura che sia la cosa giusta da fare...>>

<<Dici per le frittelle? Ti ho detto che sei in forma ma se vuoi fare "l'healthy" della situazione fai pure... credo che l'insalata sia rimasta li dove l'hanno lasciata>>, cercai di sviare il discorso anche se l'idea di farle mangiare quella poltiglia verde non mi rendeva molto sicura.

Fece una faccia schifata, evidentemente aveva pensato alla mia stessa cosa.
<<Sai di che parlo>>.

<<Courtney si, è la cosa giusta da fare!>>, la trascinai verso la grande sala rumorosa che da tempo avevo evitato.

Dopo aver riempito i nostri vassoi e aver rifiutato con determinazione quell'ammasso di foglie bagnate e con un colore pessimo, mi diressi verso il solito posto senza fare attenzione alle persone che mi osservavano.

<<Promettimi una cosa>>, Courtney si avvicinò a me, << Se non ce la fai più, avvertimi. Troverò un modo per svignarcela >>.

<<Promesso!>>.

In quei giorni avevo capito quanto odiassi le bugie eppure non ne riuscivo a farne a meno.
Era ovvio che quel pranzo non lo avrei per niente digerito.

In sottofondo c'era un vocio e ogni tanto sentivo il mio nome insieme a quello di Eric.
Era così frustrante dover condividere la vita con certi ficcanasi.

Alzai lo sguardo e mi feci forza, era giunto il momento di affrontarlo.
Ero stanca di essere la povera ragazza abbandonata mentre lui era il ragazzo che era "troppo" per lei.

Mi fiondai sul tavolo, fortunatamente ancora non ci avevano rimpiazzate con altre persone.
Sarebbe stato imbarazzante se avessimo trovato tutti i posti occupati.

<<Sam, da quando utilizzi la forchetta per mangiare la pizza?>>, dissi mentre mi sedevo al mio solito posto, accanto ad Eric.

Non sapevo cosa dire e quella frase mi sembrava la più neutrale possibile.
Sentivo il cuore battere forte e per un secondo pensai che tutti potessero accorgersene.
Guardai l'intero gruppo cercando di non soffermarmi su Eric, non mi fidavo cosi tanto di me stessa e non sapevo se fossi stata capace di superare ciò che avrei potuto trovare nei suoi occhi.

<<Oh...ehm...é strano vero?>>, Sam non fu in grado di nascondere l'imbarazzo e lo stupore della mia gloriosa entrata.
Courtney rimase in silenzio mentre Nathan continuava ad osservarla. Evidentemente non ero l'unica a non sapere che fare.

<<Si sta civilizzando. Con un fratello come me non si può fare altrimenti>> .
Guardai Luke con gratitudine e in quel momento ebbi un'enorme voglia di abbracciarlo.

<<Tu civilizzato? Ti ricordi la tavola del gabinetto di sta mattina? Ecco...non sei per niente un buono esempio>>.

<<Luke...che schifo>>, Tiffany fece un'espressione disgustata per poi lanciarmi una occhiata solidale.

Ridemmo tutti, o meglio, pensai che stessimo ridendo tutti. Non osai controllare quei due occhi argentei, avevo troppa paura. Passo dopo passo... era già tanto sapere che stavamo condividendo lo stesso tavolo, a pochi centimetri di distanza.

I minuti passarono tra una finta risata e un immenso impegno a seguire le svariate discussioni che si stavano affrontando.
Sentivo un formicolio su tutto il corpo e un enorme desiderio di girarmi verso di lui per capire cosa stesse facendo, ma non potevo farlo. Eppure riuscivo a percepirlo, solo la sua vicinanza mi faceva quell'effetto. Sembrava essere il mio campo magnetico.

Aspettai il momento giusto per liberarmi da quella situazione e prendere una boccata di aria, così senza dire nulla mi alzai dal tavolo e andai a svuotare il vassoio.
Non avevo pranzato un granché, direi più che avevo fatto finta di mangiare ma d'altronde chi ci sarebbe riuscito al posto mio?
Mi concessi un Time-out ma dopo alcuni secondi dovetti fare dietro front. Non sarei potuta rimanere a lungo davanti i bidoni della spazzatura. Mi girai per andare verso quel tavolo, pronta per il secondo round.

Una morsa mi colpì allo stomaco.

Non c'era più.

Sarà andato sicuramente a limonarsi qualche ragazza.
O magari se ne era andato per me?
Io però non avevo fatto nulla di male, stavo affrontando da sola tutto quello che mi aveva scaraventato addosso.
Mi stavo prendendo le mie responsabilità e lo stavo facendo soprattutto per Courtney.

Presi posto e mi intromisi in quella discussione sui film horror migliori del secolo.

<<Vi prego, é uscito Slenderman. Andiamo a vederlo>>, disse Luke entusiasta.

<<Spero tu stia scherzando, quel film fa schifo...>>, rispose Liam trovando sostegno in Tiffany che accennava un "Si" con la testa.

Mi sforzai e costrinsi il mio cervello a non pensare più a lui.
<<A me in realtà piace, credo che sia più una cosa affettiva che altro. É stato il primo video gioco horror a cui abbia mai giocato, inoltre la storia é molto originale>>, continuai a bere dalla mia bottiglia d'acqua, mi stavo sforzando di non piangere.
Mi sentivo come se mi avesse rifiutata, non che già non lo avesse fatto ma andarsene in quel modo... senza dire nulla... era davvero spregevole.

Guardai Luke e il suo sguardo sincero spense il tormento che alimentava la mia rabbia.
<<Lo sapevo che tu avresti accettato!>>, sorrise e si guardò attorno per cercare sostegno.

Gli horror mi erano sempre piaciuti nonostante mi spaventassi facilmente, infatti quel gioco lo avevo velocemente accantonato e ceduto a Drew.

Drew... altro ricordo doloroso.

Abbassai lo sguardo e mi resi conto di quanto il mio corpo fosse più rilassato senza la presenza di Eric, avevo perfino incrociato le gambe sopra la panca.

Courtney si giro verso di me e subito capii a cosa stesse pensando.
<<Pop-corn>>, dicemmo tutte e due contemporaneamente per poi scoppiare a ridere.

<<Pop-corn cosa?>>, chiese Sam confusa.

<<Niente di che comunque per me può andare bene. Sarà divertente e non siamo mai andati al cinema insieme>>.

<<Si anche io ci sto...>>, Sam continuò a guardare me e Courtney per capirci qualcosa.

La prima volta che decidemmo di  guardare un film horror scegliemmo The Ring, eravamo a casa sua e a modo nostro stavamo trasgredendo alle regole di Lauren che non voleva assolutamente farci vedere certi film.
Ricordo ancora che ci eravamo sistemate in modo tale da interrompere immediatamente qualsiasi scena paurosa e a solo un quarto di film Courtney ebbe voglia di pop-corn così mettemmo pausa per andare a farli.
Una volta ritornati ci accorgemmo che il film in realtà stava proseguendo e ci spaventammo così tanto da non riuscire a muoverci.
Ripetevamo continuamente piccole frasi, dicendo che eravamo sicure di aver messo pausa.
Dopo non so quanto tempo Courtney decise di spegnere la televisione ma mentre si avvicinava al divano per prendere il telecomando, scoppiò a ridere.
Mi avvicinai pure io per capire quella risata e mi unii alla sua.
La scena era: Samara che usciva dal pozzo, Courtney stesa sul divano a ridere e Ghianda, il gatto di Courtney, sdraiato sopra il telecomando.

Avevamo 15 anni, era normale spaventarsi per nulla. Il film lo vedemmo solo dopo un paio di anni ma non smettevano di ridere al pensiero di quella sera.

<<Tamara quindi tu ci sei?>>,Luke interruppe i miei flashback.

<<Eh?>>, mi sforzai di ricordare di cosa stessimo parlando.


<<Eccolaa! Tamara la svampita... stavo dicendo se per te può andare bene andare a vedere il film Venerdi>>.

Sentii le guance arrossarsi, <<Ah! Oh si, certo!>>.

<<Perfetto... cavolo la campanella, ragazzi ci vediamo dopo>>, Luke se ne andò con il suo vassoio scaraventandolo velocemente verso la pattumiera.

<<Sono sicura che fa così solo perché ha dimenticato di copiare i compiti della lezione seguente>>, disse Sam ridendo.

Si, anche io lo pensavo.
Mi alzai dalla sedia e salutai tutti, Courtney non mi vide perché era troppo concentrata a scambiarsi degli sguardi con Nathan.
Speravo almeno che loro due sarebbero riusciti a trovare un punto di incontro.

Uscii dalla sala e andai verso il mio armadietto, mi aspettavano due ore di chimica.
Presi i libri e feci la solita strada, mi fermai quando sentii la voce di Eric mentre parlava con una ragazza minuta.
Sembrava essere uscita da un cartone animato ma era molto carina, cosa che mi faceva venire voglia di tirare un pugno a qualcuno.

Quando fu davanti a me si fermò pure lui a guardarmi.
<<Hai le scarpe slacciate, imbranata>>, disse superandomi e andandosene via.

La ragazza in miniatura mi guardava come se fossi spuntata dal nulla e senza dire una parola seguii Eric.

Sul serio?
Dopotutto quello che era successo mi aveva davvero detto una cosa del genere?
Che senso aveva?
Quell'atteggiamento mi provocò una sorta di malinconia, quello era l'Eric di una volta... quello prima che ci mettessimo insieme, prima che tutti i nostri casini ci sormontassero. Prima che fosse in grado di disintegrarmi cosi tanto.

Mi aveva detto che doveva pensare ma evidentemente erano solo stronzate visto che lo beccavo sempre con ragazze diverse.
Era tutto finito.

Abbassai lo sguardo, posai i libri a terra e legai bene le due stringhe.
La mia bocca si incurvò spontaneamente all'insù, come per farne dell'ironia, ed una lacrima scivolò silenziosamente.

Mi aveva spezzato il cuore eppure sembrava come se non fosse successo nulla.

Ripresi in mano i libri e continuai per la mia strada.

Il colpo di grazia era arrivato, non avevo poi dovuto aspettare cosi tanto.

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