Capitolo |17|


Amavo la domenica.
Amavo non dover alzarmi presto con l'intenzione di sorbirmi fisica o matematica o qualsiasi altra materia che non mi avrebbe permesso di farmi i fatti i miei.

Ovviamente prima le mie domeniche si limitavano a svolgere le faccende di casa senza dare nell'occhio per poi uscire e ritornare il più tardi possibile...adesso invece era tutto perfetto.
Perfetto per quanto la situazione lo potesse essere dato che forse avevo un criminale come padre e che Luke si ostinava a non rispondermi.

All'inizio mi ero preoccupata ma poi, grazie a Sam, venni a scoprire che era uscito con alcuni suoi amici e questo mi aveva fatto girare parecchio le scatole.

Decisi di andare a correre e, mentre chiudevo la porta di casa con quella stupida maniglia che non girava, mi arrivò una chiamata da Eric.

-Che c'è?-, dissi cercando di chiudere la porta di casa.

-Che scorbutica! Che stai facendo?-

-Se riuscissi a chiudere la porta andrei a correre-, ero di cattivo umore.
Per una volta nella vita potevo permettermi questa libertà o era un'esclusiva solo di Eric e Luke?

-Tu corri? Da quando?-, chiese con una risata.

Cercai di fare un respiro per calmarmi dato che non mi avrebbe portata a nulla.
Inoltre... perchè era così strano? Anche Courtney era rimasta sorpresa. Non ero una persona atletica ma dovevo pur trovare un modo per non impazzire e scaricare tutta la maledetta tensione dovuta ai mille pensieri che mi frullavano per la testa.
-Da un po'...-

Avevo sentito un "click" quindi dovevo continuare a girarla in quel modo.
Avrei dovuto farla aggiustare...ma mi sarebbe venuta a costare circa 150$ che avrei potuto usare per la spesa o per il motore della macchina che percepivo mi stesse lasciando lentamente.

Maledetto usato.
Maledetto Luke.

-Va bene, allora ci vediamo tra due ore. Mi secco a stare a casa quindi preferisco venire da te-

Sentii il famoso scatto della serratura.
-Fatto!!!-, estrassi soddisfatta le chiavi, - Cosa stavi dicendo? Non ti stavo ascoltando-

Ero entusiasta delle mie straordinarie doti, riuscivo a cavarmela bene anche da sola.
Non avevo bisogno di Luke e della sua attenzione.

-Sto venendo da te, tra due ore-, sbuffò.

-Eric no! Ho da fare e non mi v...-

-Devi vedere lui?-, chiese improvvisamente cambiando voce e diventando serio.

-No-, sospirai rabbiosa.

Tenni per me il fatto che neanche mi rispondeva, figuriamoci passare del tempo insieme.

-Ci vediamo dopo-, chiuse la chiamata senza lasciarmi il tempo di obiettare.

Perché mi chiudevano tutti il telefono in faccia?

Il panico mi assalì.
Rachel era uscita, non sapevo dove fosse andata e neanche mi importava ma speravo di non ritrovarla a casa.

Non avevo mai invitato persone a casa, neanche Courtney era solita varcare quella porta. L'unico ad averlo fatto con insistenza era stato Eric ma la paura di trovarmi di fronte ad una Rachel furiosa incombeva sempre su di me. Adesso era diverso, mi sentivo diversa...nonostante fossi sempre in guardia e pronta a difendermi da qualsiasi agguato.

Decisi di non preoccuparmene, era il posto in cui vivevo dopotutto e avevo tutto il diritto di invitare qualche amico.

Pensai a Luke e un lieve senso di colpa iniziò a infastidirmi.

Quel cretino non mi aveva ancora richiamata ma magari avrei dovuto dirgli che Eric sarebbe venuto a casa mia.

No, lui mi voleva ignorare? Bene, che lo faccia pure! Ma questo gli toglieva il diritto di sapere con chi o dove passassi il mio tempo libero.

Feci il mio solito giro di 4 Km e appena tornai a casa maledissi la fortuna: Rachel era ritornata.

L'avvertii dell'arrivo di Eric ma non ne sembrò minimamente interessata. Si limitò a sedersi sul vecchio divano e a parlare al telefono con qualcuno.

Stava seguendo un terapeuta e le medicine che prendeva le facevano bene ma molte volte pensavo che la facessero diventare un'altra persona o le facessero dimenticare chi era stata una volta. Meglio cosi. Qualsiasi altra persona diventasse sarebbe stata meglio della rancorosa e orribile Rachel.

Appena uscì dalla doccia sentii il suono del campanello.

Era arrivato?
Nononono, non aveva mai conosciuto Rachel.

Cercai di vestirmi velocemente e con i capelli ancora bagnati scesi dalle scale.

Vidi Rachel parlare all'ingresso con Eric e ridere, non era una bella immagine. Non volevo che si avvicinasse a lui, non volevo che lo contaminasse con la sua cattiveria.

<<Ciao>>, dissi con il fiatone.

Eric si voltò e mi sorrise, <<Ciao>>.

<<Beh ragazzi non fate troppo rumore...>>, e così dicendo si rimise sul divano.

L'aveva detto davvero? Pensava davvero che avremmo fatto sesso mentre lei stava al piano di sotto? Mi ricordai subito di Andrew... lei lo sapeva eppure aveva sempre fatto finta di nulla. Come poteva continuare a vivere cosi? Senza rimorso o compassione, non che avessi bisogno della sua solidarietà ma non mi capacitavo di come ci riuscisse.

<<Hai i capelli bagnati, vai ad asciugarli. Io ti aspetterò nella tua stanza>>, mi sorpassò velocemente e sfiorando la mia spalla venni travolta da un intenso brivido.

In silenzio andai dritta verso il bagno mentre lui, con la sua solita sfacciataggine, entrava nella mia camera.

Tutto ciò era un po' imbarazzante.
Eric era nella mia stanza, magari seduto sul mio letto, ad aspettarmi quando sarebbe stato più "corretto" che ci fosse Luke. Cretino, era solo un cretino palestrato...

Appena finii con i capelli andai dal mio "caro amico" che stava davanti la libreria.

Si girò a guardarmi e si mise a ridere, <<Jane Austen? Davvero?>>, indicò tutta la collezione dei libri che avevo gelosamente custodito.

Erano di mia madre ma non aveva tutti i torti.
<<Ok si, è banale! Però mi piace...>>

<<Non dico che è banale, solo che...>>

<<Cosa?>>, chiesi curiosa.

<<Che palle, è una noia mortale! Inoltre i rapporti che si instaurano li trovo un po' troppo bidimensionali>>.

Aveva letto Jane Austen? Trattenni una risata.

<<Oh mamma, stai ragionando come Luk...>>

E il premio per la persona più disagiata dell'universo va... a me!!

<<Lo puoi dire quel nome...>>, interruppe la mia premiazione mentale.

Davvero? Perché mi sembrava proprio che avesse cambiato espressione.

<<Beh ogni volta che ti parlo di Luke inizi a gridarmi in faccia. Non so cosa ti abbia fatto>>, ripensai a quando gli avevo fatto la stessa domanda a Luke.
Non lo avrebbe mai e poi mai ammesso ma avevo capito che era solo invidioso di Eric.

Ma non capivo perché l'ostilità fosse reciproca.
Eric poteva invidiare solo una persona: se stesso.

<<Non lo sai? A volte Tamara mi chiedo se ci sei o ci fai>>, disse in modo sarcastico.

Che voleva dire? Che dovevo sapere il motivo per cui non lo sopportava?
Era per me?
Era perché avevo ferito il suo orgoglio maschile preferendo Luke?

Non ricevendo risposta sbuffò e si sedette sul letto.

Indossava una maglietta nera a maniche corte e si intravedeva il tatuaggio. Ancora era avvolto dalla pellicola, avrebbe dovuto tenerlo così per circa tre giorni.

Mi avvicinai e mi sedetti vicino a lui, <<Posso chiederti una cosa?>>.

Lui mi guardò in modo confuso, <<Si, basta che non siano domande strane tipo "Perché non ti piace Jane Austen?", "Che romanzi rosa preferisci?" e altre cose così>>.

<<Spiritoso...volevo chiederti cosa significa il tatuaggio che ti sei fatto>>.

<<Questa domanda da te me l'aspettavo ieri ma non oggi>>, un velo di rabbia e serietà copro la sua faccia.

<<Cambia qualcosa?>>, non capivo il perché dovesse sempre parlare in modo criptato.

<<Si! Ieri te l'avrei detto ma oggi non mi va!>> , sembrava come se mi stesse facendo la ripicca.
Era offeso perché non me ne ero interessata subito? Non lo avevo fatto di proposito e poi in mente avevo solo sua madre.

<<Perché?>>, chiesi estenuata dal fatto che parlare con lui era sempre complicato.
Cosa c'era di diverso?

<<Perché é cosi! Tu meglio di tutti mi dovresti capire! Quando non ti va non ti va>>, abbassò lo sguardo isolandomi dai suoi sentimenti.

Sospirai.
Si, aveva ragione.

<<Posso sapere solo se è legato al motivo per cui te ne sei andato da qui? Al motivo per cui eri triste la prima notte che ci incontrammo>>.

<<Come l'hai capito?>>, chiese sorpreso.

Diceva sul serio? Era palese, almeno per me.
<<Beh partiamo dal presupposto che non volevi dirmelo quindi era una cosa importante e poi mentre te lo facevi eri in un altro mondo. Ora capisco come devo sembrare quando mi perdo nei miei pensieri>>, dissi ridendo.

<<Non è che si nota così tanto...io lo noto perché ti osservo spesso ma sono sicuro che la maggior parte delle persone che ti stanno accanto non se ne rendono conto, tipo Luke>>.

<<Non saprei...>>, Luke si accorgeva di molte cose e quando ero preoccupata non esitava a chiedermi il motivo.

<<Quando ti ho chiamata per vederci pensavo tu rifiutassi perché dovevi uscire con lui. Quale ragazzo non coglie l'opportunità di stare con la sua fidanzata quando non si hanno impegni?>>, il suo tono era troppo pungente e non mi piaceva parlare di questo con lui, soprattutto in questo modo.

Mi stavo innervosendo ma non volevo litigare perché avrebbe significato ripetere per l'ennesima volta la pappardella del "tira e molla"

<<Partiamo dal presupposto che tu non conosci gli impegni di Luke quindi non puoi dedurre che fosse libero e...>>, mi beccai un'occhiata ironica, << E poi ce l'ha con me perché ti sto frequentando. Ma si sta comportando in modo esagerato>>, lo guardai severa, << Però è un bravo ragazzo e ci tiene davvero tanto a me quindi non sottovalutarlo>>.

<<Non gli hai detto che ho provato a baciarti?>>, disse guardando le mie labbra che iniziarono a tremare al ricordo di quel momento.

<<E..Eric ovvio che non gliel'ho detto! Perché ne stiamo parlando?>>, dissi in imbarazzo cercando di non dare retta al brivido lungo la schiena.
Odiavo la sua capacità di manipolare le mie emozioni.

<<Perché non glie l'hai detto?>>, sussurrò vicino a me.

Odiavo pure quel suo tono, così pacato e tranquillo, come se mi stesse chiedendo:"Hey Tamara, perché non hai voluto il gelato?".

<<Perché avrei dovuto dirglielo? Innanzitutto non è successo e poi non significava nulla! Ti eri fatto trascinare dalla situazione e tutti sappiamo che non sai tenere a freno i tuoi ormoni adolescenziali...>>

Si alzò di scatto e mi rivolse una espressione scioccata.
<<Aspetta! Tu pensi che io mi sia fatto trascinare solo perché sei una ragazza?!?>>, si coprì il viso, <<Ahhh!Tamara si, sei proprio stupida!>>,iniziò a fare avanti ed indietro per tutta la stanza.

Perché caspita non potevamo fare un discorso decente? Perché uscire di nuovo questa storia?

<<E perché lo avresti fatto?>>, me ne pentii subito.

Tra di noi non contavano le risposte ma i fatti e qualsiasi cosa mi avesse detto l'avrei dovuta prendere con le pinze. Il problema era che mi veniva davvero difficile non cadere ai suoi piedi per questo dovevo evitare di indagare.

Continuò a guardarmi e mi mise una mano sopra la testa.
<<É inutile, sei un caso perso. Adesso è meglio che vada>>.

<<Non ti sopporto! Perché devi uscire queste discussioni? Non possiamo parlare di film, università, lavori e altre cose così? Cose di amici normali?>>, urlai frustrata.

<<Tamara ti ricordo che noi non siamo amici normali, a partire dal fatto che ti piaccio!>>, alzò un sopracciglio e mi guardò con la sua solita aria da sbruffone.

Presi un cuscino e glielo tirai in faccia, <<Sei uno stronzo!>>.

<<Già, lo sono. Conosco la strada quindi non ti scomodare. Ci vediamo domani testolina>>, uscì dalla mia stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Che cosa voleva dire con quelle parole? Perché mi doveva sempre confondere?
Era diventato il suo hobby preferito?
E io stupida che non riuscivo a frenare la mia curiosità.

Oltretutto che senso aveva venire a casa mia per poi andarsene dopo mezz'ora?

Decisi di distrarmi dai pensieri su Luke e su Eric portandomi avanti con lo studio, i professori non facevano altro che farci pressione.

Quando finii non ebbi più la capacità di trattenermi.
Presi il telefono e scrissi un messaggio al mio ipotetico ragazzo:
* "Ciao...è da ieri che non ti fai sentire e oddio, non mi sarebbe pesato così tanto se non avessimo discusso per quella stupida storia...non voglio essere appiccicosa ma sappi che stai esagerando! Comunque richiamami appena puoi" *

Aspettai davanti al telefono una sua risposta ma niente.
Che cosa cavolo gli prendeva? Perché faceva così? Avrei dovuto chiamare Sam e...NO!
Ma a cosa diavolo stavo pensando?
Ovvio che no.
Magari è solo impegnato...

Non ci pensare...non ci pensare...non ci pensare...

Andai di sotto, cenai con ciò che era rimasto in frigo e mi misi a letto.

Non ci pensare...non ci pensare...non ci pensare...

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