Capitolo |10|

<<Ma ti ha dato di volta il Cervello? Quando ti ho chiesto di prestarmi un vestito non avevo in mente questo!>>.

Mi guardai allo specchio del bagno e non riuscivo a crederci. Il vestito era un tubino blu notte che mi stringeva così tanto da farmi sentire una sardina in scatola... Talmente era corto che non mi arrivava neanche a metà coscia. L'unica parte che mi piaceva era il sopra: aveva una scollatura a cuore e le spalline si incrociavano dietro il collo, lasciandomi la parte superiore della schiena scoperta.

<< Ma ti sta benissimo!! Tieni, mettiti queste>>, mi porse delle scarpe con il tacco alto.

Io l'avrei uccisa. Ora!

<<Io così non ci esco. Vai! Divertiti e quando vorrai andartene mi vieni a riprendere>>, mi voltai verso la vasca... avrei potuto fare un sonnellino la dentro.

<<Tamara smettila di fare la guastafeste. Secondo te ti avrei mai potuto prestare un vestito che ti sarebbe stato male?>>.

Il problema non era come mi stava... anzi mi piaceva perché mi fasciava ed esaltava le mie curve fin troppo formose e difficile da contenere ma non mi sentivo a mio agio e io stasera avevo bisogno di sentirmici, soprattutto dopo quello che era successo.

<<Mi dirai cosa ha fatto? Dalla tua espressione niente di buono, vero?>>, chiese mentre legava i capelli in una coda disordinata e mi costringeva a mettere quelle maledette scarpe.

<<Non mi va di parlarne. Dopo, forse>>.
Troncai il discorso dedicandomi solo al mio muso lungo per quelle scarpe, vinceva sempre lei.

Uscimmo dal bagno attraversando quella casa bellissima che non avrei mai più rivisto dopo quella maledetta sera.

La madre di Eric non era più in casa e fortunatamente mi risparmia la figuraccia di essere vista conciata in questo modo. Già era stato imbarazzante prima figuriamoci con questi vestiti... avrei fatto prima a dirle "Sono una poco di buono".

Raggiungemmo la dependance che non so come si era trasformata in una stanza completamente differente da quella che avevo visto poche ore prima. La luce soft si sposava perfettamente con la musica regalando un'atmosfera magica. Non avevo mai visto cosi tante persone radunate in un solo posto e mi resi conto della reale grandezza di quel posto solo nel momento in cui nonostante la confusione rimanevano degli spazi vuoti per poter passare tranquillamente da un lato all'altro. Presto riuscii a intravedere Tiffany e Samantha così le raggiungemmo.

<<Wow!! State benissimo!>>, disse Tiffany mentre Samantha mi rivolse un sorriso forzato.
Meglio di nulla!

<<Ciao ragazze>>.
Courtney  era raggiante, come sempre.
Indossava anche lei un tubino, verde e senza spalline. Quel vestito faceva risaltare le sue lunghe gambe e morbide ciocche perfettamente arricciate le ricadevano sulla schiena.

<<Hey, ti stavo cercando>>, Nathan si precipitò immediatamente verso Courtney e notandomi mi salutò con un dolce sorriso.

Quei due avevano fatto dei grandissimi passi in avanti, il modo in cui si cercavano con gli occhi e si sfioravano mi facevano pensare ad Eric. Scacciai quell'immagine dalla testa pentendomi di essere stata cosi debole.

<<Vi dispiace se ve la rubo un attimo?>>, ci chiese senza aspettare una vera risposta.  Trascinò Courtney mentre un braccio avvolgeva in modo protettivo la sua vita.

<<Ah, stanno proprio bene insieme>>, disse Samantha a Tiffany, iniziando cosi a parlare senza freni su come Courtney avrebbe reagito se si fossero messi insieme.

Mi sentii un po' esclusa da quel dialogo nonostante stessimo parlando dell'unica persone che conoscevo più di qualsiasi altro, quindi appena potei mi intromisi per svignarmela.

<<Ragazze vado a prendere qualcosa da bere. Volete qualcosa?>>.

<<No!>>, rispose brusca Samantha.

Tiffany, rendendosene conto, la guardò male e cercò di farmi sentire meno a disagio di quanto lo fossi già.
<<No grazie, stasera devo guidare io e ho già bevuto la mia dose di alcol>>.

Le rivolsi un sorriso grato e mi allontanai sentendo lo sguardo di Samantha trafiggermi la schiena.
Non capivo il motivo preciso per cui Luke se la fosse presa così tanto sul personale o perché sua sorella mi odiasse. Insomma... neanche ci conoscevamo dopotutto.
Mi dispiaceva aver rovinato la possibilità di frequentarli perché tutto sommato mi ero trovata bene con loro e difficilmente capita.

La musica era altissima ma stranamente non mi dava fastidio, c'era una canzone dei Black eye piece e molti ragazzi si stavano affrettando a raggiungere lo stereo per ballare.
Riuscii a riconoscere alcuni visi della scuola che mi ero sforzata di memorizzare ma nessuno ovviamente ebbe l'iniziativa di salutarmi... si limitavano a fissarmi sconvolti sussurrando cose che per quanto provassi ad ignorare mi imbarazzavano.
Non amavo stare al centro dell'attenzione, forse sarei potuta andare fuori ed aspettare Courtney per andarmene. Mi sarebbe piaciuto andare in quella cascata ma non riuscivo a trovare la porta in mezzo a tutta quella gente. Chissà quanto tempo sarebbe passato.

Arrivai in cucina e vidi diverse bottiglie di birra sparse sull'enorme bancone, ne presi una che mi ispirava più fiducia dal colore sgargiante dell'etichetta, la aprii e iniziai a berla. Mi appoggiai al bancone per aiutare il mio equilibrio su quei tacchi e mi misi a cercare di nuovo quella porta che dava sulla cascata. Sarebbe stato perfetto aspettare li, magari il rumore dell'acqua mi avrebbe distratta.

<<Guarda chi si rivede, stavolta quello senza alcol tra i due sono io>>, Liam si piazzò davanti a me. Ricordai la sua mano sudaticcia che mi trascinava la sera della festa in spiaggia e decisi di portare entrambe le mani sulla birra.

Guardandolo meglio in viso mi resi conto che era un bel ragazzo: alto, muscoloso, capelli castani e due occhi color cioccolato che credo facessero la loro figura sulle ragazze; ma ormai avevo trovato il mio colore preferito e non si avvicinava per niente a quello che avevo di fronte.

<<Liam, giusto?>>, dissi tanto per dire qualcosa.

Lo vidi in difficoltà e ridendo gli ricordai il mio nome.
<<Sono Tamara, cerca di ricordarlo da oggi in poi>>.

<<Scusami...ma stai sicuro che da stasera lo ricorderò. Sei una bomba!>>, mi squadrò dalla testa ai piedi per poi risalire e soffermarsi sul mio seno. Era una ossessione.

Cercai di non dargli troppo peso perché era la prima persona oltre a Tiffany e Courtney che mi rivolgeva garbatamente la parola, gli feci un sorriso ma mi voltai subito.
Non volevo pensasse che potessi gradire quelle squallide avance.
Vidi Eric seduto sul divano insieme a Daisy che non la smetteva di toccarlo e sussurrargli all'orecchio.

Un turbine di emozioni mi attraversarono ma tra tutte vinse la rabbia, ero cosi frustrata per come erano andate le cose. Daisy era più carina e femminile di me ma questo non toglieva il fatto che mi sentivo ugualmente ferita. Preferiva lei a me, me ne dovevo fare una ragione.
Ma allora perché mi aveva portato in quella casa? Perché l'altro giorno l'aveva scaricata?

Presi un'altra bottiglia di birra ma Liam mi precedette prendendola prima di me.

<< No, a te ci penso io>>, mi porse un bicchiere di qualcosa che aveva appena preparato.

<<Cos'è?>>, chiesi divertita dal suo modo di fare.

<<Tranquilla niente di troppo forte, a differenza dell'ultima volta, ma sicuramente più buono di una birra>>, rispose facendomi l'occhiolino.
Era un ragazzo gentile e forse non ci stava provando, magari era solo il suo modo di fare.

Notai Grace, Clare e Michael avvicinarsi ad Eric e Daisy  per poi parlare di qualche strano gioco da fare.
Clare e Grace sembravano conoscere molto bene Daisy, lo percepivo dal modo in cui scherzavano. Non pensavo fossero amiche. Courtney aveva frequentato per molto tempo entrambe e sapevo che nell'ultimo periodo si erano allontanate ma evidentemente avevano proprio cambiato giri di amicizie.

All'improvviso Liam mi prese per mano e mi trascinò da loro, stavolta la sua mano non era sudata ma dovevo smetterla di farmi trascinare di qua e di là come se niente fosse.
Cercai di concentrarmi prima sul non cadere e poi, solo dopo aver trovato qualcosa su cui reggermi, gli avrei detto di non farlo più.

<<Nel caso in cui volete giocare sappiate che ci siamo anche noi!>, intervenne Liam.

Cosa?
<<No Liam...>>, cercai di continuare la frase ma non riuscii a trovare le parole nel momento in cui incrociai gli occhi freddi di Eric, abbassò lo sguardo verso la mano di Liam che stritolava la mia e si mise a ridere.

Ovviamente liberai subito la mia mano e mi obbligai a non fissare più quelle labbra che un attimo prima mi stavano facendo sognare e adesso mi facevano sentire insignificante. Stava di nuovo prendendosi gioco di me.

<<Oh, guarda chi si vede! Tamara vedo che oggi ti sei impegnata>>, disse Grace mentre Clare mi guardava dall'alto in basso.
Evviva, aggiungiamo anche loro due nella lista di "Chi non sopporta Tamara", si faranno compagnia con Samantha.

Daisy mettendosi a ridere si sedette sopra le gambe di Eric, evidentemente il divano era troppo inanimato per i suoi gusti.
<<Bene, visto che siamo più di cinque possiamo giocare a obbligo e verità. Tamara non ti ho mai vista in queste feste, te la senti di partecipare?>>, mi stupii che si ricordasse il mio nome.

<<Si, grazie per essertene preoccupata>>, risposi sprezzante.

Liam mi fece sedere sul divano di fronte facendo alzare altri ragazzi che non volevano giocare e poco prima di iniziare ci raggiunsero Tiffany, Samantha e Luke. Di male in peggio...

Fui felice però quando Tiffany si sedette vicino a me, avevo bisogno di un supporto e lei era quella che tra tutti i presenti poteva darmelo.

<<Inizio io!>>, esultò Daisy e il suo sguardo puntato su di me non prometteva nulla di buono.

Forse era meglio zittire il mio orgoglio e tirarmi indietro invece di cogliere quella ridicola sfida... cosa avrei dimostrato?

Eric aveva le sue mani sulle gambe di lei e non mi degnava neanche di uno sguardo. Lui si era comportato male, lui mi aveva baciato per poi pentirsene. Dovevo essere io l'offesa. Era lui quello che stava flirtando con un'altra ragazza.

Il piccolo dubbio di prima venne eliminato dalla rabbia, acconsentii a giocare e mi posizionai meglio su quel maledetto divano. Non mi credevano all'altezza? Magari era vero ma potevo fingere il contrario. Ero brava a farlo.

<<Iniziamo con te! Obbligo o verità?>>, chiese con la sua voce petulante.

<<Verità>>, me ne pentii subito dato che quella giornata avevo portato in superficie fin troppi ricordi ma mi spaventava di più fare qualcosa deciso da lei. Mi sarei potuta ritrovare a ballare nuda sui tavoli dato i suoi occhi carichi di disprezzo.

<<Mhh, fammi pensare...>>, si porto un dito sulle labbra arricciate, <<Dimmi Tamara, sei vergine?>>, mi chiese cercando di trattenere una risata.

Un brivido mi percorse lungo la schiena, che razza di domanda era? Cosa le importava?
Iniziai a respirare con fatica mentre delle immagini ripugnati attraversavano come lame fredde il mio corpo.

<<Oh Tamara non volevo metterti in imbarazzo, volevo iniziare con una domanda semplice. Non pensavo che tu fossi ancora...>>, guardò Clare e si mise a ridere, << Ancora intatta>>.

Quell'atteggiamento spocchioso mi diede abbastanza forza da reprimete il ricordo disgustoso. Per la prima volta in vita mia potei usare ciò che avevo vissuto a mio favore.

<<Daisy mi dispiace deluderti ma non lo sono>>.

Per un attimo mi sembro di sentire la voce di Andrew che mi sussurrava "Brava Troietta". Strinsi i pugni e trattenni quelle immagini nel posto più remoto della mia mente. Non era il momento di essere deboli.

Non mi sfuggii la reazione di stupore di quasi tutti i presenti, perfino di Eric. Evidentemente anche lui pensava che fossi troppo asociale e sfigata per aver avuto certe esperienze, il fatto è che la verità non la conoscevano. Ero peggio di come loro mi immaginavano, dentro di me avevo del veleno che mi corrodeva lentamente.

Era palese che Daisy si aspettasse una risposta diversa, a modo suo voleva farmi fare una brutta figura. Come se fosse una cosa così oscena essere vergine a 17 anni. Come se ci fosse una età prestabilita.
Patetico.

<<Davvero?>>, disse poco convinta.

<<E noi che pensavamo tu fossi una santarellina...>>,commentò Grace che stava iniziando a darmi sui nervi.

Eric mi degnò di uno sguardo, non riuscivo a capire cosa stesse pensando. Sembrava preoccupato, arrabbiato, triste? Mi voltai immediatamente dato che non volevo assolutamente permettergli di ferirmi ancora.

Il gioco continuò, io ero stata l'unica ad aver scelto "verità".
O avevano cose da nascondere oppure speravano di baciare qualcuno adottando il metodo dell'obbligo.
Liam fece un obbligo in cui dovette sussurrarmi una cosa imbarazzante.

<<Siccome queste sciacquette ce l'hanno con te e ti vogliono far imbarazzare stai al gioco e ridi>>, mi disse all'orecchio.

Io risi davvero e con quel gesto guadagnò almeno 100 punti.
Il problema fu che Tiffany sembrò non gradire la cosa dato che si allontanò da me.
E adesso ci si metteva pure lei? Cosa avevo fatto?

Anche se cercavo di non farci caso sentivo lo sguardo di Eric penetrarmi e insediarsi dentro di me, cosa diavolo voleva?

Una ragazza fin troppo svestita si rivolse a Luke, <<Obbligo o verità?>>.

<<Verità>>.

Mi stupii nel sentire questa risposta, forse eravamo più simili di quanto immaginassi.
Lo guardai attentamente, sembrava rilassato ma le sue mani tradivano quella sua compostezza.
Si vedeva che era nervoso. Non capivo perché stavamo giocando ad un gioco in cui l'unico divertimento era mettere in imbarazzo l'altro.

<<E' vero che tu e Tamara vi siete baciati l'altra sera?>>, chiese nonostante sembrasse sapere già la risposta.

Dio! Ma che problemi aveva la gente? Perché doveva fare o dire delle cose con il solo scopo di mettere l'altro in una situazione scomoda.
Il divertimento dove stava?

Sentii lo stomaco aggrovigliarsi aspettando che Luke interrompesse quel "silenzio".

<<Si>>, sostenne il mio sguardo che si era già piantato su di lui, sembrava che mi stesse sfidando.
Mi dispiaceva che le cose fossero andate in quel modo ma se avesse saputo la verità non mi avrebbe mai più guardata così.

<<Tamara mi stupisci...>>, Daisy si portò una mano verso le labbra rosa, << Vedo che ti stai dando da fare>>, guardò prima Liam, poi Luke e infine appoggiò la schiena sul petto di Eric.

Non la sopportavo.
<<Mai quanto te>>, risposi con un sorriso ed evidentemente presi alla sprovvista tutti dato che si misero a ridere.
Se pensava di trattarmi come una stupida e farmi stare in silenzio si sbagliava di grosso.

Vidi Grace ricomporsi trattenendo la leggera risata e accorgersi di aver fatto qualcosa che le aveva sicuramente assicurato la disapprovazione di Daisy.
Si rivolse ad Eric e ripetette la solita formula: <<Obbligo o verità?>>.

<<Verità>>, rispose lui continuandomi a guardare con insistenza. La situazione stava diventando insopportabile e non faceva che confondermi.

<<Perché due anni fa te ne sei andato?>>.

D'improvviso provai fastidio per quella curiosità invadente, era una cosa fin troppo personale ma poi mi ricordai delle domande precedenti ed in effetti la situazione non era proprio differente.

<<Non sono affari tuoi>>, lo vidi irrigidirsi.

<<Su dai, non l'ho mai capito e sono sempre stata curiosa... ti hanno per caso espulso, ho sentito in giro che un tempo facevi uso di...>>

Daisy si voltò verso la sua amica, <<Grace, chiudi quella bocca larga!>>.

Ci fu un momento di silenzio.

<<Oh ragazzi Ok... non volevo farvi arrabbiare...ti farò fare un obbligo. Uhm... Prendi una ragazza qualsiasi tra di noi e stacci per 5 minuti in una stanza>>, guardò subito Daisy come se fosse ovvio che la scelta sarebbe ricaduta su di lei.

Questo gioco stava iniziando a stancarmi e non ne vedevo il senso, avevo bisogno di stare da sola per metabolizzare tutto e non di sorbirmi queste scenette.

Vidi Eric prendere i fianchi di Daisy e farla alzare, era cosi scontato che non gli diedi cosi tanta importanza e iniziai a giocherellare con il bordo del bicchiere.
Al buffet avevo mangiato parecchio ma mi accorsi di avere fame... Oh, a diavolo la fame! In realtà ero cosi tanto arrabbiata che volevo andarmene da quella festa.

Dove cavolo era finita Courtney?

Sentii delle mani afferrarmi il braccio per farmi alzare, riconobbi le dita lunghe ancor prima di sentirlo parlare, <<Tamara>>, disse Eric.

<<Che c'è?>>.

Sbuffò rumorosamente, <<Andiamo>>.

Non sapevo se essere arrabbiata, confusa o felice di essere stata scelta. Notai Daisy incrociare le braccia e fulminare Grace. Ma d'altronde non aveva tutti i torti, la colpa era di Eric e delle sue improvvisate.

Lo seguii senza capire molto di ciò che stesse succedendo e scansando alcune persone senza perdere l'equilibro varcai la porta che ci portava dentro una stanza abbastanza grande da poter ospitare una famiglia.
Sentii la chiusura della serratura e ancora scossa mi girai per guardarlo negli occhi.

Non so da dove trovai il coraggio ma riuscii a dire ciò che pensavo.
<<Seriamente Eric? Hai scelto me?>>.

<<E chi dovevo scegliere? Daisy?>>, lo aveva detto per darmi fastidio, ma perché? Cosa voleva da me?

<<Perché no? Andate così tanto d'accordo e sicuramente quando vi baciate non te ne esci con un "È stato un errore">>, dissi enfatizzando con una voce ridicola l'ultima frase.
Non me ne pentii, tanto non potevo cadere più in basso di così.

<<Daisy non c'entra niente con te! E poi non capisco il perché tu stia facendo così!>>, si avvicinò bruscamente verso di me riducendo così la distanza tra i nostri corpi, <<Era solo un bacio come quello che hai dato a quel coglione di Luke. Perché te la stai prendendo così tanto?>>.

Sentivo una forte scarica elettrica mentre le sue parole mi mostravano una verità che già sapevo.
Me la prendevo perché ogni parte di me era profondamente attratta dalla presenza di Eric.

<<Cazzo Tamara! Baci Luke, lasci che Liam ci provi con te e dopo vieni da me a farmi la scenata di gelosia per Daisy?>>.

<<Non sono gelosa!>>, urlai con gli occhi che bruciavano per le lacrime trattenute, <<Puoi fare tutto ciò che vuoi con lei, non è affar mio. Hai ragione, quel bacio non significava nulla! Stai tranquillo, non dirò a Daisy che ti sei abbassato ai miei livelli>>.

I suoi occhi si incupirono.
<<Ma di che livello stai parlando? Siete due persone completamente diverse! Lei non mi interessa!>>.

<<Cosa vorresti dire? Io ti interesso?>>, mi accorsi di non avere più fiato perché lo stavo trattenendo.

Si passò le mani tra i capelli e mi guardò. <<Ascoltami, con te sto bene. Mi piace parlare e non so per quale assurdo motivo ma mi piace raccontarti le mie cose. Mi piace ascoltare la tua voce e la tua risata ma non dovevo baciarti. Non dovevo oltrepassare quel confine perché non sono in grado di mantenerlo>>.

Ero totalmente confusa, avevo capito il senso. 
Gli garbavo come amica ma non come qualcosa di più.

<<Tu mi confondi, un attimo prima mi respingi e l'attimo dopo mi travolgi per poi dirmi che non era quello che volevi. Odio sentirmi cosi, sarà meglio uscire da qui dentro>>, cercai di raggiungere la porta ma lui si mise davanti a me bloccando l'uscita.

<<Tamara ascoltami, mi piacerebbe molto essere tuo amico ma se tu non collabori la vedo dura>>.

<< Per prima cosa sei tu che hai rovinato tutto e inoltre... Chi ti dice che io voglio esserti amica? Eric non sentirti il centro dell'universo perché stai sicuro che sei l'ultimo dei miei problemi. Sei tu quello che mi hai baciata e non io. Vuoi essermi amico? Beh per me va bene ma non credere di farmi un favore concedendomi la tua amicizia>>.

<<Mi dispiace per quel bacio, non ricapiterà più. Te lo prometto>>, la sua voce era carica di mille significati nascosti.

Quelle parole mi fecero più male di tutta l'intera situazione. Gli dispiaceva, a me no.
Non voleva più baciarmi mentre io avrei passato un giorno intero a farlo.

Ero una stupida. Una come me non poteva provare certe cose, il mio passato era fin troppo presente da non farsi ancora sentire nella mia pelle ed Eric prima o poi se ne sarebbe accorto. 

Dovevo mostrarmi indifferente.
<<Non capiterà più perché sarò io a non permetterlo di farlo e non il contrario. Non cadiamo tutti ai tuoi piedi>>, sapevo che non era cosi ma dovevo fare in modo di cambiare.

Per un momento mi sembrò che avesse rotto quella barriera e che stesse ritornando l'Eric dolce e apprensivo, quello simpatico che teneva ai sentimenti degli altri. Distolsi lo sguardo e mi allontanai da lui perché iniziavo a sentire nuovamente la scarica di elettricità che il mio corpo provava in sua presenza.

<<Abbiamo raggiunto una tregua?>>.

<<Solo se tu smetti di fare lo stronzo ambiguo>>, dissi.

<<Ci proverò, in caso contrario sei libera di rimettermi a posto>>, ignorai quella sua battuta perché non mi andava proprio di scherzare.
Non era il momento adatto.
Gli passai accanto e uscii dalla stanza, non c'era bisogno di girarmi per sapere che lui fosse dietro di me.

Sarei riuscita davvero ad essere sua amica? Che alternative avevo? Il problema era vederlo con altre ragazze perché sapevo cosa mi stessi perdendo ma l'avrei superato. Mancavano pochi mesi al diploma e alla mia libertà. Sarebbe andato tutto secondo i piani e avrei iniziato una nuova vita con Courtney.

Potevo farcela.

Appena raggiungemmo gli altri riuscii a decifrare le facce di ognuno.
Quella di Daisy mi diede più soddisfazioni di tutte anche se in fondo era lei ad aver "vinto" tra le due, ma questo non lo sapeva. Lottai contro me stessa per non ritornarle la linguaccia.

<<Sono stanca di giocare, Eric mi fai compagnia a prendere da bere?>>, disse Daisy ignorandomi.

<<Credo che tu riesca a trovare l'alcol anche da sola quindi no>>, si sedette sul divano.

<<Anche a me non va più, tolgo le tende!>>, Luke con una faccia sconsolata mi passò davanti.

Neanche a me andava più soprattutto sotto le grinfie di Daisy e della sua ciurma, avrei voluto invece parlare con Luke. Era un bravo ragazzo e non volevo si facesse un'idea sbagliata su di me.

<<Vado anche io>>, notai Tiffany trattenere Samantha che stava per dirmi qualcosa.
Aveva capito tutto e non le davo torto, anche io avrei reagito così se fosse capitata la stessa cosa di Luke a Courtney.

Eric mi regalò un altro dei suoi sguardi agghiaccianti che mi mandò nuovamente in confusione.
Avevamo chiarito due secondi fa e già iniziava di nuovo a fissarmi in quel suo solito modo che mi faceva capire che ce l'aveva con me.

Era ingestibile, contraccambiai lo sguardo ricordandomi che un attimo fa mi aveva dato la libertà di fargli capire quando stava tirando troppo la corda.
Non so se recepì il messaggio ma sta volta non me ne preoccupai neanche cosi tanto, cercai di rintracciare Luke con lo sguardo e dopo pochi secondi lo vidi uscire dalla porta che dava sul giardino, quello in cui c'era la cascata.
Ecco dove era, sarebbe stato meglio intercettarla prima e non incontrare Liam.

Uscii in giardino e lo vidi seduto sul muretto e portarsi una birra alla bocca.

<<Ciao>>, dissi timidamente cercando di fargli capire che venivo in pace.

Si girò e dalla sua reazione capii che ero l'unica persona che si aspettasse di vedere la fuori, con lui.
<<Ciao>>.

Era irritato dalla mia presenza e non si faceva problemi a darlo a vedere ma dato che ero venuta la per chiarire provai ad accettare quello sguardo truce e mi ci sedetti vicino, iniziando il discorso che in quei giorni mi ero preparata mentalmente.

<< Senti lo so che ce l'hai con me e non ti biasimo per questo. Quella sera mi sono comportata in modo strano, avevo bevuto e non ero in me. So che per te saranno solo delle scuse e magari neanche ti importa sentirle perché per te non sono nessuno e non vedo come ti possa interessare il motivo per cui io l'abbia fatto ma credimi>>, ripresi fiato e continuai il mio monologo, <<Mi dispiace che sia finita...così. Non volevo. Con te quella sera mi sono trovata bene e difficilmente io mi trov...>>

<<Tamara... non ce l'ho con te>>.

<<E allora perché ti comporti come se non
esistessi?>>.

<<Non ce l'ho con te però ammetto che la situazione mi ha fatto incazzare.
Non capisco cosa ti abbia fatto cambiare idea. La serata stava andando bene ma per quella stupida birra ti ho persa di vista e mi sono seriamente preoccupato. Poi ti ho vista ballare ed eri bellissima. Si vedeva che avevi bevuto e la cosa mi dava molto fastidio perché ero io che dovevo portarti da bere.>>.

Ignorai quel " Eri bellissima" e cercai di smorzare la tensione.
<<Ho incontrato Liam e sai meglio di me che lui per racimolare l'alcol ha un qualche potere speciale>>, ridemmo insieme e mi congratulai con me stessa.

<<Già, sicuramente in quello è più bravo di me.>>, fece una pausa e capii che fosse in difficoltà, <<Perché sei scappata? Ho fatto qualcosa di male? Ti ho spaventata? O semplicemente ti piace Eric e mi hai solo usato come ha fatto Courtney con..>>

<<Come lo sai?>>, chiesi mortificata.

Sembro essere deluso dalla mia risposta.
<<Me l'ha detto Clare>>.

Quella stronza!
Sentii immediatamente il dovere di difendere Courtney, aveva fatto qualcosa che non doveva fare ma era la persona più buona che io conoscessi.
<<Ascoltami Courtney è una brava ragazza e non pensava che Michael ci sarebbe rimasto male>>.

<<Dimmi quale persona non ci rimarrebbe male se sapesse di essere stata usata>>.

Mi morsi la lingua, stavo peggiorando la situazione.
<<Hai ragione... Però non voglio che tu e gli altri vi facciate un'opinione brutta su..>>

<<Solo io so di Michael e Courtney. Ho raccontato a mia sorella solo la possibilità che tu mi abbia usato per arrivare ad Eric. Ancora non mi hai risposto, mi hai usato?>>, mi sentii sollevata da quelle parole.

<<Oddio Luke no, non sono il tipo da fare certe cose. Sono troppo imbranata e sono stata sempre contraria a ciò che stava facendo Courtney>>.

<<Perché allora sei scappata?>>, chiese confuso ma riuscivo già a sentirei la tensione precedente diminuire.

Non sapevo cosa dirgli, ero sfinita da tutti gli avvenimenti che erano accaduti in quella giornata e ancora mi aspettava il rientro a casa, non sapevo neanche se Rachel e Finn fossero già arrivati.

Ero stanca di trovare sempre delle scuse.
Stanca.

<<I..io ho molti problemi che devo risolvere>>, cercai di sorridergli per non rendere le mie parole cariche di tristezza e amarezza, <<Non è una giustificazione ma una motivazione di come mi comporto. Luke sei un ragazzo carino e simpatico e sappi che raramente mi trovo bene con le persone. Sono molto incasinata ma non posso dirti altro. Questo è tutto quello che puoi sapere>>.

<<Va bene, me ne farò una ragione>>.

Alzò lo sguardo, << Quindi Eric non c'entra nulla?>>.

<<No>>, dissi sincera ed era vero.
Non mi era mai venuto in mente di farlo ingelosire perché sapevo che non avevo questo potere su di lui, non come lui lo aveva su di me.

<<Ti voglio credere ma sono sicuro che c'è qualcosa tra voi due, si capisce da come vi guardate. Quando ti vede parlare con qualche ragazzo sembra irritarsi parecchio, come stasera. Sono sicuro che vederti con Liam non gli è piaciuto per niente>>.

<<No Luke, hai frainteso... siamo solo amici. Lui non vuole altro>>.

<<Ma tu si, vero?>>.

Non risposi ma fu come se lo avessi fatto.

<< Sei libera di fare ciò che ti senti ma voglio che tu stia attenta. Mi dispiacerebbe vederti soffrire per un coglione del genere. Fin da quando lo conosco non ha fatto altro che usare le ragazze, non voglio che capiti pure a te>>, si alzò portando le mani sulla nuca e osservò il cielo nuvoloso.

Perché entrambi si chiamavano in quel modo? Lo sapevamo almeno che si definivano con lo stesso elegante termine?

<< Non capiterà Luke. Te l'ho detto, ho troppi problemi per cercare di affrontarne altri>>, dissi per cercare di convincere più me stessa che lui, <<Quindi adesso è tutto a posto tra di noi? No perché in questi giorni ho creduto che da un momento all'altro Samantha mi avrebbe picchiata>>.

Era evidente che ciò che gli avevo detto lo imbarazzava.
<<Si, tra di noi è tutto risolto e... Mi dispiace. Mia sorella è stata sempre protettiva e non riesce neanche a gestire ciò che prova quindi te lo spiattella in faccia senza problemi. Ci parlerò io così la tua vita sarà sana e salva>>.

Ci scambiammo un sorriso sincero e mi sentii meglio.

<<Sto andando dagli altri, vieni?>>.

<<No, per oggi ne ho avuto abbastanza ma grazie>>.

<<Allora ci vediamo>>, mi rivolse un sorriso e se ne andò. Sembrava che la situazione fosse davvero migliorata anche se la sua postura mi diceva che era rimasto un po' deluso da quella discussione.

Possibile che gli piacessi davvero? Scacciai subito quell'idea, era un bravo ragazzo e sicuramente non gli mancavano le situazioni amorose.

Guardai la cascata e poi la grande finestra della stanza di Eric, un enorme sbadiglio mi distrasse dalla malinconia e capii che era giunto il momento di andare a dormire.

Cercai il telefono per contattare Courtney e mi ricordai di averlo lasciato nel bagno della casa di Eric.

Lo trovai subito, fortunatamente nessuno lo aveva rubato.
Risi subito all'idea che qualcuno potesse rubarmelo, non era un cellulare di ultima generazione ma lo avevo comprato con quattro mesi di paghetta.

Mi ricordai pure della busta con i miei vestiti che Nathan aveva messo in una stanza degli ospiti.
Perché era ovvio che una casa del genere avesse pure "la stanza per gli ospiti".

Cercai di ricordare dove si trovasse la camera perdendomi ogni tanto ad osservare i meravigliosi manufatti appesi al muro.
Avevo un pessimo senso dell'orientamento ma fortunatamente riuscii a trovarla.

Aprii la porta e sentii una morsa al petto.

Mi ritrovai di fronte alla stessa scena che avevo vissuto oggi pomeriggio solo che a differenza di prima quella a cavalcioni su di lui non ero io ma Daisy. Erano entrambi nudi e stesi sul letto, un forte calore si sprigionò sul mio viso e il bruciore negli occhi mi costrinse a distogliere lo sguardo.

Eric si accorse di me ma non fece nulla, rimase li ad osservarmi come se si aspettasse che prima o poi qualcuno sarebbe entrato da quella porta.

<<Ti serve qualcosa? Siamo impegnati da come puoi ben capire>>, disse Daisy con un sorriso malizioso.

Per la prima volta non fui in grado di risponderle a tono, ero troppo scossa dalle mani di Eric che fino a poche ore fa erano sul mio corpo. Quelle mani avevano toccato qualcosa che io odiavo, facendomi provare una gioia indescrivibile.
Ma era questa la verità e io dovevo accettarla.

<<Scusatemi>>.
Individuai la busta proprio vicino a me e non so come riuscii a prenderla per poi richiudere velocemente la porta.
Non riuscii a trattenere le lacrime, mi sentivo imbarazzata, umiliata, triste, incazzata, invidiosa ed esausta.

Chiamai Courtney e dopo vari tentativi mi rispose, finalmente andammo via da quella casa. Era stata una giornata tremenda e interminabile.

Le raccontai tutto.
Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno.
Si limitò semplicemente a dire : "Che stronzo!", "Che bastardo!", "Brutto arrapato del cazzo!".
Ero distrutta.

Quella sera trovai le risposte alle domande che mi avevano tormentato:
Perché mi faceva così male?
Perché mi stavo quasi innamorando di lui.

Perché si era pentito del bacio?
Perché se avesse continuato a baciarmi sapeva che io poi mi sarei aspettata altro e lui non voleva.

Lui non voleva darmi altro.
Si era semplicemente fatto trascinare dalla situazione.

Rimasi in macchina di Courtney per circa un'ora, non volevo scendere.

<<Vuoi dormire da me?>>, mi chiese preoccupata.

<<No, non posso. Sarà meglio che vada, ci vediamo domani>>.

<<Appena vai a letto mandami un messaggio, va bene?>>.

<<Va bene riccioli d'oro>>, ma lei stavolta non rise. La sua faccia era colma di preoccupazione.

Mi avviai verso quella casa, cercando di resettare tutto per poter concentrarmi su ciò che sarebbe potuto accadere là dentro.

Fortunatamente non c'era nessuno.

Ne approfittai per lavarmi in modo tale che l'indomani sarei uscita prima per evitare di incrociarli.

Mi misi a letto e dopo aver mandato un messaggio a Courtney, dopo essere rimasta sola, dopo aver raggiunto il limite e
dopo aver superato quella giornata,
mi abbandonai a me stessa e mi lasciai andare a quelle lacrime che non avevo ancora del tutto scaricato.

Non piansi solo per Eric ma per tutto quello che avevo accumulato in quei giorni:
Le parole di Rachel, il sogno di mia madre e il ricordo di Drew.
Buttai tutto fuori.

Mi addormentai solo dopo quando la stanchezza si impossessò di me.

~•~

Un dolore lancinante alla testa mi svegliò e appena aprii gli occhi vidi il volto di Rachel.
Urlai dallo spavento.

<<È TUTTA COLPA TUA!>>, mi prese per i capelli buttandomi a terra e battei la testa su qualcosa di tremendamente duro.

Si avventò su di me e questa volta mi colpì anche in faccia, cercai di coprirmi ma con scarsi risultati e sentii le sue unghie graffiarmi la pelle

<<Mi ha lasciata perché devo badare a te! MI HAI ROVINATO LA VITA!>>.

Provai a gridare con tutto il corpo ma era inutile, dentro quella casa era impossibile ottenere aiuto.

<<Bastarda! Stai zitta!>>, mi riprese di nuovo la testa scaraventandomi sulla scrivania, l'angolo del tavolo mi colpì il labbro inferiore e sentii il familiare e disgustoso sapore del sangue.

Cercai di porre resistenza e di rialzarmi ma mi diede una gomitata alla guancia che mi fece perdere l'equilibrio. Tentai di trovare qualcosa su cui aggrapparmi ma non trovai nulla e cosi battei violentemente la schiena sul pavimento, fu quello a togliermi il respiro.

Vidi il viso brutale di Rachel diventare sempre più scuro fino a che non riuscii a vedere più nulla.

Il totale buio.

~•~

Aprii gli occhi e cercai di ricordare cosa fosse successo.
Percepivo in bocca solo un amaro gusto di sangue, tossì e me ne pentii subito. Mai avevo provato cosi tanto dolore se non in quell'incidente.
Inghiotti controvoglia tutto ciò che avevo in bocca e fortunatamente riuscii a bloccare un coniato di vomito.
La mente passò velocemente a ieri fino ad arrivare a ricordare ogni colpo che mi aveva assestato. Era così carico di odio che al solo pensarci mi venne la nausea.
Raramente mi capitava di perdere i sensi e quando accadeva mi chiedevo sempre se si sarebbero mai spinti troppo oltre permettendomi cosi di non ritornare più.

Non provai a muovermi per un po' cercando di capire se in casa ci fosse qualcuno.

Non sentii nulla, solo il mio respiro frantumato, non riuscivo a prendere abbastanza aria senza che un forte dolore alla schiena mi costringesse a ributtare tutto fuori.
Ero sola, mi aveva lasciata sola sul pavimento a vedere se stavolta sarei stata in grado di rialzarmi.

Quella posizione a pancia in su non mi permetteva di respirare bene quindi cercai con tutte le forze di girarmi, urlai di dolore ma riuscii a farcela solo che chiusi nuovamente gli occhi, ero troppo stanca.

~•~

Avevo una guancia appoggiata sul pavimento e mi ritrovai di fronte al display dell'orologio che era caduto dal comodino.

Le 06:43.
Le 07:26.
Le 07:51.
Le 08:30.
Sentivo il telefono vibrare e sapevo che era Courtney ma non volevo proprio alzarmi. Aspettai fino alle 10:06, quando il mio corpo mi scongiurò di cambiare quella posizione fin troppo innaturale.
Avevo tutti i muscoli irrigiditi e alzarmi fu più doloroso di ricevere quei colpi.

Presi il telefono e vidi quindici chiamate di Courtney e due di Eric.
Appena lessi quel nome buttai il cellulare a terra ma poi lo ripresi lottando con il dolore straziante della schiena. Dovevo chiamare Courtney.

Dopo due squilli sentii subito la sua voce piena di preoccupazione.
-Tamara! Cosa e successo?-, urlò.

Feci un respiro lento e profondo e provai a nascondere le fitte infuocate che colpivano tutto il corpo.

-Courtney scusa, mi sono addormentata tardi ieri notte e non ho sentito la sveglia. Oggi non vengo perché non mi sento molto bene-, dissi mordendomi il labbro per il dolore alla schiena ma pentendomene subito per via del taglio in bocca.

-Che hai?-, la sentii trasalire.

-Mal di pancia, niente di che ma oggi devo andare a lavorare quindi preferisco riposarmi-

-Tamara...io...sei sicura che vada tutto bene? Ti prego dimmi la verità. Ti posso aiutare...basta che tu mi dic...-

-Courtney non è successo nulla, adesso ritorna a lezione prima che ti metta in qualche guaio-

Dopo averla rassicurata almeno dieci volte la convinsi a chiudere la chiamata.

Andai in bagno e mi osservai allo specchio.

Un enorme taglio mi copriva l'interno del labbro, vidi che dentro la ferita c'erano  delle schegge di legno. faceva così male che riuscì con fatica a disinfettarlo. La ferita era profonda ma fortunatamente non sembrava aver bisogno di punti.

Avevo la bocca impastata di sangue e saliva, provai a lavarmi i denti ma il dentifricio non faceva che peggiorare il dolore alla bocca. Piansi per il dolore, e ripetei quell'azione per almeno tre volte fino a quando non fossi sicura di aver rimosso quel sapore disgustoso.

Mi esaminai il viso e un grosso livido si era disteso su tutto lo zigomo destro.
Guardai l'avambraccio e notai che per metà era ricoperto da delle strisce rosse con del sangue incrostato, avevo cercato di pararmi dai suoi graffi.
Pulii anche quelli e fui sollevata nel sentire meno dolore rispetto al taglio nella bocca.

Odiavo più me stessa che loro.

Ero io a permettergli di farmi questo.
Potevo difendermi, reagire, scappare ma no.
Rimanevo ferma, ad aspettare la fine.

Avevo sempre creduto che, per quanto potesse essere pazza, non mi avrebbe mai fatto del male a tal punto da uccidermi.
Aveva bisogno di me, tramite i soldi del mantenimento che riceveva poteva andare a fare la bella vita a bere alcol senza preoccuparsi di non arrivare a pagare le bollette o l'affitto. Inoltre ero fermamente convinta che il mio dolore le procurava soddisfazione. Sapeva che trattarmi come un vecchio straccio insignificante era la cosa peggiore che potesse fare a mia madre. Io ero la sua inutile vendetta.
Ma stavolta avevo visto la morte nei suoi occhi e mi resi conto che la mia vita non era cosi tanto per scontata.

Potevo chiamare l'assistenza sociale?
Ovvio che lo potevo fare ma ormai mancavano solo pochi mesi e inoltre avevo paura che mi avrebbero mandata lontana da qui.
Lontana da Courtney.

Dovevo solo resistere.

Mi spogliai e feci una lunga doccia calda.
Non sentivo nulla.
Le altre volte ero arrabbiata o frustrata dalla situazione ma questa volta non provavo niente. Rimaneva solo il disgusto verso me stessa, quello non sarebbe mai cambiato.

Presi degli antidolorifici e abbastanza ghiaccio da sentire freddo, ultimamente avevo messo delle bottiglie d'acqua nel congelatore del garage per far fronte a queste evenienze. Mi sforzai di mangiare qualcosa di più sostanzioso delle semplici barrette energetiche. Feci tutto in modo pragmatico e assente, era come se il mio corpo avesse preso il controllo di tutto mentre la mia mente si era totalmente spenta.

Andai nella mia stanza, chiusi a chiave la porta, impostai la sveglia per le 17:00 e decisi di dormire.

Dovevo ricaricare le pile perché alle 18:00 sarei dovuta andare a lavoro.

Misi il telefono sotto carica ricordandomi dei due messaggi di Eric ma neanche li aprii.

Chiusi gli occhi e dopo svariati tentativi riuscii finalmente ad addormentarmi.

  ~•~ 

Poche ore più tardi mi alzai dal letto, dopo essere stata richiamata dalla sveglia.

Cercai di ricordare tutto ma appena mi si ripresentarono certe immagini ritornai in quello stato vegetativo.
Mi misi lentamente a sedere, il dolore era ancora abbastanza forte da costringermi a stare ferma ma rispetto a prima potevo sopportarlo. Mi concessi alcuni minuti per riordinare il mio stato emotivo, dovevo calmarmi.
Asciugai alcune lacrime che erano sfuggite al mio controllo e provai a prendere un profondo respiro per vedere se questa volta la mia schiena non avrebbe reagito malamente.
Mi scappò un lamento ma fui contenta di notare che potevo respirare, mi sentii sollevata dall'idea di non avere nulla di rotto.

Appena scesi in cucina cercai, con la paura negli occhi, Rachel o Finn. Mi ero portata dietro il lungo ombrello che tenevo nell'armadio, sta volta non gli avrei permesso di toccarmi di nuovo ma fortunatamente non c'era nessuno.
Cercai di bere il più possibile e mangiai qualcosa di zuccherato e nutriente per poi incamminarmi verso il lavoro con gli auricolari nelle orecchie.
Il mal di testa era diminuito per via degli antidolorifici ma mi sentivo ugualmente stordita e ogni passo che facevo non aiutava assolutamente. Il pensiero di dover lavorare per 6 ore mi terrorizzò ma dovevo farlo. Un giorno sarei stata ripagata.

Avevo cercato di truccarmi più del solito per coprire il livido che ormai stava assumendo un brutto color melanzana, diciamo che il blush aveva aiutato a nascondere alcune sfumature ma si notava ugualmente anche a dieci metri di distanza.
Riguardo al labbro sembrava solo che me lo fossi rifatto dato che si era gonfiato ma fortunatamente il taglio era all'interno.
La scusa però l'avevo già trovata. Una volta che avrebbero notato il viso ci sarebbero state mille domande e io dovevo essere pronta, come sempre.

E fu così.
<<Oh no! Ragazzina cosa ti è successo?>>, disse Bay mentre gli altri mi scrutavano il viso in attesa di una mia risposta.

Cercai di ridere e di mostrarmi tranquilla nonostante le mani tremassero per la rabbia.
<<Sono così sbadata che ieri sera sono caduta dalle scale e...>>, indicai la mia faccia, <<Mi sono fatta questo. Ma fortunatamente nulla di grave>>.

<<Tamara scusa se te lo dico ma oggi non ti puoi far vedere così dai clienti. Chissà cosa penserebbero...>>, si fermò in mezzo alla sala a riflettere, <<Vai dietro con Paul, oggi qui ti coprirà Luke>>.

Non avevo pensato a quella possibilità. Era ovvio che non potessi farmi vedere così dai clienti, non ero presentabile.

Mi sentii in colpa e in imbarazzo per aver creato dei problemi ma alla fine anche io l'altra sera avevo coperto quel ragaz....aspetta aveva detto Luke?

Non poteva essere lui.
Quante possibilità ci son...
<<Tamara?>>.

<<Luke!>>, dissi in un lamento.

Ok si, era lui.

<<Sei tu la nuova ragazza? Aspetta cosa ti è successo?>>, l'enorme sorriso fu rimpiazzato da uno sguardo preoccupato.

<<Oh bene, vi conoscete già? Meglio così. È caduta dalle scale ora smettila di sbavargli dietro e vai ad aprire il locale. Tu Tamara vai da Paul, sarà felice di avere compagnia>>.

Io e Luke ci scambiammo un altro sguardo e lui mi mimò con la bocca un "parliamo dopo" .

Io vorrei seriamente capire come faccio a scontrarmi sempre, anche se in posti diversi, con le stesse persone.

Qui non si tratta di coincidenza, qualcuno stava giocando con la mia vita.

Paul era palesemente omosessuale.
Ma non di quelli che cercavano di attirare solo l'attenzione e accentuavano i loro tratti femminili.

No, era un gay con le palle!
In tutti i sensi, ovviamente.

Non so come ma non mi rendevo conto del tempo che passava, ero completamente presa dal lavoro ed era bellissimo perché non pensavo a nulla a parte il dolore lancinante. Fortunatamente non dovevo fare grossi sforzi dato che non feci altro che lavare. Ovviamente dovetti alzarmi le maniche e quando Paul si avvicinò verso di me per prendere un mestolo notò quelle strisce orribili, cercai di mostrare un sorriso rassicurante e fare finta di nulla e lui non mostrò alcun turbamento. Avevo imparato che in queste situazioni era meglio stare in silenzio che giustificare.

Paul sosteneva che fin dal primo giorno che mi aveva vista mi immaginava con un piercing al naso.
Mi sembra l'avesse chiamato... sept-qualcosa.

Non lo avrei mai fatto.

Immaginai di essere picchiata mentre indossavo qualcosa di metallo in faccia e mi vennero i brividi al solo pensiero.

Alla fine del turno Luke si offrì di accompagnarmi a casa e gli fui grata, non credo avrei sopportato il viaggio fatto all'andata.

<<È assurdo!>>, rise di gusto, <<Da oggi in poi ti chiamerò collega!>>.

<<Collega frena l'entusiasmo, credo di essere ancora in prova e dopo oggi>>, mi indicai per l'ennesima volta lo zigomo, <<Non penso di aver dato una buona impressione>>.

<<Scherzi? Carl e Bay ti adorano. Credimi io li conosco da quando sono piccolo, i miei genitori e loro sono amici dai tempi del liceo. Riesco a capire quando una persona gli va a genio o no,  tu gli vai fin troppo a genio>>.

<<Dici sul serio? Quindi non pensi mi rimpiazzeranno?>>.

<<Tamara, levati dalla testa questa idea. A meno che tu non dia fuoco al locale loro non ti licenzieranno. Inoltre non è mica un crimine ciò che ti è successo, può capitare a chiunque>>, disse indicando il livido.

Si certo, a chiunque... speravo proprio di no.

Mi sentii rassicurata però dalle sue parole. Mi serviva quel lavoro, era la mia unica possibilità di trovare una via di uscita. Sapevo di poter contare su Lauren e Josh ma non ero un loro problema e odiavo avere debiti con le persone.

<<Abiti qui?>>, lo vidi indugiare sulla strada.

<<Si sì, ti puoi fermare. Grazie mille Luke, non dovevi >>.

Si che doveva, mi aveva salvata dal ritrovarmi svenuta sull'asfalto.

<<Ti direi che l'ho fatto solo perché mi viene di passaggio ma direi una bugia perché l'avrei fatto comunque>>.

<<Abiti in zona?>>.

<<Non proprio in zona, un paio di isolati da qui ma prendo sempre questa strada>>.

<<Beh collega, ti ringrazio per il passaggio! Ci vediamo domani a scuola>>.

Lo vidi osservare il grosso livido che ero sicura fosse diventato ancora più scuro.
<<Deve far male... poteva andare peggio, sei sicura di stare bene, vero?>>, mi chiese con interessamento.

Fui rincuorata dalla sua preoccupazione e gli accennai un "Si" con la testa.

Lo salutai, scesi dalla macchina e facendo attenzione a non farmi notare presi l'ombrello che avevo nascosto fuori casa.
Appena entrai accesi immediatamente la luce per avere una visuale migliore.
Nel cortile non c'era nessuna macchina, questo significava che ero nuovamente sola.
Non mi disturbai a chiedermi il perché, mi limitai a ripetere le azioni di stamattina: feci una doccia stavolta fredda per cercare di spegnere quel bruciore insopportabile, ripresi le bottiglie dal congelatore che avevo nuovamente rimesso e dopo aver mangiato qualcosa ritornai in camera.
Non avevo lasciato l'ombrello neanche un momento e ad ogni spostamento chiudevo la porta a chiave cercando la via di fuga più vicina nel caso in cui ne avessi avuto bisogno. Avevo tolto l'abitudine di chiudermi a chiave da quando Andrew non abitava più in quella casa ma evidentemente ero stata troppo ingenua nel credere che nessun altro mi avrebbe fatto del male durante la notte.
Non avrei mai più lasciato la porta aperta.
Ero stata stupida a non adottare questa precauzione.

Mi sistemai sul letto posizionando le bottiglie nelle zone interessate, avrei dovuto comprare degli stampi per il ghiaccio. Un sorriso amaro mi attraversò il volto, era cosi triste che cercassi delle soluzioni per far diminuire il dolore che mi affliggevano invece di trovare delle soluzioni per non farmi più toccare da loro.

Lessi i messaggi di Courtney:
*(18:30)
"Tamara appena arrivi a casa mandami un messaggio"
(19:15)
"Allora ci ho pensato e non voglio farti pressioni ma sei sicura che va tutto bene? Sono davvero preoccupata."
(19:20)
"Non so se tu lo voglia sapere ma sappi che oggi Eric mi ha chiesto di te. Diceva che non gli rispondevi ai messaggi e voleva sapere dove vivessi. Io ovviamente non gliel'ho detto anche perché eri a lavoro quindi sarebbe stato inutile...Ti giuro che mi sono trattenuta nel dargli un pugno in faccia.👊🏻💥"

"Non ha neanche calcolato Daisy...😏"

" lei ci stava dietro tutto il tempo, si è perfino scoperta il seno per provocarlo...patetica Troia"

"Comunque Samantha ti vuole parlare, credo ti voglia chiedere scusa."

"Ah dimenticavo, Tiffany mi ha detto di dirti che il professore domani non ci sarà quindi avrete un'ora di supplenza🎉🎉, Ti invidio"

(00:15)
"Sto andando a letto, domani ti passo a prendere. Se mi dovessi dire che non vieni a scuola, giuro che ti vengo a prendere da lì dentro. È una minaccia! Mandami un messaggio appena torni"

"Ti voglio bene e oggi mi sei mancata " *

Quale persona sana di mente si metterebbe a mandare così tanti messaggi anche se non riceve risposta?

Eric aveva chiesto di me? Evidentemente Daisy non lo aveva distratto abbastanza.
Mi aveva chiamata e mandato messaggi ma non li avevo letti e non mi andava neanche.

Non ero più arrabbiata con lui perché sapevo di non averne alcun diritto, inoltre non potevo arrabbiarmi per una cosa del genere dopo ciò che mi era appena accaduto. Ci stavo maledettamente male ma finiva li.. ero solo triste e delusa. Mi dovevo abituare a quei sentimenti perché erano una conseguenza del fatto che lui non provasse le stesse cose che provavo io.

Era solo una cotta, mi sarebbe passata... era solo un livido emotivo, magari avrebbe avuto bisogno di più tempo per guarire ma prima o poi ci sarei riuscita.

Risposi a Courtney :
* "Tu sei pazza, Quanti messaggi mi hai mandato? Sono appena tornata e sto benissimo! Sono caduta dalle scale quindi domani appena mi vedi non dare di matto! Riguardo ad Eric non ne voglio proprio parlare."

"Sono felice che Samantha voglia chiarire con me anche perché con Luke è tutto risolto e inoltre indovina un po'??"

"Oggi ho scoperto che era lui il ragazzo con cui dovevo lavorare lunedì"

"Comunque a domani, ora vado a letto! Ti voglio bene riccioli d'oro"*

Non volevo dirle una bugia ma volevo prepararla a domani, sapevo che tanto ci sarebbe arrivata lo stesso però speravo di non affrontare una Courtney agguerrita... non avevo proprio le forze.

Inoltre le avrei dovuto parlare di Michael e di Clare, quella stronza!
Come aveva potuto tradirla così? Erano amiche fin dalle medie. La parte più egoistica di me mi urlava che ero una stupida a preoccuparmi di queste cose dato che fino a poche ore fa faticavo ad immagazzinare aria nei polmoni ma la zittii immediatamente. Se la mia vita faceva cosi schifo non significava che avessi il diritto di sentenziare sugli altri, soprattutto su Courtney. Ero sicura che le avrebbe fatto male saperlo, tanto quanto quel taglio che avevo in bocca.

Andai a letto dopo aver ricontrollato bene la porta di camera mia.

Era chiusa.

Stavolta non mi sarebbe capitato nulla, pensai stringendo l'asta dell'ombrello che avevo a fianco a me.

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