ch. 52: Il mio posto
《Le distanze esistono per essere percorse, è chiaro, se non c'è distanza non c'è desiderio, se non c'è desiderio non c'è avventura, se non c'è avventura non c'è un bel niente per cui valga la pena di vivere.》
Jovanotti
- ...si concentra invece sui costi e ricavi che hanno avuto una certa manifestazione economica. - Il professor Angrist spiega, indicando dei principi sulla lavagna che occupa tutta la parete.
Calco la biro nera sul foglio ormai liso e la pagina si buca nel centro del groviglio di linee. Intorno a me qualcuno prende appunti mentre Tim, alla mia sinistra, messaggia col cellulare.
Ascher non c'è, voleva scaricarsi in palestra. Contro ogni previsione, sta resistendo. Non credevo fosse possibile ma, stupendo tutti, si sta tenendo alla larga da qualunque essere femminile. Non mi è chiaro se Hanna ne sia felice o se speri fallisca.
Di Alexis ancora nessuna traccia, sono già passate due settimane, quattordici fottutissimi giorni e di lei nemmeno l'ombra.
Probabilmente il mio intuito fa davvero schifo; l'idea che fosse tornata per me mi ha sfiorato il cervello, evidentemente mi sbagliavo.
Proprio mentre il fastidio cronico che mi provoca pensare a lei mi annebbia la mente, un ticchettio di tacchi alti s'insinua nelle orecchie e la sua figura si palesa fiera e sicura davanti al docente.
Mi raddrizzo sulla sedia per accertarmi che non sia la proiezione dei miei incubi.
I suoi occhi scandagliano le file che si innalzano, una dietro l'altra, finché incontrano i miei. Resta immobile, rivolta nella mia direzione.
Nel petto si crea il vuoto.
Tim mi si avvicina - È quella della festa! - bisbiglia.
Nemmeno gli rispondo, impegnato a non interrompere quella linea di fuoco che, seguendo i nostri sguardi, attraversa l'aula.
Vi mette fine lei, richiamata dal professore. Si volta e si piega sulla cattedra per firmare un registro che le viene sottoposto.
Che cazz~
Sento il mio compagno di squadra riprendere a sibilare - Cazzo, che culo! Quanto vo~
- Tim, fidati, non finire la frase! - Lo zittisco mentre la saliva gli va di traverso.
- Che cos~ - Tossisce.
Lex sale i primi gradini. Non mi calcola, si va a sedere in quarta fila. Il tizio a fianco non lo conosco, ma sembra essere fin troppo contento della sua decisione.
Mancano venti minuti al termine della lezione e sto cercando di placare la voglia di andare da lei.
Al diavolo!
La tipa riccia si alza, lasciandomi lo spazio per passare, e dopo lei anche gli altri che mi ostruivano il passaggio mi assecondano. Mi sistemo sul banco libero alle loro spalle.
Lex sposta i capelli, che le ricadono morbidi sul collo, dalla coda alta, e sorride cordialmente al tipo che non smette di parlarle.
- Se sei nuova, puoi venire tranquillamente con me! Ti mostrerò il campus. - Tenta di fare il figo.
- Grazie dell'invito! Ci penserò! - Risponde lei, senza mandarlo a quel paese.
Perché diamine è gentile con tutti e con me è sempre stronza?
- Conosco un sacco di gente, posso aiutarti a inserirti! - Prosegue, non sapendo di star rischiando la vita.
Mi sporgo oltre il bordo del tavolo, nella loro direzione.- Strano, io non ti ho mai visto!
La mia intromissione lo costringe a girarsi in modo scomposto sulla sedia per guardarmi.
Alexis sogghigna nascondendosi dietro il il polso, coperto dalla manica nera, e continua a seguire i grafici sulla lavagna. Sicuramente si era già accorta di me.
- Fate silenzio! - Mette fine al bisbiglio di sottofondo il professore, tornando a spiegare.
L'imbecille, con la barbetta rifinita al millimetro, abbassa il tono: - Lucas Morris, giusto? È dal primo anno che seguiamo i corsi assieme! - Allunga il braccio per raggiungermi.
- Io sono~
- Nel posto sbagliato! - Non ricambio il suo saluto, lasciandolo con la mano a mezz'aria, - Quindi muoviti a levarti dal cazzo, prima che ci pensi io a farti arrivare dove dovresti stare! - ringhio senza smettere di sorridergli.
- E quale sarebbe il mio posto? - Aggrotta le sopracciglia confuso.
- Se non sparisci all'istante, l'ospedale! - Lo fisso serio eliminando ogni traccia di finta cordialità dal viso.
Sbatte le palpebre e apre la bocca ma non dice nulla.
Mentre lui brontola e raccoglie velocemente le sue cose, Alexis mi rivolge una mezza occhiata contrariata.
- Complimenti! Uomo di Neanderthal 1, evoluzione 0! - Sussurra, appoggiando il mento sul palmo con aria svogliata, evitando di guardarmi.
Esco a fatica dalla mia fila, facendo nuovamente alzare tutti, e mi infilo nella sua, sedendole accanto.
- Sei scomparsa per due settimane! - Le faccio notare.
Sono patetico.
- Hai contato i giorni? - Ribatte tranquilla.
- Non ho contato nulla! Solo... - Lascio la frase a metà, non sapendo cosa dire.
Mi spettino, preso dall'irritazione.
- Speravo solo ch~
- Morris! - Tuona il Prof. Angrist sistemandosi gli occhiali sul ponte del naso, - Per una volta che non c'è il simpatico Asher a infastidire le mie lezioni, ci deve pensare lei? Signorina Micheal, è appena arrivata! Potrebbe, quantomeno, fingere interesse? - Ci riprende infastidito.
Le tre ragazze sedute nella fila appena sotto di noi si voltano curiose.
- Ci scusi, professore! - Si porta le ciocche sfuggite all'elastico dietro l'orecchio e arrossisce leggermente.
Restiamo in silenzio uno accanto all'altra per un tempo che mi sembra infinito.
Le parole del professore echeggiano in un limbo di sottofondo, come un brusio sommesso.
L'uomo dai capelli brizzolati cammina avanti e indietro, indicando formule che non capisco, avvolto nel suo completo blu elettrico.
Un calore si propaga nei punti del mio corpo più vicini ad Alexis e il cuore battere all'impazzata. Quando la sua gamba si poggia contro la mia, la guardo di scatto come se mi avesse ustionato.
È assorta nella lezione, le labbra morbide avvolgono la gomma sul retro della matita.
Con il suo solito sesto senso, si accorge dell'attenzione che sto riservando al suo gesto e sorride divertita intorno al legno che ora stringe tra i denti.
Lei torna a seguire la spiegazione e la gomma rientra nella sua bocca.
Quanto cazzo sei sexy! Urla ogni neurone presenze nel mio cervello mentre il sangue inizia a defluire verso il basso.
Mi allungo verso di lei - Così giochi sporco, Michael.
- Nemmeno ti considero, Morris! - sogghigna nel pronunciare quelle parole.
- Oh, sono convinto del contrario! - Le soffio quasi nell'orecchio, appoggiandole una mano sul ginocchio.
Assottiglia lo sguardo e mi mette in guardia: - Tu dovresti davvero imparar~
- Signorina Michael!
Solo ora mi accorgo che il professore è in silenzio, appoggiato alla cattedra, e ci sta fissando a braccia conserte.
- Signorina Michael, è pregata di uscire dall'aula! - Chiarisce.
Sbuffo e osservo Alexis raccogliere le sue cose con aria mortificata.
- Professore stavamo ascoltando! - Mi lamento, consapevole di risultare poco credibile.
- Sig. Morris mi faccia la gentilezza di seguire la sua compagna e di non farci perdere altro tempo!
- Lucas... Non ti alzare! - sibila Alexis, lanciandomi un'occhiata infastidita che termina sotto il banco.
Pensa forse mi faccia problemi?
Afferro la penna, mi butto la giacca sulla spalla e mi sollevo come nulla fosse. Ignoro gli sguardi dei nostri compagni e le risatine che pian piano si fanno più forti.
- Deve amare davvero molto l'economia, Sig. Morris! - Infierisce il professore riferendosi al rigonfiamento che anima i miei pantaloni, - Fuori dalla mia aula! - sbatte il libro sulla scrivania e mi da le spalle quando gli passo accanto.
Devo allungare il passo per raggiungere Alexis che, a testa bassa, si è catapultata fuori.
- Lex! - La richiamo appena raggiunto il corridoio.
Come cazzo fa a camminare tanto veloce con i tacchi.
- Lex, fermati, porca puttana!
Il suo fianco si poggia e spinge sul maniglione in plastica della porta che scatta, permettendole di uscire, mantenendo le braccia avvinghiate ai libri stretti al petto.
Mi infilo nell'apertura che si sta pian piano richiudendo e vengo investito dall'aria gelida di questa rara giornata di sole invernale.
- Lex, cazzo!
Si volta di scatto furente, ferma sullo sterrato che precede il parco sull'uscita laterale.
Percorro i tre gradini che ci dividono, scrutandola nel tentativo di capire cosa l'abbia fatta incazzare tanto, ora.
I libri che stringeva ricadono al suolo e la pressione dei suoi palmi che mi colpiscono il petto, mi coglie di sorpresa.
- Devi piantarla di fare il cretino! Io non ho voglia di dare spettacolo. - si ritrova a fare un passo indietro dato che io non mi muovo di un millimetro.
Sbuffa, irritata, poi si china a raccogliere i tomi e io la imito, porgendole quello di statistica.
Me lo strappa dalle dita e riprende a camminare spedita, con la coda che le ondeggia da destra verso sinistra a ogni falcata.
- Ora tutti staranno sparlando!
- Non è colpa mia se ti sei quasi sdraiata sulla cattedra per mettere una stupida firma! - Alzo le spalle affiancandola.
Alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa e chiede spazientita: - Di che diamine parli?
- Del fatto che il tuo culo era~
- Lucas! Finiscila! Sono seria! - esclama mentre procede a passo di marcia lungo il vialetto di alberi spogli, - Non voglio che tutti fraintendano! - mi ispeziona velocemente, guardandomi di sbieco.
Sporgo il labbro inferiore - E io cosa avrei fatto di male?
Di colpo si blocca e mi fissa.
- Ohhh, andiamo! Ti intrometti nelle mie cose e ti diverti a far parlare di te. - puntualizza.
- Ti da fastidio che abbia mandato in fumo il tuo piano di rimorchio con quel tipo? Ti sei accorta almeno del fatto che aveva la camicia piena di forfora? - inclino in giù gli angoli della bocca, in una smorfia disgustata.
Le guance già rosse per il freddo, le si colorano ulteriormente per la rabbia.
Avanzo e lei mi scruta, con una faccia che urla "non avvicinarti!". Quando vede che non la considero, arretra contro la parete esterna del dormitorio.
- Hai davvero dei gusti pessimi! - Continuo.
- Dio, piantala! - butta fuori l'aria dal naso.
- Di fare cosa? - Gli zigomi mi si sollevano involontariamente nel tentativo di non scoppiare a ridere.
- Di fare quello geloso! - Mi sfida e io mi perdo nei riflessi di quegli occhi che mi imprigionano ogni volta.
Un altro passo. I libri restano a fare da barriera fra i nostri corpi in un tiro alla fune tra i nostri respiri.
- Non mi importa chi ti scopi! - Le soffio ogni parola carica di fastidio a pochi centimetri dal viso, mentre lei segue ogni movimento delle mie labbra.
- Strano! Sembrava di sì, quando l'hai minacciato di mandarlo in ospedale! - Solleva un sopracciglio.
Una foglia ormai secca si deposita leggera sulla sua spalla. Ne afferro l'estremità, facendola roteare vicino alla sua clavicola e Lex resta tesa, osservando il mio gesto.
- Quello era, semplicemente, il mio posto preferito. - Chino il capo di lato, serio, come se quella risposta potesse non risultare assurda.
- Sì, certo! - la pressione delle copertine, che premono per respingermi, aumenta.
La foglia torna libera, a volteggiare verso terra, e le mie dita si plasmano veloci a contornarle la mandibola, proseguendo dietro il collo.
- E se fossi davvero geloso?
La sento deglutire. Le pupille le si dilatano e una fessura si apre tra i suoi denti, ma le parole non le abbandonano la gola.
Il cuore mi rimbomba nei timpani nell'istante in cui percepisco la morbidezza del suo labbro inferiore contro il mio.
Cazzo quanto voglio baciarla.
- Non pren~ - Si blocca e spalanca gli occhi.
La mia bocca combacia con la sua e inghiotte quella che, sicuramente, voleva essere una minaccia.
Spingo la lingua, cercando la sua che, però, non partecipa. Non ho idea di che faccia possa avere, sento solo la spirale del suo quaderno che mi graffia lo sterno e il cuore che scoppia.
L'indice, tra i suoi capelli, legati alla base della nuca, si incastra e involontariamente la costringono a inclinare ulteriormente il viso. Proprio quando penso che stia per allontanarmi, finalmente, ricambia il bacio.
Una fitta mi stringe i testicoli e l'erezione non ancora del tutto scomparsa torna prepotente e dolorosa. Sposto la mano che mi ancorava al muro dietro la sua schiena. L'accarezzo lungo la colonna vertebrale, seguendone la linea e spingendola, millimetro dopo millimetro, verso me.
Non voglio lasciarmi andare e strusciarmi su di lei in cerca di sollievo, finirebbe tutto.
Resisto. La sento, ma non abbastanza. Gusto il suo sapore ma vorrei di più, mi pare di star morendo ma non riesco a staccarmi.
Spingo il torace con più forza contro il suo petto, beandomi nell'avvertire la punta metallica che mi punge la carne e che, in qualche modo, mi mantiene cosciente.
Ho bisogno d'aria ma non riesco a smettere di inseguire i suoi sospiri e la sua lingua. Continuo a trattenere il respiro, consapevole che il suo profumo mi darebbe il colpo di grazia.
Appena mi staccherò, cosa succederà?
🖋Spazio Autore
Bhe, come promesso Lex è tornata e questa volta, sicuro, non fraintende Lucas! Lo vede per com'è:" un idiota che si crede chissà chi." Ma alla fine...
Che succederà?
Grazie, non so più cosa inventarmi per farvi capire quanto vi sono grata di essere arrivati qui🫶
Grazie per ogni secondo passato su questa storia!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top