Ch. 63: Addio (Fine.)
«Una storia d'amore finisce solo dopo che avremo chiuso tutti i conti, solo dopo che saremo riusciti a rispondere ai vari perché. Alle volte questo non accade per i più disparati motivi, così quella storia rimane aperta e inghiotte il resto della tua esistenza.»
FILIPPO ALOSI
Dovevo ammazzarlo tempo fa!
- Forza! Muoviti. - Sputa, glaciale.
La guardo, sporta in avanti, gli occhi lucidi, i capelli che le cadono davanti al viso e le braccia bloccate dietro la schiena.
Mi sento morire.
Inizio a camminare, assecondando, in attesa di capire cosa fare.
- Su una cosa avi ragione, Morris. Questa bellezza è sprecata per te! Una volta che ti sarai levato dai piedi, mi divertiró con lei.
Strizzo le palpebre sentendo risalire la bile e lo stomaco contorcersi.
- Ahhh!
Un urlo strozzato si leva alle mie spalle.
I solchi dei denti ben visibili sul dorso della sua mano, sollevata. Lex si divincola. Carico il sinistro, individuo lo spazio che si crea tra lei e la faccia del coglione. La testa di Allen viene sbalzata all'indietro.
Lui cade e lei torna tra le mie braccia.
- Sei morto! - Sibilo con l'adrenalina che mi tira i tendini delle dita.
- Fermati! - Lex mi si piazza davanti. - Se succede un casino sarai squalificato, o peggio.
Lo stronzo si rianima, si mette carponi e scuote il capo: - Giusto, Morris! Fai il bravo cagnolino, non rovinarti la carriera. - sputa una macchia rossa scura per terra.
Si passa il pollice sul labbro e sorride. - Farò in modo che la tua vita sia un inferno! Ogni istante, sarò il tuo incubo.
Non posso permettergli di andarsene o non finirà mai!
- Si può sapere perché ce l'hai tanto con lui? - Lex mi blocca il passaggio, tento di spostarla ma le sue suole strisciano sull'asfalto e fa resistenza.
- Sparisci! Non farti più vedere o ti denuncio! - gli ordina e mi preme le mani sul petto per tenermi a distanza.
Mark scoppia a ridere - E con quale accusa? - Si spolvera i pantaloni.
- Sequestro di persona. I tuoi tirapiedi hanno raccontato tutto. - Ben appare alla nostra destra con in mano un cellulare. - Ce l'ha appena girato Liam.
La riproduzione si diffonde: - Mark Allen! Ce l'ha detto lui di rinchiuderlo. Lo voleva far ammazzare, come l'altra volta quando...
Lo stronzo arretra e spalanca le palpebre: - Sono tutte cazzate! - tenta di sottragli il telefono, ma Ash lo afferra, portandogli un braccio intorno al collo.
- È la mia parola contro la loro.
- Ho recuperato anche i filmati del parcheggio e della caffetteria. - Noah sventola una chiavetta con un sorrisetto soddisfatto.
Il viso di Allen si distorce, mi uccide con gli occhi. Io sorrido e stringo le dita intrecciate a quelle di Lex.
Basta!
- Addio, Mark!
Mi volto e mi avvio zoppicando.
- Mettigli del ghiaccio su quella gamba! - urla Ben in direzione di Alexis.
- Ci sono modi migliori per usare il ghiaccio! - Ribatte Ash.
Spalanco la porta degli spogliatoi e il tonfo dell'anta di ferro che si richiude alle mie spalle mette il punto alla mia storia. Tutta l'adrenalina evapora, la voglia di rivincita, la rabbia, l'emozione per il touchdown, la paura.
- Come ti senti? - sussurra Alexis, sfiorandomi il viso col dorso della mano.
Strano. Sollevato. Svuotato.
Non lo so.
Le accarezzo il braccio. Dovrei essere io a preoccuparmi per lei.
- Sono con te, importa solo questo. - Alzo il lato della bocca e mi allungo per chiudere a chiave la serratura.
- E se gli altri devono entrare?
- Useranno l'altro spogliatoio. - la raggiungo.
Inclina il capo, mi esamina e assottiglia gli occhi.
Si accuccia ai miei piedi e mi strappa verso il basso i pantaloni.
- Ora sto sicuramente meglio! - Sporgo il bacino e le regalo un occhiolino dall'alto.
- Idiota!
- Ah! - Il dolore si irradia più forte appena mi tocca.
- Vuoi stare fermo? È molto gonfio! -
- Oh, non sai quanto! - sogghigno divertito. Subito dopo riprendo le mie proteste: - Ahia! Puoi fare piano?
Analizza il mio ginocchio e la sua testa si muove da destra a sinistra oltre la mia coscia e chiede: - Sai dove tengono il ghiaccio?
- Sì, ma non credevo me lo avresti proposto così apertamente!
- La vuoi finire? Sono seria! - Si risolleva, la sua fronte si posiziona a un centimetro dal mio naso, i suoi occhi s'incendiano e si piantano nei miei.
- Anche io! - L'afferro per il sedere e, con i pantaloni ancora calati ai polpacci, la tiro a me.
- Mi vuoi dar retta? Potresti giocarti la stagione! - col pugno colpisce la mia spalla.
Le lascio un veloce bacio a stampo che la fa tacere. - In questo momento, voglio solo liberarmi del sospensorio perché, ti assicuro, fa così male che a confronto il ginocchio sta da dio!
- Ah, quindi non sei tu?
- Simpatica!
Di colpo si fa seria. - Spostati, ora!
Aggrotto le sopracciglia, stranito.
- Siediti! - Mi indica la panchina. - Si allontana e si solleva sulle punte per arrivare alla valigetta, con la croce rossa disegnata, posta sopra la fila di armadietti.
Scalcio via i pantaloni arricciati alle caviglie, saltellando sulla gamba sana, sfilo la maglia e mi libero del resto. Prima che si volti, mi lascio ricadere sulla panca.
- Possibile che non abbiate il ghiaccio istantaneo? Maledizione! - si gira nella mia direzione.
Rimango immobile, i muscoli della pancia tesi, la schiena appoggiata al muro, le cosce leggermente divaricate e l'erezione esposta al centro.
Spalanca gli occhi e subito li trasforma in due fessure.
- Vieni qui. - le allungo la mano.
Scuote la testa: - Sei il solito! - un sorrisetto le sfugge senza consenso.
- Vuoi negare di avermi seguito perchè non vedevi l'ora di saltarmi addosso?
Sbuffa, ma la sua giacca cade sul pavimento e le dita afferrano il bordo della maglia che si solleva oltre il capo. Mi godo la vista del suo seno strizzato nel reggiseno che sporge sopra il ventre piatto.
La contrazione che mi attraversa l'asta tesa nell'immaginarla già nuda non le passa inosservata. Mordicchia il labbro, ostaggio del suo incisivo, e slaccia il bottone dei jeans.
Dio, muoviti!
Sposto il culo sul limite della seduta e divarico di più le ginocchia, incapace di stare fermo.
Il gancio scatta, i seni si liberano, morbidi e i pantaloni le ricadono.
Una goccia lucida fa capolino scivolando sulla mia punta, sembra prendere fuoco nel punto in cui la sento colare.
- Dio, principessa! - espiro. Non riesco a resistere, afferro la mia lunghezza e inizio a darmi sollievo.
I suoi pollici spariscono nascosti dal bordo delle mutandine. - La pianti di chiamarmi così? - si blocca.
- Acida del cazzo, vieni, o morirò prima di averti toccata.
- Odio anche quando mi chiami così! - Guarda il soffitto, solleva il ginocchio e fa scorrere il triangolo di cotone oltre il piede.
Con due passi si posiziona di fronte a me. La trattengo dai fianchi, sfiorandole le anche. Fisso la sua pancia chiara, scendendo fino alla linea delle cosce e l'avvicino.
Si sistema a cavalcioni sopra le mie gambe.
I miei polpastrelli rimarcano le curve del suo sedere e la invitano, spingendola verso il mio pube.
La mia durezza si ricopre del suo calore e scivola umida sotto il suo peso, facendo impazzire entrambi.
Lecco il capezzolo che mi batte sulle labbra. Succhio forte, deglutisco la saliva insieme alla voglia che mi inonda dolorosamente i lombi.
Lex mugugna e inarca la schiena schiacciandomi tra la mia pancia e il suo monte di venere.
Cazzo...
Una scarica di piacere mi attraversa la base della nuca.
- Ti amo! - sussurro e alzo il bacino per sentirla di più contro la mia cappella gonfia.
- Anche io. - Ansima, annebbiata dalla sensazione del suo sesso che scorre lentamente, plasmandosi sul mio.
La sua lingua rotea nella mia bocca mentre mi inclina la testa tirandomi i capelli.
Non ce la faccio più.
A stento trattengo i gemiti. Sto impazzendo - Ti prego...
Le dita premono sul suo sedere e la alzo quel tanto che basta per far combaciare il cazzo alla sua intimità.
Le natiche si separano sulle mie mani che sorreggono parte del suo peso e la mia punta a fatica si fa largo dentro di lei.
Entro, centimetro dopo centimetro, accompagnandola, giù, verso le mie cosce, così da accogliermi totalmente.
Trema contro il mio petto, sui miei palmi. Si aggrappa alle mie spalle e le sue labbra semichiuse trattengono l'aria che smette di scaldarmi il collo.
La sento stringersi intorno alla mia forma fino a che non riesco più a proseguire e raggiungo il suo fondo.
Spingo ancora, incurante, per guadagnare quel poco di spazio in più che mi può concedere.
- Ahh - Un lamento le sfugge dalla bocca, si solleva di colpo, limitando la mia intrusione.
Accarezzo ogni millimetro del suo fianco. Afferro la base della mia asta e la direziono in attesa che si abbassi e che mi accolga di nuovo. Lentamente si apre, sopra di me, in una discesa logorante che mi fa perdere la ragione mentre il respiro si fa via via più affannoso.
China in avanti, si preme sul mio inguine facendomi scivolare dentro.
- Lucas! - Ansima e ripete il movimento; risale, ancora, fino a trattenerne solo l'estremità.
Allungo la lingua per giocare col capezzolo duro che mi rimbalza oltre la bocca. Lo punzecchio e lo afferro tra i denti ogni volta che mi passa a tiro. Il suono del suo culo che sbatte sulle mie gambe si fa più frequente.
La pressione delle sue dita, dal mio petto, scende lungo gli addominali, la stringo al punto di temere di romperla. Mi sfiora le labbra con le sue e mi sussurra: - Baciami Lucas, baciami e...
Un flashback mi invade la mente all'improvviso. Quel sogno che feci uno dei primi giorni a Braintree, quello che proprio lei aveva interrotto...
- Ti prego, non smettere mai di farlo!
Finalmente sento la fine di quella frase rimasta incagliata nei miei incubi per troppi anni.
- Mai! Non ti permetterò più di sparire! - Le giuro con la voce rotta dal piacere.
Vorrei iniziare a spingere e raggiungere l'apice. Vorrei liberare tutta la tensione di oggi, di ieri e di tutta la vita, dentro di lei.
Ma mi trattengo.
Godo della vista del suo viso accaldato rivolto verso l'alto, del sapore di vaniglia del suo seno sulla lingua, del calore del suo sesso che struscia sul mio basso ventre mentre la penetro.
- Ti amo. - soffia, provocandomi un'aritmia improvvisa.
Tremo. Non ho modo di controllarmi come faccio con le altre. Ogni mio pensiero, ogni mio senso, ogni mio spasmo, sono tutti rapiti da ogni suo respiro.
Mi addentro in lei, sollevando i lombi dalla panchina che ormai mi ha segnato la carne.
A ogni colpo resta sospesa sui miei fianchi, i nostri umori mi bagnano le cosce e le sue unghie mi entrano nelle spalle.
Gode più forte sentendomi sbattere in lei.
Ma altri colpi oltre ai miei risuonano nella stanza. - Cazzo, apri, Lucas! - la voce di Max rimbomba oltre la porta.
Alexis si irrigidisce e spalanca gli occhi. Non asseconda più i miei movimenti, si limita a rimbalzare sopra le mie spinte.
- Lucas... - Mugola soffocando gli ansiti.
- Non pensare di chiedermi di fermarmi ora. - La fisso truce senza smettere di muovermi.
- Lucas. Dai, porca puttana! - Si unisce Miky, battendo nuovamente sull'anta tagliafuoco.
- Digli di... andare... nell'altro! - Le parole frastagliate le scappano a mezza bocca.
Affondo dentro di lei con foga, fregandomene del resto.
- Potrebbe non essercene un altro. - la trattengo per i fianchi, impedendole di scendere da me e, di nuovo, la tiro verso il basso andandole incontro col sedere.
- Ahhh! - il suo gemito invade la stanza.
Aumento la velocità facendo cigolare i cardini della panca.
- Lu~ - Il respiro le si spezza, incapace di finire la frase.
Continuo a entrare in lei sempre più a fondo, sempre più velocemente.
Lei ansima, si agita su di me, le sue pareti mi avvolgono il cazzo così forte da farmi male.
- Ahh
Ne sono sicuro, sta per venire.
L'idea di vederla godere, mi manda ai matti.
- Ahh - quasi urla.
Merda! La sentiranno anche gli altri.
Le mie dita s'infilano nella sua bocca per limitare i gemiti, la sua fronte si poggia nell'incavo del mio collo e la mia asta inizia a pulsare sentendola contrarsi sopra di me. I suoi denti stringono il mio medio. Il calore m'investe, dal cazzo arriva al cervello. Colo, fuori da lei, mischiandomi al suo orgasmo.
Finalmente rallento, riprendo aria e mi fermo. Il suo corpo sudato appiccicato al mio. La pressione nelle orecchie che fischiano mentre la realtà pian piano torna a delinearsi intorno a noi.
- Proprio oggi dovevi deciderti a venire? - sorrido, fiero, contro la sua guancia.
- Chi ti ha detto che questa... - prende ossigeno. - sia stata la prima volta? - scende dalle mie gambe e si dirige verso le docce, lasciandomi lì.
La fisso, incredulo, ancora incollato a questa panchina.
-Lucas, porca puttana! Apri! - continuano a lamentarsi da fuori.
Li ignoro. - Che diamine vuol dire? - la raggiungo, dolorante.
Mi da la schiena, percorsa dai rivoli d'acqua.
- Non tutte le donne urlano sempre come nei film porno.
- E con questo?
- Muoviti a lavarti che dobbiamo andarcene!
- Cosa intendevi?
La mano di Lex afferra la mia. Mi trascina sotto il getto e mi bacia.
- Non pensare di cavartela così! - tento di sottrarmi alle sue labbra. - Vuoi dire che hai barato?
Mi sfugge di nuovo, torna verso gli armadietti - Vestiti! Che devono entrare e io vorrei evaporare pur di non uscire da qui!
- È inutile che continui a cambiare discorso, Micheal! Non finisce qui.
Poco dopo apriamo la porta, tra le risate e le battute dei miei compagni ancora carichi per la vittoria.
Tengo il braccio intorno alle spalle della mia ragazza come a volerla nascondere, lei mi affianca a testa bassa, ma con un sorriso che non sembra voler sparire dal suo viso.
- Fortuna che dicevi di non durare un cazzo! - Brontola Tim, col broncio. - È un'ora che aspettiamo qua fuori!
- Morris, questa sera la camera è mia! - Ash mi dà una pacca sulla schiena, mentre superiamo l'orda che si riversa dentro.
- Tranquillo. Non mi vedrete per almeno tre giorni! - Urlo in risposta, spingendo Alexis per il corridoio.
Una volta usciti non c'era più traccia di Allen. Non so cosa ne abbiano fatto gli altri, e sono contento così, tra di noi non c'era più nulla che andasse detto.
- Tre giorni, eh? - Mi chiede lei, divertita.
- Oh, principessa, hai un paio di cose da spiegarmi e ho intenzione di non lasciarti uscire da casa tua fino a quando non ci deunceranno i vicini.
- E io dovrei assecondarti, giusto?
- Non lo farai ovviamente, perché sei la solita acida del cazzo, ma è per questo che godrò ancora di più quando succederà. - le do un colpo col fianco, mentre raggiungiamo la moto dietro il dormitorio
- Sei un imbecille. - guarda l'asfalto con le guance un filo arrossate.
- Lo sai meglio di me che mi andrà bene anche solo passare tre giorni a vedere serie TV per ragazzine pur di averti vicina. - La blocco, specchiandomi in quei due occhi gialli che finalmente sembrano vedermi davvero: - Perchè ti amo da impazzire, Alexis Micheal.
Ci fissiamo per un secondo che sembra rubare il vento alle chiome degli alberi.
- Ah, ora che mi ci fai pensare! È uscito un film, proprio qualche giorno fa! È tratto da una storia Wattpad e lui...
Scuoto la testa, rassegnato, e sorrido sentendola aderire alla mia schiena su quella che era la moto di mio fratello, e che ormai è diventata la mia.
🖋️Spazio Autore
🫥🥹😱🥲😭 E' FINITA! O.... NO?
Sulla carta si... Ma in realtà manca l'epilogo. E questo per un motivo ben preciso😁 non so cosa fare!!! Alcuni hanno chiesto il pov di Lex altri un secondo libro...
Cosa farò ancora non lo so, ma per ora GRAZIE!
Grazie per ogni stellina, messaggio e visualizzazione che mi avete regalato 😭 è per voi che mi avete supportata mentre scrivevo, non vi dimenticherò.
La strada purtroppo è ancora lunga, e i numeri per permettermi di realizzare il mio sogno sono ancora pochi. A breve inizieró la revisione aumenteranno i dialoghi Lucas sarà un po' più figo e alcune scene verranno tagliate per lasciar spazio ad altre.
Quindi se avrete voglia, continuate a seguirmi❤️ E ricordate che tengo conto di qualunque consiglio!!! Se avete idee o critiche o in qualche modo vi andasse di supportarmi ancora UNITEVI AL MIO GRUPPO IG o mettete un cuoricino nei commenti su tiktok e ve ne saró grata.
A presto🫶🏻
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top