Capitolo |26|



<<Sbrigati a scendere, siamo già in ritardo di mezz'ora. Non azzardarti a mettere le scarpe di ginnastica! Giuro che a costo di ritardare un'altra mezz'ora te le faccio cambiare!>>,

<<C'è bisogno che urli? Sto scendendo, due minuti>>, non riuscivo a trovare i miei stivaletti.
Guardai con rammarico le mie amatissime sneakers ma aveva ragione, non era il caso.

<<Tamara dico sul serio!>>.

Controllai sotto il letto e ringraziai la mia memoria, <<Okay! Non le metto>>.

<<Neanche gli stivaletti>>.

Stava scherzando vero?

<<Courtney, gli stivaletti vanno più che bene!>>, dissi esasperata.

<<Ti sto avvertendo Tamara, a te la scelta. Non è molto carino che le fidanzate del festeggiato e di suo fratello ritardino ad una loro festa. Pensa a tutte quelle ragazze che già sono arrivate o a Margot... non credo ne rimarrà entusiasta>>.

Ricacciai le mie amate scarpe sotto il letto. <<Non ti sopporto!>>.

<<Hai due minuti per scendere, dopodiché me ne andrò>>.

Sapevo che non se ne sarebbe andata e ed ero estremamente convinta che Margot non si sarebbe offesa ma riguardo alle ragazze, non aveva tutti i torti.

Aprii la minuscola e povera scarpiera e misi a terra gli unici due paia di scarpe nere con il tacco che avevo. Mi guardai allo specchio e cercai di decidere velocemente per comodità e abbinamento quale paio sarebbe stato meglio.

Indossavo un abito nero che mi lasciava le spalle scoperte e che arrivava fino a metà coscia. Non era molto aderente ma la scollatura profonda mi metteva un po' a disagio. Il reggiseno senza bretelle non forniva molto supporto soprattutto con una quarta.

Presi i sandali neri e senza guardare il risultato finale scesi dalle scale precipitandomi fuori verso la macchina di Courtney.

Appena entrai in quell'enorme fuoristrada, notai subito la sua espressione soddisfatta da "Ho vinto io, come sempre".

<<Sono felice di vedere che mi hai ascoltata, mi piace la coda alta. Ti sta bene. Certo io l'avrei fatta più bassa ma non mi dispiace vederti cosi>>.

Alzai gli occhi infastidita dai suoi continui commenti, <<Dovrei ringraziarti? Non sembra proprio un bel complimento>>.

Mostrò una dentatura bianca e perfetta incorniciata da due labbra rosa shocking. Solo a lei quel rossetto Barbie poteva starle cosi bene.
<<Dolcezza, l'interpretazione è soggettiva>>, mise in moto la macchina mentre la radio trasmetteva Don't Wanna Know dei Maroon 5, canzone che Courtney adorava. Infatti si mise a ballare e a cantare ignorando gli occhi dei passanti palesemente divertiti.

Dopo altre due canzoni di due gruppi sconosciuti iniziammo a parlare di ciò che la preside mi aveva detto.
Ne ero turbata perchè credevo di stare facendo tutto il possibile per poter avere un futuro decente e invece non era stato cosi ma ero anche fiduciosa.

<<Lo sai che i miei genitori potrebbero aiutarti a pagare le tasse universitarie nel caso riuscissi a vincere solo la borsa che copre il 50% delle spese, vero? In realtà sarebbero pure disposti a pagarti l'intera retta, anzi li renderesti felici...>>

<<Courtney smettila, non voglio elemosinare soldi>>.
Stava rincominciando con la solita pappardella del "i miei genitori possono comprarti tutto ciò che vuoi".

Abbassò il volume della radio e mise il muso, <<Non si tratta di elemosina visto che per noi sei una di famiglia e poi stiamo parlando del tuo futuro. Tutto è lecito>>.

Mi voltai verso il finestrino, quell'argomento mi indisponeva, <<Ce la farò, non sottovalutarmi>>.

Si lamentò in modo teatrale, <<Lo sai che non ti sottovaluto, voglio solo che non ti preoccupi nel caso in cui non dovessi riuscirci. I miei genitori sono una alternativa più che valida>>.

<<E' inutile parlarne adesso, vedremo il da farsi nel momento in cui sapremo l'esito finale>>, decisi di troncare il discorso in quel modo. Era impossibile contraddirla, sfoggiare la sua insistenza per lei era un hobby.

<<Va bene va bene, tanto i miei ti convinceranno. A loro non riesci a dire di no>>.

<<Neanche a te a quanto pare>>, dissi indicando le scarpe.

<<Dono di famiglia>>.

Ignorai la sua risposta per non permettergli di riprendere il discorso.
Apprezzavo il suo interesse ma a volte non riusciva a capire il disagio che potessi provare quando mi offriva il suo denaro.

Arrivammo poco dopo e dalla macchina si sentiva già la musica a palla che proveniva dalla depandance. Lungo il tragitto cercai di non cadere e prima di andare nel luogo della festa decisi di passare a casa per salutare Margot, Amelie e John. Ovviamente Courtney venne con me, non poteva non farlo pure lei visto che era "la ragazza del festeggiato".

Margot sembrava stare bene. L'avevo vista solo due giorni fa ma era più forte di me, cercavo di scorgere ogni piccolo possibile cambiamento. Fui grata di non trovarne nessuno.

Entrando nella dependance notai che c'erano più persone di quanto quella casetta potesse contenere. Sperai che tutti gli invitati fossero già arrivati, odiavo la confusione e amavo il mio spazio vitale.

<<Ho visto Nathan ed Eric, su andiamo!>>, non riuscii a sentire nulla con tutta quella musica e non ero mai stata una brava lettrice del labiale.
<<Cosa?>>, gridai.

Odiavo pure il fatto che in queste situazioni vigeva l'incomunicabilità.

<<Seguimi!>>, urlò trascinandomi da qualche parte.

Ero cosi concentrata a stare attenta a dove mettere i piedi che non mi preoccupai neanche di chi o cosa, per colpa di Courtney, stavo urtando con la spalla per farmi spazio tra la gente.

Appena mi lasciò la mano capii che eravamo arrivate a destinazione perciò lasciai i miei piedi liberi dal controllo visivo. Da ferma non sarei caduta.

Alzai lo sguardo e rimasi senza fiato, non indossava niente di particolare: una camicia bianca e un paio di jeans.
Eppure tutto su di lui risultava straordinario, inoltre i suoi occhi mi sembravano di un colore più intenso del solito. Forse erano le luci, anzi sicuramente erano le luci ma non riuscii a distogliere lo sguardo da loro.

<<Auguri di nuovo amore>>, Courtney stampò un lungo bacio al festeggiato.

<<Oggi è la quinta volta che mi fai gli auguri>>, disse lui ridendo.

<<E ancora ho altre ben 4 ore per continuare a farteli>>.

Cercai di ricompormi e di staccare lo sguardo da Eric che aveva sul viso una espressione divertita, le parole di quel pomeriggio mi riempivano ancora la mente.

<<Auguri Nathan, io sono ancora al primo ma cercherò di rimediare>>.
Perché ero cosi nervosa? Le mani non smettevano di sudare e il cuore sembrava andare a tempo con la musica.

<<Tranquilla, meglio uno che cinque...>>, rispose con divertimento mentre stringeva Courtney.

<<Non apprezzi mai le mie att...>>

Una presenza mi isolò da tutto quel rumore che fino ad un attimo fa mi confondeva.
<<Sei bellissima>>, sussurrò Eric.

Mi girai verso di lui e imbarazzata cercai di non sembrare una deficiente.
<<Grazie, anche tu sei presentabile>>, feci una smorfia poco interessata ma sapevo che il mio sguardo mi stava tradendo.
Le sue labbra sembravano invitarmi a ballare con loro ed era impossibile non fissarle.

La sua bocca si incurvò, <<Presentabile? Nessuno mi guarda come fai tu, a volte mi sento pure in imbarazzo>>.

Sentii le guance incendiarsi e voltai la testa, <<Non so di che cosa stai parlando>>, dissi cercando di fare l'indifferente.

Si avvicinò a me e stringendomi i fianchi mi diede un piccolo e impercettibile bacio sulle labbra.

<<Se ti può interessare anche per me sei molto di più che "presentabile">>.

<<Sono le scarpe con il tacco>>, quel bacio mi aveva rincretinita ma ormai ero abituata a quella mia reazione e sapevo gestirla.

<<Può essere...>>, disse con un tono troppo serio da lasciarmi qualche perplessità.
Si avvicinò al mio orecchio, <<Andiamo a prendere qualcosa da bere>>, prese per la mia mano trascinandomi verso la cucina piena di alcolici. Questo significava ritornare all'incomunicabilità.

<<Dammi qualcosa di analcolico!>>, mi appoggiai al bancone e notai la sua espressione incredula.

<<Ana...che? Credi davvero che ci siano analcolici?>>.

<<Eh?>>, non avevo capito l'ultima parte.
Ma dovevano necessariamente alzare cosi tanto il volume?
Mi guardai attorno e nessuno sembrava esserne infastidito.
Sbuffai e mi voltai verso Eric, stava ridendo mentre maneggiava con un bicchiere e una bottiglia di qualcosa che sospettavo fosse tutto tranne che analcolico.

Non amavo bere e oltretutto non mi andava ma era una festa, non potevo pretendere "certe cose". Avevo visto buona parte degli invitati e mi stupii nel riconoscere tutti tranne un gruppo di quattro ragazzi che stavano seduti sul divano vicino a Daisy e alle altre due lecchine. Sicuramente non erano della nostra scuola, non li avevo mai notati e sembravano essere anche più grandi della maggior parte delle persone che erano presenti in quella festa.

La figura slanciata di Eric mi coprì la visuale mentre con una mano mi porgeva un bicchiere con qualcosa di arancione.

Lo presi e dopo averlo odorato lo assaggiai. Non sembrava essere per niente alcolico, anzi. Lo guardai con aria interrogativa e sempre con quell'espressione divertita si avvicinò al mio orecchio per farsi sentire meglio.
<<E' succo di frutta, Amelie lo ha lasciato qui ieri dopo aver invitato alcune sue amiche. Sei stata fortunata...>>, mi diede un bacio sulla fronte, <<Ahhh che bambina!>>.

Quella parola mi fece ricordare il momento tragico passato nella sua stanza, non che non ci pensassi costantemente ma tentavo in tutti i modi di passarci sopra.

<<Smettila di chiamarmi in quel modo, mi fai sentire una cretina!>>.

<<Perché? A me piace quando fai cosi, mi sembra già di avertelo detto>>, le sue dita iniziarono a sfiorarmi la clavicola per poi risalire e accarezzare le mie labbra. Si stava facendo sempre più vicino e la cosa non mi dispiaceva ma le immagini di noi due sul letto non smettevano di scorrermi nella mente.

Appoggiò la sua bocca sulla mia e riuscii a mandarmi in estasi.

Il suo respiro, le sue mani sui miei fianchi, il modo in cui mi toccava...mi faceva sentire come se fossi importante, mi faceva sentire al sicuro.

Gli bastava cosi poco per farmi stare bene... anche io avrei voluto tanto poter fare lo stesso con una parola, un bacio, uno sguardo. Volevo renderlo felice.

Poggiai la testa sul suo petto e lo strinsi forte a me, volevo che quel momento durasse per sempre.

<<Vuoi ballare?>>, chiesi sorprendendo anche me stessa.

Non è che mi piaceva molto l'idea di ballare in mezzo ad una massa di scatenati ma visto il tipo di canzone immaginavo che l'atmosfera sarebbe cambiata, e infatti fu cosi... in pista c'erano solo coppiette o presunte coppiette.

<<Sei cosi romantica?>>, alzò un sopracciglio

<<Si o no>>, dissi spazientita.

Non ottenni una risposta ma in cambio mi prese la mano conducendomi in "pista".

Per me era una situazione nuova, molto più intima di ciò che mi potessi aspettare. Avvolsi le mie braccia attorno al suo collo e la sua stretta possessiva sui miei fianchi mi regalava scariche di piacere che il mio cuore sembrava non riuscire a reggere. Lo stavo stressando troppo, non era abituato a certe emozioni.

<<Con quante ragazze hai ballato cosi?>>, volevo essere l'unica ma sapevo già che era impossibile. Non potevo combattere con la sua esperienza, era una partita persa già dall'inizio.

Si mise a ridere, <<Ma che domanda sarebbe? E' come chiedermi quante volte ho stretto una mano ad una persona. Che ne so>>, continuò a ridere.

<<Tu sei il primo per me>>, confessai imbarazzata e nascosi gli occhi lucidi. Mi dava fastidio il modo in cui sminuiva quel momento paragonandolo ad una "stretta di mano".

Le mie parole sembrarono fargli capire qualcosa e mi guardò con intensità, <<Anche tu!>>.

Si, certo...
<<Con quale logica?>>, cercai di mascherare quella maledetta gelosia con una risata nervosa.

<<Con la logica che voglio che tu sia la prima ragazza con cui abbia mai ballato un lento!>>, sembrava sincero ma non mi fece sentire meglio.

<<Non ha molto senso>>, corrucciai la fronte e mi appoggiai sulla sua spalla. Benché la risposta mi avesse dato fastidio non riuscivo a stargli lontana.

<<Per me si>>, si fermò un attimo per poi riprendere quel dondolamento impacciato, << Ah no in effetti mi ricordo di aver ballato con mia mamma e con Amelie. Saresti la terza ma rimani sempre sul podio, tranquilla>>, continuò a ridere ignorando il senso nascosto delle mie parole.

<<Idiota...>>, cercai di trattenere un sorriso ma con scarsi risultati. Era inutile incupire quel momento con i miei pensieri.

Eppure ogni situazione nuova per me era una esperienza già vissuta per lui. Questo mi pesava ma d'altronde ero io quella anormale e non lui, non gliene potevo fare una colpa ma mi sentivo sempre un passo indietro.

<<A che cosa stai pensando?>>, mi sussurrò mentre la sua mano scendeva e saliva sulla mia schiena.

Mi godetti quel contatto e appoggiai le labbra sul suo collo caldo, <<Niente... in realtà credo di essere paranoica ma non mi abituerò mai alla nostra estrema differenza riguardo le esperienze>>, nascosi imbarazzata il viso nell'incavo, <<Hai già avuto molte altre prime volte con altre mille persone e io invece la maggior parte delle mie prime volte le ho fatte con te e con Courtney...è triste>>.
Gli stavo apertamente parlando di ciò che sentivo senza percepire alcun tipo di disagio se non la vergogna di denudare le mie emozioni.

<<Io sono felice di essere il primo, non che sia una novità ma...>>

Gli diedi un leggero pizzicotto, <<Eric parlo sul serio>>, ringhiai infastidita.

Sospirò e interrompendo quella specie di passi che stavamo facendo si allontanò leggermente da me per guardarmi.
<<Anche io sono serio quando ti dico che tu per me sei la prima in quanto ogni cosa che faccio, e secondo il tuo pensiero rifaccio, per me è completamente nuova perchè sono con te>>, mi baciò intensamente e la sua lingua mi ricordò la sensazione meravigliosa di sentirla tra le mie gambe.
Non riuscii a trattenere un gemito di piacere.

<< Quello che mi fai provare... non l'ho mai provato per nessun'altra. E' la verità quando ti dico che sono estremamente entusiasta del fatto che nessun'altro ragazzo abbia avuto il privilegio di essere il tuo primo>>, continuò quel bacio e dovetti aggrapparmi alle sue spalle per aiutare le mie gambe a sorreggermi.

Il cuore sembrò salirmi in gola e ritornò al suo posto solo quando si staccò da me.
<<A quante ragazze hai detto Ti amo?>>, chiesi senza pensarci troppo.

Lo vidi un attimo tentennare ma si ricompose subito.
<<Tu sei la seconda a cui lo dico ma ciò che provo per te è molto diverso da ciò che provavo per Lei>>.

<<Sarah?>>, la mia voce non apparì per niente turbata a differenza del mio umore.

<<Dobbiamo necessariamente parlarne adesso?>>, sembro irritarsi e questa sua reazione non faceva altro che farmi capire quanto "Lei" fosse stata una persona importante. Se no perché non rispondere?

<<No!>>, forse esageravo a dargli così tanta importanza ma non riuscivo a non essere ferita da quel muro che frapponeva tra di noi.
Io ormai ero un libro aperto per lui mentre a me erano state concesse di leggere solo alcune parti della sua vita... ma il resto? Perché era andato via dalla Florida? Cosa aveva fatto a Londra?

Strinse la presa sui miei fianchi, <<Victoria! Ti basta?>>, i suoi occhi mostrarono un dolore che avevo conosciuto solo una volta.
Lo guardai scioccata.
Victoria? E chi diavolo era? Pensavo anzi ero sicura che il suo primo amore fosse Sarah e adesso scopro che in realtà dovevo preoccuparmi di un'altra ragazza?

Stavo per chiedergli chi fosse ma non ebbi il tempo di farlo perché fui interrotta dalla voce amplificata di  un Nathan brillo, <<Hey gente! Richiedo la pre...la presenza del mio caro fratellone! Qualcuno l'ha vis... Oh Eric! Dove diavolo sei?>>,cantilenò.

Sbuffò, <<Ce la fai a stare per un po' senza di me o ti caccerai in qualche guaio?>>, sembrò sollevato da quella interruzione e ormai avevo capito il perché.

<<Non sei per niente simpatico, vai... io cercherò Tiffany e Sam>>.

Con un gesto veloce mi avvicinò a se e dopo avermi dato un bacio sulle labbra corse verso suo fratello che era decisamente troppo ubriaco per essere solo le dieci passate.

Mi girai attorno e imbarazzata cercai di trovare una via di uscita da quell'ammasso di persone che ignare di tutto e di tutti continuavano a ballare. Ovviamente inciampai ma fortunatamente riuscii a ritrovare facilmente l'equilibrio senza combinare danni o attirare l'attenzione di qualcuno.

Mi avvicinai al bancone, presi un bicchiere e cercai nel frigorifero quel succo di Amelie ma mi accorsi solo dopo pochi secondi che la scatola stava nel lavandino, palesemente vuota.

Sbuffai e controvoglia riempii il bicchiere con l'acqua del rubinetto per poi sedermi sul piano da cucina.

Victoria, altro nome che mi avrebbe solo confuso le idee.

Sarah non la conoscevo ma da quando avevo sentito il suo nome provavo una sorta di invidia nei suoi confronti.
Era palese che Eric era stato abbastanza preso da questa ragazza dato che tutti ne parlavano ma adesso non ero poi cosi tanto convinta per quanto riguardasse la causa della sua partenza e l'importanza della relazione.

Ci pensai su... quanti anni avrebbe potuto avere? 15? Poteva una relazione di un quindicenne essere paragonabile a quella di un 19enne?
No, almeno speravo.

La musica era ritornata a volumi a dir poco inumani e le ragazze più disinibite, tipo Daisy, stavano ballando sopra le sedie.

Che senso aveva? Lo facevano solo per farsi guardare.
Anche Sarah o Victoria erano come loro? O erano più come me? Si era messo con me perchè gliele ricordavo? Era ancora preso da loro?
Ecco...mi stavo facendo trascinare di nuovo da problemi e dalle mie paranoie.

<<Che stai facendo?>>, Tiffany sbucó dal nulla.

<<Hey ciao>>, le sorrisi, <<Prima ti cercavo ma non ti ho trovata. Dov'è Sam?>>.

<<Eravamo fuori, forse per questo non ci hai trovate. Lei è ancora con Tom, uno del nostro vecchio gruppo>>.

Vecchio gruppo? Qualcosa mi diceva che fossero quei quattro ragazzi di prima.

<<Capito, mi sta girando la testa, ti va di uscire a prendere un po' d'aria?>>, avrei fatto di tutto per concedere al mio udito un po' di tregua.

<<Si si, stavo per raggiungere gli altri. Dai vieni, cosi te li presento>>.

Uscimmo dalla porta laterale e mi ritrovai davanti alla cascata, senza pensarci troppo mi avvicinai ricordando il bacio non dato ad Eric. Quante cose erano cambiate da quel giorno.

<<Ragazzi lei è Tamara, la ragazza di cui vi ho parlato in questi giorni... quella brava a disegnare>>, feci una smorfia per quella presentazione.
Certo, sempre meglio di: "Quella orfana", "Quella asociale" o "L'amica di Courtney".
Mi voltai verso Tiffany e scoprii che ci avevo visto bene. Era ovvio che non fossero della scuola, mi sarei ricordata di loro.

<<Ohh! Finalmente conosciamo la famosa Evans, ci chiedevamo che tipo fosse la nuova fiamma di Eric>>, disse un ragazzo poco più alto di me con una folta barba e due occhi scuri. Somigliava un po' a Robert.

<<Nuova fiamma eh? Non mi definirei cosi>>, sapevo già il tipo di vita che conduceva Eric con le ragazze e mi dava fastidio che gli altri mi paragonassero a loro. Il nostro rapporto era diverso soprattutto per il fatto che ancora non avevamo fatto nulla oltre a qualche preliminare che, se per me era il piacere massimo che avessi mai potuto provare, per Eric rientrava nella piena nullità.

<<E come ti definiresti?>>, questa volta a parlare fu un ragazzo alto e magro con dei capelli lunghi che gli arrivavano fino alle spalle. Non mi dispiacevano i ragazzi con questo tipo di "acconciatura" ma credo che a lui non stessero poi cosi tanto bene.

<<La sua ragazza!>>, risposi con sicurezza. Non conoscevo questi tipi ma mi mettevano un po' in soggezione cosa che mi faceva assumere un atteggiamento da "Sono una donna cazzuta", speravo solo che non dessi una impressione opposta.

<<Beh non fa una piega, anche Daisy aveva risposto cosi... Ah! Povera ragazza!>>, si intromise un ragazzo pompato, sicuramente di steroidi.
Conoscevano Daisy? Eppure non erano della mia scuola.

Cercai di trattenere la rabbia e mi limitai a fare finta di nulla, come se non avessi sentito niente.

Non ho sentito niente, non ho sentito niente, non ho sentito niente...

<<Tamaaa!>>, la voce di Sam mi travolse e subito dopo sentii il suo corpicino abbracciarmi da dietro.

<<Hey ciao...dove sei stata?>>.

<<Da Luke per chiedergli un favore, domani devo andare al conservatorio e mamma non può accompagnarmi>>, i suoi occhioni mi guardarono con adorazione.
A volte sembrava Amelie solo che la differenza di età era imbarazzante.

<<Non sarebbe l'ora di prendere la patente? Sei abbastanza grande ma continui a dipendere dai tuoi>>, disse Tiffany scatenando una accesa discussione che portò Sam a staccarsi da me e a dedicarsi a lei.

<<Fanno sempre cosi ma ormai credo che te ne sia fatta una ragione, comunque io sono Tom, il fratello di Robert che sicuramente conoscerai. Piacere di sapere che faccia hai>>, disse il barbuto porgendomi la mano.

Si... ci avevo visto bene.
Adesso che ne avevo la certezza mi accorsi di molte altre somiglianze, a parte l'altezza.

<<Piacere mio!>>, risposi senza dargli la conferma che conoscevo suo fratello. Stiamo parlando di Robert, chi non lo conosceva a scuola?

Subito dopo si presentarono anche gli altri due ragazzi, il capelluto si chiamava Elia e lo steroide vivente era Niall.

Solo un ragazzo non aveva dato segni di vita, stava seduto con le gambe accavallate a fissare un punto indefinito.
Nonostante fosse seduto si riusciva, senza alcuna difficoltà, a rendersi conto della sua altezza.
Era muscoloso, non come Niall, e anche lui portava i capelli lunghi ma sicuramente gli calzavano molto meglio rispetto ad Elia. Lo trovavo un bel ragazzo, in realtà lo erano tutti ma lui mi dava una impressione diversa.

Evidentemente Tom si accorse che lo stavo guardando perchè sorridendomi lo indicò con fare teatrale, <<Come vedi il depresso é Alex. Tranquilla fa cosi con tutti, può sembrare infelice della vita ma mentalmente sta bene>>.

Il ragazzo si voltò verso di noi, <<Non posso dire la stessa cosa di te, quando cavolo ce ne andiamo? Sono stanco!>>, la sua voce bassa e profonda mi colpì immediatamente.

<<Alex smettila, sei una palla...>>, disse Elia mentre si accendeva una sigaretta.

<<Io neanche volevo venire, siete stati voi a trascinarmi qui dentro>>, accavallò l'altra gamba e iniziò a sbattere il piede sinistro per terra.

Tom fece un tiro dalla sigaretta di Elia per poi restituirgliela, <<Perché non provi a farti un giro? Ce ne andremo dopo la torta>>, sembrò pensarci un attimo, <<Ci sarà, vero?>>.

Il telefono vibrò e prendendolo vidi un messaggio di Eric in cui mi chiedeva dove mi trovassi, gli risposi e posai il telefono dentro la borsa.

Ancora Sam e Tiffany erano nel bel mezzo di una discussione a mio parere inutile ma ammetto che mi divertivano molto.

Chissà dove fosse Courtney. Il tempo sembrava non passare più e i piedi stavano iniziando a farmi male, maledette scarpe. Quanto avrei voluto i miei cari e comodi stivaletti.

Decisi di sedermi nell'unico posto disponibile, accanto al tipo asociale che come Sam e Tiffany era nel bel mezzo di un'altra discussione con i suoi amici.

Il giardino, come sempre, era meraviglioso e nell'aria si sentiva l'odore del gelsomino. Se avessi avuto una casa del genere avrei passato il tempo più fuori che dentro. Eric era fortunato, un giorno riuscirò ad avere anche io tutto questo?

La voce di Tom mi svegliò da quei miei pensieri, <<Tamara lo sai che anche Alex disegna? E' stato accettato alla Parsons>>.

<<Mi spieghi cosa c'entra con il discorso che stavamo facendo?>>, intervenne Alex.

<<Oh...la Parsons...è davvero magnifico>>, dissi controvoglia dato che proprio oggi avevo avuto la meravigliosa notizia che la mia possibilità di andarci era quasi nulla. Stavo aspettando ancora la loro risposta e questo non era sicuramente una buon inizio.

<<Ecco... l'ennesima persona che si definisce un artista ma che neanche conosce la Parsons>>, sbuffò Alex.

Cercai di ignorare la supposizione idiota che aveva appena fatto dato che la mia reazione era stata un po' ambigua.
<<Ovvio che la conosco, è una delle migliori accademie al mondo... vorrei andarci ma non so se posso permettermelo>>, dissi con sincerità poi la curiosità prese il sopravvento, <<Come funziona? C'è un colloquio? Mi hanno detto che alcune accademie vogliono solo il portfolio ma non capisco come possano comprendere certe cose senza che qualcuno non gli faccia una introduzione e...>

<<Cavolo! Parli parecchio!>>.

Eh?

Mi guardò scioccato e non si diede neanche il disturbo di farmi capire quanto fossi fastidiosa. La sua espressione annoiata era davvero irritante ma forse avevo esagerato. Neanche ci conoscevamo e lo stavo assalendo con mille domande.

<<Alex comportati bene, ti ricordo che l'anno scorso anche tu eri cosi eccitato e ansioso a riguardo >>, disse Niall dandogli una pacca sulla spalla e continuando a buttare fumo.

Sentii le guance prendere fuoco.
<<Scusa...é che avevo intenzione di fare domanda per l'accademia di New York... pensavo pure al Rhode Island ma è privata inoltre quella di New York è una delle migliori... poi i miei requisiti combaciano perfettamente con quelli richiesti per ricevere una borsa di studio e...>

<<Stai continuando a straparlare>>, disse annoiato.

Non potevo crederci.

Ok si, io magari parlavo troppo ma lui era davvero uno stronzo! La sua indisposizione verso le relazioni sociali mi irritava parecchio, non gli avevo mica chiesto di darmi dei soldi o la sua anima.

<<Ma esattamente i tuoi problemi quali sarebbero? Sei sociopatico?>>, chiesi un po' troppo acida ma non mi importava, se lo meritava.

Sentii le risate di Niall, Elia e Tom.

<<Odio le ragazze che parlano troppo!>>, la semplicità con cui esprimeva il disprezzo per il mondo era sconcertante.

<<Parlare troppo? Se non riesci a dire più di cinque parole a frase quello strambo sei tu!>>, risposi infastidita.

<<Beh Alex ammettilo, ha ragione... un po' sociopatico lo sei e poi su...smettila... che ti costa risponderle?>>, disse Tom strizzando un occhio.

Adesso qualcuno mi spieghi perché quell'occhiolino, che cos'era? Un tic?

Vidi Alex girarsi verso di me sospirando, <<Ok si ho esagerato però sembri una macchinetta>>.

<<Ti rendi conto che stai continuando ad insultarmi, vero?>>.

Lo sentii sospirare nuovamente e ignorando la mia domanda iniziò a parlare... mi spiegò tutto ciò che volevo sapere, anche quello che non avevo chiesto. I corsi, i professori, le attività e perfino il modo in cui si svolgevano le lezioni e gli esami.

Rimasi ad ascoltarlo affascinata da ciò che mi diceva e credo che lui se ne rese conto visto che riuscivo a notare una espressione soddisfatta, nonostante lui cercasse di nascondere sotto quell'immagine di menefreghista annoiato dalla vita.

Eravamo rimasti solo io e lui a parlare dell'accademia, io cercavo di non fare domande per non interromperlo visto il suo carattere intrattabile. Gli altri ragazzi si erano spostati verso Sam e Tiffany che erano giunte ad una tregua, o almeno avevo dedotto cosi dato che non le sentivo più urlare.

<<Wow... un'ultima cosa...qualche consiglio?>>, me ne pentii subito dato che potevo immaginare la sua risposta.

<<Nessuno ha dato consigli a me non vedo perché debba aiutarti>>.
Ecco, come mi aspettavo.

<<Sei irritante!>>.

<<Anche tu>>, mi sorrise.

Mi stava prendendo per scema.
Calmati Tamara, respira piano e non innervosirti per cosi poco.

<<Ecco dove eri...>>

<<Eric!>>, dissi vedendolo arrivare.

Feci per alzarmi e andargli incontro ma notai che non mi stava assolutamente considerando, continuava a fissare il tipo anticonformista e asociale.

<<Alex>>, i suoi occhi si spalancarono e quell'azzurro vibrante assunse sfumature spente e oscure.

Raramente vedevo Eric a disagio, di solito riusciva a gestire ogni tipo di situazione ma stavolta era palesemente in difficoltà.

Alex non rispose, si limitò a guardarlo male. Ma che diavoli di problemi aveva con la gente?

Eric non era solo a disagio... sembrava malinconico, triste, arrabbiato... Odiavo quando non riuscivo a capire cosa provasse.

<< Eric!>>, Nial interruppe quella situazione carica di tensione, <<Da quanto tempo amico mio. Sapevamo che eri ritornato da Londra ma ti potevi almeno fare sentire...Come va?>>.

I due si abbracciarono e a seguito gli altri ragazzi lo accolsero calorosamente. L'unico che non sembrava felice di rivederlo era lo scorbutico seduto accanto a me. Aveva assunto una posizione rilassata ma sapevo riconoscere quando una persona fingeva e lui in quel momento era molto teso. Anche io cercavo sempre di mostrare in queste situazioni il contrario di ciò che sentivo.

<<Va tutto bene?>>, gli chiesi.

Si, potevo risparmiarmelo anche perché non sembrava una persona amichevole ma volevo capire il perchè di quel comportamento.

<<Troppo impicciona per i miei gusti>>, ovviamente da lui non avrei ottenuto alcuna risposta.

<<Beh non ti ho chiesto se ti piaccio o meno ma solo se va tutto bene>>, perché stavo al suo gioco?

<<Non sono affari tuoi, piuttosto vai a vedere come sta il tuo ragazzo... sai non credo la mia presenza gli porti dei bei ricordi>>, se ne andò senza preoccuparsi dei suoi amici o di qualsiasi altra cosa.

Mi girai nuovamente verso Eric e mi accorsi che continuava a guardare Alex mentre andava via. Che cosa era successo tra quei due?

Volevo delle risposte e invece di averle mi ritrovavo con altre domande...

La serata andò a rilento, rimasi a guardare per tutto il tempo Eric e i suoi vecchi/nuovi amici parlare di episodi passati ma non mi dispiacque ascoltare determinate cose, era un modo per proiettarmi nel suo passato... cosa che a quanto pareva era piena di segreti che ancora non mi aveva detto.

A quanto pare si conoscevano da parecchi anni, Tom ed Elia erano più grandi mentre Niall ed Alex avevano la stessa età di Eric. Lo capii dai ricordi che si stavano scambiando riguardo la loro infanzia. Eric sembrava essersi rilassato anche se c'erano dei momenti in cui si incupiva, come se quel ricordo avrebbe preferito non farlo uscire.

Ci pensai su... Eric aveva perso un anno, per questo a differenza dei suoi amici si sarebbe diplomato quest'anno.

E se ci fossimo separati?

Pensai alla possibilità che lui avrebbe scelto la MIT. Era a quattro ore di distanza da New York e le possibilità di vederci sarebbero state molto scarse.

Se la Rhode Island mi avesse ammessa sarei stata più vicina alla MIT ma ciò avrebbe comportato vivere lontano da Courtney. No... non penso che sarei stata in grado di sopportare la distanza con lei eppure l'idea di non poter vedere e toccare Eric ogni giorno, mi spaventava.

Perché mi creavo problemi da sola? Era inutile pensarci adesso e bagnarsi prima di piovere.

Mentre ascoltavo Niall parlare di quando Daisy si era infiltrata a casa di un certo signor Frew decisi di alzarmi per sgranchirmi le gambe. Mi sentivo un po' fuori luogo, perfino Sam, che stava appiccicata a Tom, conosceva certe storie. Eric non si accorse neanche che mi ero allontanata ma d'altronde era normale... non vedeva i suoi amici da molto tempo.

Vidi da lontano Luke mentre parlava con il dj... conoscendolo stava sicuramente consigliando delle tracce da mettere.

<<Ascoltami amico, è meglio se metti questa e la accavalli con quest'altra... fidati..>>, mi notò con la coda dell'occhio e mi sorrise, <<Hey ciao!>>, diede le spalle a quel povero ragazzo che sembrava più infastidito che grato di quegli pseudo consigli.

<<Hey, ti va di farmi uno dei tuoi cocktail?>>.

Si avevo detto niente alcool ma mi stavo annoiando e inoltre era l'unico modo che avevo trovato per far si che Luke si allontanasse dal dj.

<<Certoo!>>, i suoi occhi verdi scintillarono, << Allora amico io vado... mi raccomando ascoltami>>, si rivolse a me e soddisfatto mi fece cenno di seguirlo.

Dopo esserci allontanati non riuscii a trattenere la risata e scoppiai.

<<Che c'è?>>, mi disse con una faccia sorpresa ma divertita.

<<Non te ne rendi conto, vero?>>, mi asciugai le lacrime che si erano accumulate negli angoli degli occhi.

<<Di cosa?>>, incrociò le braccia e strinse gli occhi per capire a cosa mi riferissi.

<<Un altro secondo e quel tizio ti avrebbe preso a colpi di mix... Luke devi imparare l'arte del tatto, se non capisci questo scordati di dare dei buoni consigli>>.

<<Ma se mi ha detto grazie>>, la sua espressione era estremamente confusa.

<<Si chiama cortesia, è un'altra cosa che dovresti imparare insieme al tatto>>.

<<Non ti seguo e non voglio perdermi in questi discorsi. I consigli devono essere sempre presi nel migliore dei modi>>, prese una bottiglia mezza vuota dal bancone, <<Ti sto mettendo la vodka alla pesca, tranquilla gli metto pure il ghiaccio cosi si diluisce>>.

<<Mi fido di te>>, dissi distratta dal lieve dolore piacevole delle guance... avevo riso troppo.

<<Davvero?>>, chiese porgendomi il bicchiere.

<<Hai capito cosa intendo>>.

Beh si, potevo utilizzare un'altra parola... diciamo che la fiducia non era l'elemento caratteristico della nostra relazione ma gli volevo davvero bene.

<<Si si, ho capito...>>, si guardò attorno, <<Dov'è Eric?>>.

<<Con dei suoi vecchi amici insieme a tua sorella e a Tiffany>>, diedi un primo sorso e non mi dispiacque. Forse un po' troppo dolce per i miei gusti.

<<Ah si, la band di Tom>>, prese una birra e la aprì con i denti.

Un brivido di orrore mi percorse la schiena, non osavo immaginare cosa avrei potuto combinare se ci avessi provato io.
<<Band?>>, gli feci l'eco.

<<Si, i Sameness>>.

<<Non sapevo fossero un gruppo... beh non che li conosca quindi non capisco perché mi stia stupendo più di tanto>>.

<<Sono molto bravi, qualche volta ti ci porto...Sam ha una cotta per Tom>>.

<<Davvero?>>.
Riflettei sul fatto che prima sembrava sempre richiamare l'attenzione di quel ragazzo ed in effetti non era poi cosi tanto difficile da capire, <<Non mi piace molto per tua sorella>>.

Tom sembrava essere un orso mentre Sam era... un coniglio?

<<E' un tipo a posto invece ma neanche a me piace per lei... però io sono suo fratello, ci sta!>>.

Risi per quella sua osservazione, Luke era un bambino e quando si ingelosiva sembrava che stesse giocando a fare il grande.

All'improvviso pensai che forse lui, per via di Sam, potesse sapere qualcosa riguardo quel gruppo.

<<E Alex? Che tipo è?>>, provai a mostrarmi indaffarata a pulire il tavolo dai bicchieri vuoti, come se stessi facendo una semplice conversazione di circostanza.

<<Il cantante? Sta sulle sue ma sembra un bravo ragazzo. Come mai mi hai chiesto di lui?>>, strinse gli occhi in due fessure.

<<Niente>>, sbadigliai senza vergogna, << Sembra non amare molto le persone, non ha fatto altro che insultarmi. Ha risposto male perfino ad Eric>>.

<<Non é molto difficile rispondere male al tuo ragazzo. Questo Alex inizia a starmi a genio...>>

<<Smettila!>>, lo richiamai. Non volevo che alimentasse una stupida rivalità che non aveva alcun senso.

<<Battuta, era solo una battuta... oh eccolo che arriva il tuo uomo>>, mi guardò divertito, << Cosa mi devo aspettare? Dalla sua espressione non promette nulla di buono>>.

Non avevo avuto ancora modo di parlare con Eric riguardo la mia improvvisa riappacificazione con Luke, era successo solo stamattina quindi ero giustificata...no?

<<Mi spieghi dove diavolo ce l'hai il telefono?>>, urlò, <<Oltretutto perché sparisci senza dirmi nulla?>>, la sua rabbia mi lasciò sconvolta.

Ullalà, tutta questa furia da dove l'aveva uscita?

<<Punto uno non ho sentito il cellulare, con tutta questa musica come potrei riuscirci? Punto due non è colpa mia se non ti sei scomodato ad accorgerti che me ne ero andata>>, con le mani indicai il posto in cui ci trovavamo, << Punto tre cosa credi mi possa succedere? Sono a casa tua, al compleanno di tuo fratello con gente che conosci perfettamente!>>.

Lui sembrò non essere per niente toccato dal mio discorso logico, <<Preferirei che mi rendessi partecipe di ogni tuo spostamento visto che io lo faccio!>>.

Era meglio abbassare le armi, <<Ok, va bene. scusami!>>, cercai di liquidare la discussione. Era nervoso e sapevo che il motivo non ero io.
Sarah, Victoria, Alex... quella sera diciamo che forse ne aveva avuto abbastanza.

<<Ciao Eric, è un piacere rivederti. Ti ritrovo sempre più tranquillo e sereno!>>.

Mi scappò una risata e peggiorai l'umore del mio ragazzo lunatico. Sapevo che mi ero appena scavata la fossa da sola ma era difficile non ridere alle battute di Luke.

Eric fulminò furioso prima me e poi lui, <<Che ci fai tu qui?>>, ringhiò tra i denti.

<<Siamo ad un compleanno, frequento tuo fratello, Ah...e faccio parte della squadra, ricordi?>>.

La situazione stava degenerando, mi misi in mezzo a loro e spinsi Eric il più lontano possibile. Ultimamente era più aggressivo del solito.

<<Sai benissimo cosa intendo...cosa ci fai con lei?>>.

Vidi Luke irrigidirsi e assumere quella sua solita posizione da attacco, come quando un cane si sente minacciato.

<<Ok ok smettetela. Eric...>>, gli presi il viso tra le mani costringendolo ad abbassare lo sguardo verso di me.
<< Io e Luke stamattina abbiamo chiarito e siamo diventati degli ottimi, super, fantastici A-M-I-C-I>>, scandii in modo infantile l'ultima parola e poi mi girai verso Luke, <<Ti prego di finirla e di lasciare per te le battute >>.
Facevano ridere ma non volevo avere problemi con Eric.

<<Non mi hai detto nulla!>>, il suo tono accusatorio mi infastidì.

<<Beh sai, non abbiamo avuto molto tempo per parlare di altre cose>>, dissi in modo ovvio. Di tutto quello che era successo Luke era l'ultimo argomento di cui mi sarei preoccupata di parlare con lui.

<<Non mi piace e non dovrebbe piacerti neanche a te dopo quello che ha fatto. Con quale coraggio viene da...>>

<<Eric smettila! Ho altri problemi a cui pensare che mettermi a fare il broncio per un errore fatto in buona fede>>, vidi Luke sorridermi soddisfatto e non riuscii a non ricambiare. Era un ragazzo troppo sincero per non affezionarmici.

Mi guardò a lungo e qualcosa nel mio sguardo gli fece calmare qui bollenti spiriti.
Con un gesto veloce si passò le mani tra capelli e si rivolse a Luke, <<Beh forse non sono cosi tanto migliore di te... scusami>>, disse con naturalezza.

Eh?

<<Cosa?!>>, dicemmo contemporaneamente io e Luke.

<<Mi hai appena chiesto scusa?>>, continuò Luke che era stupito tanto quanto me.

<<Si... ho esagerato, è una sua decisione e non mia. Apprezzerei però che tu non lo sottolineassi, grazie>>.

<<Credo che mi segnerò questo giorno sul calendario. Non sapevo ne fossi capace>>.

<<Luke...cosa ti ho detto tre secondi fa? Niente battute!>>.

<< Tamara comprendimi, a stento agli allenamenti mi saluta e di botto mi dice scusa>>.

<<Infatti è stata una eccezione, da adesso in poi continuerò ad ignorarti>>.

<<Vedi? E io che pensavo già ad un futuro insieme, Eric mi ferisci... Va beh...Tamara ci vediamo, non ti dimenticare di quella cosa>>.

<<Quale cos...ah il concerto, okay!>>.

Mi salutò con la mano e si incamminò nuovamente verso il dj, speravo solo che non combinasse dei guai.

Mi scappò un'altra risata, ero sicura che quel povero ragazzo prima o poi sarebbe scoppiato e gli avrebbe davvero lanciato il mix addosso.

<<Che concerto?>>.

Ignorai la sua domanda e lo abbracciai. <<Sono felice che non ti sei arrabbiato per Luke, avevo paura della tua reazione>>.

Era vero, mi aveva stupito soprattutto per il fatto che era nervoso già per i fatti suoi e che nonostante questo fosse riuscito a controllarsi. Mi aspettavo una sfuriata o addirittura anche un pugno.

<<Non mi fido di lui e il 90% delle volte che lo vedo lo vorrei picchiare ma hai ragione...non posso decidere per te>>.

<<L'ho picchiato già io>>, dissi soddisfatta, << stamattina ho scaricato tutta la mia rabbia con un pugno e devo dire che adesso va molto meglio>>.

Mi guardò con divertimento, <<Sono felice che lo abbia fatto tu, in questo modo se dovessi farlo anche io potrei benissimo non sentirmi in colpa>>.

<<Lo sai che è diverso...>>, forse non avrei dovuto dirglielo.

<<Quale sarebbe il concerto di cui parlavate?>>, chiese spazientito.

<<Quello dei tuoi amici>>.

Presi il cocktail e continuai a berlo, il ghiaccio si era sciolto e quindi lo aveva completamente diluito ma siccome avevo un po' la gola secca mi sarebbe andato bene qualsiasi cosa.

<<Preferirei che non ci andassi, non mi piacciono le persone che frequentano quell'ambiente>>.

<<Ti faccio notare che "le persone che frequentano quell'ambiente" sono proprio i tuoi amici>>.

<<Non sono miei amici, lo erano ma adesso siamo solo dei perfetti sconosciuti>>, notai un velo di tristezza nel suo sguardo, <<E poi non mi piacciono quelle serate, sono noiose...>>

<<Infatti non sarai tu ad andarci ma io>>, dissi ridendo.

<<Credi davvero che ti lascerò andare da sola in qualche pub pieno di ragazzi ubriachi con gli ormoni a mille insieme a Luke che a stento sa badare a Sam?>>.

<<Ti ricordo che a Miami c'era lui con me>>, mi morsi la lingua, perché dovevo dire certe cose?

I suoi occhi si infuocarono, <<Si! E infatti mi stupisco ancora oggi di come tu sia tornata viva!>>.

Alzai gli occhi esasperata dal suo atteggiamento altalenante.
<<Esagerato...>>, respirai profondamente e provai ad indagare, <<Volevo chiederti una cosa?>>.

<<Che c'è ora?>>, chiese brusco.

Il suo umore ormai era rovinato quindi sarebbe stato inutile ingoiare i dubbi, provai a buttarmi nella tana del leone.
<<Che ti ha fatto Alex?>>

Percepii i suoi muscoli farsi tesi e lentamente si allontanò da me, <<Perchè mi fai questa domanda? Che ti ha detto?>>.

La sua reazione non presagiva nulla di buono.

<<Niente....ce in realtà mi ha detto che non saresti stato felice di rivederlo per via di certi ricordi>>.

Mi prese le braccia, <<Fammi un favore enorme! Stai lontano da lui e ignora ogni cosa che possa dirti!>>.

<<Eric lo sai che chiedendomi questo otterrai da me la reazione opposta, vero? E' successo qualcosa e tu non vuoi dirmelo, perchè?>>.

<<Ti prego, non iniziare!>>.

<<Prima Sarah, poi Victoria e ora Alex... che c'è che non va?>>.

Pronunciare quei nomi non era stata proprio la genialata del secolo ma non potevo ignorare e basta.

<<Sarah e Victoria non c'entrano nulla, ok? Dimenticatele e dimenticati pure di Alex!>>, continuò a parlare, <<Non è niente, davvero!>>.

<<E allora dimmelo...>>, lo supplicai sfiorandogli il viso con una mano.

<<Non ti arrenderai mai, vero?>>, disse esasperato e sconfitto.
Perché gli veniva cosi difficile aprirsi con me nonostante io lo avessi già fatto? Non volevo costringerlo ma sembrava come se dovessi spronarlo per farmi dire certe cose.

<<Tu con me non l'hai fatto>>, gli accarezzai le labbra e cercai di guardarlo in modo rassicurante.

Chiuse gli occhi ed espirò, <<Sarah e Alex... stavano insieme, non gli sono più andato a genio da quando lei ha iniziato a frequentarmi>>.

Capii che non mi avrebbe detto altro ma c'era un'altra cosa che mi girovagava nella testa.

<<Chi ha rotto per primo tra voi due?>>.

<<Ma che ti importa? Smettila di farmi queste domande, non hanno senso!>>.
La sua reazione mi fece molto male e lui dovette accorgersene perchè abbandonò quella sua resistenza e mi rispose, <<Lei, ha rotto lei con me... va bene?>>.

<<Ah...>>, abbassai il volto.

Era stato mollato, chi mollava amava di meno. Era questa la regola, no?

<<Ah che?>>, prese il mio mento tra le mani e mi imprigionò nei suoi occhi ghiaccio.

<<Se ha rotto lei con te questo significa che tu non volevi rompere con lei... sei ancora innamorato di...Sarah?>>.

<<Sei assurda!>>.

<<Beh non credo di aver detto qualcosa di cosi assurdo>>.

<<Smettila di essere così paranoica. Si, è stata una cotta ma sono successe delle cose che mi hanno cambiato e che hanno cambiato pure lei e non riuscivamo a stare più insieme. È passato troppo tempo e...>>, si avvicinò alla mia bocca, << Io adesso sto con te!>>.

<<Stai diventando bravo con le parole>>.
, dissi in un sorriso.

<<Eh certo... a forza di spiegarti ogni minima cosa sono migliorato>>, mi baciò ma per la prima volta i pensieri ebbero la meglio e non riuscì a distrarmi.

<<Non ha molto senso>>.
Ripensai alla sua reazione, a quella di Alex e al fatto che era stata Sarah a lasciare Eric, almeno questo è quello che mi aveva detto. Che senso aveva prendersela con l'ex della tua ex se era stato mollato anche lui. Avrebbero dovuto fare comunella, unirsi ed essere solidali.

<<Ti prego Tamara... non mettiamo altra carne sul fuoco inutilmente>>.

<<Non c'è nient'altro?>>, chiesi.

<<Niente che tu debba sapere!>>, mi guardò dritto negli occhi, sembrava triste...immensamente triste e questo non faceva altro che creare dei sospetti ma una parte di me dava la colpa al mio essere paranoica.
Dovevo smetterla.
Mi fidavo di lui, era Eric.

La festa non era ancora finita ma si era fatto troppo tardi quindi decisi di andarmene insieme a Tiffany. Pensavo che Eric mi dicesse di non andare ma reagì diversamente, fin troppo tranquillo e felice.

Calma Tamara, non fare supposizioni avventate.

La verità è che ero abbastanza turbata riguardo Sarah e Alex, in realtà più per lei che per quel sociopatico... una piccola parte di me avrebbe voluto conoscere l'Eric innamorato di questa ragazza, l'altra era tremendamente spaventata di scoprire quanto fosse stata importante per lui.

Forse avrei dovuto temere più Victoria.

Non potevo continuare cosi, dovevo smetterla.

Camminai a passo lento prima di girare la maledetta maniglia che ancora non avevamo riparato. La luce della cucina era accesa e questo significava che Rachel era sveglia, nonostante fosse quasi l'una.

<<Sei tornata?>>.

La vidi sul divano in compagnia di un'altra persona. Non ero la prima volta che la vedevo ma non mi ero mai interessata cosi tanto da chiederle. Erano fatti suoi e io mi limitavo a chiudermi dentro la mia stanza.

Non le risposi e mi limitai a farle un cenno con la testa

<<Mia nipote è una ragazza molto responsabile per questo le permetto di tornare a casa cosi tardi>>, disse giustificandosi con l'uomo che stava seduto sulla poltrona... la stessa in cui ieri ospitava Eric.

"Mia nipote", "responsabile", "le permetto"... Quei farmaci le avevano fatto il lavaggio del cervello e la cosa mi disgustava perché sapevo che quelle parole celavano una realtà diversa.

<<Capisco, Tamara giusto? Sono il dottor Marker ma puoi chiamarmi Kyle>>, Si alzò e mi protese la mano. l'afferrai di istinto, <<Salve>>.

Quindi era lui il famoso dottore che stava vedendo Rachel. Quante volte era venuto in quella casa? Era un bell'uomo, alto e slanciato con occhi grandi e neri che contrastava la cornice di capelli biondi, cosi freddi da sembrare platino.
La sua mano però si strinse attorno alla mia in un modo cosi invadente che mi fece accapponare la pelle. Stavo esagerando di nuovo ma d'altronde si stava parlando del terapeuta di Rachel. Cosa mai potevo aspettarmi da me stessa?

<<Vuoi unirti a noi?>>, sembrava più una minaccia che una proposta.

Cosa sapeva?
Quanto gli aveva raccontato? Ma soprattutto... gli aveva detto la verità?

Ci pensai su... era un dottore, se avesse saputo determinate cose avrebbe dovuto chiamare gli assistenti sociali. Il segreto professionale in certe circostanze non credo venga rispettato.

Evidentemente Rachel capiva quanto potesse essere nella merda.

Guardai l'uomo davanti a me, cosa voleva fare? Una terapia di famiglia?

Fui disgustata da quella proposta, <<No, grazie>>, feci per andarmene ma sentii una presa sul polso.
Lo guardai sconvolta e per un attimo mi sembrò più inquietante di prima.

Lui dovette percepire la mia avversione e lasciò immediatamente la presa, <<Per qualsiasi cosa puoi chiamare questo numero>>, presi il bigliettino che mi porgeva.

"Dott. Kyle Marker, PSICHIATRA."

Cosa gli faceva pensare che io avessi bisogno di uno psichiatra?

Feci per ribattere ma evidentemente aveva compreso la mia confusione, << Se ci sono dei problemi, di qualsiasi tipo, non esitare a chiamarmi. Sono bravo ad ascoltare>>.

Quella proposta mi dava la nausea, non mi erano mai piaciuti i dottori. Forse Rachel non era stata completamente sincera ma lui aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
Eppure continuava a non piacermi e il fatto di sapere che fossimo dentro la stessa casa... mi metteva i brividi.

<<Ok>>, risposi per troncare il discorso e salii le scale.

Una parte di me, quella curiosa, voleva nascondersi e ascoltare ciò che si sarebbero detti ma l'altra invece se ne fregava altamente, sicura che avrebbe raccontato una mezza verità...e una verità a metà è solo una bugia.

E se stesse fingendo? E se per casualità i farmaci non avessero fatto più effetto? Cosa sarebbe successo?

Me ne sarei andata da Courtney oppure avrei raccontato tutto. Semplice.

Era stato sempre cosi semplice ma forse aveva ragione Eric, forse prima ero troppo presa dal dolore della perdita mentre adesso avevo capito che le sofferenze in quella casa non avevano nulla a che fare con quella dei miei genitori, potevano essere evitate.

Mi feci una doccia per rilassarmi ma la stanchezza che sentivo si dissolse, cosi presi i libri e recuperai tutto ciò che da tempo avevo un po' accantonato.
Riuscii pure ad anticipare alcuni compiti.

Ero sempre stava veloce a studiare, riuscivo subito a memorizzare le cose e a elaborarle in una maniera tale da appiccicarle in testa.

Studiare era una delle poche cose che sapevo di fare bene, era una delle poche cose che mi faceva sperare in un futuro diverso dal presente.

Aprii il libro di algebra e cercando di non pensare ad Eric mi esercitai su alcune formule...poi non so quando caddi in un sonno profondo.

Addormentarmi cosi era la cosa che preferivo perché solo in questo modo riuscivo a non farmi travolgere dalla malinconia e dalla tristezza che ogni notte mi accompagnava prima di chiudere gli occhi.

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