Capitolo |18|
Il mattino seguente mi svegliai con un pessimo umore e la situazione sembrò peggiorare con il passare delle ore. Per tutta l'intera mattinata non mi aveva rivolto neanche una parola, mi sentivo un idiota per il solo fatto di averlo cercato due volte senza riceve risposta.
Non era da Luke, non era da noi.
Courtney quella mattina mi aveva detto che se mi avesse lasciata io avrei dovuto fare la donna cazzuta a cui non importava nulla.
La donna cazzuta...sicuro.
E poi non credevo che mi avrebbe lasciata, non era successo nulla a parte quella semi-discussione per Eric.
Perché allora si comportava così?
<<Tamara sbrigati, ho fame!>>, disse Sam mentre mi aspettava appoggiata al muro.
<<Devo andare in bagno. Vai, io ti raggiungo dopo>>.
Sembrò pensarci un po' e poi rispose: <<Va bene, ti terrò un posto ma se avessi intenzione di parlare con Luke ti do il permesso di picchiarlo. Mio fratello è un coglione e io non cap...>>
Sbuffai e dopo aver chiuso l'armadietto chiusi pure la sua bocca con la mano prima che facesse un'altra sfuriata contro suo fratello. Per oggi aveva già dato.
<<Devo solo andare in bagno, tranquilla>>, dissi mentre le voltavo le spalle.
Lo so che lo faceva per me, a modo suo voleva dimostrarmi che sarebbe stata dalla mia parte, ma non capiva che a volte esagerava.
Tirai il rumoroso e insopportabile sciacquone e dopo essermi sistemata girai la maniglia per uscire dal bagno ma la voce di Grace mi portò a rimanere chiusa là dentro.
Misi l'orecchio sulla porta per ascoltare meglio, non che mi importasse ciò che avrebbe detto ma non sarei uscita con il rischio di dovermi sorbire qualche commento sprezzante da parte sua, perciò in qualche modo dovevo pur far passare quel tempo.
<<Quindi? Ieri come è andata?>>.
<<Non tanto bene...è ossessionato da quella>>.
Era Clare? Di che stava parlando?
<<Clare hai fatto ciò che ti avevo consigliato? Devi giocarti la carta di Eric>>.
Cosa c'entrava Eric? Se l'è spassato anche con lei?
<<Certo che l'ho fatto! E per un momento ho visto che stava cedendo...>>.
<<In che senso?>>.
<<Stavo per riuscire a baciarlo ma lui mi ha scansato dicendomi che stava con Tamara>>.
Sta parlando di Luke? Per questo non mi aveva risposto? Perché stava con lei?
<<È un'ottima notizia!! Tu continua che prima o poi cederà. Hai visto che oggi neanche si sono salutati? Secondo me ti ha creduto, devi solo aspettare>>.
Brutta stronza...
<<Lo pensi davvero? Mi piace così tanto, odio il fatto che lei stia con Luke quando se la spassa con Eric>>.
Avrei voluto guardarla in faccia e dirle tutte le cose più brutte che mi passavano per la testa ma cercai di calmarmi e aspettai che finissero di squittire... come ero riuscita a sopportarle per quasi due anni?
Dopo un tempo che mi sembrò infinito smisero di parlare di quanto io fossi sfigata, triste e altre cose che mi avevano detto milioni di volte.
Uscii dal bagno più infuriata di prima e immediatamente il velato senso di colpa, che avevo sentito il giorno precedente, venne bruciato dalla rabbia.
Presi il telefono per cercare Luke ricordandomi poi che ci sarebbe stata una grande possibilità di non ricevere risposta, perciò lo riposai.
Bene...voleva la guerra? Che guerra sia.
Ero stanca di fare quel giochetto e volevo sapere cosa stesse succedendo. Da quando vedeva Clare? A quanto pare lo faceva di nascosto.
Come aveva potuto farmi la scenata su Eric quando lui se la spassava con quella gallina?
Mi diressi in sala mensa e dopo aver notato il "nostro" solito tavolo andai dritta da lui. Se ne stava seduto a mangiare tranquillamente una fetta di pizza.
Ignorai gli sguardi confusi dei miei amici, compreso quello di Eric che sembrasse aver capito già le mie intenzioni dato che iniziò a ridere soddisfatto.
Voleva per caso anche dei Pop-Corn?
<<Ciao Luke!>>, la mia voce era del tutto amichevole quando in realtà avrei voluto che la pizza gli andasse di traverso, <<Scusa se ti disturbo ma...mi chiedevo... per parlare con te posso farlo senza problemi o devo chiamare la tua segretaria?>>, incrociai le braccia al petto, <<Non so, magari Clare...pensi che mi aiuterebbe?>>.
Ero furiosa del fatto che mi avesse ignorato senza darmi spiegazioni, per quasi due giorni, e per avermi nascosto i suoi incontri con Clare... ma di certo non mi aspettavo una reazione del genere.
Vidi il suo viso impallidire e assumere una espressione di paura.
Perché reagiva così?
Non si erano baciati, non aveva nulla da nascondermi... Allora perché mi aveva evitato tutto il giorno?
Per quale motivo mi aveva nascosto di essere uscito con quella specie di pappagallo incipriato?
Luke si alzò in silenzio e mi fece un cenno con la testa, indicandomi di uscire.
La situazione stava assumendo delle sfumature angoscianti, era troppo teso per non pensare a qualcosa di grave.
Lo seguii perché volevo capirci qualcosa, varcammo la porta che dava sul terrazzo vuoto. Oggi faceva troppo caldo e l'umidità non era per nulla confortevole... in questi casi difficilmente si preferiva l'aria appiccicaticcia e pesante a quella fresca del condizionatore.
Si girò verso di me con lo sguardo basso e spaventato.
<<Come l'hai saputo?>>, la sua voce incerta e traballante mi preoccupò.
<<È così importante?>>, la precedente ira sembrò essersi annullata.
Volevo fargli capire quanto fossi arrabbiata ma l'ansia mi faceva un brutto effetto e mi ritrovai insicura e turbata.
<<Mi dispiace...>>, si lamentò.
Non ci stavo capendo nulla e la mia agitazione era un chiaro segno di allarme che fosse accaduto qualcosa di brutto.
<<Ti dispiace di cosa? Non vi siete baciati, vero? Oh no, si tratta più di un bacio... >>, mi portai le mani alla bocca, <<Ci sei andato a letto?!?mentre stavi con me! Non ci po...>>
<<Tamara no!No! Aspetta! Tu cosa sai?>>, incurvò le sopracciglia e strizzò gli occhi. Faceva cosi solo quando si stava impegnando a capire qualcosa.
La sua domanda mi fece imbestialire.
<<Luke parliamoci chiaro, o mi dici tutto o vado da lei e...>>
<<No!>>, si affrettò a dire ,<<Un attimo... so che appena te lo dirò tu non vorrai avere più niente a che fare con me>>.
Che cosa aveva fatto?
Ero confusa, perché Clare aveva detto alle due comare che non era accaduto niente tra di loro. Perché mentire?
<<Ascoltami bene, io Clare la considero come una buona amica. Sapevi già che l'avevo rifiutata perché...perché aspettavo te...>>
<<Luke vai al dunque, questa storia già la conosco!>>, ringhiai.
<<Sappi che me ne sono pentito...davvero...io...>>
<<Luke!>>, urlai così tanto da sospettare che l'intera scuola che si trovava dentro la sala mensa mi aveva sentita.
Sospirò impaurito, <<Le ho raccontato di tua zia e dei miei sospetti riguardo i tuoi lividi...>>
Mi sentii mancare. Tutto si annullò e percepii il mio corpo che veniva rinchiuso in un mondo a parte, lontano da quelle parole.
La mia vista si annebbiò lievemente e le gambe smisero di reggermi. Fortunatamente ebbi la prontezza di aggrapparmi al primo appiglio disponibile.
Non ci potevo credere, non poteva avermi fatto una cosa del genere.
Sentii il mio corpo tremare e continuai a tenere salda la ringhiera che si affacciava sul terrazzo.
Avevo lo stomaco in subbuglio, un lieve fischio mi isolava dal resto del mondo e sapevo che se non mi fossi calmata avrei perso i sensi.
Guardai il cortile e per un attimo mi persi ad osservare gli alberi in fioritura.
"Adesso ci sono io" , mi aveva detto quelle parole e io mi ci ero aggrappata.
Come cavolo avevo potuto fidarmi di una persona che neanche conoscevo?
Non lo avevo fatto neanche con Courtney.
Perché mi ero permessa di farlo con lui?
<<Tamara ascoltami, io...>>, cercò di prendermi per un braccio ma quel tocco mi strappò dai miei pensieri e, disgustata, lo scansai in modo così brusco che mi stupii di me stessa. Pesava circa il triplo di me eppure ero riuscita a buttarlo a terra.
<<N...non mi toccare!...>>, ringhiai tra i denti, <<Tu!...Come hai potuto?!? Sapevi che per me era difficile parlarti di queste cose! Come...>>, non riuscii a continuare, ero a corto di aria.
Rimase a terra, con la sua solita faccia penosa che prima guardavo con occhi diversi.
<<Non è così! Fammi spiegare! Io ero confuso, preoccupato e inoltre pensavo a te e ad Eric...>>
<<Non ti azzardare a nasconderti dietro Eric!>>, lo guardai dritto negli occhi con tutto l'odio che avevo imparato a racimolare, <<Come ho potuto fidarmi di te!>>, urlai.
Si alzò e tentò di avvicinarsi ma appena vide la mia reazione si fermò, <<Mi dispiace>>.
<<Cosa ti ha detto lei?>>, non volevo le sue scuse, non volevo neanche più parlarci ma dovevo capire quanto mi avesse esposto.
Quello sguardo da cane bastonato mi faceva solo ribollire il sangue.
<<Che tutti i miei dubbi li aveva avuti anche lei. Mi ha detto di quando una volta, mentre eri nello spogliatoio femminile, aveva notato dei grandi lividi sulla schiena>>, parlò a bassa voce, come se stesse dicendo un segreto.
Era il mio segreto, brutto Bastardo.
<<Ti sei divertito a parlare di me? A parlare delle mie cose con una persona superficiale che non mi sopporta?!>>.
Stavo cercando di contenere la rabbia ma era così difficile.
Ero nel totale panico.
Cosa avrebbe fatto Clare?
Lo avrebbe detto a tutti?
Io...perché?
Perché?
Perché ero stata così stupida...per quale motivo?
<<Non vederla in questo modo!>>, lo disse come se fosse disperato ma non mi avrebbe più ingannata.
<<E come dovrei vederla?>>, sputai con disprezzo.
Volevo fargli capire che dopo questo lui per me era morto.
<<Tamara ti prego>>, protese le mani verso di me,<<Io credo di essere innamorat...>>
<<Smettila!>>, urlai disgustata, << Non dire quella parola Luke o giuro che ti uccido! Come ho potuto affidarmi a te? Neanche ti conosco ed era ovvio che sarebbe finita così...>>
<<Ti puoi ancora fidare di me! Mi ha promesso che non lo dirà a nessuno...>>, assunse una espressione di orrore, <<Allora è vero? Ti picchiava? Ti picchia?!Tamara tu devi...>>
<<Io non devo fare un bel niente! Stai fuori dalla mia vita! Fammi un favore enorme, dimenticati di me e di tutto ciò che ti ho raccontato!>>, mi girai verso le scale esterne e corsi via.
Avevo bisogno di stare da sola e metabolizzare tutto, avrei dovuto trovare una soluzione solo che sentivo la testa cosi pesante da non riuscire neanche a ragionare.
Sono stata così stupida.
Una vita, ho passato una vita a farmi i fatti i miei e adesso, per gli ultimi mesi, mi ero messa in testa che potevo vivere come gli altri...di poter fare affidamento sugli altri.
Prima di capire dove stessi realmente andando mi ritrovai nell'unico posto isolato della scuola, ero cosi abituata a rifugiarmi li che avevo imparato ad averne necessità.
Appoggiai la schiena al freddo metallo di una delle colonne che reggevano la tribuna e spensi il telefono che non smetteva di squillare.
Ero sicura che nessuno avesse sentito la discussione ma le grandi vetrate che davano sul terrazzo, adiacente alla mensa, sicuramente non ci avevano assicurato una totale privacy.
Non mi andava di parlare con nessuno, figuriamoci con Courtney. Sapevo già, con certezza, che mi stesse aspettando davanti la mia macchina. Non si sarebbe arresa ad un semplice telefono spento e fortunatamente non era al corrente di questa mia tendenza malsana di nascondermi quasi sottoterra.
Volevo andarmene da quel posto, da Luke e da Clare... ma non conoscevo altro luogo più rassicurante e familiare di questo, avrei finito per girovagare senza una meta ed ero troppo scombussolata per mettere alla prova la mia resistenza.
Misi le mani in mezzo alle ginocchia per far smettere quel tremolio ridicolo.
Odiavo sentirmi così.
Odiavo sentirmi indifesa e sapere che la mia vita potesse essere resa pubblica.
Era la mia vita, solo io avevo il diritto di parlarne.
Cosa avrei dovuto fare?
Avrei dovuto parlare con Clare, le dovevo far giurate di non dire niente ma...avevo paura di peggiorare la situazione.
Eppure al bagno non aveva accennato nulla a riguardo, se avesse avuto intenzione di raccontare tutto a Daisy e a Grace lo avrebbe fatto immediatamente... a meno che stava aspettando il giusto momento per umiliarmi.
Speravo che mi stessi sbagliando.
Perché mi aveva fatto questo?
Credevo di essere importante per lui, perché mi ha tradita in questo modo?
Avrei preferito mille volte che l'avesse baciata o che ci fosse andato a letto.
Sentii le prime lacrime scorrermi sul viso e mi lasciai trasportare da tutti quei sentimenti per liberarmi.
Luke mi piaceva, mi stava aiutando a voltare pagina ma aveva rovinato tutto, aveva distrutto tutto il lavoro che stavo facendo su me stessa.
La delusione di sapere che avevo avuto sempre ragione era logorante e distruggeva la poca speranza che custodivo nel cuore. La mia vita era troppo incasinata per poterne parlare con qualcuno. Solo io potevo conoscere la verità.
Dovevo calmarmi e trovare una soluzione, era inutile piangersi addosso.
Cercai di asciugarmi il viso quando vidi Eric di fronte a me.
Da quando era arrivato?
<<Sapevo di trovarti qui>>, mi disse soddisfatto.
Una parte di me si aspettava che sarebbe venuto ma l'altra parte, quella più grande, non aveva voglia di rientrare nel circolo vizioso che lui maestosamente gestiva.
<<Ti prego, vattene!>> la mia voce uscì frantumata per tutti quei singhiozzi che stavo inghiottendo.
<<Che ha fatto?>>.
Perché era arrabbiato? Che diritto aveva di essere arrabbiato?
Anche io lo ero, lo ero con lui perché non ero abbastanza, con me stessa per essermi fidata di Luke che mi aveva ingannata, con mia madre e quei suoi stupidi viaggi, con Drew per avere una sorella cosi orribile, con Rachel per avermi insegnato solo quanto fossi sbagliata e con la vita.
Ero estremamente arrabbiata, mi sentivo esplodere come se la miccia stesse giungendo finalmente al termine.
<<Tamara parlami>>.
<<Non sono affari tuoi!>>, perché doveva intrufolarsi in questo modo? Non lo vedeva quanto per me fosse difficile trattenere tutta quella rabbia? Gli piaceva cosi tanto litigare con me?
<<Che ti ha fatto?!>>.
Odiavo la sua insistenza, non capiva che non era il momento di tartassarmi di domande?
Volevo stare da sola.
<<Voglio andare a casa, di' a Courtney che sto bene!>>, potevo andarci a piedi.
Non so bene quanto ci avrei messo ma mi avrebbe aiutata a schiarirmi le idee.
<<Ti accompagno...>>.
Esplosi. Mi girai e gli andai così vicino da sentire il suo respiro sopra i miei capelli, ma in quel momento ero cosi accecata dall'ira che non gli diedi la stessa importanza e solo adesso mi accorgevo di quanto fosse più alto di me.
<<Te lo dirò solo un'altra volta! Non voglio vedere nessuno tanto meno un ragazzo che non fa altro che giocare con i miei sentimenti!>>, sentivo l'odio e la rabbia impossessarsi del mio corpo, << Non ne posso più Eric dei tuoi tira e molla! Delle tue perenni indecisioni e di come secondo te il mondo girasse grazie alla tua esistenza! Sono stanca di dover combattere con me stessa... E per che cosa? Per ottenere questo?>>, dissi indicando noi, << O quello che c'era con Luke? Oppure per ottenere me in questo stato?>>, sapevo di sembrare una pazza ma non riuscivo a frenare i pensieri, <<Tu non sei fatto per stare con me e io non sono fatta per stare con la gente! Però almeno io ci ho provato a differenza tua quindi mi va bene che tu non voglia rischiare, fai ciò che vuoi ma almeno abbi le palle di rimanere al tuo posto!>>.
Continuai a guardarlo dritto negli occhi e presi più fiato possibile per cercare di concludere <<...Adesso spostati e fatti la tua vita! lasciamo perdere tutto!... É troppo difficile >>, lo dissi in un sussurro e mi allontanai subito.
Avevo il fiatone ma non mi importava, dovevano capire che non ne potevo più. Volevo che mi lasciassero tutti in pace, da sola.
Mi voltai, un gesto che ormai facevo spesso, e presi il cellulare per rimetterlo nello zaino. Cercai di contenere gli spasmi che scuotevano il mio corpo e andai verso quella flebile luce che intravedevo da fuori le gradinate.
Improvvisamente sentii uno strattone al polso e mi ritrovai con la schiena scaraventata sul pilastro mentre due occhi argentei mi fissavano.
<<Che cavolo stai facendo? Lasciami andare!>>, tentai di fare forza con le braccia e le gambe ma non riuscivo ad avere la meglio su di lui.
<<Non pensi davvero quello che mi hai detto! Lo so>>.
<<Smettila Eric! Non sai un bel niente di quello che provo!>>.
<<No! Io ti conosco e so che adesso sei arrabbiata!Conosco pure questa rabbia Tamara, la conosco bene e ti assicuro che fa uscire la parte che meno ci rappresenta>>.
Distolsi gli occhi da lui, cosa voleva ottenere? Perché gli importava cosi tanto? Perché doveva farmi credere che gli importasse cosi tanto?
<<Guardami!>>, con una mano tenne fermi entrambi i polsi e con l'altra mi costrinse ad alzare gli occhi che furono immediatamente imprigionati dai suoi.
Il mio cuore stava già facendo le capriole e capii che dovevo liberarmi da quella stretta perché se non lo avessi fatto ora allora sarebbe stato impossibile farlo dopo. Ci provai ma fu inutile. Strinse ancora di più la presa e avvicinò il suo viso al mio.
Ti prego Eric, smettila.
Come se pensarlo intensamente bastasse a fermarlo.
Dovevo dirglielo chiaramente ma ero in attesa della sua prossima mossa, ormai era troppo tardi.
<<Forse hai ragione, non lo so e vorrei tanto capire cosa diavolo ti passa in quella testolina>>, appoggiò la sua fronte fresca sulla mia, <<Mi fai impazzire>>.
Stavo per ribattere quando le sue labbra si poggiarono sulle mie.
I miei polsi sembravano spezzarsi ma in quel momento non sentivo alcun dolore se non il turbine di emozioni che provavo ogni volta che la sua bocca, il suo corpo e il suo respiro entravano in contatto con la mia esistenza.
Non mi bastava mai. Lui non mi bastava mai.
Sentii scorrere le sue mani su di me, dimenticandosi del fatto che adesso potevo tranquillamente allontanarlo.
Ma lui lo sapeva, sapeva che baciandomi sarei stata più in trappola di quanto non lo fossi un attimo fa con i polsi immobilizzati.
Era cosi meschino ma in quel momento non mi importava, pensavo solo alle sue labbra... erano così perfette, ogni parte di lui sembrava essere fatta per aderire al mio corpo.
La sua bocca si era appropriata della mia in un modo così naturale che non capivo come avessi fatto fino ad oggi a stare senza di lui. L'odore di menta e il suo fiato erano diventati la mia dose di eroina e io ci ero di nuovo ricaduta. Non riuscii a trattenermi e mi aggrappai a lui, le nostre lingue si scontravano senza tregua e quel bacio umido e possessivo non faceva altro che farmi desiderare di più la sua presenza.
Non so quanto tempo passò ma bastarono solo pochi secondi di pausa per farmi riacquistare il buon senso.
Che cosa stai facendo?
Ti scaricherà di nuovo, perché l'hai fatto?
Non ti è bastato già Luke?
Devi cadere ancora più in basso?
Quei pensieri mi diedero abbastanza forza per cercare di spostarlo ma lui non sembrava volersi muovere anzi, più lo spingevo e più si avvicinava...in realtà le mie mani sul suo petto sembravano più accarezzarlo che allontanarlo, non ci credevo abbastanza.
<<Che... che cosa hai fatto?>>, lo dissi come se lo avessi appena sorpreso a fare qualcosa che non doveva fare ma in effetti era così.
<<Vuoi che lo rifaccia di nuovo?>>, rise ma dal modo in cui mi guardava capii che lo avrebbe fatto davvero.
Perché mi faceva questo?
Era così frustrante.
<<Eric ti prego...>>, iniziai a piangere, mi sentivo inerme e lui sapeva quanto io odiassi non avere il controllo. Aveva trasformato quella rabbia distruttiva in qualcosa di peggio che mi sbriciolava l'anima.
<<Hey... non piangere, non voglio vederti cosi>>, disse mettendomi una mano sul viso.
<<Non lo vuoi... Perché qui si tratta solo di te e di cosa ti va di fare! Non imparerai mai...>>, riuscii a divincolarmi dalle sue braccia e con passo veloce mi diressi verso la macchina.
Speravo solo che Courtney non mi stesse aspettando.
Più mi allontanavo da lui e più quella familiare sensazione di vuoto si rimpossessava di me. Non mi ci sarei mai più dovuta avvicinare perché non sopportavo questa sensazione. Ci ero ricaduta di nuovo, mi aveva baciato senza motivo, lo faceva sempre e non gli dava la stessa importanza che gli attribuivo io.
<<Fermati! Tamara!>>, urlò.
Lo ignorai, il modo in cui mi dava ordini mi dimostrava quanto io gli avessi reso la vita facile.
Le mie gambe andavano sempre più veloci nonostante la testa sembrasse girare più del dovuto.
<<Cazzo, Tamara! Sono io!>>, mi sbarrò la strada con il suo corpo e mi baciò di nuovo, questa volta fu diverso... molto più dolce ma mi provocò la stessa emozione di prima se non più intensa e io glielo permisi per l'ennesima volta, come se non stessi aspettando altro.
<<Non scapperò più quindi ti prego, non farlo neanche tu>>, la sua voce nervosa e roca mi trapassò il cuore, <<Ti ho già detto che non devi allontanarti da me, mai! Hai capito cosa ti sto dicendo?>>.
<<No>>, mi limitai a dire, sentivo il cuore martellare insistentemente sul mio petto.
<<Provo a spiegartelo meglio>>, fece un sorriso e mi prese il viso tra le mani, <<Non so cosa succederà, non ti posso promettere nulla...>>, chiuse gli occhi come per scacciare dei brutti ricordi per poi riaprirli, <<Ma non ce la faccio più a starti lontano. A guardarti senza poterti toccare...>>, fece scorrere le sue dita sulla mia schiena e appoggiò di nuovo la sua fronte sulla mia.
<<Tu non puoi capire quanto ti ho desiderato in queste settimane, non lo puoi capire>>, mi diede un altro bacio che prosciugò tutto il dolore e la paura che serbavo, <<A immaginarti con un altro. Non ho mai provato così tanta gelosia per una persona. Mi sembrava di impazzire>>, la sua bocca sfiorò il mio collo lasciando sulla mia pelle una tensione insopportabile, <<Mi dicevo "lei deve stare con me" , "lei vuole me", "lei è mia". Ma non volevo crederci perché facendolo ti avrei solo trascinato nella mia vita>>, afferrò i miei fianchi e sussultai per quella vicinanza, << Non me ne fotte più nulla. Sarò pure egoista ma ci ho provato! Non sono mai stato con così tante ragazze nell'ultimo periodo ma ogni volta che le sfioravo...pensavo a te e a come sarebbe stato bello toccarti o essere toccato dalle tue mani>>.
Il mio corpo necessitava altra aria, aria che avevo trattenuto nei miei polmoni per non fare rumore, per permettere a quelle parole di entrarmi dentro.
"Non posso prometterti nulla" sapevo di non dovermi aggrappare solo a quelle parole e forse avrei dovuto apprezzare la sua sincerità ma non riuscivo a sostenere l'idea di sapere cosa significasse passare del tempo con lui, senza limiti di stupide etichette, per poi vedermelo scivolare tra le mani.
Si sarebbe stufato di me velocemente o peggio... lo avrei coinvolto nei miei problemi, proprio come Luke. Lui avrebbe capito quanto la mia vita potesse essere penosa e se ne sarebbe andato o avrebbe preso decisioni che solo io avrei potuto prendere, mandando tutto a rotoli.
Non potevo.
<<Tamara ti prego, dimmi qualcosa>>, mi supplicò, aveva perso quella sua solita aria da sbruffone. Evidentemente si era accorto della mia lotta interiore.
<<Ho paura>>, dissi con sincerità ed era vero. Avevo paura perché iniziare un'altra relazione significava dovermi confidare con quella persona ma non potevo farlo.
La mia vita non me lo permetteva.
Chiuse gli occhi e mi abbracciò.
<<Anche io ma sono stanco di farmi condizionare da questo. Tu hai ragione! Mi hai detto che non ci ho provato neanche e hai ragione. Sei troppo importante per non provarci e lasciarti andare!>>.
Ripercossi gli ultimi giorni e mi sentii oppressa da un enorme peso sul petto, non potevo farlo, non adesso.
Mi avrebbe fatto delle domande e se Finn sarebbe ritornato?
O peggio...se Rachel sarebbe ritornata come prima?
Non potevo fingere a vita, prima o poi avrei fatto un passo falso che mi avrebbe fregata.
Non potevo farlo.
<<Basta cosi!>>, dissi con un colpo d'aria mentre lottavo con me stessa, quella me che voleva solo saltargli addosso e dimenticare tutto il resto.
Come se lui fosse l'unica cosa di cui avessi realmente bisogno, ed era proprio questo il problema...non lo era o almeno, sapevo che non poteva esserlo...soprattutto adesso.
Non so come riuscii ad allontanarlo dato che le mie mani non la smettevano di tremare per quelle parole confessate che per giorni erano state rinchiuse nel mio cuore.
<<Tutto questo... non riesco a sostenerlo Eric, è troppo! Ho troppi problemi a cui dover pensare ma soprattutto da risolvere...>>, alzai la testa e per la prima volta mi sembrò di averlo colto alla sprovvista.
<<E pensi che senza di me riusciresti a risolverli?>>, si indicò incredulo.
<<Non è questo il punto, dopo oggi ho capito che certe cose della mia vita devono rimanere solo mie ma è impossibile se vicino a me ho qualcuno. E' già difficile con Courtney e poi Luke...>
<<Non so cosa ha fatto quel Coglione ma non puoi paragonarmi a lui!>>.
Luke mi aveva fatto male, ci tenevo davvero a lui e mi fidavo. Era la prima persona a cui avevo permesso certe cose ma era vero, non potevo paragonarlo a lui. Se avessi ricevuto un colpo basso da Eric non mi sarei limitata a rifugiarmi in questo stupido posto.
<<Lo so...con te è diverso...sono troppo coinvolta>>.
<<Ed è un male?>>.
<<Si, Eric! É un male!!!>>, urlai di getto esausta da tutto ciò che stava succedendo.
Mi sentivo sopraffatta da mille emozioni e non riuscivo a distinguerle singolarmente.
Era un male perché sapevo ancora prima di iniziare che lui avrebbe mollato la presa, era troppo lunatico ma soprattutto prendeva decisioni senza interpellarmi quindi la nostra relazione si sarebbe conclusa velocemente.
Se adesso, per via di Luke, mi sentivo ferita ed amareggiata...con lui ne sarei uscita devastata e non poteva accadere perché ero già stremata dalle mille emozioni.
Sapevo bene che con lui avrei passato dei giorni stupendi ma che senso aveva iniziare qualcosa che sapevo sarebbe finita presto? L'eventualità di rimanere sola, con un dolore peggiore di quello che stavo provando adesso, mi terrorizzava.
Lo guardai, i suoi occhi riflettevano tutto ciò che desideravo ma sapevo che allo stesso tempo potevano distruggermi.
Perché dovevamo affrontare una discussione del genere proprio ora? Aveva un pessimo tempismo.
Non sembrò turbato per la mia reazione ma più per le parole che gli stavo dicendo.
<<Cosa mi stai proponendo? Di essere di nuovo A.M.I.C.I?>>, sputò quell'ultima parola come se fosse un insulto.
<<Non voglio questo!>>.
Volevo lui ma allo stesso tempo sapevo di non poterlo avere perché in futuro me ne sarei pentita, non lo avrei saputo gestire.
Quello che avevamo e che potevamo avere era troppo grande e quindi troppo pericoloso e lui era una mina vagante.
<<E cosa Vuoi? Dimmelo perché non ti sto capendo!>>, si ravvivò i capelli mettendosi poi di fronte a me, cosi vicino che dovetti indietreggiare per non essere nuovamente distratta.
<<Eric non lo so! So solo che ho bisogno di respirare!>>, e di tempo... un tempo interminabile... cosa gli stavo proponendo? Di aspettarmi? E per quanto? Era ridicolo.
<<Vuoi... del tempo? e noi che facciamo? Pensi che ci farà bene stare lontani anzi... Pensi che ci riusciremo? Pensi che ci riuscirai?>>, era cosi patetico che lui sapesse quanto potere avesse su di me.
<<Devo riuscirci, non dobbiamo per forza non vederci... sarebbe impossibile dato che andiamo nella stessa scuola e frequentiamo le stesse persone... potremmo...>>
<<Potremmo cosa Tamara, sentiamo!>>, la sua calma iniziò a vacillare, era infastidito da quelle mie parole.
Non era abituato a ricevere un "No" come risposta, soprattutto dalla sottoscritta.
<<Potremmo andare in biblioteca a studiare o magari posso venire alle partite e uscire insieme a te e ai ragazzi...>>
<<Scordatelo! Non ci riusciremo e sarebbe una cosa assurda anche solo provarci!>>.
<<Hai ragione, è una cosa stupida ma non posso darti altro... voglio che le cose rimangano cosi prima che possa essere costretta a chiuderla definitivamente!>>.
<<Non riusciresti a chiuderla definitivamente con me!>>.
<<E' qui che ti sbagli! Sono brava ad ingoiare le batoste!>>, ne sarei uscita col cuore spezzato ma l'alternativa era peggiore quindi, per il mio bene, lo avrei fatto.
Era spirito di sopravvivenza, da qualche parte lo avevo pure io.
<<E io sarei una batosta?>>.
<<Eric ti ho appena detto che non vorrei che tu mi costringessi ad eliminarti del tutto dalla mia vita perché si, lo farei ma non ne uscirei intatta ed è l'ultima cosa di cui io abbia bisogno!>>.
Rimase in silenzio per un po' a fissarmi, sembrava come se fosse davanti ad un problema di trigonometria da risolvere.
Il fatto era che lui se la cavava, e anche bene, con i numeri.
Chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie, avevo un forte mal di testa e pensare a "noi" equivaleva ad un trapano che fracassava il mio cervello.
<<Lo so che è assurdo quello che ti sto chiedendo... credo pure che non abbia proprio senso ma ti prego, non mi complicare le cose... ho bisogno di rassettarmi>>, mantenni gli occhi chiusi cercando di trovare almeno un filo logico in quello che gli avevo proposto.
Sapevo solo che non potevo stare con lui ma non volevo prendere la decisione di allontanarlo, e questo complicava tutto.
<<Ti darò del tempo dato che dici di averne bisogno ma so che non sarà per decidere se stare o no con me perché la risposta è già ovvia solo che per qualche stupida ragione stiamo ritardando quel momento>>, si fermò a pensare e dopo alcuni secondi ricominciò, <<Cercherò di non farti pressioni ma scordati l'idea che prenderò le distanze... non lo farò, anzi se avrò troppa voglia di toccarti...>>, sobbalzai appena percepì il suo dito tracciare la linea del mio profilo per poi fermarsi sulle labbra, <<O di baciarti, non mi porrò il problema di non farlo perché come ho detto prima so già che mi vuoi>>.
<<Non credo che questo sia il modo giusto per...>>
<<E' l'unico modo, o almeno l'unico che ci permetta di avere un po' di tregua! Le abbiamo provate tutte, no? Sarà la nostra ultima chance, Va bene?>>.
Ad un tratto persi tutta quella forza che avevo prima, come potevo essere cosi remissiva quando si trattava di lui.
<<Ok>>.
Una vocina dentro di me sussurrava "Debole".
É vero, ero una debole e me ne sarei pentita presto ma avevo dei limiti che Eric conosceva e che sapeva sfruttare a suo vantaggio.
<<Abbiamo appena trovato un compromesso, segno di una coppia stabile>>.
<<Non è il momento di scherzare>>, dissi ma non riuscii a nascondere un lieve sorriso. Irrecuperabile.
Sentimmo il suono della campanella avvisarci dell'inizio delle lezioni.
Ad un tratto tornai ad entrare in paranoia per quello che aveva fatto Luke ed Eric sembrava aver capito dato che, come al suo solito, mi prese per un braccio e iniziò a trascinarmi fuori dal sottoscala.
<<Eric...>>.
<<Non credo tu voglia ritornare là dentro, ti accompagno a casa>>.
<<Posso andare anche da sola>>, poi ripensai a Courtney e dopo quelle discussioni non avevo proprio voglia di parlarle. Mi si strinse il cuore immaginando la sua preoccupazione, ma ero troppo esausta.
<<E' solo un passaggio, prometto di fare il bravo>>.
Lo guardai da dietro e mi lasciai trasportare da delle immagini di noi insieme, senza i problemi che ci circondavano. Per un momento sentii il cuore scoppiare.
Soffocai subito quei sentimenti cosi caldi e puri, non potevo permettere ai miei casini di rovinare quello che poteva esserci tra di noi, non era il nostro momento.
Dovevo prima pensare a Rachel, Finn, Luke e ad Aron...l'uomo che si spacciava come mio padre.
Padre... come poteva una parola cosi importante essere svuotata da tutti i suoi significati?
Chiusi di nuovo gli occhi, volevo solo spegnermi.
Il tragitto fu breve ma soprattutto riposante, ero talmente stordita da tutto il casino successo che i pensieri non ebbero il coraggio di venirmi a trovare.
<<Grazie per il passaggio>>, dissi togliendomi quell'enorme casco, ogni volta mi faceva solo sudare ma non avrei mai rinunciato ad indossarlo. Mi faceva sentire più sicura.
<<Quando vuoi>> , l'intensità della sua voce mi fece rabbrividire.
<<Si... allora ciao>>, mi girai senza aspettare una risposta perché più tempo passavo con lui più il muro che stavo costruendo si sgretolava.
<<Ci vediamo stasera!>>.
<<Eh?>>, chiesi confusa.
<<Non hai la macchina e hai il turno... no? Ti verrò a prendere al lavoro>>.
<<Si ma... Eric ne abbiamo parlato un attimo fa>>.
<<Appunto, ti ho detto che non ti farò pressioni, è solo un passaggio Evans... tranquilla. E poi sarò la tua giustificazione per levarti di mezzo quel coglione>>.
Pensai a Luke... mi avrebbe sicuramente voluto riaccompagnare a casa.
Anche se adesso avevo una mezza macchina tutta mia, mi ero abituata ai passaggi di Luke... era strano lavorare nello stesso posto e non andarci insieme.
In realtà non avevo ancora pensato che oggi sarei stata di turno, magari avrei potuto evitare di andarci. Non mi ero presa neanche un giorno libero da quando avevo iniziato e Bay non mi avrebbe detto di no.
Sospirai pesantemente...No, non lo avrei mai fatto e a quanto pare anche Eric lo sapeva.
Guardai Eric. Dio come poteva essere cosi perfetto? Non mi ero guardata allo specchio ma dopo quella giornata e quel caldo non mi aspettavo di avere neanche un quarto della sua bellezza.
Stava immobile con la sua maglietta di cotone nera, che gli scolpiva gli addominali meglio di quanto avrebbe potuto fare Michelangelo. Sotto quella magnifica luce, i suoi occhi assumevano una sfumatura celeste che, come sempre, contrastavano i lunghi riccioli neri. E quelle labbra...
<<Lo sai vero che non mi aiuti se continuerai a guardarmi cosi>>, abbassai subito la testa e feci finta di nulla.
Lo sapevo, cavolo, lo sapevo! Non potevo neanche fidarmi di me stessa.
Potevo essere cosi imbecille? Non avrei mai imparato. Potevo sbatterci mille volte la testa ma non avrei concluso nulla.
Cercai velocemente le chiavi, volevo solo rifugiarmi nella mia stanza e non uscirne più.
Ti prego va via, Ti prego va via, Ti prego va via... iniziai a ripetermi mentalmente sperando di sentire il ruggito della moto.
Dove cavolo le avevo messe? Spostai chissà per quante volte i libri che avevo dentro lo zaino ma non trovai nulla.
Le avevo lasciate in macchina? Potevo entrare dalla finestra ma sarebbe stato imbarazzante farlo di fronte a lui.
Forse Rachel era a casa...
<<Imbranata, cerchi queste?>>, estrasse dalla tasca dei pantaloni delle chiavi che conoscevo bene, <<Ti erano cadute prima a scuola ma non ho trovato il momento per dartele>>, stava ridendo di me, conoscevo quel sorriso tanto bene quanto quegli occhi.
In silenzio, e piena di vergogna, andai a riprendermele. Sapevo di assomigliare già ad un peperone e speravo solo che lui non commentasse il mio livello di rossore perché sarei potuta di nuovo scoppiare a piangere. In quel periodo ero particolarmente instabile ma non ero da biasimare.
Feci per prenderle quando ritirò la mano verso di se lasciando la mia a mezz'aria, <<Non mi hai risposto. Stasera ti do un passaggio io, va bene?>>, sembrava più l'ennesimo ordine che una richiesta.
Era solo un passaggio, come quello che mi aveva dato oggi. Avevo lasciato la macchina a scuola pur di non incontrare Courtney quindi sarei dovuta andare e ritornare a piedi e non mi andava...
....Mi stavo prendendo in giro pure da sola. La realtà era un'altra ma non volevo ammetterla.
<<Va bene>>, risposi sconfitta.
Riuscii a riprendermi quelle maledette chiavi e a rinchiudermi velocemente dentro quella maledetta casa.
Appena chiusi la porta sentii il rumore della moto e poi il silenzio. Mi guardai attorno, Rachel non sembrava essere a casa. Avevo il cuore che andava a mille e mi pregava di dargli un po' di tregua. Se fosse stato per me ne avrei fatto anche a meno.
Scivolai lungo il muro della cucina rannicchiandomi a terra, che cosa stavo facendo?
Mi sembrava di guidare una macchina in stato di ebrezza su una strada ghiacciata e senza segnaletiche. Buffo come ogni situazione disastrosa riuscivo a paragonarla a quella che mi aveva rovinato la vita.
Toccai il ciondolo con le dita e chiusi gli occhi.
Mamma... Papà... che dovevo fare?
In quei giorni avevo cercato di non pensarci perché non era certa che fosse vero ma soprattutto non era affar mio.
Se avessi avuto ancora un "padre" non sarebbe cambiato nulla dato che non mi aveva mai cercata. Eppure qualcosa mi diceva che non potevo lasciare le cose in quel modo.
Dovevo avere delle risposte ma non sarei ritornata in quel posto, avevo la sensazione di entrare in una grossa e soffocante tela di ragno, ed io odiavo i ragni.
Quell'uomo...Marcus....non sembrava per niente affidabile, aveva detto che mio padre gli aveva dato degli ordini. Per obbedirgli allora o era un suo sottomesso oppure un semplice amico con un debito verso mio padre.
E se fosse stata la prima? Aron... aveva detto che si chiamava cosi...
Cos'era? Un capo di qualche gang? Quelle persone facevano parte della sua banda?
Non che me ne intendessi ma pensavo se ne andassero in giro con dei giacconi di pelle sopra a delle moto e con qualche stemma... tipo una lepre infuocata. Ma nonostante i capelli verdi di quel ragazzo, sembravano essere gente seria, pericolosa, ma seria.
Dovevo parlare con Rachel ma era cosi sedata dai farmaci che non potevo fare affidamento neanche su di lei, avrebbe potuto scambiare un cavallo per un unicorno. Solo che non c'erano altre vie da cui iniziare.
Almeno per una cosa potevo contare: su Courtney. Lei avrebbe saputo gestire meglio di me un possibile pettegolezzo a scuola. Aveva molta più influenza di Clare, cazzo era stata la reginetta dello scorso anno ed era co-presidente del consiglio. Qualcosa doveva pur significare.
Luke invece non mi avrebbe sicuramente dato più fastidio, sarebbe rimasto sulle sue perché impossibile da dire ma sa stare al suo posto... mentre Eric, non lo so.
Non potevo darmi una risposta dato che la domanda non volevo neanche pormela.
Mi alzai e andai a farmi una lunga doccia, ne avevo bisogno. Quando uscii dal box guardai lo specchio e il mio corpo riflesso. Non avevo più nessun livido, mi rimaneva solo quella cicatrice che avevo sul fianco sinistro e che avevo ricucito da sola, ero stata brava.
<<Si Tamara, nonostante tutto sei stata brava>> , forse ero diventata pazza a parlare da sola ma non mi importava.
Indossai dei pantaloncini leggeri ed un vecchio top arancione sbiadito, uscii dal bagno e mi fermai davanti a quella orribile stanza. Quella di fronte alla mia.
Non mi faceva più cosi male ciò che mi aveva fatto... ma avevo una rabbia divoratrice verso di lui, lo odiavo più di quanto odiassi sua madre.
Ricordai la prima notte che mi obbligò a stare al suo gioco, ero stata cosi stupida a credere che forse quella famiglia non era del tutto dannata e che forse lui mi voleva davvero bene. Giocavamo sempre di nascosto da Rachel perché evitavamo di farla arrabbiare, quando mi privavano di mangiare, per non aver portato la spazzatura o per non aver pulito bene, lui durante la notte mi portava sempre qualche merendina ed un bicchiere di latte.
Poi non so cosa accadde ma divenne scostante, freddo, cattivo e non perdeva occasione di umiliarmi davanti agli altri. Cosi quando mi disse di volermi parlare pensavo che forse voleva chiedermi scusa o dirmi cosa avevo fatto di sbagliato, ero quasi felice. Ma mi sbagliavo. Non si preoccupò neanche delle mie urla perché eravamo soli a casa e anche se ci fosse stato qualcuno... nessuno là voleva proteggermi o salvarmi, nessuno!
Mi aveva messo le mani attorno alla gola e mi aveva detto cosi tante cose orribili su di me, su mia madre. Ero rimasta immobile e lo pregai, lo pregai cosi tanto di lasciarmi andare. Mai avevo pregato qualcuno così , neanche la morte quando era venuta a portarsi via mia madre. Pensavo mi stesse uccidendo ma poi quando iniziò a toccarmi capii tutto, sarebbe stato meglio uccidermi.
L'umiliazione di quella notte mi segnò in modo indelebile. Mi sentivo cosi poco importante, poco adatta... cosi sbagliata.
Però pensavo di meritarmelo.
Tutti mi odiavano, tranne Courtney e la sua famiglia... ma loro non conoscevano tutta la storia. Per questo pensavo che il loro affetto non contasse nulla e che se avessero scoperto tutto mi avrebbero trattato con indifferenza. Erano delle brave persone quindi non si sarebbero mai permesse di fare ciò che mi facevano Rachel o Finn, eppure ero convinta che non mi avrebbero più rivolto la parola.
Una piccola parte di me, di fronte alle atrocità, credeva di meritarsele.
Non dirò di essere stata fortunata di aver dovuto rivivere quel momento "solo" altre tre volte perché quel dolore, quella paura e quella porcheria mi hanno sfregiata dentro.
Ma ce l'avevo fatta, dovevo lottare invece di subire... ma ce l'avevo ugualmente fatta.
Era inutile pensare a cosa avrei dovuto fare, quanti potevano sopravvivere a tutto ciò che avevo passato?
Quando Andrew lasciò la casa per andare all'università, fu uno dei giorni più liberativi della mia vita. Non avrei più dovuto rivederlo e fortunatamente non aveva neanche un buon rapporto con la famiglia da doversi ricordare di ritornare per Natale o per qualsiasi altra festività, compresa le vacanze. Era come se lui non fosse mai esistito.
Sentii la porta della cucina aprirsi e decisi di non rimandare.
<<Non devi essere a scuola a quest'ora?>>, mi chiese come se le importasse qualcosa.
<<Dobbiamo parlare>>, la vidi posare una busta piena di medicinali e poggiare le chiavi della macchina sul bancone della cucina.
Aveva intenzione di prenderle tutte? Ora capivo come facesse a ridursi in quel modo. Con tutte quelle pasticche chiunque sarebbe diventato un'altra persona.
Sembrava cosi normale ma io sapevo che aveva l'inferno dentro.
<<Di cosa? Se è per le bollette non ti devi preoccupare, oggi mi hanno ripresa al supermercato>>, disse girandosi e mostrando la lunga cicatrice che le ricopriva il volto. Non era passato molto tempo da quella notte perciò il rossore era cosi intenso da non venire coperto neanche dal fondotinta.
<<Voglio parlare di Aron>>, appena pronunciai quel nome vidi i suoi occhi rimpossessarsi dei demoni che si erano addormentati.
Ben tornata Rachel.
<<Non so chi è!>>, era nervosa.
Non la smetteva di muovere le mani e senza guardarmi andò a bere un bicchiere di acqua.
La aspettai perché quella reazione significava solo che lei sapeva qualche cosa e costi quel che costi me l'avrebbe detto. Quando terminò il suo secondo bicchiere mi fissò.
Aveva paura.
Di me?
No, aveva paura di lui. Allora era tutto vero?
<<Raccontami tutto, sai bene che tra le due quella che deve un favore all'altra non sono io>>.
<<E io ti dovrei un favore?!? No! Guardami!Per colpa tua ho una famiglia distrutta, un fratello morto ed una faccia deturpata!>>.
<<Pensi davvero che sia per colpa mia?>>, dissi indicandole la faccia, <<Se ti fossi comportata come una persona umana tutto questo non sarebbe mai successo!>>, ignorai le altre accuse dato che sarebbe stata una causa persa.
La vidi scaraventarsi su di me ma riuscii velocemente a scansarmi e lei cadde a terra, solo che la mia reazione fu cosi repentina che non mi resi conto dello spigolo del tavolo in cui andai a sbattere.
Faceva male ma non mi importava.
La solita paura che provavo in queste circostanze aveva lasciato il posto all'adrenalina e alla rabbia.
<<Troia, spero che un giorno finirai come lei!>>.
Mi massaggiai il braccio per cercare di attenuare il dolore.
"Lei"... Ormai avevo capito a chi si riferisse e che non avrei potuto ottenere più informazioni di queste. Se si comportava così allora mi aveva dato una mezza conferma. Quindi era davvero mio padre? La guardai a terra, risentii quella sensazione di potere che per anni avevo visto nei suoi occhi e feci qualcosa che non mi sarei mai aspettata.
<<Non ti ho mai denunciata! Non ho mai denunciato ciò che ha fatto tuo figlio e so che tu lo sai! Non l'ho mai fatto ma questo non significa che non lo farò a meno che tu non inizi a cambiare atteggiamento>>.
Evidentemente non si aspettava una tale reazione perché rimase a guardarmi con gli occhi spalancati, in silenzio.
<<Mi devi una vita e dei soldi, per la prima non si può fare più nulla ma per la seconda possiamo rimediare. Voglio la macchina e soprattutto voglio non dover pagare più per te. Dovrai pensare alle bollette e alle pulizie tanto quanto ho fatto io fino ad oggi. Ci divideremo i giorni per pulire le stanze in comune e faremo la spesa separata. Io non utilizzerò i tuoi soldi e tu non utilizzerai i miei. Saremo due sconosciute che vivono sotto lo stesso tetto fino a quando compirò 18 anni, poi ti lascerò dentro questa immondizia>>, indicai la casa, << E sarai libera di marcire da sola nel tuo odio>>.
<<Stai scherzando, vero? Stronza ingrata, chi credi di minacciare? Non ti crederà nessu...>>
Iniziai a ridere,<< Credi davvero che nessuno se ne sia mai accorto? Io ho sempre fatto in modo di sviare tutto! Se dicessi la verità tutti confermerebbero i fatti!!>>.
<<Non ti converrebbe, non lo hai mai fatto quindi significa che c'è qualcosa che ti frena!>>.
<<C'era, Rachel, parla al passato! Era la paura ma sai... ho capito che ormai non hai più modo di rovinarmi la vita, è finita, non hai più potere! Sei sola! Anche Finn ti ha abbandonata!...>>, quell'ultima frase l'aveva distrutta, era impossibile credere che potesse provare amore quindi mi limitai a pensare che fosse solo ossessione e convenienza... eppure lei era convinta di amarlo. Pensare di essere stata abbandonata, con me, la faceva stare davvero male.
<<Ritornerà!>>, si limitò a dire.
<<Non mi importa, non cambierebbe nulla! Mi hai sempre detto che ti ho rovinato la vita, bene... vuoi davvero che te la rovini? Non credo sia bello dormire dietro a delle sbarre...>>, decisi di giocarmi l'ultima carta, <<magari con gli amici di mio padre!>>
<<Non lo conosci neanche! Neanche ti converrebbe!>>.
Si, avevo colto nel punto giusto e i suoi occhi sbarrati me lo facevano capire.
<<Può essere anche vero ma ti ha sistemato una volta, perché non farlo di nuovo?>>, non riuscivo più a fermarmi, non mi riconoscevo ma questo era l'unico modo.
Si alzò e mi scaraventò addosso le chiavi del suo prezioso fuoristrada.
<<Con questo non ti devo più nulla!>>, disse per poi salire le scale, borbottando quanto fossi orribile.
Sospirai, ci ero riuscita.
Guardai le chiavi e mi sentii cosi ridicola... da dove diavolo mi era venuta quella idea? Evidentemente avevo sottovalutato il timore che prima o poi sarei rimasta a piedi... la macchina di Rachel era nuova e sicuramente non mi avrebbe dato alcun tipo di problema a differenza di quella che avevo comprato con i pochi risparmi che mi erano rimasti.
Avrei potuto rivenderla e ricavarci qualcosina...
Che proposta idiota... una macchina in cambio di cosa? Anni di torture e di silenzi.
Ero patetica ma lo ero sempre stata, almeno adesso potevo godermi meglio quello che rimaneva della mia vita.
Da oggi non avrei più subito.
Utilizzai il poco tempo per rimettermi in forze, non avevo toccato cibo e non potevo continuare ad ignorare il mio corpo. Mangiai in camera mia e mi persi in serie tv e musica. Il telefono rimase dentro il mio zaino, ancora volutamente spento.
Mancavano 30 minuti all'inizio del mio turno e con la mia nuova macchina non mi sarei più dovuta preoccupare di arrivare in ritardo per via dei mezzi di trasporto.
Avevo esagerato? Forse si ma non per chi avevo di fronte, avevo esagerato perché non volevo essere così meschina.
Uscii da casa con in mano le mie nuovo chiavi della mia nuova macchina, l'avrei pulita e se avessi avuto modo pure riverniciata.
Inoltre dovevo procurarmi i documenti per il passaggio, non ero così stupida da non volerlo rendere ufficiale.
Misi le chiavi nella serratura quando mi accorsi che sul vialetto c'era qualcun altro.
Perché ero così idiota?
<<Ti prego! Dimmi che non te l'eri dimenticata!>>.
Eric stava appoggiato alla sua moto con aria affranta.
Ero così su di giri per quel nuovo aggeggio che mi ero dimenticata del passaggio ma non ricordavo che mi avesse detto pure per l'andata.
<<So a cosa stai pensando, era ovvio che ti avrei accompagnato io al lavoro. Che senso aveva farti andare a piedi e poi venirti a prendere?>>.
Come sempre aveva ragione.
Non sapevo cosa dire, io volevo andare con la mia nuova macchina.
<<Eric io ti ringrazio ma non ho più bisogno di passaggi, ti presento la mia nuova batmobile rossa>>.
L'avevo davvero chiamata cosi?
<<Pessimo nome e pessimo colore ma meglio di quella ferraglia>>.
Mi finsi offesa e accarezzai la macchina, m<<Non lo stare ad ascoltare! È solo invidioso che tu hai 4 ruote e Tracy solo 2!>>.
Mi girai e il suo sorriso mi mozzó il fiato, da quando non lo vedevo o facevo ridere così?
<<Eppure ti piace andare "solo" su 2 ruote!>>.
Lo ignorai per dargli fastidio. In realtà era vero, ma mi piaceva soprattutto perché stavo con lui.
<<Quindi adesso che si fa?>>, dissi per cercare di richiamare i miei pensieri.
<<Non dovresti neanche chiedermelo!>>, si avvicinò e mi fece indossare il casco. Le sue lunghe dita sfioravano il mio mento mentre tentavano di chiudere il gancio... nello stomaco avevo uno zoo di emozioni.
<<Ecco, questo casco ormai sembra appartenerti!>>, mi fece l'occhiolino e non sentì più la necessità di opporre resistenza. D'altronde ormai era venuto a prendermi e per ingegnare la mia nuova macchina avrei avuto molte altre occasioni.
<<Questa è l'ultima volta, lo sai?>>, dissi imbronciata.
<<Vedremo>>, partì costringendomi ad aggrapparmi alla sua giacca. Mi lasciai andare di nuovo a quella magnifica sensazione, sembrava che stessi volando.
Ma a differenza di poche ore fa, con la mente più riposata, non riuscii ad ignorare i pensieri.
A breve avrei rivisto Luke. Cosa avrei dovuto fare?
Mi persi in mille eventuali catastrofi che sarebbero potuti accadere per poi obbligarmi a smetterla. Magari non si sarebbe presentato, magari si sarebbe licenziato.
No, non lo avrebbe mai fatto ma non lo avrei fatto neanche io.
Avevo bisogno di quel lavoro e, a parte Luke e qualche cliente poco carino, mi trovavo bene.
Meglio un cliente ubriaco che un capo pedofilo.
Mi strinsi più forte ad Eric mentre l'aria mi accarezzava la pelle.
Adoravo quella sensazione. Mi sentivo libera e in grado di fare tutto...e avevo proprio bisogno di crederlo.
Il tempo passò velocemente e una volta scesa dalla moto vidi Eric posare pure il suo casco.
<<Eric non mi dire che vuoi entrare>>.
<<Si! Ho fame e...>>
<<Ci sarà anche Luke! Non voglio avere altri problemi con lui più di quanti ne ho già. Per oggi non voglio altri pretesti per litigare quindi...>>, sospirai e continuai il mio discorso, <<...quindi ci vediamo più tardi!>>.
Lui non rispose.
Rimase lì a guardarmi senza dire nulla.
<<Hai capito?>>.
<<Sei sicura che andrà tutto bene?>>, mi chiese senza dar retta alla mia domanda.
<<Perché non dovrebbe?>>.
Ok era una cosa stupida da dire ma non volevo che si facesse domande su ciò che era accaduto perché questo avrebbe portato ad esigere delle risposte.
<<Per il semplice fatto che poche ore fa ti ho vista piangere per lui>>, era così serio che volevo dargli un pizzicotto per fargli cambiare quella espressione. Non gli si addiceva.
<<Ora sto bene>>.
Evidentemente ci credevo così tanto da convincerlo dato che vidi le sue spalle rilassarsi.
<<Ci vediamo dopo>>.
<<A dopo>>, gli feci un sorriso tirato ed entrai nel pub.
Oggi il locale avrebbe avuto più gente del solito perché avevamo in programma una festa di addio al nubilato.
Ringraziai la fortuna, volevo avere la mente occupata e neanche un momento per pensare a Luke o a tutto il resto, per oggi avevo già dato abbastanza.
Inoltre se fossi stata indaffarata, Luke non avrebbe avuto modo di rompermi le palle.
Dio quanto gliene avrei voluto dire, ero così delusa ed arrabbiata. Arrabbiata perché aveva creato un problema e la mia vita non aveva più spazio per queste cose.
Non lo perdonerò mai.
Da dietro la cassa Carl mi guardò confuso, <<Che ci fai qui?>>.
<<Eh?>>, presi il telefono per controllare il giorno ma non avevo sbagliato, oggi avevo il turno.
Continuai a guardarlo confusa.
<<Luke mi aveva detto che oggi non saresti venuta perché stavi male>>.
Stavo male? Così ha semplificato tutto il casino che aveva fatto?
<<Sto benissimo!>>, dissi scandendo ogni lettera, senza riuscire a controllare la rabbia.
Bay uscì dal suo quasi ufficio e dalla sua espressione capii che aveva compreso più del necessario.
<<Bellezza, tutto bene?>>.
Respirai profondamente per calmarmi.
<<Ciao Bay. Si, vado a cambiarmi e torno>>, dissi prima di incrociare gli occhi da cane bastonato di Luke.
Che motivo aveva di guardarmi così?
Che diritto aveva di farlo?
Lo ignorai e continuai a tenere lo sguardo basso per tutto il turno.
Ogni tanto veniva e mi sussurrava un "ti prego parliamo" ma dopo il terzo tentativo ci rinunciò visto che facevo finta di non averlo sentito.
Paul ci aveva tenuto tutto il tempo sott'occhio ed era strano che ancora non avesse detto nulla, di solito non si faceva problemi ed era abbastanza invadente. Evidentemente pensava che fosse una situazione troppo complicata e per quanto mi riguardava lo era.
La giornata passò in fretta e fui felice di scoprire che avevo raccolto circa 50$ di mancia. La futura sposa era stata molto generosa.
I soldi erano l'unica cosa che ultimamente sembravano rendermi davvero felice.
Mi cambiai velocemente e uscii dal pub.
Eric stava per arrivare e siccome non volevo stare dentro ad aspettare e a rischiare di dover rispondere a qualche domanda indiscreta, preferii aspettare fuori.
<<Stai aspettando Courtney? Sai che ti avrei accompagnato lo stesso nonostante oggi>>.
Guardai gli edifici di fronte a me, sperando che capisse l'antifona e se ne andasse.
Come se fosse normale accettare un suo passaggio dopo essersi dimostrato uno schifoso traditore.
<<Tamara hai intenzione di ignorarmi per tutto il tempo? Ho sbagliato! Mi dispiace davvero tanto ma...>>
Vidi in lontananza i fari illuminati della moto di Eric e tempo due secondi si ritrovò di fronte a me.
Speravo con tutto il cuore che Luke non facesse qualche scenata e mi stupii quando, girandomi, lo vidi allontanarsi in silenzio.
Solo lui riusciva a ricoprire le vesti della vittima nonostante avesse torto.
<<Tutto a posto?>>, mi chiese mentre guardavo Luke andare via.
Aveva sbagliato e io avevo sbagliato a fidarmi di lui.
Non risposi a quella domanda e mi limitai a salire sulla moto e rifugiarmi dietro quelle spalle
Sapevo che stare con lui era un pericolo.
Sapevo che non avrei potuto nascondere i miei sentimenti per lui che...erano troppo forti.
Sapevo che se ci fosse stato un problema, anche piccolo, non avremmo avuto scampo.
Sapevo con tutta me stessa che ci sarebbero state delle conseguenze ma non volevo fare il contrario.
Dovevo solo fare in modo di rendere la mia vita vivibile così da poterla condividere con gli altri senza la paura di essere scoperta.
Quando scesi dalla moto mi venne da ridere, <<Questo gesto mi sembra di averlo ripetuto una decina di volte oggi>>.
<<E invece sono state solo quattro>>, ricambiò il mio sorriso con uno più dolce, <<È meglio che vada, potrei non riuscirmi a frenare>> .
Capii a cosa si riferiva e lo apprezzai, evidentemente aveva più autocontrollo di me.
<<Grazie di tutto... a domani>>.
<<Buona notte Tamara>>, fece brontolare la moto e andò via.
Entrai in casa è vidi Rachel sul divano intenta a scrivere su una agenda, o era una lista nera?
In ogni caso sembrava, dopo quel discorso, che si sentisse pronta a collaborare. Io e le mie tasche ne fummo felici.
Mi ricordai del telefono e, già preparata mentalmente, lo riaccesi:
Courtney, Tiffany e Sam mi avevano cercato con chiamate e messaggi.
Mi sentii un po' in colpa per essermi dimenticare di loro.
Decisi di mandare uno stesso messaggio per tutte:
* "Ciao ragazze, ho appena visto quante volte mi avete cercata e...siete pazze, ma lo sono di più io che non ho avuto neanche il pensiero di avvisarvi. Sto bene, ho avuto dei problemi con Luke e ci siamo lasciati ma l'unica cosa che vi chiedo è di non uscire l'argomento. Non mi va di ripensarci. Ripeto, io sto bene...devo solo sistemare alcune cose. Ci vediamo domani, vi voglio bene! Notte" *
Subito qualche minuto ricevetti messaggi in cui Courtney mi sgridava, Tiffany mi difendeva e Sam insultava suo fratello.
Pensai all'indomani, a come sarebbe stato strano mangiare nello stesso tavolo con Luke ed Eric dopo quello che era successo. Avrei ignorato Luke e avrei dovuto allontanarmi da Eric ma sapevo già che non avrebbe funzionato. Mi avrebbero sicuramente fatto delle domande sul nostro rapporto ma il fatto era che non esisteva una etichetta per definirci.
Più di amici e meno di amanti.
Mi avrebbero fatto domande pure su Luke e in cuor mio speravo che non spiattellasse tutto a Sam.
Domani sarebbe stata una lunga giornata.
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