Capitolo |14|


Sentivo il suo respiro farsi sempre più veloce. Stava correndo?

-Che cosa è successo?- , chiesi confusa.

-Sono..sono nei guai. Mi servono dei soldi!-

-Rachel, dimmi dove sei?-

-A Miami, Overtown! Al Railroad-

-A Overtown?-
Non rispose.

-Senti Rachel non so in quale guaio tu ti sia messa ma non me ne importa nul...-

- Sono in questa situazione anche per colpa tua. Mi servono $800,00. Non chiamare la polizia, non avrebbe alcun senso con loro...Se non dovessi pagare entro questa notte io non so cosa...Tamara trovami quei soldi. Sono solo pochi soldi ma loro... Ti aspetterò qui. T..ti prego...-

Per colpa mia? Certo per lei era sempre colpa mia.
La cucina era sporca? Colpa di Tamara che non puliva abbastanza.
I vicini avevano un albero più alto del nostro? Colpa di Tamara che non curava il giardino. Un asteroide colpiva la terra? Colpa di Tamara che attraeva disgrazie.
Ero esausta e il rancore che provavo verso di lei stava avendo la meglio su tutto ciò che di me era buono.

-Sai cosa? Vai al diavolo Rachel! Con che coraggio mi chiami e osi chiedermi aiuto? Dopo tutto quello che mi hai fatto passare! Due settimane senza di te e sono ritornata a respirare. Non vedo perché dovrei aiutarti...-

-Credi davvero che avrei chiamato te se la situazione non fosse così critica?.... se non vuoi farlo per me allora fallo per mio fratello!-

Chiuse la chiamata.

Come osava nominare Drew dopo tutto quello che mi aveva fatto? Credeva che suo fratello sarebbe stato orgoglioso di come mi aveva cresciuta nel terrore?

Strinsi il volante cosi forte da sentire il lieve bruciore dell'attrito tra la mia pelle e quella sintetica che rivestiva il manubrio, dovetti allentare la presa.

A Overtown?
Cosa ci faceva in un posto del genere? Non c'ero mai stata ma non avevo bisogno di andarci per sapere che non era una zona raccomandata.

$800,00... dalla chiamata sembrava si fosse cacciata in una situazione per niente pulita eppure la cifra non era molto alta... ma erano sempre quasi mille dollari. Ci avrei potuto pagare un semestre in qualche Università, lontana da lei e dalla sua famiglia.

Dove cavolo li prendevo quei soldi?
Dovevo usare i miei?
No, se lo poteva scordare!
E se le avessero fatto del male?

Dovevo chiamare la polizia ma lei mi aveva detto di no e poi...ci sarebbe stato sempre il problema dell'affidamento.

Ero nel panico. Che dovevo fare?

Pensai a Drew e al bene che provava per sua sorella, mi aveva raccontato sempre belle cose di lei eppure io non avevo mai conosciuto quella persona. Mi sentii in parte responsabile del suo cambiamento. Quell'incidente... io ero in vita e suo fratello no. Immaginai di perdere Courtney e il cuore mi si stritolò.

Non avrei mai e poi mai giustificato le atrocità di Rachel e di tutta la sua famiglia. Erano dei mostri e solo ora mi rendevo conto di quanto assurda fosse stata la mia vita, erano più le volte che rischiavo di non vivere che le volte in cui vivevo.

Ero sempre al limite, pronta ad esplodere ma la paura della loro violenza spegneva tutto ciò che avevo dentro, lasciando spazio solo al dolore.
Io li odiavo, non li avrei mai perdonati e speravo che provassero le stesse sofferenze.
Lei aveva perso un fratello, io avevo perso le uniche persone che mi avrebbero sempre amato davanti agli occhi.

Feci dei profondi respiri per calmare il fuoco che divampava e scuoteva il mio corpo.
Sarei riuscita ad andare avanti senza rimpianti dopo quella sera? Era quella la persona che volevo diventare? Cattiva e senza umanità, come loro? Come lei?

Pensai a Drew e il veleno che mi scorreva dentro iniziò a svanire. Cosa avrebbe pensato lui di me? Era sua sorella, sangue del suo stesso sangue... a differenza mia. Glielo dovevo.

Ad un tratto capii che avrei dovuto affrontare quel viaggio da sola e il terrore mi venne a ritrovare, non potevo farlo. Se fosse successo qualcosa... non potevo andarci sola.
Ma non potevo dirlo a Courtney, mi aveva avvertito e se fosse successo qualche altra cosa lei lo avrebbe detto a Lauren o a Josh. Avrei dovuto parlare dell'incidente, di Andrew, della violenza che avveniva in quella casa...
No.

Eric?
Neanche, dopo tutto quello che era successo non me la sentivo.
Poi si sarebbe preoccupato e aveva già il pensiero di sua madre.

Appoggiai la testa sul volante e sapevo che più il tempo passava più aumentavano le probabilità che capitasse qualcosa a Rachel.

Dovevo aiutarla?
Dovevo davvero aiutarla?

Si che dovevo, so che lei mi avrebbe lasciato a marcire ma io non ero come lei e per quanto la odiassi non sarei riuscita a vivere con un'altra morte sulla coscienza. Lo stavo facendo per Drew, solo per lui.

Respirai a fondo cercando di trovare una soluzione e abbastanza coraggio per affrontare tutto.

No da sola non ci sarei mai andata.
Potevo chiamare...Luke?

Mi avrebbe fatto mille domande ma sapevo che non era insistente come Courtney o Eric.

Potevo chiamare lui?
Presi il telefono e digitai il suo numero ancora prima di pentirmene.

-Pronto?-
Stava dormendo, controllai l'orario e mi accorsi che era mezzanotte passata, oggi aveva il turno di pomeriggio.

-Luke...-, dissi con una voce che non riconobbi.

-Tamara che c'è? È successo qualcosa?-

-Mi dispiace disturbarti, mi dispiace davvero solo che non sapevo chi chiamare e non so cosa fare...-

Scoppiai a piangere. Non avevo mai pianto così. Era quel pianto che avevi trattenuto così tanto da uscire con prepotenza, senza darti la possibilità di respirare...

-Tamara dimmi dove ti trovi in questo momento. Che cosa è successo?-

-Sono da Eric...-, un singhiozzo non mi permise di continuare e il pianto si fece più intenso

-Ti ha fatto qualcosa?!?- urlò allarmato.

-No. Possiamo vederci a... casa mia? Ti spiegherò tutto-

-Mi stai facendo preoccupare...Va bene, arrivo subito!-

Interruppi la chiamata e cercai di riacquistare padronanza di me stessa.

Avevo fatto bene? Mi avrebbe davvero aiutata?

Era inutile pormi queste domande quando le risposte le avrei avute tra meno di quindici minuti.
Partii e cercando di concentrarmi sulla strada arrivai a destinazione.

Luke stava fuori dalla macchina, con le braccia incrociate al petto. Appena scesi mi venne incontro.

<<Mi dici cosa ti è successo?>>, i suoi occhi assonnati addolcirono quella sensazione di angoscia e paura che si era impossessata del mio corpo.

<<Ti dirò quello che è successo però in cambio non mi devi fare troppe domande in parte perché ad alcune non saprò rispondere e in parte perché non voglio risponderti... va bene?>>.

<<Dimmi cosa è successo e basta>>, appoggiò le sue mani sulle mie spalle.
Feci un enorme respiro e gli raccontai tutto, o almeno il minimo che doveva sapere.

Gli raccontai del mio rapporto "conflittuale" con Rachel senza scendere nei dettagli di quando mi picchiava. Gli raccontai di quelle settimane in cui non si era fatta viva.
Cercai di sbrigarmi e mentre parlavo presi i soldi che avevo nascosto nella mia stanza.

<<A Overtown? Quella zona è pericolosa...>>, la sua espressione non aveva mai cercato di nascondere le emozioni che provava di fronte a ciò che gli avevo raccontato.
Avevo visto stupore, compassione e disapprovazione. Con lui era facile parlare, non aveva filtri.

Mi avvicinai e gli sfiorai il braccio con la mano, <<Lo so e credimi non sapevo cosa fare...non volevo andarci sola e mi dispiace metterti dentro questa situazione ma sei ancora in tempo, se non te la dovessi sentire...>>

Ridusse la distanza e mi abbracciò.
All'inizio mi sentii a disagio per quel contatto estraneo, non era né Courtney né Eric... ma ne ebbi cosi tanto bisogno che lo ricambiai subito e per poco non scoppiai di nuovo a piangere.

Sembravo un'altra persona. Non mi riconoscevo più, ero troppo emotiva.

<< Hai fatto bene a chiamarmi. Sono felice che tu non ci sia andata da sola. Quindi stai tranquilla, risolveremo tutto. Va bene?>>.

Sospirai un "Si" e partimmo per Miami con la sua macchina. Lungo il tragitto ci fermammo per prelevare i restanti soldi dalla mia carta, quella operazione risultò ancora più difficile di tutto il resto.
Erano i miei soldi, ottenuti con fatica mentre lei continuava a rovinarmi.
Non capivo se fossi una martire o solo una gran cogliona.

Era ingiusto dirlo ma avrei tanto voluto avere Courtney, avevo bisogno di un suo abbraccio e delle sue parole. Lei riusciva sempre a rendere semplice l'impossibile.
Forse dovevo mandarle un messaggio?

No, non avrebbe avuto alcun senso. Non glielo avevo detto solo perché avevo paura che lei non avrebbe retto la situazione ma anche perché sapevo che sarebbe voluta venire con me, era troppo pericoloso.

<<Luke ti devo chiedere un'altra cosa...>>, volevo letteralmente tirarmi un pugno in faccia.

<<Non dirò niente a nessuno. Non sono un idiota e so che prima di me avresti potuto chiamare Courtney o quello stronzo... Tranquilla, non dirò niente>>.

Ero un'egoista...Una schifosa egoista.

<<Mi dispiace è che Courtney e Eric..io...cioè non voglio che lo vengano a sapere..perché...>>

Spostò la sua mano dal cambio e la mise sulla mia che non aveva smesso di tremare.
<<Tamara calmati! Ti ho detto che non lo dirò a nessuno e non mi importa se per te sono il terzo o il quinto. Mi basta già il fatto che tu abbia pensato a me. Quindi calmati, va bene?>>.

Lo guardai e provai una immensa gratitudine che lottava con il disgusto verso me stessa.
<<Si...>>.

<<Brava>>, disse girandosi e sorridendomi.

Come poteva sorridermi dopo come lo stavo trattando? Gli avevo fatto palesemente capire che era stata la mia terza scelta ma lui non sembrava essersene minimamente risentito. L'avevo chiamato durante la notte piangendo come una pazza e lui non aveva neanche per un secondo esitato ad aiutarmi. Era straordinario e io non meritavo neanche la sua amicizia.

Mi girai verso il finestrino e tentai di asciugare gli occhi, quella sera non era ancora terminata e speravo solo che Luke non sarebbe stato in pericolo. Non me lo sarei mai potuta perdonare e gia avevo troppe vite nella coscienza con cui fare i conti.

Per arrivare a Miami impiegammo circa due ore e mezza. Fu un tragitto molto lungo e più i secondi passavano più quelle banconote che tenevo in mano diventavano pesanti.

Il pub che ci aveva indicato Rachel era pieno di gente e non sembrava un posto malfamato ma questo non vuol dire che non lo fosse.

Feci un grosso respiro per poi aprire lo sportello ma Luke mi fermò all'istante.

<<Prima chiama tua zia>>, lo guardai negli occhi e qualcosa mi disse di non obiettare.

Presi il telefono e aspettai che mi rispondesse.

-Pronto?Rachel?-, dissi.

-Hai i soldi?-

Non era Rachel, era la voce di un uomo e non sembrava per niente cordiale.
Misi il vivavoce.

-Si...-

-Spero per te che tu sia da sola e che non abbia chiamato nessuno. Abbiamo già giocato con tua zia e sai Tamara, mi dispiacerebbe venir meno ai patti e crearmi nuovi nemici-

Come faceva a conoscere il mio nome? E di quali patti stava parlando?
Rimasi  silenzio.

-Ti aspetto sul retro. Ricorda: tu niente sorprese e io niente giochi-

Dopo essere stata sicura che la chiamata si fosse interrotta guardai Luke.

<<Tu non ci vai da sola!>>, sentenziò.

<<Lo hai sentito?>>, ero combattuta tra il coraggio di affrontare qualsiasi cosa e la paura di rendermi conto di aver fatto una cazzata.

<<Tamara tu la da sola non ci vai! Scendi e andiamo!>>.

Lo guardai di nuovo negli occhi e non ebbi la forza di dirgli di no, aveva ragione... speravo solo che questa mia scelta non gli sarebbe costata cara.

Gli dissi di stare dietro di me, all'inizio protestò ma poi mi diede retta. Ci incamminammo verso il retro, uno spazio aperto ma circondato da alte mura. Eravamo isolati.

Notai subito due ragazzi: uno con due catene tatuate sui polsi e l'altro con lo stesso tatuaggio, dei piercing e dei capelli verdi. Stavano davanti ad una porta e potevano essere poco più grandi di me.

Il Tizio con solo i tatuaggi chiamò qualcuno al telefono informandolo della mia compagnia, sentii un campanello d'allarme.
<<C'è solo lui con me! Non ho chiamato nessun altro!>>, dissi prima di creare fraintendimenti.

Dopo aver ripetuto al telefono ciò che gli avevo detto passarono pochi secondi e con un "Ho capito" chiuse la chiamata.

<<Logan, portali da loro!>>, disse rivolgendosi al ragazzo con i capelli fluorescenti che ci fece entrare.

Mi tenni stretta a Luke.
Il posto era uno di quei pub "normali" con la musica a palla e le ragazze che ballavano seminude in ogni angolo. Vidi Luke concentrato su di me, ero sicura che se non fossimo stati in quella situazione si sarebbe goduto il panorama.

Dopo aver sceso delle scale, Logan - mi sembrava così l'avessero chiamato- aprí una porta scorrevole e ci fece entrare in una enorme stanza molto scialba. Più che una stanza sembrava un magazzino.

Cercai di guardarmi intorno ma non trovai Rachel, provai ad andare più avanti ma Logan mi trattenne con una mano.
Era un ragazzo strano e il modo in cui mi guardava... non mi piaceva.

Immediatamente Luke prese il suo braccio e lo strinse così forte da obbligarlo a lasciare la presa sul mio polso.
<<Non la toccare!>> ringhiò.

Sentii una risata e riconobbi la voce che avevo sentito al telefono pochi minuti fa.

Era un uomo alto e imponente, poteva avere circa cinquant'anni.

Fece un cenno a due ragazzi che andarono subito verso di noi e bloccarono Luke.

Entrai nel panico, che intenzioni avevano? <<No! Vi prego! Lasciatelo stare! Non far..>>

<<Tamara respira! Qua ancora nessuno ha brutte intenzioni ma meglio prevenire, no? Il tuo amico sembra un po' troppo su di giri.>>, fece un altro passo verso di me, <<Hai i soldi?>>.

Strinsi i pugni, <<Si>>.
Dolevo chiudere subito la questione. Non volevo che Luke si cacciasse nei guai a causa della mia stupida vita.

<<Avvicinati>>.

Luke tentò di liberarsi ma dopo un po' ci rinunciò.
Sentivo il suo sguardo su di me e questo mi diede la forza di ridurre la distanza da quell'uomo.

Quando ci separarono pochi metri lui iniziò a parlare.

<<Ho saputo di te solo da pochi anni, compreso l'affidamento. Sei molto diversa da come ti immaginavo, meglio così>>, iniziò a ridere.

Di persone orribili ne avevo conosciute ma lui era qualcosa di inspiegabile. Sembrava innocuo ma ogni parte del tuo corpo urlava di scappare.
Mi concentrai sulle sue parole e non capii a cosa si stesse riferendo. Perché mi conosceva? Perché doveva farsi una idea di me?

Si avvicinò ancora di più e sfiorandomi le mani prese i soldi che stavo stringendo.
Quel tocco mi provocò un brivido ma non come quello che provavo con Eric o certe volte con Luke...era un brivido di paura e disgusto...che ormai conoscevo per bene.

Come faceva a sapere che non ero la nipote di Rachel? Glielo aveva detto lei?

<<Chi sei? Come fai a conoscermi?>>, mi allontanai di qualche metro.

Rise di nuovo mentre contava le banconote.

<<Mhh... diciamo che se non fosse stato per Rachel oggi non sarei qui. Mi ha raccontato
molto di te a differenza di tuo padre>>, posó i soldi all'interno della giacca satinata per poi fossero i suoi piccoli occhi su di me, <<Sai gli assomigli molto, hai i suoi stessi occhi. No ma che dico, tu sei molto più bella>>, continuò a ridere.

<<Mio padre?>> lui conosceva mio padre? Drew non era il tipo da... non stava parlando di Drew, ma di mio padre biologico? Che stava succedendo?

<<Oh stai tranquilla, lui non c'è. Ci sentiamo ogni tanto ma sai, la galera rovina i rapporti...>>rise di nuovo.

<<Ma di chi stai parlando?>>, mi sembrava di impazzire.

Mi guardò con aria interessata come se stesse cercando di risolvere un enigma e poi iniziò a ridere così forte da riempire ogni angolo di quel magazzino.

<<Non posso crederci. Tu non sai nulla!>>, giunse le mani e se le portò alle labbra.

Continuò ad osservarmi attentamente, <<É proprio stupido. Non ti ha solo eliminato dalla sua vita, ha fatto proprio in modo che tu neanche esistessi>>.

<<Continui a parlare senza darmi informazioni. Lo stai facendo di proposito vero? É un modo per prendere tempo?>>, ero così infastidita da quella situazione che non mi importava più chi avessi davanti. Stava dicendo cose assurde, toccando argomenti di troppo personali.

<<No piccola, sono confuso proprio quanto te. Tuo padre mi ha chiesto di controllarti poi tutto il resto è venuto da solo. Chi lo avrebbe detto che i tuoi tutori fossero così incasinati?>>.

<<Chi sei?>> chiesi ricordandomi che prima non aveva risposto alla mia domanda.

<<Mi sembra giusto che anche tu dia un nome alla mia faccia! Sono Marcus! Puoi considerarmi un amico>>.

Un amico?

Non capivo più niente, avevo cosi tante domande che non riuscivo a comporne una di senso compiuto. Chiesi la prima cosa che mi venne in mente.

<<Lui centra con tutto questo?>>.

<<Lui c'entra sempre, é invischiato in ogni cosa in cui abbia mai partecipato>>.

<<Continui s dare risposte inconcludenti>>

<<É molto particolare come ragazza. Ti fa girare la testa, vero?>>, si rivolse a Luke che era immobilizzato da quattro persone, evidentemente quei due di prima non erano sufficienti.
La Evitai il suo sguardo ma sapevo già che in quel momento non ero l'unica ad essere confusa.

<<Oh su su, non fare quel faccino... diciamo che all'inizio i piani erano diversi ma ho personalizzato la sua richiesta. I soldi fanno sempre comodo e tua zia doveva saldare un debito... non avevo intenzione di chiederli a te ma tuo zio Finn... beh... sembra che sia molto bravo a giocare a nascondino. Meglio cosi>>, strizzò gli occhi e diventò improvvisamente serio, <<Ero curioso di conoscere la figlia di Aron. Sai, sei come l'Atlantide. Non tutti sanno di te e chi lo sa ti pensa una mitologia>>.

<<Io non so di cosa tu stia parlando! Mio "padre" mi ha abbandonata quando ero piccola e l'unico padre che si possa definire tale si chiamava Drew!>>, urlai sfinita da quelle idiozie.

<<Piccola bambina, ti ho detto già troppo. Oggi sono un amico... non voglio far arrabbiare tuo padre, è un tipo molto risoluto. Ma magari tua zia potrebbe illuminarti...>>.

All'improvviso mi ricordai di Rachel, ero stata cosi distratta dalle sue parole che avevo accantonato tutto.

<<Dov'è ?>>.

<<Strabiliante, sei cosi imprevedibile... Posso farti una domanda?>>.

<<Dov'è Rachel?>>, mi ero stancata di lui e di quelle assurde parole. Si era preso gioco di me, non era una persona stabile e bastava vedere cosa e dove lo stava facendo per accertarmene.

<<Tranquilla ragazza, tua zia è viva. Adesso però dimmi perchè lo stai facendo?>>.

Non risposi.

<<Oh su Tamara, ti hanno umiliata e maltrattata per anni. Perché lo fai?>>.

<<Non sono affari tuoi!>>

<<Già, proprio per questo mi interessava... Bambina mi stai proprio simpatica, di più di quel marpione di tuo padre... potrei fare una eccezione e raccontarti un bel paio di cose ma non oggi, sono pur sempre un uomo di parola>>.

<<Hai finito adesso? Non ti conosco e non vedo il motivo per cui debba credere alle tue parole>>.

<<Confermo, sei stata una bella sorpresa ma in effetti non potevo aspettarmi meglio dalla figlia di Aron. Tamara, è stato un piacere conoscerti. Sono sicuro che ci vedremo ancora e magari non in queste circostanze...>>.

Fece per andarsene ma si voltò di nuovo.

<<Ah dimenticavo, tua zia si è meritato ogni nostro "giochetto", non ti darà più fastidio e se dovessi avere altri problemi... fammelo sapere. Odio quando se la prendono con chi non si può difendere. Mi troverai qui, questo è il mio regno>>, se ne andò continuando a ridere.

Rideva troppo per i miei gusti.
Cosa significava che avevano "giocato" con Rachel?
Un altro brivido.

I tizi che avevano bloccato Luke lo lasciarono andare e lui si precipitò verso di me, <<Stai bene?>>, chiese scosso.

<<Si>>, anche se non era cosi.

Ci indicarono un'altra uscita che ci portò direttamente fuori come se non fosse successo nulla, buttai tutta l'aria colma di ansia, paura e rabbia...

Aron... mia madre non aveva mai nominato il suo nome, inoltre quel Marcus aveva parlato di galera. Era un delinquente? Sapevo di avere un padre biologico, era ovvio, ma per me era morto da quando aveva abbandonato me e la mamma, non pensavo a lui quando dalla bocca usciva la parola "Papà".

Sentii la porta chiudersi e mi girai velocemente.
Mi avevano ingannata. <<Aprite! Immediatamente!>>, gridai sbattendo le mani sulla porta.

Avevo fatto tutta quella strada per nulla? Avevo messo in pericolo Luke solo per ritornare a casa senza Rachel, con meno di 800£ e tante frottole riguardo mio padre?

<<Tamara aspetta...>>, Luke mi prese le mani e mi fece voltare verso un angolo nascosto da dei bidoni dell'immondizia.

Mi accorsi di un lamento.
<<Rachel?>>, dissi alla donna rannicchiata a terra che si copriva la faccia.

Appena sentii la mia voce smise di piangere e si voltò verso di me.

<<Oddio...>>, portai le mani istintivamente a coprire la bocca.
Mi si gelò il sangue, avevo visto cosi tante cose nella mia vita che pensavo ormai di essere immune a certe situazioni.

~•~

Non sapevo se quella fosse la scelta giusta. Aveva detto di voler ritornare a casa. Pensai al dolore che aveva provato mentre la picchiavano, sicuramente il triplo di ciò che provavo io visto come era ridotta.

Aveva il viso talmente tumefatto e pieno di lividi che non riusciva neanche ad aprire completamente gli occhi. Un grosso taglio le solcava metà guancia sinistra e sembrava essere anche molto profondo... aveva sicuramente bisogno di punti perché non smetteva di sanguinare nonostante il panno che Luke aveva ripescato dalla sua borsa.

Se non fosse andata all'ospedale l'avrei dovuta ricucire io, una volta lo avevo fatto con una brutta ferita al fianco che lei stessa mi aveva procurata... forse anche a lei sarebbe rimasta la cicatrice.

Aspettai di sentirmi finalmente "ripagata". Dopo tutti quegli anni finalmente stava provando anche lei ciò che mi aveva fatto passare ogni giorno... ma non arrivò mai, anzi... mi sentivo piena di disgusto.

Cosa significava che non mi avrebbe più dato fastidio? L'avevano ridotta cosi per colpa mia? Mio padre sapeva che stavo vivendo cosi?
Stavamo parlando davvero di "Mio padre"? Dell'uomo che mi aveva abbandonata?

Perché lo avrebbe fatto dato che non gli importava nulla di me? Non poteva essere la verità.
Guardai Rachel dallo specchietto retrovisore mentre sputava un dente. Distolsi subito lo sguardo da lei per concentrarmi sul coniato di vomito improvviso. Pensai a Drew... lo avevo deluso di nuovo?

Mi asciugai velocemente una lacrima... è vero che ancora non provavo piacere nel vederla cosi ma una piccola parte di me aveva paura che un giorno tutto l'odio che mi aveva trasmesso mi avrebbe trasformata in qualcuno più simile a lei. Qualcuno che godeva a far male e a sentirsi potenti.

Ma potevo essere davvero biasimata per questo? Avevo vissuto per molto tempo di fianco al dolore, all'odio e al senso di colpa ed era impossibile che avrei imparato velocemente a vivere senza.
Eppure...come le avevo potuto permettere di farmi questo? Era così piccola e insignificante.

Dovette richiamarmi Luke per uscire fuori dal mio guscio di pensieri, scesi dalla macchina e accompagnai Rachel in cucina per provvedere ai punti.

Insistetti per molto tempo, combattendo con la Tamara che voleva lasciarla nel suo dolore ma riuscii a ragionare e a spegnere la rabbia... alla fine non obiettò, era troppo distrutta per andarmi contro.

Andai a prendere il solito e vecchio prezzemolo congelato per tentare di atrofizzare la zona della ferita. Potevo benissimo prendere le bottiglie di ghiaccio nel garage ma non avevo voglia di allungare il brodo. Pulii la sua faccia da quel sangue rappreso e le feci bere del wisky invecchiato che avevamo in casa.

<<Questo farà male>>, la avvisai per poi attraversare la sua pelle con l'ago che avevo sterilizzato.

Luke rimase in silenzio a guardarmi, stava cercando di essere il più forte possibile ma sapevo che pensava a quanto io sembrassi pazza. Poteva mai immaginare che sapevo cosa stessi facendo?

Pensai a sua madre che era una veterinaria, sicuramente sarebbe stato più difficile cucire un'animale ferito che un mostro. Gli animali fanno tenerezza, i mostri invece fanno ribrezzo.

<<Sei contenta vero?>>, disse quella voce insopportabile.

Rimasi in silenzio mentre ascoltavo il rumore disgustoso del filo che trapassava la sua pelle, della sua voce e dei suoi lamenti di dolore.

<<Pensi che me lo sia merit...>>, cercò di concludere ma evidentemente faceva così male che non ci riuscì.

Non ebbi più la forza di trattenermi, <<Per una volta stai zitta e prova a tenerti per te la tua maledetta infelicità>>, dissi calma terminando quel contatto straziante e andandomi a lavare le mani.

Le lavai per fin troppo tempo, pulendole da ogni traccia del suo schifoso sangue.
Mi guardai allo specchio e rividi la ragazza che da tempo non avevo più incontrato.

Al mio ritorno Luke stava accompagnando Rachel in camera, lo aiutai a far cadere sul letto quel sacco di tristezza e la lascia da sola.

Appena la porta ci separò sospirai.
Sentii le mie spalle rilassarsi e lasciar andare via tutta quella pesantezza che avevano sostenuto.

Ero esausta e completamente confusa dalla situazione appena vissuta.
Pensai a quell'uomo e di come mi aveva parlato di mio padre... aveva detto la verità? Lui gli aveva parlato di me, cosa gli avrebbe mai potuto dire?
Non sapeva niente di me.
Niente.

Sentii la mano di Luke accarezzarmi il viso <<Andrà tutto bene...>>.

Tutto bene? Due parole che non si incastravano per niente con la mia vita e con ciò che sentivo.

<<Lo pensi davvero Luke? Perché credo di non avere più un briciolo di forze...>>, mi misi a ridere e continuai a parlare mentre cercava di consolarmi con una impercettibile carezza, <<Ho speso buona parte dei miei soldi che avevo raccolto per allontanarmi da lei. E li ho spesi per salvarle il culo! Ma poi vengo a scoprire che in realtà ho pagato per salvare il mio di culo... se avessi saputo che sarebbe stato cosi facile... Io sono davvero stanca, mi sembra tutto sempre così difficile... cerco di non darci peso e vivere normalmente ma tutto ciò mi sta letteralmente schiacciando>>.

Non riuscivo a frenare le parole, se avessi avuto la mente abbastanza lucida la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata quella di sminuire il problema in modo tale da non creare sospetti... ma ero esausta.

<<Vieni qui>>, mi prese per la mano trascinandomi di nuovo dentro le sue braccia.

Cercai di regolarizzare il mio respiro seguendo i battiti del suo cuore.
<<Hai bisogno di riposare, poi domani penseremo a come procedere. Non sei sola, adesso ci sono io>>.

Adesso ci sono io, adesso ci sono io, adesso ci sono io...

<<Non puoi pensarlo davvero dopo tutto quello che hai visto>>.

<<Nessuno dovrebbe affrontare tutto questo da solo. Te l'ho detto, adesso ci sono io>>.

Continuai a ripetermi quelle parole mentre andavamo nella mia stanza.

Mi sedetti sul letto e ancora prima che lui parlasse gli chiesi qualcosa che non gli avrei mai chiesto se non fosse che gli avvenimenti di quella sera mi avevano distrutta.
<<Puoi rimanere qua? Io...non voglio stare da sola con lei>>.

Non mi importava se fosse Luke, Courtney o Eric...
Non volevo stare da sola.
Per la prima volta in vita mia sentivo la necessità di avere qualcuno accanto.

Sembrò rifletterci a lungo, <<Certo>>, fece per  sedersi sul letto ma lo fermai.

<<Aspetta!>>, urlai è appena me ne reso conto schivai imbarazzata il suo sguardo spaventato, << Prima... prima chiudi la porta a chiave>>.

Sapevo che in quelle condizioni sarebbe stata a stento in grado di sorreggersi ma non volevo avere più brutte sorprese.

Luke sembrò terrorizzato dalla mia richiesta ma senza dire nulla fece ciò che gli chiesi per poi affiancarsi a me sul letto.

<<Potresti rispondermi solo ad una domanda?>>.

Gli diedi le spalle perché in questo modo mi sarei sentita più sicura.
<<Forse>>, risposi anche se sapevo che in quel momento si meritasse tutta la mia sincerità.

<<Tutto questo per te é nuovo?>>.

<<No>>, confessai con il cuore sgonfio.

Sapevo a cosa si stesse riferendo, era riuscito a legare tutti i pezzi di un puzzle complicato.

Lo sentii irrigidirsi e stringermi più forte.

Era in difficoltà, sapevo quanto per lui il mio mondo fosse assurdo... tanto quanto lo era per Courtney.

L'unico in grado di capirmi davvero sarebbe stato Eric ma il nostro rapporto era così pieno di limiti che non riuscivo ad aprirmi.

Mi si strinse il cuore appena capii che in tutto questo lui non ci sarebbe mai stato, non avrebbe mai potuto aiutarmi. Dovevo lasciarlo andare.

Fu la notte più strana della mia vita, per quello che avevo passato e soprattutto perché non avevo mai dormito con un ragazzo.

Ci addormentammo abbracciati mentre lui continuava ad accarezzarmi la schiena per farmi tranquillizzare, un gesto sconosciuto e rassicurante.
Mai avrei pensato di sentirmi in questo modo in quella casa, mai.

Mi addormentai mentre quelle parole sostituivano le mille domande su mio padre, su Rachel e sulla mia vita.

"Adesso ci sono io".

Mi svegliai con la luce che batteva sul mio viso, mi presi alcuni secondi per ricordare gli avvenimenti di ieri e con le mani tastai il materasso per cercare Luke.
Ma lui non c'era.
Se ne era andato?
Mi sentii immediatamente priva di forze, non potevo aspettarmi che lui rimanesse anche la mattina.

Aveva la sua vita e a differenza mia aveva dei genitori che si sarebbero preoccupati.
Guardai la porta semi-aperta della mia stanza e venni assalita dal panico.

Un rumore al piano di sotto mi fece sobbalzare dallo spavento.
Era un ladro? E se fossero gli uomini di ieri? Forse volevano altri soldi o peggio... finire ciò che avevano iniziato... Quell'uomo aveva detto che conosceva Rachel, quindi magari sapeva anche dove abitava e se...

Calmati Tamara, ragiona... è piena mattina.

Forse era Rachel? No, impossibile... sarebbe rimasta a letto almeno per due giorni interi. Ringraziai il fatto che non le avessero rotto nulla, in quel caso la situazione sarebbe stata impossibile da autogestire.

Finn?
Se avesse visto Rachel conciata in quel modo se la sarebbe presa con me, sarei dovuta scappare...

No, non poteva essere lui... lo stavano cercando e lo conoscevo abbastanza da ritenerlo un vigliacco. Non sarebbe mai ritornato qui con il pericolo di essere ritrovato da chi stava scappando.

Ma perché lo stavano cercando? Per un altro debito? E se avessero cercato me per ripagare anche il suo? Lo avrei aiutato?

No, non dovevo più nulla a nessuno... soprattutto a Finn.

Un altro tonfo mi riportò al panico precedente.

Con il cuore a mille decisi di andare a controllare, tanto starmene sul letto non avrebbe risolto nulla.

Presi l'ombrello e scesi le scale lentamente...

Arrivai al terz'ultimo gradino e... mi sentii ridicola.

Sospirai di sollievo.
<<Che stai facendo?>>,risi nel vederlo con il grembiule e una padella in mano.

<<Ti sei svegliata! Oh mia collega dormigliona... la colazione, no? È quasi pronto, siediti.>>, mi disse con un occhiolino.

Lo guardai sconvolta mentre armeggiava con delle padelle. Fui felice di scoprire di essere solo paranoica.

Improvvisamente pensai a Rachel e mi voltai verso la sua porta.

<<Tranquilla, sta ancora dormendo. Ho comprato dei farmaci, è stato difficile spiegare all'infermiera i sintomi ma penso che andranno bene. Certo... dovevi vedere la sua faccia>>.

Dovevo ringraziarlo?

Come facevo a spiegargli che il benessere di Rachel non mi importava? Come potevo spiegargli che forse una parte di me sperava che soffrisse?

<<Collega, sei l'uomo che tutte le donne vorrebbero>>, era il meglio che potessi dire.

<<Tieni e mangia! Questa è la mia versione di arte>>.

Oh mamma, non mangiavo pancake da...sempre. Mi resi conto di avere molta fame e mi precipitai sullo sgabello lanciando l'ombrello alla mia destra.

<<Non dirmi che pensavi fossi un ladro... Non ti hanno insegnato niente i thriller?>>, disse ridendo.

Lo fissai per non rendermi più ridicola di quanto già fossi e diedi il primo morso. Non resistetti e con la bocca piena iniziai a riempirlo di complimenti.

<<Dove hai trovato gli ingredienti?>>, ricordai che in quelle settimane avevo comprato solo il minimo indispensabile.
Prima che mi rispondesse mi accorsi delle buste di un supermercato vicino e il mio cuore ricevette il colpo di grazia.

Sedendosi vicino a me, iniziò a mangiare <<Lo so, sono il migliore>>, disse capendo che avevo trovato la risposta alla mia domanda.

<<Si, lo sei!>>, la mia voce cercava di apparire solida ma era difficile non essere provata dalle attenzioni di Luke.

Nonostante avessi avuto il modo di gustare un periodo di equilibrio, ultimamente sentivo che le mie giornate fossero sempre imprevedibili...da una tempesta in arrivo si passava ad a un cielo soleggiato. Luke oggi era il mio sole.

Continuava a fissarmi mentre masticava l'ultimo pezzo della sua torre di pancake. I suoi occhi verdi si addolcirono e tentò di trattenere una risata.

<<Che c'è?>>, vederlo in quel modo mi rallegrava ed era così assurdo sentirmi così spensierata dopo la nottata di ieri. Era lui a regalarmi questa sensazione pacifica.

Con un gesto veloce mi passò un dito tra le labbra, <<Avevi una briciola.>>, terminò la frase in un sussurro come se anche lui si fosse stupito di quel contatto.

Mi imbarazzai e automaticamente tentai di abbassare la testa ma le sue dita, poggiate ancora sulle mie labbra, fecero resistenza e mi costrinsero a rimanere ferma.
Sentivo il suo tocco seguire il contorno della mia bocca e provocarmi una stretta allo stomaco.
Improvvisamente iniziai a guardarlo con occhi diversi, forse Courtney aveva ragione... forse mi dovevo solo lasciare andare e vedere cosa sarebbe successo.

Mi avvicinai a lui senza capire realmente cosa stessi per fare.
Era sbagliato? O no?

Luke, immobile, aspettò un mio gesto. Come se fossi io a condurre i giochi, come se lui non aspettasse altro che una mia reazione.
Ignorai i pensieri su Eric, ignorai i problemi che mi trascinavo ovunque andassi e ignorai le mille voci che mi mettevano in guardia.

Lo baciai.
Desideravo scoprire se Luke potesse essere qualcosa di diverso e non un semplice amico.
Questa non fu come la prima volta perché provai qualcosa di più intenso, non era lo stesso tornado di emozioni che Eric riusciva a scatenare ma niente sarebbe stato mai come Eric.
Eppure Luke era quello di cui avevo bisogno. Sentirlo tra le mie braccia mi faceva stare bene.

Ricambiò la mia iniziativa con foga ma le sue labbra si poggiarono sempre dolcemente.
La sua lingua accompagnava ogni movimento delle sue labbra ed una strana sensazione di serenità mi travolse.
Mi misi in piedi mentre le nostre bocche si esploravano e lui immediatamente mi prese per i fianchi, posizionandomi con facilità sulle sue gambe.

Solo una volta avevo sperimentato quella posizione che per me era fin troppo audace ma la sensazione, per quanto meno intensa, non era poi cosi tanto diversa.

Mi staccai per riprendere fiato mentre osservavo i suoi occhi smeraldo, pieni di desiderio... mi sorrise e io non potei fare altrimenti. Quella sensazione di calma sembrava essersi radicata dentro di me ed era cosi bella che non potevo crederci.

Avevo baciato Luke?
Avevamo passato la notte abbracciati e aveva visto una parte di me che forse neanche Courtney conosceva.
Come poteva ancora guardarmi in quel modo?
Come se fossi la cosa più stupenda che avesse mai toccato.

Eric era il mio mare in tempesta tanto quanto lo ero io per Luke... non c'erano altre spiegazioni. Qualsiasi persona sana di mente se ne sarebbe scappata dopo ieri sera eppure lui era rimasto con me. La differenza però stava nel fatto che io non ero come Eric. Avevo bisogno di Luke tanto quanto lui pensava di necessitarmi.

<<E questo?>>, chiese con l'affanno.

Gli misi le mani dietro il collo, <<I pancake mi fanno questo effetto>>, trattenni una smorfia.

<<A saperlo prima te li avrei preparati subito>>, il modo in cui mi guardava non aveva niente a che fare con Eric.
Eric mi studiava scomponendo ogni parte di me senza preoccuparsi di quando e come rimettermi a posto. Luke invece si limitava ad ammirarmi. Mi faceva sentire speciale.

<<Puoi sempre rimediare. Domani potresti riportarmeli e vedere come va, magari anche l'indomani e l'indomani ancora>>.

<<Prima però voglio vedere quanto dura l'effetto>>, si avvicinò di nuovo sfiorandomi le labbra, sentivo la sua mano afferrarmi la vita sempre più forte...

Il suono del campanello ci fece sussultare.

Era domenica, nessuno veniva mai qua...chi poteva essere? Per un attimo fui terrorizzata di ritrovarmi Finn o qualsiasi altra persona ma poi dopo mi tranquillizzai.
<<Sarà Courtney per la macchina... vado e torno, t..tu aspetta qui>>.

<<Non andrò da nessuna parte>>, disse con una voce vibrante e intensa.

Sentii le guance andarmi a fuoco, Courtney avrebbe capito subito che c'era qualcosa di strano.

Immaginai la sua faccia contenta e soddisfatta da "So tutto io" mentre giravo con spensieratezza la maniglia della porta.

Rimasi sconvolta da chi mi ritrovai di fronte.

<<Eric!>>, mi uscii una flebile voce, <<Che ci fai qui?>>.

Cercai immediatamente di chiudermi la porta alle spalle e ignorai il fatto di essere mezza-nuda, nel portico, in piena mattinata.
Mi accorsi che aveva ancora i vestiti di ieri e la sua faccia era un misto di paura-irritazione-rabbia.

<<Che ci Faccio?!? Lo sai quanto fossi preoccupato? Non mi hai neanche fatto sapere che eri tornata. Dove cazzo sei andata?>>, urlò senza preoccuparsi di dare spettacolo.

Cercai di mantenere la calma e provai a non reagire al suo stesso modo.
<<Scusami. Me ne ero dimenticata...mi dispiace ma ieri notte...>>

<<Quella macchina è di Luke, vero?>>, sembrava più una accusa che una domanda.

Non capivo cosa stesse provando, oltre alla rabbia sembrava...ferito...deluso.
Mi dispiaceva vederlo così ma non avevo proprio la forza di litigare.
<<Eric...>>

<<Che Stupido>>, si mise una mano sulla fronte, << Io a preoccuparmi mentre tu te la fai con quel coglione!>>.

Che cosa gli stava prendendo? E se anche fosse? Quale sarebbe il suo problema?
Non può rifiutarmi e poi pretendere che non mi faccia una vita.

<<Non sono affari tuoi>>, ringhiai a bassa voce, infastidita dal suo atteggiamento.

<<Si che lo sono!>> sembrava indemoniato, cercò di calmarsi ma improvvisamente lo vidi abbassare gli occhi per controllare il mio vestiario quasi inesistente e fu li che ricominciò con un tono minaccioso, << Tu ieri vai di matto per Rosalie e io dovrei ignorare il fatto che ti ritrovo...>>, si sforzò di continuare e vidi la sua mascella irrigidirsi, <<NUDA! Insieme ad uno che è solo capace di sbavarti dietro!>>.

Abbassai lo sguardo sulle mie gambe, fortunatamente la maglietta era abbastanza corta da coprire il sedere, ma non indossavo il reggiseno ed era un problema visibile dopo lo strusciamento con Luke e l'aria fresca del mattino.

Mi sentii pericolosamente in imbarazzo e tentai di coprirmi, sentivo gli occhi in procinto di annaffiarsi ma cercai di essere il più razionale possibile.
Io non dovevo spiegargli nulla.

Lo guardai dritto negli occhi, era inutile rispondere con la sua stessa aggressività.
<<Per favore... Eric ne parliamo dopo, adesso non è il momento... non è come credi>>.

Beh in realtà era proprio come stava pensando. Non avevo fatto sesso ma avevamo passato la notte insieme e ci eravamo pure baciati.

<<Che sta succeden...Eric? Che ci fai qua?>>, Luke aprí la porta e sbucò come se fosse il padrone di casa.

Eric si voltò a guardarlo e avvicinandosi bruscamente gli puntò l'indice contro, spingendolo verso il muro.
<<La domanda dovrei porla io a te visto che tu non sei un cazzo di nessuno... ma mi sembra inutile! Scusate ragazzi! Continuate a divertirvi...>>, mi guardó con così tanto odio e disgusto da togliermi il respiro.
Quegli occhi gelidi, iniettati di sangue, erano spaventosamente duri e distaccati, <<Tamara se volevi essere fottuta potevi dirmelo prim...>>

La mia mano destra, guidata dal mio orgoglio ferito, scattò immediatamente verso il suo viso.
Mi feci male e me ne pentii subito, odiavo la violenza, soprattutto dopo ieri sera... ma come poteva dirmi quelle parole?
Sapevo che non le pensava sul serio ma facevano male ed erano umilianti.
Non avrei permesso mai più a nessuno di accartocciarmi e farmi a brandelli.

<<Vattene! Lei non ti vuole qui!>>, Luke si intromise, era nervoso ma appariva ugualmente sicuro. Lo avevo appena baciato, ovvio che continuasse a comportarsi come il padrone di casa.

<<Che cazzo c'entri tu in questa discussione?!?>>, continuò a sbraitare, << Vaffanculo! Non voglio vedere più nessuno dei due!>>, si voltò dandomi le spalle  prima di salire mi guardò con disprezzo.

<<Avevi ragione, non sei come le altre.  Sei di un livello troppo basso>>, mise in moto e mi lasciò con quelle parole.

Rimasi immobile, aspettando che le lacrime spuntassero fuori. Avevo il cuore a pezzi, solo lui riusciva a renderlo più malmesso di quanto già non lo fosse.
Perché litigavamo sempre?
Perché ci comportavamo sempre così?
Come poteva pensare quelle cose o come poteva solo rivolgersi a me in questo modo? Non gli importava di come mi sarei sentita?

Mi sfregai la mano rossa sulla maglietta sentendomi in colpa per come lo avevo colpito... ma se lo meritava. Nessuno mi avrebbe più mancata di rispetto.

Sentii le braccia di Luke avvolgermi da dietro. <<Andrà tutto bene>>, mi disse.

Gli credevo, avevo bisogno di credergli. "Adesso ci sarebbe stato lui".

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