Capitolo |12|
Passarono due settimane e di Rachel e Finn nessuna traccia.
Mi rendeva più nervosa stare in una casa senza di loro che con loro.
Non sapevo quando sarebbero tornati, se avessi dovuto avvisare la polizia o chiamare Finn...
Cosa stava succedendo?
Uscii di corsa, ero in ritardo.
Vidi Courtney che parlava al telefono, sicuramente con Nathan.
Mi aveva raccontato tutto ciò che dovevo sapere, dalla festa in spiaggia fino agli ultimi avvenimenti. Prima di mettersi insieme avevano parlato parecchio al telefono ed erano pure usciti qualche volta.
Ovviamente io ero troppo distratta per accorgermi di queste cose e mi sentivo ancora in colpa per non essere stata così tanto presente. Inutile dire che avevo dovuto subirmi tutte le descrizioni di ogni singolo bacio. Courtney amava la perfezione e devo dire che ogni bacio che si erano dati era sempre stato nel momento e luogo perfetto.
<<Ciao riccioli d'oro!>>, mi rivolse uno sguardo di scuse e continuò a parlare al telefono.
Alla fine della chiamata cercò di dirmi qualcosa ma la interruppi.
<<Courtney è tardi, qualsiasi cosa tu voglia dirmi lo farai dopo>>.
<<Okay, andiamo>>, mise in moto con una espressione pensierosa.
Era successo qualcosa con Nathan? No, impossibile. Loro riuscivano a discutere e a riappacificarsi nello stesso momento. Nonostante fossero cresciuto insieme Nathan era differente dal suo lunatico fratello.
In quei giorni avevo visto Eric quasi ogni sera in cui non lavoravo.
Passava da casa mia, mangiavamo insieme e dopo aver guardato alcune puntate di qualche telefilm se ne andava.
Stavo bene insieme a lui, ammetto che ancora quando ci sfioravamo per sbaglio sentivo una scarica elettrica percorrermi ogni singolo muscolo del corpo ma avevo imparato a controllarmi.
Quasi.
Notai che ogni qual volta ne aveva l'occasione cercava di capire il perché a casa non trovasse mai i miei zii. Gli avevo detto che erano fuori per lavoro ma non se l'era sicuramente bevuta. Però non mi importava.
Fin quando non mi avrebbe fatto troppe domande mi sarebbe andato bene.
Il lavoro andava alla grande.
Mi divertivo insieme a Luke a prendere in giro le persone strambe che venivano ogni sera al pub. Tra i clienti abituali ce n'era una che mi stava molto a cuore. Poteva avere circa 60anni, si chiamava Clary e la trovavo sempre al solito posto ad ordinare un Martini. Una volta iniziammo a parlare e mi svelò il suo segreto: aspettava qualcuno. Ovviamente non mi aveva detto chi ma mi faceva un po' di tenerezza.
Luke diceva che era pazza e che non dovevo darle retta. Tipico di Luke... Cinico!
Però stavo imparando a volergli davvero bene. Bay e Paul mi facevano le solite battutine su quanto fosse palese che Luke sbavasse per me, ma non era così.
O almeno speravo non fosse cosi.
Arrivammo a scuola e vidi Tiffany e Liam tenersi per mano, speravo solo per lei che non fosse sudaticcia.
Da quel pomeriggio di studio le cose non erano andate molto bene perché lui non aveva fatto altro che parlare di Grace.
Tiffany si era ingelosita molto anche se non voleva ammetterlo, ma dopo tre giorni in cui si ignorarono ebbe il coraggio di andare da Liam e baciarlo mentre si allenava davanti a tutti. Ecco come si misero insieme.
Diciamo che lei era l'unione di me e Courtney.
Era assurdo quanto ci assomigliassimo.
<<Hey ragazze!>>,Liam mi guardò e si mise a ridere, <<Tamara, Samantha ti stava cercando. Era disperata, vai da lei>>.
Sospirai, sapevo già cosa era successo. <<Vado>>, feci per andarmene ma poi ricordai che a Courtney voleva parlarmi di qualcosa.
Mi voltai verso di lei ma era impegnata ad amoreggiare con Nathan, decisi di rimandare quella discussione a più tardi.
<<Ci vediamo a pranzo!>>, urlai per salutarli.
Io e Sam (ormai la chiamavo anche io così) eravamo diventate "amiche". Mi aveva chiesto scusa e inoltre in quelle settimane ci vedevamo spesso visto che prima di andare a lavoro con Luke, andavo a casa sua a studiare.
I suoi genitori erano fantastici.
Suo padre faceva l'insegnante di storia mentre sua madre era una veterinaria.
Era assurdo come in cosi poco tempo la mia vita fosse cambiata.
Non avevo alcun livido o brutte sorprese, passavo le giornate a ridere o ad impegnarmi nel mio nuovo lavoro per poi ritornare a casa e ritrovarmi Eric davanti la porta di casa. Era un assaggio della vita che avrei potuto avere fin dall'inizio.
Trovai Sam davanti all'armadietto a sfogliare il libro di musica.
Oggi avrebbe avuto un esame importante che le avrebbe dato la possibilità di entrare dopo il diploma al Berklee Collage of Music di Boston.
Scacciai subito le immagini malinconiche di quella città natale, non avevo mai avuto il coraggio di riandarci... non avevo mai avuto il coraggio di visitare le tombe dei miei genitori. Era stupido dirlo ma se lo avessi fatto avrei realizzato che loro non sarebbero più tornati da me.
Come se fosse tutto un film... come se la loro morte fosse stata solo una messinscena.
<<Sam? Ancora con quel libro? Smettila! Lo sai a memoria!>>.
Si girò e vidi brillarle gli occhi appena mi notò.
Mi abbracciò iniziando a piagnucolare su quanto avesse paura, e sulla difficoltà del test.
Era così spontanea, non si preoccupava di mostrare il più piccolo sentimento.
A volte era infantile, un po' come Luke, ma la ammiravo.
Ricambiai l'abbraccio.
<<Guardami, andrà benone! Hai studiato come una matta... quindi fai l'esame senza preoccuparti di come andrà, non ti perdere in un bicchier d'acqua ma soprattutto non ti bagnare prima di piovere! Sii sicura di te stessa e fai ciò che sai fare >>.
<<Non ho capito nulla di cosa mi hai detto ma mi sento meglio>>, rilassò le spalle, <<Ok, vado! Ma sappi che se non lo dovessi superare voglio che mi offrì un mega gelato in quella nuova pasticceria costosa che abbiamo visto>>.
Sbuffai divertita, << Affare fatto, adesso vai!>>.
Mi diede un bacio sulla guancia e corse via.
In realtà anche io oggi ero molto nervosa. Alla prima ora avrei saputo il risultato del compito di Algebra. Speravo in una B per non fare abbassare di troppo la media.
Ah, che stress!
Mi incamminai verso l'aula degli orrori ma urtai qualcuno e caddi a terra.
<<Tamara tesoro, sempre a fare brutte figure da vera impedita>>, si mise un'unghia laccata sul labbro rigorosamente lucido, <<Lo sai che vicino ai miei piedi sei proprio Carina?>>,
Daisy si mise a ridere insieme alle sue due muove amichette: Clare e Grace
Da quando tra me ed Eric andava tutto bene non facevano altro che tormentarmi, ignare però che per me questo non era nulla.
Ai miei occhi erano solo delle adolescenti in cerca di attenzione, avevo passato di peggio per cadere nella loro trappola.
Mi alzai.
<< Oh scusami! Ognuno il suo ruolo...c'è chi è impedita, c'è chi non ha personalità e si mette a seguire gli ordini di altre persone e...>>, lanciai un'occhiata alle due oche per poi ritornare su di lei, << C'è chi è Troia. Tu Dasy, chi pensi di essere?>>.
Ah che bello... vedere la sua faccia perfetta trasformarsi in un'espressione di totale irritazione mi procurava un piacere incommensurabile.
Si avvicinò a me così tanto che sentii quel suo sicuro costoso e nauseante profumo.
<<Si stancherà di te. Io so cose di lui che tu non saprai mai. Quando ha bisogno di sfogarsi per certi momenti del suo passato secondo te da chi viene? Dalla ragazzina nuova bisognosa di aiuto o dalla sua amica di infanzia che lo ha visto crescere?>>.
Amica di infanzia?
<<Sei patetica>>, dissi voltandole le spalle e entrando in aula.
<<Impedita pensaci! Io sarò sempre un passo avanti a te!>>, mi gridò da dietro.
Cosa sapeva di Eric?
In effetti non mi aveva mai raccontato del motivo per cui era partito due anni fa?
Daisy si riferiva a quello?
Lei lo sapeva?
Alcuni ragazzi si girarono per capire cosa stesse accadendo.
Cercai di ignorare quegli sguardi ma soprattutto quelle parole.
Passai interi minuti a calmare la frustrazione che provavo, il mio umore non era mai stato cosi instabile. Bastava una maledetta e ingiustificata gelosia per Eric da desiderare di rifugiarmi sotto le coperte, per tutta la vita.
Eppure mi aiutò a dimenticare del risultato che avrebbe quasi cambiato il mio futuro, per questo quando mi ricordai del test e vidi una A+ non riuscii a frenare la mia allegria.
<<Eric!!!>>, urlai appena riuscii a trovarlo.
Era nel cortile insieme a Liam e Robert, senza pensarci gli corsi incontro e lo abbracciai!
Sentii le sue mani indugiare per poi ricambiare l'abbraccio, mi staccai imbarazzata per quello spettacolo che avevo messo su ma ero troppo felice e non riuscivo a contenermi.
<<Che è successo?>>, mi chiese divertito allontanando la sigaretta.
<<Grazie, grazie, grazie!>>, iniziai a saltellare come un canguro, <<Ho preso una B! Con un +!!Ci credi? Io? Anche se dovessi prendere un voto più basso non mi boccerebbe!>>, la mia voce sfiorava i toni dell'isteria, non riuscivo a capire se fosse per il voto o perché lo avevo appena abbracciato.
Mi fece il sorriso che amavo di più, quello che raramente mostrava.
<<Con un "+"?>>, finse di essere scioccato, <<Evans mi deludi... e io speravo che finalmente avessi preso una C... Sarà per la prossima volta!>>, disse in modo serio per poi prendermi la testa e avvicinare le nostre fronti.
<<Sono orgoglioso di te, imbranata>>.
Ogni volta che lo faceva non riuscivo a staccarmi da quegli occhi.
Mi trasportavano fino al punto da assentarmi totalmente, mi sfiorò il naso con l'indice e si allontanò.
Quando interruppe quel contatto ispirai una boccata d'aria visto che avevo trattenuto il fiato.
Notai Robert e Liam incuriositi dalla scena che avevano appena assistito, ci guardarono come se avessero trovato il pezzo mancante di un puzzle.
Sapevo che gli altri si facevano strane idee sul nostro conto. Una volta Liam, scherzando, aveva detto che per Eric non ci potranno mai essere mezze misure. O ti vuole portare a letto o sei sua sorella.
Ma noi avevamo più di una volta chiarito la posizione, eravamo solo amici.
La mia vita stava iniziando a prendere una piega diversa e non volevo rovinare qualcosa che mi faceva stare bene. Lui era stato chiaro, solo amicizia, da me avrebbe ottenuto solo quella.
Feci un passo indietro e imbarazzata dai loro sguardi decisi di svignarmela.
<<Ciao ragazzi>>, rivolsi ai due spettatori un sorriso e poi mi concentrai su Eric che non aveva smesso di fissarmi, << Ehm...vado a pranzo. Ci vediamo... Ci vediamo dopo!>>
Mi voltai ripetendomi:
"Non sembro un idiota, non sembro un idiota, non sembro un idiota...".
Notai le ragazze sedute al solito tavolo, presi un sandwich dalle macchinette e le raggiunsi.
Ero felice per aver preso quella magnifica A ma mi dispiaceva per l'insufficienza di Courtney anche se a lei non importava più di tanto. Stava la, seduta, a ridere.
Vidi Sam con la testa appoggiata sul tavolo.
No.
Non posso crederci, le era andato male l'esame?
Mi avvicinai subito e cercai di consolarla. <<Sam ascoltami, ci saranno altri esami che potrai fare! Sei ancora al primo anno e hai tutto il te...>>
Sam alzò la testa e venne ad abbracciarmi.
Mi dispiaceva così tanto.
Vidi Courtney e Tiffany ridere.
Come potevano sghignazzare in una situazione del genere?
Ok si, piangere in questo modo era un po' infantile ma stiamo parlando di Sam e del suo futuro.
<<Dai Sam, non fare così! Suoni il piano in modo sublime, l'anno prossimo...>>
<<Non sto piangendo per questo! L'esame mi è andato benissimo e credo di aver fatto buona impressione>>, si staccò da me e mi guardò con i suoi occhioni marroni.
<<E allora cosa è successo?>>, non ci stavo capendo nulla.
<<Non è arrivata a comprare i biglietti per il concerto dei Coldplay>>, disse Courtney ridendo ancora più forte.
Non ci potevo credere.
Sta seriamente piangendo così per questo?
E io che pensavo fosse per il suo futuro.
Continuava a guardarmi con quegli occhioni colmi di lacrime, <<È da quando gliel'ho detto che mi prendono in giro! Non capiscono che per me era una cosa importante>>.
Tiffany che fino ad allora aveva cercato di trattenere la risata scoppiò, <<Sam io ti voglio bene e mi dispiace ma... sei ridicola! >>.
<<Vedi?>>, disse la nanerottola come per chiedermi sostegno.
Cercai di controllarmi, <<Ragazze smettetela, ci teneva tant...>>, mi misi a ridere pure io.
Sam mi guardò come se l'avessi tradita e si sedette sul tavolo mettendo sul il broncio. Non sarebbe cambiata mai.
Cercai di ricompormi e trattenni la risata in una smorfia <<Sam scusami, mi avete presa alla sprovvista...non volevo ridere. Mi ero preoccupata perché pensavo fosse per il concorso ma...>>
Continuava a fare l'offesa.
<<Ti prometto che cercherò dei biglietti e se dovessi trovarne due verrò con te!>>.
<<Lo dici sul serio? Mi troverai dei biglietti e mi farai compagnia?>>.
<<Ci proverò>>, sottolineai il fatto che non fosse sicuro.
A me quel gruppo piaceva parecchio e poi volevo davvero aiutarla.
Lei si alzò di nuovo e riprese ad abbracciarmi.
Era assurdo come ero riuscita ad affezionarmi in così poco tempo ad altre persone.
L'unica mia vera amica era stata sempre e solo Courtney.
Grace e Clare le avevo sempre considerate come delle conoscenti con cui stavo per farla felice e per non costringerla a stare sola con me ma in loro compagnia non ci stavo per niente bene, mi ritrovavo sempre a isolarmi nei miei pensieri.
Ma tutto ha una spiegazione e in quel caso era che quelle due erano delle stronze.
Quando avevo raccontato a Courtney di Clare e del fatto che aveva detto tutto a Luke lei si arrabbiò molto e le dispiacque di avermi messa in mezzo.
Da quel giorno loro non ci parlarono più perché ovviamente funziona così: se perdi Clare perdi anche Grace, loro sono tutto un pacchetto unico.
Courtney era mortificata per Michael e quando Nathan lo venne a sapere si arrabbiò però avevano fatto subito pace perché... beh, non riusciva a stare un secondo senza di lei.
Erano perfetti insieme.
Michael si era un po' allontanato da Luke perché lui stava più tempo con noi ed era ovvio che la nostra compagnia non gli era più gradita.
Sapevo che Courtney avesse chiarito con lui ma questo non riparava in alcun modo il suo "orgoglio" ferito.
Sam si staccò da me e riuscii nuovamente a respirare.
Avevo fame quindi liberai il mio cibo pieno di conservanti dalla pellicola e lo addentai.
Buono, buono, davvero buono!
<<Visto che la mia amica numero uno mi ha fatto risollevare l'animo, ci andiamo domani in quella pasticceria bellissima?>>.
<<Essere tua amica è peggio di avere un cane>>, sbuffò Tiffany.
<<Già, sempre bisognosa di attenzioni e rompipalle>>, continuò Courtney.
<<Appunto per questo mi amate! Tamara convincile tu>>.
Non potevo mangiare in santa pace?
<<Io ci volevo andare, il posto sembra carino e volendo potremmo andare anche in giro. Sembra strano ma ho bisogno di vestiti e a lavoro mi stanno pagando bene, quindi...>>
<<Beh in effetti anche io devo comprare delle cose. Boh va bene, per me si può fare>> , rispose Tiffany
Aspettammo tutte la risposta di Courtney.
<<Ok va bene ma alle 19:00 devo essere a casa, mi devo vedere con Nathan>>.
Sam si girò verso di me, <<Vedi? Ti ascoltano sempre!>>.
Ci riflettei su.
Sarebbe stata la mia prima uscita tra... amiche?
<<La vizi troppo, così non crescerà mai>>, mi disse Courtney più tardi, con aria severa, mentre mi accompagnava in aula.
Viziavo Sam?
<<La vizio? Smettila Courtney...>>, risi per la serietà con cui lo disse.
Se è viziata non è di certo per colpa mia, inoltre anche Courtney poteva essere definita tale solo che l'unica differenza stava nella capacità di ottenere le cose da sola: lei riusciva ad averla vinta con la pressione a cui sottoponeva gli altri, tipo me, mentre Sam chiedeva aiuto.
Tenni per me quel pensiero ma continuai ad avere il sorriso stampato sulla faccia.
<<Sai ti vedo cambiata. Prima tentavi sempre di camminare senza dare nell'occhio come se ti dovessi nascondere da qualcuno e adesso...>>
<<E adesso cosa?>>, chiesi ancora divertita e un po' curiosa.
La vidi cercare di trovare le parole giuste, <<E adesso ti vedo più in cerca di qualcosa. Ultimamente ti vedo sempre sorridere, non mi fraintendere perché sono felicissima di questo tuo...cambiamento, ma...>>
Mi fermai a guardarla, eravamo quasi arrivate e ancora mancavano un paio di minuti prima che la lezione iniziasse.
<<Courtney che vuoi dire?>>, non riuscivo ad afferrare il punto.
Finalmente stavo facendo quello che lei mi aveva sempre chiesto di fare: socializzare. Inoltre non le avevo neanche più mentito perché non c'era più niente da nascondere. E allora perché la vedevo così afflitta?
<<Non stai fingendo, vero?>>, chiese improvvisamente chiudendo gli occhi, come se avesse scelto la parola sbagliata.
<<Fingendo cosa?>>, ancora ero confusa.
<<Di trovarti bene con Tiffany e gli altri, solo per non destare sospetti. Nathan mi ha detto che Eric molte volte viene da te la sera e so che Rachel e Finn non te lo avrebbero permesso. Che sta succedendo?>>.
Ok forse non le avevo detto proprio tutto, avevo omesso la parte che per due settimane stavo vivendo in quella casa da sola. Ma non era necessario che lei lo venisse a sapere, non volevo farla preoccupare e sinceramente non volevo preoccuparmi neanche di doverla rassicurare.
Finalmente stava andando tutto bene.
La guardai negli occhi e vidi solo preoccupazione.
Sbuffai e cercai di fare quello che da due settimane mi ero abituata a non fare più: rassicurarla.
<<Courtney non lo farei mai. Voglio davvero bene a Sam, Tiffany, Luke e a tutti gli altri...>>, non poteva pensare davvero che io stessi fingendo con tutti, non poteva pensare che fossi così calcolatrice da giocare con gli altri.
Potevo mentire su me stessa, sulle cose che mi accadevano ma non avrei mai e poi mai potuto fingere di trovarmi bene con qualcuno che non fosse lei... era una novità anche per me.
Sospirai e sconfitta continuai, <<Rachel e Finn non li sento da un paio di giorni, per questo Eric non ha avuto "problemi" a passare da casa mia. Anche se ho intenzione di interrompere questa sua abitudine perché non so quando rit..>>
<<Aspetta, vuol dire che abiti da sola in quella casa? Da quanto tempo? E perché non me l'hai detto?>>, chiese allarmata.
Ecco, lo sapevo.
<<Non è da molto tempo solo da pochi giorni e non te l'ho detto perché non volevo farti preoccupare>>.
La vidi innervosirsi ma cercò di calmarsi,<< Tamara devi impara a fidarti di me, non puoi nascondermi tutto!>>.
<<Non si tratta di fiducia te l'ho detto... Non volevo farti preoccupare>>.
<<Ma mi spieghi che razza di giustificazione sarebbe?>>, si guardò velocemente in giro e abbassò il tono di voce dato che alcuni ficcanaso sembravano essere interessati a quella discussione, <<Sono tua amica e ho il diritto di sapere certe cose. Sai... sai quanto è frustrante voler bene ad una persona di cui non sai nulla? Non dico di raccontarmi il tuo passato perché so che per te è molto difficile e per quanto mi faccia male lo accetto... ma perché non mi parli dei tuoi attuali problemi?>>.
Era arrabbiata e sapevo che avrebbe letteralmente dato di matto se solo non fossimo state a scuola.
<<Ascoltami mi dispiace... non volevo arrivare a questo. Non voglio neanche giustificarmi e prometto che da ora in poi cercherò di sfogarmi con te e non tenermi tutto dentro. Sappi però che non lo faccio perché non ti considero importante ma solo perché sono abituata a fare così. Mi dispiace>>.
A quelle parole si rilassò, <<Dispiace anche a me, neanche io ti ho raccontato di Nathan eppure tu non hai fatto alcuna scenata. Certo le due situazioni sono ben diverse ma ammetto di essere molto oppressiva. Voglio davvero che tu sia felice ed ho così tanto sperato che tu lo fossi che adesso mi sembra difficile vederti sorridere, vederti più spensierata... Sono una rompipalle, lo so>>.
Sorrisi perché a volte anche io lo pensavo ma era la mia rompiscatole preferita.
<<Ti capisco e non te ne faccio una colpa ma ti assicuro che sono sincera... Era questo di cui volevi parlarmi?>>.
Si spostò i capelli di lato, un gesto che faceva sempre quando era nervosa.
E adesso di cosa si tratta?
<<In realtà c'era un'altra cosa...>>, indugiò e poi sembrò farsi coraggio, <<Che intenzioni hai con Eric? Ti vedo molto presa... ho sentito in giro certe voci e Nathan mi ha accennato che in passato ha sofferto molto per una certa situazione che non mi ha voluto raccontare ma...>>
Sospirai per l'ennesima volta, <<Courtney stai tranquilla. Non ci sarà mai nulla tra me ed Eric. Siamo amici, passiamo del tempo insieme e mi aiuta pure in algebra...cosa che servirebbe pure a te>>.
Continuò a guardarmi per cercare di capire se stessi dicendo la verità cosi provai ad essere più convincente e chiara.
<<Non ti nasconderò che Eric mi piace ma ti posso assicurare che lo sto considerando come un amico, mi da anche meno fastidio quando vedo Daisy o altre ragazze strusciarsi addosso a lui. Credo che ormai me ne sia fatta una ragione... quindi stai tranquilla. Mi sto facendo tante amicizie ma tu rimarrai la mia Riccioli d'oro, per sempre!>>.
Si mise a ridere, <<Sono felice che tu pensa questo e non ti seccare per quello che sto per dirti ma... Secondo me dovresti dare un'altra opportunità a Luke. Gli piaci e si ve..>
<<Courtney te ne prego! Se dovesse piacermi qualcuno ci uscirò, promesso... Ma Luke è off limits.>>.
<<Mhhh, io ti conosco e quando stai con lui hai sempre il sorriso stampato sulla faccia... credo che ti faccia bene>>.
Cercai di controbattere ma la campanella mi anticipò, vidi Courtney sgranare gli occhi.
<<Discorso in sospeso, adesso scappo>>, mi disse e se ne andò lasciandomi con quel pensiero in testa.
Luke?
Io?
Era un bel ragazzo e si, stavo bene con lui ma quando mi aveva baciata non avevo provato granchè se non il terrore di quel ricordo.
Anche se sapevo che lui non c'entrava molto. Non era stato solo il suo gesto a farmelo ricordare ma anche la situazione di quei giorni: Il ritorno di Eric e il ricordo di quella notte, i sogni su mia madre, le parole di Rachel...
Io e Luke?
Lo vidi salutarmi da lontano e venirmi incontro.
Avevamo la stessa lezione. Uno strano brivido mi percorse la schiena.
Era come se lo stessi guardando per la prima volta.
Il suo sorriso sempre sincero, il suo corpo tonico e sportivo, i suoi occhi verdi.
Ma cosa stavo facendo?
<<Hey collega! Sbrighiamoci ad entrar...C'è il professore, andiamo!>>.
Mi prese per mano e non so perché, forse per quei strani pensieri fatti prima, mi scansai subito e sapevo già di essere diventata rossa in viso.
<<Tutto bene?>>, lo vedevo perplesso.
<<Ssi...si, andiamo>>, dissi superandolo e ignorando il suo sguardo.
Mi aveva sempre presa per mano e non avevo mai reagito così.
È tutta colpa di Courtney e delle idee strambe che mi mette in testa!
Da quando io e Luke avevamo fatto amicizia, letteratura inglese sembrava essere più divertente di prima e l'ora passava sempre velocemente. Ma dopo la chiacchierata con Courtney, sentii una sottile agitazione che mi faceva andare in assoluta confusione.
Per tutta la durata della lezione non feci altro che guardarlo ma lui non mi rivolse la parola ed era strano perché di solito scherzavamo sull'originale outfit del professore.
Ad esempio, oggi aveva un paio di pantaloni marroni e una camicia verde... sembrava un albero.
Risi per l'associazione.
Luke si voltò e mi guardò in modo strano, sembrava quasi divertito.
Sentii la sua voce intrufolarsi nel mio orecchio, <<Dopo mi racconterai cosa ti prende o ti limiterai solo a fissarmi come una maniaca?>>.
La sensazione del suo fiato sul collo mi provocò la pelle d'oca.
Cacchio Tamara! Sei seria?
Cercai di riacquistare padronanza del mio stupido corpo e tentai di essere la solita me. <<Assolutamente niente, sono solo felice perché ho preso una A+ in algebra!!>>.
<<Sei una secchiona!>>, disse sbuffando.
<<Io secchiona? Luke sei arrivato ad offendermi fino a questo punto?>>, rise e mi diede una gomitata.
<<Oggi vieni a casa mia, no? Dobbiamo lavorare sulla relazione di "Cime tempestose" e poi andare a lavoro>>.
Il professore ci aveva assegnato un compito su quel libro.
Luke sapeva che lo avevo già letto almeno dieci volte quindi fu felice di poter fare a meno di aprirlo.
Lui che legge certi romanzi? Sia mai!
Dategli solo fantascienza, thriller e autobiografie, il resto è noia.
<<Si, però ho dimenticato la divisa a casa di Courtney. Pensi che Bay me ne può recuperare un'altra?>>.
<<Si arrabbierà moltissimo ma si, te ne darà un'altra>>.
Ok, era stato solo un attimo di cedimento.
Avevo tutto sotto controllo.
Luke amico, Eric amico, eravamo tutti amici.
La campanella suonò e il professore borbottò qualcosa sul fatto del tempo, ma non mi importava.
<<Vado un attimo in segreteria che devo consegnare un modulo. Tu aspettami in macchina>>.
Mi lanciò le chiavi e le presi al volo.
Complimenti Tamara, stai migliorando.
Mi applaudii mentalmente.
<<Va bene capo!>>, gli dissi mentre usciva dall'aula.
Sam oggi non sarebbe venuta con noi, doveva fare un corso pomeridiano di potenziamento.
Mi avviai verso la macchina di Luke e una volta arrivata mi misi sopra il vano anteriore, tanto a lui non dava fastidio.
Da lontano vidi Eric e tentai di salutarlo ma mi bloccai nel momento in cui si abbassò per baciare una ragazza.
Li, davanti a tutti. Come se non ci fosse un domani.
Vedevo le sue mani scorrerle su gran parte del corpo, le sue labbra baciare la sua pelle e i suoi capelli tra le mani di quella.
Sapevo che sarebbe stato meglio non continuare a guardare ma mi sforzai di farlo, dovevo sbatterci tante volte la testa fino a quando avrei imparato.
Eravamo amici e si, in fondo mi stava bene anche se faceva male.
<<Tamara tutto bene?>>, la voce di Luke mi riportò alla realtà.
Lo guardai cercando di seppellire quel dolore che ormai conoscevo bene.
<<Si, andiamo>>, gli sorrisi mentre scendevo dal cofano ed entrai in macchina.
Lui rimase qualche secondo fuori e poi mi seguii.
Il tragitto fu silenzioso e non avevo molta voglia di parlare quindi accesi la radio e mi misi a ridere perché c'era "Ink" dei Coldplay.
<<Perché stai ridendo?>>, mi guardó come se fossi pazza.
Gli raccontai di sua sorella, del pianto e del concerto e cosi ricambiò la mia risata.
<<È senza speranze...però a questo punto anche io voglio venirci. Sono stato io a farle scoprire questo gruppo>>.
<<Luke sarà già difficile trovarne uno pen..>>
<<Tranquilla, ho tantissimi contatti. Riuscirò a trovarne pure altri due così verranno pure Tiffany e Courtney>>.
Era così sicuro che mi fidai, <<Va bene, stupiscimi grande uomo>>.
Si girò e mi guardò dritto negli occhi. Era diventato immediatamente fin troppo serio.
<<Lo farò!>>, disse per poi riconcentrarsi sulla strada.
Evitai di dare una spiegazione a quel comportamento ed evitai pure di pensare alle parole di Courtney.
Amici, solo amici.
Arrivammo a casa sua, non era grandissima come quella di Eric o di Courtney ma mi piaceva molto di più. Era così intima. Se avessi mai dovuto scegliere una casa l'avrei voluta in quel modo.
Certo se ci fosse stata pure quella meravigliosa cascata artificiale credo che sarebbe stata perfetta.
La cosa che amavo di più era la veranda che si affacciava sul giardino pieno di rose e gelsomini, adoravo quell'odore.
Sophie, sua madre, era a casa e quando mi vide corse ad abbracciarmi. Sam assomigliava moltissimo a sua madre, erano entrambe minute con due occhioni marroni che ti riempivano il cuore.
Dopo aver parlato con Sophie, ci mettemmo all'opera e in due orette finimmo tutta la relazione.
Heatcliff era il mio personaggio preferito: così vero, pieno di difetti, ma vero.
La sua sofferenza era palpabile in ogni suo atteggiamento.
Ripensai ad Eric e a come palpava lui quella tizia.
<<Tamara dobbiamo andare, si farà tardi>>, mi disse Luke uscendo dalla stanza.
Lo seguii e cercai di non pensare più a quella scena.
Ma non ci riuscii.
Quel giorno combinai molti disastri.
Non so come Bay non mi buttò fuori ma questa volta potevo definirmi fortunata.
Ero totalmente distratta e ogni cosa mi faceva pensare a lui.
Quando salii in macchina, Luke non mise in moto.
<<Che è successo?>>, mi voltai verso di lui, <<Hai dimenticato qualcosa?>>, chiesi riferendomi alle migliaia di volte che eravamo ritornati indietro per prendere le chiavi di casa, il cellulare, la patente, il portafoglio e cosi via.
Lo vidi in difficoltà ma dopo un po' parlò.
<<No. È da tutto il giorno che sei distratta e volevo chiederti se fosse per Eric. L'ho visto anche io oggi pomeriggio>>.
Una fitta allo stomaco mi costrinse a distogliere lo sguardo. Odiavo che tutti capissero quanto fossi presa da Eric. Odiavo perfino che lui avesse ancora cosi tanto potere su di me ma era difficile allontanare l'idea di "noi" dato che passavamo molto tempo insieme.
Sospirai, <<È la ventesima volta che lo dico in un giorno. Siamo amici e a me va bene così. Sicuramente vederlo con un'altra non mi lascia indifferente ma...>>
<<Se ti dicessi che oggi ho rifiutato una ragazza solo perché volevo prima parlarne con te, tu cosa mi diresti?>>.
Una ragazza?
Chi?
Aspetta vuole sapere cosa ne penso?
No no no, siamo tutti amici! Tutti amici!
<<Che dovresti uscirci>>, dissi guardandolo negli occhi.
Dovevo fargli capire che tra di noi le cose non sarebbero mai cambiate.
La mia risposta lo fece rabbuiare, mi dispiaceva ferirlo ma sapevo anche che per quanto potessi piacergli non era così preso da me e questo pensiero mi fece sentire meno stronza.
Accese la macchina senza dirmi nulla e partí.
Il silenzio regnò dentro la macchina: niente musica, niente discussioni su pareri discordanti riguardo i vari interessi e niente risate.
Odiavo quando stavamo insieme e non parlavamo, era così innaturale.
Resistetti solo 5 minuti.
<<Chi è questa bella ragazza che ti ha chiesto di uscire?>>, cercai di smorzare la situazione ma in realtà ero molto curiosa, volevo capire chi avesse attirato la sua attenzione.
Ero certa che Luke ricevesse richieste quasi ogni giorno ma mai me ne aveva parlato.
Evidentemente quest'ultima ragazza lo aveva colpito. Cercai di immaginarmi chi potesse essere, forse qualcuno del corso di letteratura... in effetti c'era una ragazza che... <<Clare>>, mi disse infastidito e interrompendo il mio flusso di pensieri.
<<Cosa?!?Non puoi uscire con lei!>>, urlai sconvolta e quasi irritata.
<<Ah no? E perché?>>.
Ok, ora sì che era arrabbiato.
Calmati Tamara, respira piano.
<<Va bene va bene, se ti piace sei libero di uscirci solo che...meriti di meglio! Clare è... Clare!>>, quel nome lo dissi con tutto il disprezzo che avevo in corpo, non poteva davvero provare interesse per lei.
<<E chi dovrei meritarmi secondo te? Sentiamo...>>, mi chiese con aria sufficiente.
Dovevo smetterla. Stavamo toccando un argomento un po' pericoloso.
<<Non lo so, era tanto per dire. Scusa se ho reagito così. Clare è una bella ragazza e sicuramente avrà altre doti oltre a sintonizzarsi con Grace>>.
<<Forse...>>, disse in modo serio per poi scoppiare a ridere, <<Sintonizzarsi? Anche tu pensi che siano collegate mentalmente?>>.
Lo guardai ridere e mi sentii di nuovo a mio agio, era cosi rassicurante stare con lui... non aveva niente a che vedere con Eric.
Luke era il mare calmo mentre Eric era il mare in tempesta.
Con Luke potevo essere semplicemente me stessa e sapevo che qualsiasi cosa fosse accaduta lui avrebbe fatto un passo indietro pur di riappacificarsi con me.
Eric invece riusciva a manipolarmi, aveva troppo potere su di me mentre con Luke avevo il pieno controllo.
D'improvviso pensai che forse per Luke io ero il suo mare in tempesta e Clare era quella che riusciva a dargli serenità.
Scacciai subito quei pensieri e il dispiacere di poter recare cosi tanta sofferenza a Luke, non poteva essere cosi.
Quello che provavo per Eric non era normale, era unico ma allo stesso tempo malsano, dipendevo da lui.
Arrivai a casa, lo salutai e dopo una bella e lunga doccia, andai a letto.
La porta della mia stanza continuavo a chiuderla a chiave e tenevo l'ombrello vicino al letto. In realtà era ridicolo pensare di potermi difendere con un ombrello ma credo che fosse più un simbolo che altro, serviva a calmarmi.
Era tutto così strano.
Ma non mi importava, preferivo stare da sola in quell'oscurità che condividerla con il diavolo in persona.
Mi arrivò un messaggio, era Eric:
* "Domani a pranzo tieniti libera, buona notte imbranata". *
Il cuore fece le capriole ma l'immagine di lui con un'altra ragazza troncò l'entusiasmo.
Mi addormentai senza rispondergli, il "Si" scontato era ormai inevitabile.
La mattina seguente fui sconvolta nel vederlo fuori la mia aula... come faceva a sapere dove mi trovassi?
<<Ed ecco a voi la ragazza che non risponde ai messaggi. Dovrebbero darti un premio!>>, la sua voce calda sembrò soffocare lievemente il dolore del ricordo di lui che baciava un'altra. Ma fu solo un attimo.
<<Scusa, ieri ero troppo stanca e ho dimenticato di risponderti>>, non mi importava di sembrare una pazza isterica.
<<Hai dimenticato di rispondermi? Sei la prima ragazza che me lo dice, mi sento ferito>>.
Perché doveva cercare proprio me?
Che se ne andasse da Daisy o dalla ragazza dai capelli rossi che si limonava ieri. Almeno i miei erano veri, quella li aveva sicuramente tinti.
Oddio, lo avevo pensato sul serio? Stavo davvero insultando una ragazza per i suoi capelli?
Courtney aveva fatto un buon lavoro con me.
Cercai di mantenere la calma e gli sorrisi, <<Dovevi dirmi qualcosa?>>.
Si appoggiò al muro mostrando la tensione dei muscoli delle braccia e distogliendomi per poco tempo dai suoi meravigliosi occhi.
La sua bocca si incurvò all'insù, <<Si, voglio che domani sera vieni a farmi compagnia. I miei stanno facendo una cena importante con alcuni loro colleghi e Nathan porterà Courtney quindi io ho pensato che magari potessi venire anche tu!>>.
Perché dovrei andarci?
Non sono per lui quello che è Courtney per Nathan.
Forse le sue ragazze-scopine gli hanno dato buca.
<<Eric non credo di poter esserci, sai sono un po' stanc..>>
<<Non sembri essere stanca quando esci con Luke o vai a casa sua>>, la sua calma apparente ormai non mi ingannava più per questo quelle parole mi diedero fastidio. Mi stava accusando di qualcosa quando tra i due quello che mi teneva a distanza era lui.
<< Non mi sembra che devo darti spiegazioni. Non posso venire, sono sicura che ho tante ruote di scorte a cui chiedere>>, mi morsi la lingua per il semplice fatto di aver rivelato ancora una volta quanto fossi scossa dalle due compagnie femminili.
<<Se l'ho chiesto a te é perché non voglio nessun'altra e comunque no, non devi darmi nessuna spiegazione eppure sai benissimo che ho ragione. É solo una festa e ho bisogno che tu ci sia>>.
Mi guardò con i suoi occhi profondi e il mio cuore fu nuovamente catturato, dimenticandomi così di tutti i motivi per cui avrei dovuto rifiutare.
Sospirai, era solo una cena inoltre ci sarebbe stata pure Courtney e sapevo quanto sarebbe stata nervosa. Forse con me si sarebbe sentita più sicura.
<<Va bene, cosa dovrei indossare?>>.
<<Tamara non è mica un gala, per quanto mi riguarda puoi venire anche in pigiama>>.
<<Va bene, l'ho capito. Chiederò a Courtney!>>.
<<Ci sarà tanto da mangiare quind..>>
Mi strinsi nelle spalle, <<Eric non c'è bisogno che cerchi di convincermi, ti ho già detto di sì>>, dissi infastidita.
<<Non ti volevo corrompere con il cibo...>>, trattenne un sorriso, <<Se mi avessi fatto continuare ti avrei detto che ci sarà tanto da mangiare quindi conviene che vieni a stomaco vuoto... ma tu ovviamente basta che senti la parola "cibo" e impazzisci...>>.
<<Sei proprio uno stronzo>>, non riuscii a non ridere, d'altronde aveva ragione.
Ne fui un po' imbarazzata ma dopotutto ero una "buona forchetta".
Cercai di spingerlo con il gomito ma mi prese per un braccio e tirandomi a se mi sussurrò un "Grazie", prosciugando tutto il respiro che avevo in corpo.
Rimasi immobile, a guardarlo allontanarsi da me per raggiungere Liam che lo stava aspettando.
Quando sarebbe finito? Quando avrebbe smesso di farmi questo effetto?
Una cena con i suoi genitori? Cosa avrebbero pensato gli altri? Che stessimo insieme? Aveva cambiato idea?
Mi massaggiai la testa, dovevo calmarmi.
Quel pomeriggio io, Courtney e Tiffany facemmo contenta Sam e andammo in quella nuova pasticceria.
Era davvero carina.
Courtney mi aveva costretta a comprare molte cose che non avrei neanche toccato se fossi stata da sola.
"Tamara hai bisogno di cambiare, sembri un campo di fiori".
Neanche a me piacevano le sue scarpe ma mica glielo facevo notare sempre.
<<Cosa posso portarvi?>>, una voce mi risvegliò dal mio solito stato semi-cosciente e mi accorsi di avere ancora il menù in mano senza ancora aver scelto nulla.
<<Per me un frappé alla fragola>>, mi girai verso la ragazza.
Quando la vidi mi sembrava di conoscerla...
<<Sarah...>>, disse Tiffany rivolgendosi alla cameriera.
La conosceva anche lei?
Forse era qualcuno della scuola ma Sam e Courtney non sembravano conoscerla, dove l'avevo vista?
La ragazza era chiaramente a disagio,
<<Fanny da quando tempo!! Come stai? Ti vedo bene!>>.
<<Fanny? Cavolo, è da tanto tempo che qualcuno non mi chiamava così. Io sto benissimo...tu? Pensavo te ne fossi andata dopo...ce non sapevo che fossi qua,..a quest'ora io avrei..beh si sai..>>.
Rimasi scioccata dal comportamento di Tiffany, lei non era mai in imbarazzo e tantomeno non aveva mai difficoltà a trovare la giuste parole.
<<Fanny tranquilla, sono tornata da qualche mese e non ho mantenuto i contatti con nessuno se non con mamma e papà quindi è ovvio che non lo sapevi. Comunque ragazze cosa vi porto?>>.
Sapevo riconoscere quando una persona era a disagio ma cercava di mascherarlo...lei ci riusciva perfettamente eppure...qualcosa in lei non mi convinceva.
<<Quindi un frappè alla fragola, due alla Nutella e una limonata! Arrivo subito>>.
<<Ora sorvolerò sul fatto che tu abbia preso una limonata e arriverò subito al dunque: chi era quella Pocahontas dei giorni nostri?>>, disse Courtney a Tiffany.
Risi per l'associazione ma era vero.
Quella ragazza era bellissima solo che non ricordavo dove l'avessi già incontrata.
Improvvisamente mi venne in mente il vecchio fast food in cui andai a mangiare alcuni giorni fa.
Doveva essere stata licenziata oppure faceva entrambi i lavori, in quel caso sarebbe stato davvero distruttivo.
<<Nessuno, era una mia vecchia... amica che se ne è andata e ci siamo allontanate. Non mi va di parlarne>>.
E quando mai a Tiffany andava di parlare ?
<<Okay, va bene! Ma seriamente? Una limonata?!?>>, si lagnò Sam.
<<Ma quale sarebbe il tuo problema?!?>>.
<<F-A-N-N-Y cara, mi fai sentire in colpa. Che senso ha venire qua se prendi un limone con l'acqua? Sei una guastafeste>>.
Risi ancora per l'imitazione beccandomi un'occhiataccia da Tiffany.
<<Senti ho mangiato pesante a pranzo, adesso non mi rompere>>, così iniziarono a battibeccare.
Dopo alcuni minuti la bellissima Pocahontas-Sarah ritornò con le nostre ordinazioni, fece un cenno a Tiffany e tornò al suo lavoro.
Non voleva avere niente a che fare con lei e non si preoccupava di nasconderlo.
No, non mi piaceva proprio.
Forse era solo invidia per quel fisico sodo e atletico o per la sua pelle olivastra.
Io sembravo un fantasma, a Boston poteva pure andare bene ma in Florida...sembravo una mozzarella in un campo di olive nere.
Dopo aver finito di mangiare Courtney ci fece fretta perché doveva vedersi con il suo, da lei chiamato, uomo... cosi ritornammo in macchina.
Mi sentivo serena, era stata una giornata divertente e piacevole.
Stare da sola con Courtney non mi dispiaceva assolutamente ma con loro...era più divertente.
Si creava un'atmosfera più allegra... soprattutto quando Tiffany e Sam battibeccavano.
Tornata a casa misi nell'armadio tutti i vestiti e mi soffermai a guardare il mio riflesso. Non conoscevo quella ragazza, aveva degli occhi limpidi e pieni di vita, le guance rosee e un sorriso che non aveva alcuna intenzione di andare via. Sembrava cosi tranquilla e spensierata.
Ero felice di quel cambiamento e avevo la certezza che era dovuto alla loro assenza ma per quanto mi ripetessi quelle parole non riuscivo a passare sopra a quella situazione.
Finn se ne era andato volutamente...ma Rachel?
Che fine aveva fatto?
Qualcosa non andava, c'era qualcosa che non andava.
Decisi di cercare il numero del posto in cui lavora Rachel e mi rispose una signora che dalla voce sembrava più disposta a chiudermi il telefono in faccia che a parlare:
-Pronto?-
-Si, buona sera mi chiamo Tamara Evans e sono la nipote di Rachel Collins. Volevo sapere se l'avevate vista o..-
-Tesoro tua zia non lavora più qua da almeno due mesi. È stata licenziata... Si Jess, aspetta! Non vedi che sono al telefono?...piccola, devo andare-
-Aspetti, ne è sicura?-
-Non ho tempo da perd...Cazzo Jess! Vaffanculo!-
La chiamata si interruppe.
Ecco, mi ha chiuso il telefono in faccia.
Che cavolo stava succedendo?
Due mesi?
In quei mesi Rachel usciva sempre al solito orario. Se non andava a lavoro dove passava tutte quelle ore?
Nonostante tutto quello che mi aveva fatto ero preoccupata?
No, non lo ero ma la situazione mi puzzava e non potevo lasciarla così.
E se le fosse accaduto qualcosa?
Dovevo avvisare la polizia?
No, se avessero saputo che abitavo da sola le avrebbero tolto la mia custodia e... no, non potevo.
Decisi di aspettare... mancavano solo pochi mesi e se questo significava vivere i miei ultimi giorni da minorenne da sola allora non avrei assolutamente obiettato.
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