Ch.45: Giudizio di Radamanto P.1
《In ciò che sembriamo veniamo giudicati da tutti; in ciò che siamo da nessuno.》
(Friedrich Schiller)
- Quel pomeriggio, Lucas si fermò in classe per dei chiarimenti sulla lezione. - Le sue unghie rosse si muovono scandendo i secondi sulla superficie di mogano scuro.
- Chiedevo ai miei alunni di fermarsi dopo l'orario scolastico, così da non rallentare il programma. - L'eco della sua voce controllata si diffonde ovunque e mi penetra nelle ossa.
L'aria condizionata è troppo alta e, a contatto col sudore che mi inumidisce la maglia, mi fa rabbrividire.
- Avevo notato gli sguardi che mi rivolgeva nelle ultime settimane; sapete, sono ragazzi in fondo, ogni tanto capita che qualcuno si invaghisca della propria insegnante. Penso sia nostro dovere non dare seguito a certe attenzioni. - Parla fiera e composta, lasciando trasparire un sorriso finto.
Vederla seduta in quest'aula, sentire nuovamente il suono delle sue parole è più destabilizzante di quanto mi sarei mai immaginato.
L'odore di legno antico aleggia in tutto il tribunale, ma è il suo profumo quello che percepisco chiaramente, anche a questa distanza, costoso e pungente. Lo riconoscerei tra mille e mi da la nausea.
Sono giorni che non dormo. Pur essendo passato molto tempo, l'idea di presentarmi qui e di rivivere tutto, mi ha trasformato in un mostro irascibile.
Asher e Ben mi sono stati attaccati al culo ogni minuto nell'ultimo mese. Non so esattamente se il loro intento fosse quello di evitare facessi a pugni con chiunque o assicurarsi che non scappassi prima di affrontare questo dannato processo. In ogni caso, ci sono riusciti; almeno per la parte che include il trascinarmi qui.
- Sa, Signor Giudice, gli adolescenti spesso fraintendono le attenzioni che vengono destinate, in egual modo, a ogni singolo alunno; soprattutto, quando a casa ci sono delle carenze affettive. - Scuote la testa rammaricata.
Non ce la faccio più a sentire le stronzate che continua a raccontare.
Attenzioni fraintese? Ma di che cazzo sta parlando?
Le unghie grattano sulla stoffa dei pantaloni scuri fin quasi a piegarsi. Non so per quanto riuscirò a stare qui, seduto, senza spaccare tutto.
Le dita sottili della professoressa Miles si posano sulle mie, in una muta richiesta a tener duro.
Apprezzo gli sforzi che ha fatto la donna che mi siede accanto per arrivare fin qui e le auguro possa concludersi tutto secondo i suoi piani.
All'epoca mi incazzai davvero quando, dopo averle confidato tutto, non fece nulla. Restò impassibile a vedermi affondare mentre la bolla esplodeva e il mondo mi additava come unico responsabile. Ho imparato sulla mia pelle che la famiglia Allen vince sempre.
Giugno, IV liceo.
Fogli di ogni colore e forma erano sparsi su tutta la superficie della scrivania.
Una vecchia lampada da tavolo creava un'area illuminata in corrispondenza della postazione della coordinatrice che, da una decina di minuti, era sparita.
Quello stanzino puzzava di polvere ma, forse, era davvero l'unico appiglio che mi rimaneva.
- Bene! Non c'è più nessuno! - Esclamò la ragazza, nemmeno trentenne, riapparendo nella penombra della stanza, chiudendosi accuratamente la porta alle spalle.
L'attenzione con cui si era accertata che fossimo rimasti soli nell'istituto, subito dopo che mi ero presentato nel suo ufficio, mi aveva messo in allarme.
La professoressa Miles si era trasferita da poco nella nostra scuola, come supplente, e si era ritrovata immancabilmente a ricoprire anche il ruolo della referente scolastica, che chiunque sperava di non dover svolgere.
Era dolce, di indole mite; il suo fisico, seppur degno di nota, non spiccava mai a causa dei vestiti che non lo valorizzavano. I capelli ramati erano sempre raccolti in una treccia ordinata dietro la testa e quel giorno portava un semplice golfino accollato.
- Io... - Tentai di parlare, ma non sapevo cosa dire. La voce mi si bloccò in gola appena si sedette dall'altro lato della scrivania.
In quella scuola tutti mi vedevano come il casinista trasferito che aveva avuto il privilegio di far parte della compagnia di Mark Allen. La statura e l'aspetto mi avevano cucito addosso un'immagine che non rispecchiava quello che nascondevo dentro. Col passare del tempo, avevo seppellito quella parte fragile e insicura sempre più in profondità.
Anche quella volta, la sua piccola mano ricoprì la mia. Quel contatto mi avvolse e mi fece sentire al sicuro.
- Lo so, Lucas! Ti puoi fidare di me. - Sorrise rassicurante.
- Non ti lascerò solo! - Mi promise, regalandomi istantaneamente una sensazione di leggerezza al cuore.
La sola idea che qualcuno mi credesse mi aveva trasportato in un sogno che si sarebbe presto infranto. La mattina successiva, sarei entrato in mensa ignorando i tentativi di Henry che cercava in ogni modo di fermarmi e lì avrei trovato un plotone esecutivo ad attendermi. Il mio inferno era ancora solo all'inizio.
♡
Ora, a distanza di anni, vedendo quella stronza della Allen, qui in tribunale, recitare come una diva pluripremiata, mi rendo conto che non avremmo avuto una sola possibilità di vincere, all'epoca.
- Quel pomeriggio mi ero trattenuta più del necessario per finire di correggere dei compiti. Succedeva sempre più spesso che il signor Morris si fermasse utilizzando ogni volta scuse differenti. - Si strofina la fronte col dorso della mano.
- Probabilmente ho sbagliato io! Sono stata un' ingenua! - Afferma con gli occhi umidi. Estrae un fazzoletto ricamato dalla borsetta e si tampona in modo plateale le lacrime, che si rifiutano di uscire per la vergogna.
Voglio ribaltarle il tavolo degli imputati in testa.
Riprendo a mordere l'interno della guancia, già lacerato, traendo beneficio e consolazione dal sapore del sangue che piano mi ricopre la lingua. Il dolore, in questo momento, è la sola cosa in grado di aiutarmi a gestire l'incubo di avere tutti gli Allen nella stessa stanza.
L'unico lato positivo è che mia madre, dopo minacce, insulti e vari tentativi di dissuadermi a entrare, se n'è andata. Un problema in meno!
Fisso i finestroni opachi dall'altro lato della stanza, desiderando poter fuggire.
Un plico di fogli sbatte sul tavolo e la difesa, un uomo pelato con gli occhiali che ha un qualcosa di macabro, si avvicina al banco. Domanda: - Cosa successe quel pomeriggio, signora Allen?
La donna dai capelli corvini, raccolti in una stretta crocchia dietro la testa, alza il capo singhiozzando e lo guarda commossa.
Vorrei strangolarla. Un brusio si diffonde tra le panche alle mie spalle.
Chi mai non le crederebbe?
Il suo abbigliamento da monaca di clausura oggi ricorda vagamente quello della signorina Rottermeier. Nulla a che vedere con quello che mostrava solitamente a scuola.
È sempre stata indubbiamente una bella donna: occhi verdi e gambe affusolate, fasciate da gonne corte o con lo spacco, reclamavano le attenzioni di molti studenti; persino le ragazze, talvolta, provavano invidia, malgrado l'età.
- Quel giorno in particolare, il signor Morris aveva un atteggiamento più aggressivo del solito. Non si limitò ai soliti sfioramenti, che già normalmente mi mettevano a disagio. Mi bloccò contro il muro, infilando le sue mani nei bottoni della mia camicetta e anche~ - La voce le si spezza, lasciando sospesa la frase carica di dolore.
Che grandissima troia!
Di scatto mi sollevo, il rumore della sedia sul marmo rimbomba, ma prima che possa alzarmi del tutto, la Professoressa Miles e il suo avvocato mi bloccano, rimettendomi a sedere.
Ora sarei io quello che ha approfittato di lei?
Il giudice, da dietro il banco, mi guarda infastidito.
Non riesco più a rimanere fermo ad ascoltare! Quando finirà questa agonia?
- Quindi, quel giorno, il suo alunno provò ad abusare di lei e poi ribaltò i fatti? - Conclude l'avvocato della difesa, provocandomi un sorriso isterico che attira immediatamente gli sguardi inquisitori della giuria.
- Stai calmo! - Mi ordina perentoria la donna col caschetto biondo che ci rappresenta nell'accusa e che da seduta non mi arriva nemmeno alla spalla.
Lo so, porca puttana! Non possiamo permetterci di perdere o, a questo punto, la prof. Miles rischia una controdenuncia per diffamazione e io una per stupro.
Devo evitare di fare cazzate e di sputtanare tutto. Mi giro verso il fondo dell'aula, cercando quelli che conosco, e evitando accuratamente la combriccola di Mark che continua a lanciarmi minacce di morte.
Liam mi fissa sicuro, mentre Ben, al suo fianco, mi incoraggia col capo.
Ignoro Asher che mima con la mano un atto sessuale, per poi mostrarmi il pollice in segno di approvazione.
Che coglione! Mi scappa un ghigno e, anche se per poco, la sua idiozia mi rilassa.
La strega, che comincia a singhiozzare disperata sul banco, richiama la mia attenzione.
- No, non lo fece! O meglio, sì, ma non ci riuscì! - Si copre il volto rotta dal dolore.
- Lo pregai di smettere e mi divincolai con tutte le mie forze. Ingenuamente pensavo che in lui non vi fosse cattiveria e di riuscire a gestirlo. - Finisce la frase, e i suoi occhi vuoti si piantano nei miei in un chiaro messaggio di sfida.
Lei vincerà sempre.
Un conato di vomito mi contrae l'esofago.
- E perché non l'ha denunciato, dopo quell'episodio? - Prende la parola l'accusa lasciando la sedia alla mia sinistra.
- Io... - Nasconde la bocca con quel fazzoletto, ormai macchiato di rosso, che le infilerei giù per la gola.
- Non volevo rovinargli la vita! Era solo un ragazzo. E, dopotutto, si era fermato. Io potevo anche soffrire, ma denunciandolo la sua carriera scolastica, il suo futuro... sarebbero stati distrutti per sempre. - Scoppia in lacrime e questa volta le solcano copiose il viso, rendendola meritevole di un oscar per la recitazione. Intanto io rido istericamente, incapace di trattenermi.
Cazzo, le crederanno tutti. La povera anima buona.
L'addetto alla redazione del verbale mi osserva di sottecchi, scuotendo il capo con disgusto.
Sento il sangue ribollire.
Ho un dannato bisogno di fumare!
- Non aveva paura potesse ricapitare? Non avrebbe avuto il dovere di segnalarlo per proteggere non solo se stessa, ma anche le altre insegnanti o le altre alunne? - L'attacca la piccoletta, - A loro non ha pensato? Preferiva davvero difendere il ragazzo che l'ha quasi violentata? E cosa ci dice degli altri studenti coinvolti? - Cerca di portarla in fallo.
Per un istante, la maschera da vittima della Allen, sembra incrinarsi, lasciando trasparire il fastidio.
- Io... Fino a quel momento il ragazzo aveva mostrato atteggiamenti di quel tipo solo con me. Speravo ancora di poterlo aiutare! Ma perse la testa, convincendo anche i suoi amici ad accusarmi. - Si ricompone sistemandosi sulla sedia, apparentemente più scomoda.
- Sperava di aiutare un ragazzo che, con la forza, si era permesso di toccarla in punti a dir poco sconvenienti? - La incalza senza darle respiro.
- Avevo parlato con sua madre! - Gela tutti, l'imputata, bloccando la corsa dell'avvocato.
- La signora Morris era desolata! Ha pianto e mi ha pregato per ore di non denunciare suo figlio, spiegandomi che il padre, violento, li aveva lasciati poco tempo prima. - Gli occhi verdi, solitamente glaciali, appaiono torbidi.
Non piange più, è un robot che recita le istruzioni a memoria: - Sono madre anch'io! Ho cercato di empatizzare con quel ragazzo che tanto aveva sofferto e che aveva avuto un modello genitoriale sbagliato. Ho pensato a quanto io fossi fortunata ad avere un marito e un figlio splendidi. Ho pensato potesse solo aver frainteso la mia dolcezza, idealizzando una possibile relazione. - Stira il golf blu scuro che le copre la camicetta, imperturbabile.
- Credevo che una volta resosi conto del reale rapporto alunno-insegnante che ci univa, tutto si sarebbe sistemato. Ma avrei denunciato subito, se avessi immaginato che il mio rifiuto l'avrebbe condotto ad inventarsi tutta questa storia. - Torna su di me, per poi spostare lo sguardo sulla Miles.
- È arrivato persino a coinvolgere una professoressa, giovane e facilmente manipolabile, per aizzarla contro di me. Non mi stupirei se stessero insieme. - Lei termina il suo show e noi tremiamo all'unisono, sbalorditi dalla sua esibizione.
🖋Spazio Autore
😅 Mi state odiando lo so!...
Dove diamine è finita Alexis? È l'unica domanda che avete stampata nella testa.
Come siamo finiti in quest'aula di tribunale? Giuro non mi sono scordata una parte🥲 portate un filo di pazienza... e se potete😅 Non uccidetemiiii!
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