Capitolo |27|


Mi svegliai più per il dolore assordante al collo e al braccio che per altro. Guardai l'orologio facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, dato che avevo tutti i muscoli tesi, e mi accorsi che erano le quattro di pomeriggio.

Quanto cavolo avevo dormito? Non ricordavo neanche a che ora mi ero addormentata, sicuramente non prima delle sette.

<<Che schifo>>, pensai ad alta voce mentre mi accorgevo del libro di algebra sbavato. Già odiavo questa materia figuriamoci adesso.

Presi un fazzoletto dal cassetto e cercai di rimediare al problema bagnaticcio che avevo creato, richiusi il libro e lo spostai di lato.

Ero fiera di me, nonostante tutto avevo fatto molti esercizi... se li avesse visti Eric sicuramente ne sarebbe rimasto sorpreso. Eric...

La fastidiosa vibrazione del telefono mi risvegliò dalla mia solita ipnosi e dopo aver tastato tutti i quaderni sulla scrivania lo trovai.

Sul display vidi almeno 15 chiamate e 3 messaggi di Eric, 20 chiamate e svariati messaggi di Courtney.
Cosa era successo?

Cercai di mantenere la calma mentre aprivo i messaggi per capirci qualcosa, forse avrei fatto prima a chiamarli ma l'istinto mi portò a controllare whatsapp.

Il suono del campanello mi costrinse a leggere i confusi messaggi di Courtney mentre scendevo le scale per vedere chi cavolo rompeva alle quattro di pomeriggio.

*Courtney:

Facciamo colazione insieme?

Non mi dire di no, se sei con Eric giuro che mi arrabbio. Io ho abbandonato il mio caro ragazzo per stare con te quindi pretendo lo stesso trattamento

anzi...

stavo pensando magari possiamo fare un'uscita a quattro

Perché cavolo non rispondi?*

Cercai di scorrere sotto per vedere gli altri messaggi e non vedendo l'ultimo scalino caddi a terra, fortunatamente il mio sedere ne aveva viste di più brutte e a parte un livido assicurato non mi ero fatta male.

Il campanello continuava a suonare e irritata gridai un "ARRIVO" mentre mi alzavo dal pavimento.

Aprii la porta e la mia espressione arrabbiata si trasformò in una sorpresa.

<<Eric?! Che ci fai qui?>>.

La sua faccia non prometteva nulla di buono, cosa era successo? E se Margot.... no, sembrava arrabbiato...

Entrò di corsa dentro casa e si guardò intorno, <<Sei sola?>>.

<<Si, almeno penso di si... non credo che Rachel sia in casa ma...che ci fai qui?>>, spalancai gli occhi, <<Oh No! É successo qualcosa vero? Stavo per leggere i messaggi e...>>

<<Dove sei stata?>>, chiese senza badare alle mie parole.

<<Che significa dove sono stata? A casa, dove dovevo andare?>>.

La sua espressione preoccupata mi allarmava e questo non faceva altro che aumentare il mio già altissimo livello di ansia.

<<Mi vuoi dire che cosa è successo?>>, chiesi esasperata.

<<Sei stata tutto il giorno a casa?>>, i suoi occhi mi scrutarono per capire se stessi dicendo la verità.

<<Cavolo! Eric rispondimi! Si!>>, urlai, << Sono stata a casa, mi sono svegliata pochi minuti fa! Adesso dimmi che cosa è successo!>>.

Vidi il suo viso cambiare e tirando un sospiro di sollievo andò sul divano, ignorandomi di nuovo.

<<Mi stai facendo preoccupare... è successo qualcosa per caso a Margot? St..sta bene?>>.

<<Mia mamma sta bene, non c'entra nulla...>>, disse con un altro sospiro mentre si portò il telefono all'orecchio.

Che cavolo stava facendo? una chiamata? Lo odiavo quando mi ignorava, in quel momento ero disposta pure a lanciargli qualcosa in testa.

<<Eric o mi dici cosa è successo o...>>

<<Courteny tutto a posto, è a casa... stava dormendo...si lo so, no no è da sola... Si sembra star bene, si...ciao e grazie>>.

Rimasi immobile, davanti alla porta di ingresso ad aspettare qualcosa che mi facesse comprendere cosa diavolo stava accadendo.

Da quando aveva il numero della mia amica?

Ripose il telefono nei suoi jeans e con uno sguardo tra l'imbarazzo e non so cos'altro mi guardò.

<<Non puoi capire cosa ho provato in queste ore, se non fossi cosi dannatamente felice di sapere che stai bene ti avrei sicuramente mostrato la parte peggiore di me>>

Frustrata da quella situazione diedi di matto, <<Eric ti giuro, non sto capendo niente! Mi sono appena svegliata e aggiungendo il fatto che magari la perspicacia non rientra nelle mie capacità sono completamente confusa>>.

Mise le lunghe braccia sullo schienale e vi appoggiò la testa.
<<Non rispondevi né a me né a Courtney, stamattina sono passato due volte a casa tua e nessuno mi apriva. Se non fosse per i capelli arruffati e la stampa rossa che hai sul viso non ci avrei creduto che stavi dormendo... tu non dormi mai a quest'ora>>.

<<Oh...>>, improvvisamente mi sentii in colpa per ciò che era successo. Mi dispiaceva che li avessi fatti preoccupare cosi e ringraziai che il telefono non si fosse scaricato... non osavo immaginare a cosa avrebbero potuto pensare.

Sbuffò di nuovo e questa volta mi sembrò più arrabbiato di prima.
<<Oh un cazzo! Che cosa hai fatto ieri sera per dormire cosi tanto? Te ne sei andata con Tiffany e lei ha detto che verso l'una ti aveva già accompagnata a casa>>.

Avevano chiamato pure lei? 
<<Si si, Solo che...non avevo sonno>>.

<<Mi sembrava che ieri notte te ne fossi andata proprio perchè eri stanca e ora mi dici che non avevi sonno...>> notai dal suo tono di voce che stava iniziando a dubitare delle mie parole.
Non capivo perché dovessi spiegare ogni mio singolo comportamento agli altri. Adesso non potevo neanche dormire quando mi pareva?

Non riuscii a trattenere l'irritazione, <<Prima ero stanca e una volta tornata a casa non lo ero più, ti basta come spiegazione o vuoi qualche prova? No perché sembra che tu voglia accusarmi di qualcosa e...>>

<<Non ti sto accusando di nulla!>>, mi sovrastò con la voce, <<Non iniziare ti prego...voglio solo capire cosa è successo visto lo spavento che hai causato inutilmente!>>.

<<Mi dispiace se vi ho fatto preoccupare ma obiettivamente io non ho fatto nulla di male se non dormire quando mi andava di farlo!>>.

Questa situazione era assurda, mi sentivo come in una gabbia... cosa avrei dovuto fare? Avvisarlo di quando mi addormentavo o mi svegliavo?

<<Scusa se interrompo i tuoi incandescenti pensieri ma io e Courtney non siamo da biasimare dopo tutto ciò che abbiamo saputo. Pensavamo...>>, si ravvivò i capelli e ritornò a guardarmi, <<Finiamola qui! Da oggi in poi quando non risponderai al telefono non farò subito le peggiori conclusioni ma tu cerca di non farci più spaventare in questo modo dato che per noi è inevitabile pensare al peggio>>.

Trattenni le mille risposte che volevo dire riguardo a quel " tu cerca di non farci più spaventare" perché per quanto la situazione mi infastidisse non potevo dargli torto.

<<Dovremmo trovare un piano "B", vorrei essere libera di dormire quando e dove voglio>>, dissi con il broncio.

Con la mano mi indicò di sedermi vicino a lui e solo dopo essermi avvicinata mi rispose: <<Sul quando non posso dirti niente ma sul dove...beh sai, preferirei sempre sapere se dovessi mai dormire in un posto che non sia casa tua>>.

Con l'indice iniziò ad accarezzarmi il viso, sapevo che stava seguendo le poche tracce di lentiggini che avevo sparse sul naso e sulle guance.

<<Ieri dopo che sono tornata a casa non avevo più voglia di dormire quindi mi sono messa a studiare ma si è fatto tardi...per questo ho dormito fino a quest'ora>>.

Mimò una espressione spaventata, <<Sei una secchiona... la gente normale guarda Netflix o film vari. Tu studi>>.

Sorrisi soddisfatta, <<Se vedessi gli esercizi di algebra che ho svolto correttamente penso che la tua autostima si alzerebbe molto>>.

<<Sciocchezze...la mia autostima è già a livelli altissimi...>>, mi guardò pensieroso, <<Quando sei tornata è successo qualcosa?>>.

Non ero obbligata a dirglielo e soprattutto non era necessario che lui lo venisse a sapere perché in fondo non riguardava me... o almeno non tanto da raccontarglielo ma cosa avrebbe cambiato nasconderglielo. Non era proprio nulla.

Mi accovacciai su di lui e solo dopo aver sentito le sue braccia avvolgermi parlai.
<< Ieri ho conosciuto lo specialista che sta seguendo Rachel, sembra...  professionale>>.
Evitai di raccontargli della mia sensazione, non volevo farlo preoccupare inutilmente dato che non era successo nulla.
<<Sono sicura che Rachel non gli abbia raccontato come mi trattava ma credo che lui sia riuscito ugualmente a capire qualcosa... mi ha lasciato il suo numero di telefono dicendomi che potevo chiamarlo per qualsiasi cosa>>.

<<Che ci faceva un dottore in piena notte a casa tua, non credi sia strano?>>, si era irrigidito immediatamente.

Effettivamente lo era, non ci avevo fatto caso, <<Hai ragione...>>.

<<Non puoi restare a vivere qui. Non è una persona stabile, e la gente che le sta attorno...pensa se...>>, raddrizzò la schiena e sospiro pesantemente, << Non ci sto, dobbiamo trovare una soluzione. Magari puoi venire a vivere da me, nella dependance...>>

<<Stop, fermati!>>, gli misi un dito sulla bocca ma lui continuò a parlare, <<Tamara ti prego, non mi sento tranquillo ad immaginarti qui da sola con lei>>.

<<Adesso sta meglio, non la sto difendendo ma credimi, è innocua!>>.

I suoi occhi nervosi incontrarono i miei, <<Non sarà mai innocua, è instabile! Lo vuoi capire che la situazione in cui ti trovi è assolutamente pericolosa? Dovresti allontanarti fisicamente da tutto ciò che le riguarda>>.

Mi appoggiai di nuovo al suo petto e in modo tranquillo spiegai le mie ragioni, <<Se andassi a vivere da Courteny i suoi genitori si insospettirebbero, mi farebbero delle domande e non ottenendo nulla tartasserebbero Courtney venendo cosi poi a sapere tutto. Li conosco bene, so che mi prenderebbero con loro ma io mi sentirei a disagio. Mi sentirei sempre in dovere di ringraziarli perché non sono un loro problema. Mancano solo pochi mesi e poi potrò benissimo fare la mia strada>>.

<<In questi pochi mesi può succedere di tutto...>>, quelle parole mi fecero venire i brividi perché anche io lo pensavo... insomma non mi chiudevo a chiave per una qualche ossessione sulla privacy. Ma in fondo la mia paura era solo dettata dall'abitudine di averla, non c'era più niente di pericoloso nel vivere la dentro.

<<Se mai dovesse accadere qualcosa che mi faccia pensare che io sia in pericolo non esiterò mai più a chiedere aiuto>>, volevo tranquillizzarlo.

<<Adesso capisco Courtney... non mi interessa ciò che tu dirai ma se dovessi mai pensare che...>>

<<Lo so, va bene. E' giusto che tu lo faccia dato la situazione>>.

Era vero, raccontando tutto non solo avevo esposto me ma anche loro ed era giusto trovare un punto di incontro.

Mi guardò intensamente senza parlare.
<<Che c'é?>>, chiesi imbarazzata.

<<Che tipo era tua madre?>>.
Lo guardai negli occhi, stupita da quella curiosità.  Perché mi aveva fatto quella domanda? Ma soprattutto perché farmela in quel momento.

Scacciai quei pensieri, dopotutto io Margot la conoscevo... se fosse stato il contrario anche io sarei stata curiosa.

Mi rilassai e cercai di trovare la giusta descrizione, non ero abituata a farlo.
<<Era...sbadata. Un po' come me ma lei era proprio un caso perso...ah, e non sapeva cucinare se non dei toast >>, risi ironicamente, <<Non che ci voglia molto a farli ma per essere così negata ai fornelli, faceva dei tost al formaggio buonissimi... Amava disegnare ma anche cantare. Era una maniaca dell'ordine ma finiva sempre con il creare un gran caos. Non puoi capire cosa si riusciva a trovare nella sua macchina. Una volta mi era caduto il cellulare dietro il sedile e mi sono ritrovata in mano la piastra per i capelli che cercava da almeno 5 mesi>>, risi per quel ricordo e per la sua faccia confusa, <<... Era quel tipo di persona che qualsiasi cosa facesse, sia bene che male, la rendeva speciale!>>.

Contraccambiò dolcemente il mio sorriso, <<E Drew?>>, mi accarezzo i capelli e io chiusi gli occhi.

Stavo parlando dei miei genitori eppure non ero ancora stata avvolta dai ricordi dolorosi.

<<Era un padre, un amico ed un fratello. Era tutto. Mi capiva meglio di qualsiasi altra persona. Ho sempre pensato che fosse la mia anima gemella perché in qualsiasi momento lui sapeva cosa fare per farmi stare meglio. Quando c'era lui in casa non si smetteva mai di ridere, prendeva sempre in giro mia mamma. Non ho mai visto una persona amare cosi tanto. A volte mi chiedevo come potesse volermi cosi bene dato che non ero sua figlia... eppure io lo amavo anche se non era il mio padre biologico. Mi mancano molto>>, toccai il ciondolo.

Sentii la sua mano avvolgere la catenina che portavo al collo, <<Chi te l'ha regalato?>>, chiese con cautela.

Stava li ad ascoltarmi senza preoccuparsi di dirmi qualcosa perché sapeva che in quel caso le sue parole non sarebbero servite a nulla.

<<Mia madre. E' tutto quello che mi rimane di lei. Niente foto, niente quadri, nulla. Ho sempre voluto sapere dove fossero andate le sue cose. L'ipotesi migliore sarebbe un mercato delle pulci, so per certo che mia madre considererebbe il tutto molto romantico. Tutti i suoi quadri che si trovano in case diverse, con famiglie diverse>>.

Con il pollice iniziò a disegnare dei cerchi immaginari sulla mia fronte.
<<E' la prima volta che parlo cosi di loro e farlo in questa casa e in questo modo... non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile>>.

<<Non hai mai pensato al tuo padre biologico?>>.

Non gli avevo detto nulla a riguardo Marcus o Aron, avevo sorvolato quell'argomento perché non mi andava di parlarne dato che non era neanche una cosa certa e se anche lo fosse stato non sarebbe proprio cambiato nulla.

<<No, non ne ho mai sentito la necessità e nel caso in cui fosse ancora vivo evidentemente non l'ha mai sentita neanche lui>>, era la verità d'altronde. Due estranei che sanno dell'esistenza dell'altro, ecco cosa siamo.

Portai la testa più indietro per osservarlo meglio, lui mi stava facendo delle domande a cui io stavo rispondendo con tranquillità.
Anche lui poteva farlo.

<<Perché te ne sei andato via?>>, gli chiesi.

Abbassò lo sguardo sospirando, <<Prima ero diverso, un'altra persona. Tutto quello che facevo prima e che pensavo non ha niente a che vedere con quello che sono con te. Non ti basta sapere questo?>>.

Stava come sempre sviando il discorso, <<Come lo dici...è come se io ti chiedessi di parlarmi di te perché dubito della persona che sei. Voglio solo conoscere ciò che ti porti ancora dietro a maggior ragione se è stato cosi importante da farti cambiare>>, gli presi la mano e la portai in grembo, intrecciandola con la mia.

<<Ho ferito e cambiato la vita di molte persone. Ero solo un ragazzino viziato che aveva tutto dalla vita, che non rispettava gli altri se non la propria famiglia. Frequentavo gente sbagliata, posti sbagliati e facevo cose sbagliate>>.

<<In tutto questo Sarah e Victoria che ruolo hanno?>>.

<<N..Non voglio parlarne...tu...>>

<<So bene cosa si prova a parlare di qualcosa che ti porti dietro per anni ma sono io. Amo l'Eric che conosco e qualsiasi cosa sia successa riguarda un Eric del passato che adesso non c'è più>>.

Sembrava che le mie parole in qualche modo lo avessero colpito.
Riuscivo a percepire la sua lotta interiore ma qualcosa nel mio sguardo gli diede evidentemente abbastanza coraggio da parlare.

<< A quei tempi frequentavo molto il gruppo che hai conosciuto al compleanno di Nathan ma a scuola era un'altra storia... il nuovo cognome che porto è una garanzia e all'epoca non mi vergognavo di usarlo a mio piacimento. Nonostante fossi una matricola ero ben voluto da quelli più grandi... d'altronde disponevo indirettamente di una villa, di una casa vacanze, di soldi e di conoscenze.
Era come se io potessi permettermi di fare qualsiasi cosa, non dovevo mai dare conto a nessuno se non a me stesso. John sperava di ingraziarmi quindi acconsentiva ad ogni mia assurda richiesta e mia madre... era così presa da quel cambiamento che non si rese conto di quanto suo figlio fosse un pezzo di merda. 
Per lei è stato difficile fin da subito inserirsi, andare dietro a John e alle sue "compagnie"... non era facile eliminare i pettegolezzi di un ambiente così sofisticato ma pieno di superficialità... e io, con i miei comportamenti, non miglioravo di certo la nomina ma d'altronde a chi importava? Bastava che davanti a noi, e a John, ci trattassero bene...a differenza di mia madre a me non importava il pensiero della gente.
Umiliavo le persone, soprattutto le ragazze con cui stavo, senza pensare quanto potessi così svilire l'immagine di mia madre>>.

Trattenni la voglia di consolarlo.

Lo so, era assurdo dato che se avessi conosciuto adesso quella persona ne sarei stata alla larga ma sembrava veramente pentito e per quanto ritenessi i suoi atteggiamenti squallidi era solo un adolescente.
Prima che ci mettessimo insieme aveva continuato a frequentare altre ragazze, ma sapevano a cosa andassero incontro e accettavano ugualmente di stare con lui per una notte. Semmai si umiliavano da sole...insomma a scuola era conosciuto perché era un figo e ci sapeva fare non solo perché era ricco.

Lasciò la mia mano e si stropicciò gli occhi per poi ritornare ad accarezzarmi il viso con movimenti circolari,  <<Conobbi questa ragazza... Victoria. A quei tempi era la ragazza più ipnotica che avessi mai conosciuto, attorno a lei vedevi solo... positività. Non smetteva di ridere, era buona e gentile con tutti. A scuola veniva apprezzata e ammirata... invece io la mia popolarità l'avevo rubata e non meritata. Quando stavo con lei era diverso... mi importava davvero, la volevo rendere felice, volevo dimostrarle che valevo. Ma uno stronzo non può cambiare da un giorno all'altro>>.

Rimase in silenzio a riflettere, evidentemente quella lotta non era ancora terminata.
Non poteva fermarsi, volevo sapere.

<<Cosa è successo?>>, chiesi cercando di calmare la morsa di gelosia.
Sentirlo parlare in quel modo di un'altra ragazza mi aveva fatto più male di tutte le volte che lo avevo visto baciare o toccare una delle sue solite amiche.
Eppure lo sapevo già, non ero mai stata la prima.

Finalmente parlò, <<Mi importava davvero di lei, credevo di amarla e forse era così. É stata la prima a darmi la possibilità di vedere che dentro di me non c'erano solo finta popolarità e ricchezza. Ero un ragazzo vuoto, rispetto a Nathan mi sentivo sempre in difetto perché era lui quello che doveva e poteva vantarsi di tutto ciò ma a differenza mia se ne è sempre tirato fuori facendosi la sua strada. Io invece ero una persona di merda e, nonostante lei mi piacesse, accettai di fare qualcosa solo per il gusto di dimostrare che ero il migliore>>, fece la sua solita risata che celava un velo di rabbia e tristezza.

<<Accettai di farmi un'altra ragazza, sullo stesso letto di Victoria. Una minchiata allucinante, dovevo dimostrare che anche se facevo coppia fissa potevo benissimo farmi chi volevo e quando volevo. Non mi importava un cazzo di quello che Victoria avrebbe poi pensato perché tanto ero convinto che mi avrebbe perdonato>>.

Ci pensai su, io non avrei mai perdonato un comportamento del genere ma non riuscivo a vederlo nel modo in cui avrei dovuto perché era Eric. Stavamo parlando della persona che amo.
<<Eri solo un ragazzo senza limiti, venivi trascinato da gente più grande che ti aveva fatto il lavaggio del cervello...>>

<<No! Tamara!>>, la sua voce severa mi destabilizzò, << Non provare a giustificarmi! Sai che giorno ho scelto? Il giorno del suo compleanno! Sai perché? Perché nella mia testa quel giorno sarebbe stato il più adatto per farmi pure sua sorella!>>.

Ci pensai su... sua sorella...
<<Sarah?>>, dissi sconvolta.

Mi alzai di scatto perché tutto mi sarei aspettata che quello. Le cose erano più legate di quanto pensassi.

<<Si>>, rispose secco.

Lo guardai affranta, quello che aveva fatto era orribile ma in fondo quanti altri ragazzi si comportavano cosi? Quanti non portavano alcun rispetto per gli altri e per loro stessi?
Era ovvio che Eric stava affrontando una fase difficile, per via dei problemi del suo padre biologico aveva dovuto vivere situazioni assurde con gente pericolosa.
Era cresciuto velocemente per badare all'unica persona che amava. Poi si era ritrovato improvvisamente in una famiglia benestante e piena di possibilità, era normale che se ne approfittasse.
Si era comportato malissimo e provai pena per tutte quelle ragazze che volevano solo essere apprezzate da lui... se lo avessi conosciuto in quel periodo anche io sarei stata una di loro? Eppure la sua reazione era troppo esagerata. Era troppo tormentato per ridursi solo in un senso di colpa per aver tradito una ragazza.

<<L'ha scoperto?>>, volevo aiutarlo nel racconto dato che sembrava voler terminare la discussione.
Ero troppo vicina alla verità e non potevo mollare.

<<Non subito, continuai a frequentarle entrambe. Sapevo di piacere a Sarah, mi andava dietro da moltissimo tempo, prima ancora che mi mettessi con Victoria e che frequentasse Alex. Quando mi propose di frequentarla di nascosto all'inizio rimasi sconvolto perché era diverso da una botta e via ma la cosa mi eccitava schifosamente quindi non dovette chiedermelo più di una volta. Le somigliava tantissimo solo che a differenza di Victoria era più accondiscendente e meno impegnativa. Non voleva parlare ma le bastava sapere che io avessi scelto pure lei. C'era la solita gelosia tra sorelle e io mi ci ero messo in mezzo>>.
Il suo dolore era cosi forte e denso che mi sembrava avesse reso l'aria soffocante e irrespirabile. Quei ricordi lo facevano soffrire a tal punto da rendersi incapace di mascherare i suoi sentimenti.

<<C'è qualcos'altro, vero? Ci stai troppo male e non decidi di partire per la solita e squallida scenetta adolescenziale che si fa senza pensare al dopo o alle conseguenze>>.

<<Squallida... direi proprio che hai scelto un termine adatto>>, riuscì a scorgere una fitta di dolore che lo portò a raggelarmi con i suoi occhi argentei.
<<Victoria pretendeva il meglio da me e non so come riusciva nel suo intento ma era molto stancante seguire i suoi passi, per questo con Sarah era più semplice. A differenza di Victoria era sempre disponibile e non mi giudicava mai. Le volevo bene ma non quanto sua sorella. Lei però sperava in qualcosa di più e quando si rese conto della realtà si vendicò. Almeno pensavo fosse quello il motivo...>>, guardò dall'altro lato evitando di incrociare il mio viso,  <<Eravamo, come quasi ogni sabato, a casa di Tom. Tra di noi. Ma quella sera mi ritrovai di fronte ad un incubo. Sarah disse a tutti ciò che stavamo facendo, mentí su molte cose dicendo a tutti che io le avevo fatto false promesse e che avevo preso in giro sia lei che sua sorella.
Non potrò mai dimenticare la faccia di Victoria, non sembrava più lei. Pallida, impaurita, sguardo sconvolto, gli occhi lucidi...>>, chiuse gli occhi e li massaggiò nuovamente.
Capii che era un gesto per trattenere le lacrime e il cuore mi si spezzò.

<<Non l'avevo mai vista versare una lacrima. Lei, che vedeva il buono in tutti... Non mi diede neanche il tempo di giustificarmi ma d'altronde cosa le potevo dire?>>, continuava a guardare la parete ma la sua voce non poteva sottrarsi a me, era carica di orrore e tormento.
Sentirlo così mi feriva più di quanto credessi possibile.
<< Qualsiasi cosa avessi detto sarei stato ai suoi occhi sempre uno stronzo>>, il suo tono di voce si appiattì dando l'impressione di essere ne del tutto indifferente quando in realtà i suoi occhi avrebbero spaventato chiunque.

<<Rimase in silenzio per tutto il tempo in cui Sarah le spiattellava le cose che facevamo in intimità, senza vergogna, non si preoccupò degli amici che ascoltavano tutto. Cercai in tutti i modi di negare quello che potevo ma appena Sarah concluse Victoria se ne andò a gambe spedite>>.

Continuai a guardarlo, rapita da quel racconto e curiosa di capire tutto. Avevo un grosso punto interrogativo e non capivo cosa fosse accaduto di così irreversibile. Per esserne uscito cosi devastato doveva essere una cosa non più recuperabile.

Avevo preso distanze da lui non perché lo volessi ma perché ad ogni sua parola i pezzi di un puzzle enorme si incastravano ed io ero cosi concentrata da non preoccuparmi del resto ma lui, evidentemente, fraintese perché si allontanò dal divano e appoggiò la sua schiena sulla parete. Scacciai subito i dolorosi lividi legati a quel lato della stanza, non era proprio il momento.

<<Corse verso la macchina e se ne andò. Non mi preoccupai neanche di seguirla, ritornai indietro e dissi a Sarah le peggiori cose che pensavo di lei. Che era una poco di buono, che non valeva nulla, che era solo la sosia difettosa di su sorella e che fino a quando ci sarebbe stata Victoria lei sarebbe sempre stata la seconda. La ferii in tutti i modi possibili, cosi profondamente che dovettero fermarmi. Litigai con Alex, con lui i rapporti si erano già incrinati perché aveva già capito che Sarah lo aveva lasciato a causa mia. Litigai perfino con Tiffany e Tom perché per loro ero io quello che avevo sbagliato e in fondo questo lo sapevo. Avevo giocato con i sentimenti di Sarah e tradito Victoria ma non volevo accettarlo. Non so quanto tempo trascorse ma dopo alcune ore ricevetti una telefonata da Tiffany. Ero ancora a casa di Tom che nonostante tutto era rimasto con me, Tiffany ed Alex invece stavano pensando a Sarah che se ne era andata dopo il mio sfogo bastardo>>.

Aspettai ma ancora prima che continuasse a parlare capii che non era finita là, che quella chiamata doveva aver cambiato molte cose<< Tiffany...>>, sentii la sua voce spezzata dare la libertà a dei piccoli lamenti. Stava piangendo.

Mi alzai di scatto per raggiungerlo ma con una mano sospesa fermò la mia iniziativa.
Mi sentii improvvisamente rifiutata ma sapevo che quel gesto significava solo che non voleva essere visto in quel modo.

Contro la mia volontà rimasi immobile ad aspettare.
Si mise le mani tra i capelli e, con la schiena, scivolò lentamente lungo quella maledetta parete, <<Tiffany...mi disse che Victoria aveva avuto un incidente stradale, che non ce l'aveva fatta e che era...morta. Non era ubriaca, in quell'ultimo periodo non beveva più.... andava a 150km/h, ha perso il controllo e si è schiantata contro un albero>>.

Rimasi priva di parole, non sapevo cosa dire o fare. Non mi aspettato tutto quello, sapevo che era una cosa grave ma non mi aspettato tutto ciò.
Pensai alle due ragazze innamorate e ad un Eric che non conoscevo. Una parte di me era grata di non averlo conosciuto prima. Cosa avrei pensato di lui?
Che era un triste ragazzo privo di sensibilità ma avevo avuto modo di conoscere gente peggiore e nonostante ciò che mi aveva raccontato non sarebbe mai stato al loro livello, al livello di Andrew... assolutamente no.
Lui era un verme, non poteva essere neanche considerato una persona. Eric era umano e come tale aveva commesso un errore orribile ma pur sempre un errore e non era l'unico colpevole. Sarah non era assolutamente innocente per quanto fosse innamorata di Eric o per quanto subisse le vincite della sorella, aveva giocato un ruolo fondamentale.

Avevo provato gelosia per una persona che non era più in vita.
Mi sentii in colpa nei confronti di Victoria, mi dispiaceva per lei.
Morire in quel modo, dopo aver scoperto di essere stata tradita non solo dal ragazzo che amava ma anche da sua sorella.
Pensai a Courtney ed ad Eric insieme e mi si rivoltò lo stomaco, non avrei mai e poi mai superato una cosa del genere perché non si trattava solo di perdere la fiducia nell'altro o di affrontare un tradimento, si parlava di perdere le due uniche persone importanti nella mia vita.

Ma nonostante continuassi a pensare a tutte quelle cose non riuscivo a calmare il mio corpo che fremeva dalla voglia di consolarlo.
Lui non doveva soffrire così, non volevo che portasse nel cuore un tale peso.

Stava anche lui fermo, in una posizione così infantile che non apparteneva al suo spirito autoritario e sicuro.
I lamenti avevano lasciato il posto ad un pesante silenzio, carico di tormenti e ricordi strazianti.

<<E' stata mia madre, insieme a John, a costringermi a partire. Si resero conto di quanto avessi superato il limite. Non me lo disse mai ma so che da quel momento iniziò a vedermi in modo diverso, più come uomo che come suo figlio. Capì che vuoi o non vuoi in me c'era una parte di mio...padre, una parte di uomo che lei avrebbe sempre ripudiato... comprese che essere suo figlio non avrebbe cancellato il fatto che io potessi essere come quell'uomo che le aveva fatto solo del male. Un uomo privo di responsabilità, di rispetto e di valori. Una nullità!>>.

Ebbi finalmente il coraggio e la forza di rompere quel monologo, non sopportavo le sue parole così dure.
<<Tua madre non penserebbe mai questo di te, sa chi sei e sa quanto val...>>

Alzó il viso verso di me, ritrovai lo sguardo freddo incastonato nella sua solita maschera imperturbabile.
<<Cosa ne sai? C'ero io quel giorno di fronte a lei! Ero io a dover affrontare la delusione nei suoi occhi!>>.

<<Non dico che non fosse delusa ma non penserebbe mai che tu potresti diventare come... come lui! Era delusa ma solo perché sapeva quanto fossi migliore di così! Sono sicura che in tutto questo pensava solo a come aiutarti!>>.

<<Come potrebbe non pensarlo? Ho ucciso...u..una persona! Ho rovinato la vita a Sarah! Quando arrivai a Londra cercai in tutti i modi di mettermi in contatto con lei, volevo... non so neanch'io cosa volessi fare...l'avevo trattata di merda e con Victoria non potevo rimediare. Inutile dirti che non trovai mai il coraggio di chiederle scusa, mai. Sono stato un bastardo!>>.

Mi allontanai da ciò che ormai sembrava essere diventato "il divano della verità" e stavolta ignorai ogni sua protesta avvicinandomi così a lui.
Mi inginocchiai e accarezzai il viso ormai asciutto.
<<Non è stato bello ciò che hai fatto>>, dissi sincera ma con tutta la dolcezza che solo lui sapeva farmi provare, <<Non è giusto umiliare cosi delle persone e non è stato giusto approfittarti di certe cose ma...Eric>>, lo costrinsi a guardarmi negli occhi, <<Non hai mai voluto fare del male, o almeno quel tipo di male che ti rende inumano. Ti fregavi solamente delle conseguenze di ciò che facevi, eri un ragazzo a cui non interessava altro se non il divertimento. E' sbagliato ma non per questo sei stata la causa di tutto ciò che è successo dopo. L'incidente... sono state un insieme di situazioni che si sono incastrate. Non eri in macchina con lei, non eri alla guida e non hai scelto tu di guidare cosi velocemente!>>.

Si appoggiò alla mia mano e chiuse gli occhi travolti da una gelida tormenta.
<<Se non fosse stato per le cose che le avevo fatto, per come l'avevo trattata... lei sarebbe ancora viva>>.

<<Anche io se avessi evitato di fare i capricci e di spingere Drew e mia madre magari ancora loro sarebbero ancora qua... Forse hai ragione, le nostre azioni hanno influito sul risultato finale ma non siamo stati noi a farlo! Le cose capitano, la gente muore, soffre senza capire il reale motivo, capita e basta!>>.

Era come se stessi parlando a me stessa, mentre l'altra parte di me rimaneva avvolta nei suoi sensi di colpa l'altra stava iniziando a vederla in modo più fatalistico.
La morte è qualcosa più grande di noi.

<<Quando ho saputo che Sarah era ritornata sono entrato nel panico. Pensavo di essermi lasciato tutto alle spalle>>, riaprì le palpebre e il mio cuore trovo una lieve pace nel vederli più sereni di prima, <<Con te sembrava che le cose potessero migliorare...poi ho scoperto quello che ti avevano fatto...non fai altro che dirmi che tu non sei la persona ideale per me>>, rifece quella odiosa risata, <<Sono io quello che non va per te. Sono una persona distruttiva e tu hai dovuto passare cosi tante cose che io non mi sento all'altezza...>>

<<Eric...>>, cercai di interromperlo.

<<No!>>, disse velocemente facendomi sussultare, <<Fammi finire! Quel pomeriggio quando siamo stati insieme... era da tanto che non provavo certe emozioni. Dopo Victoria il sesso era diventato l'unico piacere, con te non è stato solo sesso ma qualcosa di più coinvolgente. Vedere poi con i miei occhi come stavi reagendo. Per un attimo ho rivisto in te quella Victoria che era fuggita, quella ragazza distrutta e sconvolta da ciò che le avevo fatto. Quando te ne sei andata via ho aspettato pochi minuti ma sono corso a cercarti, eri a piedi quindi sapevo che non sarebbe ricapitata la stessa cosa ma avevo paura di perderti...se ti fosse successo qualcosa...>>, prese la mia mano, che stava ancora accarezzando la sua guancia, e la strinse forte.
<<Ho ripercorso la solita strada ma evidentemente i tempi non coincidevano quindi dopo aver girato senza meta ho deciso di andare direttamente a casa tua. Stava piovendo ed ero sicuro che avevi chiesto un passaggio, quale persona sana di mente si sarebbe incamminata a piedi? Prima o poi ti avrebbero riaccompagnata a casa...>>, fece una smorfia, <<Talmente ero preoccupato che non mi sarebbe neanche importato se fosse stato Luke a darti quel passaggio, l'importante è che tu stavi bene. Non mi sarei mosso fino a quando non ti avrei visto varcare quella porta. Aspettai per tanto tempo, volevo chiamare Courtney ma non sapevo se fosse con te e non sapevo neanche cosa le avrei dovuto dire dato che non capivo cosa avessi sbagliato però alla fine cedetti e cercai il suo numero, fu li che ti vidi sotto la pioggia mentre ti trascinavi a passo lento. Eri da sola, bagnata e sfinita. Ero arrabbiato con me stesso perché dovevo obbligarti a non andartene ma lo ero pure con te per essere stata cosi stupida...il resto lo conosci>>.

<<Non sei stato tu a farmi reagire in quel modo, non stavo rifiutando te ma...>>

<<Lo so, adesso lo so. Prima no!>>.

<<E sai pure che per stare con me non hai bisogno di essere perfetto? Per me quello che sei e quello che mi dai lo è già!>>.

<<Si... credo di sapere anche questo>>.

<<Bene...non è stato per niente facile quello che hai dovuto affrontare>>.

<<Rispetto a te non è nulla...>>

<<Non è una gara a chi ha sofferto di più, ognuno ha la propria storia e le proprie sofferenze, questo non significa che una persona merita di commiserarsi di più rispetto ad un'altra>>.

<<Io ho passato gli ultimi anni a vedere le cose sotto una luce diversa, a pensare di non meritarmi nulla e di essere stato solo una merda senza cuore e poi arrivi tu, che hai dovuto lottare ogni singolo giorno e non te ne sei mai lamentata. Te ne stavi sulle tue e conducevi la tua vita mentre io ero uno stronzo arrabbiato con il mondo, con me stesso e con tutti quelli che credevano di capirmi... ma tu sei sempre stata l'unica a farlo davvero... fin da quella notte che ci scambiammo alcune parole sotto la pioggia. Quel giorno c'era stato il funerale, io non partecipai... con quale faccia potevo presentarmi di fronte alla sua famiglia e a Sarah? Tiffany è sempre stata l'unica della famiglia che non mi ha mai rinfacciato nulla, anche se lei e Victoria erano molto vicine>>.

Distese le gambe lungo il pavimento e ricordandomi della posizione in cui mi trovai cercai di evitare che i miei arti venissero ancora torturati da quell'insopportabile formicolio.
Odiavo quando i muscoli si addormentavano.
Imitai la sua posizione e appoggiai la mia testa sulla sua spalla, volevo respirare il suo profumo prima di parlare, <<Tu mi hai fatto capire che per metà della mia vita sono stata cosi invischiata nella mia perdita e nella situazione in cui mi trovavo da non avere la capacità di capire cosa fare, la stessa cosa vale per te. Eric... non è per parlare sempre della stessa cosa ma io ho avuto a che fare con gente che non vale nemmeno una briciola della parte peggiore di te stessa! Non sei una causa persa, sei solo una persona che ha sbagliato ma non hai perso la tua umanità a differenza di altre persone che ho conosciuto e ho visto trasformarsi sotto i miei occhi in dei veri e propri mostri>>, feci un lungo respiro e cercai di mettere tutta l'intensità possibile in quelle parole, <<Tu.Non.Sei.Come.Loro!>>.

<<Come puoi pensarlo dopo quello che ti ho detto?>>.

<<E tu come puoi pensare di esserlo dopo tutto quello che ti ho raccontato?>>.

<<Non avrò fatto le stesse cose ma...ho fatto ugualmente del male. Come puoi non pensarlo?>>.

<<Perché ti conosco, perché mi fai stare bene, perché sei circondato da persone che ti amano. Sei una brava persona che ha capito come funziona il mondo già da bambino e non ha saputo gestire più la situazione nel momento in cui si è ritrovato libero da certe responsabilità>>.

<<É inutile, non riuscirai a vedermi mai nel modo in cui dovresti vedermi!>>.

<<Sei stato capace di farmi innamorare, questo mi basta per capire quanto tu sia straordinario!>>.

<<Riesci sempre a contraddirmi>>, disse rassegnato ma fui contenta di vedere i suoi muscoli rilassarsi sotto il mio tocco e le mie parole.

Era stanco ma non a livello fisico, conoscevo bene quel tipo di stanchezza e l'avevo sperimentata da poco. Ricordare certe cose ti sfiniva mentalmente ed emotivamente.

Mi avvicinai ancora di più e lo abbracciai, sentii subito le sue braccia avvolgermi.
<< Forse siamo sbagliati ma non per stare insieme>>.

Appoggiò la sua testa sulla mia e soffocò una risata, <<Forse hai ragione>>.

Il mio cuore si caricò di tutta la felicità che poteva contenere. Volevo che il tempo si fermasse. Volevo che le nostre anime continuassero a stare così vicine per conoscersi completamente.

<<Grazie>>, dissi con sincerità, <<Mi hai raccontato tutto e ne avevo bisogno, volevo sapere cosa ti era successo da tanto tempo ma dopo averti raccontato certe cose... mi sentivo troppo esposta e avevo bisogno che lo facessi pure tu>>.

<<Sei la prima a cui ho raccontato certe cose, dopo mia madre>>.

<<E io pensavo che per una volta potessi essere realmente la prima... ma mi va bene il secondo posto se sono dopo Margot>>.
Cercai di mostrargli tutta la mia positività, non volevo pensasse che potevo in qualche modo dubitare della sua persona o che qualcosa tra di noi sarebbe cambiata. Aveva bisogno di me e io avevo bisogno di lui.

<<Non dubitare mai dei miei sentimenti, sono l'unica certezza che ho>>, mi sussurrò accarezzandomi.

Quelle parole mi rassicurarono, era ciò che volevo sentire e non c'era alcun motivo per dubitare di lui.

Lo baciai dolcemente, volevo fargli capire quanto fosse importante per me, quanto potesse sempre contare su di me.

Non so se un giorno tutto questo finirà, non so se ciò che provo adesso non riuscirò mai più a provarlo per qualcun altro se non per lui, non so se siamo abbastanza forti da affrontarci a vicenda...so solo che sono questi i ricordi che voglio avere.
Pieni di felicità, di amore, di vita e di lui .

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