Capitolo |21|


<<La smetti?>>, dissi lamentandomi.
Era la quarta volta che mi rubava dal piatto una forchettata della mia fetta di torta.

<<Avevo dimenticato quanto fossi possessiva sul tuo cibo>>, Eric posò la forchetta imbronciato.

Eravamo in cucina insieme a Nathan mentre Margot preparava Amelie per andare a scuola. Riguardo a John... non lo avevo ancora visto. Non pensavo esistessero persone più impegnate dei genitori di Courtney ma lui li batteva tutti.

Avevo passato tutta la notte in quella casa ed era stata la più bella che avessi mai vissuto. Svegliarmi con lui, avvolta dalle sue braccia sicure... non riuscivo ad elaborare tutte quelle emozioni cosi forti ma ero felice. Credo che si capisse dal sorriso ebete che avevo stampato sulla faccia.

Tutte le preoccupazioni di ieri, nonostante ancora li sentissi incombere su di noi, erano state alleggerite da quella notte e dai nostri corpi avvinghiati. Ricordai la sua lingua e un forte brivido mi percosse la schiena.

<<Tamara vedi che te ne ha rubato un altro>>, disse Nathan prendendo l'ennesima manciata di cereali.

<<Traditore! Dov'è la lealtà tra fratelli?>>, il suo tono falsamente ferito era carico di allegria.

Abbassai lo sguardo sul mio piatto e trovai meno di metà fetta.
<<Io ti avverto, fallo di nuovo e ti uccido!>>, lo fulminai cercando di trattenere una risata. Ero troppo felice per arrabbiarmi.

<<Per una torta? Uccideresti il tuo ragazzo per una torta?>>, mi guardò divertito poi qualcosa nella sua espressione cambiò. Sembrava nervoso.

Si era definito il mio ragazzo... evidentemente quella parola lo aveva turbato, quasi quanto me, e cercò di smorzare la situazione parlando con il fratello di quanto fossi mangiona.

Ne avevamo parlato, c'erano troppe cose in ballo e ufficializzare la nostra storia significava coinvolgerci troppo e non potevo.
Dovevo pensare al mio futuro e...  e poi cosa?
Che altri problemi avevo?

Rachel sembrava essersi resa conto che non avrebbe avuto più alcuna influenza su di me e finalmente quella casa si era svuotata dall'immondizia. Potevo mangiare, fare la doccia e tornare quando volevo. Non dovevo più dare spiegazioni a nessuno.

E allora quali altri problemi mi trattenevano?

Clare? Luke? Anche loro sembravano essere innocui inoltre anche se fossero uscite fuori delle voci non ci sarebbe stata alcuna prova effettiva.

Aron? Quel Marcus sembrava conoscere me e pure colui che sembrava essere mio padre... ma non sarebbe mai venuto a cercarmi. Perché avrebbe dovuto?

E allora perché ero cosi restia a stare con lui? Perché dovevo complicare le cose quando la felicità era a portata di mano?

Avevo paura che il mio sentimento diventasse qualcosa di troppo grande e che quando mi avrebbe lasciata sarei stata devastata dal dolore di averlo perso.

Sentii una leggera nausea... Davo per scontato che tra di noi finisse male, perché?

Perché pensavo di non meritarmi tutto questo ma in fondo, la parte di me più razionale, non pensava di meritarsi neanche la mia vecchia vita.

Vecchia vita... era tutto passato. Potevo iniziare di nuovo e non necessariamente dovevo aspettare il diploma o l'università. Mi bastava lui.

<<Cosa sta pensando quella testolina?>>, la voce bassa di Eric mi strattonò dai miei pensieri. Le sue mani tenevano saldamente il mio mento costringendomi a mostrargli il mio viso per intero. Appena incrociai i suoi occhi sentii le mie guance andare in fiamme.

Incurvò severamente le sopracciglia, <<È perché mi sono definito il tuo ragazzo?>>, sospirò dispiaciuto, << Lo so che ieri ne avevamo parlato ma sai... non esiste un modo per definirci ed è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Non pensavo avresti reagito così>>.

Rimasi in silenzio, mi accorsi che eravamo rimasti soli in cucina. Speravo solo che non entrasse nessuno da quella porta perché non riuscivo a muovermi. La mia mente pensava a "noi" insieme e il mio corpo era ammaliato dal suo tocco.

Si allontanò e socchiuse gli occhi, scrutando il mio viso. Come se ciò gli consentisse di trovare una risposta tra i miei pensieri, <<E' per Luke?>>.

Cosa?
<<No!>>, urlai muovendomi così in fretta da rovesciare la torta sulle mie gambe e sul pavimento.
LUKE? Come poteva pensare che Luke si potesse mettere tra di noi ora, quando ci eravamo ritrovati.

<<Sei un disastro...>>, sbuffò mentre prese uno dei tovaglioli sul tavolo per aiutarmi a pulire.

<<S... scusa>>, balbettai dopo che finimmo di sistemare il casino che avevo combinato.

Sembrava triste, non volevo che pensasse a cose strane.

<<Luke non c'entra niente!>>, dissi con tutta la convinzione che avevo in corpo, <<In realtà stavo pensando al motivo per cui non stiamo realmente insieme>>, abbassai lo sguardo imbarazzata, <<In modo ufficiale intendo>>.

<<Stai scherzando! Vero?>>, spalancò gli occhi e l'azzurro ghiaccio invase il mio campo visivo.
Era una cosa da malati andare in blackout solo per cosi poco. Chissà cosa avrebbe pensato se lui lo avesse saputo. Forse avrebbe capito quanto io ne fossi ossessionata.

Mi accorsi che ancora stava aspettando una risposta.
<<No>>, mi strinsi nelle spalle in attesa di una sua reazione a ciò che stavo dicendo.

Appoggiò i gomiti sul tavolo e con le mani si arruffò i lunghi riccioli neri, <<Non ho mai conosciuto una persona più instabile di te, davvero Tamara...>>, alzò il viso angosciato avvicinandolo al mio, <<Mi fai uscire fuori di testa>>.

Sentii un'altra vampata di calore avvolgermi le guance, <<Non sono abituata, a tutto questo. Non so come gestirlo e ho paura di rovinare tutto perché sono incasinata e... >>

<<Il problema è che pensi troppo e quando lo fai diventi particolarmente paranoica!>>, la sua voce calma era tradita da un leggero nervosismo.

Paranoica?

Sospirai, forse aveva ragione.
<<Mi sembra tutto cosi complicato eppure non trovo un motivo valido per non stare con te>>.

<<Perché forse non esiste?>>, la sua domanda retorica mostrava quanto fosse esasperato dal mio comportamento. Mi guardava in modo supplichevole ma vedendo che non accennavo a rispondere mi sollecitò a farlo.
Sembrava un bambino impaziente.
<<Quindi?>>, chiese nervoso.

<<Facciamo il passo finale>>, dissi divertita dalla sua espressione.

Sorrise e alzandosi dalla sedia si avvicinò a me, scoccandomi un tenero ma passionale bacio.

<<Mamma sono ancora qua, si stanno baciando!>>, la piccola voce di Amelie mi strappò dalle sue labbra. Voltai la testa e vidi Margot che tratteneva un sorriso.

<<Scusate non volevo interrompervi ma farete tardi e...>>, Margot fece scorrere gli occhi su di noi mentre un sorriso gioioso le occupò il viso, <<Tamara se vuoi puoi indossare una delle mie magliette, sono un po' datate ma sempre meglio di indossare i vestiti del giorno prima. Ah, nel bagno ti ho preparato qualcosa per rinfrescarti>>.

Abbandonai la sedia velocemente e, imbarazzata da quella situazione, presi la maglietta bianca che mi porgeva Margot. <<Grazie mille per il pensiero, andrà benissimo>>, filai al bagno superiore mentre Eric cercava di calmare l'entusiasmo di Amelie per quel bacio.

Una volta entrata nel bagno non riuscii a trattenere una risata, quella famiglia mi faceva sentire a casa tanto quanto quella di Courtney. Trovai l'asciugamano della biancheria sopra il mobile che affiancava la doccia. In quella casa avevano perfino della biancheria impacchettata, quante persone erano solite ospitare? Ero la prima ragazza di Eric che aveva avuto questo privilegio o anche Daisy poteva vantarsene?

Ripensai a Sarah, sicuramente lei si.

Scacciai quei pensieri, non volevo rattristarmi. Eric aveva ragione, quando pensavo diventavo paranoica quindi da adesso basta più.

Mi feci una doccia veloce e legai i capelli per evitare di bagnarli e perdere altro tempo.

Scesi le scale e trovai Eric sul divano insieme a Nathan, feci per varcare la porta ma un nome fermò l'ultimo passo. <<Sarah, cosa pensi di fare?>>.

<<Nathan non è il momento...Niente, non è più una cosa che mi riguarda>>.

<<Sono felice che la pensi cosi. Glielo dirai mai?>>.

<<Non vedo perché dovrei! E' una cosa del passato e lei meglio di tutti sa che certe cose è più sicuro non raccontarle>>.

Stava parlando di me. Quindi già aveva deciso di non dirmi nulla, mi voleva tenere all'oscuro di tutto e si aspettava che anche io lo facessi.

Sentii uno strappo al cuore ed un peso al petto che mi opprimeva.

Non gli avrei mai raccontato certe cose, le avrei dovute ingoiare e digerire come avevo sempre fatto.

Era quello che volevo, perché rovinarci a vicenda con i nostri trascorsi se potevamo benissimo dimenticarli insieme?

Mi andava bene. La relazione perfetta, niente domande scomode riguardo al passato.

Entrai nella stanza e feci finta di nulla.

Dovevo sentirmi sollevata eppure provavo qualcosa di inspiegabilmente triste. Avrei dovuto ignorare un pezzo di vita di Eric e io volevo conoscere ogni cosa che lo riguardasse. Ero sollevata perchè lui non voleva sapere i miei tormenti ma come potevo trascurare i suoi?

Appena mi vide mi venne incontro e mi prese la mano esaminandomi con i suoi profondi occhi. Evidentemente pensava che avessi ascoltato qualcosa e anche Nathan sembrava allarmato. Il suo passato era una porta che non potevo aprire.

<<Scusate ma ho fatto il prima possibile, siamo ancora in tempo per la prima ora, no?>>, cercai di mascherare il dispiacere con un sorriso. Non volevo che capisse qualcosa.

Non pensare Tamara, sii meno paranoica.

<<Siamo ancora in tempo ma se vuoi possiamo saltarla>>, Eric si avvicinò al mio orecchio, <<Potremmo ripetere il numero di sta notte>>, le sue parole per la prima volta non mi fecero lo stesso effetto. Il brivido di piacere c'era, quello credo non sarebbe cambiato mai, ma era meno intenso... la delusione era troppo grande. Ricacciai le lacrime amare, non potevo rovinare quel momento.

<<Se ti sentisse la mamma le procureresti un enorme dispiacere>>, ci interruppe Nathan che aprii la porta di ingresso per farci uscire. <<Mamma noi andiamo>>, urlò.

Margot apparve dalla cucina e con un grande sorriso mi abbracciò, <<Spero di rivederti presto!>>.

Contraccambiai quella dimostrazione di affetto e seguii i due fratelli verso il giardino.

Salii sulla mia macchina insieme ad Eric che aveva deciso di venire con me.

<<Appena le persone ci vedranno arrivare insieme inizieranno subito a sputare sentenze>>, pensai con orrore ad alta voce, mentre accendevo meccanicamente la radio.

<<E' vero ma d'altronde cosa ti aspettavi? Stai col più figo della scuola>>.

Il problema è che lui quando diceva queste cose ci credeva davvero, in realtà per quanto mi riguardava aveva ragione ma un minimo di modestia non guastava mai.

Lo guardai e il suo sorriso alleggerì la delusione. Dovevo smetterla.

<<Non oso immaginare la faccia di Daisy e di quel Polipo>>, dissi soddisfatta, sforzandomi di incanalare il cattivo umore verso un'altra direzione.

<<La tua piccola vendetta ha inizio>>, mi rubò un bacio togliendo un po' del respiro che avevo nei polmoni. La tensione di prima sembrava solo un vecchio ricordo. 

<<Quindi posso portarti in giro come un trofeo?>>, alzai maliziosamente un sopracciglio beccandomi una sua risata.

<<Si perché anche io farò lo stesso...>>, incrociò le braccia al petto e un ghigno compiaciuto apparve sul suo volto, <<Non vedo l'ora che quel Coglione...>>

<<Smettila! Lascialo stare! Cerca di non provocarlo, non voglio avere altri problemi con Luke. Dico sul serio!>>.

<<Di che ti preoccupi? Lo sai che in fondo sono per la pace>>.

Mi misi a ridere per quelle parole e in risposta ottenni un altro bacio con un mezzo sorriso, << Sembra che non riponi molta fiducia nel mio buon senso a quanto pare>>.

<<E' meglio andare!>>, misi la prima e accelerai. Con la coda dell'occhio lo vidi rilassato sul sedile, con il mio stesso sorriso di stamattina.

Era felice e ero io ad averlo reso così.

Il mio cuore sembrò essersi ripreso del tutto la gioia che prima lo inondava. Dovevo godermi questo momento.

Speravo davvero che non avrebbe fatto nulla a Luke dato che ancora volevo evitarlo, ma sapevo che prima o poi avremmo dovuto parlare.

Non era ancora il momento.

Mi sentivo ferita ed arrabbiata per ciò che mi aveva fatto ma era impossibile non eliminare il senso di colpa. Non era passata neanche mezza giornata che già mi ero ritrovata nelle braccia di un'altra persona. Immaginai la sua espressione appena lo avrebbe scoperto, quella da cucciolo abbandonato... sentii una morsa allo stomaco.

Ma potevo biasimarmi? Ciò che sentivo era complicato eppure io ero pronta a voltare pagina. Se lui non mi avesse tradita in quel modo magari ora saremmo ancora insieme. Ma sarebbe stato ciò che avrei voluto?

La felicità che sentivo con Luke non era travolgente come quella che mi faceva provare Eric... lui era il mio mare in tempesta.

Dovevo solo imparare a nuotare.

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